Scarica Appunti seminario Linguaggi delle scienze (prof. Citti) e più Appunti in PDF di Elaborazione del linguaggio naturale solo su Docsity! 20 settembre 2022 Modulo 1 – MEDICINA La figura del medico (1) Scienza e natura non rappresentano un concetto fisso nel tempo, ma variano nel tempo. Aspetto empirico e matematico (qualcosa dimostrato come verità scientifica, dimostrata sulla base di un ragionamento). Aspetto teorico, costruzione di un sistema (ma non tutte le scienze aspirano a costruire) e aspetto empirico, quello dell’esperimento e tecnologico. Tendenza ad indentificare scienza e tecnologia. Il mondo antica aveva idea di scienza diversa, svincolata dalla tecnologia (oggi). Qual è la posizione del mondo greco-romano? Il termine che corrisponde a scienza è il termine episteme, in cui c’è idea di sapere che non è necessariamente la scienza in senso di tecnologia e pratica e soprattutto in questo termine non è compreso quel concetto di dimostrazione matematica, di verità assoluta che è caratteristico della scienza. Che tipo di lavoro fanno architetto, medico, ecc. (nell’antichità)? un lavoro che viene considerato pratico: distinzione tra sapere e attività e un lavoro che è pratico. Queste attività vengono considerate banausiche, di basso livello! Attività che rispetto a quella filosofica è servile, anche perché usavano le mani. Differenza tra chi acquisisce una conoscenza e chi acquisisce una polymathia: qualcuno che ha appreso una varietà di conoscenza. Eraclito parlando di Pitagora dice che quest’ultimo esercitando la ricerca scientifica (historia) credette sulla base di questa erudizione di procurarsi la sapienza; invece, riuscì a conquistarsi solo la multi scienza (polymathia) e la cacoteknie (se si indirizza verso aspetto tecnico e materiale la conoscenza non diventa episteme, ma solo polymathia). La letteratura scientifica può comprendere opera filosofica che può avere forma dialogica (es. platonica, storica di Seneca e Cicerone); il dialogo è la forma della riflessione filosofica, mentre la manualistica scientifica è più descrittiva, indica delle norme, può avere varie forme (trattato filosofico) à valore letterario o informativo. // Opere poi di manualistica tecnica (legate all’architettura). Le opere che ci sono giunte sono state selezionate nei secoli in base a un canone letterario (es. Vitruvio). Aristotele sull’architetto: l’architetto e geometra ricercano in modo diverso l’angolo retto. L’uno (architetto) lo ricerca solo per quanto utile al suo lavoro, l’altro ricerca cosa esso sia e di quale qualità. La ricerca scientifica, come viene considerata valida da Aristotele si interroga sul che cosa, e poi in che modo (qual è la qualità); è un contemplatore del vero chi studia la geometria, vuole cogliere l’essenza, non si limita all’empiria. In età ellenistica l’idea del medico cambia, perché perfetto medico è anche perfetto filosofo. La fisica è uno dei campi in cui si esercita la filosofia (insieme a politica e metafisica); la ricerca della natura (fisica) è uno degli ambiti in cui si esercita la filosofia. Taub, Erodoto à pag. 304/05 Nello studio della scienza ci può essere studio di fenomeni normali, comuni, ma c’è un campo che seleziona dagli eventi, dai fenomeni solo alcuni, quelli che sono mirabili, fantastici (anche Aldrovandi raccoglie una serie di mostri). Queste piene del Nilo sono fenomeno eccezionale, miracolo. Vuole sapere le cause, c’è una historia, ricerca delle cause e dell’origine del fenomeno. Erodoto si fa dare delle spiegazioni da alcuni Greci (vedi risposte, parla anche di quelle meno plausibili). Procede con ragionamento che usa analogia: uno degli strumenti del sapere scientifico. Ci dice ragioni per cui una delle due spiegazioni dei greci (?) non è pienamente accettabile. La seconda spiegazione è meno scientifica: problema della forma della terra (Oceano circonda? È esterno o interno?). La terza, la più plausibile, è la più falsa. Taub si chiede come considerare questo testo; lo consideriamo scientifico? Il tema delle esondazioni del Nilo poi si trova nella letteratura scientifica (Lucrezio e Seneca), ma è un tema mirabile e straordinario che lo troviamo anche in uno dei sermoni di Origene. È tema scientifico che ritroviamo anche nella letteratura! Particolare il modo in cui Erodoto lo esamina, non solo lo descrive, ma si pone il problema della cause e ne discute ampiamente la validità o meno. Prologo libro 1 di Erodoto (Clio) Vedi testo Fleury à Esiodo è inserito nella letteratura scientifica, ma scrive in versi! Il suo studio fatica a delimitare i testi scientifici, ci mette anche le Georgiche di Virgilio, ma anche i Commentarii di Cesare. Difficile dare una definizione di lessico scientifico: vedi saggio di Langslow, dedicato alla lingua tecnica latina. La domanda che si pone è: quando parliamo di lessico tecnico parliamo solo di parole, di lessico di tecnicismi? Cerca di applicare metodologia delle scienze linguistiche contemporanee allo studio delle scienze tecniche latine. Oggi come linguaggi scientifici intendiamo anche giuridico, medico, politico, religioso, magico. Ci sono linguaggi tecnici per ogni oggetto di consumo. Ci sono scritti nati per la scuola (esoterici) e scritti nati per la divulgazione (essoterici). A seconda della natura il testo assume una scrittura diversa, e non esiste lessico scientifico unico, perché il lessico scientifico della sezione essoterica si deve confrontare continuamente con lessico della letteratura. Come fanno poesia e tragedia ad innalzare lo stile? Ricorrendo a neo-formazioni, nuovi composti. La letteratura influenza la manualistica in funzione che è didattica e comunicativa. per questo non è possibile limitarsi a dire che alcune parole sono tecnicismi. In Carme le parole sono accostate in modo da far ricordare facilmente a memoria (es. tramite allitterazione) > stesso metodo usato anche per leggi. Il lessico della trasformazione. Uno dei lessici base della descrizione dei fenomeni naturali. Lucrezio si pone problema su come descrivere fenomeni che sono trasformazioni continue. (nubi > piogge per es.). Sia sul piano concettuale che linguistico ha bisogno di parola che indicano la trasformazione. Soprattutto perché la scienza epicurea è basata sulla trasformazione, tutto un movimento continuo. Quali sono i verbi che Lucrezio opera? Verto, muto, transfero. Ovidio scrive le Metamorfosi, trasformazioni della morphe = forma, modo di descrivere le forme che mutano. Nel prologo del libro I si parla dei 4 elementi storici: vuole presentarla come storia scientifica che parte dal caos, e grazie alla combinazione dei 4 elementi determina così la storia dell’universo che presenta elementi mitici, ma anche scientifici. Ovidio parla in lessico scientifico ma non lo fa con ottica di Lucrezio, ma con ottica storica > l’animo mi spinge a cantare le forme trasformate (mutatas formas) in nuovi corpi. Adopera il verbo muto; nel libro XV dice ‘non è possibile narrare tutte le cose che hanno un mutato aspetto’, con le parole non riesco a cantare omnia cantata in species trsnslata novas. Serie di verbi che troviamo in linguaggio filosofico (Lucrezio 11 verbi di trasformazione in 25vv). vedi schema conclusivo della fotocopia. Figuro: prendere l’aspetto, la figura. Formo: derivativo: assumere la forma di. Molti di questi verbi sono anche metaletterari. Verto significa anche tradurre. Tecnicismi propri di queste opere letterarie diventano poi patrimonio comune della letteratura, diventano espressioni poetiche. Accanto a questi verbi, in Lucrezio, crea una serie di giochi letterari e stilistici. 27 settembre 2022 La figura del medico (2) La scienza impatta anche la medicina, perciò troviamo rappresentazioni anche della medicina all’interno dei testi letterari. Un percorso attraverso il tema della medicina deve passare attraverso i testi medici, che sono vari e differenziati (testi retorici, testi nati per la scuola ecc.