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Asylums - Goffman (RELAZIONE COMPLETA vivianagrosso), Dispense di Metodi E Tecniche Del Servizio Sociale

"..ogni persona è un attore sociale perché vive contemporaneamente su livelli diversi, a seconda del proprio ruolo utilizza maschera e copione diverso..." Viaggio all'interno delle istituzioni totali.

Tipologia: Dispense

2013/2014
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Caricato il 19/12/2014

viviana_grosso
viviana_grosso 🇮🇹

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9 documenti

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Scarica Asylums - Goffman (RELAZIONE COMPLETA vivianagrosso) e più Dispense in PDF di Metodi E Tecniche Del Servizio Sociale solo su Docsity! Viviana Grosso Principi e fondamenti del servizio sociale Relazione: Erving Goffman – Asylums E. Goffman condusse per un anno uno studio diretto presso l’ospedale St. Elizabeth a Washington (cui nel corso del suo saggio egli si riferirà chiamandolo <<Ospedale Generale>>); egli era consapevole che dai membri dello Staff attivi nei reparti avrebbe potuto ricavare una visione oggettiva riguardante lo svolgersi delle attività all’interno delle strutture e decide di interagire “Faccia a faccia”, direttamente con gli individui che siano pazienti o membri lavoratori all’interno dell’ospedale. G. si serve di un approccio drammaturgico: ogni persona è un attore sociale perché vive contemporaneamente su livelli diversi, a seconda del proprio ruolo utilizza maschera e copione diverso. Entrando direttamente in contatto è in grado di indagare e riportare le parole, i comportamenti, i pensieri, gli affetti e il loro ”mantenersi vivi” in quella che viene considerata una <<realtà autonoma>>, un mondo nel mondo: l’istituzione totale. Con il termine Istituzione totale G. fa riferimenti a sistemi chiusi atti a recludere ed inglobare individui bisognosi di cure, considerati devianti per la società, pericolosi o incapaci di badare a se stessi. Vengono definite totali in quanto il carattere inglobante è continuo come continuo è l’impedimento allo scambio sociale e ai rapporti verso il mondo esterno ovvero quello civile. Distingue cinque tipi di istituzione totale ma pur variando il luogo e il tipo di devianza dei suoi reclusi non cambiano le sue caratteristiche generali: 1. Istituzioni nate per tutelare quelle persone considerate incapaci e pericolose per se stesse (Istituzioni per disabili, anziani, orfani…); 2. “ per internare e curare persone considerate pericolose per la società anche se non intenzionalmente ( ospedali psichiatrici); 3. “ per una reclusione volontaria da parte dell’individuo (monasteri, conventi…); 4. “ perché al suo interno vengono svolte attività (piantagioni, navi…); 5. “ per recludere persone considerate intenzionalmente pericolose per se stesse e per la società (carceri…). All’interno di queste strutture tutto è regolato, solo lo staff, gli infermieri, i medici sono in grado e possono mantenere i rapporti con l’esterno, mantenendo un identità civile. Gli internati vengono spogliati, al momento del loro ingresso, del proprio corredo personale: non si tratta solo di tutti i propri averi e vestiti indossati al momento dell’ingresso ma anche dei propri diritti civili, processi in corso, eredità… tutte responsabilità che verranno assegnato ad una Persona di fiducia (sia o meno facente parte della famiglia). G. compie la propria indagine all’interno di un ospedale psichiatrico ma intende sottolineare, nella prima parte del suo saggio, tutti gli aspetti in comune delle diverse istituzioni totali: <<Il luogo di residenza e lavoro di gruppi di persone tagliate che - fuori dalla società per un considerevole periodo di tempo – si trovano a dividere una situazione comune, trascorrendo parte della loro vita in un regime chiuso e formalmente amministrato.