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Appunti secondo semestre linguistica generale, Appunti di Linguistica Generale

Appunti completi secondo semestre linguistica generale

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 28/07/2022

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andrea-buzzini 🇮🇹

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Scarica Appunti secondo semestre linguistica generale e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! 22/2/2021 LA LINGUA: UN SAPERE NON SAPUTO La lingua è un sapere non saputo→nella realtà ci sono degli oggetti che noi indaghiamo e che sono dei dati non osservabili, ossia dietro al fenomeno che possiamo individuare, di cui possiamo avere un riscontro empirico (nel nostro caso messaggi, testi costituiti da unità linguistiche), si nasconde qualcosa di invisibile: il principio strutturale/organizzativo. ↳Klee: “L’arte non riproduce il visibile, ma rende visibile”→L’indagine linguistica ha l’intento di osservare un aspetto della realtà che non è immediatamente osservabile: se noi aprissimo la calotta cranica di un parlante mentre formula un messaggio vedremmo dei processi elettrochimici, ma non riusciremmo a capire e a descrivere quel meccanismo sorprendente, misterioso, quasi assurdo per cui una raffica di suoni diventa veicolo di qualcosa di non fisico. Stiamo cercando di far emergere questo lato nascosto di quella realtà che per noi è la lingua: dietro ai nostri messaggi, ai testi che possiamo formulare e capire, si nascondono dei principi organizzativi. Capitolo 4 Rigotti-Cigada Una parola ha più significati, che però sono collegati tra loro ↑ Polisemia VS Omonimia ↓ Una parola ha più significati, che però non hanno nessun nesso tra loro es. lama Lógos→ termine polisemico: 1. Discorso/parola (nel senso di parole alla Saussure=linguaggio, atto discorsivo)/ linguaggio 2. Ragione 3. Calcolo Per noi non grecofoni non è immediato percepire il nesso tra queste 3 accezioni. I latini l’hanno tradotta con 2 parole (endiadi=un concetto viene espresso attraverso due termini): ratio et oratio. Per noi non è così immediato il rapporto tra l’accezione di ragione e quella di discorso/ linguaggio. È più evidente per noi il nesso tra ragione e calcolo=procedimento in ambito matematico/algebrico legato alla ragione. L’accezione di “calcolo” era presente anche nel latino ratio, infatti i latini usavano l’espressione a rationibus per indicare un ragioniere ante litteram, colui che si occupava dei calcoli nell’amministrazione della vita dell’impero. Il termine italiano “ragione” per un periodo ha veicolato il significato di calcolo, che ora non si usa più, es. Palazzo della ragione=municipio, dove si svolgono le funzioni di amministrazione della vita consociata (calcoli). Lógos in italiano continua, è produttivo in alcuni termini: es. logica, glottologia, biologia, zoologia (-logia=suffissoide=parole originarie che poi hanno assunto un ruolo 1 grammaticale nell’evoluzione della lingua). In italiano la logica è una disciplina che si occupa del ragionamento, dei processi della ragione. In italiano lógos continua come radice in termini che separano le accezioni di discorso e ragione. Questo lo vediamo per esempio in “logica” che è la scienza del ragionamento, non la scienza del linguaggio. Ma avevano ragione i greci a percepire questo nesso profondo tra ragione e linguaggio? Partiamo dall’esperienza che abbiamo di ragione e consideriamola come un organo, paragonabile agli organi percettori (vista, udito, organi che ci mettono in rapporto con una parte di realtà)→la ragione è un organo che mette in rapporto l’uomo con tutto ciò che si dà nell’esperienza, con la totalità della realtà. La ragione ci mette in rapporto con tutto ciò che si dà nel mondo reale (realtà concreta), ma anche nei mondi possibili (es. letteratura della fantascienza, fiabe ecc.). Percezione in tedesco→Wahrnehmung da wahr-nehmen →l’organo percettore mette capo a una percezione, che è una presa d’atto della realtà (ciò che è wahr=vero). Rapporto profondo tra linguaggio e ragione: attraverso i messaggi che costruiamo interagiamo con la realtà alla quale siamo collegati attraverso la ragione(=organo del tutto). ARTICOLAZIONE DEL DISCORSO Fin dalla percezione degli antichi (soprattutto i grammatici latini) il discorso è stato percepito come qualcosa di complesso/articolato→vox articulata Metafora biologica: per indicare la complessità interna del discorso gli antichi usavano il termine “articolazione”, che si usa anche per indicare le articolazioni del corpo umano (articulus da artus). Fin dall’antichità, quindi, il linguaggio viene paragonato a un tutto organico come il corpo umano. André Martinet (strutturalista) parla di doppia articolazione della lingua: 1. Prima articolazione: tocca allo stesso tempo sia significante che significato: es. il gatto beve il latte→l’enunciato è il risultato di un’articolazione di elementi: il-gatto-beve-il- latte. Gatt-o (Gatt-=base lessematica -o=morfo) sostantivo articolato→la -o è una strategia di manifestazione, un significante che veicola un significato→manifesta il significato di genere maschile e numero singolare. Gli elementi che fanno parte della prima articolazione sono costituiti da un significante e da un significato, sono entità linguistiche di diverse dimensioni che hanno un significato e un significante. 2. Seconda articolazione: tocca solo il livello del significante: es. un fono come -p, -b, -d di per sé non hanno significato, ma permettono a noi di differenziare i significati quando usiamo il fono→ es. pere e bere: p- e b- hanno funzione distintiva perché permettono di distinguere i significati. 2 APPROFONDIMENTO DEL PRINCIPIO DI CONGRUITÀ Alla base della composizionalità sta la congruità ed è ogni predicato a selezionare gli argomenti congrui. Prendiamo un predicato e proviamo a costruire nessi predicativo-argomentali: • Luigi • La bambina • *L’acqua • *La gioia “La gioia cammina” in un’interpretazione letterale è un nesso predicativo-argomentale non congruo, MA ci sono casi in cui la non congruità tra argomento e predicato non mette capo a una totale insensatezza, ci porta a reinterpretare il predicato, a dare un’interpretazione metaforica, a livello figurativo non più letterale. INSENSATEZZA (UNSINN) E CONTRADDIZIONE (WIDERSINN) Insensatezza→nasce quando è violato il principio di congruità: es. *questa montagna è intelligente (sensato in un contesto particolare: se volessimo lodare il creatore della montagna), *il tavolo legge il giornale, *lo scoiattolo scala il Mar Egeo. Le insensatezze le costruiamo noi in momenti di riflessione metalinguistica (es. lezioni di linguistica generale) per capire se le parole si possono combinare o no, ma l’insensatezza di fatto non crea testo, non è dicibile⇒il non senso compare solo a livello metalinguistico. Il non senso non compare a livello comunicativo, ma solo a livello metacomunicativo: • Teatro del non senso di Beckett e Ionesco: leggendo i testi delle pièce teatrali ci sono dei momenti in cui la composizionalità è frammentata, ma non sono testi insensati. Gli autori del teatro del teatro del non senso vogliono comunicarci un livello di significato molto profondo: in questi momenti del discorso in cui è lesa la legge della congruità questi autori vogliono comunicarci il disorientamento dell’uomo moderno, che vive un momento di disagio perché ha perso i suoi punti di riferimento. • Testi di soggetti psicotici: spesso il messaggio viola le leggi della congruità, ma non si tratta di testi insensati perché questo apparente non senso ci porta a cogliere un senso a livello più profondo, esprimono il disagio, la sofferenza di quei soggetti che hanno una certa patologia. Contraddizione→fenomeno che scatta con questo tipo di enunciati: ho mangiato la pasta ma sono digiuno, questo numero è pari e dispari. Husserl ha fatto la distinzione tra contraddizione e insensatezza. La contraddizione nasce quando violiamo il principio di non contraddizione, che era stato messo in evidenza da Aristotele: una cosa non può essere e non essere nello steso tempo e sotto il medesimo aspetto. Qualsiasi nostro pensiero si fonda su questo principio. Si costruiscono testi contraddittori per correggere la contraddizione. 5 Cammina 1/3/2021 LA NATURA DEL SIGNIFICATO (cap. 4.6) In questa parte vediamo quali sono le condizioni da rispettare perché si costruisca un testo sensato, prendiamo cioè in esame i processi che sono preposti alla costituzione del senso testuale. Per avere un discorso dobbiamo intrecciare parole argomento e parole predicato. Perciò le condizioni da rispettare perché si abbia senso testuale hanno a che fare con i predicati che intrecciamo con gli argomenti. La congruità di un testo dipende da 5 fattori che caratterizzano ogni predicato. Quando queste condizioni che caratterizzano ciascun predicato sono realizzate il testo risulta congruo, ossia sensato: 1. Numero degli argomenti→ogni predicato seleziona un certo numero di argomenti 2. Qualità degli argomenti→possono essere di natura/qualità diversa 3. Ordine degli argomenti ⇒ Questi primi 3 requisiti ci permettono di caratterizzare quello che viene chiamato frame, schema argomentale. Ogni predicato ha uno schema argomentale=Ogni predicato apre delle sedi/posizioni argomentali in cui potranno essere inseriti gli argomenti. 4. Ogni predicato contribuisce alla costruzione del senso attraverso un punto preciso in cui si applica, attraverso un campo di azione (scope). Al variare dello scope cambia l’apporto che quel predicato dà al senso testuale 5. Contenuto/implicazioni del predicato 1. NUMERO DEGLI ARGOMENTI I predicati sono parole centrali nella costruzione del testo perché indicano i modi di essere e permettono di individuare i frammenti di mondo. Possono essere azioni (verbi) ma anche qualità (aggettivi). Dobbiamo pensare a un predicato come a una parola che individua una scena e gli argomenti sono i protagonisti imprescindibili di questa scena (Benveniste ha paragonato l’atto comunicativo al processo che si svolge sulla scena di un teatro). I predicati devono rispondere a un primo requisito che si riferisce al numero degli argomenti. Predicati monoargomentali/monadici→selezionano un solo argomento Es. “dormire”, “camminare” quante sono le entità selezionate da questo modo di essere? Basta una persona. Es. “bianco”, “verde” aggettivi che necessitano di una sola entità. NON far coincidere la parola “predicato” con predicato verbale→siamo ora a livello logico- semantico (sotto quello della sintassi), perciò usiamo la parola “predicato” inteso come modo di essere (verbo o aggettivo), non con l’accezione di predicato verbale (livello sintattico). Px (P di x)→rappresentazione logica del predicato, P=predicato x=argomento, variabile oggettuale. Px è la formula logica che descrive qualsiasi predicato monoargomentale. Possiamo rappresentare un predicato monadico con un grafo semantico: P indica qualsiasi predicato (nodo), freccia dal predicato all’argomento che indica che è il predicato a individuare i suoi argomenti (nodo). 