…); si vedrà anche come viene percepito il mondo della medicina a Roma, essendo una scienza di fatto greca che deve confrontarsi con un mondo ellenistico e un mondo romano. Come viene percepito il medico nei testi di medicina e nell’ambiente greco/romano: caratteristiche “L’eccellenza divina”. Si vuole comunicare un ideale di virtù ideale -> tensione continua verso la virtù. La scuola dogmatica: III secolo, Alessandria, Biblioteca di Alessandria. Il fondatore di tale scuola fu Erasistrato. Praticano la dissezione, il cui scopo è scoprire l’anatomia => passaggio da una medicina caratterizzata da osservazione esterna e anamnesi a una che cerca di entrare nel dettaglio delle caratteristiche anatomiche attraverso la dissezione. In questo caso non manca una conoscenza di natura filosofica di logica e di geometria, perché vuole essere una medicina esatta. Delle sue opere ci sono arrivate solo dei frammenti; il suo pensiero ci è arrivato un trattatello: l’Introduzione alla medicina dello Pseudo-Sorano, che scrive a un figlio Introduzione alla medicina: l’età giusta per avvicinarsi alla medicina è quindici anni; il ragazzo deve essere coraggioso. Il medico non deve essere ignorante per quanto riguarda tutte le altre scienze e i costumi (“irreprensibile”). L’elemento etico è indispensabile. Per quanto riguarda gli aspetti etici, si richiama esplicitamente ad Ippocrate e al suo giuramento. Tendenza all’elemento filosofico. Alcuni autori latini documentano la medicina greca: nel III secolo la medicina si sposta da Alessandria a Roma. I medici più famosi si spostano dai vari centri di medicina per andare a Roma (vedi Plinio). Ma i centri di formazioni rimangono in Oriente (Smirne, Corinto, Pergamo). Plinio, riportando la testimonianza di Catone, dice che la medicina è ancora un’arte greca. Catone il Vecchio (234-149), oratore e politico, che indentifica spesso le cause della decadenza di Roma con l’ellenizzazione di Roma e il progressivo allontanamento dal mos maiorum, si fa difensore della “medicina domestica”, ovvero della medicina di Roma. La medicina, per farsi accettare a Roma, dovrà compiere un lungo percorso Celso, La Medicina: non è un medico, ma un enciclopedista. Della sua opera sono rimasti 8 libri sulla medicina, venne definito “il primo divulgatore medico della storia occidentale” -> divulga l’arte della medicina, ma con un’ottica romana: ognuno deve essere il medico di sé stesso (diffidenza) Emerge subito che abbiamo un ribaltamento della graduatoria medico – chirurgo. Quest’ultimo deve essere giovane, con una mano, ferma, servirsi della mano destra e sinistra… [10]: ci sono diagnosi facili e diagnosi difficili, con alcune che possono essere fatte anche a distanza, quindi, non deve per forza avvicinarsi al malato (viene meno l’anamnesi, uno degli elementi fondamentali del triangolo ippocratico) -> questo tipo di medico aspira ad avere il maggior numero di pazienti per poter guadagnare di più. La scelta, però, non deve essere fatta secondo criteri economici ma etici (non si deve scegliere chi non può essere curato). La preoccupazione è sul medico, non sul paziente. Humanitas come caratteristica del medico Scribonio largo – Prescrizioni, lettera prefattoria: Egli sposa la causa della medicina empirica, scuola alessandrina che si rifà ad Ippocrate, ma che rifiuta l’anatomia, basandosi invece sullo studio dei casi concreti, l’evoluzione della malattia e i testi ippocratici. La medicina empirica si contrappone a quella dogmatica di Erasistrato, che ha come tipo di indagine quella fondata sulla dissezione. Fa una presentazione delle caratteristiche della medicina e della responsabilità del medico, insistendo sui problemi morali più che su quelli professionali. Il medico odia il male, perché ha come obiettivo il bene del malato. Scuola dei metodici: si rifanno alla scuola aporistica epicurea; hanno un’idea “idraulica” del corpo: costituiti da atomi che si uniscono a creare dei fluidi. Se il mondo delle particelle non è regolare, i fluidi perdono il loro equilibrio. La cura si basa sul riequilibrare i fluidi e si basa sulla dieta e sui farmaci, con lo scopo di fluidificare/addensare. Recupera un elemento ippocratico (dieta). Humanitas (filantropia) non è un termine che ricorre spesso in Ippocrate, solo due volte (Precetti, trattato? Dove si dice che il medico debba essere kalos kai agathos e filantropo). Galeno: si dice che la filantropia è una caratteristica fondamentale della sua medina, ma in realtà la parola ricorre solo 19 volte in Galeno (N.B. che la sua opera è 17 volte più ampia). Sicuramente termine legato più ai concetti che alle parole. 11 ottobre 2022 La figura del medico (3) Come viene percepita la figura del medico nell’antichità da Ippocrate a Roma. Elemento filosofico e etico sempre corredato alla figura del medico > medico filosofo come lo intende Galeno (medico 129-201 a Pergamo, uno dei maggiori centri di cultura, letteratura e medicina, dove si trovava tempio dedicato a ? viaggia per completare la sua formazione di tipo anatomico e arriva anche a Roma, dove sarà medico di Marco Aurelio. Influenzato da filosofia stoica. Figura del medico presentato nel trattatello Il miglior medico e filosofo. Il miglior medico deve essere anche filosofo. Qui polemiche verso 7 scuole mediche contemporanee e forte richiamo a Ippocrate, che per lui rappresenta gli ideali. (testo 1)Abbiamo visto che con immagine di presente, passato e futuro, viene introdotto il tema del triangolo ippocratico. Ippocrate prevede le condizioni di presente, passato e futuro. Galeno esiste sul fatto che bisogna occuparsi di medicina tradizionale, quella che si basa su raccolta delle prove, che sono date dalle indicazioni esterne del corpo, dal presente, ma anche quello che il paziente porta, passato: queste stabiliscono una fura (futuro) che per lui è basata su una dieta. Galena non nega di aggiungere a questo approccio medico anche quello anatomico. Non rifiuta la conoscenza anatomica ma lo considera elemento che va aggiunto alla medicina di tipo ippocratico. Il termine filantorpos è caratteristico di Galeano. Si contrappongono due atteggiamenti: medico che ha come fine ultimo la virtù / medico che fa come fine il denaro. La logica è un’altra filosofia necessaria da conoscere per applicare il metodo ippocratico. All’esercizio della medicina si deve accompagnare quello della virtù (componente etica). La perfezione evidentemente non è di questo mondo, e anche un’opera come quella di Galena si riflette il fatto che qualcuno ricerca la ricchezza e che qualcuno non operi per il bene. Testi anti-Ippocrate Anti-Ippocrate, atteggiamento contrario (altro testo) à questo atteggiamento lo troviamo in Polibio, che vive nel II d.C. e descrive un periodo tra il 220 a.C. e il 168 d.C. Per lui i medici si occupano solo della scienza e non della pratica: quando affidi loro un malato sono lontani dal saper esercitare concretamente la disciplina. Come vediamo questi sono dei retori (raccolgono attorno a sé gruppi di ascoltatori, e li convincono con persuasione). (Testo 3) Libro 29 della Storia naturale di Plinio (23-79 muore per esalazioni del Vesuvio e raccoglie con la sua opera una sorta di enciclopedia scientifica, che comprende fisica, geografia, fisiologia e altre scienze, oltre a medicina e farmacologia). Anche per lui visione opposta a quella di Ippocrate. Nei paragrafi 7-10 dice che medici sono inesperti, avidi e rissosi. Paragrafi 10-11 medici applicano metodi che sono contro la natura (bagni caldi e freddi). Paragrafo 13-16 grande critica della medicina greca, rivalutando contemporaneamente, attraverso le parole di Catone, la medicina romana. Teoria del pregiudizio: nasce da una non conoscenza dell’altro. il greco medico si sarebbe, per Catone, posto come obiettivo quello di ammazzare con la medicina. Più avanti si osserva che i medici sono impunibili, perché la loro arte progredisce a spese dei malati à medico ha interesse nella morte del paziente. 24-25 dice che i medici sono ignoranti, e non solo: la medicina è fonte di corruzione, è un attentato alla morale. Obiettivo: conoscere il diverso per evitarlo. Plinio fa suo questo, nonostante le medicina greca fosse ormai viva a Roma. (testo 4) Epigrammi di Marziale (40-104), anti-Ippocrate à epigrammi indirizzati a un medico di nome Diaulo. Medico paragonato a bacchino. Da considerare il gioco di parole: in greco kline (clinicus nel testo) vuol dire letto, ma anche bara. (testo 5) Luciano, sofista e retore, 115-180, autore di testi in prosa, tra questi questo in cui assume verso tipico della tragedia ma contenuti ridicoli (il dramma che mette inscena è quello di tutta l’umanità afflitta dal male della podagra, la gotta, che qui è divinità che mette alla prova il medico). Malattia che veniva considerata collegata anche a malattie sessuali e quindi considerata di natura etica, cioè una malattia conseguenza di una colpa. N.B. ci sono vari modi di definire la malattia: può essere conseguenza dell’ambiente, del lavoro (concezione laica), ma può anche essere collegata al destino dell’uomo, dell’individuo e della società, venendo collegata a credenze di tipo sacrale, religioso o magico à investe il modo in cui viene percepita la malattia, sia il modo in cui l’idea di medicina si confronta con i suoi simili (stregoneria e magia). La podagra veniva considerata conseguenza di una propria colpa morale, vizio o eccesso: i medici sono sconfitti dal potere della divinità. Siri di Damasco richiama elementi della filosofia ippocratica. Medici considerati vaganti, che