Scarica Aurea mediocritas ORAZIO e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! Commento: L’ode è dedicata a Lucio Licinio Murena, cognato di Mecenate e console nel 23 a. C. ; il componimento esprime a tutti gli effetti l’ideale di vita di Orazio, ovvero mantenere costantemente una via di mezzo ed evitare ogni sorta di eccesso. Questo concetto deriva sia dalla sua educazione, poiché il padre fu sempre per lui un modello di moralità, sia dal contatto che ebbe in gioventù con la natura, poiché Mecenate gli aveva regalato un piccolo podere fuori Roma; Orazio dimostra il suo attaccamento alla terra e sostiene che la natura può dare svariati insegnamenti ed essere quindi magistra morum: in essa è presente l’equilibrio a cui esorta, e per questo motivo molte delle metafore che utilizza sono tratte proprio dal mondo naturale. Le metafore sono numerosissime ed attinte a diversi ambiti: oltre che alla natura alla navigazione e alla vita del marinaio, alla quotidianità e al mito. Per dare voce ed efficacia al suo pensiero Orazio si serve, oltre che di immagini metaforiche, dell’accorta disposizione dei termini all’interno del periodo e dei periodi tra loro, in modo da creare un effetto di equilibrio anche formale: sono frequenti i parallelismi di immagini e strutture sintattiche, prevale la coordinazione rispetto alla subordinazione e l’effetto complessivo è di studiata semplicità. Anche all’interno del verso le parole sono collocate con cura, in modo che quelle più pregnanti e significative si trovano all’inizio o alla fine del verso o subito prima della cesura; acquistano così grande rilievo ed il lettore sofferma l’attenzione su di esse. Già nella prima strofa Licinio è paragonato ad una marinaio che, per portare in salvo la sua nave, deve guardare con terrore alle tempeste e diffidare dal navigare troppo rasente alla costa, definita, con personificazione, iniquum (v. 4); l’immagine è resa ancora più vivida dal chiasmo ai vv. 1-4 (altum urgendo…/… premendo/ litus). L’eccesso è sempre da evitare: sia la troppa audacia che la troppa cautela sono insidiose, perciò occorre trovare la giusta misura tra esse sia in mare sia, fuor di metafora, nella vita. Tuttavia il poeta si sofferma soprattutto su pericoli derivanti dalla troppa fortuna, perché più grandi e difficili da riconoscere rispetto a quelli che comportano un’eccessiva umiliazione. Chi riesce ad effettuare scelte moderate non avrà mai né troppo né troppo poco e sarà al riparo sia dalla scarsità sia dall’invidia degli altri; attraverso l’iperbato al v. 5 (auream… mediocritatem), al quale vengono accostati termini antitetici, ovvero sordibus tecti (v. 7), simbolo di miseria, e invidenda… aula (vv. 7-8), immagine di una ricchezza eccessiva (è da notare che a questi versi, dove si ripete due volte il verbo caret, troviamo il primo dei tanti chiasmi dell’ode: tutus caret… /sordibus caret… /sobrius aula, vv. 6-8), Orazio crea un effetto di medietà attraverso il quale si sofferma sui vantaggi che derivano dalla moderazione. La terza strofa, su un climax crescente e un ricercato gioco di chiasmi e parallelismi: il pino, infatti, essendo troppo alto, è soggetto alle scosse dei venti; più alte vengono costruite le torri, più facilmente crolleranno perché instabili; e infine, perfino le montagne, le cui cime rasentano il cielo, verranno raggiunte dai fulmini. L’animo dell’uomo che sceglie l’aurea mediocritas si mostra sempre equilibrato, non si esalta nella buona sorte, né si abbatte in quella avversa; lo stesso Giove che scaglia fulmini e scatena tempeste senza preavviso è l’incarnazione dell’incostanza, simboleggiata dal mare. Anche in Apollo ritroviamo le stesse caratteristiche di Giove: entrambe le divinità alternano liberamente momenti di bontà e temibilità, in questo caso sottolineati nel loro contrasto dal chiasmo ai vv. 19-20: (suscitat Musam… arcum /tendit); tuttavia, non si deve pensare in negativo, perché la sorte non sarà sempre ostile nei confronti dell’uomo. Al termine del componimento ritroviamo la metafora dell’uomo-marinaio e della sua imbarcazione, l’immagine è evidente nel chiasmo finale (vento… secundo/ turgida vela, vv. 23-24); perciò l’ode ha una struttura circolare o ad anello (Ringkomposition). La morale è comunque sempre la stessa: diffidare dall’eccessiva altezza ed essere sempre in grado di porsi di fronte alla sorte in modo adeguato.