6 Supponiamo di avere un enunciato del tipo: “Enrico passeggia con Simona” Passeggiare rimane un predicato monadico. Una certa entità coinvolta dal passeggiare può associare il proprio passeggiare al passeggiare da parte di un’altra entità (nello stesso tempo e luogo), non cambia il numero degli argomenti di passeggiare. Andare sempre al riscontro nell’esperienza: chiedersi chi sono i protagonisti che devono assolutamente esserci perché si svolga l’azione. Se avessimo: “Enrico e Simona passeggiano” espressione ambigua, dobbiamo disambiguare la congiunzione “e”. Potremmo interpretare: 1. Enrico passeggia con Simona 2. Enrico passeggia. Simona passeggia→in tempi e luoghi diversi, interpretazione distributiva Passeggiare comunque rimane un predicato monoargomentale. Predicati biargomentali (diadici)→ P(x1 x2) es. leggere: perché si dia una scena di lettura quante sono le entità imprescindibili? 2: colui che legge e l’oggetto che viene letto (gli occhiali non costituirebbero un terzo argomento, fanno parte del lettore). es. maggiore/uguale/vicino/davanti: Luigi è maggiore/uguale/vicino/davanti di Marco. Aggettivi di natura relazionale. Supponiamo di avere→ A: Luigi è uguale B: A chi? A:a nessuno→il testo è insensato perché nella nostra consapevolezza di parlanti sappiamo che se stiamo mettendo a tema una situazione di uguaglianza questa necessita di due entità. Prendiamo il predicato “mangiare”: perché si dia una situazione di mangiare deve esserci chi mangia e un cibo commestibile. Rarissimamente mangiare esplicita a livello sintattico il suo argomento, lo fa quando deve esplicitare particolari connotazioni (è ovvio che chi mangia mangia cibo). Oggetto interno→non si esplicita a livello sintattico, ma solo quando è necessario connotare il tipo di cibo nel caso di mangiare: es. lui non mangia cibi grassi. Predicati triargomentali (triadici)→P(x1 x2 x3) es. dire: mittente, oggetto del discorso e destinatario Dare: partecipante che è in possesso di e attraverso il procedimento del dare si spossessa di quello che ha a favore del destinatario, che entra in possesso di. Promettere→il mittente dice qualcosa a qualcuno, che si impegna di realizzare Promettere ≠ dire: promettere è un dire e richiede che l’oggetto che si promette sia qualcosa di positivo, che rientri nelle facoltà di realizzazione di chi promette e deve essere qualcosa di futuro. 7 ⇒I conversivi lessicali sono predicati che individuano la stessa situazione, ma propongono una diversa direzione di lettura, segnalata dalla permutazione dell’ordine degli argomenti. Altri conversivi lessicali: • Luigi è marito di Maria↔Maria è moglie di Luigi • Vendere/comprare: vendere è un predicato tetrargomentale. Proviamo a permutare x1 senza cambiare la situazione comunicativa: Luigi vende a Giovanni una casa per €300.000→Giovanni compra da Luigi una casa per €300.000 • Sotto/sopra→se x1 è sopra a x2, x2 è sotto a x1 • Davanti/dietro • Destra/sinistra NB non sempre esiste il conversivo lessicale, ma lo possiamo costruire: es. Luigi aiuta Pietro→Pietro è aiutato da Luigi Aiutare non ha un conversivo lessicale→ricorriamo alla diatesi passiva, che è uno strumento morfologico. ⇒L’ordine degli argomenti è diverso dall’ordine delle parole. Prendiamo un predicato come promettere: La mamma (x1) promette lo skateboard (x2) a Pietro (x3)→in questa realizzazione sintattica è mantenuto l’ordine delle parole corrispondente all’ordine degli argomenti. A Pietro (x3) la mamma (x1) promette lo skateboard (x2)→abbiamo messo al primo posto il terzo argomento. Ricorda esempio di Zampanò. Tema=ciò di cui si parla e è noto a entrambi gli interlocutori Rema=elemento su cui vogliamo mettere enfasi Mettendo in prima posizione il terzo argomento il parlante vuole sottolineare che rema, l’aspetto informativo nuovo, è “a Pietro”. Per individuare il rema in un certo testo dobbiamo ricostruire la domanda all’origine del testo. Ogni testo ha all’origine una domanda, in questo caso: a chi la mamma promette lo skateboard?. L’ordine delle parole è diverso dall’ordine degli argomenti. ↳L’ordine degli argomenti è a livello semantico e può essere manifestato da diversi ordini delle parole. 8/3/2021 4. CAMPO D’AZIONE (SCOPE) DEL PREDICATO Campo di azione=punto su cui il predicato agisce all’interno del messaggio e da ciò dipende il contribuito che quel predicato dà al senso testuale. Esempio avverbio “non”→ Non lavoro per divertirmi Messaggio ambiguo: potrebbe essere letto con 2 intonazioni diverse. 10 1. Nel primo caso la negazione “non” seleziona con il suo scope “per” che introduce “per divertirmi”→la ragione per cui il parlante lavora non è quella di divertirsi. 2. Nel secondo caso “non” seleziona “lavoro” con il suo scope, indicando che il parlante non lavora perché intende divertirsi. Esempio con “forse”: 1. Forse Maria domani parte per Roma 2. Maria, forse, domani parte per Roma 3. Maria domani parte per Roma, forse 4. Maria domani parte forse per Roma 5. Maria forse domani parte per Roma Non sempre abbiamo il medesimo campo d’azione. In questo caso il campo d’azione di forse può essere più o meno esteso: 1. Proviamo a sostituire forse con un’espressione sinonimica: è probabile il fatto che Maria domani parta per Roma. Lo scope di forse è l’intero enunciato 2. Inciso→lo scope di forse è ancora tutto l’enunciato 3. Il predicato seleziona come campo d’azione tutto l’enunciato 4. Il predicato seleziona come campo d’azione Roma 5. Il predicato seleziona come campo d’azione domani 5. IMPLICAZIONI DEL PREDICATO Il contenuto di un predicato coincide con le sue implicazioni. Per implicazioni si intende ciò che accade quando il predicato ha luogo. es. predicato costruire: Giovanni ha costruito una casa Quando il costruire ha luogo, la casa comincia a esistere. Se il costruire ha luogo implica che la x2 (casa) da non esistente cominci ad esistere. Costruire è un predicato diadico, ma proviamo a far emergere i requisiti che il predicato impone sui suoi argomenti: x1 deve esistere (∃x1 ∃=quantificatore esistenziale) e deve essere animato, x2 non deve esistere→¬∃x2 (è il processo di costruzione che porta x2 da non esistente a esistente). ↳¬=simbolo per indicare la negazione Il testo in cui viene inserito il predicato attiva le implicazioni del predicato, che poi nel seguito del testo diventano dei presupposti che non vanno lesi da un altro predicato: Es. il malvivente uccise un passante, che scappò con la bicicletta ↳Quando uccidere ha luogo si passa da vivente a non vivente⇒il predicato “scappare” lede le implicazioni che scattano da “uccidere”. 11 CONGRUITÀ SEMANTICA Prendiamo un predicato come intelligente: • Paolo è • Questo libro è • Questo cane è • Questa proposta è • Questo lavoro è • Questo discorso è • *questa è una parete Intelligente può avere come argomento: 1. Un’entità animata umana 2. Un’entità animata non umana ma con personificazione (animale) 3. Entità inanimata non umana, ma prodotto di un’entità animata umana (libro, parete) 4. Azioni svolte da entità animate umane (lavoro, discorso). Prendiamo il predicato onesto/a→si restringe lo spettro di argomenti che onesto può selezionare: • Laura è • Questa scelta è • *questo cane è • *questa parete è In ogni lingua è nascosto un sapere sulla realtà→i nessi ammessi/non ammessi dalla lingua sono nessi ammessi/non ammessi dalla ragione. La congruità di un argomento con un predicato si instaura tra un argomento e con i requisiti del predicato. Prendiamo il predicato diadico leggere: X1 deve esistere, essere umana e alfabetizzata→questi tratti individuano l’iponimo dell’iperonimo. • IPERONIMO→termine indicante un’unità lessicale di significato più generico ed esteso rispetto ad una o più altre unità lessicali che sono in essa incluse (per es., fiore è iperonimo, ossia «superordinato», rispetto a rosa, viola, garofano); è quindi l’inverso di iponimo • IPONIMO→unità lessicale la cui estensione sia minore rispetto ad altra, della stessa classe ma di significato più generico, che la comprende: per es., cavallo, rosa, motocicletta si dicono «iponimi» rispetto a animale, fiore, veicolo che sono ad essi «superordinati» (v. iperonimo) 12 Intelligente Onesto/a Il cambiamento del significato di un termine dà luogo a un altro predicato, con un’altra struttura argomentale→potrebbe mantenere lo stesso numero di argomenti, ma cambiare il tipo di argomento che seleziona (es. vero). Inoltre cambia il significato del termine, il contenuto del predicato (=le sue implicazioni). Esempio con “dipingere”: L’artigiano dipinge il tavolo→vernicia il tavolo, dipingere è un predicato diadico: artigiano (x1)+tavolo(x2). Implicazioni del predicato→verniciare: un’entità umana vernicia il tavolo, che è un oggetto fisico preesistente. Requisiti imposti dal predicato: •X1→esiste, entità umana •X2→esiste, dotato di superficie Michelangelo dipinge il Giudizio Universale→significato diverso, qui x1 realizza un’opera pittorica con un certo soggetto. Diverso valore del predicato, che significa produrre un dipinto. ⇒Qui dipingere è sempre diadico, ma x2 è un progetto di un’opera d’arte, non è preesistente Requisiti imposti dal predicato: •X1→ esiste, entità umana •X2→non esiste 15 SIGNIFICATO CHE SI RACCHIUDE NEGLI ARGOMENTI Al loro interno gli argomenti racchiudono un plesso di predicati, una serie di predicati. es. un uomo cammina→il predicato camminare apre una sede argomentale (monadico). Osserviamo i significati che si racchiudono nell’argomento uomo: è un’entità x:Ux⋀Mx⋀Ax (Umano, Maschio, Adulto). Con questa formula abbiamo rappresentato il contenuto dell’argomento uomo. Ciascuno di questi predicati potrebbe essere analizzato ulteriormente, scomposto in predicati più elementari. analisi→analyo=scomporre negli elementi costitutivi. Non dobbiamo confondere i predicati racchiusi negli argomenti con quelli esterni che li selezionano. I predicati interni agli argomenti hanno la funzione di caratterizzare gli argomenti, stabiliscono a quali condizioni un’entità x è di quel determinato tipo. Mentre i predicati che selezionano l’argomento individuano uno dei suoi possibili modi di essere. DETERMINANTI I determinanti sono indispensabili per costruire un’espressione corretta. Permettono ai predicati e agli argomenti di far presa sulla realtà. Es *bambino gioca→accettabile solo in 2 contesti: 1. Telegrammi 2. Titoli di giornale→bambino cade dall’autobus. Illeso. (Un ellittico) Il determinante consente all’argomento di fare presa sulla realtà: • Qualche bambino gioca • Un bambino gioca • Alcuni bambini giocano I determinanti sono quindi strutture linguistiche che determinano la parola-argomento, in tal modo essa viene ad indicare una realtà precisa (non importa se una sola, la cosa in generale, tutte le cose). Esistono diversi tipi di determinanti. DETERMINANTI INDEFINITI • Qualche • Un • Alcuni • Parecchi • Molti • Pochi Tutti i determinanti indefiniti contengono il significato basilare dell’aggettivo indefinito “qualche”. 