girano città per praticare il mestiere. Dono del padre (?) (testo 6) Altro testo Declamazione maggiore VIII di Quintiliano, tra II e IV secolo d.C. Nella declamazione (orazioni fittizie di carattere giuridico) una moglie accusa il marito di aver provocato la morte di uno dei due figli (gemelli), malati di malattia sconosciuta e giudicata inguaribile dai medici. Solo un medico ha promesso di guarire uno dei due a patto di praticare la vivisezione sull’altro fratello. Il padre accetta e sacrifica un figlio. La moglie porta in tribunale il marito, è convinta si potesse agire diversamente. L’accusa è quella di omicidio. La declamazione si afferma a partire dall’età di Petronio e Seneca in avanti. Impostazione dogmatica, quale tipo di scuola potrebbe proporre la vivisezione? La vivisezione e la dissezione sono praticate dalla scuola dogmatica, che considera l’anatomia alla base della medicina. La contrapposizione tra la scuola dogmatica e altre scuole che avrebbero potuto usare metodi di cura tradizionale, ippocratici. Caratteristica medicina ippocratica, nelle Epidemie esposti una serie di casi clinici: non attraverso un solo paziente, ma attraverso vari casi clinici si può trovare il rimedio. Il medico nella declamazione è chiamato ‘carnefice’. Il testo ricorda suicidio di Petronio raccontato da Tacito: questa è una sorta di parodia. (testo 7) Cherestrato si finge malato e poi morto con la compiacenza di un medico à il medico diventa un personaggio comico. Tra i suoi elementi camici: parrucca, mantello, bastone, che fanno anche parte della rappresentazione del filosofo, oltre che del medico viaggiante. Il medico in questione è straniero (dorico), quindi Menandro da ricorso al dialetto dorico per sottolineare l’estraneità. (testo 8) Apuleio doppia visione: rappresenta il medico salvatore, ma anche il medico assassino; rappresenta un medico che diventa una maschera fissa all’interno della letteratura greca e latina. La peste di Tucidide [Peste trattata anche da Georgiche e Metamorfosi]. Tema medico, epidemiologico affrontato in maniera diversa. Differenza parola peste in greco e latino: entrambi i termini sono usati per indicare una malattia, un morbo o un’epidemia di vaste proporzioni oppure una febbre epidemica. A parte espressioni metaforiche, oggi intendiamo la peste con un preciso caso epidemiologico. In latino, invece, pestis può essere qualsiasi cosa, una malattia, una pestilenza, e in alcun casi specifici indicare quello che noi consideriamo una patologia contaminale. Le testimonianze partono fin da Omero (I canto dell’Iliade, verso 10 e seguenti: punizione divina che colpisce l’ambiente, infetta animali, vegetali e uomo; poi in Esiodo: abbiamo la peste che contamina l’intera città, per colpa di un malvagio à può essere indicata anche con enosos, la malattia). Esempio più noto è Edipo re: chiesta la causa di ogni male e al verso 23 spiega cosa sta succedendo) > triplice anafora che dice come la morte colpisce i frutti della terra che non maturano, le mandrie sterili e l’uomo. Abbiamo un concetto che spesso viene espresso mediante un gioco di parole: carestia in greco tra loymos e lymos, come se fossero due tipi di concetti che si richiamano l’un l’altro con causa-effetto. Rappresentazioni greche del tema della peste, che colpisce tutta la natura. È evidente, attraverso il racconto di Edipo re, come una colpa abbia determinato una pestilenza. La conseguenza della colpa ricade sulla città, fino a che non si espelle il colpevole. Peste si trova anche in altri autori: Tucidide primo autore che ci dà descrizione scientifica del tema della peste, che ha colpito Atene nel 430. Questa peste trattata solo da lui à conseguenza: è complesso capire che tipo di peste è; è affettivamente peste o è un’altra epidemia o malattia contagiosa? Il tema è ancora oggi affrontato. Non esite malattia con le caratteristiche elencate da Tucidide! Tucidide fa riferimento, più volte, - Quelle che non hanno significato (una di queste è abracadabra tratta da Quinto Sereno, Liber medicinalis: serviva per curare le febbri malariche). Luciano, II d.C.: medicina ormai assodata, primi esempi di studi anatomici, ma resiste anche nelle élite l’idea della medicina popolare. Vedi testo Medicina e filosofia La medicina mantiene rapporto dialettico con filosofia. Rapporto di scambio, piuttosto che di opposizione o polemica. La medicina in quanto scienza della natura si colloca dentro la filosofia. Torniamo in età imperiale: qui diventa evidente dialogo tra le due discipline, c’è parola che fa capire bene questo punto di contatto à diaita, che in greco può voler dire dieta (regime alimentare; risorsa tipica della medicina antica), in ambito filosofico, però, è anche il regime di vita: modo di organizzare la propria esistenza conforme all’etica, vivere in modo etico con valori conformi alla filosofia morale. Diocle di Caristo (Grecia ellenistica): medico influenzato da etica di Aristotele, infatti prescrive come cura una dieta che non è solo alimentare, ma è cura generale del corpo che si manifesta con certe abitudini di vita (esercizio fisico, giusta alternanza attività lavorativa e riposo…). Suggerimenti si rivolgevano a una certa classe sociale: bisognava avere tempo e mezzi per queste cure. L’associazione vita sana e rettitudine etica nasce precocemente nel mondo antico. Un personaggio nel mondo romano che la condivideva è Orazio, Satire: elogio della dieta modestia, che giova alla salute fisica e morale. I cibi vari sono anche sofisticati, non alla portata di tutti. Per convincere il lettore alla vita frugale ricorre a precetti medici e filosofici. Orazio nel consigliare la dieta frugale mantiene tono conciliante e bonario; diverso Seneca. Seneca (stoico): gli eccessi, tutto quello esagerato, che supera il limite è contro natura e nocivo per corpo e spirito (atteggiamento polemico). Rappresentazione cruenta del processo alimentare, è infastidito dall’innaturalità. Ha in mente le tipiche cene della Roma imperiale, dove venivano servite tante pietanze e piatti strani. Considera i funghi tossici; il gelato ‘ghiaccio d’estate’ è considerato da Seneca nocivo perché qualcosa che la natura non offre in modo diretto, ma subisce processi di conservazione. Il processo di digestione di questi alimenti è qualcosa di malsano e innaturale, il corpo non li assimila e marcisce (alla base dell’idea che corpo e anima sono collegate). Medicina e religione Medicina ippocratica cerca di ancorarsi alla religione, prestigio sociale molto forte: importante non contrapporsi a questa. La religione aveva una sua pratica medica, fin da prima della nascita della medicina ippocratica, e nei templi di Asclepio a Corinto e Epidauro e Cos (simili a santuari moderni) si praticavano cure; luoghi non scelti a caso, favoriti da clima piacevole, vicini a sorgenti. Testimonianze su cosa accedeva in questi luoghi. Aristofane, Pluto: va in scena una guarigione (incubazione: quando Dio agisce per intervenire) dentro al tempio. Descritta scena di incubazione (senso comico): vedi testo. Iscrizioni del tempio di Epidauro che contengono descrizioni di questi fatti, racconto guarigione miracolosa: - Uomo guarito da male al piede grazie a serpente - Cieco che ha vuoto al posto degli occhi: ha una visione dove sogna Dio, che gli apre gli occhi e gli versa dentro una medicina, si sveglia e vede - Ragazza muta nel santuario vede serpente, impaurita chiama aiuto (chiama madre e padre), se ne va guarita In età imperiale questi templi diventano sempre più simili a sanatori, luoghi di cura sempre più aperti ai progressi della medicina. Discorsi sacri di Aristide (retore, élite intellettuale del II d.C. abituato a mantenersi grazie alla sua attività oratoria). L’obiettivo era quello di tenere discorsi davanti a imperatore, e lui si sta proprio preparando a questo. In questa occasione, 143, gli si manifesta malattia polmonare che gli impedisce di compiere questo passo cruciale per la sua carriera. Questo disturbo non migliora, non si riesce a risolvere (si aggiungono altre malattie): per tutto il periodo, 10 anni, rimane dento al tempio di Pergamo, e qui scrive un diario in cui riferisce le apparizioni del dio che appariva in sogno, le indicazioni, cure che gli dava e riferisce come a poco a poco guarisce. Cure che prese di per sé sono plausibili. Guarisce quando il dio, a un certo punto, gli suggerisce di curarsi declamando (tenendo dei discorsi). C’era parte del tempio apposita per svolgere queste attività, considerate terapeutiche. 