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BAMBINI E ADOLESCENTI IN CERCA DI AIUTO – CAIRO – 2021 – Vita e Pensiero CAPITOLO PRIMO La corresponsabilità educativa il primato degli interessi del minore 1) il primato degli interessi del minore Parlare di diritti dei minori oggi significa rilanciare la centralità delle persone in tutte le età della vita in qualsiasi situazione individuale contestuale si trovino affinché le loro aspirazioni di bene giustizia verità e bellezza siano soddisfatte ciò implica dare strumenti singoli ai gruppi alle organizzazioni e agli Stati affinché riescano promuovere educazione salute E l'empowerment da democrazia e la corresponsabilità. la logica dell'avere del consumo che oggi caratterizza le nostre società dovrebbe cambiare attingendo ad una logica dell'essere i benessere umano si fonda sulla capacità di prestare attenzione e curare le relazioni agendo intenzionalmente verso il prossimo. il benessere umano non può prescindere da una formazione integrale del minore a livello fisico psicologico sociale e spirituale senza medicalizzare ogni problema ed ogni difficoltà. tre documenti cruciali per l'umanità E che contengono i diritti del minore: la dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, la dichiarazione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1989 e la dichiarazione dei diritti delle persone con disabilità del 2006. Ehi al centro di questi documenti ci sono i bisogni di crescita dei bambini e degli adolescenti senza alcuna distinzione: mettere al centro i bambini gli adolescenti e l'unico modo per guardare un futuro positivo costruttivo. Ehi disagio difficoltà disabilità sono espressione del mancato orientamento nel sempre più diffuso caos e di questo occhiale cognitivo e affettivo relazionale dei bambini e degli adolescenti. per poterli capire dobbiamo mantenere vigile la curiosità verso i loro bisogni. Per poter guarire la società questa visione visione capitalistica dobbiamo recuperare le radici ontologiche umane che permettono di sentirci parte di un Tutto: la globalizzazione fa gestita nel rispetto degli ambienti e delle persone e la salute è un fatto sociale che va protetta promossa e mantenuta attraverso la prevenzione. da questo punto di vista la corresponsabilità non è solo un modo di interagire tra persone istituzioni ma anche un'attitudine individuale che bisogna coltivare già dalla scuola. Il concetto di corresponsabilità lavora con quello di mediazione, e nella scuola si vede in Mediazione familiare, mediazione cognitiva e mediatori didattici. In didattica è necessario creare situazioni di apprendimento in cui tutor (insegnante) tutee (alunno) e tool (Voi strumenti metodo, ma anche modelli teorici e luoghi di apprendimento) ristabiliscano un dialogo i fini superare conflitti, blocchi, regressioni (Interpersonali, cognitivi, affettivi…) per raggiungere i livelli di sviluppo più salutari. Ehi quando questa riorganizzazione avviene è possibile superarla dissonanza cognitiva, la resistenza emotiva virgola e pregiudizio per raggiungere con creatività ad una soluzione piu responsabile. In questo caso è la prevenzione è un modo di essere di vivere che passa attraverso l'aver cura e sentirci responsabili dei doni che abbiamo ricevuto E che dobbiamo lasciare alle generazioni future. Essa si concilia con la sostenibilità intesa come capacità di mantenere i progressi di cambiamento ambientali, economici e sociali raggiungendo così un accomodamento ragionevole. Nella mediazione si attiva la corresponsabilità per raggiungere una maggiore resilienza per far fronte alle avversità della vita senza spezzarsi e costruire una vita normale nonostante le ostilità, e trovando soluzioni adattive e intelligenti. La globalizzazione ci ha portato la consapevolezza del mondo come casa comune e a considerare gli altri a partire dalla loro storia dalle loro tradizioni. le nuove tecnologie di informazione comunicazione portano a pensare la società come una società cognitiva (learning society) per cui alla scuola e chiesto di offrire a ciascuno gli strumenti per raccogliere le informazioni, selezionarle, ordinarle, gestirla e utilizzarle che permettono di interpretare la pervasività della conoscenza presente in tutti gli ambiti della vita associata ed individuale. La relazione educativa e didattica coinvolge gli allievi, gli insegnanti, un contenuto da apprendere, uno o più mediatori didattici. L'insegnante col suo background formativo, i vissuti scolastici e il suo stile di apprendimento e la sua Metodologia di insegnamento che può renderla disciplina chiara e comprensibile a tutti oppure no. L'allievo con le sue conoscenze e prerequisiti, il suo sistema di relazioni, ritmi di apprendimento e