Scarica Appunti Lezioni di Criminologia + Riassunto "Criminologia. Storia, Teorie, Metodi" e più Appunti in PDF di Criminologia solo su Docsity! CRIMINOLOGIA E VITTIMOLOGIA La criminologia è lo studio scientifico della criminalità, del delinquente e del comportamento criminale. Prima di arrivare alla criminologia applicata bisogna avere un substrato teorico: si parla dei canoni della criminologia partendo dal 1600 fino ai giorni nostri (trattando quindi i cambiamenti). Il crimine è presente fin dall’inizio dei tempi, il nostro compito è cercare di attualizzare tutti i crimini. Lo studio della vittima rappresenta un filone teorico indipendente (prima era uno strumento per raccogliere informazioni e individuare il criminale), ci si vuole infatti focalizzare sulla vittima: come ti senti? Hai bisogno di aiuto materiale/psicologico? Prendersi “in carico” la vittima. All’interno del procedimento penale questo spesso non ha posto. La nostra impostazione e il nostro impegno servono non solo a capire cosa c’è nella mente del criminale ma a molto altro. A differenza di come tanti pensano, la continuità tra malattia mentale e crimine è del 10/14%, Il crimine non è qualcosa che riguarda soltanto chi è portatore di carenze mentali e altro, spesso chi lo commette non è riconosciuto come incapace di intendere e volere, ma rientra nella normalità statistica. Intervengono variabili diverse magari di natura biografica e/o sociale. Perché noi non arriviamo a commettere un crimine? Abbiamo introiettato una serie di norme e valori che ci consentono di tenere a bada l’aggressività e la violenza. Il crimine è infatti multi fattoriale, non ci sarà quasi mai una sola causa alla sua base. I mass media e le percezioni L’approccio alla base della criminologia è eziologico = di ricerca, analisi e studio delle cause che possono condurre al crimine. L’eziologia di un certo aspetto significa infatti andare ad analizzare le cause e costruire un quadro. Negli ultimi anni sono cambiate le modalità e le tipologie del crimine, ma si è anche distorto il ruolo comunicativo di esso a causa, per esempio, dei mass media. 1) Nel 2019 in Italia le violenze sessuali sono diminuite del 32%, eppure i mass media non ne parlano. Anche gli omicidi sono diminuiti del 15%, uno dei picchi massimi fu il decennio 1990-2000, dopodiché il tasso è sceso. Le statistiche vanno interpretate anche alla luce dell’analisi di altri fattori. Uno dei fenomeni, in parte ora sotterraneo, che ha portato alla diminuzione degli omicidi in Italia è la mafia. Camorra, Cosa Nostra e la Ndrangheta hanno diminuito la loro visibilità e la loro strategia di attacco allo stato: la prassi è di conseguenza venuta meno e il numero di omicidi è diminuito. Non dobbiamo limitarci a guardare le statistiche ma anche analizzare i vari dati e porci domande. Il fenomeno delle rapine in villa (rapine in ville/abitazioni isolate in cui venivano presi in ostaggio gli abitanti costringendoli a consegnare il loro denaro) fece molto scalpore anni fa. Guardando però le statistiche si scopre che sono solo pari al 2% del totale delle rapine in generale: il messaggio mediatico è molto importante per farci avere la percezione di un fenomeno, incide su di noi perché sono svolti mediante efferatezza (percepiamo come altamente spaventoso e altamente probabile un qualcosa a dispetto di altro). Il reato che dovrebbe invece essere più preoccupanti sono quello economici, i cosiddetti crimini “dai colletti bianchi” (crimini svolti da professionisti - che lavorano anche in settori importanti - che propongono un investimento di soldi poi utilizzati per speculazioni, ad alto tasso di rischio). I reati economici in Italia hanno rovinato migliaia di famiglie ma se ne parla molto poco, non ci sentiamo infatti minacciati fin quando non capita a noi. E perciò tutta una questione di percezioni (spesso questa viene presa in inganno). I mass media tematizzano un argomento, un delitto, un reato, tutto ciò è detta tematizzazione. Il crimine viene presentato in un certo modo, siamo poi noi a considerare cose prioritarie al posto di altre e ad essere in grado di analizzarle in maniera critica. 2) La criminalità stradale è sempre stata considerata colposa, involontaria, successivamente è stata approvata la norma che introduce l'omicidio stradale nel codice penale, la quale ha quasi la stessa pena dell'omicidio volontario dopo il chiesto inasprimento da parte delle famiglie delle vittime. L'introduzione dell'omicidio stradale è anche dovuta grazie alle pressioni dei mass media i quali spesso riescono a veicolare nuovi pensieri che portano ad intervenire. Politica della tolleranza zero E una politica repressiva del crimine che va a cercare di contrastare gli effetti di questo basandosi su una criminalizzazione e su atti che non verrebbero considerati criminali. (Atto deviante = non condannabile attraverso una norma scritta, leggi, ecc; Atto criminale = ciò che va a violare una norma di tipo positivo, cioè scritta) “Guerra al crimine”, espressione di Rudolph Giuliani, sindaco di New York negli anni 90 che adotta una politica di tolleranza zero. La politica sembra riscontrare effetti positivi in quanto la curva di crimini scende, invece erano le leggi e il cambiamento nella produzione di sostanze stupefacenti, ecc: l'andamento della criminalità stava diminuendo quasi da sola grazie a elementi congiunturali a livello economico, politiche riguardanti le sostanze, cambiamenti riguardanti la società. (Questa politica la sentiamo anche noi nei confronti dei pedofili, per esempio). Ilsuo problema è la particolarità di funzionare per un brevissimo periodo, reprimere infatti non sempre vuol dire risolvere. Le politiche di prevenzione del crimine sono meno immediate e più complesse di quelle repressive ma valgono per un lungo periodo. 1) Politiche repressive del crimine: mitigano le conseguenze negative e cercano di limitare i danni una volta già avvenuto il reato, vengono attuate POST DELICTUM. 2) Politiche di prevenzione/sicurezza: strategie di prevenzione e sicurezza per evitare che il reato si verifichi, ANTE DELICTUM. Teoria dell’opportunità criminale “Non ho intenzione di commettere un reato ma vedo una scena di guadagno facile (ad esempio una ragazza che conta i soldi dopo aver prelevato) e agisco” ì Questo è attribuibile non solo al crimine casuale ma nella maggior parte si. È casuale la scelta della vittima ma potrei avere conoscenze criminali alle spalle. Il criminale professionista studia infatti la vittima e ha una concezione di questa (il momento migliore, cosa otterrà, ecc); Il criminale casuale studia il momento ma non si interroga troppo sulle conseguenze. La macro criminalità super organizzata degli anni precedenti sta lasciando spazio a una criminalità concentrata soprattutto nelle città. La teoria dell’opportunità criminale manda un messaggio alla vittima: se fosse la vittima a fornire la possibilità al criminale di attuare un reato, a chi si assegna la colpa? Esempio: una ragazza che gira con la minigonna e viene violentata, se l’è cercata? “Blaming the victim” = colpevolizzare la vittima. Questa può avere un ruolo all’interno del crimine (nei crimini tra persone che si conoscono posso avere un grado di partecipazione - reato incontro/scontro) Se la vittima non conosce il suo aggressore è come una cosa unilaterale, la vittima è, nella maggior parte dei casi, inerme. In ogni caso tutto è relativo: non esiste un delitto perfetto perché non possiamo tenere in considerazione tutte le variabili, i più bravi sono coloro che riescono a tener conto di più variabili possibili. La vittima può quindi avere un grado di partecipazione ma a commettere il reato è il criminale, perciò il comportamento della vittima può solo essere visto come facilitante. Lo stato interviene per questo tipo di criminalità attraverso la prevenzione situazionale (in un contesto contestualizzato). Non viene eliminato il crimine, viene spostato (displacement). Non lo attacco nelle sue cause, e quindi nel suo aspetto eziologico, lo risolvo. Prevenzione comunicaria o integrale. La criminalità diffusa è anche detta micro criminalità. Il crimine avviene all’interno di un contesto sociale, in presenza di un gruppo di persone, sostanzialmente dove c’è un impianto culturale e altre variabili. Controllo sociale Ogni società degna di questo nome ha al suo interno un controllo di sistema sociale, un modello normativo al suo interno. Con “modello normativo” si intendono: 1) Leggi di diritto positivo, codici e leggi scritte; 2) Tutela della sicurezza, incolumità pubblica ed integrità della proprietà privata. Deve prevenire gli eventi dannosi (prodotti dall'attività umana, ma anche da cause naturali non volontarie) che mettono in pericolo la vita, la salute, ed i beni patrimoniali delle persone (esempio: problemi di sanità pubblica, calamità naturali, pandemie) L'obbiettivo di una Forza di Polizia/Sicurezza nazionale è quello di far si che non si verifichino cose negative, il reprimere è già una sconfitta, il danno è stato “fatto”. Polizia Giudiziaria Non esiste un autonomo corpo di polizia giudiziaria, bensì una funzione giudiziaria che viene svolta da: - Sezioni di polizia giudiziaria, istituite presso l'ufficio del pubblico ministero; - Servizi di polizia giudiziaria, istituiti presso le questure ed i comandi; - Appartenenti ad altri organi di polizia, cui la legge fa obbligo comunque di compiere indagini a seguito di notizie di reato. L’Art.109 della Costituzione italiana afferma che: L’autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria: le forze di polizia costituiscono il “braccio operativo” delle indagini del P.M. (attività di accertamento e repressione dei reati, nonché di ricerca dei colpevoli). Anche il Codice di Procedura Penale in alcuni punti tratta delle funzioni della polizia Penitenziaria (Artt. 55-59). Art. 55 c.p.p.: Funzioni della Polizia Giudiziaria 1) La polizia giudiziaria deve, anche di propria iniziativa, prendere notizia dei reati, impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercarne gli autori, compiere gli atti necessari per assicurare le fonti di prova (impedire che le persone accedano alla zona interessata. | sopralluoghi tecnico-giudiziari vengono ripetuti più volte se l’atto irripetibile non viene svolto in maniera appropriata) 2) Svolge ogni attività disposta o delegata dall’autorità giudiziaria La legge 121/1981 tratta del nuovo ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza: Art. 16 - Forze di polizia - Forze di Polizia a competenza generale (servizio permanente di pubblica sicurezza): 1) Polizia di stato (1852) 2) Arma dei Carabinieri (1814) Pronto intervento per qualsiasi tipo di reato, pattugliamento semplice sul territorio, non finalizzata ad osservare un fenomeno specifico. - Forze di Polizia a competenza specifica (altamente informato in quella “materia”) 3) Guardia di finanza (1881) 4) Polizia Penitenziaria (1817) - opera all’interno delle carceri 5) Corpo forestale dello Stato (1822) sciolto il 1 gennaio 2017 e assorbito dall’Arma dei Carabinieri - Ha mantenuto la competenza per quanto riguarda gli aspetti relativi al bracconaggio, ecc. Le specialità della Polizia di Stato: 1) Sicurezza stradale 2) Sicurezza ferroviaria 8) Sicurezza delle frontiere 4) Sicurezza postale e delle comunicazioni “Polizia Locale” è sinonimo di “Polizia Municipale” (i cosiddetti vigili, in modo “volgare” - corpo di Polizia Municipale/Locale), non appartiene alle Forze dell'Ordine, non hanno infatti una giurisdizione nazionale ma dipendono dal singolo comune (“esercito del sindaco”). L'esercito fa invece parte del mondo militare, non rientra nelle Forze dell'Ordine e ha come obbiettivo quello di difendere i confini nazionali. Ogni singolo appartenente alle Forze dell'Ordine svolge contemporaneamente una duplice funzione: può svolgere diverse funzioni a seconda di quando interviene. La Polizia Penitenziaria non va sul campo ma regola e controlla l’attività dei detenuti all’interno delle mura penitenziarie. La Procura della Repubblica è quella in cui si hanno i cosiddetti Pubblici Ministeri, coloro che ricevono una notizia di reato tramite denunce o direttamente da cittadini. E un giudice che, costretto dall’obbligatorietà dell’azione penale, apre un indagine aiutato dalla Polizia Penitenziaria. - Questura: nelle province delle regioni dove è presente il questore, capo provinciale della Polizia di Stato. - Comando: sono presenti nei paesi, nelle cittadine e sono appartenenti ad altri organi di Polizia. Arma dei Carabinieri (Differenze tra Polizia di Stato e Arma: all’interno nuclei e specialità diversi in quanto l’intento è quello di non creare doppioni, tranne per la scientifica - Polizia- e i RIS - Carabinieri). 1) Sicurezza in materia di sanità, igiene e sofisticazioni alimentari (Nuclei Antisofisticazione e Sanità) 2) Sicurezza in maniera forestale, ambientale e agroalimentare (Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare) 8) Sicurezza in materia di lavoro e legislazione sociale (Comando per la tutela del lavoro) 4) Sicurezza del patrimonio archeologico, storico, artistico e culturale nazionale (Comando Tutela patrimonio culturale) Quando c’è un problema di sicurezza nazionale (es: attacco terroristico) come ci si organizza a livello di prevenzione e, in caso, di repressione? Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica - Istituito presso il Ministero dell‘Interno quale organo ausiliario di consulenza del Ministro dell’Interno; - Presieduto dal ministro dell’interno (che ha la competenza di assicurarsi la pubblica sicurezza); - Coordinamento in materia di ordine e di sicurezza pubblica; - Composizione: Ministro dell'interno, Sottosegretario di Stato, Capo della polizia, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Comandante generale della Guardia di finanza. Comitato provinciale per l’ordine e della sicurezza pubblica - Istituito presso la Prefettura, quale organo ausiliario di consulenza del prefetto; - Presieduto dal Prefetto (= il rappresentante del governo centrale a livello provinciale, rappresentante del governo a livello provinciale); - Il prefetto convoca il comitato (a causa di una problematica di ordine pubblico a livello provinciale) la cui composizione è: Questore, Comandanti provinciali dell'Arma dei Carabinieri, Comandanti Provinciali della Guardia di finanza (autorità locali di pubblica sicurezza, enti locali, ordine giudiziario). Dal comitato escono le direttive di pubblica sicurezza. Spesso anche i sindaci dei comuni vengono coinvolti e comandanti fai polizia comunale/ municipale. Controllo sociale Informale Non si svolge più in rapporto alle istituzioni formali (forze dell’ordine, ecc) ma ad agenti informali. Gli agenti informali sono gruppi sociali primari e secondari presenti all’interno della società, nuclei che fin dalla nostra nascita iniziano ad esercitare un’influenza svolta a trasmetterci regole etico- morali, norme sociali vigenti, usi e costumi e le aspettative di ruolo (i comportamenti attesi dal resto della comunità, legati al ruolo che ognuno di noi ricopre all’interno della società). - Agenti Informali (gruppi sociali e comunità di consociati); - Norme, consuetudini e aspettative di ruolo; - Sorveglianza naturale (orizzontale = controllo che non procede dall’alto, gerarchico. Il controllo è orizzontale, tutti gli individui osservano gli altri individui. La sorveglianza naturale ha una medaglia a due facce: invasiva della nostra privacy ma consente di poter prevenire atti devianti o criminali). Elementi fondativi del controllo sociale informale. Come può essere esercitato? Sia attraverso degli elementi che vanno ad incentivare gli individui a rispettare norme, sia tramite vere e proprie forme di sanzione (reazione sociale - come il gruppo ci giudica). Crosbie, 1975 individua alcune tipologie di controllo informale: - Le ricompense sociali (sorrisi, cenni di approvazione, sanzioni professionali positive), che mirano a incoraggiare il conformismo - se io mi comporto seguendo i canoni, il gruppo si compiace di me per aver rispettato le norme; - Le censure (cenni di disapprovazione, critiche, sanzioni fisiche), che mirano a scoraggiare i comportamenti devianti - rinforzo negativo al comportamento; - La persuasione, che attraverso argomenti razionali punta a riportare alla norma i devianti; - La ridefinizione della norma, quanto era considerato deviante in precedenza smette di essere reputato tale - quando si verifica un atto deviante svolto da più persone significa che la norma sociale non è più adatta per sopravvivere all’interno di quel gruppo, non è più efficace, efficiente. Viene ridefinita per migliorare controllo sociale; I sistemi di controllo formali/informali risultano efficaci quando vi è una stabilita sociale, condivisione all’interno del gruppo, ecc. C'è una crisi del controllo sociale in assenza di condivisione e stabilità del sistema sociale. Verso la Devianza... Non può esistere la devianza se esiste un comportamento corretto. - La devianza si specifica necessariamente in rapporto alla norma: dove non c'è norma non può esistere devianza e dove c’è norma c’è aspettativa - nel momento in cui c'è una norma, chi non la segue viene considerato un deviante. Se c’è una norma ci sono aspettative di ruolo nei confronti degli altri, se non le rispetti sei in una condizione deviante; - Le aspettative normative sono i comportamenti attesi dai componenti del gruppo sociale in base alle norme presenti e vigenti in quel gruppo - comportamenti che gli altri si aspettano da noi; = Ogni gruppo sociale si regge intorno a norme e, nello stesso tempo, ne produce delle nuove - ogni gruppo sociale è sottoposto all'evoluzione della società stessa e delle vecchie condizioni. Il gruppo sostituisce le “vecchie" norme con delle nuove: il contesto magari è venuto a modificarsi. Ogni gruppo sociale si regge attorno a norme e allo stesso tempo ne produce di nuove; Non può esistere una devianza se non c’è una norma che prescrive dei comportamenti. Ciò che caratterizza il termine di Devianza è la sua relatività, ha un carattere relativo: ciò che può essere considerato deviante per un gruppo sociale può non esserlo in un altro - dipende dall’andatura sociale e culturale di un gruppo. 1) In tuttii gruppi sociali è possibile che si verifichino comportamenti e fenomeni devianti (violazione delle aspettative); 2) Nel corso del tempo ci sono variazioni di norme nel gruppo sociale e, pertanto, si assiste a ridefinizioni della devianza all’interno del gruppo stesso - carattere relativo della devianza (aspettative normative di un determinato gruppo sociale); Essendo la devianza un concetto relativo legato spesso a particolarità sociali e culturali: - Quando una cosa viene definita deviante? = A quali significati rimanda la categoria “devianza”? = Quando un atto, un’azione sociale vengono connotati come devianti? - L'aggettivo devianza implica sempre un’accezione negativa? Talvolta deviare dalla media dei comportamenti accettati non è negativo. La Devianza è una categoria di non facile definizione: ha una natura mutevole, una repentina capacità di assumere forme diverse a seconda delle modificazioni che intervengono sul contesto socio-culturale. Tutto è perciò legato al mutamento sociale. Devianza: definizioni Berzano e Prina: Un allontanamento di individui o di gruppi dalle norme condivise all’interno di ogni specifico contesto sociale - il deviante viene visto come colui che devia dalla strada maestra che tutti percorrono. Si discosta ma non è detto non faccia più ritorno; Barbero Avanzini: Tutti quei comportamenti che, più o meno, si discostano da ciò che la maggioranza dei membri di un certo gruppo sociale ritiene opportuno, utile, necessario o doveroso e delle conseguenze sia personali che sociali, che derivano dalla violazione di queste stesse regole - introduce l'elemento delle violazioni sociali: la devianza riguarda anche le sanzioni che la deviazione comporta. Gli individui che compiono atti devianti vengono riportati con la forza, la coercizione, sulla retta via. derivano anche da altri ambiti del sapere, elementi concatenati l’uno all’altro. Flusso sistematico di nozioni e informazioni; 2) Controllabilità: confronto con i dati della realtà e al vaglio della critica logica - a ritroso possiamo costruirne i passaggi, il principio di falsità; 8) Capacità teoretica: nessi logici tra i fenomeni (teorie); 4) Capacità cumulativa: costruire teorie in derivazione l’una dall’altra; 5) Capacità predittiva: prevedere i comportamenti (con i limiti delle scienze umane) - in base all'andamento di una forma di criminalità noi possiamo fare ipotesi su cui sarà la sua incidenza da qui a 2 anni. La Criminologia Predittiva, per esempio, si basa su algoritmi. Viene implementata in Italia tra Milano e Trento: iniziano tramite uno studio predittivo sul furto in appartamento. 