25 ottobre 2022 Metafore e analogie metriche nella meteorologia antica Differenza tra metafora e analogia: entrambi i termini derivano dal greco. Analogia: proporzione matematica; è una proporzione, punta alla relazione di somiglianza che sussiste ed è possibile individuare tra due cose diverse. Attraverso questa proporzionalità possiamo arrivare a scoprire cose remote: partendo da dati noti possiamo arrivare a scoprire cose non note. Studia i visibilia per trarre delle leggi che vengono ritenute applicabili anche per gli invisibilia, cose non note, che non si possono vedere (vedi Analogia, Quint. Qui si parla di analogia linguistica). Analogia è strumento che si può usare anche in altri ambiti. Per esempio, da Historia animalium di Aristotele, è applicabile alla zoologia (in virtù di queste relazioni si somiglianza è possibile stabilire una serie di rapporti; i due referenti messi in rapporto hanno tratto di somiglianza, da cui discende il rapporto analogico). Metafora: indica un trasferimento, un trasporto di carattere semantico, si trasferisce sul termine il significato di un altro; si basa su un rapporto analogico. Vedi testo di Aristotele (metafora basata su analogia). Alla base della metafora c’è una proporzione matematica. È un processo apodittico. È solo uno degli esiti dell’analogia. Gli ambiti in cui queste vengono applicate sono tanti: oggi vediamo la meteorologia. La meteorologia per gli antichi (per noi è la scienza che studia tutto ciò che è connesso al meteo) è una scienza molto ampia che abbraccia molti fenomeni. Meteore > indicano le cose che stanno in cielo, ed è connesso con il verbo aeiro = sollevare, ma per gli antichi sono solo i fenomeni atmosferici (neve, pioggia…), non hanno a che fare con la astronomia. In cultura classica fenomeni astronomici divisi da quelli metereologici. Aristotele, infatti, tratta separatamente astronomia (in Caelo) e meteorologia (in Metereologica: 4 libri > primo trattato di meteorologia dell’età antica). Questi due ambiti vanno distinti perché la meteora sono caratterizzati da minore regolarità rispetto a quelli astronomici. Quelli metereologici sono fenomeni incostanti e imprevedibili: il concetto è espresso all’inizio dei Metereologica, vedi testo. L’indagine sulle cose delle meteora sono oscure, ecco perché viene in soccorso l’analogia, quelle relazioni di somiglianza tra due cose diverse, che aiutano ad arrivare ai invisibilia attraverso i visibilia (es. io vedo il fulmine, ma non le sue cause). Analogia tra mondo e uomo costituisce la giustificazione sul piano teorico, che legittima per rapporti di proporzionalità la scienza metereologica e la medicina/biologia. Il mondo sta all’uomo come i terremoti stanno ai brividi che percorrono il corpo umano. Questa analogia, che assimila il mondo al corpo umano presuppone una concezione del mondo come makantropos, una parola formata da elementi greci, che significano grande e uomo > è neologismo cognato da studioso tedesco (800/900) Meyer > concezione molto antica e radicata nella cultura classica, risale agli albori della filosofia greca; una delle testimonianze più antiche di questa concezione si trova in Anassimene (vedi frammento 4.1). riportata una citazione di Anassimene, i filosofi presocratici ci sono giunti per tradizione indiretta à l’aria che tiene unito il mondo viene assimilata all’aria che tiene unito il corpo umano. La concezione del makantropos risulta efficace perché riflette la concezione vitalistica del mondo che gli antichi attribuivano all’ambiente e caratterizza il pensiero presocratico fino a Platone. L’analogia tra mondo e uomo non è solo uno strumento per arrivare all’ignoto tramite analisi, ma è valida poiché si riteneva che il mondo fosse animato: mondo come creatura dotata di un’anima, paragonabile a quella del corpo umano che è strettamente connessa al corpo del mondo. Questo modello analogico, connesso alla concezione vitalistica, lo troviamo anche nella letteratura medica (vedi testo 4.2: citazione del IV secolo a.C. > autore descrive formazione degli organi per effetto del fuoco: confronto ordinamento degli organi con ordinamento dell’universo: paragone interessante, ma macchinoso; quello che è lo stomaco nell’umano, è il mare nel mondo > assimilazione). Aristotele fissa una linea netta tra esseri animati e inanimati e pone il mondo tra gli esseri inanimati. Se il mondo diventa massa inerte, senza vita, l’analogia del makantropos dovrebbe tramontare. Le cose però non stanno così: anche dopo Aristotele il modello del makantropos continua ad essere usato per illustrare le fasi di crescita e decrescita del mondo, non sono della concezione vitalistica. Per Lucrezio ( leggi 4.3) il mondo ha un tempus genitale, ha un momento di nascita, il mondo ha un momento specifico in cui si forma, momento a cui segue una fase di crescita/espansione, che a un certo punto raggiunge la akmè, punto di non ritorno. A questo apice fa seguito una fase di declino/ decrescita. Descritta anche fase di crescita, anche il mondo ha un suo cibo, che ne determina l’accrescimento fino al punto di non ritorno (akmè). Fase di declino segnata dalla sterilità dell’uomo, ma anche della terra, perché il cibo in età senile fa fatica a diffondersi nelle vele > declino che porta alla morte. Lucrezio fa confronto tra processi che riguardano la formazione dell’uomo e del mondo. Da Aristotele tramonta la concezione vitalistica che il makantropos vincolava: per Lucrezio il mondo è massa inerte di atomi vuoto. Mantiene distinte le sfere e assicura il rigido materialismo della sua dottrina. Lucrezio sfrutta il makantropos per arrivare a capire gli invisibilia. Terremoti: perché un fenomeno geologico viene trattato tra i fenomeni metereologici? Seneca divide in tre parti lo studio della natura: cielo (celestia), aria (sublimia) e terra (terrena). Seneca immagina che un anonimo avversario proponga un’obiezione. Terremoto è prodotto da vento, che è area in movimento; siccome i terremoti venivano attribuiti all’azione dell’aria, rientrano tra i fenomeni metereologici (meteora). Il termine ‘terremoto’ deriva dal latino terremotus (movimento della terra), ma può essere espresso anche da tremo (a tremare sono gli uomini) > la voragine che si produceva in seguito a terremoti violenti in latino si dice hiatus e kasma (greco): indicano apertura della bocca di una persona o animale. questa immagine antropofagica resiste anche in italiano. La spiegazione più diffusa del terremoto è quella che riguarda l’aria, si ritiene che la terra avesse, come in superficie, anche all’interno grotte e caverne (nelle quali si ponevano i movimenti dei venti) > vedi testo 5.2. I corpi animali identificano gli esseri viventi! Analogia tra terremoto e brividi del corpo umano (convulsioni e palpitazioni). Basarsi sui fenomeni visibili per immaginare le leggi che governano fenomeni invisibili > analogia. All’origine del terremoto c’è neuma che produce una specie di brivido; idea del brivido torna anche il Lucrezio (5.3). Seneca: libro dedicato ai terremoti. Passa in rassegna tutte le teorie del terremoto che sono state date dai filosofi a lui precedenti, fino a proporre una sua visione (offre una rassegna delle idee precedenti). Al capitolo XIV parla di una teoria che non condivide (5.4) > riemerge la concezione vitalistica del mondo legata al makantorpos: le acque della terra rappresentano il suo sangue, i venti il suo respiro. I terremoti si verificano quando terra si trova in uno stato di malattia. Seneca con questa teoria concorda fino a un certo punti: se è vero che la terra quando c’è terremoto è malata, il terremoto dovrebbe assumere proporzioni cosmiche: la malattia colpisce il corpo della sua interezza, il terremoto no! Seneca sposa la teoria pneumatica, e la espone al libro XVIII (vedi testo 5.5). Seneca mantiene distinte le sfere: il tremore del corpo umano serve a spiegare il funzionamento del tremore del corpo terrestre, ma i due ambiti vengono mantenuti separati, osservano il processo biologico si può arrivare a comprendere il processo meteorologico. Testo 5.6: si chiede come aria che crea i terremoti entri nella terra. Si chiede come fa l’aria a stare sotto la terra. Si insinua nelle cavitò sotterranee o è già presente? Crede sia impossibile che l’aria arrivi dalla superficie > ricorre all’osservazione del visibile, del corpo umano, per sciogliere il dubbio. La pelle nel nostro corpo respinge l’aria che entra da altre cavità; quindi, non è verosimile che succeda nella terra. Ancora un’obiezione: verosimile che uomo rabbrividisca perché ha freddo: questo inverosimile per la terra, perché la terra dovrebbe avere freddo (rifiuta la concezione vitalistica del modello!). La terra può tremare come l’uomo ma non può farlo perché ha freddo. Formazione dei venti: nell’ottica del makantorpos i venti vengono assimilati ai gas del corpo umano. Il modello del makantropos per Seneca va usato con cautela; probabilmente Seneca ce l’ha con epicurei, che