resistenze, personalità e motivazioni. L'azione didattica si realizza attraverso una collaborazione in cui le conoscenze vengono costruite all'interno di negoziazioni sociali e culturali. La scuola può svolgere un ruolo protettivo, promozionale preventivo importantissimo nei confronti delle situazioni di fragilità psicologica fisica dei suoi alunni, per farlo deve tenere continuamente presente il contesto in cui si muove, Obiettivo finale e mantenere nel tempo il senso di competenza cognitiva che allontana gli studenti dal rischio di dispersione devianza. i benefici di queste traiettorie positive siano in età giovane – adulta, in famiglia al lavoro, con la presenza di una maggiore resilienza, autonomia e tenuta dei legami sociali da parte dei singoli. In famiglia i bambini sperimentano relazioni di attaccamento e di accudimento che lasceranno un segno nel loro modo di essere. nella relazione didattica l'alunno rivive l'interazione di matrice familiare. Le capacità di pensare di pensarsi si collocano fra più contesti di riferimento in cui l'alunno purtroppo a trovare un adulto in grado di accompagnarlo con l'esempio, Bruner a questo proposito parlava di “scaffolding” cioè l'impalcatura di sostegno offerta l'alunno da una guida più esperta che è consapevole delle risorse dei limiti dell'alunno ed è quindi capace di modulare l'intervento Ed il compito. Vygotskij Parla, invece, di zona prossimale di sviluppo com'è la distanza fra la situazione attuale, in cui il bambino fa fronte ai problemi da solo, e le possibilità di sviluppo potenziali, valutabili attraverso l'osservazione di come il bimbo fa fronte ai problemi fintanto che ha assistito dall'adulto dai compagni più competenti di lui. insegnante che intuisce le possibilità di sviluppo dell’alunno crea le condizioni gli offre questo segni utili per migliorare è passare da una situazione potenziale una realizzazione delle sue capacità di abilità, attraverso un'azione didattica di supporto, compensazione, recupero e potenziamento. ESOSISTEMA = I gruppi di appartenenza sociale di un bambino/ragazzo veicolano regole, contenuti, identità sociali e climi relazionali. In tali legami si sviluppa la cultura di appartenenza che potrà proteggere – guidare (con esperienze costruttive, occasioni di pensiero e conoscenza, valori positivi…) oppure bloccare - distorcere con pregiudizi e agiti (sessualità precoce, sostanze, alcolismo, bullismo…) e impedire la crescita del pensiero simbolico del ragionamento. Davanti alla maggioranza dei valori di chi appartiene a questi gruppi gli alunni più vulnerabili hanno due scelte: - reject students → si oppongono con senso di rifiuto, ribellione e antagonismo - neglected students → vi aderiscono nel più totale conformismo. a questo punto la scuola e difficile che possa trovare un modo per proporre alternative valide ed efficaci. MACROSISTEMA = la dimensione macrosociale è quella dei valori, delle ideologie, delle filosofie di vita e delle appartenenze politiche, che orientano i modi di pensare delle persone che determinano le scelte dei governi dei singoli. le traiettorie individuali di adattamento e disadattamento si collocano spesso in situazioni cronica di povertà, svantaggio e ghettizzazione sociale Che attraverso il pregiudizio rischiano di marcare in modo reversibile tanti bambini e bambine che invece potrebbero anche cambiare le situazioni di marginalità da cui provengono se solo avrebbero coscienza delle loro potenzialità e risorse. L’identità, infatti, è oggetto di costruzione e ricostruzione narrativa, in cui gli scambi con gli altri significativi e il contesto culturale-relazionale in cui avvengono, giocano un ruolo determinante, in una prospettiva di notevole interdipendenza. Questa interdipendenza presente in famiglia in tutti i contesti che hanno caratteristiche di quotidianità, determina il fatto che ogni persona abbia bisogno degli altri per realizzare collaborazione, scambio e convivenza. In tutto questo la scuola svolge un ruolo molto importante, perché veicola narrazioni di senso attraverso lo studio le attività educative e ludiche che permettono la scoperta del mondo fisico e naturale, oltre che storico e culturale. 