3/4 anni fa ci fu il picco dei furti in appartamento, con il 165% in più da un anno all’altro. Questo fenomeno ha destato curiosità: gli studiosi, analizzando un algoritmo e inserendo in un sistema l’insieme dei furti in appartamento, l’orario e le zone in cui venivano svolti, ecc, sono arrivati ad una previsione (cioè che l’anno successivo la percentuale sarebbe diminuita del 30%. Ci fu una riduzione ma non così alta). Non si basano sull’intuizione ma su dati. Il Profilo Criminale infatti viene fatto ai crimini seriali (il Criminal Profiler prende dati dei crimini seriali - 2/3 volte a salire), non è frutto dell’intuizione degli investigatori, questo è un errore storico che ci previene soprattutto dal mondo americano. Il profilo criminale è nato in America e all’inizio tutto era basato tutto sull’intuizione, bisogna invece raccogliere dati statistici. Scientifica anche perché non omette alcun lato dell’avvenimento culturale, non si concentra solamente su un aspetto particolare ma cerca di analizzare il crimine a 360 gradi. Il campo d'indagine è infatti molto ampio: - Studio dei fatti criminosi e devianti - Studio degli autori del delitto - Studio dei diversi tipi di reazione sociale - Studio delle conseguenze esercitate dal crimine sulle vittime Alcuni ritengono la Vittimologia come una specificità della criminologia. AI criminologo di solito la vittima non interessa per le emozioni o la sofferenza che ha vissuto ma per le informazioni che può dare sulla dinamica criminale. Lo scopo di un investigatore/criminologo è quello di arrivare al colpevole, sono informazioni necessarie. Per le vittime ci sono organi predisposti per il loro supporto (Victim Support). La Criminologia è una scienza: 1) Multidisciplinare: richiede competenze molteplici - la conoscenza o il sapere di varie discipline; 2) Interdisciplinare: necessita di un dialogo costante con le altre scienze. L’insieme è quindi “dialogo e competenze molteplici con altre scienze”, di tutte le variabili concorse all’interno del delitto, del crimine. Quali sono le altri discipline con le quali la criminologia deve dialogare? - Diritto penale: studia il complesso delle norme giuridiche. Il delitto, che è il campo di interesse della criminologia viene definito dal diritto penale; - Diritto penitenziario: studia l'insieme delle disposizioni legislative e regolamentari che disciplinano la fase esecutiva del procedimento giudiziario penale - va a regolare e individuare le predisposizioni legislative che si applicano nell’esecuzione della pena; - Psicologia giudiziaria: che studia gli attori, la persona umana quale attore (testimone, imputato, vittima) - comportamenti e dinamiche psicologiche che intervengono nel momento in cui viene commesso un crimine; - Politica penale o criminale: studia ed elabora gli strumenti necessari per combattere la criminalità - come fare politiche di prevenzione e repressione dei delitti; - Sociologia del diritto: studia i rapporti tra diritto e società (reazione sociale) - è dalla società che molto spesso nasce la spinta ad individuare una nuova forma di reato, ecc. Criminologia: origini e sviluppo Nasce come scienza sistematica solo a partire dal XIX secolo, in particolare quando per la prima volta viene affrontato in modo empirico e sistematico lo studio degli eventi delittuosi. Un lungo periodo pre scientifico precede la nascita della criminologia e la sua organizzazione in quanto disciplina a sé stante, la storia del pensiero criminologico comincia con i filosofi e i tragici greci, ma è solo con l’Illuminismo che si comincia a preparare un modo nuovo di studiare il fenomeno criminale attraverso il metodo sperimentale e l'osservazione - scuola classica di criminologia (o utilitaristica) e il contributo di Cesare Beccaria i cui principi da lui indicati in “Dei delitti e delle pene” vivono ancora oggi, soprattutto per quanto riguarda la penalità, la pena. La problematica della devianza e della criminalità è stata affrontata, nel tempo, da diverse prospettive che hanno contribuito a sviluppare un corpus di teorie che, in buona parte, sono confluite in una disciplina autonoma, specialistica, multidisciplinare e interdisciplinare, denominata criminologia. Oggi l’area degli studi criminologici ha diverse sfaccettature che sono il riflesso delle discipline di riferimento: la filosofia del diritto, l'antropologia, la biologia, la psicologia, la medicina, la psichiatria, la sociologia e l'economia ecc... La criminologia studia il crimine, ovvero la forma più grave di comportamento deviante che viola una norma penale. | vocaboli più appropriati quando si parla di crimine in termini legali sono: Reato: violazione di una norma penale - Delitto: tipo più grave di reato - enfatizza che il reato è stato particolarmente efferato e grave Termini che si possono usare a livello legale come sinonimi. Altri vocaboli utilizzati: - Crimine: termine più vago con accezione anche morale - avrebbe una valenza morale. | “crimini contro l'umanità”, per esempio, sono crimini che offendono tutta l'umanità, enfatizzano la gravità dei quel tipo di comportamenti; - Atto illegale o illegalità o illeciti penali: hanno un significato meno stigmatizzante e sono più neutri - utilizzati soprattutto durante i processi; - Comportamento disonesto: ancor minore reazione di censura - difficile da poter utilizzare. Può essere anche solo un comportamento vile, non rimanda esclusivamente alla concessione di un crimine. La criminologia ha una capacità teoretica e cioè quella di produrre teorie che si basano su presupposti. Alcune distinzioni delle teorie le vediamo qui: - Distinzioni fra teorie biologiche, psicologiche e sociologiche. 1) Biologiche (Positivismo): studi anche attuali (scuola Lombroso). Approccio del positivismo su statistiche criminali; 2) Psicologiche: partono dal contributo di Sigmund Freud con la sua teoria sulla psicoanalisi del crimine; . 3) Sociologiche: partono da Emile Durkheim, colui che ha studiato l'andamento dei delitti e le conseguenze a livello sociale; - Distinzione tra: 1) Macro Teorie (aspetti strutturali): andiamo a cogliere aspetti universali di un crimine. Teoria applicabile in tutti i settori sociali. 2) Micro Teorie (comportamenti individuali): si riferiscono al contesto specifico, analizzo una realtà e formulo una teoria 8) Teorie Ponte: tendono a studiare un fenomeno criminale anche con lo scopo di effettuare un approfondimento sul singolo contesto. Concezioni teoriche che troviamo all’interno delle teorie sociologiche del crimine: 1) Teorie Strutturali: teorie statiche (società fissa e statica), chi commette il crimine è colui che è uscito dal suo stato e ha messo in crisi il corpo sociale. Il crimine è visto come una sorta di patologia sociale, un virus che rischia di far ammalare tutto il corpo sociale (ha solo effetti disfunzionali). In una società strutturale si dà molta importanza al fatto che ognuno rimanga prigioniero dello status sociale. “Struttural funzionalismo”, paragone tra corpo e persone che vivono dentro una struttura sociale: se un organo non svolge la propria funzione, l’intero corpo sociale viene messo in discussione. Èmile Durkheim è uno strutturalista. 2) Teorie Processuali: tiene conto del mutamento e dell’evoluzione sociale, dell’importanza della trasmissione dei comportamenti (che dipendono dal gruppo sociale in cui nasciamo e cresciamo). Teorie di natura dinamica, “processuali” = che derivano spesso dalla relazione che si instaura all’interno della società (esempio: teoria di Edwin Sutherland). La reazione sociale non va a colpire la persona ma il ruolo che quella persona svolge all’interno della società: devo perciò attenermi al mio ruolo (aspettative connesse al ruolo). - Comportamento deviante: quello che non si conforma alle regole sociali, che viene meno alle aspettative di un gruppo sociale; - Comportamento criminale: quello che viola le leggi penali del sistema di riferimento. Tre tipologie di approcci per studiare i fenomeni criminali: 1) Descrittivo - mira a descrivere il ilfenomeno, non offre interpretazioni, è interessato su come si è consumato un reato, un delitto (es: sopralluogo tecnico giudiziario); 2) Causale/eziologico - mira a individuare quale può essere stata la causa del crimine, cerca di offrire ipotesi su come si possano essere svolti i fatti, cerca il motivo, il perché (il movente); 3) Normativo/momotetico - (leggi universalmente valide, delle uniformità, delle tendenze) e solo in parte idiografico (studio dei fatti, delle cause e delle probabilità di eventi particolari) strizza più l’occhio all’ambito giuridico, studia il crimine secondo un approccio generalizzato (momotetico), studia il crimine da un punto di vista astratto. Studia la fattispecie del crimine ma non spiega il come o il perché (le sue cause). Possiamo descrivere solo se sappiamo esattamente come si sono svolti i fatti. Innamoramento della tesi: avere un pregiudizio (avere un giudizio precedente all’esperienza, non è per forza una cosa negativa) sul crimine che si è consumato, si farà di tutto per arrivare alla risposta che cerchiamo/vogliamo. Principali obbiettivi della criminologia: 1) Individuare, definire e descrivere il maggior numero di atti e comportamenti devianti e criminali - registrare il numero dei reati, individuare il loro numero. Elemento di facilitazione: collaborazione di vittime/cittadini che denunciano; 2) Analizzare, interpretare ed organizzare i dati rilevati sulla criminalità - Ci si deve basare su dati oggettivi (dati freddi come le statistiche), ma anche avere dati aggiornati sull'andamento delle fattispecie criminali. Occorre conoscere dati per individuare le priorità criminali (anche tramite ricerche di natura qualitativa attraverso interviste, storie di vita, questionari, ecc; 8) Sviluppare spiegazioni teoriche sull’eziologia della criminalità e della devianza - sviluppare le “ipotesi interpretative”; 4) Individuare risposte e soluzioni volte a ridurre la criminalità (prevenzione e repressione) - constatare se le mie ipotesi sono veritiere o meno. Quando ci troviamo di fronte a un crimine abbiamo due dimensioni che ci interessano: 1) Criminogenesi: si riferisce ai fattori preesistenti e come questi possono influire sul determinarsi dell’evento delittuoso - riguarda il fatto di indagare sui fattori pre esistenti al crimine, cause che hanno fatto si che si commettesse il reato; 2) Criminodinamica: comprende invece i fattori contestuali e indica come si è sviluppata la sequenza cronologica delle azioni costituenti l'idea criminale e con quale modalità si è sviluppata - si riferisce a come si svolge il crimine (il suo inizio, iter, fine), comprende i fattori di contesto e indica come si sia sviluppata la sequenza criminale con le relative modalità. “Teoria e Prassi”, nessuna delle due può procedere senza l’altra: - Criminologia Teorica: sviluppo di un articolato e consistente numero di teorie mirate alle cause e alle “radici” dei comportamenti e dei fenomeni criminali - mirata ad individuare le cause di una particolare forma criminale e a fare dei tentativi per cercare di inserire quella forme di reato in una teoria; - Criminologia Applicata: sviluppo di un’area di studi centrati sulle pratiche e le forme del controllo, della prevenzione e del trattamento dei criminali - mette in atto degli aspetti teorici attraverso l’esperienza sul campo, ovvero prende una teoria del controllo sociale e va ad applicarla nella propria attività quotidiana. Nel mentre conduco uno studio può capitare nasca un nuovo elemento che mi fa rivedere l’impianto investigativo (ricerca-azione). Serendipity = il caso, l'elemento inatteso e inaspettato, il colpo di scena durante uno studio. - Reati strumentali: strumento che mi serve per arrivare ad un mio obbiettivo - esempio: quando commetto un reato spinto da fattori economici per avere un guadagno economico; - Reati passionali/espressivi (espressione di uno stato d'animo, la persona spesso non riesce a frenare il proprio impeto): non sempre premeditati, sono frutto dell’impeto. - Numero oscuro popolazione criminale (reati registrati, ma autori non individuati); - Numero grigio della popolazione criminale (soggetti arrestati, che non arrivano a sentenza) - vengono riconosciuti come potenziali autori del reato ma non vengono né condannati né assolti (Istituito della Prescrizione, un reato si prescrive - garanzia data all’accusato - quando in un tot di anni non si arriva ad una sentenza. Il patteggiamento invece: l’accusato, per non subire un processo troppo lungo, accetta una pena minore, magari evitando l’arresto); - Numero oscuro delle carriere criminali (eventuale recidiva non riscontrata dalle agenzie di controllo) - se non riusciamo ad individuare gli autori o riusciamo ma non arriva la sentenza, non è possibile calcolare il tasso di recidiva (non riesco a calcolare se quelle persone mettono più volte in atto quel tipo di reato, ovvero non riesco a individuare l'andamento di quel tipo di reato). Perché, in alcuni casi, una forza dell’ordine non registra una denuncia? 1) Può essere per il semplice fatto che la persona non viene giudicata attendibile: si esprime in maniera frenetica, convulsa, sta subendo un trattamento sanitario di tipologia psicologica; 2) Perché sitratta di una forma di reato per cui individuare il colpevole avrebbe una percentuale molto bassa; 8) Incomprensione tra l'operatore delle forze dell'ordine e chi sporge denuncia - capita che un reato venga tradotto in un’altra tipologia di crimine: ad esempio una denuncia che si riferisce a un borseggio viene rubricato/inserito nei furti o venga scambiato come una sorta di rapina. Numero oscuro attività criminale: motivi McClintock sintetizza una serie di motivazioni che possono portare a non denunciare un fatto di reato - Stato di timore/vergogna della vittima; - La vittima considera il reato di lieve enti - La vittima e il suo autore sono legati da un vincolo di parentela; - La vittima teme per la propria reputazione - esempio: taccheggio (sottrazione, impossessamento) di beni immobili esposti all’interno di un’attività commerciale. Spesso le grandi catene commerciali, pur di non denunciare questi atti (“scarsa sicurezza, ecc” prevedono nel bilancio le perdite dovute a questo fattore; - La vittima è intimidita o minacciata dall’autore; - La vittima è ostile nei confronti dell’autorità - aleune persone che non vogliono collaborare con le forze dell'ordine o gli stessi criminali che subiscono atti di criminalità; - La vittima non approva l’eventuale punizione per il reo - il reo è una persona che la vittima conosce (lo faccio condannare o no?) oppure vi è una sorta di disillusione nella capacità delle forze dell’ordine; - Un testimone non vuole essere coinvolto - teme di avere delle ripercussioni da parte dei criminali; - La vittima non sa di essere implicata in un fatto illecito - aspetto paradossale ma comunque molto diffuso, la vittima non è consapevole di aver subito un fatto illecito a livello legale. Criminologia Teorica 4 principali paradigmi interpretativi che si sono avvicinati allo studio del crimine: - Paradigma utilitaristico (XVIII - XIX secolo) - nasce soprattutto da un’analisi del sistema giuridico della società di quegli anni; - Paradigma positivista (XIX secolo); - Paradigma psicologico e psichiatrico (XIX secolo); - Paradigma sociale (XIX secolo); Paradigma utilitaristico (XVIII secolo) Affonda le sue origini nel periodo illuministico (XVIII secolo) e nella Scuola Classica di diritto penale. Studieremo anche la corrente utilitaristica che individueremo nel contributo del filosofo Jeremy Beltan. Qual è l’assunto da cui parte questo paradigma? Considera l’atto deviante come il frutto di una scelta razionale dell’individuo, in base al rapporto costi-benefici: l'individuo che commette il crimine è un essere razionale e cioè agisce solo se i benefici sono superiori degli eventuali costi (probabilità di essere individuato/arrestato). Paradigma positivista (XIX secolo): Si sviluppa con il contributo degli statistici morali francesi (per i quali un atto è deviante quando esso si allontana dalla media dei comportamenti statisticamente registrati), per poi sfociare nelle teorie bio-antropologiche, che vedono il deviante come un soggetto biologicamente determinato Positivismo sociologico, o bio-antropologico. Differenze: il positivismo sociologico, per la prima volta, mette in luce come un comportamento viene giudicato criminale o deviante in base alla sua capacità di allontanarsi da una serie di eventi registrati attraverso una statistica; il secondo vede il crimine come un comportamento che è biologicamente criminale (si nasce criminali o meno). Paradigma psicologico e psichiatrico (XIX secolo) Tende a ricondurre le radici della devianza e del crimine a conflitti non risolti, a specifici processi di identificazione psicologica, a patologie mentali, a determinati meccanismi reattivi (conflitti non risolti all’interno della mente umana - Psicanalisi di Freud, istanze psichiche nella nostra mente: es, io, super io). Paradigma sociale (XIX secolo) Incentra la sua attenzione sul ruolo che la variabile socio-ambientale-culturale ricopre nell’orientare i comportamenti degli individui, anche quelli devianti e criminali. Ritiene che nella commissione di un atto deviante o criminale il ruolo principale viene giocato dall'ambiente culturale in cui si viene socializzati, la variabile socio-ambientale è quella che porta i criminali a commettere il crimine. Non esiste una teoria/approccio teorico infallibile. Il crimine esiste fin dall’inizio dei tempi: «Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagnal». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise» (Libro della Genesi, primo libro dell’Antico Testamento). La svolta Illuministica avviene però nel 1700 ed è stata ciò che ha dato il via allo studio sul crimine, arrivando alla nascita della scienza criminale moderna. - Fenici, Greci e Romani: spiegazioni (confessioni) naturali del crimine; - Medioevo: spiegazioni spirituali del crimine (influenza poteri soprannaturali) - tutto dipende dalla volontà di Dio, sia gli aspetti positivi che negativi. Si fa ricorso alla persecuzione di coloro considerati devianti o criminali che non credono in Dio. Inizio della Santa Inquisizione: processi a coloro che non credono alla creazione dell’uomo, o che la terra sia al centro dell’universo e il sole ci gira attorno (Galileo Galilei processato). Scia di violenza repressiva, il crimine si pensava fosse contrario a Dio. L’illuminismo è il secolo dei lumi, si accende una nuova luce sulla società “buia” del medioevo, vengono messi in luce i diritti degli individui. La scuola Classica nasce per contrastare l’allora sistema giuridico considerato troppo arbitrario, non basato su norme scritte, visto come un predominio da parte dei feudatari che avevano il potere di vita/morte sulle persone. Importante contributo di Cesare Beccaria, il quale pubblica sotto falso nome “Dei delitti e delle pene” (Livorno, 1764). Il clima di quel tempo era appunto molto teso, perciò fu costretto a pubblicarlo in maniera anonima. Nonostante ciò il suo pensiero trova tanta diffusione e accettazione tale che ebbe una diffusione impensabile e diventa un “best seller” (quale è tutt'oggi - è stato infatti tradotto in quasi tutte le lingue del mondo proprio per la sua portata innovatrice). Su che cosa si basa il suo pensiero? Da dove parte, quali sono gli aspetti che vuole mettere in luce che possono migliorare il sistema giudiziario? Paradigma utilitaristico: la Scuola Classica (pensiero nato da “Dei Delitti e delle Pene”) 1) Critica radicale ai vigenti sistemi giudiziari: nuovo fondamento del diritto di punire e nuove esigenze di controllo sociale (enfasi sulla funzione preventiva assegnata alle pene) - critica radicale al sistema giudiziario del tempo, richiede nuove forme di giustizia/controllo sociale, | revisione del diritto penale. E il primo che oltre all’aspetto nocivo coglie l’importanza del diritto nocivo (forte potere di deterrenza - Individuare principi aspetti che possono portare l'individuo a scegliere di non commettere il crimine 2) Rivendicazione del rispetto della libertà personale: abbandono metodi violenti di inquisizione (tortura, deportazione), abolizione pena di morte (contro la ferocia delle pene e “l'inutile prodigalità dei supplicii”) - richiama per individuo l’importanza dei diritti, propone un’abbandono dei metodi violenti dell’inquisizione (tortura, pena di morte), terreno di assoluta avanguardia. Fino al 1700 il carcere non era inteso come luogo dove scontare la propria pena ma era un luogo in cui si attendeva di conoscere la vera pena: un supplizio pubblico, ovvero una forma di tortura o la morte, il tutto doveva avvenire nella pubblica piazza. La deterrenza doveva infatti essere colta dal pubblico sovrano (qualsiasi reato era considerato verso il sovrano): avrebbe dovuto distogliere tutto il resto del corpo sociale dal commettere lo stesso crimine, tutti dovevano assistere. Beccaria parla invece dell’inutilità di queste forme di supplizio e soprattutto degli strumenti con cui veniva messo in atto, le forme di tortura. Si scaglia contro tortura e pena di morte: più pena di morte non vuol dire riduzione di omicidi, questa non rappresenta un vero e proprio deterrente per la commissione del crimine, i due elementi rimangono invece stabili, è perciò inutile. 8) Garanzie della legalità, della irretroattività e della certezza del diritto - “certezza del diritto” consiste nel fatto che se mi marchio di un crimine devo essere punito dalla pena stabilita precedentemente. Il diritto è certo quando viene esercitato in maniera celere, rapida e la sanzione che deriva dall’applicazione di una norma viene effettivamente scontata dal condannato. Se la norma prevede una pena specifica per quella forma specifica di reato, chi commette quel reato deve scontare quella pena. Talvolta, soprattutto le vittime e i familiari sono scontenti di come la norma viene applicata e la sanzione che ne consegue. Il principio di irretroattività: una legge emanata nel 2020 non si può applicare al 2018, la legge non può essere retroattiva, non può andare a punire chi ha commesso quel comportamento prima che venisse varata quella norma. 4) Processo di progressiva riduzione del ricorso alla pena di morte e alle pene corporali (maggiore diffusione delle sanzioni detentive e pecuniarie) - introduce il risarcimento economico, pecuniario. Bisogna individuare però quelli che sono i principi di fondo del paradigma utilitaristico (alla base ce ne sono 3): 1) Contrattualismo: l’individuo cede parte della propria libertà allo Stato per vivere in sicurezza e tranquillità. Lo Stato è l’unica entità legittimata all’uso della forza: “nessuno può farsi giustizia da sé” - famoso passaggio che c’è nel Leviatano di Thomas Hobbes, nascita del contratto sociale; 2) Utilitarismo: massima felicità per il maggior numero di persone. Gli individui hanno interesse a vivere in sicurezza e a sottomettersi alla legge. Tutti sono garantiti dalla legge perché “la legge è uguale per tutti”, nessuno può ritenersi al di sopra della legge - avere un atteggiamento concreto, pragmatico. Sia Beccaria che Beltham sostengono che la pena non debba essere fine a se stessa ma debba portare un’utilità al colpevole e alla società. | lavori forzati nascono proprio nella concezione utilitaristica. La pena, la legge, sono tutti elementi utili a far sì che venga mantenuto l’ordine all’interno della società; 3) Umanitarismo: salvaguardia dei diritti e della dignità dell’uomo: “no a pene crudeli e arbitrarie” - sì a pene utili. Il padre della visione utilitaristica e dell’utilitarismo moderno è senz'altro Jeremy Bentham. 1) Parte dal presupposto che l’uomo vive sotto il dominio di due due supremi padroni: il dolore (punizioni/costi) e il piacere (ricompense/benefici). L'individuo in tutte le sue azioni svolge un calcolo morale (chiamato anche calcolo costi-benefici): prima di entrare in azione dobbiamo calcolare se il dolore è inferiore al piacere che si avrebbe/se i costi sono inferiori ai benefici. Ogni uomo razionalmente esegue questo calcolo morale. 