avevano introdotto l’immagine del gonfiore nello studio della meteorologia. Aristofane usa il modello del copro. Gli indovini possono dare un loro parere, ma non è detto che sia corretto (o sbagliano, o se hanno ragione, non conoscono il perché avvenga ciò). Questi sogni sono di esclusiva competenza del medico à pregare dei è cosa buone, ma oltre a rivolgersi agli dèi bisogna aiutarsi con la medicina. L’ambito magico viene fatto rientrare, non viene negato come farà Lucrezio. Vengono proposti due ambiti diversi: indovino e medico; l’indovino può azzeccare ma non motivare. I sogni come enupnia à Per Lucrezio ed Epicuro i sogni non provengono, invece, dagli dèi. Lucrezio (3.1) sostiene che sogni sono la prosecuzione della vita da svegli (residui diurni, i resti dei pensieri quotidiani). L’uomo sogna in base a: - Studium - Ratio - Res Occupazioni, fatti e pensieri che determinano il sogno degli uomini (es il poeta che anche di notte si immagina di comporre la propria opera; immaginano di portare avanti attività diurne anche di notte). ciò che cambia non è l’oggetto ma l’uomo, che non dispone dei mezzi della memoria e dei sensi. Visioni dei sogni legati ai ricordi del presente ecumnia. Artemidoro (3.2): leggi il testo. Macrobio (3.3): dice la stessa cosa di Artemidoro (fa anche gli stessi esempi più o meno). Vedi anche 3.4 e 3.5. i vestigia sono i resti dei pensieri. Per Lucrezio (4.1) anche gli animali sogno. Se si ritiene che i sogni vengano da dio, se a sognare sono gli animali è possibile che il sogno venga da dio. anche questa si pone in chiave razionalista, se fosse vero che i sogni derivano dagli dèi, non potrebbero sognare gli animali. Interessante esempio degli uccelli che scappano dopo il sogno del testo 5 à questo ci riporta agli incubi umani. Il sogno non è solo la persecuzione della vita diurna, lo è ma anche degli aspetti negativi. Si sogna questa eventualità anche di notte, la morte si affronta (ma un conto è affrontarla da svegli, altro nel sonno). Incubo è prosecuzione degli aspetti negativi, delle ansie, paure e preoccupazioni. Il sogno è anche la persecuzione dei bisogni fisici (vedi testo 6). Chi ha sete sogna di bere; persino i puri, persone rispettabilissime, orinano a letto, se non riescono a fare altrimenti. Il bisogno fisico più interessanti è quello che riguarda gli adolescenti (l’ultimo): se viene colpito da simulacri di persone di bell’aspetto, affascinanti, pare di godere di un amplesso. Questa categoria è interessante perché sul sogno erotico c’è tutta una riflessione medica dietro, vedi testo 7. Il sogno erotico era stato tematizzato dalla medicina antica, in particolare da Erofilo (vedi 7.1). quelli misti hanno anche carattere endogeno. Il songo erotico per Erofilo è un sogno misto a metà tra quello divino e naturale. Il sogno erotico è stato tematizzato anche da Celio Aureliano (7.3). notiamo insistenza su inconsistenza dei sogni: sono visioni vane, che provocano emissione spermatica. Immagini vane che sono illusioni Lucrezio dopo sogno erotico tratta dell’amore: il sogno erotico che rivela l’influsso delle concezioni mediche consente al poeta di gettare un ponte con l’argomento successivo: l’amore. Nel finale del IV libro smaschera tutte le illusioni dell’amore: ammette l’amore come sesso, come bisogno fisico, naturale e necessario, ma rifiuta l’amore piscologico che provoca turbamento, che distoglie dall’imperturbabilità, che è il fine ultimo della filosofia epicurea. Amore ammesso solo come bisogno fisiologico (vedi testo 8). Amor è umor: l’amore è l’umore che il corpo getta nel corpo di un altro à differenza tra sogno erotico e eros vissuto da svegli? Nessuna, perché se amor è umor, anche il sogno erotico prevede umor. Lucrezio insiste sul sogno erotico perché gli consente di svelare l’origine fisiologica dell’amore fisico, carnale, l’unico che va soddisfatto. In realtà è una via non percorsa fino in fondo: la possibilità di trovare una soddisfazione anche sentimentale in altra persona è una prospettiva non trattata da Lucrezio, l’amore diurno non differisce da quello onirico. 22 novembre 2022 Modulo 2 – ALCHIMIA Origini e sviluppi dell’alchimia dall’Egitto greco-romano all’impero bizantino Che cos’è l’alchimia? Un insieme di pratiche e speculazioni in rapporto alla trasmutazione dei metalli. Tradizione molto antica, che si pone in un periodo precedente a quella che è poi l’alchimia moderna del XVII secolo. La definizione mette in risalto che con alchimia non si parla solo di pratiche (e ricerche), ma neanche solo dell’aspetto speculativo della riflessione. Entrambi gli aspetti vivono insieme. Trasformazioni di sostanze metalliche in una sostanza sempre inanimata di tipo diverso. La trasmutazione cercata da alchimisti è quella dei metalli vivi in metalli mobili. Definizione di Bacone (vedi slide): alchimia speculativa si occupa di oggetti inanimati, che teorizza in merito a ogni oggetto inanimato e alla generazione di tutte le cose. L’alchimia speculativa certifica la medicina. Alchimia pratica, per Bacone, permette di produrre in maniera artificiale metalli che sono molto nobili, colori e molte alte cose. L’alchimia non solo imita il lavoro della natura, ma riesce anche a superare l’operato della natura. Alchimista può produrre un metallo superiore a quello naturale in tempi minori. L’alchimia ha tempi non brevi, ma sicuramente promette di produrre questi stessi metalli in tempi relativamente brevi à superamento della natura. L’alchimia va a includere anche altri saperi: possiamo distinguere una tradizione occidentale dell’alchimia e racchiude quella greco-egiziana, islamica, greco-latina, volgarizzamenti e dell’età moderna dall’alchimia cinese: attraverso uso del mercurio è possibile produrre un farmaco in grado di garantire l’immortalità a colui che lo assume. L’alchimia occidentale non pretende mai di creare un farmaco o elisir in grado di conferire immortalità, ma da un certo momento si propone di conferire l’allungamento della vita (pro longevità), ma mai idea di mortalità (diverso quindi da quella cinese). La tradizione cinese, dal IX secolo, proporrà anche pratiche mediche e spirituali per ottenere immortalità. C’è anche tradizione indiana, che propone una serie di pratiche di varia natura per allungare la normale durata della vita umana. La definizione di alchimia (vedi slide) non si applica interamente ai tesi alchemici. È l’arte di liberare parti del cosmo dalla loro esistenza temporale e raggiungere una forma perfetta (metalli) o la longevità (per gli uomini). • Alchimia greco-egiziana e bizantina: tradizione alchemica che va dal I al XV secolo; nel I d.C. prima opera alchemica in 4 libri (su argento, oro e pitture) di Democrito; in realtà l’opera non è stata scritta da lui! Frequente fenomeno della falsa attribuzione; spesso gli alchimisti tendono a far risalire le loro opera a figure ritenute autorevoli. Oggi leggiamo una compilazione bizantina di questi 4 libri, andati perduti. Trattano di oro, argenti, tinture di porpora e produzione di pietre preziose, tutte messe sullo stesso piano. Nel 300 d.C. attività del primo alchimista storicamente accertata: Zosimo di Panopoli. Infine, altri due autori che dal VI d.C. registrano un cambiamento, un passaggio da una tradizione alchemica greco-egiziana a una bizantina; viene adottato il genere del commentario; decidono di scrivere non presentando direttamente le ricette e le riflessioni sull’argomento, ma commentando opere come se fossero scritte da autori precedenti. • Alchimia islamica: opere legate al contesto culturale, ma non necessariamente scritte in arabo. La prima figura fondamentale è Jabir (figura importante per le quali ci sono opere attribuite, ma anche molte di altri attribuite a lui); tra VIII e IX secolo molte opere attribuite a lui, ma non scritte da lui. A differenza della tradizione greca, qui non abbiamo uso di sostanze vegetali e animali, ma sostanze minerali che riescono ad essere più efficaci. Al tamini offre trattazione dell’alchimia metaforica e allegorica. • Alchimia medievale latina: alchimia in lingua greca in ambiente egiziano, poi diffusa in impero bizantino, ma rispetto a mondo latino abbiamo poche attestazioni nel periodo medievale. Successivamente, dal XII secolo, trattati alchemici in tradizione latina che hanno successo. Opera originaria latina del XIII secolo di Paolo di Taranto. • Alchimia della prima età moderna / chymistry Nomi dell’alchimia nella tradizione greca: il termine ‘alchimia’ non lo troviamo fin dalle origine. Gli alchimisti si definiscono filosofi. Nel mondo antico ‘filosofia’ e ‘filosofo’ hanno un significato molto più ampio rispetto a quello che diamo noi oggi. Indicava in generale uomo di cultura, non solo inteso come studioso