16 Qualche→esiste almeno una x che presenta le caratteristiche che il testo enuncia. es. qualche bambino gioca→c’è una x che è bambino e gioca⇒∃x:(Bx⋀Gx) Gli altri determinanti indefiniti contengono questo significato di qualche, ma aggiungono alcune specificazioni. Un(o)→precisa la singolarità, in opposizione ad altri numeri che istituiscono argomenti multipli (due bambini giocano, tre bambini giocano, ecc.) Alcuni→specifica in modo generico la pluralità: alcuni bambini giocano Parecchi→specifica che il numero è meritevole di essere considerato: parecchi bambini giocano Molti→specifica che il numero oltrepassa le condizioni normali del contesto: molti bambini giocano Pochi→specifica che il numero è inferiore alle condizioni normali del contesto: pochi bambini giocano 15/3/2021 DETRMINANTI DEFINITI Es il bambino gioca→questo, codesto, quel Contengono l’articolo determinativo combinato con altre specificazioni: • Questo bambino gioca= il bambino che è qui • Quel bambino gioca= il bambino che è là L’articolo determinativo ha funzione comunicativa rilevante: viene usato quando l’entità che menzioniamo è nota a entrambi gli interlocutori (l’entità fa parte del common ground). DETERMINANTI CON PRETESA DI UNIVERSALITÀ • Tutti • Nessuno • Qualsiasi • Ciascuno • Ogni Tutti i bambini giocano→specifichiamo rispetto al contesto a cui ci riferiamo che i bambini coincidono con tutto l’insieme a cui ci si riferisce nel contesto. 17 Dato un signifié, esso è veicolato da uno e un solo signifiant. Anche qui contro-esempio: sinonimi come stella-astro, dentista-odontoiatra, cavallo-destriero. Sinonimi=sostantivi che hanno significato analogo, ma non esattamente uguale altrimenti ci sarebbe ridondanza (cambia il registro). ⟹Nelle strutture linguistiche non esiste un rapporto biunivoco 1:1 tra signifiant e signifié, tra strategia di manifestazione e funzione linguistica. Indeterminatezza⇒una strategia di manifestazione può manifestare più funzioni linguistiche. Si precisa l’apporto comunicativo nel testo in cui viene utilizzata. 2 Riflettere sul senso che veicoliamo con i nostri messaggi. Nei codici che Saussure ha preso come termine di paragone, il senso è già tutto iscritto, prestabilito nel codice (quello che avviene nella segnaletica stradale). Nel linguaggio umano invece il senso è legato all’esperienza, non può pertanto essere predeterminato dal codice/sistema linguistico. Non sappiamo a priori quali saranno i significati che dovremo esprimere, perché questi sono legati alle esperienze imprevedibili che il parlante vive. CODICOCENTRISMO Nella storia della linguistica sono stati elaborati dei modelli linguistici incentrati sul codice e perciò sono detti codicocentrici. Sono modelli che sottolineano la centralità del codice, modelli un po’ meccanici e in questi modelli la linguistica è giunta a concezioni deterministiche. ↳Determinismo=fenomeno che si ha quando si afferma che è il sistema a determinare l’uomo. Pericolo in agguato in molte discipline: p.e. c’è un determinismo in ambito biologico se si afferma che l’essere umano è definito totalmente dal sistema biologico, dal suo DNA. In un modello codicocentrico l’attività del parlante (homo loquens) è rappresentata in sede mentale, dove ha l’insieme delle regole che gli permettono di combinare i segni. Sempre in sede mentale ha tutti segni, che possono essere di tipo diverso. Secondo questi modelli, quando il parlante parla non fa altro che scegliere regole precostituite: es. sceglie R1=N+V “il tavolo ride”⇒non si tratta di elementi congrui, quindi il parlante potrebbe scegliere una regola più raffinata: in sede mentale ci potrebbero essere regole più raffinati per cui dato un verbo come “ridere” questo richiede che l’argomento abbai determinate qualità. In ogni caso non cambierebbe la procedura del parlante: va in sede mentale, sceglie regole e combina segni. ↳Il parlante attiva un sistema già dato, è un attualizzatore passivo di un sistema già dato. Umberto Eco→l’uomo è parlato dalla lingua 20 L’uomo con la sua libertà a partire dalla necessità di esprimere un’esperienza imprevedibile deve scegliere le strategie linguistiche che gli permettono di attestare al meglio la sua esperienza. ↳La lingua ha un aspetto singolare→I parlanti sono caratterizzati dalla creatività linguistica (Chomsky), cioè sono in grado di dar voce a qualsiasi esperienza imprevista attraverso un discorso il più adeguato possibile scegliendo ciò che ci permetterà di dire al meglio l’esperienza. ⇒Aneddoto dell’asino di Buridano (paradosso): asino affamato, si trova davanti a due mucchi di fieno identici. L’asino non sceglie né l’uno né l’altro→riflettere sul principio che fa scattare la scelta: la scelta avviene sempre in paragone a un bene più grande. Questo succede anche in ambito linguistico: noi scegliamo strutture in nome del bene più grande, in base a ciò che ci permette di esprimere nel modo più adeguato la nostra esperienza⟹creatività linguistica. C’è un forte nesso tra linguaggio, esperienza, libertà e creatività. In che senso la lingua ci offre uno strumentario per dare voce alla nostra esperienza? Nella lingua deve essere presente un’indeterminatezza, cioè una plasmabilità dello strumento espressivo. ↓ Quali sono questi strumenti? Dobbiamo introdurre la nozione di struttura intermedia. STRUTTURA INTERMEDIA Osserviamo la parola “casa” e la parola “andare”. Una parola come “casa” rimanda a un preciso significato. Un parola come “andare” invece non ha un significato unico e preciso. Proviamo a recensire i valori di andare: 1. Luigi va a casa→significato basilare di spostamento nello spazio da un punto A a un punto B 2. La macchina va→indica funzionamento 3. Questo vestito mi va bene→calzare, corrisponde alla mia misura 4. Con l’esame mi è andata bene→riuscita, esito positivo 5. Questi pantaloni vanno accorciati→dovere passivo 6. Non mi è andato di parlargli→avere voglia ⇒La parola “andare” ha molteplici significati. Non possiamo quindi individuare un unico significato da associare a “andare”. È un termine polisemico: i significati veicolati sono relati tra di loro→nesso di motivazione, a volte riconoscibile in modo immediato, altre volte più complesso riconoscerlo. • Nesso tra “va” in frase 1 e 2→ se la macchina funziona allora può spostarsi. • Frase 3→ricondurre va all’accezione di funzionamento, che ha a che fare con il movimento nello spazio 21 • Frase 4→concetto di riuscita nesso con accezione di funzionamento • Frase 5→devono essere accorciati per poter essere funzionali Troviamo polisemie analoghe anche in altre lingue Omonimia=più significati ma non collegati tra loro Conti: plurale di conto o plurale di conte→significati irrelati Kosten: gustare, assaggiare, costare Altro esempio di polisemia: • Luigi ha promesso di portarmi al mare • Quel tuo giovane amico promette di diventare un grande imprenditore Chi promette si impegna a realizzare l’azione, che rientra nelle sue capacità, nel futuro. Nella seconda frase usiamo promettere con un significato diverso, ma c’è comunque un nesso: scorgiamo dei fattori che ci fanno presagire che questo amico diventerà un grande imprenditore. A partire da questi indizi possiamo prevedere un fatto futuro. 19/3/2021 Altro esempio di polisemia→preposizione “con” • Luigi legge con Silvia= luigi legge in compagnia di Silvia • Luigi legge con gli occhiali= luigi legge servendosi degli occhiali “Con” è una struttura linguistica polisemica→componente simile: in entrambi i casi notiamo un significato condiviso di “in presenza di”. Si tratta di un “con” presenziale→ indica presenza ora di persona ora di uno strumento. Test della sostituzione per verificare la presenza di una componente simile nei due con: proviamo a sostituire “con” con l’espressione “senza” (indica l’opposto): • Luigi legge senza occhiali • Luigi legge senza Silvia I due enunciati sono sensati→con questo test abbiamo verificato che il “con” sostituito è un “con” che veicola significato comune di “in presenza di”. A volte ci sono dei casi in cui fatichiamo a stabilire se si tratti di polisemia o di omonimia. Es. contare: • Tu conti il denaro→enumerare, calcolare • Tu conti molto per me→avere importanza 22 B) Livello morfologico: Imperfetto in italiano→varie funzioni: • Andavamo a lezione tutti i giorni alle 8.30→valore di iteratività, azione iterata/ripetuta nel passato • Quella mattina andavo a lezione quando mi venne un malore→continuità dell’azione nel passato • Volevo un caffè→cortesia Futuro in italiano: • Partirò domani→azione futura • Avrà 50 anni→illazione • La casa disterà 300 m dalla stazione→approssimazione • Dopo la laurea sosterranno l’esame di Stato→comando Genere maschile in italiano: • Lup-o, operai-o→sesso maschile • Libr-o, tavol-o→categoria grammaticale • soprano→sesso femminile 2. Una stessa funzione linguistica si affida a più strategie di manifestazione→tratto della varianza/sinonimia. Varianza→una stessa SI si manifesta in modo diverso a seconda delle sue realizzazioni morfologiche: es. io vad-o, noi andiamo⇒suppletivismo morfologico Sinonimia→equivalenza a livello semantico di SI distinte La sinonimia opera ai vari livelli linguistici: A)Livello lessicale→babbo, papà, padre⇒usati in contesti diversi B)Livello morfologico: Plurale in italiano: • -e, case • -i, tavoli • 0, città Plurale in inglese: • -s, boys • Apofonia, men 25 Plurale in tedesco: • -en, Studenten • -“e, Bäume • -n, Blumen • -er, Kinder • -e, Tische • -“er, Länder • -s, Kinos Passato in italiano: • -ai, mangiai, andai • Fui • Feci Passato in inglese: • -ed, listened • Ate, did Passato in tedesco: • -te, brachte • Ging, fuhr, las Superlativo in italiano: • Con un lessema→molto buono • Con un formativo lessicale→strabuono • Con un morfo→buonissimo • Con l’intonazione→buoooono • Con reduplicazione→buono buono • Con una perifrasi→buono da morire 3. La SI svolge una funzione preferenziale→tratto della preferenzialià/naturalità Ogni SI riconosce la presenza di un valore più immediato, più naturale, canonico. es. verbo prestare: • Ti presto la penna→valore canonico • Ti presto attenzione • Ti presto aiuto • Ti presto giuramento Test:prendiamo la struttura, azzeriamo tutti i complementi e li sostituiamo con delle variabili: X presta Y a Z⇒rimane attivo il valore del primo enunciato: dare qualcosa a 26 qualcuno con un impegno alla restituzione. La collocazione in contesto 0 fa emergere il valore canonico. Prendiamo il verbo leggere: • Lei non ha letto correttamente la situazione • Leggo nei tuoi occhi una vena di tristezza • Sa leggere con espressione • Luigi legge il giornale • Quello non sa leggere: è analfabeta ↳Le ultime 3 presentano leggere con il suo significato canonico. Da: • Da dove vieni?