2) Il sistema penale, agendo sui principi del dolore e del piacere, rappresenta un decisivo strumento di governo e di indirizzo delle condotte umane: deve agire cercando di comunicare al criminale che sono più i dolori del piacere e comunicando al non criminale che il comportamento conforme dà più soddisfazioni. “Se noi abbiamo delle leggi scritte, severe, che mettono ben in luce come la violazione di una determinata norma porta più dolore che piacere, porteremo gli individui a non commettere il crimine (effetto deterrente)”. Esistono 3 principi alla base della pena, alla quale questa deve rispondere: - Principio di utilità: la pena svolge una funzione di prevenzione generale (deterrenza che si estende a tutti i consociati) e di prevenzione speciale (deterrenza rivolta al singolo delinquente) - Il crimine è un comportamento finalizzato a soddisfare i bisogni di denaro, status sociale e divertimento del criminale e che la soddisfazione di tali bisogni coinvolge decisioni e scelte - riprendono il concetto di individuo razionale dotato di libero arbitrio; - L'atto (criminale o antisociale) comprende un processo decisionale e l'effettuazione di scelte, prese sulla base del tempo disponibile, dell’abilità cognitiva e delle informazioni a disposizione - prima di commettere un crimine il criminale fa un calcolo di costi-benedici in base alle informazioni che ha; - Le decisioni e i fattori su cui si basano le scelte dell'autore hanno grande variabilità (diversi processi decisionali e le scelte) - Teoria punitiva Just Desert (punizione giustamente meritata). Introducono elementi in più come la variabile situazionale: tutti quei fattori di contesto e di background che possono influire sul crimine (contesto sociale in cui sono cresciuti, che tipo di educazione socializzazione, se sono professionisti con caratteristiche capacità individuali, ecc). “Si assume che vi sia libero arbitrio (la prospettiva teorica classica), ma ci sono alcuni fattori situazionali (pressioni esterne, la dipendenza da droghe, la vulnerabilità del bersaglio) e di background che possono agevolare il crimine (competenze e capacità individuali, socializzazione ed educazione, personalità)”. Gli aspetti critici, i punti di debolezza del paradigma utilitaristico sono: 1) Presumere che il comportamento deviante sia frutto esclusivamente della volontà del singolo (libero arbitrio e responsabilità morale del soggetto) - l’uomo è considerato sempre in grado di usare la sua razionalità prima di commettere il crimine; 2) Principio di giustizia retributivo - la Scuola Classica assegna massima fiducia per quanto riguarda la pena nella sua capacità di distoglier il criminale dallo svolgere il crimine (principio di deterrenza); 3) La supposta portata deterrente della sanzione - la pena “giusta” non solo è proporzionale al danno recato ma viene individuata in base al singolo caso. Paradigma Positivista Ci sono una serie di elementi che precedono l'avvento del positivismo che hanno fatto si che la corrente positivista si creasse: - Affermazione delle teorie darwiniane sull’evoluzione della specie - Charles Darwin pubblica nel suo libro le teorie dell’uomo che si è evoluto (concetto che parte dalle singole micro cellule presenti nell'acqua che porta all'evoluzione fino all'uomo). Nel positivismo bio-antropologico il criminale è inteso come un difetto della specie umana; - Sviluppo degli studi antropologici - il concetto di razza è stato tolto da molte costituzioni poiché considerato discriminatorio, al suo posto viene usato etnia; - Esigenza impellente della questione sociale del crimine; - Sviluppo di nuovi interessi in ambito psichiatrico e sociologico - nasce e si sviluppa quando cambia lo studio sul crimine (il crimine favorito da alcune condizioni presenti nella società); - Diffusione di studi sulla fisiognomica e la frenologia - la seconda riguarda invece lo studio del cranio umano e delle regioni del cervello. I paradigmi teorici sono posti uno di fianco all'altro. Noi iniziamo lo studio di questo paradigma “analizzando” il pensiero meno importante all'intemo di questa corrente, il Positivismo Sociologico con i suoi maggiori esponenti Quetelet (astronomo e statistico) e Guerry (magistrato) che hanno proposto passi in avanti grazie al loro metodo. Successivamente studieremo il Positivismo bio-antropologico con la triade che rappresenta la scuola positivista bio-antropologica per eccellenza: Lombroso a capo con i suoi fidati allievi Ferri e Garofalo. Positivismo sociologico Applicarono per primi la scienza statistica a fenomeni di «patologia sociale», analizzando la distribuzione sul territorio dei reati e dei fenomeni di vittimizzazione in Francia - Il loro interesse e la loro attenzione si sofferma su come il crimine nasce all’interno dei contesti sociali e quali sono i fattori che possono contribuire a farlo nascere. Il loro impatto è devastante, in modo positivo, in quanto hanno gettato le base agli studi che sono nella mappatura odierna del crimine per studiare fenomeni criminali di patologia sociale (tutti i comportamenti che vanno a mettere in pericolo la struttura sociale e quindi vengono rappresentati come una grave malattia della società stessa, cancro, ecc). Sono inoltre i primi a integrare il metodo statistico. Hanno una grande intuizione: non limitarsi ad individuare i crimini ma cercare di comprendere le cause: cominciano a incrociare i reati con alcune variabili, per esempio quelle demografiche (età, sesso, genere, ecc) - mettono in relazione l'incidenza dei reati con l'età, il sesso, la professione, il livello di istruzione, il ceto sociale, l’etnia. Che cosa vogliono dimostrare? Vogliono dimostrare che esistono, in relazione al crimine, delle regolarità statistiche (dati che non variano molto). Il crimine non dipende da fattori storici ma dal contesto ambientale al cui interno esisterebbero già le cause per una commissione del crimine. Se un non-criminale viene inserito in un contesto degradato le variabili possono influire sulla commissione del crimine dopo un pò di tempo. C'è quindi un legame tra spazio e criminalità (esistenza di numerose regolarità statistiche espresse con formule matematiche). Suddividono la Francia in varie zone, dipartimenti a cui assegnano un numero il quale rappresenta i reati avvenuti nell’anno precedente. Si tratta della prima applicazione di una mappa allo studio del crimine (sono gli antesignani della Crime Mapping, mappatura del crimine). Utilizzano metodi statistici, quindi metodi quantitativi (quello per eccellenza: il questionario), forme che possono essere ricollegate a numeri i quali possono poi essere elaborati. Notano come vi è stretta correlazione tra variabili demografiche e comportamento criminale: “l'individuo non è completamente razionale a scegliere la propria condotta. Non dipende solo dal libero arbitrio ma anche dalle diverse variabili che lo possono condurre a commettere il crimine”. A livello statistico notano che il numero totale per ciascuna fattispecie di reato rimane costante con il passare degli anni (numeri di furti, rapine, ecc), arrivano perciò a un’altra conclusione: il crimine ufficiale, la criminalità registrata costituisce una caratteristica ricorrente nella società. In sintesi: 1) Esigenza di osservare in maniera neutrale le condotte sociali, ricorrendo alla statistica e ai metodi quantitativi in generale; 2) Stretta correlazione tra comportamento deviante e variabili quali il genere, l’età, la condizione economica; 8) L'individuo non è completamente in grado di scegliere razionalmente la propria condotta; 4) Notano che il numero totale per ciascuna classe di reati rimane straordinariamente costante nel tempo; 5) Notano che il contributo dei vari tipi di reato al totale annuale non presenta quasi alcuna fluttuazione; 6) Unasimile scoperta implica che il crimine (quello ufficialmente rilevato) costituisca una caratteristica ricorrente della vita sociale, anche se deve tenersi distinto dalle tendenze individuali (e dunque arbitrarie) al comportamento asociale. Quetelet scrive “Fisica sociale” (1835), volume che studia le cause naturali che agiscono sullo sviluppo dell'uomo e delle sue facoltà fisiche, morali, intellettuali. Introduce due elementi nuovi e importanti per la statistica: 1) Distribuzione normale del crimine - il crimine non rappresenta una criminalità elevata in quanto rimane sempre invariata, distribuzione normale del crimine; 2) Categoria dell’uomo medio: rappresentare una popolazione attraverso le sue caratteristiche statistiche medie, per avere un modello di comparazione - afferma che affinché si possa studiare come si evolve il criminale (e quindi i suoi comportamenti) all’interno della società si ha bisogno di un termine di paragone: la teoria dell’uomo medio. Si deve trovare un uomo che si comporta mediamente bene all’interno della società e lo si va a confrontare con il criminale per vedere quanto si discosta. Crea quindi una categoria dell’uomo medio a confronto con il criminale. Quetelet individua inoltre 2 leggi: 1) Legge della costanza del crimine: «È possibile prevedere con un discreto margine di sicurezza il numero dei crimini avvenuti inun dato anno a partire dai dati di quello precedente. La società racchiude in sé i germi di tutti i delitti che verranno commessi: il reo non è che lo strumento per compierli» - secondo l’autore chiunque venga posto all’interno di un particolare contesto sociale trova già tutte le possibili influenze per commettere un reato. Il criminale è uno strumento per compiere il crimine, che è già all’interno della società. 2) Legge termica della delinquenza: «/ delitti contro la persona sono più frequenti nelle zone a clima caldo e durante le stagioni più calde, mentre quelli contro la proprietà prevalgono durante l'inverno e nelle zone a clima freddo in genere» - Quetelet, attraverso i suoi studi statistici, arriva a individuare che quando fa molto caldo aumentano le aggressioni fisiche, mentre quando fa freddo aumentano i reati contro il patrimonio. Come mai? Quando fa caldo la nostra pressione sanguigna aumenta e il sangue fluido scorre più velocemente (esempio: “mi è salito il sangue al cervello”). Durante l'estate per l’autore le persone tendono ad essere più irascibili in quanto la pressione sanguigna schizza e ci fa aumentare l’aggressività. Inoltre si tende a stare fuori casa e quindi c’è più possibilità di incontrarsi-scontrarsi . Non si tratta di una legge scientifica. Quetelet può essere accusato di determinismo sociale in quanto sostiene sarebbe l’ambiente sociale a determinare il comportamento dell’individuo. «Possiamo dire in anticipo quanti individui si macchieranno le mani con il sangue dei loro simili, quanti saranno i truffatori, quanti gli avvele natori; lo possiamo predire quasi come possiamo preconizzare le nascite e le morti che avranno luogo». Guerry (Statistica morale, 1833) ha un interesse maggiore per la correlazione tra crimine e variabili sociali, effettua infatti un incrocio di dati sociali, demografici, ecc con quelli relativi alle statistiche del crimine utilizzando la cartografia sociale della criminalità. Vengono riportati i principali reati commessi in un particolare dipartimento. Perché il suo contributo è molto importante? Ha gettato le basi per il crime mapping che viene largamente utilizzato da tutte le polizie del mondo, non solo per il crimine ma anche per altri fenomeni che avvengono (per capire i punti caldi in cui si verifica maggiormente il crimine, utilizzato dalla polizia anche per prevenire e contrastare il crimine). Guerry mette a confronto il crimine con alcune variabili come età, genere, sesso, stato economico, livello distruzione e arriva ad un’altra intuizione: spesso non è la povertà a generare devianza ma la disuguaglianza di sviluppo. Il maggior numero di crimini si sviluppano in zone dove non vi è sviluppo sociale, dove vi è degrado (non ci sono scuole, uffici, ecc). E il primo a intuire che la criminalità non è legata alla povertà (intuizione ripresa da Edwin Sutherland nel XX secolo con la criminalità professionale ed economica, “dei colletti bianchi”). Afferma che per diminuire il crimine occorre migliorare le condizioni sociali in quei determinati contesti. In sintesi la cartografia sociale della criminalità: 1) Incrocio dei dati socio-strutturali (sviluppo e ricchezza) con quelli relativi alle statistiche della criminalità; 2) È la disuguaglianza di sviluppo e non la povertà a generare devianza; 8) Scopo terapeutico: migliorare le condizioni sociali per eliminare le cause della devianza e del crimine. Positivismo bio-antropologico La scuola positiva o «biologica» o «antropologica» nasce, nella seconda metà del XIX secolo, nel contesto del vasto movimento di pensiero che chiamiamo «positivismo». Il positivismo per Quetelet ha un approccio scientifico allo studio e perciò utilizza metodi quantitativi e statistici, per Lombroso è invece l'osservazione scientifica nello studio del criminale e del crimine. Cerca di affrontare le questioni crimino-genetiche in relazioni a cause organiche, istinti, ecc (l'approccio biologico cerca di affrontare le questioni crimino-genetiche mettendole, di volta in volta, in relazione con cause organiche, istinti, ereditarietà o predisposizione all’aggressività). Il positivismo ha influito sulla nascita dell’affermarsi della criminologia, Lombroso ha avuto il merito di puntare il faro sul criminale e quindi di studiare tutto ciò che può riguardare il criminale (i contenuti che la scuola di Lombroso ha dato alla criminologia sono fondamentali). | prodromi che hanno contribuito alla nascita della scuola: - Fisiognomica (natura-conoscenza): deduzione dei caratteri psicologici e morali di una persona dal suo aspetto fisico. Le origini di questa le facciamo risalire al IV secolo A.C. con il contributo di Aristotele che scrive in Analitici primi «È possibile inferire il carattere dalle sembianze, se si dà per assodato che il corpo e l'anima vengono cambiati assieme da influenze naturali...Se quindi questo è accettato e anche il fatto che per ogni cambiamento c'è un segno corrispondente, e possiamo affermare l'influenza e il segno adeguati ad ogni specie di animale, - Delinquenti per passione (offuscamento momentaneo del senso morale) - delinquenti che mettono in atto i cosiddetti “reati espressivi”, provano emozioni forti (raptus) come gelosia, rabbia che li inducono a commettere il crimine. Ferri ha poi aggiunto: - Delinquenti colposi (pseudo-criminali) - coloro che mettono in atto forme di reato pur non volendo sempre commetterli, non hanno intenzione di commettere un reato ma che per mancanza di attenzione o altro, lo fanno; - Delinquenti minorenni - tempo addietro tutti i criminali venivano considerati come delinquenti adulti, solo da questo momento in poi i minorenni vengono riconosciuti come tali e sotto posti a trattamenti diversi. La teoria del delinquente nato è alla base del suo pensiero (studioso innamorato della sua tesi iniziale), tutte le altre sono categorie marginali, variabili non fondamentali nella commissione del crimine - Il delinquente nato rappresenta il 90%, il resto il 10%, ad esempio. Enrico Ferri, molto importante per aver suggerito altre categorie di delinquente, è considerato il fondatore della Sociologia criminale. Estende la teorizzazione lombrosiana della genesi della condotta deviante e criminale introducendo, accanto ai fattori causali di natura fisica e antropologica, quelli riguardanti il contesto socio-ambientale (è il primo che introduce questa variabile nella commissione del crimine) - non ritenuti comunque gli elementi preponderanti (i quali sono invece l’atavismo e il determinismo bio-antropologico e sociale). Elabora la legge di saturazione criminosa partendo dalla premessa: «Il livello della delinquenza è determinato, anno per anno, dalle diverse condizioni dell'ambiente fisico e sociale combinate con le tendenze congenite e cogli impulsi occasionali degli individui secondo una legge, che, analogamente ai dati della chimica, io chiamai di saturazione criminosa». Ferri ribadisce il fatto che il crimine deriva dalla compresenza di più variabili, la prima e maggioritaria è sempre la tendenza congenita, l’ereditarietà e il determinismo biologico, sono presenti anche altri che possono contribuire, e il tutto avviene attraverso elementi che, posti uno accanto all’altro, danno vita a una sorta di “reazione chimica”. Legge della saturazione criminosa sostiene quindi: «Come in un dato volume di acqua, ad una data temperatura, si scioglie una determinata quantità di sostanza chimica, non un atomo di più non uno di meno; così inun dato ambiente sociale, con date condizioni individuali e fisiche si commette un determinato numero di reati, non uno di più non uno di meno». Il criminologo sostiene vi sia un ruolo da parte dell'ambiente nel condizionare alcuni elementi come quello della predisposizione genetica. Riconosce il ruolo alla variabile socio- ambientale e richiama il concetto della “legge della costanza del crimine” di Quetelet, leggi considerate deterministiche, se si mettono insieme più variabili in un contesto ambientale vi sarà il crimine. Se noi togliamo dalla società alcune variabili allora il crimine non verrà commesso, perciò se togliamo i criminali - i quali lo sono determinati biologicamente - e facciamo che essi non vivano in società con persone devianti non consentiamo alla reazione chimica di dare sempre lo stesso esito - dobbiamo togliere della reazione l’elemento criminale e quindi isolarlo dal resto della società. Altro caposaldo della scuola antropologica: la legge della saturazione criminosa dimostra l’inutilità della pena Retributiva di Cesare Beccaria - bisogna colpire il reo con la stessa quantità di sofferenza che esso ha dato alla vittima. Se l'individuo tende ad agire sia per predisposizione genetica che per l'influenza di altri fattori già presenti all’interno della società sostiene sia inutile in quanto non rappresenta un deterrente. Beccaria non dice che la pena in generale non sia un deterrente, solo la pena di morte non era un deterrente, Ferri sostiene invece che qualsiasi pena retributiva non ha alcun effetto essendo l’uomo un essere non razionale: «/ reati aumentano e diminuiscono per una somma di ben altre ragioni, che non siano le pene facilmente comminate dai legislatori ed applicate dai giudici». Il criminale non è capace di essere razionale in quanto ha stimmate e corredo genetico che lo conducono a commettere il crimine. È importante perché per la prima volta la scuola bio- antropologica introduce un altro aspetto: la prevenzione. Fino a questo momento nessuno parla di cercare di evitare che il criminale commetta un crimine. Ferri ha una grande intuizione: piuttosto che limitarsi a punire chi commette il crimine (per lui inutile), parla di alcune forme di prevenzione che chiama i sostitutivi penali, attraverso i quali i positivisti affermano che la pena debba avere una forma di difesa sociale. Se si estrapola il criminale dalla società e lo si mette in un istituto di cura, probabilmente la pena retributiva si trasforma in una sorta di “cura" e inoltre, togliendolo dalla società, ho difeso tutto il contesto sociale - pena intesa come difesa sociale. Con la scuola bio-antropologica cambia il sistema di giustizia che diventa sistema rieducativo. Il manicomio è un esempio di forma di prevenzione, una delle poche soluzioni in quanto l'individuo non sia razionale (strutture adibite alla sua cura). Raffaele Garofalo introduce un’altra variabile che può contribuire alla commissione del delitto, ovvero una mancanza di moralità. Si rifà a quanto aveva affermato la Scuola Classica riguardante la violazione della moralità e afferma come il crimine/delitto sia la diretta conseguenza, non sempre, di anomalia di alcuni sentimenti morali. - Crimine come delitto naturale (tale da valere indipendentemente dalle legislazioni positive); - Si fonda sulla violazione dei sentimenti morali più profondi; - La genesi del delitto deve essere rintracciata in un'anomalia del sentimento morale: 1) Sentimento di pietà: reazione dell'animo (disgusto, irritazione) contro l'infliggere sofferenze ad altri - chi è dotato di pietà non giova del fatto che qualcun altro soffra, ma anzi provocherebbe in lui disgusto, chi non ha pietà prova invece piacere nel veder soffrire gli altri, non è empatica e a causa di questo può provocare omicidi, aggressioni, ecc; 2) Sentimento di probità: il necessario rispetto dei diritti altrui e quindi l’evitare di causare un danno alla società - (un sinonimo è quello di onestà) essere onesti nei confronti degli altri e della società stessa. | reati che avvengono per una mancanza di senso di onestà sono per lo più reati contro il patrimonio. Il delinquente è portatore di un'anomalia morale e psichica (mancanza di moralità che lo spinge verso il delitto) e può essere classificato in base alla carenza di uno o di entrambi questi sentimenti: - Delinquente omicida (mancante di moralità) - manca del senso di pietà; - Delinquente violento (agisce per impulso di temperamento) - colui che manca del senso di pietà e in più agisce per impulso e temperamento, non riesce a controllare i propri istinti aggressivi; - Delinquente improbo (mancante di onestà); - Delinquente lascivo (soddisfazione di bassi istinti sessuali) - colui che non riesce a inibire i propri istinti sessuali e si abbandona, per esempio, ad atti osceni in luogo pubblico, ecc. Garofalo apre quindi a un’analisi della sfera psichica, senza abbandonare la scia bio- antropologica di Lombroso. Il comportamento criminale pur se è legato alla persona non è espressione della libera volontà del reo, ma di altri fattori: 1) Biologici - quelli preponderanti; 2) Sociali; 8) Psicopatologici. La pena deve tendere e acquisire un significato, valore e peso diverso in quanto per la prima volta viene introdotta: - Alla cura ed alla riabilitazione del reo - vengono gettate le basi per la nascita degli Istituti di Igiene Mentale (volgarmente “manicomi”) come struttura che si ponesse parallela al carcere in quanto non avesse senso rinchiudere e far seguire la pena a un criminale se questo ha ereditato la predisposizione a commettere il crimine. OPG = Ospedali Psichiatrici Giudiziari, all’epoca “manicomi criminali”, i quali sono sopravvissuti fino a 2/3 anni fa e nei quali scontavano la pena coloro incapaci di intendere e volere. È la Scuola positiva ad aver fatto sì che si procedesse in questa direzione. Istituti dove possano venire curati se hanno