>> • Inizialmente svolge un indagine generale sulla vita sociale che si svolge in queste organizzazioni : le suddivide per categorie ma la caratteristica che le accomuna tutte è il carattere inglobante. Il carattere inglobante include l’impedimento allo scambio sociale e di uscita verso il mondo esterno, mondo nel quale l’individuo, solitamente, tende a svolgere le proprie attività, soddisfare i propri bisogni in luoghi diversi e con persone diverse -> all’interno dell’istituzione invece le varie sfere non sono suddivise. Tutto si svolge nello stesso luogo, sotto la medesima autorità, a contatto con un gruppo di persone costrette a comportarsi nel medesimo modo e le loro attività hanno un ritmo prestabilito. Mirano, dovrebbero almeno apparentemente, ad adempiere allo scopo di tale istituzione ( ad esempio l’ospedale psichiatrico mira alla guarigione). All’interno della struttura ritroviamo due gruppi quello dello staff, già accennato prima, e quello degli internati: ognuno dei due gruppi tende a farsi un immagine dell’altro secondo stereotipi limitati ed ostili e questo crea ed aumenta la frattura e distanza tra i due. L’internato è soggetto a <<scadimento morale>> in quanto è l’istituzione, dal momento dell’ingresso, a pianificare la sua giornata e lo staff a sorvegliarlo. Questo scadimento morale avviene a seguito di un alienazione riguardante le attività/lavoro svolto e la “Paga” che non corrisponde affatto a ciò cui erano abituati nella realtà civile. Per soddisfare i propri bisogni, per riuscire ad ottenere una ricompensa o piccole e semplici cose che un tempo erano soliti considerare scontate sono spesso costretti a mendicare (al personale) e questo stesso gesto viene visto come un ulteriore sintomo della malattia mentale. Nella società civile inoltre l’individuo conserva una <<personale economia d’azione>> cioè si autogestisce in base a modelli e riferimenti acquisiti durante la propria vita ma nelle istituzioni ogni minima attività viene controllata e regolata: autonomia dell’azione violata. • Ogni punto di vista indagato da G. ha come elemento cruciale l’immagine che un gruppo si costruisce dell’altro. Il mondo dell’internato. L’internato subisce dall’istituzione dei processi che agiscono su di lui indebolendo la relazione che egli ha con il proprio “Sé”. Sono processi definiti << processi di mortificazione>>. Tale mortificazione è prodotta da un esposizione contaminante di carattere fisico: forme di profanazione e contaminazione. Viene obbligato a chiedere il permesso/domandare anche per le cose più semplici trovandosi in una situazione di costante sottomissione e le imposizioni sono spesso legate all’obbligo di portare a termine un attività, questo crea un atmosfera di irreggimentazione. Processo di disculturazione: rimozione di certe possibilità di comportamento con una conseguente, in caso di ritorno alla realtà, impossibilità/inadeguatezza nell’affrontare situazione quotidiane; Spoliazione dei ruoli: viene creata una barriera tra l’internato e l’esterno. Inizialmente sono vietate le visite e ciò provoca questa spoliazione vale a dire una frattura con i ruoli adottati precedentemente (ad esempio in un accademia il ruolo di cadetto deve sostituire qualsiasi altro ruolo precedentemente occupato). ▲ Cerimonie istituzionali. Secondo G. il nostro mondo quotidiano è pieno di attività espressive e simboliche. Per cerimonie istituzionali intende quel genere di cerimonie in cui lo staff cerca di svestirsi dei suoi panni di lavoro e di avere un rapporto con gli internati non più improntato sulla manipolazione. Tra le diverse forme di cerimonie riconosciamo: ■ Giornale interno: che riporta notizie locali quali gite, compleanni, morti ma anche fatti inerenti al mondo esterno. Lo staff si fa intervistare. • Festa annuale: alla quale partecipano insieme membri tra gli internati e staff mescolandosi tra loro; mangiano, partecipano a giochi, ballano; spesso la cena coincide con festività come il Natale nella quale si divertono anche decorando l’istituto; • Teatro istituzionale: nel quale gli internati recitano sceneggiature scritte da loro stessi o dallo staff, si tratta di spettacoli satirici poiché prendono