→moto da luogo • Da chi sei andato? • Da chi ceni questa sera? ⇒Indipendentemente dalla polisemia, le espressioni linguistiche hanno un valore preferenziale, svolgono una funzione plerumque (=per lo più). Esempi a livello morfologico: 1)Futuro→dice per lo più azione futura 2) soggetto e sua funzione preferenziale: • Luigi parte per Roma→agente • Luigi riceve un libro→recipient • Il pavimento brulica di topi→locativo • Il martello rompe il vetro→strumentivo ↳soggetto=chi compie l’azione. La funzione canonica del soggetto la troviamo nella prima frase. 12/4/2021 4. La SI ha una strategia di manifestazione preferenziale, più tipica, più naturale, canonica. Anche una funzione linguistica tende a identificarsi con una strategia preferenziale Prendiamo il termine compagnia: • Insieme a→stat. Pref. • Al cospetto di • In presenza di • Con→strat pref 27 In che senso le sillabe non possono essere combinate a caso? Prendiamo una parola fonologica come pelle o rosa→parole fonologiche reali Potremmo dire allora che pel- è una sillaba costruita in modo corretto esattamente come ro-, prendiamo queste due sillabe e combiniamole costruendo *pelro: in italiano non è possibile associare in posizione contigua -l e -r perciò *pelro non è una parola fonologica dell’italiano. -l e -r possono comparire solo in posizione non contigua: “quel ramo del lago di Como”. Il gruppo -lr è possibile per esempio in inglese: already. Possiamo dare un generatore delle sillabe più importanti della lingua italiana. La formula ci dice come possono essere strutturate le sillabe: • Sillaba formata solo da (vocale)→e, u-va, a, a-mico→non è possibile avere una sillaba formata da una sola consonate. È possibile invece in russo (in=v). • → sa-la, te-la, di, su • → tra, fra-se, clo-ro • →stra-da, sfre-gio, stro-fa, scle-rosi⇒in tutti questi casi la terza consonante è un -r o una -l • →il, or-lo, el-mo • →gat-to, sar-ta, cas-sa • →stan-co, bran-co, principe • →strap-po, sfrat-to In russo possibile con terza consonate una v ( in italiano possibili solo l o r)→sred- stvo (mezzo) In serbo possibile : TRST (Trieste) 2. LESSEMA • Aiut-o • Aiut-erò • Aiut-avo • Ha aiut-ato • Era stato aiut-ato • Aiut-are In ciascuna forma che otteniamo dalla coniugazione compare aiut→il lessema è quella base che compare in diverse forme di parola, che sono la sua realizzazione morfologica. C1C2C3VC V CV C1C2V C1C2C3V VC CVC C1C2VC C1C2C3VC CCCV CCCC 30 3. FORMA DI PAROLA Alber-o, alber-i→2 forme del sostantivo Cant-are, cant-o, cant-erò, cant-a→diverse forme di parola che otteniamo dalla coniugazione verbale di cantare nelle quali compare ricorsivamente lo stesso lessema. ↳Siamo nell’ambito delle parti del discorso variabili ↓ La forma di parola coincide con una delle realizzazioni morfologiche del lessema. Riprendiamo la domanda: • 3→Luigi/ ha studiato/molto→ ha studiato considerato come un’unica forma di parola • 4→Luigi/ ha/ studiato/ molto→ 4 parole fonologiche Adesso prendiamo in considerazione il lessico come generatore di parole. Attraverso processi di strutturazione lessicale i parlanti di una lingua storico-naturale possono creare parole strutturate. I processi di strutturazione lessicale sono di due tipi: 1. Processi di formazione del lessico: derivazione, alterazione, composizione, combinazione 2. Processi fraseologici: sintemi, funzioni lessicali (collocations) 1. PROCESSI DI FORMAZIONE DEL LESSICO Per creare parole strutturate il generatore lessicale riceve in ingresso elementi vario tipo: • Lessemi elementari→una parola non riconducibile a un’altra parola da cui deriva (casa, sempre) • Lessemi latenti→elementi che appartengono alla diacronia che vengono usati da noi in sincronia nei processi di strutturazione del lessico ( es. ludus non continua in italiano come termine per indicare gioco, ma continua come lessema latente che usiamo per costruire lessemi strutturati come deludere, illudere, ludico ecc.) • Formativi→elementi affissali che possono essere anteposti, posposti o inseriti all’interno della parola (prefissi, suffissi, infissi→de-;in-;-oso;leon-c-ino) ⟹in uscita il generatore dà lessemi strutturati: inscrivere, noioso, elefantino ecc. a) DERIVAZIONE In italiano è il processo di strutturazione del lessico più produttivo (ogni lingua vede prevalere un processo di strutturazione). ⇒Da una classe del lessico si passa per lo più ad una classe diversa (transcategorizzazione): • Bello-bellezza • Sabbia-sabbioso • Correre-corsa 31 Denominazione del derivato: classe di arrivo + aggettivo che designa la classe di origine (de-ale): • Mangiabile (da mangiare)→aggettivo deverbale • Sabbioso (da sabbia)→aggettivo denominale • Arrivo (da arrivare)→nome deverbale • Dolcemente (da dolce)→avverbio deaggettivale • Verdeggiare (da verde)→verbo deaggettivale 16/4/2021 La derivazione generalmente fa intervenire suffissi: • Partenza→partire • Iroso→ira • Statale→stato Questi suffissi entrano nell’ambito dei formativi→ne esistono di vario genere: negli esempi sopracitati sono formativi suffissali. Ci sono casi in cui la derivazione non fa intervenire nessun suffisso: • Arrivo→arrivare • Canto→cantare ↳Si tratta di derivazione a suffisso zero. Possiamo formare derivati accumulando suffissi: • Affida-bil-ità→affidabile→affidare • Total-it-ario→totalità→totale I derivati permettono di formare dei lessemi strutturati che individuano rispetto a una certa situazione comunicativa i diversi partecipanti alla situazione. Prendiamo scrivere: possiamo formare: • Nomen agentis→colui che scrive=scrittore. Individua nella situazione colui che svolge l’azione. • Nomen actionis→l’azione stessa di scrivere=scrittura. Individua l’azione svolta nella situazione. • Nomen loci→luogo dove si compie l’azione di scrivere=scrivania/scrittoio. Individua il luogo in cui si svolge l’azione. • Nomen instrumenti→indicano lo strumento con cui si svolge l’azione. 32 23/4/2021 Anche in tedesco c’è un formativo preferenziale per formare un derivato→-heit/-keit schön→Schönheit klug→Klugheit krank→Krankheit heiter→Heiterkeit Aufmerksam→Aufmerksamkeit Si possono anche accumulare più suffissi: Schlecht→Schlechtigkeit FORMATIVO -OSO (materiale BB) È il più produttivo in italiano. Copre uno spettro molto ampio di situazioni: Derivazione semanticamente non marcata→qui -oso dà un’informazione di transcategorizzazione: arterioso da arteria, venoso da vena. Derivazione semanticamente marcata, con incremento della base asistematico: a) Prendiamo aggettivi come sabbioso, fangoso, ingegnoso, iroso→il formativo creando il derivato viene a dirci che il derivato indica presenza notevole, insistita di ciò che viene indicato dalla base del derivato (valore elativo)→valore preferenziale. In inglese -oso corrisponde a -y→earthy, angry, sandy In tedesco corrisponde a -ig→sandig, erdig, zornig MA boscoso in italiano corrisponde a waldreich, perché waldig invece è boschivo Esempio messaggio pubblicitario Fiat1→ “è comodosa, sciccosa, scattosa”→non si usano in italiano, ma nell’immaginario collettivo -oso fa scattare l’idea di “presenza notevole di”. b) Noioso, disgustoso, doloroso→qui -oso non solo transcategorizza, ma ha valore causativo In tedesco langweilig c) Doloso→fatto con (in questo caso intenzione) In tedesco→eigenhändig=artigianale, fatto con le proprie mani d) Mostruoso→simile a In inglese→silky, glassy In tedesco→glassig e) annoso→durata temporale In tedesco→dreiwöchig, zweitätig (l’Umlaut segnala che la parola è andata incontro ad un processo di trasformazione) 35 FORMATIVO -BILE • Utilizzabile, leggibile→indica modalità e passivo→può essere utilizzato, può essere letto • Disponibile, affidabile→indica modalità e riflessività→di cui ci si può fidare, di cui si può disporre • Stabile→indica verbo attivo→che sta • Terribile, orribile→indica causatività→che suscita terrore, orrore FORMATIVO -IERE Per diventare trasparente ci fa fare un lavoro inconsapevole in cui andiamo a ricostruire inferenzialmente un predicato taciuto che collega il formativo con la base: • Cavaliere→colui che monta un cavallo, che cavalca (<P>) • Carrozziere→colui che ripara le automobili. -iere ci porta a ricostruire “che ripara”, un <P> che indica un predicato ricostruito inferenzialmente • Corazziere→colui che porta la corazza (oggi il corazziere è un rango militare, ma i corazzieri non portano più la corazza) • cameriere→colui che porta in camera, che rassetta la camera ↳-iere indica quindi “che compie un’azione” 26/4/2021 POLISEMIA DELLA DERIVAZIONE La derivazione interviene anche su elementi che sono polisemici. Da una parola di partenza polisemica possiamo formare derivati diversi che riprendono le varie accezioni della parola: • Differire→essere diverso da, rimandare nel tempo→differenza (nome deverbale), differimento • Comparire→apparire momentaneamente, comparire in tribunale→comparsa, comparizione • Corrispondere→rapporto tra due insiemi, scambiarsi lettere/messaggi, versare una somma di denaro→corrispondenza (primi due), corresponsione PROCESSO DI RISTRUTTURAZIONE DELLE RELAZIONI SINTATTICHE Partiamo da un enunciato: “Luigi arriva”. Proviamo a sostituire il verbo con il derivato (nomen actionis): “l’arrivo di Luigi” (si tratta di un derivato a suffisso 0). Ad arrivare è sempre Luigi in entrambi i casi, ma se rimane inalterata la relazione semantica cambiano le relazioni sintattiche perché Luigi nel primo enunciato è soggetto mentre nel secondo enunciato il soggetto è “l’arrivo”. Si ristrutturano le relazioni sintattiche mentre restano inalterate quelle semantiche. Luigi ha offeso Pietro→l’offesa di Luigi a Pietro→inalterati i ruoli semantici, ma cambiano i rapporti sintattici. Nella prima frase il soggetto è Luigi e Pietro è complemento oggetto. Nella seconda frase il soggetto è “l’offesa”, Luigi è complementi di specificazione e Pietro è complemento di termine. 