malattie psichiche o per modificare il loro comportamento rieducando il criminale per poi immetterlo nuovamente all’interno della società ed evitare commetta ancora crimini: evitare quindi la recidiva (persona che sconta la pena non lo rifaccia). Noi utilizziamo la pena come una difesa della società nel suo complesso; = Alla modifica del comportamento - il criminale deve essere curato e riabilitato per rientrare nella società cosi che si eviti la recidiva; - Alla difesa della società - la pena assurge al fine di difendere la società dai criminali. Scuola Positiva: influenza sistema giuridico 1) Nel prevedere delle cause di esclusione della capacità di intendere e di volere (art. 85 codice penale) - grazie alla scuola positiva è stato introdotto il concetto di imputabilità: l'articolo 85 del codice penale afferma che è imputabile colui che al momento della commissione del crimine è capace di intendere e volere e cioè comprende che sta per mettere in atto un’azione grave, violenta e aggressiva. - Capace di intendere e volere: capacità di assumersi razionalmente la decisione di andare a ledere una persona, principio inserito poi nel codice penale nato dagli stimoli del contributo della scuola positiva; - Vizio totale o parziale di mente: infermità mentale/semi infermità mentale; - Vizio totale di mente: capacità di intendere e volere escluse entrambe, si è totalmente incapaci; - Vizio parziale di mente o semi: capacità di intendere e volere gravemente scemata, compromessa. Se è offuscata e la persona torna capace di intendere e volere una volta commesso il crimine, la semi infermità mentale non sempre gli viene concessa in quanto è più avvicinabile al fatto che i sentimenti abbiano avuto la meglio sulla razionalità; 2) Nell’affermare il principio della pericolosità sociale (art. 203 codice penale) in concomitanza con quello di responsabilità - prima di poter essere liberato occorreva che un giudice stabilisse che la persona non era più pericolosa a livello sociale. Pericolosità sociale: una persona lo è se si pensa che possa rimettere in atto i comportamenti delittuosi che ha messo in atto in passato. Il concetto presente nel codice penale è stato introdotto proprio dalla scuola positiva. Il tribunale di sorveglianza autorizza o meno un criminale che chiede la semilibertà/lavoro esterno/arresti domiciliari/ecc. A volte la concessione ha risultato positivo, altre volte capita che il criminale ne approfitti e commetta altri crimini (Mostro del Circeo, Izzo: il tribunale di sorveglianza gli concede la possibilità e durante questo uccide un'altra donna); 8) Nel prevedere un sistema di riabilitazione (misure di sicurezza) parallelo all’applicazione della pena (Doppio Binario) - contraddistinto, un binario riguarda pene per persone capaci di intendere e volere, quello parallelo riguarda coloro incapaci che sconteranno una misura di sicurezza all’interno di un istituto specificamente costituito, non una pena in carcere come il reo. Non può eseguire la pena in carcere in quanto non è una persona in grado di capire il gesto che ha compiuto, nelle OPG sconta la “pena” e viene curato per reimmetterlo nella società. Le vecchie OPG sono le REMS odierne, residenze per la cura di igiene mentale affidate al sistema sanitario locale: medici che seguono ciascun individuo che trattano attraverso una serie di programmi individualizzati; 4) Nel concepire la pena come rieducazione (paradigma riabilitativo di giustizia) - si parla di rieducazione: la pena serve per rieducare il condannato, attraverso programmi personalizzati, e far sì che la persona comprenda cosa ha commesso e all’interno del carcere si ravveda e venga rieducato al rispetto delle leggi e della norma per poter essere reinserito in società e vivere pacificamente con il resto delle persone; 5) Nel concepire la pena come difesa sociale. Critiche a livello di impostazione: Una delle critiche più grandi che possiamo rivolgere ai bio-antropologi è senz'altro che le loro deduzioni scientifiche si sono basate su studi non scientifici (non hanno base metodologica sufficiente e accettabile), infatti ogni ricerca che si rispetti deve mettere a confronto un gruppo di controllo (non criminali) e un gruppo di criminali. Un’altra critica è sicuramente quella di considerare il criminale nato già come tale, quindi come un attore passivo, qualcuno condotto da altro a commettere il crimine, come se il criminale venisse deresponsabilizzato. Gli sviluppi che invece fanno rivivere le teorie positiviste anche ai giorni nostri sono invece riguardanti il rapporto tra la predisposizione genetica e il crimine. In quest'ottica noi affrontiamo quali sono stati gli sviluppi della scuola positiva in queste tre macrocategorie: 1) Tipologie costituzionali e crimine - caratteristiche fisiche; 2) Ereditarietà e crimine; 8) Fattori bio-chimici e crimine - ad esempio fattori di produzione di determinati ormoni all’interno del nostro corpo. La ricerca pare evidenziare come alti livelli di norandrenalina, bassi livelli di dopamina e bassi livelli di serotonina siano di frequente associati a risposte comportamentali di tipo aggressivo. Non si può configurare una fattispecie di reato: questi cambiano l’umore e la modalità di relazionarci agli altri, che può essere aggressiva, ma è solo un fattore che può concorrere alla commissione di un crimine. I punti deboli del paradigma positivista sono: - Eccessiva enfasi posta nel legame tra fattori biologici, devianza e crimine - il rischio è quello di non tenere in considerazione/in modo marginale solo la sfera psicologica; - Uso errato delle statistiche penali e da imperfezioni metodologiche nella conduzione degli esperimenti; - Patologizzazione del comportamento criminale - considerare il deviante/criminale come affetto da una patologia sociale, considerare i criminale come un malato e non guardare le altre variabili. Paradigma psicologico e psichiatrico Analizza le dinamiche psichiche della persona umana negli effetti di regolazione che hanno sulla condotta deviante e criminale, individua nelle componenti psicologiche e psichiatriche le cause principali alla commissione del crimine. Il crimine nella maggior parte dei casi sarebbe legato a meccanismi psicologici mal funzionanti o turbe psicologiche non risolte. Paradigma che si basa sul concetto di personalità: questa deriverebbe dalla somma del temperamento e del carattere. Funzione della mente in relazione al crimine, tali dinamiche psichiche sono infatti riconducibili all'interazione tra: Temperamento (tendenze innate; dato biologico) + Carattere (risultato dell'interazione fra temperamento ed ambiente) = Personalità. Se il primo viene considerato come un dato biologico che nasce con noi, una tendenza innata, il carattere è ciò che risulta dall'interazione di questa nostra tendenza con l’ambiente esterno. Questo ha un aspetto processuale (presenta un andamento processuale), viene a costruirsi con il passare del tempo in base ai gruppi primari con cui abbiamo a che fare, ambiente e quant'altro. La somma di essi forma la personalità. Personalità Organizzazione di attitudini, credenze, abitudini e comportamenti che si sviluppa nell’individuo attraverso l’interazione sociale. All’interno di essa coesistono contemporaneamente 3 sfere fondamentali: 1) Conoscitiva (conoscenza, pensiero, intelligenza) - tutto ciò che riguarda le nostre capacità cognitive, legge al percepire gli stimoli dell'esterno, conoscere, accumulare informazioni, la nostra intelligenza. Razionalità: 2) Affettiva (sentimenti, emozioni, umore) - non i processi mentali ma le nostre emozioni e sentimenti, i nostri umori; 8) Volitiva (motivi consapevoli o inconsapevoli che spingono il soggetto ad agire o a non agire per determinati fini) - elementi più o meno consci o inconsci che ci spingono ad agire o non agire. Sigmund Freud Ha rivoluzionato gli studi sulla a psiche umana e il rapporto tra stato mentale e condotte devianti/ criminali. Secondo Freud: - Il comportamento umano deriverebbe da un intrecciarsi di molteplici dinamiche psicologiche, a loro volta risultanti da una complessa interazione di forze tra loro in contrasto e agenti nel profondo dell’individuo; - All’interno della personalità esistono tre istanze psichiche fondamentali: Es, lo e Super-io, che in una interazione dinamica e conflittuale, influenzano il comportamento umano - in base all'equilibrio di questi rapporti si è in grado di influenzare il comportamento umano: se queste tre istanze restano in equilibrio la persona avrà un comportamento normale e non deviante, al contrario se saranno in conflitto sarà più probabile che l’individuo metti in atto comportamenti criminali. Es o Id (componente inconscia) È/può essere paragonabile al temperamento, è una tendenza innata perché costituisce il nucleo primario della personalità (inconscio, fattori ereditari), al cui interno si differenziano poi l’lo e il Super-lo - le tre istanze non nascono contemporaneamente, noi nasciamo solo con l’Es. Fin dalla nascita, costituisce il polo pulsionale della personalità. | suoi contenuti, in parte innati o ereditari, in parte acquisiti e rimossi, sono inconsci. È il serbatoio dell’energia psichica che contiene pulsioni e istinti nel suo profondo. Indica due tipologie di istinti, quelli vitali e quelli di morte: - Istinti vitali (dal greco Eros): non riguarda la sfera sessuale bensì gli istinti vitali, slanci verso l’azione, la parte volitiva e dinamica mentalmente. Energia che si basa sull’azione, agire senza pensare; - Istinti di morte (Thanatos): mirano a ricondurre l’uomo verso la quiete, slanci verso l’inerzia. Energie che si basano sullo stato di quiete e inerzia. All’interno dell’Es si sviluppa uno stato costante di tensione che dev'essere liberata per ritornare a uno stato energetico di base, il tutto può avvenire solo tramite il compimento di un’azione la quale riguarda sempre il soddisfacimento di un piacere. L’Es è infatti quella parte della nostra personalità che cerca sempre di ottenere piacere dalle nostre azioni, non si preoccupa delle conseguenze, è una parte un pò infantile, il tutto a livello inconscio. In parole povere: per realizzarsi, gli istinti originano una carica interna con aumento di energia, che si traduce in uno stato di tensioni, che l’Es tende a scaricare immediatamente, soddisfacendo le pulsioni istintuali con l’azione, riportando così l'organismo al livello energetico di base (principio del piacere) - natura tendenzialmente edonista - soddisfazione dei propri istinti. lo o Ego (componente psicologica) Si sviluppa in conseguenza dei bisogni che richiedono rapporti adeguati con il mondo oggettivo della realtà ed è in grado di distinguere i contenuti mentali dalla realtà del mondo esterno (opera in funzione del principio di realtà) - parte cosciente dell’individuo. Si sviluppa nel momento in cui l'individuo entra in relazione con il mondo esterno, inizia a raccogliere il principio della realtà. Costituisce la componente esecutiva della personalità, in quanto controlla le possibilità operative, seleziona gli stimoli ambientali cui rispondere - si serve dei nostri organi di senso per capire come rispondere agli stimoli. E considerata l'istanza mediatrice fra le pulsioni che provengono dall’Es e le controspinte provenienti dal Super-io per orientare l'azione dell'individuo nella realtà - si costruisce nel rapporto con gli altri e con l’ambiente esterno, si mette in gioco quando dobbiamo prendere decisioni basate su fatti razionali. Super-lo o Super-Ego (componente morale e sociale) È la componente di controllo della personalità in quanto rappresentante interiore dei valori etici e delle norme sociali (l'istanza che deve censurare alcuni nostri comportamenti in base alla morale presente nella società). Si struttura nell'infanzia attraverso il processo di socializzazione, con l'interiorizzazione delle regole culturali e di condotta. Il Super-io ha una funzione di arbitro morale (coscienza), che cerca di inibire gli impulsi profondi dominati dall’Es disapprovando i comportamenti contrari alle norme sociali (da alcuni definito coscienza in quanto entra in gioco nel momento in cui l’Es vuole portare la personalità ad acquisire, ad esempio, un comportamento aggressivo - l’Es è l’irrazionalità, istintività, il Super-lo cerca di limitare questa sua energia a voler soddisfare qualsiasi forma di piacere: l’lo sembra quasi separare e dividere i “due litiganti”). Ha una funzione di "io ideale" approvando e premiando con l'orgoglio la condotta conforme alle regole e all'ideale di sé proposto dai modelli culturali (importante funzione educativa). Queste 3 istanze non sono compartimenti stagni ma tutti e tre sono settori che vanno ad integrarsi costantemente: - Es, lo e Super-lo sono da considerare come un unico scenario in cui i processi psichici agiscono in modo contestuale e integrato nell'unità della persona; - 1 conflitti interni e quelli che si manifestano tra l’individuo e l'ambiente sociale sono riconducibili a una contrapposizione fra le forze impulsive (Es) e le forze costrittive (Super-lo), il cui confronto genera rotture di equilibrio - a confliggere sono sempre l’Es e il Super-lo: secondo Freud l’Es rappresenta gli impulsi (egoistici) del singolo individuo e il Super-lo le regole e la morale he costringono questo a non potersi esprimere attraverso i suoi istinti aggressivi o la sua costante ricerca del piacere; - Se l’lo non riesce a trovare un equilibrato compenso tra queste due forze, vive una situazione di pericolo che porta all’angoscia o all’ansia - tensione psichica, ansia che potrebbe essere canalizzata all’esterno attraverso un comportamento aggressivo e criminale. Queste sono tre parti che funzionano e agiscono in maniera contestuale e integrata, Freud perciò si chiede: se ci sono dei malfunzionamenti in una di queste istanze, cosa succede all’individuo? Se una di queste prende il sopravvento, si possono manifestare comportamenti devianti e criminali. Si può sviluppare uno stato di angoscia, ansia e tensione psichica. Distingue perciò tre tipi di ansia/angoscia: 1) Ansia Reale (timore di un pericolo oggettivo: trovarsi di fronte ad un animale feroce): spesso viene riferita al timore di trovarsi di fronte un pericolo oggettivo - di solito riguarda l'Es; 2) Ansia Sociale (timore della riprovazione altrui per aver commesso qualcosa di contrario alle norme della convivenza): paura del fatto che gli altri possano criticare il nostro comportamento, ansia non legata alla propria incolumità fisica ma legata ad un aspetto di condanna sociale legata ad alcune nostre azioni - spesso riferimento alla nostra parte razionale, l’lo 8) Ansia Nevrotica (timore della condanna/censura del Super-lo con conseguente senso di colpa): ha a che fare con il Super-lo quando è eccessivamente funzionante e ci fa sentire sempre più in colpa (sentimento che va sempre oltre la mancanza che abbiamo avuto). Ci possono essere squilibri della personalità quando: - Carenze dell’IO (meccanismi di difesa) - non si riescono a gestire l’Es e il Super-io, perciò si mettono in atto dei meccanismi di difesa; - Garenze del Super-lo (scarsa efficienza del Super-io e lacune del Super-io) - carenze della parte morale, coscienza scarsamente efficiente: se il Super-io è latente, quale conseguenza può esserci? La persona è maggiormente portata al crimine in quanto non si oppone all’Es; - Eccesso di Super-lo (criminalità per senso di colpa) - Super-io troppo severo nei confronti della persona che fa sentire particolarmente in colpa. Freud individua una criminalità proprio per questo eccesso; Carenze dell’IO - Meccanismi di Difesa Le condotte devianti o criminali - nell'approccio psicoanalitico - sono date da carenze o meno della componente razionale/morale (Es o super-lo): l’lo è sufficiente a mantenere l’equilibrio psichico (i meccanismi psichici razionali dell'Io sono normalmente in grado di risolvere in modo armonico i contrasti fra le opposte istanze, ossia fra le pulsioni provenienti dall’Es e le censure del Super-io). Quando questo non riesce a separare le due istanze deve ricorrere ad alcuni meccanismi per cercare di far sfogare queste tensioni psichiche che consentono di ripristinare l’equilibrio interno. Si mettono in atto quotidianamente quando ci si sente minacciati dall’Es o dal Super-io. | principali meccanismi che l’lo mette in moto nei momenti di difficoltà sono: 1) Rimozione: consiste nel respingere nell’inconscio quei contenuti spiacevoli, che creano un allarme eccessivo - noi tendiamo a rimuovere un episodio che ci ha fatto soffrire, ci ha provocato sofferenza, l'io (componente esecutiva della personalità) lo respinge e lo rimuove nell’inconscio. È alla base degli individui che hanno subito violenze a tenera età: queste possono riemergere in futuro; 2) Sublimazione: è la capacità di indirizzare le pulsioni istintive verso finalità sociali apprezzate - cercare di trasformare una tendenza aggressiva, magari dell’Es, in un comportamento che viene apprezzato dal resto della società (esempio: sport, arte); 8) Proiezione: attribuzione all’altro di atteggiamenti, desideri e sentimenti - si tende ad attribuire le proprie tendenze cattive/aggressive all’altro, atteggiamenti impulsivi che noi effettivamente proviamo a livello inconscio (ad esempio il meccanismo di proiezione della colpa: il partner accusa, senza prova, l’altro partner di avere delle tendenze adulterine. Colui che è fortemente geloso e accusa il partner di tradirlo, in realtà proietta sull’altro una sua tendenza di adulterio, questo aiuta ad avere un sollievo psichico); 4) Razionalizzazione: si tratta di una spiegazione pretestuosa o artefatta di idee e azioni per gratificare un bisogno inconscio - non vuol dire rendere maggiormente ordinata una nostra attività mentale o un qualsiasi nostro comportamento ma assume un altro significato. Si tende a razionalizzare un proprio comportamento quando si cerca di spiegare in maniere pretenziosa Esempio: omicida uccide la sua vittima, pulisce tutto e riordina ma prima di andare via poggia gli occhiali sullo schermo del computer: errore e dimenticanza grossolana, un criminale professionista nel nostro immaginario non lo dovrebbe fare. - Sentono una spinta a commettere il crimine e attraverso queste dimenticanze vogliono essere individuati per ottenere un’espiazione della colpa, il tutto in modo inconscio - Reik definisce questi segnali impulsi a confessare, o atti inconsci di autoaccusa, una sorta di lapsus freudiani (lapsus linguae et calami) che vengono interpretati alla luce del lontano senso di colpa che spinge verso l’espiazione. Esempio di /apsus calami attraverso la scrittura: in un suo libro racconta come vi fosse un caso di avvelenamento in un ospedale tedesco e non si riuscisse ad individuare il colpevole. Fu indagato, tra le varie persone, un medico della zona e vennero analizzati alcuni suoi appunti. Scrisse “Nei miei esperimenti sulla gente/persone” al posto di utilizzare la parola “topi” (approfittando di un suono simile tra due parole): grazie a questo riescono a risalire al fatto che fosse stato lui ad avvelenare i suoi pazienti. Queste sono tutte teorie che si basano su alcune casistiche, non è detto che se una persona sbagli a scrivere o pronunciare una parola al posto di un’altra è il colpevole. Sono elementi emersi da indagini e ricerche svolte dagli autori di cui trattiamo. Identità, processi di identificazione e crimine Azione di identificarsi: lo sviluppo della nostra identità parte dal confronto con gli altri e dalla nostra identificazione con gli adulti che abbiamo di fronte. Identità: processo che si sviluppa nel corso dell'intera esistenza e si realizza, fin dall'infanzia, tramite il meccanismo fondamentale dell’identificazione, (attraverso cui vengono assunte altre persone come modelli significativi per strutturare la propria immagine) - processo di identificazione che parte dal contatto diretto con dei modelli nei quali cerchiamo di rispecchiarci, strutturare la nostra immagine (modelli significativi della nostra esistenza come genitori/educatori). Consiste in un’assunzione consapevole di ruoli (funzioni e compiti) a cui sono connesse aspettative da parte degli altri - noi abbiamo un ruolo/funzioni/compiti, abbiamo un'identità che è connessa un’aspettativa da parte degli altri (svolgimento di compiti, funzioni e quant’altro). ll momento più importante per la formazione della nostra identità (processo attivo nella nostra esistenza) è sicuramente quello dell'adolescenza. È un periodo intenso, travagliato, il giovane individuo è in continua crescita fisica e psicologica, il suo disagio è quello di accorgersi di star crescendo ma di sentirsi spaventato di lasciare l’infanzia e di affacciarsi alla vita adulta. Questo porta ai primi scompensi, alle prime domande, il pensiero è più relativo al futuro, nel frattempo il corpo e l'umore cambiano cambia: è un periodo delicato. Se non viene affrontato in maniera adeguata dal ragazzo e da chi gli sta intorno c’è il rischio che il suo processo indennitario possa subire delle interruzioni. - Sulla base del comportamento messo in atto dall’adolescente il gruppo sociale di riferimento sviluppa nei suoi confronti aspettative positive o negative - il rischio, se si continua a condannare ogni atto che l'adolescente mette in opera, è quello di reiterare tutta una serie di aspettative negative nei suoi confronti: fargli assumere un’identità e di pensare che da quella gli altri possano avere delle aspettative solo negative. Le condanne possono avere effetti deleteri per la crescita. - Di fronte a reiterate aspettative negative e di reazioni da parte del mondo adulto, può verificarsi la cosiddetta profezia che si autoadempie, ossia l'adeguamento di fatto del soggetto all'identità e al ruolo negativo che gli altri si aspettano da lui - l'importante è che non percepisca sempre condanne e quant’altro in quanto potrebbe portarlo in un processo di identificazione negativo di se stesso, un ruolo negativo che gli altri si aspettano da lui. Identità negativa: Mailloux e la sindrome della pecora nera (1964) - Francia Contributo dello psicologo francese Mailloux il quale ha analizzato e si è occupato di ragazzi di giovane età in relazione alla devianza. L’immagine di sé svalorizza tutti quei processi di stigmatizzazione che si formano come risposta a comportamenti devianti e trasgressivi. L’adolescente commette una leggera deviazione: se riceve condanne per il suo comportamento, le quali vengono reiterate nel tempo, il ragazzo si costruisce un’identità negativa come il classico cattivo ragazzo (si autentifica come tale). Quest’entità deviante risponde a due meccanismi: 1) Identificazione negativa: il processo attraverso cui i genitori proiettano un’immagine negativa sul figlio in modo tale che quest'ultimo finisce per identificarsi con essa. È, nel gergo comune, definita l'immagine della pecora nera. Tale processo si sviluppa nel corso dell'infanzia e può trovare successive e decisive conferme nell'adolescenza e nella vita adulta, trasformando la “pecora nera” in “criminale di professione” - i genitori facendo spesso il paragone del proprio figlio con fratelli/altri coetanei finiscono nell’infondere e mostrare al proprio figlio un’etichetta negativa; L’identificazione negativa ha una valenza temporale, è prolungata nel tempo. Se il ragazzo viene ripreso solo in determinate occasioni non basta, per Mailloux, ad innescare un processo di identificazione di tipo squalificante. 