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ARISTOTELE: l'uomo è un animale sociale? Tema argomentativo, Temi di Filosofia

Testo argomentativo sulla concezione politica di Aristotele: l'uomo è davvero un "animale sociale"? Condivisione della stessa tesi di Aristotele, con argomentazioni tratte dall'opera Politica e dalle riflessioni di Socrate e Platone.

Tipologia: Temi

2020/2021

In vendita dal 02/05/2021

Viitaliya
Viitaliya 🇮🇹

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Scarica ARISTOTELE: l'uomo è un animale sociale? Tema argomentativo e più Temi in PDF di Filosofia solo su Docsity! TEMA ARGOMENTATIVO SULLA CONCEZIONE POLITICA DI ARISTOTELE: L’UOMO È DAVVERO UN “ANIMALE SOCIALE”? Aristotele fu il primo filosofo ad occuparsi del comportamento umano in società. Nell’opera Politica, egli definì l’uomo come un “animale sociale” (zoon politikon): l’uomo necessita la società, è la sua destinazione naturale al fine di ottenere la felicità. Ma è davvero questo l’unico modo per ottenere la felicità? È necessaria una società, per l’uomo? La risposta è affermativa: la società è necessaria, in quanto supera lo stato di natura, ossia quella situazione di rischio in cui l’individuo è abbandonato ai suoi istinti primitivi e in cui la lotta per la sopravvivenza è l’unico motivo dell’agire: si sarebbe quindi condannati a vivere nel continuo terrore della morte. Dunque, senza un apparato di leggi capace di disciplinare gli uomini, si scatenerebbe una guerra di tutti contro tutti. Prima di Aristotele, Protagora era convinto che la vita dell’uomo non fosse concepibile al di fuori delle leggi, strumento imprescindibile del vivere associato; colui che si sottraeva alla città e alle sue leggi si poneva al di fuori della comunità stessa degli uomini, retrocedendo ad una pericolosa condizione naturale, o prepolitica, che lo esponeva alla morte. Anche Socrate identificò la virtù con il rispetto delle leggi della città: non poteva esistere una vita buona e felice al di fuori dell’orizzonte dello Stato, perché solo in quest’ultimo si realizzava la destinazione naturale dell’uomo; nel Critone di Platone troviamo esposti i dialoghi del grande filosofo ateniese riguardanti il rispetto delle leggi: più della madre e del padre e più degli altri progenitori presi tutti insieme è da onorare la patria. La patria si deve rispettare, e più del padre si deve obbedire e adorare, anche nelle sue collere. Per questo Socrate, processato e condannato secondo le leggi di Atene usate ingiustamente contro di lui, decise di rispettarle fino all’ultimo e di rifiutare la proposta di fuga da parte degli amici, ritenendo che l’esilio dalla propria città (uno delle situazioni a causa delle quali, secondo Aristotele, non si faceva parte ad una società) fosse una pena peggiore e più temibile della stessa morte. Il suo discepolo Platone, nella Repubblica, scrisse che il nostro scopo nel fondare lo Stato non è di rendere felice un unico tipo di cittadini, ma che sia felice quanto più possibile lo Stato nella sua totalità: in sostanza, l’individuo esisteva solo nello Stato, a cui egli poneva le proprie capacità allo scopo di un bene comunitario. Anche Tommaso d’Aquino riprese il principio aristotelico della naturale socievolezza degli esseri umani, che li conduceva ad associarsi in comunità e a costituire gli Stati: grazie alla ragione e al linguaggio dei quali dispone l’uomo, quest’ultimo poteva