in giro gli elementi più noti dell’istituto. Il pubblico può essere composto da staff, internati e anche persone esterne; • Forma di autogoverno o terapia di gruppo: gli internati sotto la supervisione di membri dello staff possono esprimere le loro lamentele; permesso, chi aveva il turno di notte durante il giorno faceva un'altra attività e negli orari di lavoro pretendeva di poter dormire. In che modo agiscono? I pazienti/staff utilizzano “fonti”, oggetti loro accessibili facendone un uso improprio: nell’ospedale generale veniva accettato la pratica illecita di utilizzare i radiatori per scaldare i vestiti, bicchieri di carta utilizzati per sputare o per le cicche, federe dei cuscini per trasportare i propri averi da una stanza all’altra. Quest’ultimo esempio è importante in quanto tali usi vengono fatti di borse, cinture o altro ancora per portare con se tutto ciò che possa offrire un immagine decorosa di se da presentare agli altri. Sono tutte tecniche per, come dice G., <<lavorarsi il sistema>>: nell’ospedale centrale i più regrediti per avere un rapporto sociale si rifiutavano di svolgere le attività per riuscire ad avere rapporti diretti con lo staff. Non sempre l’atto di lavorarsi il sistema era legato alla malattia mentale, ci riporta esempi di malati che pur di procurarsi il cibo o conservarlo inventavano svariate tecniche ma per poterlo lavorare bisognava conoscerlo! Nell’ospedale centrale influivano molto gli orari non conosciuti da tutti che permettevano di accaparrarsi il cibo, i giornali, i libri migliori e cosi via. Gli adattamenti secondari possono anche beneficiare ed essere attuati da più persone e prendono il nome adattamenti secondari collettivi, più rari negli ospedali psichiatrici in quanto vengono presi in considerazione per lo più da malati criminali. All’interno dell’ospedale centrali i pazienti cercavano di lavorarsi il sistema per lo più per ottenere degli incarichi sfruttabili che permettessero loro più facilmente determinati adattamenti secondari: ad esempio il lavoro in mensa, partecipazione alle attività di musica o lavorare in cucina permetteva di avere accesso a determinati oggetti e luoghi come gli stessi pazienti riferiscono direttamente a G.: insistere per utilizzare le palestre per la presenza di materassi piu soffici sui quali riposarsi un po’, sottoporsi all’insulinoterapia per rimanere tutto il giorno o qualche ora sdraiati a letto a riposare. In questi casi possiamo anche parlar di <<lavorarsi l’incarico>>. Ogni attività/ incarico a prescindere dal suo scopo era sicuramente un modo per ogni individuo di svagarsi, di rompere la routine giornaliera se poi ne sarebbero seguite promozioni ancor meglio. Dove agiscono? G. dapprima distingue i vari tipi di adattamento indicandone le fonti ed infine la loro collocazione, i luoghi. Nell’ospedale centrale l’internato si ritrovava il proprio mondo distinto in tre parti: 1. Spazio fuori dal limite, oltre il confine: la presenza del paziente al suo interno sarebbe stata severamente proibita ( ad esempio la zona dei dipartimenti femminili); 2. Spazio di sorveglianza: soggetto ad autorità e restrizioni istituzionali, per i pazienti liberi di girare corrispondeva a quasi tutto il terreno ospedaliero; 3. Un area regolata da una minore autorità dello staff. Abbiamo detto che alcune pratiche illecite vengono assecondate ma per la maggior parte vanno nascoste allo staff e nell’ospedale centrale ciò avveniva attraverso tattiche di dissimulazione: coprire le cicche con la mano, masticare senza farsi notare… I luoghi dove gli adattamenti secondari avevano luogo G. li definisce <<luoghi liberi>> alcuni dei quali erano tacitamente consentiti dallo staff. N.B: La libertà aveva una propria geografia e la possibilità di spostarsi era legata al sistema di reparto: più obbedienza uguale più libertà. I luoghi liberi ( all’interno e all’esterno dell’ ospedale centrale) erano caratterizzati da una atmosfera tranquilla e serena rispetto al disagio dei reparti; variavano rispetto alla zona