2) Ripetizione compulsiva dell'immagine negativa: affinché il meccanismo di identificazione negativa produca effettivamente interiorizzazioni dell'immagine squalificante è necessario che l'immagine negativa proiettata sul soggetto da parte dei genitori e da altre persone significative, venga ripetuta e confermata nel tempo - non basta che un genitore 1/2 volte dica al figlio “non sei in grado di..” affinché il processo d’identità venga fallato. Se viene ripreso ad ogni occasione utile, il soggetto interiora e si identifica con un'immagine negativa di se stesso. Entrambi rendono la teoria completa. La conseguenza è quella di innescare un processo che si autoalimenta nel corso del tempo: nel corso del tempo può essere un crimine che fa notizia, o una condanna che trova vasta eco sui mezzi di comunicazione di massa. Si chiude così un cerchio che dà la conferma ufficiale e pubblica dell'identità di delinquente, inoltre molti potranno così dire che è sempre stato un soggetto che ha dato dei problemi e che, di conseguenza, “non poteva che finire così”. In questa teoria un ruolo fondamentale viene assunto dalle figure significative nel percorso di crescita della persona (stigmatizzazione dei comportamenti degli adolescenti) - l'imitazione svolge un ruolo molto importante anche nel rapporto tra apprendimento sociale e crimine: il comportamento non si determina in base a stimoli esterni a cui segue un rinforzo in senso negativo o positivo ma è influenzato da un processo di apprendimento sociale in cui un ruolo determinate lo assumono i meccanismi imitativi, infatti in questa teoria un ruolo fondamentale viene assunto dalle figure significative nel percorso di crescita della persona. Avere un modello d’ispirazione violento in casa potrebbe portare l'individuo che assiste a quello stile comunicativo - non si deve però generalizzare. La capacità di imitare sarà proporzionale a quanto il modello di riferimento risulterà vicino a noi. Alcuni psicologi ritengono come assumere dei modelli di riferimento e imitare il loro comportamento possa facilitarne la messa in atto: se il modello è negativo ci sono buone probabilità l'individuo compia atti devianti/criminali, al contrario un modello positivo permetterà un comportamento conforme. Bandura è uno psicologo canadese che ha svolto la sua attività principale negli anni 60 del 1900. | suoi esperimenti hanno consentito ad altri studiosi di continuare ed estendere i suoi studi. Ha contribuito allo studio del rapporto tra imitazione, apprendimento e crimine, secondo lui infatti: = ilcomportamento umano si sviluppa attraverso delle esperienze di apprendimento - percezioni cognitive. L'individuo elabora concetti, li interiorizza e perciò li apprende. Sono le risposte apprese dalle situazioni di vita a modellare le condotte, anche quelle di tipo deviante (importante il contesto in cui questo nasce, le figure genitoriali, e chi ha intorno); = Non si nasce devianti, ma con delle attitudini e delle potenzialità soggettive e, attraverso un processo di apprendimento, ci si comporta in modo conforme o in modo deviante a seconda dei modelli di riferimento; - Ritiene che gli individui sviluppino una capacità di agire con aggressività e violenza attraverso l'apprendimento per imitazione di modelli comportamentali attivi nel loro contesto di vita (socializzazione) - i nostri comportamenti sono il risultato di ciò che apprendiamo per imitazione da alcuni modelli. L'autore parla di un modeling (processo di modellamento): un processo d’apprendimento che porta alla modifica della condotta di chi osserva in funzione della condotta di un altro soggetto osservato, il quale funge da modello (esperimento pupazzo BOBO) - esito di un apprendimento che porta alla modifica dei comportamenti di chi osserva un modello presente nel suo spazio di vita (il mio comportamento si modella in base al modello che ho davanti, tenderò a imitarne le azioni). È molto famoso il suo Esperimento del Pupazzo Bobo Bandura prende 3 gruppi di bambini in età prescolare: 1) Nel primo pone i bambini in una stanza dove vi è presente sia il pupazzo che una persona adulta che davanti ad essi comincia a rivolgersi al giocattolo con violenza, arrivando a prenderlo a martellate esclamando frasi scurrili (scene di violenza nei confronti di bobo); 2) Nel secondo gruppo di bambini inserisce un suo collaboratore il quale comincia a giocare con alcuni giocattoli all’interno della stanza, il tutto in maniera normale e pacifica; 8) Nel terzo gruppo (di controllo) i bambini si trovano nella stanza senza alcun adulto, solo loro a giocare con i vari giocattoli. Infine mette tutti i bambini in un’unica stanza dove vi sono sia giochi normali (come le costruzioni, macchinine, peluche) che una serie di giochi che richiamano l’aggressività e la violenza, come spade e quant’altro - stimoli sia neutri che aggressivi. Nota che i bambini del primo gruppo manifestano una propensione maggiore a comportamenti aggressivi, sia nei confronti dei giocattoli (scelgono quelli più violenti), sia nei confronti degli altri bambini; quelli del secondo tendono ad avere un tipo di gioco normale e conforme. Questo che cosa dimostra? Dimostra che osservare il comportamento di un modello aggressivo e violento ha avuto l’effetto per imitazione di mettere in atto gli stessi tipi di comportamento. Bandura si pone alla base della teoria che assistere a scene violente e aggressive possa indurre i bambini - o chi le osserva - a rimetterle in atto, più è forte il meccanismo d’identificazione col modello, più l'apprendimento del comportamento sarà efficace. Il presupposto della sua teoria è: se ad essere emulato è un modello deviante o criminale, il comportamento dell’imitante sarà deviante o criminale. Gli atti aggressivi vengono modellati per l'esposizione a tre principali fonti d’influenza, e quali sono? La famiglia, l’ambiente e i mass media. Afferma Bandura, sebbene il modello aggressivo venga emulato, ciò non implica che il soggetto imitante sia guidato da bassi valori morali - ci dice un qualcosa di nettamente rivoluzionario: se anche noi dovessimo imitare il comportamento di un modello negativo il nostro imitare è solamente un processo cognitivo e psicologico ma può anche non arrivare da una persona con bassi valori morali (il figlio che prende una cattiva strada non ha valori diversi rispetto al fratello, semplicemente imita un modello negativo). Se io non ho modelli devianti perché mi comporto come tale? Noi siamo in grado di sospendere temporaneamente la nostra moralità per il frangente in cui commettiamo un’azione immorale e illecita: processo di disinvestimento morale (= meccanismo psicologico che tende a sospendere il senso di autocondanna, quasi a sospendere il nostro Super-io). Non abbiamo introiettato valori negativi, abbiamo valori positivi che riusciamo temporaneamente a mettere da parte. I meccanismi di disimpegno morale sono invece quei meccanismi che alcuni individui utilizzano per non ammettere la loro responsabilità, per neutralizzare i vincoli di responsabilità connessi alla violazione delle norme sociali e dei codici legali, le definiamo come strategie cognitive di auotgiustificazione del comportamento deviante - ognuno di noi sarebbe in grado di auto giustificare il proprio comportamento deviante. Ma quali sono questi meccanismi? Bandura elabora la scala del disimpegno morale: 1) Giustificazione morale (di tipo ideologico): commetto un’azione deviante perché la mia ideologia politica mi spinge a comportarmi in tal modo; 2) Etichettamento eufemistico (linguaggio meno duro): cercare con le parole di sminuire la gravità delle nostre azioni; 8) Confronto vantaggioso (condotta meno grave di quella degli altri): nel momento in cui commetto un’infrazione cerco di sminuire la mia condotta e di individuarne una peggiore commessa da un altro individuo; 4) Spostamento della responsabilità (eseguire un ordine superiore): “ho ricevuto un ordine da un mio superiore al quale non potevo sottrarmi” principale tecnica usata nel processo di Norimberga dai nazisti; 5) Diffusione della responsabilità (gruppo): riteniamo che il nostro ruolo venga sminuito se svolgiamo un’azione di gruppo e non individuale (esempio: tifosi aggressivi che in gruppo si sentono in grado di poter svolgere qualsiasi tipo si azione in quanto protetti dal gruppo stesso - branco); 6) Distorsione delle conseguenze (minimizzazione dei danni); delle proprie azioni, indebolisce i controlli basati sul senso di colpa, la vergogna, la paura, così come quelli che inibiscono l'espressione di comportamenti distruttivi. La de-individuazione implica perciò una diminuita consapevolezza di sé, e un'aumentata identificazione e sensitività agli scopi e alle azioni intraprese dal gruppo: l'individuo pensa, in altri termini, che le proprie azioni facciano parte di quelle compiute dal gruppo - anzi, se il gruppo compie quel tipo di azione e io come metro ne compio un’altra ho il timore che il gruppo posa escludermi, perciò continuo con il comportamento della maggioranza. Effetto Lucifero Zimbardo parla di un effetto venuto a crearsi, Effetto Lucifero (=processo per cui l'aggressività è fortemente influenzata dal contesto in cui l'individuo si trova): cattivi non si nasce ma lo si può diventare. Cattivi non si nasce, bensì si diventa, proprio come quell’angelo di Dio che venne cacciato dal Paradiso diventando un demone: «paradossalmente Dio ha creato il male» - importante in quanto, come Zimbardo sostiene, “io attraverso l'esperimento ho creato il male: spesso i contesti possono rendere le persone particolarmente aggressive”. L'effetto Lucifero e l'esperimento dimostrano come l’importanza dell'ambiente nel determinare le condotte individuali, ridefinendo la loro importanza, fino a quel momento sottovalutata nella letteratura sull'aggressività. In precedenza, infatti veniva attribuita quasi esclusivamente a fattori interni all'individuo. Crimini e Disturbi mentali È importante fare una distinzione tra malattie mentali e disturbi di personalità in quanto spesso vengono confuse. Una prima differenza è il fatto che nelle prime, nel caso delle psicosi, vi è una sorta di malfunzionamento organico e fisiologico di alcune zone del cervello e della mente, è come se il danno fosse irreparabile. Colui che soffre di psicosi ha una malattia mentale di natura organica, ovvero che prevede la compromissione di funzionalità mentali o del cervello aspetto neurologico (le nevrosi sono invece malattie mentali che presentano un minor livello di gravità). Le seconde riguardano solamente alcuni aspetti psichici, non organici, problematiche relative al malfunzionamento di alcune facoltà mentali legate soprattutto alla personalità (intesa in senso freudiano: Es, lo e Super-lo), alla coerenza mentale, ad alcuni tratti della personalità che non riescono a procedere in maniera organica - l’lo, ad esempio, viene sovrastato dall’es o dal Super- lo. In sintesi: malattie mentali - compromissione organica; disturbi di personalità - aspetti legati al pensiero, personalità. Il concetto di malattie mentali rimanda a quell'insieme eterogeneo di patologie che associano una insieme di segni e sintomi che compromettono significativamente sia il modo di pensare, sia la sfera emotiva che le relazioni sociali - compromette l’esistenza quotidiana, la persona è compromessa sotto tutti i punti di vista. Coloro affetti da una malattia mentale sono provvisti di una normale intelligenza e non sviluppano alcun sintomo se non, nella maggior parte dei casi, verso l'adolescenza e la prima età adulta - la persona, anche se dotata di una normale intelligenza, soffre molto di disturbi della sfera emotiva, del pensiero, e questo ha come ricaduta il fatto di avere relazioni sociali assenti o aggressive (dipende dal tipo di malattia). Solitamente emergono a partire dall’adolescenza, nei periodi precedenti difficilmente tendono ad attecchire il singolo individuo. Esistono varie tipologie di malattie mentali in base alla loro gravità, alcune si presentano con sintomi acuti per poi sparire e tornare più volte, altre che una volta che spuntano accompagnano sempre l’individuo. La malattia va e viene; alcune persone si ammalano in modo episodico, altri quasi perennemente - anche lo stesso concetto di malattia mentale può prevedere una parte più aggressiva e permanente e una parte che tende a colpire quasi superficialmente la persona (alti e bassi). Si parla infatti di due tipologie principali di malattia mentale, una di natura permanente e grave (psicosi) e una di natura altalenante e meno grave soprattutto nel livello di sofferenza dell’individuo e nei comportamenti (nevrosi). Psicosi o disturbi psicotici Il termine psicosi è stato introdotto nel XX secolo come sinonimo del concetto di malattia mentale o di follia. Si tratta di un disturbo psichiatrico grave caratterizzato da un distacco dall'ambiente che lo circonda, da una forte carenza delle funzioni affettive e relazionali - l’uomo che ne soffre è portato a distaccarsi dall'ambiente che lo circonda. La persona “vive nel suo mondo psichico/ psichiatrico” e perde quasi totalmente la possibilità di entrare in relazione con gli altri e di sviluppare la propria affettività. Si ha una grave alterazione dell'equilibrio psichico (l’lo viene totalmente sopraffatto e annullato dall’Es e dal Super-lo) perciò l’individuo registrerà una perdita del senso di realtà e di disturbi del pensiero. Presenza di forme di delirio, allucinazione, dissociazione e perdita della coscienza dell’lo (perdita della razionalità e del pensiero logico). Esordiscono nell'adolescenza e nella precoce età adulta, rappresentano un livello di gravità elevata in quanto la parte razionale dell’individuo viene quasi totalmente sopraffatta. Cosa può portare una psicosi nel momento in cui insorge? Può provocare: - Disturbi di forma del pensiero: alterazioni del flusso ideico, fino alla fuga delle idee e all’incoerenza, alterazione dei nessi associativi - il flusso del pensiero viene alterato, l’individuo non è in grado di avere pensieri lineari e logici che possono seguire una razionalità, non riesce ad associare mentalmente più elementi. Si parla di "fuga delle idee”, non riesce più a ragionare ea creare nessi tra un pensiero e l’altro; - Disturbi di contenuto del pensiero: ideazione delirante (i cosiddetti deliri); in particolare, è molto nota la cosiddetta paranoia; - Disturbi della senso-percezione: allucinazioni uditive, visive, olfattive, tattili, gustative. Una persona che presenta sintomi psicotici può non riuscire ad affrontare i suoi problemi quotidiani perché ha una percezione alterata della realtà. Questo senso d’irrealtà genera ansia e irrequietezza, rende le persone attente in maniera maniacale a tutto ciò che li circonda, e in alcuni casi porta ad isolamento emotivo e sociale. La persona che ha una percezione alterata della realtà non fa che aumentare la sua tensione psichica, questo lo rende irrequieto e lo può portare ad atti aggressivi. Sintomi precursori delle psicosi: =. Indebolimento o mancanza di concentrazione e memoria; - Umore depresso (disforia) - tendenza ad essere apatico; - Letargia, mancanza di energia - capacità di addormentarsi molto spesso e di dormire a lungo; - Insonnia; - Irritabilità e sfiducia; - Ritiro sociale - diminuire relazioni con il mondo esterno; - Trascuratezza dell'igiene personale; - Formazione di concetti ed idee strane; - Calo nelle prestazioni. Le due forme principali di psicosi sono: 1) Schizofrenia (dal greco “frammentazione/scissione della mente” - mente in cui si sono rotti alcuni elementi che vanno a legare l’intero flusso del pensiero; frammenti che non vengono più recuperati): si riferisce ad una malattia psicotica, di natura organica, nella quale la persona è incapace di riconoscere il reale da quello che è solo immaginato; 2) Disturbo delirante Psicosi: Schizofrenia La schizofrenia (scissione della mente) si riferisce ad una malattia psicotica, di natura organica, nella quale la persona è incapace di riconoscere il reale da quello che è solo immaginato - ritorna la presenza di un io inadeguato; - EÉ caratterizzata da perdita del contatto con la realtà, allucinazioni (false percezioni), deliri (falsi convincimenti), linguaggio e comportamento disorganizzati, appiattimento dell'affettività (manifestazioni emotive ridotte - mancate occasioni per sviluppare l’emotività, deficit cognitivi (compromissione del ragionamento); - Psicosi costituita da un processo di disgregazione (dissociazione) della personalità psichica; questo processo si traduce in gravi disturbi della strutturazione del pensiero e della dinamica affettiva; - Personalità psichica che si disgrega, dissocia, l’lo è quindi diviso, porta in sé una frattura, una duplicità che può addirittura cancellare la percezione stessa dell’identità principale ed originaria, instaurandone una nuova od una che tende a dominare con la voce persistente che il soggetto sente nella mente - ci sono possibilità che questa frammentazione possa condurre a produrre ulteriori forme di identità compresenti all’interno dell'individuo. La persona non è consapevole del fatto di averne; Non è una malattia mentale che nasce all'improvviso, è prevista infatti una fase di latenza dove gli individui possono non manifestare/manifestare alcuni sintomi senza però far presagire la possibilità che diventi schizofrenia. 1) Fase premorbosa: i pazienti possono non mostrare sintomi o possono manifestare compromissione delle competenze sociali, lieve disorganizzazione cognitiva o alterazione percettiva, diminuita capacità di provare piacere (anedonia) - emersione dei primi sintomi; 2) Fase prodromica: si manifestano ritiro o isolamento, irritabilità, sospettosità, pensieri insoliti, percezioni distorte e disorganizzazione. L'esordio della schizofrenia (deliri e allucinazioni) può essere acuto (nell'arco di giorni o settimane) oppure lento e insidioso (diversi anni); 8) Fase centrale: i periodi sintomatici possono essere episodici o continui; i deficit funzionali tendono a peggiorare; 4) Fase tardiva: lo schema di malattia può stabilizzarsi e l'invalidità può stabilizzarsi o addirittura diminuire. Reati attualmente associati alla schizofrenia: - Contro la persona: aggressione e omicidio durante deliri (a tematica persecutoria, quelli di gelosia) o allucinazioni, o ne sono la diretta conseguenza; - Omicidio: tentativo di risolvere la situazione di pericolo da cui si sente minacciato il soggetto - non avviene mai in maniera intenzionale, avviene quasi come una forma di difesa nella mente dello schizofrenico, agisce in maniera aggressiva quando si sente in pericolo. Vittime: membri della famiglia o persone di riferimento. Psicosi: Disturbo Delirante Il rischio di fare confusione con la precedente malattia c’è in quanto alcune cose si ripetono. Si distingue dalla schizofrenia per la presenza di deliri senza ulteriori sintomi della schizofrenia (allucinazioni, eloquio e comportamenti disorganizzati). Nella prima età adulta si manifestano una sfiducia e una sospettosità pervasive nei confronti degli altri e delle loro intenzioni, che si protraggono per tutta la vita - primi sintomi dall’adolescenza/età adulta; | sintomi iniziali possono comprendere la sensazione di venire sfruttati, preoccupazioni riguardo la lealtà o l'affidabilità degli amici, una tendenza a leggere significati minacciosi in osservazioni o eventi favorevoli, rancorosità costante. Quali sono le tipologie di delirio maggiormente presenti nell’individuo? Quando queste vanno a conpromettere l’esistenza dell’individuo? - Erotomane: i pazienti credono che un'altra persona sia innamorata di loro. Sono comuni i tentativi di contattare l'oggetto del delirio con telefonate, lettere, controlli o appostamenti (reati correlati a tale comportamento) - pensano che l’altra persona si invaghisca di lui e cerca disperatamente di contattare la persona innamorata attraverso lettere, ecc, riguardano soprattutto reati persecutori; - Megalomanico: i pazienti sono convinti di avere un grande talento o di aver fatto un'importante scoperta; - Delirio di gelosia: i pazienti credono che il coniuge/amante sia loro infedele (possono fare ricorso alla violenza fisica); - Persecutorio: i pazienti sono convinti che si stia complottando contro di loro, che siano spiati, si sparli di loro o che vengano perseguitati. Possono tentare ripetutamente di ottenere giustizia attraverso appelli ai tribunali (possono ricorrere alla violenza per vendicarsi della persecuzione immaginaria) - questo riguarda anche lo schizofrenico, la differenza sta nella condotta dell’individuo che non è influenzata dalle allucinazioni; - Somatico: il delirio si riferisce a una funzione corporea (ad esempio i pazienti sono convinti di avere una deformità fisica, un cattivo odore o un parassita) - la persona pensa di avere una malattia, avere una parte fisica che reputa essere deforme. Nevrosi Il termine “nevrosi” fu introdotto nel XVIII secolo con il significato di malattie del sistema nervoso centrale e periferico non riconducibili a fattori infettivi - stato di sofferenza del sistema nervoso centrale e periferico. Sono disturbi psichici più o meno gravi in cui non è possibile dimostrare una base organica. Si tratta di sindromi caratterizzate da uno stato di sofferenza della psiche (anche se non c’è una distinzione enorme tra nevrosi e psicosi, la cosa importante è che nelle psicosi abbiamo una compromissione organica, nelle nevrosi si ha uno stato di sofferenza della psiche avuto e causato da un conflitto delle istanze psichiche), causate da un conflitto inconscio tra