36 Derivazione utile per esprimere uno stesso contenuto in modo diverso, ci permette di arricchire la competenza sinonimica. PREPOSIZIONE DI • La partenza di Luigi→ Interviene quando formiamo derivati dal verbo e ci permette di introdurre il complemento di specificazione. Si dice che ha una natura sintattica, permette di introdurre quello che nell’enunciato di partenza era soggetto e ora diventa complemento di specificazione. • La fabbrica di Agnelli→di natura semantica, al posto del “di” ricostruiamo inferenzialmente un predicato “che appartiene a”. • Scarpe di coccodrillo→di natura semantica, ricostruiamo inferenzialemnte “fatte di”. • Bicchiere di vino→di natura semantica, ricostruiamo inferenzialemnte “che contiene”. FENOMENO DELLA LATENZA Ci sono reperti del passato che non vengono usati in continuità (in italiano per parlare di “casa” non usiamo il termine domus) ma rimangono come elementi della diacronia che operano in sincronia quando formiamo dei derivati: • Domestico è un aggettivo che ha a che fare con “casa” ma utilizziamo domus, che diventa un lessema latente. • Da guerra formiamo il derivato guerresco, ma possiamo anche avere bellico, che riprende bellum. COMPOSIZIONE Presente notevolmente nelle lingue germaniche. ⇒Processo di formazione del lessico che crea un lessema strutturato unendo due elementi, due basi (due lessemi elementari) o un prefisso→otteniamo composti come “capotreno”. Originariamente i composti erano delle strutture sintattiche: capotreno è una lessicalizzazione di una originaria struttura sintattica→capo del treno. ⇒I composti hanno dietro strutture sintattiche che si sono lessicalizzate. La composizione può fare intervenire parti del discorso diverse: • Sostantivo+sostantivo→capotreno, capostazione→il significato del composto emerge dalla composizione del significato delle due basi lessematiche. È vero che normalmente abbiamo una percezione della trasparenza semantica MA caporione⇒capo di un rione/ quartiere, poi con questo termine si è andato a individuare quegli elementi facinorosi (capo banda di un certo quartiere), nella percezione degli italofoni si nota essere minore la percezione della composizionalità. Tra i due elementi si instaura un rapporto di determinazione→elemento che determina l’altro. • Verbo+nome→aspirapolvere, grattacielo. Skyscraper, Wolkenkratzer→le lingue germaniche antepongono l’elemento determinato. 37 si tratti di un accrescitivo. Invece nell’enunciato: “che rispostine che dai!” Abbiamo un diminutivo ma non è una mitigazione, bensì un’intensificazione. Caso della promessa: “ti prometto un aiutino”/“se vieni ti prometto una fettona”. Quando usiamo queste espressioni intendiamo nel primo caso un coinvolgimento non totale (mitigazione del coinvolgimento), nel secondo un’intensificazione del coinvolgimento. PROCESSI FRASEOLOGICI: SINTEMI E FUNZIONI LESSICALI Sintemi→piede di porco: “ho mangiato le verze con il piede di porco”/“i ladri dimenticarono il piede di porco nelle vicinanze del luogo i furto”. Nel primo caso indica un ingrediente, nel secondo caso indica uno strumento. Nel primo enunciato è un sintagma, nel secondo abbiamo una struttura linguistica che è plurilessematica, ma il significato non lo otteniamo composizionalmente→prendiamo l’espressione come se fosse un lessema unitario che ha come strategia di manifestazione più lessemi. Abbiamo un significato per motivazione→lo strumento viene chiamato così perché ha una forma simile a quella di un piede di porco. Sistemi=espressioni fraseologiche. Possono appartenere a varie parti del discorso: Il bruco ha mangiato la foglia vs Luigi ha mangiato la foglia→ha colto qualcosa di latente, segreto ( interviene la motivazione, non la composizionalità). Possono essere: • Nominali→gatto delle nevi, pan di Spagna • Verbali→gettare la spugna ( in tedesco das Tuch werfen), farsi in quattro=sich ein Bein ausreissen, colpire nel segno=ins Schwarze treffen. • Avverbiali→alla carlona, in un batter d’occhio, alle calende greche • Preposizionali→a forza di, alla faccia di, a furia di 30/4/2021 Funzioni lessicali→processi di strutturazione del lessico individuati da Mel’čuk nella teoria senso-testo (ne ha individuate 40). Prendiamo una funzione lessicale che lui chiama OPER1 (dal latino operare)→esprime la messa in atto della situazione da parte del primo partecipante (1) a quella situazione comunicativa (Benveniste paragonò l’atto comunicativo a una scena di teatro in cui intervengono attori). OPER1 individua espressioni come: • Decisione→prendere • Aiuto→prestare • Protesta→sollevare ⇒Queste espressioni ci dicono realizzazioni di volta in volta diverse da parte dell’agente 40 es. In italiano possiamo usare il verbo decidere oppure designare questa azione a un’espressione fraseologica→sostantivo che individua la situazione (parola chiave). Data una situazione di decisione quale sarà il verbo che permette di esprimere l’azione compiuta dal primo partecipante a una situazione di decisione?⇒la decisione si prende. Se prendiamo una situazione di aiuto possiamo individuarla attraverso il sostantivo aiuto e il verbo prestare. ⇒I verbi permettono di realizzare la situazione identificata dalla parola chiave. Al variare della situazione comunicativa varia il verbo. ↳Varianti combinatorie/allolessicali→tutti i verbi in rapporto a sostantivi sono varianti che emergono al variare della parola chiave a cui si combinano. In inglese→collocations NB→“Prestare” in “prestare aiuto” viene usato come semplice verbalizzatore, interviene nella funzione lessicale non con il suo valore canonico (=dare qualcosa a qualcuno con impegno alla resa). Qui “prestare” è depotenziato semanticamente e svolge unicamente la funzione di verbalizzatole, non più la funzione semantica di individuare la funzione comunicativa di prestito (questo vale per tutti i verbi che intervengono nelle funzioni lessicali). Mel’čuk dà una formula→OPER1 è un significato, una funzione che applicata a una variabile x dà come esito una y⟹Fl (x)=y, Fl qui è OPER1, x è la parola chiave e y è il verbalizzatore. Le funzioni lessicali sono endolinguistiche→non possiamo tradurle letteralmente: OPER1 per l’inglese🇬🇧 • Decision→to make • help→to give • aid→to render • question→to put • Conclusion→to draw Queste espressioni spesso vengono fatte studiare staccate, isolate. Diversa è la consapevolezza che abbiamo se le guardiamo insieme→tutti i verbi esprimono il significato di compiere un’azione OPER1 per il tedesco🇩🇪 • Entscheidung→treffen • Hilfe→leisten • Frage→stellen • Protest→erheben 41 Funzione lessicale di intensificazione Magn→espressioni che ci permettono di intensificare le situazioni (elatività): • bagnato→come un pulcino • ricco→sfondato • bianco→come un cencio, come la neve • sano→come un pesce • piovere→a catinelle Tutte queste espressioni sono varianti combinatorie→dicono tutte le stessa cosa, ovvero indicano l’intensificazione di una situazione. Anche qui si fa riferimento alla formula Fl (x)=y. In inglese e tedesco: • wet→as a drowned rat • nass→wie ein Pudel • To rain→cats and dogs • Es regnet→in Strömen • fit→as a fiddle • gesund→kerngesund (prefissoide kern-) SCUOLA DI PRAGA (dispensa storica pg. 29-41) Per approfondire la nozione di fonema dobbiamo fare riferimento alla scuola di Praga. Praga era un punto di incontro, di cerniera tra il mondo occidentale e il mondo slavo, quindi questa scuola vede interagire linguisti appartenenti al mondo slavo e al mondo occidentale. La scuola di Praga è una scuola strutturalista (strutturalismo praghese)→fin dall’antichità la città fu sede di dibattiti e riflessioni linguistiche. Rilevante è il dibattito medievale tra realisti e nominalisti: per i realisti il segno non è un suono vuoto (flatus vocis), ma permette di attestare la realtà. I nominalisti invece dicevano che le parole sono solo realizzazioni della voce. Praga fu la sede di scuole filosofiche molto rilevanti. Un grande autore è Brentano che sviluppò il concetto di intenzionalità⇒tutte le attività psichiche sono caratterizzate da intenzionalità, presentano una finalità, una destinazione. ↳Non è un caso che i linguisti della scuola di Praga abbiano un approccio funzionalista→attenzione allo scopo, al fine a cui serve la lingua. Bühler ridefinì il segno inserendolo in una triplice fascia di rapporti osservando la funzione svolta dal segno. A Praga si parlava tedesco→la domanda principale è riguardo al fine, al wozu, piuttosto che al perché, all’origine, al weshalb. ↳Indaga lo scopo delle varie entità linguistiche→teoria linguistica teleologica (thelos=scopo). 42 Vergleichungsgrundlage=base di comparazione? No, non c’è un altro fono quindi sono bilaterali. • Multilaterali→hanno una base di comparazione condivisa almeno da un altro fono/ fonema della lingua che si sta analizzando. B d→condividono l’occlusività e sonorità. Questa base di comparazione è condivisa da almeno un altro fono? Si, la g→sono multilaterali. • Proporzionali→p:b=t:d=k:g (si instaura lo stesso rapporto)→sorda sta a sonora. Tra gli estremi si individua un nesso che compare anche nelle altre. • Costanti e neutralizzabili→allentano la loro funzione distintiva→Rad sostituiamo t a d→das Rad (ruota) e der Rat (consiglio)→sono fonemi. MA qui avviene una neutralizzazione perché la d in Rad si pronuncia t. Ci sono delle opposizioni fonologiche per cui quando i fonemi sono a fine parola si neutralizzano→l’esito della neutralizzazione è la pronuncia della t=arcifonema (rappresenta i due fonemi di partenza che sono stati neutralizzati, coincide con l’estremo non marcato). In italiano→e aperta/e chiusa svolgono funzione distintiva in sede tonica. In sede atona viene neutralizzata→pescaccia (cattiva pesca o pesca andata male)→l’esito è l’estremo non marcato ovvero la e non aperta. Costanti quando mantengono la loro funzione distintiva, neutralizzabili allentano la funzione distintiva. Il fonema non è un dato osservabile direttamente, ma è un costrutto. Epistemologia⇒scienza che si occupa/classifica delle scienze in base all’oggetto d’analisi e al metodo: • Scienze formali→matematica, logica • Scienze empiriche→necessitano della verifica nell’esperienza ↓ • Scienze descrittivo-classificatorie→descrivono il dato e lo classificano • Scienze esplicative→ipotetico-deduttive→spiegano i dati attraverso formulazione di ipotesi e deduzione dall’ipotesi Il dato per lo studioso diventa un problema→dal greco próballo=mettere davanti agli occhi. I l dato come problema diventa una domanda che suscita curiosità nel ricercatore→Aristotele ha segnalato che gli uomini hanno iniziato a ricercare proprio a causa della meraviglia→la lingua è un sapere non saputo. ⇒la linguistica è una scienza empirica ipotetico-deduttiva. 