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aristotele opere importanti e famose, Schemi e mappe concettuali di Filosofia

due opere aristoteliche fondamentali per le superiori

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 27/08/2023

francesco-angaramo-1
francesco-angaramo-1 🇮🇹

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica aristotele opere importanti e famose e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Filosofia solo su Docsity! Inizio e fine della vita umana nel mito Possibili soluzioni del problema dell’immortalità (Lettura per le classi terze del Liceo Scientifico Bramante) Non mi volere, Ulisse divino, lodare la morte: vorrei, sopra la terra vivendo, esser servo d’un altro d’un uom privo di beni, che anch’egli stentasse la vita, piuttosto che regnare su tutta la turba dei morti. [Odissea, XI, 481-484] La metempsicosi è una dottrina escatologica largamente diffusa nell’antichità. Credevano nella metempsicosi gli Egizi, i Persiani, gli Indiani, e si pensa che siano stati i Pitagorici a diffonderla in tutto il mondo greco. Secondo la metempsicosi l’anima continuerà a reincarnarsi passando da un corpo ad un altro finché non avrà espiato le colpe compiute sulla terra. Nella nostra vita terrena però, noi non conserviamo alcun ricordo delle nostre vite precedenti, e per questo possiamo tragicamente ricadere negli stessi errori compiuti durante le esistenze passate. Vi sono molti racconti classici che narrano le discese agli inferi di eroi leggendari, primo fra tutti Orfeo, che suonando la sua lira per le divinità infernali riuscì ad intenerirle a tal punto da farsi promettere la restituzione della sua sposa defunta: Euridice. Anche Platone, al termine della Repubblica, ci narra il suggestivo mito di Er, un soldato morto in battaglia che ritorna in vita per rivelare ai mortali i segreti misteri dell’oltretomba. Leggiamo questo mito che ha affascinato e sedotto gli scrittori di ogni tempo e di ogni credo religioso. «Tuttavia –incominciai— non ti farò un racconto di Alcinoo, bensì di un uomo valoroso, Er figlio di Armenio, di origine panfilica. Costui era morto in guerra e quando, al decimo giorno, si portarono via dal campo i cadaveri già decomposti, fu raccolto intatto e ricondotto a casa per essere sepolto; al dodicesimo giorno, quando si trovava già disteso sulla pira, ritornò in vita e raccontò quello che aveva visto laggiù. Disse che la sua anima, dopo essere uscita dal corpo, si mise in viaggio assieme a molte altre, finché giunsero a un luogo meraviglioso nel quale si aprivano due voragini contigue nel terreno e altre due, corrispondenti alle prime, in alto nel cielo. In mezzo ad esse stavano seduti dei giudici, i quali, dopo aver pronunciato la loro sentenza, ordinavano ai giusti di prendere la strada a destra che saliva verso il cielo, con un contrassegno della sentenza attaccato sul petto, agli ingiusti di prendere la strada a sinistra che scendeva verso il basso, anch'essi con un contrassegno sulla schiena dove erano indicate tutte le colpe che avevano commesso. Giunto il suo turno, i giudici dissero a Er che avrebbe dovuto riferire agli uomini ciò che accadeva laggiù e gli ordinarono di ascoltare e osservare ogni cosa di quel luogo. Così vide le anime che, dopo essere state giudicate, partivano verso una delle due voragini del cielo o della terra; dall'altra voragine della terra risalivano anime piene di lordura e di polvere, dall'altra posta nel cielo scendevano anime pure. Quelle che via via arrivavano sembravano reduci come IL MITO DI ER. Platone; Repubblica, 614b-621d da un lungo viaggio; liete di essere giunte a quel prato, vi si accampavano come in un'adunanza festiva. Le anime che si conoscevano si abbracciavano e quelle provenienti dalla terra chiedevano alle altre notizie del mondo celeste, e viceversa. Nello scambiarsi i racconti delle proprie vicende le une gemevano e piangevano, al ricordo di quante e quali sofferenze avevano patito e veduto durante il viaggio sottoterra (un viaggio di mille anni), mentre quelle provenienti dal cielo riferivano le visioni di beatitudine e di straordinaria bellezza che avevano contemplato. Ma per farne un resoconto minuzioso, Glaucone, ci vorrebbe troppo tempo; in ogni caso la sostanza, stando al racconto di Er, è la seguente: per ogni ingiustizia commessa e ogni persona offesa le anime avevano scontato una pena decupla; ciascuna pena era calcolata in cento anni, perché tale è la durata della vita umana, in modo che pagassero un fio dieci volte superiore alla colpa. Ad esempio, se alcuni erano stati responsabili della morte di molte persone, perché avevano tradito città o eserciti precipitandoli nella schiavitù o si erano resi colpevoli di qualche altro delitto, per ciascuna di queste colpe subivano patimenti dieci volte maggiori; se invece avevano fatto dei benefici e si erano comportati in modo giusto e pio, ricevevano la debita ricompensa nella stessa misura. Sul conto di quelli morti appena nati o vissuti per poco tempo disse altre cose che non vale la pena di ricordare. Aggiunse che la pietà e l'empietà verso gli dèi e i genitori e l'omicidio erano ripagati in misura ancora maggiore. […] Tutti i gruppi di anime, dopo aver trascorso sette giorni nel prato, all'ottavo dovevano alzarsi e partire da lì, per giungere dopo quattro giorni in un luogo da dove scorgevano, distesa dall'alto lungo tutto il cielo e la terra, una luce diritta come una colonna, molto simile all'arcobaleno, ma più splendente e più pura. Dopo un giorno di cammino arrivavano lì e vedevano al centro della luce le estremità delle catene che pendevano dal cielo; questa luce infatti teneva unito il cielo e ne abbracciava l'intera orbita, come i canapi che fasciano la chiglia delle triremi. A quelle estremità stava appeso il fuso di Ananke, che dava origine a tutti i moti rotatori; l'asta e l'uncino erano d'acciaio, il fusaiolo era una mescolanza di questo e altri metalli. […] Il fuso ruotava sulle ginocchia di Ananke. Su ciascuno di suoi cerchi, in alto, si muoveva una Sirena, che emetteva una sola nota di un unico tono; ma da tutte otto risuonava una sola armonia. Altre tre donne sedevano in cerchio a uguale distanza, ciascuna sul proprio trono: erano le Moire figlie di Ananke: Lachesi, Cloto e Atropo, vestite di bianco e col capo cinto di bende; sull'armonia delle Sirene Lachesi cantava il passato, Cloto il presente, Atropo il futuro. Cloto con la mano destra toccava a intervalli il cerchio esterno del fuso e lo aiutava a girare, e lo stesso faceva Atropo toccando con la sinistra i cerchi interni; Lachesi accompagnava entrambi i movimenti ora con l'una ora con l'altra mano. Appena giunti, essi dovettero subito presentarsi a Lachesi. Per prima cosa un araldo li mise in fila, poi prese dalle ginocchia di Lachesi le sorti e i modelli di vita, salì su un'alta tribuna e disse: «Proclama della vergine Lachesi, figlia di Ananke! Anime effimere, ecco l'inizio di un altro ciclo di vita mortale, preludio di nuova morte. Non sarà un demone a scegliere voi, ma sarete voi a scegliere il vostro demone. Chi è stato sorteggiato per primo, per primo scelga la vita alla quale sarà necessariamente 2