Es (Mondo pulsionale) e Super-lo (Mondo dei divieti). - Difficoltà a scartare oggetti usurati o senza valore, anche quando non hanno alcun valore sentimentale - sono accumulatori compulsivi: coloro che non riescono a privarsi di una serie di oggetti senza valore e ormai consumati; - Avarizia: il denaro è visto come qualcosa da accumulare per fronteggiare catastrofi future - alcuni individui vivono in condizioni di povertà pur non essendolo. Una psicosi è quasi sempre riconosciuta come la causa principale della compromissione della capacità di intendere e volere. La famosa sentenza sulla Corte di Cassazione del 2005 ha compreso i disturbi di personalità come causa di esclusione della capacità di intendere e di volere come previsto dagli artt. 88 (infermità o vizio totale di mente: escludere la capacità d'intendere o di volere ) e 89 (semi-infermità o vizio parziale di mente: scemare grandemente, senza escluderla, la capacità d'intendere o di volere) del c.p. “sempre che siano di consistenza, intensità, rilevanza e gravità tali da incidere sulla stessa”. E importante infatti prendere caso per caso e cercare di quantificare quanto il disturbo sia grave o meno. Se è grave il giudice può riconoscere l’infermità/semi infermità di mente, se invece sono disturbi superficiali, leggeri e blandi, le cause possono essere escluse e l'incapacità non viene riconosciuta (nei casi di una schizofrenica quasi al 100% viene data l’infermità). Deviazioni Sessuali: Parafilie VS Disturbo Parafilco Le deviazioni sessuali solitamente vengono denominate parafilie: non sono in sé per sé disturbi della personalità, sono una sorta di fantasie e perversioni sessuali che non portano alla commissione di un reato, in breve l’individuo è perverso rispetto alla media dei comportamenti sessuali delle persone. Parafilia: tendenza a provare piacere sessuale con modalità "alternative “ a quella genitale: l'eccitazione sessuale viene suscitata in modo ricorrente da oggetti inusuali o da attività sessuali inusuali - talvolta può rimanere solo allo stato teorico e talvolta si può anche presentare a livello di pratica sessuale. Non è una forma di disturbo, lo diventa quando il soggetto inizia a “creare” sofferenza. Disturbo Parafilico: quando una parafilia (tendenza ad eccitarsi in maniera particolare) inizia a causare disagio o compromissione nella vita quotidiana della persona; quando una parafilia arreca o rischia di arrecare danni a se stessi o agli altri. Affinché un disturbo parafilico possa essere diagnosticato, il manuale DSM V richiede che: - l’individuo viva con disagio e angoscia il proprio interesse parafilico e che il disagio e l'angoscia non derivino semplicemente dalla disapprovazione sociale - deve provare una sorta di sofferenza per il fatto di sentirsi eccitato da un qualcosa, deve essere sicuro non sia solo una situazione di giudizio morale da parte della società; - abbia un desiderio e/o comportamento sessuale che comporti un disagio psichico, danni fisici o la morte di un’altra persona; - nutra desiderio per comportamenti sessuali che coinvolgono altre persone non consenzienti, incapaci di dare un valido consenso o coinvolte a loro insaputa. Se non ci sono questi tre elementi la persona ha semplicemente delle fantasie, capacità di eccitarsi con modalità non convenzionali e non diffuse. Disturbi Parafilici - Disturbo Voyeuristico: osservare e guardare i corpi nudi di persone spesso non consapevoli, di persone consenzienti o troilismo; - Disturbo Esibizionistico: esibizione dei propri genitali o organi sessuali a persone non consenzienti; - Disturbo Frotteuristico: toccare o strusciarsi contro una persona non consenziente; - Disturbo da Masochismo Sessuale: atti che inducono umiliazione e dolore; - Disturbo da Sadismo Sessuale: sofferenza fisica o psicologica di un’altra persona; - Disturbo Pedofilico: bambini in età prepuberale < 14 anni - anche colui che ha delle fantasie nei confronti dei bambini ma non guarda materiale pedo pornografico/non ha atteggiamenti pedofilici nei confronti di essi non si può definire tale; - Disturbo Feticistico: oggetti inanimati o da un interesse molto specifico per una o più parti del corpo non genitali; - Disturbo da Travestitismo: indossare capi di abbigliamento del sesso opposto - disturbo paraffinico più borderline. Diventa un disturbo se il fatto di travestirsi deriva dal fatto di provare sofferenza in quanto non ci si sente come tale. Le parole prese da sole rappresentano parafilie. La Criminologia a indirizzo sociologico - Paradigma Sociologico È il filone teorico più corposo che cerca di spiegare il crimine e la devianza. Il paradigma sociale della devianza parte dalle teorie strutturaliste del paradigma e arriva alle teorie della reazione sociale, come nasce la devianza e come reagisce la società nei confronti di essa. Il concetto di devianza e crimine muta radicalmente: per la prima volta, essa viene fatta dipendere esclusivamente dai fattori sociali - l'individuo non è criminale perché nato come tale o perché le sue istanze psichiche non funzionano a dovere. Anomia: perdita di pregnanza delle regole sociali, in seguito ad una diminuzione della densità morale (legame sociale) - le regole sociali perdono la loro funzione sociale (mantenere l’ordine) in quanto vengono prodotti atti devianti e criminali a seguito di grossi cambiamenti di natura sociale, economica (stato di deregolamentazione che produce delle vere e proprie patologie sociali: atti devianti e criminali). Gli approcci che si vanno ad affrontare sono tre in particolare: 1) Approcci Socio-Strutturali (teorie funzionaliste): si basa su impostazione teorica, appunto una struttura socialista; 2) Approcci Socio-Processuali (teorie integrazioniste e teorie del controllo): riguardano i rapporti integrazionisti delle persone; 8) Approcci della Social Reaction (teorie dell’etichettamento e teorie del conflitto); come l'opinione pubblica reagisce ai comportamenti devianti e criminali. Approccio Socio-Strutturale Rientra nelle teorie macro-sociologiche che analizzano i fenomeni devianti e criminosi a partire da una visione d’insieme della società, il concetto di struttura. Cosa significa perciò avere un approccio macro-sociologico? Si ha l'aspettativa che quella determinata teoria possa essere applicata a tutti i tipi di società e gruppi: costrutto teorico all’interno del quale chi l’ha proposto ha pensato fosse possibile inserirlo in ogni tipo di società. La società viene vista come una struttura, come la somma di varie sotto-strutture che funzionando in maniera sincrona rendono il sistema in equilibrio: se all’interno della società ognuno svolge il suo dovere questa resterà unita ed equilibrata. Nasceranno comportamenti devianti o criminali quando alcuni “organi del corpo” smetteranno di svolgere il compito assegnato. Si considera la società come composta da parti fra loro collegate in modo funzionale e tenute insieme da un consenso valoriale e normativo generalizzato (funzionalismo) - l'equilibrio all’interno della società strutturata è il fatto che le varie parti sono collegate funzionalmente e sono tenute insieme dalla cultura, dalle norme e dai valori. Se un individuo non svolge il compito e viola un consenso di valori e norme sociali sarà considerato un deviate/criminale. Si hanno vari contributi per quanto riguarda le teorie funzionaliste, i principali sono Durkheim, Merton, Cloward e Ohlin, Cohen, Scuola di Chicago. Approccio Socio-Processuale Si differenzia dal primo in quanto l’attenzione viene spostata ad un approccio che guarda a come si strutturano e svolgono i processi sociali: lasciare sullo sfondo i fenomeni devianti generali (tassi di criminalità in primis) connessi alle condizioni strutturali di una società, e focalizzarsi sui processi e sulle interazioni che tentano di spiegare perché e come gli individui diventano dei trasgressori delle norme sociali e delle leggi penali - studiare come la società si evolve attraverso le interazioni tra gli individui e lasciando sullo sfondo i fenomeni devianti in generale. Il fenomeno deviante/ criminale viene spiegato sul fatto che le razioni e i rapporti che intercorrono tra le persone si evolvono all’evolversi della società. Dà importanza ai rapporti e alle relazioni particolarmente intime (in termini di vicinanza, non sessuali) tra una sotto cultura deviante e un membro (esempio: se io appartengo a una famiglia mafiosa, diventerò anch'io così?). Non ha una visione statica e macro-sociologica ma dinamica e micro-sociologica tra i rapporti delle persone, si va a studiare un tipo di gruppo/associazione specifica. La devianza sarà il frutto delle relazioni tra le persone. Teorie interazioniste e Teorie del controllo: Sutherland, Sellin, Parsons, Hirschi e Gottfredson, Matza e Sykes. Approccio della Reazione Sociale Approccio più vicino a noi parlando temporalmente: espressione del realismo di sinistra, di una concezione della devianza che si basa molto sulla critica dei poteri forti. Il comportamento deviante sarebbe indotto dalle forme di controllo sociale: l'individuo viene condotto a commettere il crimine da un eccesso di controllo sociale. Contributi teorici che abbandonano il cosiddetto paradigma eziologico (ricerca delle cause) per concentrarsi sugli effetti della reazione sociale e del controllo informale e formale nel produrre e nell’amplificare il fenomeno deviante. Secondo queste impostazioni, è il controllo, con i suoi processi e i suoi meccanismi, ad assurgere a punto focale da cui partire per comprendere il fenomeno della devianza. Si parla dei teorici dell’etichettamento, delle teorie dell’etichettamento e del conflitto (Lemert, Becker, Coser, Vold, Turk, Quinney, Radicalismo criminologico, New criminology e Criminologia critica). Approccio Socio-Strutturale - Durkheim Si basa su una condizione Struttural-Funzionale della società, ovvero considera i comportamenti/condotte normali nel momento un cui ciascun individuo svolge il suo ruolo in armonia e in maniera funzionale alle condotte e comportamenti altrui. Le teorie funzionaliste considerano quindi la devianza e la criminalità come il risultato di tensioni strutturali e della carenza di regolazione morale all’interno della società. La devianza viene vista come un aspetto disfunzionale, patologico, che crea disequilibrio all’interno della società. Durkheim, capostipite di questo approccio, nella sua produzione scientifica si è occupato di struttura sociale, devianza, antropologia, studio di religioni e quant’altro. Prende le distanze dalle posizioni individualistiche e deterministiche di stampo biologico e psicologico del positivismo in quanto ritiene che i comportamenti/condotte e la devianza/ criminalità possano dipendere molto più da fattori di natura sociale che non biologica/psicologica. Assegna perciò un’importanza preponderante alla società nel determinare il comportamento degli individui, sia consono che meno. Considera la società come un organismo («corpo vivente»), ossia un insieme di diverse parti, ognuna con specifiche funzioni, fra loro collegate in modo organico (funzionalismo). Struttural-Funzionalista in quanto si ha una struttura costruita da un insieme di individui che vivono all’interno dello stesso contesto sociale e che svolgono ruolo funzionali a quelli degli altri (come una catena di montaggio: ogni parte della produzione ha il proprio operaio che deve portare a termine una micro-operazione per arrivare poi al prodotto finito). L'impostazione di Durkheim ha vallato il pregio di spostare l’analisi della criminalità dal singolo individuo alla struttura sociale e al sistema delle norme: studia i fattori extra-individuali, sociali e strutturali (concetto di «fatto sociale»), che pre-esistono al singolo individuo, che lo sovrastano, determinando le sue azioni in maniera coercitiva. Afferma cioè che all’interno di qualsiasi società esistono dei fattori, legati alla natura della società stessa, che sovrastano l'individuo e che lo influenzano nei comportamenti in maniera coercitiva. Ovvero utilizza il concetto di fatto sociale: secondo lui esisterebbero dei fattori sociali che vengono costruiti socialmente ma che poi prendono una loro autonomia, si pongono sopra l’individuo e lo costringono ad avere una condotta conforme. Il concetto di “fatto sociale” è quindi molto importante per lui in quanto è come se dicesse che è la società stessa a condizionare il singolo individuo. Cosa guida l’uomo a tenere un comportamento conforme? Secondo l’autore è il concetto di coscienza. Afferma che ogni individuo è governato contemporaneamente da due dimensioni, una coscienza collettiva e una coscienza individuale (Homo Duplex: a seconda di quale coscienza prevarrà corrisponderanno dei tipi di società, una prevarrà sull’altra). Tutti i tipi di società funzionano perciò grazie al mantenimento della loro coesione interna e devono tutto ciò alla cosiddetta solidarietà sociale (e morale). Durkheim afferma che il sistema viene mantenuto in equilibrio solo se tra i suoi membri c’è un collante, una forma di solidarietà sociale/morale. Questa è infatti un elemento che tiene insieme la società, impedendole di sprofondare nel caos (criterio base dell’ordine sociale) - è il principio che assicura l’ordine sociale all’interno di un gruppo o di una comunità. Il sistema sociale salta se non c'è il collante. La società base è costituita da individui funzionalmente legati tra loro dalla solidarietà sociale e morale. A seguito della rivoluzione industriale però egli analizza e registra un cambiamento in essa guidano il comportamento dell’individuo. Il crimine non è quindi un’anomalia a livello sociale, è piuttosto qualcosa di utile, o meglio funzionale alla stabilità sociale, allo sviluppo e al cambiamento dei rapporti sociali. Il delitto è quindi un fatto sociale normale che può svolgere funzioni sociali positive solo se non diventa patologico, se non supera una determinata soglia di tolleranza del sistema sociale. Nell’opera Le Regole del metodo sociologico (1895) afferma che “Classificare il reato tra i fenomeni della sociologia normale non significa soltanto dire che esso è un fenomeno inevitabile, benché increscioso, dovuto all'incorreggibile cattiveria degli uomini, ma significa anche affermare che esso è un fattore della salute pubblica, una parte integrante di ogni società sana” - la funzione positiva del delitto è in funzione della pena e se non supera la soglia di tolleranza diventa parte fondamentale per far si che si sviluppi una società sana. Il criminale è un agente regolare della vita sociale, svolge la sua funzione cosi come tutti gli altri. Devianza Patologica: il Suicidio Quando la devianza supera una determinata soglia di tolleranza esaurisce le sue funzioni positive, diventando disfunzionale al sistema. Tra le possibili conseguenze di questo aumento estremo di devianza, quella più grave riguarda un ambito che Durkheim per la prima volta ha studiato ricorrendo al metodo statistico sociale di ricerca: il suicidio. È stato il primo a intuire come il suicidio non dipenda solo da variabili soggettive, non solo indotto da conflitti/stati interiori del singolo soggetto ma che può essere condizionato da fattori sociali. Può essere infatti una conseguenza del diffondersi dell’anomia, quale condizione moralmente degradata per cui alcune categorie di persone hanno uno scarso controllo sui propri comportamenti. Dall’anomia sociale deriva una disorganizzazione personale che porta gli individui a commettere il suicidio. Egli studia il suicidio in maniera statistico-scientifica, analizza la distribuzione dei tassi di suicidi nei paesi dell'Europa occidentale del XIX secolo (dal 1866 al 1878), considera il suicidio in base ai fattori sociali e in particolare afferma come questo possa caratterizzarsi in base a due forze sociali presenti all’interno della società: l'integrazione sociale e la regolazione sociale. La prima corrisponde al legame sociale, quindi alla solidarietà, al collante; la seconda corrisponde invece all’incidenza delle norme e perciò la coscienza collettiva - usa due nuove espressioni ma richiama sempre gli stessi concetti. A seconda della combinazione della presenza di integrazione sociale o regolazione sociale egli individua 4 tipologie di suicidio: Integrazione Sociale Carenza di integrazione sociale: Suicidio Egoistico - È il risultato di una mancanza di attaccamento agli scopi e alle norme del gruppo (i protestanti: religione poco strutturata che pone l’individuo in un rapporto diretto con Dio senza la mediazione di un gruppo; i vecchi: isolamento sociale; i militari: isolati dall'ordine convenzionale; i non sposati); Eccesso di integrazione sociale: Suicidio altruistico - È il risultato di un forte attaccamento alle norme e alle finalità del gruppo al punto tale che l’individualità viene sacrificata alla “collettività” (mogli e servi che si uccidono quando muore il marito o il padrone). Regolazione Sociale Carenza di regolazione sociale (norme e regole): Suicidio Fatalistico - Deriva da un'eccessiva pressione normativa oppressiva che blocca ogni prospettiva e realizzazione individuale (stato di schiavitù, dura carcerazione); Eccesso di regolazione sociale (norme molto coercitive): Suicidio Anomico - Si verifica quando un rapido o violento cambiamento sociale, o periodi di crisi, minacciano le norme del gruppo, creando incertezza sulla condotta da tenere e quello stato di confusione individuale e di sregolazione sociale. Mete e Mezzi - Robert Merton Robert Merton riprende il concetto di anomia ma lo modifica e ne da un’altra trattazione - teoria che fa riferimento alla società statunitense (si ricorda inoltre che i due autori operano in diversi periodi storici, Merton a metà anni ’50). Elabora una teoria pienamente sociologica della devianza evidenziando come sia la struttura sociale a spingere il comportamento dell’individuo in direzione deviante. Ogni società ha una propria struttura culturale che propone mete e valori culturali da perseguire da parte di tutti i membri della società e indica anche i mezzi socialmente accettati (tramite le norme istituzionali) per poterle raggiungere - all’interno di ogni contesto societario esistono due elementi importanti: le mete e i mezzi socialmente accettati per poterle raggiungere (parla principalmente della società americana di quel periodo). Afferma che in una società ben ordinata le mete (“le cose per cui vale la pena di lottare”) e i mezzi (“procedimenti leciti per tendere agli obiettivi culturali”) si integrano armoniosamente: le une e gli altri sono universalmente accettate e accessibili a tutti, indistintamente - in una società equilibrata se vi sono mete a cui tutti tendono, la società deve fornire a tutti i mezzi leciti per arrivare al traguardo (il problema è che spesso non si ha la stessa disponibilità dei mezzi). Social Structure and Anomie (1938) Mete e mezzi: Secondo Merton, il comportamento deviante insorge più frequentemente quando le norme appaiono contraddittorie (e quindi quando si sviluppa, a causa di non poter garantire a tutti l’accesso, una tensione). Gli individui pur di raggiungere le mete sono disposti ad utilizzare mezzi illeciti in quanto non vi è stato dato l’accesso a quelli leciti. La struttura sociale esercita su alcuni individui una pressione a deviare, innescando un meccanismo dove le mete culturalmente condivise e i mezzi socialmente accettati per raggiungerle sono sfasati (assenza di integrazione tra mete e mezzi) Intende inaugurare una teoria macro sociologica (idonea a tutte le tipologie di società) per eccellenza ma si riferisce soltanto a quella americana, si tratta perciò di una teoria a medio raggio (idonea ad analizzare e interpretare un determinato tipo di società). È im portate ribadire si riferisca alla società americana in quanto è quella in cui il pregio di un individuo viene misurato in base al grado di successo che ottiene. Sostanzialmente questa propone l'accettazione culturale della meta del successo economico (misurato soprattutto in termini di ricchezza) a cui tutti devono tendere. Società in cui il distacco tra le persone di successo e non si fa sempre più ampio: tratta il tema del fallimento, del fallito. In quest'ottica l'insuccesso viene considerato come qualcosa di momentaneo, un elemento che stimola le persone verso un successo finale - può anche essere visto come una tappa ma solo per arrivare al successo finale. Il vero insuccesso è infatti la caduta dell'aspirazione e la rinuncia alla competizione - non è provarci ma non riuscire (se non momentaneamente) ma quello di rinunciare. Quando l'accentuazione è posta troppo sui fini o troppo sui mezzi si verifica una difettosa integrazione, si verifica, cioè, una situazione di anomia - affinché non vi sia anomia occorrerebbe che a determinate mete corrispondessero determinati mezzi a disposizione di tutti. Mentre per il Durkheim l’anomia è un indebolimento delle norme sulla capacità di regolare i comportamenti degli individui, per il secondo l'anomia non è da intendersi in senso letterale quale mancanza di norme, quanto una frattura che viene a crearsi fra mete e mezzi culturali - la causa è da ricercarsi tra il disequilibrio che viene a crearsi tra le mete e i mezzi. Tale frattura è vissuta come tensione a livello individuale, provocando comportamenti adattivi di vario genere, ma tendenzialmente di tipo deviante. “Quali sono le conseguenze che una cultura, in cui l’importanza attribuita alle mete dominanti di successo è venuta sempre più separandosi dall’importanza attribuita ai procedimenti istituzio nalizzati per il perseguimento di queste mete, ha rispetto al comportamento di persone aventi diversa collocazione nella struttura sociale?” Modi di Adattamento Individuali Modalità di adattamento individuali alla tensione che si viene a creare tra mete e mezzi. Sono modi di adattamento e non forme di comportamento perché ognuno di noi può, paradossalmente anche nell’arco della stessa giornata, adattarsi a quelle che sono le disponibilità di mete e i mezzi - a seconda delle situazione in cui ci troviamo possiamo incarnare uno o altri modi di adattamento. Tabella: Modi di Adattamento | Mete Culturali (esempio: successo, potere, denaro)| Mezzi 1) Conformità | + | + : se sono conformista accetto sia le mete che i mezzi leciti per raggiungerle. È l’unica risposta non deviante - il successo personale è raggiunto con il proprio sforzo e impegno (prototipo dell'americano di successo; 2) Innovazione | + |- : l’innovatore è colui che accetta le mete culturali ma pur di raggiungerle utilizza mezzi illeciti - si rifiuta/non può utilizzare mezzi leciti. Pur conformandosi agli scopi dominanti, si devia rispetto ai mezzi utilizzati (furto, truffa, inganno); 8) Ritualismo |- |+ :ritualista, colui che rinuncia a quelle che sono le mete culturali del successo ma enfatizza l’impiego dei mezzi leciti (esempio: burocrate, colui che lavora in un’amministrazione, è legato ai mezzi leciti, alle norme ma tende a rinunciare a quelle che sono le mete culturali del successo in quanto sa di non poterle ottenere - abbassa le sue aspettative e si tira fuori dalla competizione; Fedeltà ai mezzi, ma mancata condivisione degli scopi cui i mezzi dovrebbero servire (“mi accontento di ciò che ho”: abbassamento delle mete) 4) Rinuncia |-]|-:rinunciatario, rinuncia sia alle mete culturali che ai mezzi (esempio: clochard. E passivo: rifiuto sia del successo economico che dei mezzi per raggiungerlo (mendicanti, homeless, etilisti, tossicodipendenti). 