della tradizione filosofica. Queste opere entrano poi in dialogo con le opere filosofiche. Quando invece si riferiscono alla disciplina che operano troviamo arte sacra o arte divina. Viene quindi dato un carattere di sacralità a queste conoscenze tecniche. Conoscenze volte a una trasformazione vera e propria di questi metalli in altro. A partire dal VI secolo troviamo l’uso del termine ‘chemeia’, che viene definita come la preparazione dell’oro e dell’argento; indica quello di cui si occupano gli alchimisti. Papiro di Leida (fine III secolo d.C.): testo tecnico trovato in Egitto. Interessanti perché raccolgono procedure tecniche che sono presentata come imitazioni dell’oro e dell’argento. Non sono testi completamente alchemici, ma volte all’imitazione, quindi manuale tecnico; iniziano però ad anticipare l’idea di alchimia. Vedi testo: la ricetta è semplice, composta da sostanze che possiamo identificare. Di recete studiosi hanno cercato di replicare questa ricetta in laboratorio e sono riusciti a creare una sostanza liquida in cui una moneta di argento, se immersa, si trasforma in colore oro. Acqua di zolfo o acqua divina? Indistinguibili a livello lessicale. Verbi all’imperativo che scandiscono le fasi della ricetta e imitano le dinamiche di insegnamento orale del maestro. Zosimo di Panopoli (300 d.C.): in questo caso non abbiamo la ricetta dell’acqua di zolfo/divina, ma trattazione di questa con metafore e similitudini. Ma qual è il senso di un testo di questo tipo? Va posta una distinzione tra testi in chiaro e testi misterici: i primi sono la tradizione delle ricette e dei testi tecnici; i secondi sono testi metaforici. gli autori alchimisti spesso producono entrambi i tipi di opere. Nei manoscritti alchemici abbiamo anche disegni di apparecchiature alchemiche. Pseudo-Democrito (I secolo d.C.): il mercurio allo stato puro è liquido; quindi la sua solidificazione pone delle difficoltà tecniche. L’autore ci illustra una serie di materiali con cui il mercurio si può solidificare. Alla fine, vediamo l’aggiunta di un aforisma > tendenza verso il superamento di quello che è il semplice dato tecnico. 29 novembre 2022 Vedi slide riepilogo 1 e 2 della lezione precedente. Possibili motivazioni della segretezza: 1. mantenimento delle conoscenze alchemiche all’interno di un gruppo di operatori che hanno ricevuto un’educazione alle pratiche alchemiche (la ricetta non è scritta per essere compresa da chiunque, ma solo da persone che hanno già ricevuto educazione base sulle pratiche alchemiche). 2. Incapacità di comprendere testi alchemici precedenti e/o volontà di mantenere validi testi alchemici composti secoli prima e ormai desueti a livello tecnico. Cos’è un metallo? Elemento chimico caratterizzato da alto potere riflettente, opacità alla luce, buna conduttività elettrica, duttilità spesso elevata e che è inoltre capace di fornire in soluzione ioni dotati di carica positiva e di formare ossidi a carattere basico. Elemento chimico presuppone una concezione della realtà fisica di tipo alchimista. Metallo deriva dal latino metalleuo, che è un calco del greco metallon = estrarre qualcosa da una miniera; questo nella prima età ellenistica. In tarda età ellenistica, invece, il termine metallon indica anche il metallo stesso, non più solo la miniera. In età antica venivano considerati metalli rame, bronzo (rame di Cipro e Bronzo celtico), ma anche ferro, oro, mercurio, elettro e vetro. Elettro è lega naturale di oro e argento e viene considerato in mondo antico come metallo; anche il vetro è trattato come metallo (fusione di sabbie silicati che poi producono oggetto solido). I 4 elementi e la generazione dei metalli secondo Platone: essenza, ossia la materia di cui sono fatti i corpi celesti. Questa materia incorruttibile permette la trasmutazione dei metalli e, soprattutto, il prolungamento della vita umana. Jabir ibn Hayyan 13 dicembre 2022 Ulisse Aldrovandi (1522-1605) e la nascita del museo naturalistico Emblema di un fermento culturale che si irradia in tutta Europa, e che rappresenta un movimento legato alle scienze che scompagina l’assetto della scienza vigente. Museo, giardino botanico sorgono in tutte le città e mettono in discussione la casa della cultura, dentro le università. Cambiamento della configurazione degli spazi urbani: sa da spazio a scienza e cultura. Storia naturale è ambito disciplinare a cui si è applicato Aldrovandi, che subisce cambiamento importante grazie alle scoperte geografiche. Sono queste scoperte geografiche che contribuiscono in modo importante a ridisegnare il sapere naturalistico. Viaggi anche in precedenza, ma tra fine 4 e inizio 500 le scoperte non vengono solo condotte da esploratori, ma coinvolgono anche degli scienziati. Cosmografia di Waldseemuller: opera che si concentra sulla scoperta delle Americhe. Vespucci punto di riferimento. In quest’opera viene usato per la prima volta America. Le scoperte sono importanti perché si innestano in economia in fermento, quella rinascimentale: commerci si stanno intensificando. Frutti che arrivano in Europa, nelle corti, perché sono rarità. Chi se le riesce ad accaparrare ostenta la propria potenza. La conquista geografica si accompagna a una conquista di conoscenze naturali da cui conseguono una serie di affermazione anche a livello del potere politico. Va ripensata la differenza che si doveva avere per le fonti scientifiche e i classici. Giardino botanico di Pisa: prima della metà del 1500 in Italia vengono istituiti i giardini botanici, istituzioni che nascono in seno all’università. Questi giardini c’erano anche all’era di Plinio, ma ora istituzione laica della trasmissione del sapere, che mette al confronto una tradizione libresca che attinge sempre alle fonti classiche con uno spazio nuovo, che diventa un luogo di apprendimento per categoria di studenti che prima apprendevano la medicina solo attraverso la lettura dei testi. Negli stessi anni anche il teatro anatomico viene introdotto > momento in cui la pratica, non solo la lettura, si accompagna alla riflessione teorica, sollecitati da questa invasione di semi e piante che non esistevano nel mondo classico (impero) e non erano conosciute perché in zone geografiche sconosciute. L’orto botanico diventa laboratorio dove si mandano semi da Americhe, Africa e Asia. Toscana ambiente favorevole allo studio delle scienze e delle arti, grazie ai Medici. Ghini è botanico innovativo, a lui si attribuisce il primato di aver istituito dentro all’università il giardino botanico + merito di collezionare le piante vive, essiccate e poi messe in erbario. Ghini è botanico pratico, non scopre cose, ma importante per istituzionalizzazione dell’orto botanico dentro università. È stato maestro di Ulisse Aldrovandi, che imiterà questo a Bologna. Aldrovandi condivide la necessità di non studiare più solo sui libri, ma anche pratica. Soprattutto gli speziali avevano i loro giardini botanici privati > preparare rimedi medici. Lettera di Aldrovandi a re di Spagna à dice che è molto importante promuovere tipo di ricerca dov’è evidente che la ricerca non può più essere qualcosa che riguarda una persona sola. Assalito da semi che gli vengono mandati da tutte le parti, non sa più come classificarli > non riesce a concludere la sua enciclopedia di scienze naturali. La prassi scientifica è qualcosa di collegiale, non individuale. Altro aspetto fondamentale è che quando si ha a che fare con numero sempre crescente di ente naturale, si pongono problemi su come classificare. Aldrovandi vive nel Rinascimento in Italia dove le arti visive hanno ruolo importante e prepotente. È cambiata la cultura visiva dopo introduzione della prospettiva. Capisce e coglie che elemento visivo è parte importante della comunicazione scientifica, più della parola. Per quanto riguarda la rappresentazione visiva della natura gli antichi avevano posizione diversa perché c’erano indubbiamente elementi pratici, ma c’è anche altro elemento per cui alcuni autori antichi hanno riflettuto sulla funzione delle illustrazioni in modo negativo. La rappresentazione che facciamo attraverso arte della natura non può gareggiare con la natura. Consapevolezza nuova della collocazione dell’uomo nella natura, che gareggia con la natura, ma può fare di più; invece, nel mondo classico forma di contemplazione diversa: la perfezione della nostra natura non si può ricreare. Nell’ambito botanico ci sono degli indizi che ci fanno capire che qualcosa sta cambiando. Pianta con scorpione: perché considerata antidoto contro morso dello scorpione: uso creativo dell’immagine che veicola conoscenza indipendentemente dalla parola. Vediamo opera del 1530: bellissime incisioni; l’editore lo illustra personalmente e affida commento a medico locale. Chiedi Aldrovandi replica queste pratiche; illustrazione scientifica è qualcosa di serio, elemento importante della comunicazione scientifica > team di pittore, incisore, ecc. che devono dipingere le piante come dice l’editore. Cambiamento importante: immagini ruolo sempre più importante. Tramite immagini si danno anche informazioni sui luoghi dove si diffondono le piante, il loro habitat naturale. Aldrovandi fa sue tutte queste suggestioni che riceve e che ha letto nei libri dei contemporanei. Il museo diventa luogo pubblico, non solo studiosi > possono frequentarlo tutti. Aldrovandi sa che la scienza è collegiale, dove il singolo ha un ruolo ma è necessaria la condivisione, la collaborazione. Riconfigurazione della città dove le scienze rappresentano aspetto importante. Non abbiamo illustrazioni della collezione Aldrovandi. 