45 Le scienze devono interpretare un dato e per farlo bisogna guardarlo come indizio di qualcosa di più ampio. I dati quindi sono indizi. I dati possono essere: • Osservabili→li troviamo nella realtà • Non osservabili ↓ es. concetto di valore in economia→noi non lo vediamo. Supponiamo di avere davanti a noi una moto e un gioiello che hanno lo stesso prezzo⇒hanno lo stesso valore. Nella realtà non vediamo il valore→si tratta di un costrutto. Anche il fonema è un dato non osservabile. La spiegazione del dato sarà tanto più efficace quando più ci astraiamo dal dato: quando visitiamo un museo e vogliamo goderci un’opera d’arte ci allontaniamo, perché se ci avvicinassimo troppo non vedremmo nulla. Ci si può staccare dal dato a diversi livelli: • Generalizzazione→supponiamo di vedere un gatto che ha una coda. Vediamo poi un gatto1,2,3, n gatti che hanno la coda. Quindi formuliamo una legge: tutti i gatti hanno la coda. Operazione di quantificazione: si prende un modo di essere di gatto e lo si estende a tutti. È un processo di astrazione piuttosto povero, perché non permette di scoprire nulla di nuovo. • Dai dati al concetto non osservabile→valore/fonema→sono concetti non osservabili. Con questo livello di astrazione la nostra conoscenza si arricchisce. • Dai dati alle entità nascoste→immaginiamo di tornare a casa e di vedere le luci accese, la porta spalancata e la cosa in disordine⇒un furto. Abbiamo ricostruito un fatto accaduto, un’entità nascosta. Anche in ambito linguistico ci sono casi in cui ricostruiamo delle entità nascoste→Maria è caduta. Pietro l’ha spinta. Che nesso logico c’è? Un nesso di causalità. Non c’è il connettivo causale “perché”, ma inferenzialmente riconosciamo un nesso di causalità. JAKOBSON Fa parte della componente russa della scuola di Praga, meta di molti esuli russi. Jakobson apparteneva già in Russia al movimento letterario del formalismo russo (1917-1930)→mette a tema il valore dell’opera letteraria, che non è tanto nella sua destinazione ideologica, ma nella struttura narrativa. Jakobson era fondatore della Società per l’analisi della lingua poetica. Riesce a spiegare la poetica all’interno di una concezione linguistica unitaria. Saggio Linguistica e poetica→la poetica è individuata come una delle funzioni della lingua. 46 • Mittente che invia un messaggio a un destinatario. • Il messaggio passa attraverso un contatto. • Mittente e destinatario si comprendono perché condividono lo stesso codice. • Il messaggio si riferisce a un certo contesto. ↳Jakobson associa a ciascuno di questi fattori una funzione. Dobbiamo pensare queste funzioni come cooperanti in un messaggio, ma ce n’è sempre una dominante. Jakobson non si limita a spiegare la poetica in una concezione linguistica unitaria, ma cerca di spiegare la struttura del testo poetico. Esplicita che quando in un testo si ha funzione poetica questa proietta il principio di equivalenza dall’asse della selezione a quella della combinazione. Prendiamo una terzina dantesca e un enunciato come “Luigi legge il libro”→qui combiniamo elementi tratti da un paradigma di segni equivalenti (Luigi, Maria, Luca, mangia, dorme, corre, il giornale, il romanzo ecc.). quando costruiamo un enunciato selezioniamo elementi da paradigmi equivalenti che potrebbero stare in quel punto sulla catena sintattica e li combiniamo sull’asse della combinazione. Anche Dante ha selezionato elementi che ha posto sull’asse della combinazione MA vediamo una struttura ricorrente→equivalenza del numero di sillabe, rima. ⇒Il testo poetico è strutturato in modo da presentare sull’asse della combinazione il ripetersi di strutture equivalenti. 7/5/2021 INFERENZA E AUTISMO dott.ssa Deodato Per noi linguisti la comunicazione dei significati avviene attraverso le parole, ma molto di più è quello che i parlanti comunicano inferenzialmente. Qual è la rilevanza della inferenza nel trattamento riabilitativo del linguaggio nell’ambito del lavoro del logopedista, in particolare con il trattamento di bambini autistici? L’autistico ha un funzionamento visuo-percettivo e quindi fa molta fatica a inferire. Vaslavic nel 1971 afferma l’impossibilità di non comunicare. Distingue 2 moduli: analogico e numerico. La comunicazione analogica è ogni comunicazione non verbale mentre quello numerico è quello verbale e serve a scambiare informazioni sugli oggetti. Il modulo analogico veicola l’aspetto di relazione. Marconi distingue 2 aspetti della competenza lessicale: • Referenziale→mette in corrispondenza le unità lessicali con il mondo reale, cioè essere capaci di denominazione con selezione della parola giusta in risposta a un oggetto- circostanza. 47 Quando si parla di autismo emerge il concetto di “funzionamento autistico” su cui il logopedista interviene. In che cosa consiste il funzionamento autistico e quali sono i problemi che conseguono per quanto riguarda il comportamento comunicativo? Il DSM-5 (manuale diagnostico dei disturbi mentali) definisce il Disturbo dello Spettro Autistico un Disturbo del Neurosviluppo. Il bambino con funzionamento autistico ha un diverso modo di elaborare le informazioni e le emozioni a causa di una variazione genetica della struttura cerebrale. Con il DSM-5 del 2013, il Disturbo di Asperger viene integrato nella categoria del Disturbo dello Spettro dell’autismo. Il livello di gravità per il disturbo dello spettro dell’autismo è determinato su un continuum sulla base del grado di compromissione della comunicazione sociale, e dei comportamenti, interessi, attività ristretti, separatamente, e secondo una gradazione di tre livelli: 1. Necessario un supporto 2. Necessario un supporto significativo 3. Necessario un supporto molto significativo Le persone con sindrome di Asperger mancano spesso di flessibilità cognitiva, hanno cioè una mente a binario unico. Il loro pensiero tende ad essere rigido e a non adattarsi al cambiamento o all’insuccesso. Questi soggetti potrebbero avere solo un unico approccio a un determinato problema e aver bisogno di aiuto per pensare ad altre alternative possibili. La conseguenza di ciò è che il soggetto sembra meno bravo ad imparare dagli errori. Il bambino continua a perseverare con una certa attività come se avesse un blocco mentale e non cambia le sue strategie anche se non funzionano. Una volta che un compito è stato appreso, i bambini con sindrome di Asperger possono non essere in grado di trasferire e generalizzare ad altre situazioni quello che hanno imparato. Con la loro mente a binario unico potrebbero non rendersi conto che ciò che hanno imparato può essere utilizzato in un’ampia gamma di situazioni. Infine, si nota uno stile di pensiero prevalentemente visivo. Lo svantaggio di questo modo di pensare è che, ad esempio, la gran parte dei compiti a scuola viene presentata per un pensiero di tipo verbale. Il bambino con autismo è più bravo a vedere la soluzione di un problema che visualizzarla come un pensiero verbale. Relativamente alla sindrome di Asperger, Carma e Gillberg (1989) riferiscono caratteristiche insolite dell’eloquio e del linguaggio con almeno tre dei seguenti segni: • Ritardo nello sviluppo • Linguaggio espressivo superficialmente perfetto • Linguaggio pedante e formale • Prosodia strana, caratteristiche peculiari della voce • Compromissione della comprensione, tra cui fraintendimenti di significati letterali/ sottintesi Una persona con sindrome di Asperger tende ad interpretare letteralmente tutto ciò che dicono gli altri: è poco consapevole dei significati nascosti, non comprende i modi di dire 50 comuni o le metafore. Il bambino potrebbe avere difficoltà a comprendere il significato di un cambiamento nel tono, nell’inflessione o nell’enfasi di certe parole, quando ascolta un’altra persona. Questi sottili indizi sono molto importanti er comprendere i significhi diversi. Facciamo un esempio→la frase “io non ho detto che lei h rubato il mio denaro” può significare: • Ma qualcuno l’ha detto • Sicuramente non l’ho detto • Ma era sottinteso da parte mia • Ma qualcuno lo ha rubato • Ma ha fatto qualcosa con esso • Ha rubato quello di qualcun altro • Ha preso qualcos’altro Harrison e altri nel 2018 individuano tre peculiarità del funzionamento del bambino con autismo: 1. Difficoltà di prendere iniziativa 2. Difficoltà di astrazione→il bambino non tiene onto di ciò che non vede e perciò non coglie gli aspetti sociali. 3. Difficoltà di recuperare le informazioni in tempo reale→il bambino con autismo elabora i dati uno alla volta, è abilissimo nel afre associazioni, ma fatica a sintetizzare e organizzare le informazioni, crea legami associativi attraverso ciò che è visibile e non attraverso i propri pensieri. Costantemente sollecitato da stimoli esterni, il bambino con autismo è sempre impegnato a elaborare una realtà dinamica con un cervello statico perché ipoconnesso a livello neuronale nelle aree relative alla comunicazione. I soggetti con funzionamento autistico hanno un percorso evolutivo deficitario e deviante rispetto allo sviluppo tipico: • Nell’attenzione condivisa • Nei gesti dichiarativi • Nella capacità di assumersi prospettive diverse dalle proprie • Nella distinzione delle entità fisiche da quelle mentali • Nella capacità di finzione • Werner, Caplan e Bruner sottolineano l’importanza del gesto di indicare per lo sviluppo della referenza. • Bates nel 1979 rileva una correlazione positiva tra la produzione del gesto di indicare a 12-16 mesi e le competenze linguistiche. 