da cui venivano ricavati, dalla residenza degli individui e dal loro numero; vi erano anche luoghi liberi utilizzati da tutti i pazienti dell’ospedale e non dai singoli reparti; l’opportunità di usufruire di determinati luoghi liberi era data anche da un certo tipo di incarico/attività. Ad esempio un boschetto alle spalle dell’edificio, binari sotto gli edifici che un tempo venivano utilizzati per il trasporto del cibo, sotterranei in disuso, il gabinetto nel quale venivano mandati per fumare, il posto di guardia dell’ingresso principale, il bar dello staff. Nei reparti più regrediti si litigava anche per il semplice posto sul davanzale della finestra, piccolo luogo di evasione dal quale si poteva osservare il territorio circostante e per un momento svagarsi anche solo con il pensiero. Oltre ad i luoghi liberi nell’ospedale vi erano i <<luoghi di gruppo>> e i <<territori personali>> , questi ultimi possono svilupparsi anche all’interno di un luogo libero o di gruppo e l’incarico di un certo lavoro può procurare un territorio personale. L’esempio più classico consiste nella stanza singola che l’internato poi riempiva con fotografie, oggetti raccolti che insomma lo rappresentavano e rendeva proprio quell’ambiente. Nell’ospedale centrale all’interno del soggiorno era possibile individuare territori del genere: ad esempio uno dei più anziani sedeva vicino il radiatore e quello era il suo posto, un altro in un angolo della stanza sempre quello tanto che il muro si era sporcato per il continuo contatto con la testa. Questo tipo di pratica è strettamente legata alla malattia mentale di cui soffre il paziente in quanto rappresenta un suo modo di adattamento al reparto. Della vita sotterranea fa parte anche un altro elemento la <<Tana>>. In un luogo dove tutto è condiviso e quasi nulla si può tenere solo per sé gli internati si creano quella che viene definita tana e consiste in un ripostiglio personale illecito che può essere fisso o mobile; un esempio è rappresentato dalle giacche le cui tasche venivano riempite, borse che le donne si portavano dietro, borse della spesa, calze lunga che venivano legate alla cintura, federe riempite mentre la creazione di tane fisse era favorita da determinati incarichi/ lavori. Un ex paziente riferì a G. che il motivo per cui non vi erano armadietti era chiaro dal momento che non c’era nulla da conserva visto che venivano spogliati di tutto. Nella maggio parte dei casi in queste situazioni ci si appropria di oggetti di altri, lavorando il sistema si riesce ad ottenere un oggetto, un favore o quant’altro e G. ha individuato tre tipi di adattamento per mezzo dei quali un paziente può fare uso di oggetti o servizi di un altro: 1. Coercizione personale: l’individuo non agisce per se stesso ma piuttosto perché non adempiere potrebbe causargli problemi in quanto è stato minacciato o gli è stato promesso qualcosa; così facendo sente l’atto come imposto. Tra le tecniche utilizzate per la coercizione vi sono il braccio di ferro, il ricatto e la sottomissione sessuale; 2. Scambio economico : innanzitutto sono da prendere in considerazione le limitazione economiche della persona internata rispetto al mondo civile; vendita e baratto erano mezzi economici diffusi e non ufficiali attraverso i quali i pazienti si servivano l’uno dell’altro. Veniva utilizzato denaro vero portato dai parenti durante le visite, denaro sostitutivo o baratto diretto comune dell’ospedale centrale; 3. Scambio sociale: un mezzo più efficace dei precedenti in quanto implicando sentimenti di rispetto ed affetto i due che si scambiano oggetti/favori si trovano sullo stesso piano e lo scambio/aiuto avviene volontariamente. Questo tipo di scambio sottende i legami tra i membri dello staff e i pazienti o tra i pazienti ed altri pazienti. Tali legami sono inclusi tra le pratiche della vita sotterranea perché: l’affetto che ne deriva non è previsto sul piano ufficiale dell’organizzazione e potrebbe occupare troppo tempo nella carriera del degente; possono inoltre costituire