4000 xilografie, è la più grande collezione al mondo. Natura e cultura sono parte di uno stesso processo, come insegnava Plinio. Il sogno aldrovandiano di fare dl museo il luogo dove possibile avere compendio della natura; nella seconda metà del 600 troviamo camere della meraviglia, si raccoglie quello che suscita meraviglia. Ci sono anche cose che tendono a sfociare con l’intrattenimento > cambiano il suo progetto. Ha avuto influenza molto grande, che sposta l’attenzione da una visione della natura che è contemplativa, teorica e filosofica. 19 dicembre 2022, visita a palazzo Poggi – L’altro Rinascimento 10 gennaio 2023 Citazione di Quintiliano – inst.1,4,4 “nec … utuntur”. Afferma che i poeti molto spesso fanno uso delle perifrasi astronomiche, utilizzate soprattutto per indicare la stagione/il tempo, o anche per indicare un riferimento spaziale. Varrone Men. 420 Cèbe: appellatur a caelatura caelum, Graece ab ornatu ‘kosmos’, Latine a puritia mundus. à “In greco è chiamato cosmo perché è qualcosa di ordinato e bello, in latino mondo perché legato al concetto di purezza.” Il tema dell’ordine del cielo sarà fondamentale nella cultura di V-VI secolo. Si comprenderà che c’è un limite, un confine tra il mondo terrestre e quello del cielo. Kosmos e mundus indicano il nostro ‘universo’. La disciplina che si occupa di studiare il cielo in greco è l’astrologia o astronomia. Fino al Rinascimento queste due discipline hanno la medesima validità e sono due termini utilizzati in modo equivalente. Solo dopo il Rinascimento l’astrologia comincia ad essere guardata con più sospetto rispetto all’astronomia. Il termine più “scientifico” per definire lo studio del cielo è matematikè. L’opera astronomica che ha avuto più successo fino alla rivoluzione copernicana è il “magesto” di Tolomeo. In età bizantina venne definito “Il Grande trattato”. Quando il testo entra nella cultura araba viene indicato come “il più grande trattato”, traslitterando dal greco. Nella storia del nome del trattato si individua anche la storia dell’astronomia antica. Per quanto riguarda le stelle e le costellazioni, il greco ha a disposizione due termini: ‘aster’ (astro isolato, stella) e ‘astron’ (spesso al plurale > collettivo). Le costellazioni diventano 12 col tempo, nella tradizione greca, le costellazioni zodiacali sono 11 fino all’inizio della civiltà romana quasi. La costellazione della bilancia nasce in età augustea. Nella tradizione precedente lo scorpione occupava, con le sue chele, un posto doppio. Si utilizza il termine “gradius” (= passo), secondo Seneca, perché è come se il Sole ogni giorno compiesse un passo. La collocazione dei pianeti all’interno della fascia zodiacale permette di fare previsioni. Era necessario avere 12 segni perché il sole per completare la sua rotazione doveva completare i 360°: 360:12 = 30 gg. Cicerone dice che “signifer” ,il termine latino, è più corretto di quello greco (‘zodion’) perché un termine parlante. - T: Omero, Iliade, 18, 483-489. Nell’ekphrasis si dice che sullo scudo sono state raffigurate tutte le costellazioni, ma di fatto ne sono state descritte solo alcune, quelle conosciute all’epoca di Omero. Le costellazioni vengono associate alle figure mitiche. Già in Omero era presente la doppia nominazione dell’Orsa maggiore/Grande Carro. (non erano conosciute sia quella maggiore che quella minore). Viene detto che i fenici seguivano la costellazione dell’Orsa minore (più difficile da individuare ma più vicina al polo, il chè rendeva la navigazione più sicura). I Greci utilizzavano quella dell’Orsa maggiore. Nell’affresco dell’800, sullo scudo di Achille è rappresentato solo il cielo, mentre nell’ekphrasis erano rappresentate anche le città ecc. . C’è una figura che con un radius sta indicando una costellazione in particolare, quella dei pesci, perché nel frattempo si era diffusa la Melothesia (= la disposizione delle membra, l’associazione di ogni segno zodiacale ad un membro del corpo). I pesci sono i piedi, per cui indicandoli, viene annunciato a Teti come morirà il figlio. Un modello letterario, come quello della descrizione dello scudo di Achille, viene reinterpretato alla luce delle scoperte scientifiche, conferendogli nuove interpretazioni. - T: Omero, Iliade, 22, 25-32. Omero sta utilizzando l’associazione tra il guerriero che splende rivestito di bronzo e una stella. Achille viene associato, attraverso una perifrasi, a Sirio. La radice di Sirio indica qualcosa che distrugge, ma anche qualcosa che splende. Alla levata di Sirio le piante o crescono o muoiono. L’ingresso di Achille è paragonato alla stella di Sirio perché achille è la stella più splendente e perché Achille ucciderà Ettore. Sirio viene presentato come il cane di Orione perché si trova ai suoi piedi. Questo sarà un elemento che verrà sviluppato soprattutto in età ellenistica. La mappa del cielo come la conosciamo si consolida soltanto nel IV secolo a.C.. Ogni polis, fino all’età ellenistica, misura il tempo secondo un proprio modo. Successivamente ad Eudosso, abbiamo il tentativo di associare ad ogni costellazione, uno o più miti, in modo da collegare costellazioni vicine tra loro. Già in Eudosso troviamo costellazioni collegate al mito di Andromeda e Perseo. PIANETI. Le stelle sono fisse e i pianeti sono mobili. Inoltre i pianeti non brillano di luce propria. La scoperta della mobilità dei pianeti è attribuita a Pitagora. Da Platone in avanti, trovandosi al di sopra della luna, si devono come diffusione, solo ad Omero > è un testo fondamentale per la astronomia di base. Passa poi alla descrizione della sfera a casa di Marcello. La sfera non è un globo celeste, ma è sfera su cui sono inseriti i movimenti del sole e della luna e dei 5 pianeti (sono infatti noti solo i pianeti da Mercurio a Saturno, quelli visibili a occhio nudo). Movimenti irregolari e opposti a quelli delle stelle. Il planetario di Archimede aveva un’innovazione: poteva rappresentare il movimento di tutti i copri celesti. Riusciva a regolare i movimenti irregolari di tutti gli altri copri. Archimede parla di questo oggetto anche in altre fonti: Tusc. 1,63 e Arenarius 1. Deduzioni: 1. Questo oggetto è una scoperta di Archimede, mentre quella del globe celeste è una scoperta nota già da tempo 2. Il materiale di questo oggetto: è fatto di bronzo 3. Oggetto che serve a rappresentare movimenti dei pianeti, del sole e della luna per rappresentare, per esempio, l’eclissi. Corpi celesti rappresentati con usi di coni metallici. Ipotesi sul funzionamento di questo oggetto: Ipotesi sul funzionamento di questo oggetto di Lucio Russo: ipotizza che planetario di Archimede rappresenta cosmo geocentrico (parla del movimento del sole e della luna), ma il meccanismo di costruzione sarebbe stato eliocentrico. Sorta di scissione ermeneutica tra oggetto rappresentato e il meccanismo di costruzione, eliocentrico, che rappresenta un corpo geocentrico. Perché questa ipotesi? Indizi: 1. Arenarius di Archimede dove calcola numero di granelli da sabbia che servirebbero per riempire l’area del globo > vuole dimostrare la possibilità dell’esistenza di numeri infinitamente grandi. Obiettivo è dimostrare che si possono calcolare numeri grandi. Per fare questo, nell’incipit deve dire quali sono le dimensioni dell’universo e per farlo usa la teoria di Aristarco di Sama, che sviluppò l’ipotesi eliocentrica (terra gira intorno al sole). Archimede sceglie questa ipotesi perché permette di calcolare il numero più grande (vedi disegni). Segmento s incluso in quello d (prospettive geocentrica); segmento s va sommato al segmento d (prospettiva eliocentrica) > universo più grande. Sceglie ipotesi di Aristarco perché funzionale alla sua tesi, senza però condividerla sul piano fisico. 