51 • Camaioni nel 1991 rileva una correlazione positiva tra la produzione del gesto di indicare a 12-16 mesi e l’ampiezza del vocabolario a 20 mesi. • Lord e Schopler nel 1989, Mundy e altri nel 1990 affermano che i bambini con funzionamento autistico in età prescolare, che hanno acquisito alcune capacità comunicative non verbali, come l’uso dello sguardo e dei gesti comunicativi, sviluppano un linguaggio più avanzato, rispetto ai bambini che presentano maggiori difficoltà comunicative. • Parrucchini nel 2002 afferma che i principali predittori del successivo sviluppo linguistico sono soprattutto l’attenzione condivisa e l’intenzione comunicativa, piuttosto che l’intenzione richiestiva. I bambini piccoli con autismo possono essere molto abili con i puzzle, i blocchi, i giochi a incastro e persino con le lettere e i numeri, tuttavia, quando si trovano davanti una bambola, un cucchiaino e un piatto giocattolo, sembra non sappiano cosa fare con questi oggetti⇒il gioco di finzione va oltre l’utilizzo dell’oggetto con lo scopo per il quale è stato creato. Le abilità di gioco immaginativo sono strettamente connesse alle abilità linguistiche. Quando un bambino con autismo sviluppa il gioco di finzione, anche le sue abilità linguistiche migliorano. Infatti, le attività di gioco di finzione insegnano al bambino abilità che gli permettono di sviluppare “un’esperienza congiunta” con un’atra persona e questo fornisce un contesto per sviluppare, utilizzare e esercitare il linguaggio. Al contempo il bambino che usa un cubetto immaginando che si aut treno, va oltre “quello che vede” e nell’attività di gioco con il cubetto costruisce una rappresentazione mentale concettuale linguistica che non corrisponde alla rappresentazione visuo-percettiva. Il gioco del far finta ha delle ricadute positive successivamente, in età scolare, perché permette al bambino di inferire i significati sottesi al testo. Ci potrebbe descrivere quali attività concrete Lei propone in quanto logopedista per la riabilitazione del deficit comunicativo linguistico nei soggetti che lei tratta dal punto di vista riabilitativo? Il logopedista è un clinico e nella sua attività pianifica un programma riabilitativo articolato in obiettivi precisi e raggiungibili. Nell’intervento precoce sull’autismo infantile alcuni esempi di obiettivi di comunicazione espressiva sono: • Il gesto • L’attenzione condivisa • L’imitazione I gesti sono un sistema espressivo attraverso il quale i bambini possono trasmettere i significati alle altre persone. Comprendono movimenti delle dita, delle mani, del corpo e del volto che hanno la funzione di comunicare con l’altro. Il gesto esprime l’intenzionalità 52 10/5/2021 JAKOBSON E LA TRADUZIONE Individua nella traduzione un dimensione linguistica fondamentale→emerge che la traduzione non è soltanto una pratica. Jakobson muove una critica a Russel, che aveva affermato che fosse impossibile capire il significato della parola “formaggio” senza averne fatto esperienza extralinguistica. Jakobson obietta che il significato può essere capito anche da chi non ha mai visto “formaggio” traducendo il termine in altri segni che abbiano un aggancio all’esperienza dei parlanti⇒cibo ottenuto mediante latte cagliato. Altro esempio⇒non abbiamo mai visto un ippogrifo o l’ambrosia, ma li possiamo interpretare→ippogrifo=cavallo alato, ambrosia=nettare degli dei Jakobson segnala che il significato di un termine è traducibile→riprende Peirce⇒la destinazione di un segno è la sua traduzione in altri segni. Jakobson propone vari tipi di traduzioni (traduzione cuore del processo interpretativo): 1. Endolinguistica→parafrasi, si rimane all’interno della stessa lingua 2. Interlinguistica→si passa da un sistema linguistico a un altro 3. Intersemiotica→si passa da un sistema semiotico a un altro (es. romanzi o opere teatrali trasposti in film, descrizioni di opere d’arte che vengono trasposte in un testo verbale) Jakobson inoltre è stato particolarmente attento agli studi sulle afasie→disturbi nel linguaggio dovuti a lesioni cerebrali. 2 tipi di disturbi: • Non riescono a individuare e selezionare una determinata parola da usare e quindi usano una perifrasi (al posto di “penna” dicono “per scrivere”)→asse della similarità (o selezione). • Il soggetto sa selezionare il singolo segno ma non è in grado di combinare elementi nella catena→asse della contiguità (o combinazione). ↳Da questi due disturbi si è avuta una conferma del ruolo di questi due assi nel funzionamento del linguaggio. LA MORFOLOGIA Si tratta di una SI, un modello di realizzazione che abbiamo in sede mentale e che ci permette di identificare una certa struttura linguistica→in questo caso le strutture morfologiche. Anche la morfologia è un reparto di produzione e interviene nell’ambito delle parti variabili del discorso. Etimologia→lógos morphé=discorso/sapere che si occupa della forma delle parole Dal lessico escono parti del discorso variabili, che entrano nel reparto della morfologia, che le elabora per produrre le forme di parola. 55 I n ciascuna forma di parola possiamo separare due elementi: il lessema e il componente morfologico: • Albero→alber-=lessema -o=componente morfologico (morfo=desinenza), il morfo è una struttura linguistica che manifesta significati che si chiamano morfemi→-o manifesta genere maschile e numero singolare. • Canto→cant-=lessema -o=componente morfologico, -o manifesta vari morfemi (tempo, modo, persona, numero) • Canto vs cantavo→cant-=base lessematica/lessema -av e -o due morfi combinati→agglutinazione Anche le parole che usiamo per costruire i nostri messaggi devono prendere posizione rispetto a certe proprietà. I sostantivi ci permettono di catturare le entità nel discorso→il nome deve prendere posizione: se l’entità si presenta al singolare o al plurale. Per questo i sostantivi attraverso il morfo veicolano il numero. Quando usiamo un verbo descriviamo un’azione→accade in un certo momento temporale, posizione rispetto al soggetto che compie l’azione ecc. ⇒Ciascuna parte variabile del discorso deve prendere posizione rispetto a delle proprietà che si riferiscono a categorie morfematiche→genere, numero ecc. (paradigma morfematico). Ciascuna categoria contiene un numero preciso di alternative che si chiamano morfemi (in italiano il paradigma morfematico del genere contiene solo 2 elementi, ovvero maschile e femminile). 56 La morfologia nelle lingue esiste perché è naturale→necessariamente prendiamo posizione rispetto all’entità o all’azione che prendiamo in considerazione. La morfologia è obbligatoria ed è un sistema chiuso⇒ciascuna categoria morfematica contiene un numero fisso di elementi: • Nomi→genere, numero (caso) • Aggettivi→genere, numero, grado • Verbi→genere (transitivo o intransitivo), diatesi (attiva o passiva), modo, tempo, numero e persona Tipologia delle lingue dal punto di vista morfologico • Lingue isolanti/analitiche→prive o quasi prive di morfologia→cinese, inglese • Lingue sintetiche→lingue ricche di morfologia 2 gruppi a seconda del modo in cui strutturano il componente morfologico: 1. Agglutinanti→lingue ugro-finniche (es. ungere, finlandese ecc.) 2. Flessive→italiano, francese, tedesco, russo, latino (alcune più ricche di flessione→quelle con ci casi) ↓ • Ungherese→dativo plurale “ai giardini”=Kert-ek-nek→ek corrisponde al plurale e nek al dativo • Italiano→canto→-o manifesta molti significati→amalgama morfematico: un morfo manifesta contemporaneamente più morfemi Calcolo delle forme del sostantivo→Dato che la morfologia è un sistema chiuso possiamo prevedere quante forme di parola avrà una certa parte variabile del discorso (in questo caso prendiamo in considerazione il sostantivo): • Italiano→2 (genere) x 2 (numero)=4 • Francese→2x2=4 • Inglese→1 (neutralizza la differenza di genere)x2 (morfo 0 e -s)=2 • Tedesco→ 3x2x4(casi)=24 • Latino→3x2x6=36 • Russo→3x2x6=36 ⟹Il morfo è la strategia di manifestazione e il morfema è la funzione comunicativa svolta dal morfo. Come tutte le strutture intermedie anche la morfologia è endolinguistica→es. nelle lingue romanze il morfema dell’infinito del verbo “cantare” è manifestato dal morfo “are” (italiano), “er”(francese) e “ar”(spagnolo). In inglese invece il morfo che interviene come strategia di manifestazione è “to” (to sing), in tedesco il morfo è -en. 57 Prendiamo però sostantivi come libro, albero, tavolo→sono entità inanimate quindi il genere grammaticale non dice genere naturale. MORFOLESSEMI=gli articoli Gli ornitorinchi del sistema linguistico⇒non si collocano in una classe specifica, ma all’intersezione di due classi diverse. Il→determinatezza, genere, numero Un→indeterminatezza, genere, numero ↳Articolo tra la classe delle strutture lessicali e quelle morfologiche. Gli articoli hanno autonomia articolatoria ma sono sempre accompagnati da un sostantivo. ⇒Approssimazione come criterio metodologico, scientifico per definire il fenomeno. Indovinello: è più preciso un orologio fermo o uno che sta sempre indietro di due minuti? Quello indietro di due minuti perché quello fermo segna l’ora precisa solo due volte al giorno mentre quello che rimane indietro si avvicina di più alla realtà ogni volta che mi deve dare la misurazione del tempo. ↳Anche in ambito scientifico in questi casi si accetta una definizione di approssimazione. Fuzzy logics→logiche sfumate che studiano gli insiemi di tratti che permettono di descrivere queste entità tra una classe e l’altra. 17/5/2021 LA NEGAZIONE E LA DINAMICA DELLO SCOPE (cap. 1 e 3 libro) La negazione interviene producendo effetti di senso molto diversi, che possiamo scoprire individuando il punto di attivazione dello scope. Anche la negazione è una SI e fa parte alla classe del lessico degli avverbi. Non possiamo non sottolineare che solo l’uomo parla→abbiamo una facultas loquendi, ma anche una facultas negandi. Quando neghiamo svolgiamo diverse funzioni comunicative. La negazione è universale→universali linguistici=significati presenti in tutte le lingue. Tra gli studiosi di linguistica richiamiamo l’attenzione sulla studiosa polacca Anna Wierzbicka, che insieme al suo staff di collaboratori è andata alla ricerca dei primitivi semantici: hanno cercato di individuare “cromosomi del pensiero”, significati lessicalizzati (presenti come strutture linguistiche) nelle diverse lingue attualmente parlate. Inizialmente hanno individuato un gruppo di primitivi semantici e poi hanno verificato la loro presenza in lingue diversificate tra loro dal punto di vista tipologico (la tipologia linguistica si occupa di descrivere le tipologie delle varie lingue). Proprio nella verifica dei primitivi semantici concettuali sono andati a restringere la proposta iniziale. La negazione invece è stato un elemento sempre presente in tutte le fasi della ricerca⇒a negazione è l’universale linguistico meno controverso possibile. 