5) Ribellione | +- | +- : il ribelle è colui che rinuncia alle mete culturali e ai mezzi leciti imposti dalla società, cerca di distruggerli per poi proporne di alternativi (per questo sono presenti sia _ Îl+cheil-) E attivo: rifiuto dei fini e dei mezzi e sostituzione con altri mezzi e fini (rivoluzionario). L’innovazione è l’unico caso in cui pur di arrivare alle mete si è disposti a ricorrere a mezzi illeciti - comportamento deviante/criminale. L'unico modo di adattamento positivo e privo di fenomeni devianti/criminali è, secondo Merton, la conformità. Cloward e Ohlin In relazione alla disponibilità dei mezzi dati dalla società intervengono due autori: Cloward e Ohlin. Partendo dalla teorizzazione di Merton mettono in rilievo come ci sia una discrepanza, una disgiunzione tra ciò che la cultura generale propone e ciò che la struttura sociale mette a disposizione come opportunità per raggiungere le mete culturali. Ereditano da Merton lo schema del consenso fondato su una meta culturale onnicomprensiva: il successo economico (e lo individuano quindi come meta fondamentale della società statunitense). Per raggiungerlo esistono due tipi di mezzi: la struttura di opportunità legittime e la struttura di opportunità illegittime - con i termini di Merton mezzi legittimi e illegittimi. Ciò implica, in rapporto alla devianza, un ambiente in grado di offrire modelli riusciti di deviazione, opportunità di associarsi e di apprendere tali modelli e la sussistenza di condizioni e facilitazioni per rendere la devianza praticabile e utile - affermano che si sviluppa un comportamento deviante qualora le persone non possano avere accesso alle opportunità legittime. Sottolineano il fatto che coloro che non avranno la possibilità di poterne usufruire rischieranno di diventare delle sub- culture devianti. Tendono a considerare i fattori che portano alla devianza sia la scarsità economica che ambientale (luoghi in cui si vive e il grado/livello sociale delle persone con cui si vive). Cos'è una sottocultura? Innanzitutto non può esistere sottocultura se non c’è la cultura da qui si struttura - nasce infatti dalla cultura dominante e ne condivide le basi ma se ne distacca per alcuni elementi specifici, è un braccio, un’estensione della cultura dominante. La contro-cultura è invece un’organizzazione che si oppone alla cultura dominante - culture autonome che cercano di porsi in competizione alla cultura da cui provengono. Esistono tre tipi di sottocultura: - Sottocultura Criminale: accentua l'attività illecita razionale, disciplinata e finalizzata al guadagno economico; è retta da criminali di grande peso ed importanza, che apparentemente sembrano assumere anche una veste filantropica, i quali arruolano reclute abili, dotate di sangue freddo - il mezzo scelto è illegittimo (esempio: mafia, criminalità organizzata di stampo mafioso - detta “di stampo mafioso” nell’articolo del Codice Penale 416 bis in quanto si hanno due elementi in più: intimidazione e assoggettamento, aspetti peculiari). - Sottocultura Conflittuale: enfatizza la lotta, anche violenta, fra bande giovanili, per un'affermazione di status nei confronti di un altro gruppo di pari rivale e quasi mai per finalità di tipo economico; si sviluppa dove la comunità adulta è di solito disunita e impotente e manca un controllo efficace sui giovani - ad esempio: baby gang, bande giovanili: usano la violenza per affermare ciò che non riescono tramite altri mezzi, il loro status dominante; Vocazione riformatrice e di “terapia sociale” I teorici della scuola di Chicago considerano la loro ricerca come un mezzo per la comprensione della crisi delle istituzioni tradizionali della comunità, della famiglia, delle relazioni sociali primarie. A loro interessa indagare, scoprire e capire come mai si creano problemi sociali: per quale motivo le persone immigrate si abbandonano poi all’alcolismo, prostituzione, gioco d’azzardo. Indagano questi aspetti di crisi e arrivano a definire due concetti importanti: - Disorganizzazione sociale; - Demoralizzazione. La Scuola mette in evidenza come la città sia un luogo dove la vita sociale è caratterizzata da relazioni molto superficiali, transitorie (i legami parentali e di amicizia diventano sempre più deboli). Alla base di tutte le problematiche di tipo deviante si ha un’insufficiente integrazione, coesione e partecipazione sociale. Da una parte mancano gli spazi sociali dove le persone possono trovare conforto e compagnia, dall’altra le differenze tra le culture e il base grado di alfabetizzazione porta a non riuscire a interagire con altre persone. Questi elementi vanno a giustificare quelli che i teorici vanno a chiamare disorganizzazione sociale: avrebbe le capacità di produrre un indebolimento, decadimento morale del singolo individuo, non essendoci nulla che regola i comportamenti. La condizione di un individuo costretto a fare i conti solo con se stesso porta la scuola a introdurre la categoria dell’uomo marginale. Secondo la definizione è colui che, privato delle sue relazioni sociali primarie, vive una sorta di disgregazione della sua socialità, l’uomo che vive sul confine di due culture e società mai fuse, vive uno stato di disorientamento. Ciò divenne la prima chiave di lettura interpretativa dell'origine della criminalità. Robert Park - Approccio organico alla vita della comunità È un sociologo urbano e rurale, parte dallo studio della società e dell'ambiente e vede come queste vengono costruite, cosa le tiene insieme. Nel suo articolo del 7928 “The city as social laboratory”, Park afferma che “il problema sociale è fondamentalmente un problema urbano” - i problemi nascono con l’inurbamento. Partendo dall’idea che la città sia simile a un corpo con differenti organi, esamina le varie componenti di essa. Molto importante è il parallelismo tra mondo organico (di sviluppo di altre forme di vite, non umana, esempio: botanica) e mondo umano. Afferma che come una pianta tenta a diffondersi sul territorio in maniera naturale così le città non si sviluppano in maniera casuale ma naturale - se in un determinato contesto urbano si sviluppa una comunità culturale particolare e tutti aderiscono ad abitare in quella zona nasce un’area culturale. Park e colleghi (Burgess e McKenzie): la città non si espande in modo casuale ma tende ad espandersi in modo concentrico (tendenza di ogni zona interna a estendere la propria superficie invadendo la zona esterna successiva). In cosa consiste l’assetto naturale? Nel fatto che molto spesso queste comunità tendono a portare cambiamenti all’interno della città facendo si che naturalmente si espanda seguendo un andamento di cerchi concentrici - viene a costruirsi la città che vive di più comunità, le più grandi saranno quelle che naturalmente domineranno sulle altre dal centro verso la periferia, andamento che riguarda crescita ed espansione della ditta in base alle comunità - gli usi e i costumi dominanti della zona che invade sostituiscono passivamente quelli esistenti nella zona invasa (concetto di successione). L’idea di fondo era che la crescita della città, ma anche la dislocazione delle aree e dei problemi sociali diversi, non avvenga a caso ma obbedisca a un preciso modello crescita della città: un modello a zone concentriche. Afferma che il nucleo centrale è la zona degli affari, perché zona con le prime attività, il maggior numero di persone, dove è possibile fare acquisti; poi si ha la zona industriale, in quanto le persone ci vadano a lavorare deve essere posta vicino alla zona centrale (andamento concentrico verso l’esterno, prima il nucleo); successivamente c’è la zona delle classi socialmente più elevate e dei lavoratori pendolari. Park ci fa capire come in realtà le zone più esterne sono quelle con meno problemi sociali perché è come se fosse un escalation, in termini di devianza ha una sua importante. Secondo lui i continui processi di invasione e di assestamento suddividono la città in zone ben definite: Aree Naturali. Queste sono aree omogenee nelle quali si concentrano individui che si considerano tra loro simili in base a fattori etnici e sociali - si tratta quindi di un’area naturale se presenta al suo interno una popolazione omogenea che condivide fattori etnici sociali e culturali, non indotta da altri ma naturale. Per descrivere lo sviluppo delle aree naturali l’autore utilizza il concetto di contagio sociale, tramite cui gli individui (anche quelli devianti) si concentrano territorialmente, accentuano le loro caratteristiche di temperamento e ne cancellano altre - gli individui che aderiscono all’area naturale si contagiano naturalmente l’un l’altro rafforzando la loro unità di gruppo, sia nel bene che nel male. Concetto di Successione Quando una zona della città abitata da famiglie appartenenti a classi agiate inizia a deteriorarsi, queste si trasferiscono in una zona residenziale più lontana dal centro della città, lasciando le abitazioni a famiglie più povere - vedendo arrivare gli immigrati le classi si spostano verso l'esterno e lasciano spazio alla nuova classe immigrata nel frattempo arrivata nella nuova città, da qui il concetto di successione. Si crea mobilità sociale rapida e zone di transizione ad alta densità deviante dovuta ad un costante scambio della popolazione (alta mobilità, carenza di controllo sociale, elevata disorganizzazione sociale). L’immigrato che arriva nelle grandi città cerca di stabilizzarsi nella parte centrale per cercare lavoro, se però non riesce a trovare un'occupazione l’area naturale che si viene a creare lo estromette e viene posto ai margini della società. Concetto di “disorganizzazione sociale”: una diminuzione dell'influenza delle regole di comportamento esistenti sui membri individuali del gruppo - disorganizzazione personale. L’incapacità dell’individuo di costruire una organizzazione di vita che sia conforme alla realizzazione progressiva dei suoi interessi fondamentali: demoralizzazione. Thomas e Znaniecki - Il contadino polacco in Europa e in America (1918) Altro contributo importante è quello di Thomas e Znaniecki, fondatori insieme a Park del Dipartimento di Sociologia. Effettuano uno studio della comunità polacca (analizzando le loro prassi sociali, imomenti di ritrovo, analisi delle lettere che scrivono alle famiglie di origine in polonia, ecc) al termine del quale affermano che nonostante sia molto presente e strutturata come comunità, nel passaggio da “vecchia” a “nuova” - nel cambiamento, nella trasformazione - si ha una disorganizzazione sociale: i membri si sono dati ai Social Problems. Secondo Thomas - la scuola nel complesso - cos'è quindi la disorganizzazione sociale? È una “diminuzione dell’influenza delle regole di comportamento esistente sui membri individuali del gruppo”, in grado di provocare uno stato di disorganizzazione personale - cosa ricorda questa definizione? L'anomia di Durkheim: vi è disorganizzazione sociale quando le regole non riescono più a orientare i comportamenti degli individui. Lasciando l’individuo quasi libero questa porta anche a una disorganizzazione individuale: individuo impossibilitato a progettare la sua esistenza, costruire un futuro. La demoralizzazione è invece la carenza dei valori culturali di origine che ha sem pre guidato l’individuo - decadimento valoriale e delle condotte. La disorganizzazione sociale, personale e la demoralizzazione portano a comportamenti di natura deviante. Devianza: processo di disgregazione sociale e di demoralizzazione che hanno nella città la loro matrice fondamentale. Chicago Area Project Shaw e McKay Altro contributo importante da parte di Shaw e McKay, i quali si concentrano su un ambito particolare: la criminalità. Nel 1929 effettuano un’importante ricerca sul tasso di delinquenza (soprattutto giovanile) nella città di Chicago - da qui il nome “Chicago Area Project” Dopo aver suddiviso la città in cinque zone concentriche, calcolano il rapporto tra il numero di coloro che hanno commesso reati e la popolazione totale della zona considerata. Dalla ricerca emerge che i tassi di criminalità diminuiscono man mano che dal centro della città ci si sposta verso le zone periferiche, dove risiedono in prevalenza immigrati di diverse provenienze, mentre nelle aree semiperiferiche risiedevano gli operai specializzati e, in quelle ancora più esterne, i ceti medi. Concludono che il tasso di criminalità diminuisce in maniera inversamente proporzionale alla distanza dal centro della città: più aumenta la distanza dal centro più diminuiscono i tassi di criminalità (chiamata Legge del Gradiente). | due studiosi mettono in evidenza come i giovani che vivono in aree socialmente disgregate hanno maggiore probabilità di venire a contatto con individui che abbracciano i valori criminali e delinquenti. Quindi in queste aree si sviluppa una tradizione delinquenziale, attraverso cui i valori devianti vengono trasmessi (trasmissione culturale). Aree delinquenziali: tipi specifici di area naturale che incoraggiano i rapporti simbiotici fra diversi tipi di devianza. Queste tradizioni di delinquenza sono trasmesse attraverso contatti personali e di gruppo. La disgregazione sociale infatti influenza i giovani e li conduce alla delinquenza: Teoria della Trasmissione Culturale - criminale non si nasce ma lo si diventa attraverso un processo di trasmissione culturale. Alla base di questa disgregazione sociale vi sono i seguenti fattori: 1) Basso status economico; 2) Mescolanza di gruppi etnici diversi; 3) Alta mobilità dei residenti; 4) Nuclei familiari disagiati e spezzati. Questo processo di disgregazione sociale indebolisce l’efficacia delle agenzie del controllo sociale. Concetti importanti: Area Naturale, Social Problems, rapporto ambiente e tipo di comportamento che si viene a creare. Approccio Socio-Processuale La teoria della trasmissione culturale rappresenta il punto di passaggio dall'approccio socio- strutturale a quello processuale. La scuola di Chicago ha fatto come da tramite tra i due approcci. Si mette in luce come la devianza segua una logica processuale: all’interno di un contesto sociale vi sono delle interazioni che possono portare a trasmettere valori devianti di quella tipica cultura (aspetto dinamico della devianza). Si hanno due teorie che fanno parte di questo approccio: - Teorie Interazioniste: Concepiscono la devianza come un fenomeno socialmente costruito (costruito dalle interazioni/relazioni strette tra i membri di un particolare gruppo). Si interrogano sul modo in cui i comportamenti vengono definiti devianti e sul perché certi individui e certi gruppi e non altri diventano devianti - chi devia è colui che non svolge la funzione che gli è stata assegnata inizialmente attraverso uno status/ruolo (Comportamento che si discosta dalla media delle aspettative). Vogliono capire come e se il comportamento deviante non riguarda un ruolo ma un aspetto culturale e sociale di come questi valori - culturali e sociali - vengono trasmessi e impartiti alle nuove generazioni. Perché all’interno dello stesso contesto sociale alcuni gruppi diventano devianti/criminali e altri no?; - Teorie del Controllo: Postulano che il reato si verifichi in conseguenza di uno squilibrio tra impulso all’attività criminosa e il controllo sociale (forze repressive e condizionamenti) - mentre nelle teorie interazioniste la devianza e la criminalità dipendono soprattutto dalla trasmissione culturale di valori devianti e criminali (vi è una sorta di socializzazione alla devianza e al crimine), per le teorie del controllo la devianza sarebbe il risultato di un controllo sociale non più in grado di placare gli impulsi criminali degli individui. Nelle prime il deviante è colui che si discosta dalle aspettative e sfugge al controllo, in queste invece c’è una visione più dinamica delle forme di controllo sociale, anche perché vengono individuate delle forme di controllo interne all'individuo e non solo esterne (come l’autocontrollo: nascono e si strutturano nel rapporto che si viene a creare tra individuo-famiglia-società. Il controllo nasce dai rapporti e dalla socializzazione ma ne esistono più forme che dipendono dall’interazione del bambino da quando nasce fino all’età adulta). Teorie Interazioniste - Contributo di Sutherland Si tratta di un esponente dell’ultimo periodo della Scuola Ecologica di Chicago. Riprende il concetto di “trasmissione culturale" per analizzarlo in un’ottica più dinamica. Si ha un grosso legame con il concetto di trasmissione culturale e soprattutto sull’utilizzo delle tecniche di ricerca. Viene ricordato per due aspetti teorici: 1) Rapporto tra apprendimento sociale e devianza; 2) La costituzione/formazione di associazioni differenziali all’interno della società. Viene ricordato principalmente per la Teoria delle Associazioni Differenziali. Apprendimento sociale e associazioni differenziali: Sutherland (1934) - Sposa la prospettiva dell’apprendimento della condotta deviante: si basa sull’assunto che gli orientamenti valoriali e normativi (nonché le motivazioni e le modalità) per violare le leggi, sono acquisiti attraverso l’interazione con gli altri - il comportamento criminale non si eredita ma si apprende come una qualsiasi altra forma di comportamento. Questo viene appreso sempre nello stesso modo, deviante o conforme che sia. (comportamenti che violano le leggi della cultura dominante) - il problema del comportamento deviante e criminale e la loro definizione si presenta nel momento in cui due culture diverse (e portatrici di valori diversi) convivono all’interno dello stesso sistema sociale; - Si genera un conflitto culturale quando il comportamento di un soggetto, che appare conformarsi alle norme della propria cultura di appartenenza, risulta essere in contrasto con le norme di condotta della cultura dominante Il comportamento che viene definito deviante secondo i parametri della cultura dominante non è percepito nella sua valenza trasgressiva da parte della persona che lo pone in essere, perché risponde ai suoi originari parametri culturali. Il problema è nel confronto fra culture, che produce conflitto e soprattutto contrasto tra differenti norme di condotta. L'apprendimento di norme contraddittorie presuppone l’esistenza di un contesto sociale in cui le prescrizioni di un gruppo culturale sono in contrasto con quelle di un altro - si hanno gruppi culturali in contrasto in quanto contrastati dalla cultura dominante. Questo può produrre alti tassi di criminalità. I Conflitti Culturali Parla di due tipi di conflitti che si vengono a instaurare: 1) Conflitto culturale primario: vera e propria collisione di norme appartenenti a due sistemi culturali diversi. Mostra la “forza” della cultura dominante, che mira a delegittimare (considerandole devianti e quindi non accettabili) le norme di vita quotidiana di gruppi che tendono ad affermare il proprio sistema culturale - emerge quando vi è uno scontro tra norme appartenenti a due gruppi sociali diversi (esempio: società italiana e gruppo culturale della comunità cinese/africana/ecc), conflitto in cui la cultura dominante cerca di delegittimare quella secondaria; 2) Conflitto culturale secondario: presenza di sottoculture entro il quadro di una cultura dominante alle prese con una società sempre più differenziata e multietnica - cultura dominante che si scontra con tanti sistemi culturali diversi. Differenze tra Società Interculturale e Società Multiculturale: Interculturale - integrazione tra più culture. Vi è un tentativo di mescolanza, conoscenza. Ad oggi vere e proprie società interculturali, nel significato più completo della parola, non esistono. Multiculturale - società in cui più culture convivono, anche in maniera pacifica, rimanendo ognuna legata alla propria. Non c’è contatto, mescolanza (esempio: società londinese, entrano in contatto ma non stretto). Sellin parla di questa forma di conflitto culturale in quanto questo sarebbe alla base della criminalità posta in essere dalle persone immigrate e dai loro figli. Nota che esiste anche una differenza di comportamento deviante/criminalità messa in atto dalla prima o seconda generazione di immigrati (criminalità dei padri diversa dai quella dei figli). In America, nei primi decenni del ’900, la prima generazione di immigrati veniva denunciata perché commetteva un fatto che nel suo paese d’origine era regolato da norme di condotta “diverse”. Commettevano perciò reati contro le norme americane per mancanza di conoscenza della cultura in cui erano approdati. La seconda generazione tende a compiere un numero maggiore di reati e molto più simili a quelli degli autoctoni (= abitante originario). | figli degli immigrati faticano ad integrarsi, combattuti fra i valori e le norme di condotta trasmessi dalla famiglia e i valori e le norme della società d’accoglienza (disorientamento culturale). | crimini non sono quindi legati alla cultura originaria, commettono atti criminali in quanto sono disorientati culturalmente, faticano ad integrare i due mondi culturali. David Matza Cresce come studioso nella Scuola Ecologica di Chicago dell’ultimo periodo. Ha fornito una serie di teorie molto rivoluzionarie. Scrive un libro molto importante che s'intitola “Come si diventa devianti” attraverso non solo l’interazione ma altri meccanismi (come la socializzazione all’interno di gruppi ristretti). Matza richiama una prospettiva in cui l’individuo (soprattutto giovane) è attratto dalla devianza (e ne spiega la dinamica), sottintendendo che sono i fattori connessi alla socializzazione e al controllo sociale che devono orientare i