2. Meccanismo di Antikythera: relitti di un naufragio. Oggetto che serve per predire la posizione dei pianeti e fare l’oroscopo. Per fare questo la prospettiva è quello dell’osservatore terrestre, ma la costruzione è incernierata sul Sole: tutti i pianeti si muovono intorno al sole (la costruzione è eliocentrica). Anche il planetario sarebbe stato una sorta di prototipo di questo oggetto. Quando Seneca tratta delle comete dice che lo fa perché esaminare questi problemi farà capire se è il sole che si muove o i pianeti (Sen, nat. 7.2.3). 3. Perché Cicerone parla di queste cose? Macrobio nel commento al sonium scipionis fa riferimento a un passo del somnium in cui Cicerone descrive l’ordine delle sfere celesti e Macrobio ci dice che è colpito dal fatto che Cicerone non segue l’ordine di Platone. Cicerone afferma che la sera del sole è posta al centro, Platone sostiene che è la sesta a partire dall’altro: nell’ordine delle sfere celesti Cicerone mette il sole al centro dell’universo, ma presenta le sfere celesti dall’altro verso il basso. La scelta di Cicerone è politica, epoca in cui a Roma c’è modello ellenistico del catasterismo. In questa prospettiva obiettivo è quello di enfatizzare la posizione centrale del sole. Cic rep 6.17. Descrizione del sole e degli altri corpi. Quello importante è che nella descrizione delle 9 sfere abbiamo descrizione che serve a svalutare la posizione della terra, che è quella posta più in basso. La terra, in quanto mortale e infima, si oppone alla sfera delle stelle fisse che è quella più alta e divina. Abbiamo poi i due estremi: cielo delle stelle fisse e la terra: all’interno 7 sfere divise in 3 corpi sopra il sole 3 sotto e uno al centro. Sole definito con tre sostantivo del lessico politico (siamo dentro al De Republica!): climax ascendente, tricolon: dux è generale, colui che guida esercito; princeps è il cittadino che in situazione di crisi sa prendere il comando: per lui nel mondo greco il princeps è Pericle; moderator è parola che Cicerone usa per definire ruolo ideale che sta tratteggiando: è un cittadino che in momento di crisi sa contribuire alla conservazione del potere, non scardinando in chiave monarchica l’istituzione repubblicana, ma ponendosi con il ruolo di moderatore tra queste varie istanze. Per Cicerone il moderator è lui stesso; si vuole porre come una figura che non scardina l’istituzione repubblicana, ma ha la funzione di mediare tra senato e stanze dei cavalieri. Costruisce questo per giustificare la sua posizione dentro lo stato. Se quello che abbiamo ipotizzato è corretto, il riferimento al planetario di Archimede in apertura è giusta: regola tutto senza che questo traspaia all’esterno. Figura che non ci dovrebbe essere dal punto di vista costituzionale, ma agisce per facilitare il funzionamento dello stato in momento di difficoltà. Metafora tra oggetto e moderator. Vedi anche principato di Augusto: manifesta il suo status di monarca nel testamento, dicendo che il suo status è ereditario: è qui che va contro alla repubblica, prima non era mai andato contro la repubblica. Fasti di Ovidio: inserisce un’allusione al planetario di Archimede: vedi Ov fast. 6.277-280. Il globo di Archimede era visibile la terra al centro, il che sarebbe possibile. Aere è ablativo di aer, non aes. Gioco intertestuale su questi due termini che hanno due prosodie diverse. C’è gioco allusivo, e una volta che lo si decodifica si capisce il senso della frase. Sfera d’aria racchiusa da anelli di bronzo, che segnano i limiti di questa sfera vuota, riempita di aria. Carme 51 di Claudiano à il Carme di Claudiano si è costruito a partire da Ovidio. Alla sua epoca si è diffuso l’uso di meccanismi ad aria compressa usata dentro macchina automatiche. Quando prende il riferimento all’aria chiusa per lui è l’aria complessa al servizio degli astri. Ha in mente un planetario mosso da aria compressa. Legge Ovidio alla luce della rivoluzione tecnologica della sua epoca. La sfera non poteva essere di vetro come dice Claudiano, perché la tecnica per lavorare il vetro si sviluppa dal II d.C. 24 gennaio 2023 Il latino non usa forme univoche, pur elaborando un lessico tecnico, non si tratta di un lessico tecnico cristallizzato; è molto caratterizzato da casi di sinonimia. Neanche il cristianesimo ha mai osteggiato l’astrologia completamente. Nel rinascimento è molto spesso la tradizione astronomica che fornisce modelli iconografici per i casi pagani a scultori e poeti. I manoscritti più riccamente decorati erano spesso quelli scientifici, in quanto le immagini erano funzionali alla comprensione del testo. - CASO DI MITO DI ANDROMEDA E PERSEO – Vaso tardo-corinzio (berlin, Staatliche Museum), 560 a.C. La madre di Andromeda, Cassiopea, si vanta della sua bellezza e viene punita per il suo atto di hybris da poseidone, che manda un ketos sulle coste etiopi. L’unica soluzione è sacrificare Andromeda, figlia del re. Perseo, durante il rito di sacrificio, si ritrova a volare sopra gli stessi cieli (era il fratello di ermes). Vede quindi Andromeda legata sugli scogli e vedendola dall’alto la scambia per una statua, perché la fanciulla è immobile, molto bella e per il suo biancore. Ovidio scherza molto su questo fatto (la principessa etiope con le membra candide à strano). Il biancore era un elemento che identificava la femminilità nobile. Perseo si innamora della ragazza e decide di liberarla, a patto che lei diventi sua sposa. Perseo sconfigge il mostro marino grazie all’astuzia (il mostro inizia a seguire l’ombra di perseo, mentre questo era in realtà alle sue spalle e riesce a colpire il mostro alle spalle, facendolo morire dissanguato). Il IV libro delle metamorfosi di ovidio è dedicato a questo mito. Alcuni frammenti e testimonianze ci permettono di capire che Andromeda scelga di seguire il proprio liberatore, opponendosi alla volontà dei genitori. La radice della parola andromeda (“colei che si occupa dell’uomo, servendolo”, “colei che domina l’uomo”; Medusa, uccisa da perseo, è il doppio di Andromeda, rappresenta il perturbante femminile che, in visione patriarcale, deve essere controllato). - CIC. ARATEA fr. 31 Soubiran. Cicerone sta descrivendo la costellazione di Andromeda e, distaccandosi dal modello di Arato, aggiunge un elemento patetizzante: che Andromeda fugge lo sguardo della madre. La scelta di fuggire lo sguardo della madre è un sintomo di rabbia verso la madre, che aveva intenzione di sacrificarla. - CIC. Rep. 1,22 (visto anche la lezione precedente). Almeno agli occhi di cicerone, il poema di Arato è un ekphrasis: la trasposizione letteraria di un oggetto fisico. Il globo celeste è imprescindibile per comprendere il testo di Arato. Nel globo Kugel, il più antico conservato, troviamo Andromeda con le braccia allargate (perché legata), vicino a Cassiopea (con le braccia aperte in segno di lamento), seduta su un trono. Andromeda guarda altrove rispetto alla madre. Questo dettaglio dello sguardo è confermato dall’atlante farnese. Il restauro rinascimentale dell’atlante farnese presenta almeno un errore: segue la regola di Ipparco per la ricostruzione del globo celeste (i soggetti devono essere rappresentati di spalle). Tutte le figure sono di spalle, il dettaglio della veste di Andromeda è un errore, anche lei era rappresentata di spalle originariamente. Anche nel globo di Mainz è confermato il dettaglio dello sguardo. Nel frammento di orologio astronomico anche andromeda è rappresentata con lo stesso dettaglio dello sguardo. Il dettaglio iconografico viene semantizzato da Cicerone. à dà interpretazione patetica a un dettaglio iconografico che sarebbe di per sé muto. - EURIPIDE, F 129-129° - EURIPIDE, F 141 Kannicht L’ipotesi più attestata è che questa sarebbe una battuta che cassiopea avrebbe detto alla figlia, dopo che questa sarebbe stata liberata da perseo. - ERATOSTENE. Scrive un’opera in prosa scritta come completamento dell’opera di Arato. Fornisce un catasterismo per ogni costellazione. Nel poema di Arato non ci sono catasterismi, gli unici che sono rievocati, lo sono in modo molto sintetico e sono legati alla figura di Zeus. I catasterismi di Eratostene sono stati utilizzati come scholia per commentare arato, solo in età bizantina questi scholia sono stati uniti a formare un epitome, dopo che l’opera era stata frammentata per creare un commento al poema di arato. Questo testo è importante perché ci dice che Andromeda ha deciso di seguire Perseo andando contro la volontà dei genitori. - PITTORE DI PRONOMOS, VASO ATTICO, fine V sec. a.C. Ogni figura è riconoscibile anche grazie ad una didascalia. L’abbigliamento sottolinea l’origine etiope di Andromeda. Gli elementi arborei evidenziano la presenza di una grotta. Di fianco a lei si trova Perseo, Afrodite sta mettendo una corona sulla testa di Perseo e dietro c’è un altare con un fuoco acceso. Questa scena rappresenta quindi il matrimonio tra i due.