60 Esistono diverse strategie di manifestazione della negazione: in inglese possiamo avere no ma anche not, in italiano no e non. Inizialmente Wierzbicka e i suoi collaboratori collocarono tra i primitivi semantici concettuali “no”, che è l’espressione tipica del rifiuto presente anche nel linguaggio infantile. In un testo Wierzbicka racconta di due bambini che giocano, uno dei due chiede all’altro di dargli un camioncino, ma questo gli dà un’automobilina. Questo bambino allora reagisce dicendo “no truck”. Inizialmente Wierzbicka pensò che questa espressione il bambino volesse rifiutare, poi si è capito che con questo utilizzo del no il bimbo intendeva comunicare all’altro bambino che “this is not a truck”. Il bambino usava il no, che è l’espressione tipica della negazione come rifiuto, al posto del not, che è la negazione che capovolge il valore di verità. Il bambino ha imparato la forma più semplice di strategia comunicativa che esprime la negazione (no). L’uso del not compare invece in una fase successiva dell’apprendimento del linguaggio→in questo caso quindi il bimbo utilizza la forma semplificata del no perché non ha ancora imparato a utilizzare il not. Il not compare in una fase successiva anche nelle interlingue, ovvero le diverse fasi di apprendimento di una L2 da parte di un parlante. In genere si individuano 3 fasi: 1. Pre basica 2. Basica 3. Post basica ↳La negazione “non” compare solo nelle fasi successive, non in quella pre basica. Wierzbicka modificò la struttura linguistica negativa inserita in questo common core di primitivi semantici→propose di inserire la negazione come “not”. ↳Il bambino usa la negazione con tutto il suo spettro di significati. Riprendiamo la vicenda della comunicazione animale. La facultas loquendi prevede anche una facultas negandi. In ambito di comunicazione animale non sono da escludere manifestazioni di negazione ma si tratta soprattutto di negazione come rifiuto, caratterizzate da una forte componente ludica. Ci sono forme di comunicazione animale che vanno distinte da quelle umane: solo gli esseri umani parlano. Le forme di comunicazione animale vengono studiate e approfondite dalla zoosemiotica, una disciplina che nasce dall’intersezione tra la semiotica e l’etologia. La differenza tra comunicazione animale e linguaggio umano è stata approfondita da Uspenskij: • Strumento espressivo usato→gli uomini usano segni, gli animali segnali. I segni linguistici vengono appresi, il segnale è invece qualcosa di innato. • Mediante i segni possiamo rappresentare la realtà, costruire messaggi e testi. I segnali operano secondo il principio stimolo-risposta (un segnale funge da stimolo che suscita una risposta, che è un altro segnale), non è possibile costruire delle rappresentazioni di frammenti di mondo. Poter rappresentare permette all’essere umano di essere anche altro 61 rispetto alla realtà in cui è inserito. Diventa quindi consapevole della realtà come qualcosa di esterno da sé e con cui si può rapportare. L’animale è incastrato nella realtà e non può distanziarsi da essa. • Differenza nella comunicazione di secondo grado→noi soggetti A sappiamo un fatto C non perché ne abbiamo fatto esperienza diretta ma perché ci è stato comunicato da B (non abbiamo fatto esperienza diretta del fatto che al Polo Sud ci siano i pinguini ma lo sappiamo perché degli scienziati, ricercatori ecc. ce lo hanno comunicato). Questo on esiste nel mondo animale. Esempio api: un’ape scopre un campo di fiori con una certa collocazione geografica rispetto all’alveare. Per comunicare l’esistenza di questo campo di fiori tornano all’alveare e comunicano le coordinate geografiche attraverso un movimento che sembra una specie di danza. LE FUNZIONI DELLA NEGAZIONE Quando neghiamo facciamo molte cose, ma in genre si pensa che la negazione ci permetta di fare una sola cosa. Per scoprire le funzioni comunicative della negazione dobbiamo circoscrivere i punti in cui va ad attivarsi il suo scope→a seconda della zona di attivazione dello scope cambia la funzione comunicativa della negazione e da qui dipendono i diversi effetti di senso che possiamo ottenere. Lo scope della negazione è molto pervasivo→va a catturare come punti di applicazione momenti molto diversificati, che non è detto che emergano semplicemente osservando la superficie del testo. Esempi in italiano: • Non esiste una terza via→giudizio negativo. La negazione qui capovolge il giudizio “esiste una terza via” quindi è come se dicessimo “è falso che esiste una terza via”⇒la negazione capovolge il valore di verità del contenuto preposizionale ( ). • Non hanno commesso il fatto ⤻ • Ieri non è venuto a trovarci⤻ ↳normalmente in italiano il “non” viene anteposto al verbo. Differenze con altre lingue: • Er besuchte uns gestern nicht→ieri non è venuto a trovarci • Er besuchte uns nicht gestern→è venuto a trovarci, ma non ieri • John doesn’t smoke→negazione che capovolge il valore di verità Altro effetto della negazione: • Non ti prometto di venire→cambia lo scope della negazione. La negazione qui esprime un rifiuto di fare (la persona si rifiuta di promettere), interviene sulla illocuzione di promessa, sull’azione che il parlante compie con il promettere e dice “rifiuto di compiere questa azione”→ , “prometto di non venire”→ ¬p ¬Pr (p) Pr (¬p) 62 sono predisposte a formare gli argomenti del verbo-predicato, es. un ragazzo ha incontrato un amico. • Preposizione→segnala per lo più i sintagmi nominali che fungono da complementi indiretti del verbo, es. egli dà un libro a Maria→dare apre tre sedi argomentali quindi “a Maria” realizza il terzo argomento del predicato dare. • Avverbio→si relazione al verbo come l’aggettivo si relaziona al nome, l’avverbio è un determinante del verbo. Dal punto di vista semantico l’avverbio è il predicato di un predicato, es. Luigi corre velocemente→l’avverbio si rapporta come predicato di un predicato. Correre è un predicato monadico e l’avverbio aggancia come argomento correre (gerarchia di predicati). • Congiunzione→serve a costruire sintagmi complessi, es. Luigi e Mario sollevano questo tavolo • Interiezioni→classe del lessico molto ristretta, si collocano al confine della semiosi verbali e l’espressività, es. wow!, ahimè! IL NOME Può essere chiamato anche sostantivo, termine che viene dalla grammatica classica dove questa classe veniva chiamata nomen substantivum (il nome di una realtà, substantia) per distinguerlo dall’aggettivo che era chiamato nomen adiectivum (il nome che si aggiunge). Il nome può essere caratterizzato dal punto di vista: 1. Morfologico 2. Sintattico 3. Semantico Strutturazione morfologica Dipende dalle singole lingue. In italiano il nome si specifica rispetto a due categorie morfematiche: il genere (fisso) e il numero (libero). In una lingua come il latino o il tedesco le categorie morfematiche sono tre: genere, numero, caso. NB→non bisogna far coincidere il genere morfologico e genere naturale, dobbiamo fare attenzione se si parla di entità viventi o non viventi (es. persona indica un essere umano e copre entrambe i casi, è un sostantivo di genere femminile che può individuare un denotato che può essere maschio o femmina). 65 Dal punto di vista sintattico interviene nella costruzione del sintagma nominale (SN). All’interno del SN il nome svolge la funzione di nucleo (o testa) e può realizzare costituenti sintattici diversi: • Il bambino corre→SN soggetto • Vedo un bambino→SN oggetto • Gioco con il bambino→SN complemento (di compagnia) • Giovanni è un bambino→SN predicato nominale • Luigi, un bambino furbetto, non si lasciava sorprendere→SN apposizione Dal punto di vista semantico un famoso grammatico latino, Prisciano, definisce il sostantivo dicendo che il nome significat substantia cum qualitate⇒esprime una sostanza con la qualità. Per capire questa definizione proviamo a descrivere il sostantivo “bambino” dal punto di vista semantico. Il nome bambino indica “una certa entità tale che è un bambino” → (umano, maschio, non adulto)→ la congiunzione di 3 predicati indica la qualità. NB→Per Prisciano la qualitas è la congiunzione di predicati che consente di individuare una certa entità. Dal punto di vista della funzione i predicati che si racchiudono nei nomi hanno funzione diversa dal predicato esterno al nome (il bambino corre→può essere attribuito a argomenti diversi). ⟹La qualitas non è un predicato suscettibile di essere attribuito ad entità diverse, ma una congiunzione di predicati che consente di individuare una certa entità. 24/5/2021 Il nome ha un forte potere comunicativo e svolge un ruolo centrale poiché attraverso di esso naturiamo nel discorso gli oggetti della realtà. Rispetto al denotato il nome presenta 4 pretese: 1. Realtà→esprime un’ipotesi di realtà, esprime ipotesi che la cosa di cui stiamo parlando esista/accada o sia possibile che esista/accada, es. il bambino ride, L’arrivo di Luigi. 2. Distinguibilità→diamo nomi non a una realtà indifferenziata, ma a differenze che percepiamo nella realtà. 3. Rilevanza→per i parlato dell’oggetto o del frammento di mondo a cui il nome rimanda, deve essere una differenza rilevante. NB le differenze sono rilevanti a seconda della comunità linguistica→in ambito latino era rilevante la differenza tra zio paterno e materno perciò si usavano nomi diversi: patruus vs avunculus. 4. Tematicità→il nome è predisposto a diventare tema, oggetto del discorso. X : Ux ∧ Mx ∧ ¬A x 66 Tipologia di nomi Nomi comuni vs nomi propri: • Il nome comune permette di designare, ma designa denotando→le entità vengono individuate attraverso delle note, attraverso le loro caratteristiche (vedi es. “bambino”). • Il nome proprio designa senza denotare→l’individuazione avviene attraverso un procedimento deittico. Nome concreto vs nome astratto: • Il nome concreto è un nome che indica una certa entità e di quest entità possiamo dire esiste/non esiste. • Il nome astratto indica qualcosa di cui possiamo dire che accade/non accade, ha luogo/ non ha luogo→es. bellezza, bontà, arrivo. Il termine astratto deriva dal verbo latino abstraho (=strappare), è un nome che si ottiene strappando il modo di essere da cui deriva. Il sostantivo astratto indica una proprietà che può accadere o non accadere. Se il nome astratto deriva da predicati (es. bellezza deriva da bello) possiamo dire che è un nome depredicativo=il nome astratto è il nome di un modo di essere, di un predicato. Nomi numerabili vs nomi di massa: • I nomi numerabili (bambino, albero, note, processo) designano entità discrete=entità delimitate nello spazio o nel tempo, con un inizio e una fine. • I nomi di massa indicano entità che non possiamo configurare con confini precisi nello spazio e nel tempo (acqua, zucchero, bontà, giustizia). È però possibile articolare la massa mediante delle strutture linguistiche di tipo diverso: - I quanta=configurazioni precise→zolletta di zucchero, panetto di burro - Le unità di misura - I contenitori→bicchiere d’acqua, bottiglia di vino Nomi individuali vs nomi collettivi: • I nomi individuali (nave, pesce, ape) designano singole entità. • I nomi collettivi individuano i raggruppamenti tipici di alcune entità (flotta, stormo, sciame, gregge). Usi del nome: denotativo o categoriale Dipende dalla struttura semantic del nome→X:Px • x→componente denotativa • P→componente categoriale del nome Gli usi del nome possono privilegiare l’una o l’altra dimensione. Uso denotativo: “Il farmaco ha guarito il bambino”, “Il professore è arrivato in ritardo”. Uso denotativo perché in primo piano viene il compito del nome di individuare una precisa 67