soggetti al conformismo - partendo dallo studio della devianza sostiene che tutti gli individui sono attratti da essa, anche coloro a cui sono stati trasmessi valori conformi (vedono nella devianza qualcosa di proibito ed eccitante). Nella sua elaborazione teorica affronta tre direttive teoriche (concetti fondamentali): =. Valori clandestini; - Tecniche di neutralizzazione - messe in atto soprattutto da devianti e criminali in seguito al reato. Richiama o ricorda le tecniche di disimpegno morale elaborate da Bandura; - Attrazione o impulso verso il comportamento deviante Valori Clandestini Nella morale corrente esistono valori manifesti, dichiarati o ufficiali (sicurezza, consuetudine, autocontrollo), e una serie di valori clandestini (ricerca dell'avventura, dell'eccitazione, del brivido) - all’interno della nostra società esistono due tipi di valori, quelli manifesti (dichiarati ed espressi pubblicamente da ciascun individuo appartenente al gruppo) e clandestini (comportamenti o condotte clandestine che danno brivido e eccitazione). La società riconosce entrambi questi “valori”, ma mentre i valori manifesti fanno parte della quotidianità, i valori clandestini vengono confinati in periodi e spazi particolari (carnevale, stadi). | valori clandestini non sono valori devianti (trovano riconoscimento nella comunità): sono tenuti in disparte fintanto che non si presentino il momento e le circostanze opportune per la loro manifestazione. La morale del deviante non si oppone a quella della società, bensì ne allenta i vincoli etici - le società riconoscono entrambe le tipologie di valori, ma mentre i primi fanno parte della quotidianità, le seconde vengono destinati in periodi e spazi particolari, emergono e sono autorizzati solamente in determinate occasioni (ad esempio il carnevale - valore clandestino o norma di evasione). Tecniche di Neutralizzazione Il problema nasce quando nella quotidianità ci si fa portatore di valori clandestini: nel momento in cui un individuo si lascia andare ad un comportamento deviante mette in atto una serie di tecniche per cercare di sminuire ciò che egli ha compiuto, ovvero mette in atto le tecniche di neutralizzazione. Il contributo fondamentale di David allo studio del comportamento deviante e criminale riguarda il fatto che non esisterebbero valori devianti che si oppongono a quelli conformi: anche chi appartiene ad un’associazione differenziale non criminale può abbandonarsi a commettere il crimine, anche colui che ha interiorizzato valori non devianti riuscirà a commettere atti devianti in quanto andrà a sospendere la sua adesione alle norme sociali (le motivazioni che legittimano chi delinque non sempre implicano l'interiorizzazione dei valori di una sottocultura contrapposta all'ordine sociale dominante). Il deviante è colui che accentua i valori clandestini e non rispetta tempi e circostanze opportune (sospensione di norme legali e sociali). David considera il deviante un individuo che partecipa al sistema dei valori legittimo, tanto da essere in grado di elaborare delle giustificazioni circa la propria azione. E un individuo che pur avendo interiorizzato valori legali conformi riesce a sospendere la sua adesione commettendo atti devianti e criminali. Come fa a superare questa cosa? Attraverso le tecniche di neutralizzazione. Le tecniche di neutralizzazione sono tecniche linguistiche con le quali allontanare quei sensi di colpa che seguono la violazione di norme, modalità attraverso cui gli individui cercano di individuare delle giustificazioni, minimizzazioni delle azioni che hanno messo in atto per far diminuire il peso psicologico per aver commesso l’azione deviante, per aver sottoposto altri a sofferenze - tentano di alleggerire la loro tensione psichica a seguito della violazione di alcune norme (lo stesso Bandura si è ispirato alle tecniche di Matza e Sykes - Techniques of Neutralization: A Theory of Delinquency (1957). Quali sono le tecniche messe in atto? 1) “Non è colpa mia” (deresponsabilizzazione) - utilizzare espressioni, serie di parole e tecniche linguistiche che cercano di deresponsabilizzarsi; 2) “Si stava scherzando/Scambio di opinioni” (svalutazione dell’atto ricorrendo ad eufemismi) - svalutare la gravità dell’atto compiuto 3) “Se l'è voluta” (colpevolizzazione della vittima/disumanizzazione della vittima) - “se non avesse... io non...”; 4) “Non avete il diritto di giudicarmi” (colpevolizzazione degli accusatori) - chi commette il reato individua la sua superiorità morale: chi lo giudica viene considerato come fosse inferiore e con una morale sbagliata ed eccessivamente rigida; 5) “Obbedisco ad un proposito superiore” (adesione ad un codice d’onore/giustificazionismo morale) - quel comportamento come espressione di un gruppo, ecc; 6) “Non l’ho mica ammazzato” (ridimensionamento). Tutte queste tecniche consentono all’individuo di ritornare poi a uno stato di normalità. Sono una serie di giustificazione che consentono all’individuo di autoassolversi: non solo coloro cresciuti in una cultura deviante mettono in atto un comportamento criminale ma da chiunque (il quale mette poi in atto queste tecniche per non auto riconoscersi come criminale o deviante). Il deviante neutralizza il vincolo normativo dell'ordine legale della società allargando l'ambito di giustificazione della devianza - ricorre alla giustificazione del proprio atto, è come se affermasse di essersi momentaneamente allontanato dal vincolo normativo. E proprio attraverso la sperimentazione di queste tecniche che i giovani approdano alla delinquenza, e non tramite convinzioni e atteggiamenti ideologici e morali in diretta contraddizione con quelli che caratterizzano la società in generale. Le tecniche di neutralizzazione valgono in generale per tutti coloro che compiono reati, ma Matza le ha analizzate soprattutto con riferimento ai comportamenti devianti dell'età giovanile. Non ne parlano Matza e Sykes ma esistono anche tecniche di neutralizzazione messe in atto dalla vittima: il peso psicologico di aver subito un atto deviante può portare a mettere in atto strategie difensive volte quindi a sminuire il danno subito quasi a volersi scrollare di dosso l’etichetta/ condizione di vittima. 1) - tentativo di negar o sminuire il danno sofferto; 2) - molto spesso rientra nelle cosiddette “strategie di copying/blaming”. All’interno della violenza domestica (vittime entrano nel circolo della violenza); 3) - comesela vittima non volesse far percepire agli altri la sua vulnerabilità; 4) - affermano/si dicono fiduciosi nella giustizia. Attrazione o impulso verso la devianza Matza afferma che gli individui sono fatalmente attratti dalla devianza e dal crimine per un brivido di attrazione: l’attrazione dà origine all’azione deviante.Tale impulso nasce da circostanze accidentali e imprevedibili ma, in realtà, ha alle spalle un processo graduale di movimento “attrattivo” verso la devianza che è scarsamente percepito da chi lo vive. È un processo analizzato con riferimento a soggetti che sono alla ricerca di una propria identità sociale (adolescenti/giovani). Molti individui sono naturalmente attirati dal comportamento deviante e non ne sono sempre pienamente consapevoli. David studia soprattutto i giovani che tendono a diventare devianti perché il periodo d’età giovanile è quello maggiormente permeabile al comportamento deviante: l’individuo non è ancora formato al completo. La base dell’impulso irresistibile si trova entro un’area della struttura sociale in cui il controllo è stato allentato, senza tuttavia la presenza di un'organizzazione autonoma ruotante attorno all'azione illegale. Il deviante si colloca in un limbo tra convenzione e illegalità combattuto fra le azioni di tipo delinquenziale e quelle di tipo convenzionale. Una volta che l'impulso verso la devianza si sarà fatto strada e la costrizione esercitata dalla legge sia stata neutralizzata, la condotta antisociale si verificherà - in questo stato di disorientamento in cui l'individuo non sa se commettere un atto criminale o meno (se i fattori sono carenti e non presenti sarà più propenso a diventare deviante). Secondo Matza chiunque è attratto dal comportamento deviante e questa condizione è inconsapevole in chi la vive. È una condizione presente nell'età giovanile poiché l'individuo è in costante ricerca di costruire la propria identità, vive uno stato di disorientamento già di per sé (momento di formazione e ricerca costante di una propria identità). Perché alcuni ragazzi che si trovano in quelle condizioni si dedicano a un comportamento deviante e altri, nella stessa situazione confusa (e attratti dalla devianza in egual modo), non lo fanno? Variabile importante: dipende se nel contesto in cui vivono vi è un allentamento del controllo sociale sia di natura formale che informale. Se non è presente nessuno a cercare di far desistere il ragazzo, questo supera la soglia e mette in atto comportamenti devianti, al contrario, pur essendone attratto, se l'individuo ha al suo fianco una guida che lo informa e istruisce nel momento in cui è disorientato probabilmente resterà aderente ai comportamenti conformi. - La punizione (la trasgressione ha un costo). | due autori danno importanza a una forma di controllo da parte dei genitori molto stringente, tanto che afferma che devono agire tempestivamente e cercare di far capire al bambino che ogni trasgressione ha un costo (la propensione a commettere atti devianti emerge nei bambini di 8-10 anni e sarà riscontrabile anche all’età di 16 anni, nonché in età adulta). Il crimine deriverebbe quindi da un problema di debolezza o inconsistenza del self-control (il criminale/deviante è colui che ha un basso autocontrollo delle sue azioni). Quando l'autocontrollo non si è sviluppato nel corso dell’infanzia, manifesta tutta la sua carenza e disfunzionalità attraverso aspetti di egocentrismo, impulsività, insensibilità. La maggior parte dei crimini denota la ricerca della gratificazione semplice e immediata, dell’eccitazione, del rischio. Un basso self- control è associato non solo al crimine, ma anche ad atti che denotano debolezza morale e civica. Attraverso il costrutto del basso autocontrollo (low self-control) è possibile “spiegare” tutte le forme di comportamento deviante. Approccio della Social Reaction Le Teorie dell’etichettamento sostengono che le varie categorie di devianza esprimono la struttura di potere della società, che affibbia delle etichette (devianti) agli individui. È quindi il controllo sociale a indurre alla devianza. Le Teorie del Conflitto pensano invece la società sia caratterizzata da un insieme di gruppi con interessi e valori in contrapposizione e da uno Stato che sostiene i valori e gli interessi dei gruppi di potere. L'approccio della Social Reaction cambia totalmente la prospettiva nello studio della devianza in due direzioni: da un lato ci sarà una corrente teorica che dirà in sé per sé che la devianza non esiste ma è il risultato dell’azione sociale; dall’altra teorie considerano l’armonia e il conformismo come elementi che consentono di non dare vita a comportamenti di devianza (il conflitto è per loro il motore della società stessa, non sono disfunzionali ma funzionali allo sviluppo del gruppo e della società). Il conflitto viene considerato come un elemento in grado di prevenire la devianza e tutte le forme di criminalità. All’interno delle teorie del conflitto si hanno vari contributi, ad esempio Coser, ecc. La devianza non è la qualità di un atto compiuto da una persona, ma piuttosto la conseguenza dell'applicazione di sanzioni da parte di alcuni nei confronti di un trasgressore - la devianza in sé non esiste, un individuo viene considerato deviante quando un gruppo sociale lo ritiene tale. Si tratta di un processo che parte dalla reazione sociale e va ad attaccare “un’etichetta”: il deviante è un individuo a cui questa etichetta è stata applicata con successo. Il comportamento dell’individuo non è deviante in sé, viene solo riconosciuto come tale. Ritengono che lo studio della devianza debba spostare il suo focus dall'attore e dall'atto devianti verso l'opinione pubblica (reazione sociale). Lemert Lemert è ricordato per “Social Pathology” (1951), libro di patologia sociale che sta a significare che è la società ad essere patologicamente malata in quanto è essa stessa la causa principale della devianza, è questa che spinge l’individuo a diventare deviante. Secondo lui esiste un processo che porterebbe l’individuo da forme quasi inconsapevoli di devianza ad assumere un ruolo deviante. Esistono due tipi di devianza: Devianza Primaria: un comportamento che, pur essendo obiettivamente deviante, non viene censurato e, quindi, non comporta una ridefinizione dello status sociale del trasgressore (semplici trasgressioni) - le devianze primarie sono delle semplici trasgressioni che hanno una scarsa visibilità/impatto nell’opinione pubblica. Il problema è quando il comportamento deviante viene ripetuto in maniera frequente, diventando visibile e scatenando una forte reazione da parte della società: a questo punto si ha il passaggio da primaria a secondaria. Devianza Secondaria: quando il comportamento deviante è ripetuto frequentemente, acquista evidente visibilità ed allora si scatena una reazione sociale: a questo punto si ha il passaggio alla devianza secondaria (comportamento strutturato) - l'individuo non farebbe altro che comportarsi così come l’etichetta che la società gli ha affibbiato. Come per tutte le teorie viste fino ad adesso occorre vi siano dei passaggi che portano l’individuo ad essere casualmente deviante ad assumere un vero e proprio comportamento come tale. Il passaggio dalla devianza primaria alla devianza secondaria è formato da un meccanismo di interazione a più stadi che vede un progressivo rafforzamento nella condotta deviante come effetto di un incremento ripetuto di sanzioni sociali e di formale stigmatizzazione. Secondo Lemert maggiore sarà la sanzione sociale, maggiore sarà la devianza (maggiori sanzioni sociali = maggiore devianza). L'attore muta l'originaria autovalutazione del proprio comportamento, accetta il suo status di deviante ed opera gli adattamenti di ruolo corrispondenti. Processo di concatenazione degli eventi e devianza secondaria Devianza primaria + Sanzioni sociali + Ulteriore devianza primaria + Sanzioni ed emarginazioni più intense + Ulteriore devianza seguita da ostilità e risentimento... soglia di passaggio alla devianza secondaria... La crisi tocca la soglia della tolleranza che si manifesta con la stigmatizzazione formale della comunità + Perpetrazione della condotta deviante in reazione alla stigmatizzazione e le pene subite + Accettazione finale dello status sociale di deviante e adattamento al ruolo ad esso associato (interiorizzazione dell’immagine deviante a seguito dell’etichettamento). L’individuo reagisce alla stigmatizzazione con un comportamento deviante. Si tratta di un’interazione a più stadi, nel passaggio dalla devianza primaria a quella secondaria l’individuo può tornare indietro, ma non riesce. La reazione sociale porterà gli individui che commettono atti devianti a intraprendere una vera e propria carriera deviante. Howard Becker - La Costruzione Sociale della Devianza Riprendendo Lemert, prende in considerazione elementi di contesto, fattori politico-culturali e dimensioni di potere, che entrano in gioco nella definizione delle situazioni e nella stigmatizzazione degli attori sociali. La costruzione della devianza sarebbe una vera e propria costruzione sociale, un processo che avviene durante l'interazione tra persone ma soprattutto costruzioni che derivano da cose politiche ed economiche. “La costruzione sociale” della devianza dipenderebbe dall’incrocio di due variabili: 1) conformità o meno di una atto ad una norma particolare; 2) percezione dell’atto, da parte della gente, come deviante o meno. Se dovessimo sintetizzare la teorizzazione di Becker potremmo dire che la sua teoria risponde a quattro postulati di fondo, elementi fondamentali che la strutturano. 1) la devianza non è una qualità dell’atto, ma il risultato di una definizione data da altri; 2) i devianti, definiti e identificati, non rappresentano un gruppo completo e omogeneo (includono i falsamente accusati ed escludono i devianti segreti) - afferma che all’interno di gruppi sociali coloro che vengono definiti devianti in realtà sono quelli nei quali si è deciso di produrre un’etichetta. Esistono però anche i devianti segreti, coloro che svolgono atti devianti senza che la società possa osservarli e quindi etichettarli; 8) la devianza etichettata diventa una condizione sociale dominante che squalifica la reputazione sociale del soggetto etichettato; 4) le leggi sono espressione di interessi particolari, che vengono accreditati attraverso una veste morale. L’individuo non potrà mai staccarsi l'etichetta - e riscattare la propria reputazione - a meno che non disponga di mezzi e forza per farlo. Gli Outsiders (1963) Becker parte da un’equiparazione outsider = deviante. L’Outsider è colui che infrange norme comunemente accettate nella società (im portanza del punto di vista) - nel considerare l’individuo outsider un ruolo importante è dato dagli stereotipi culturali e sociali. Spesso l'etichetta (falsamente attribuita) colpisce appartenenti ad ambienti degradati, come ad esempio il senza tetto, il tossico, ecc. Quali sono gli outsider per eccellenza, i gruppi sociali maggiormente esposti alla reazione sociale? - individui che appartengono a gruppi sociali dotati di minore potere nella società (per ragioni di etnia, genere, età, classe sociale, livello di istruzione) - coloro che appartengono a minoranze etniche, che appartengono a classi sociali più basse e cosi via; - membri di gruppi residenti in ambiti territoriali ritenuti criminogeni - il solo fatto di abitare in una zona ritenuta criminale; - individui dal cui aspetto e comportamento si può inferire che sono portatori di valori diversi da quelli dominanti - come ad esempio il parlare ad alta voce tipico di alcune etnie, o avere i dread, le treccine, avere una sorta tunica come abito, ecc; “ persone già state etichettate (esempio, ex-detenuti) - si tratta di un ossimoro, una contraddizione in quanto avendo scontato la pena non sono più ritenuto tale. Pregiudizi e preconcetti possono nascere su pettegolezzi, maldicenze e gossip. Si parte dalla derisione per caratteristiche fisiche e culturali di altri gruppi fino a arrivare a veri e propri processi di stigmatizzazione che vanno a concentrare l’attenzione sulle caratteristiche fisiche o psicologiche, elementi che vanno a connotare negativamente la persona per qualcosa che possiede e ha in maniera originale, naturale (uso di etichette, stigmatizzanti: il/la malato/a di mente, l’alcolista, l’obeso/a, il/la secchione/a, ecc). Stigmatizzazione In cosa consiste la stigmatizzazione? Goffman, sociologo canadese, scrive “Stigma” (2003) dove afferma che il modo in cui si concretizza la reazione sociale alla devianza è la “stigmatizzazione”. Questo significa contrassegnare pubblicamente le persone come moralmente inferiori, mediante etichette negative, marchi, o informazioni pubblicamente diffuse. Carriera Deviante Becker afferma che un individuo non diventa deviante all'improvviso ma intraprende una vera e propria carriera, la quale processuale. Il controllo sociale influenza il comportamento individuale attraverso un processo di sanzioni coercitive/afflittive (di tipo morale o giuridico) ed orientamenti motivazionali alle opinioni ed alle azioni. All’interno di un ruolo deviante ogni soggetto attraversa una progressione di fasi e di passaggi di status all’interno delle quali i fattori che producono devianza si combinano in modo differente, a seconda del livello di devianza raggiunto. Becker riprende Lemert e afferma che l’individuo diventa deviante attraverso un processo, si tratta di una carriera deviante, un escalation di devianza. Da dove parte la carriera deviante? Non esistono casi patologici (in senso clinico o sociale): tutte le persone sono sottoposte a stimoli di tipo deviante, pur restando agganciate ad una tensione di fondo verso la conformità sociale. La devianza non è una dimensione patologica della società in quanto è quella stessa a crearla attraverso le pratiche di etichettamento. La spinta al comportamento deviante deriva da motivazioni socialmente prodotte - il deviante viene costruito dalla società attraverso la reazione sociale e l’etichettamento. Teorie del Conflitto Molti teorici sono stati influenzati dalla teoria anticapitalista e marxiana (che vede il problema in chi detiene il potere - diseguaglianza di trattamento tra gli individui): sono le classi che detengono il potere a scegliere a chi dare le etichette. Da un lato sono presenti questi teorici del conflitto che hanno sviluppato la loro teoria nel corso degli anni ’70 (periodo di rivoluzioni ideologiche e culturali), conflitto che si risolve in contrasti di gruppi appartenenti allo stesso alveo culturale; dall’altro lato sono presenti coloro che formulano teorie del conflitto non marxiste, quindi con una base non ideologica socialista/comunista. Questi ultimi si contrappongono al Struttural-Funzionalismo: la prospettiva viene ribaltata, per questi era il comportamento conforme a garantire il mantenimento del sistema, dall’altro lato il conflitto viene visto in modo positivo in quanto considerato come un elemento normale presente in un contesto sociale e che potrebbe rappresentare il carburante e motore del sistema sociale, è visto in modo positivo. Per il funzionalismo, i fenomeni di devianza rappresentavano essenzialmente un problema disfunzionale e d’ingolfamento del sistema sociale. L'approccio conflittuale considera i fenomeni devianti come elementi normali e presenti in ogni sistema sociale che, spesso, rappresentano il “carburante” per il “motore” del cambiamento sociale La Funzione del Conflitto Sociale - Coser Coser negli anni ‘50 scrive “La Funzione del Conflitto Sociale”: già dal titolo possiamo capire che al conflitto sociale viene data una funzione positiva, in quanto assicura il cambiamento e favorisce l'integrazione e la conservazione del gruppo sociale - affermazione forte. Il conflitto è funzionale quando non mette in discussione le basi della legittimità del sistema e quando rende possibile un riadattamento delle norme e dei rapporti di potere. Il conflitto può servire a riadattare le norme e a riconsiderare i rapporti di potere. Continua Coser: la lotta degli