la base per scambi economici/ sociali. Possiamo suddividerli in <<Rapporti personali>> i quali fino a quando si limitano alle regole non vengono considerati realmente proibiti: ✓ Amicizia: rapporto non sessuale; ✓ Flirt: particolare interesse reciproco sessuale; ✓ Amicizia fra gruppi: i pazienti dimostrano di preferire la compagnia di un determinato gruppo rispetto ad un altro; altri considerati invece illeciti: ✓ Rapporti di categoria: avvengono tra gli internati i quali riconoscendo la loro medesima condizione sono legati fra loro e dimostrano reciprocamente rispetto; ✓ Rapporti di protezione: tra un membro dello staff ed un paziente. Frequente è però la scarsa possibilità di ripagare lo scambio sociale attraverso aiuti o rispetto. L’ospedale dava la possibilità di realizzare oggetti da donare agli altri, ad esempio piccoli pensieri per il Natale, questi vengono chiamati <<rifornimenti rituali>>. All’interno dell’ospedale centrale un fenomeno notato da G. è quello del particolare rituale delle sigarette: alcuni pazienti, in particolar modo quelli entrati da poco, avevano a loro disposizione abbastanza sigarette da poterne offrire ma un paziente che aveva il proprio pacchetto le accettava comunque. Ad un amico veniva concesso di aspirare un paio di volte dalla propria sigaretta per cortesia. Nei reparti più regrediti chi non era in grado di girarsi da solo le sigarette veniva aiutato delle volte anche volontariamente; un malato mutacico che voleva fumare si fermava di fronte ad un altro paziente che era il suo protettore e stava li fino a quando questi non gli concedeva la sigaretta. Un altro tipo di rifornimento rituale era rappresentato dagli oggetti che i parenti portavano ai pazienti. Nell’ospedale centrale vi erano due suddivisioni ufficiali: 1. Sistema di reparto: luoghi di residenza, sorveglianza, rapporti con altri reparti; 2. Sistema di incarichi: il paziente lascia il proprio reparto e viene sorvegliato dal membro dello staff per cui lavora e riceve diversi tipi di terapia. Logica dell’ospedale era che le attività o incarichi svolti venivano creati per la cura del paziente, per i loro bisogni e dunque non era necessario che questi venissero pagati o venissero trattati con maggiori attenzioni per il semplice fatto di parteciparvi ma non era sempre così. Conveniva infatti allo staff avere certe attenzioni altrimenti poteva trovarsi a constatare alla fine dell’anno una diminuzione di pazienti nelle attività da lui gestite. Venivano concessi pacchetti di sigarette in più, possibilità di soffermarsi maggiormente in quel luogo, crearvi una tana, guidare la macchina. Forte era però anche l’opportunismo dei pazienti che avendo in mente già la loro ricompensa preferivano un attività rispetto ad un'altra e si accattivavano il membro del personale. Questi rapporti di protezione/amicizia tra staff ed internati delle volte erano chiari agli occhi di tutti ad esempio attraverso conversazioni tra i due con tono amichevole e scherzoso. Ciò che però inizialmente nasceva come favore o segno di rispetto poteva facilmente trasformarsi in routine e veniva avvertito come un diritto garantito perdendo l’efficacia e il rispetto. Vi erano due importanti problemi riguardanti la vita sotterranea fin ora analizzata: ✓ Gli adattamenti secondari il più delle volte, come accadeva all’ospedale centrale, venivano messi in pratica da un gruppo di leaders, alcune volte in certe istituzioni se non venivano presi in considerazione da molti non erano ritenuti nemmeno rappresentativi. In ogni caso lo studioso che si concentra su questi comportamenti tende a trascurare il restante, il modo di vita degli altri pazienti; ✓ L’organizzazione sociale informale dei pazienti è debole. La psichiatria in parte spiega questo con il fatto che i malati mentali in quanto tali non sono in grado di mantenere ordine e solidarietà. Si tradivano l’un l’altro per estensione del principio psichiatrico del “raccontare tutto” come terapia tanto che un sorvegliante afferma: <<Sono come bambini>>.