3) i criteri pedagogici alla base della corresponsabilità educativa In tempi recenti persiste il tentativo di fare interagire coesistere scuola e famiglia nel miglior modo possibile, almeno nei primi cicli scolastici, in quanto la scuola i docenti necessitano di essere a conoscenza, seppur non nel dettaglio, delle dinamiche delle situazioni familiari di ciascun alunno. Questo aspetto è fondamentale per una buona Molti ministri hanno sentito l’esigenza di lavorare sulle fragilità che educatori e insegnanti stanno incontrando nella scuola. La scuola ha il compito di trasmettere le regole sociali, promuovendo e sostenendo l’acquisizione di modelli valoriali e comportamentali. Funzione venga temperata, è essenziale che la scuola stessa riesca a proporre con forza un'insieme di regole chiare condivise in primis dal mondo degli adulti. Appare, infatti, di particolare significatività non incorrere nell'errore di dare per scontate in modalità comportamentali che spesso ci si aspetta che i ragazzi conoscano siano abituati a praticare. → soprattutto coloro che presentano maggiori problematiche di relazione, hanno difficoltà a introiettare emotivamente le norme di comportamento sociale e ad inserirle in modo stabile nel proprio rang e di azioni e autoregolazione. → evidente quindi il ruolo degli adulti e della scuola che possa fungere da modello quei comportamenti rispettosi e coerenti con il vivere civile. anche di fronte a comportamenti più significativi in termine di rottura delle regole di contesto, scuole famiglia e istituzioni devono offrire ai giovani la possibilità di sentirsi affiancati rispetto alla necessità di mantenere impegni virgola di comportarsi reciprocamente con rispetto virgola di condividere una partecipazione al responsabile attorno al sistema scolastico più ampio. I presupposti fondanti l'elaborazione e l'applicazione del patto educativo di corresponsabilità si rifanno alla necessità di mettere nuove e più attuali forme di cogestione dei modelli educativi da parte della scuola e della famiglia, in virtù della profonda crisi dei tradizionali modelli educativi. → trovare nuove strategie di responsabilizzazione dei giovani in forme e modi che siano concordati e cogestiti. In tale cornice il patto educativo tra scuola e famiglia deve costruire consolidare un'alleanza educativa che permetta di far fronte alle continue esigenze di cambiamento manifestate dai più giovani e assicurare un'azione educativa coerente rispondenti ai bisogni di crescita responsabile dei ragazzi ovviamente appoggiandosi su una condivisione di intenti, metodi e strumenti educativo formativi. Infatti la famiglia è il primo ambiente sociale e la prima agenzia educativa informale, mentre la scuola è la prima agenzia educativa formale → Scuola: luogo apprendimenti e conoscenze + luogo socialità e convivenza (=apprendere a conoscere, rispettare e valorizzare le differenze). → scuola “specchio della società” in cui imparare la convivenza democratica, importante caposaldo per la pace, il bene comune e per lo sviluppo integrale delle persone. Il PTOF Contiene il patto di corresponsabilità educativa con cui vengono lineare le modalità di collaborazione con le famiglie per condividere gli obiettivi formativi traguardi di competenza che l'alunno deve raggiungere durante il processo di apprendimento. lo sviluppo del bambino e dell'adolescente, attraverso uno studio efficace che contribuiscono alla formazione permanente della persona sono il comune obiettivo di scuola e famiglia. La corresponsabilità si raggiunge attraverso un dialogo continuo tra docenti, famiglie e operatori dei servizi riabilitativi → la cooperazione vede il ruolo attivo del genitore nel campo di istruzione ed educazione scolastica: il “fare insieme” – la famiglia è nella vita della scuola. Finalità della scuola è la promozione dell'apprendimento e dello sviluppo della capacità di comprendere e costruire, criticare argomentazioni e discorsi, per dare significato alle proprie esperienze e anche difendersi da messaggi talvolta truccati in termini di verità di valore. L'alleanza fra docenti genitori e frutto di impegno di ascolto virgola di delimitazione dei propri ruoli e delle proprie competenze e di fiducia reciproca. 4) l'esperienza di famiglia con figli con disabilità - organizzazione complessa di relazioni con una propria storia - crocevia complesso e articolato di progetti di vita che si influenzano continuamente, in continuità con i passato nelle sue radici e in prospettiva attraverso linee di sviluppo per il futuro - corpo sociale che genera un nuovo essere umano, legando tra loro generi, generazioni e stirpi - base sicura per ciascun individuo: lo indirizza nella crescita e lo prepara all’ingresso alla vita. La famiglia lascia l’imprinting di relazione. I legami famigliari (genitore-figlio / sorelle- fratelli/ intragenerazionale) sono la risposta al bisogno di identità e di relazione di ogni persona. Le famiglie che prenderemo in considerazione sono quelle che vivono l’esperienza della disabilità o con BES. (qui, in alcuni casi, vi scriverò poco perché alcuni concetti che ci sono scritti, li avete nella lezione del primo semestre: LEZ 18 del 09.12.21) PRIMA DIFFICOLTÀ: La disabilità/difficoltà entra in famiglia → 1) segna in modo irreversibile la percezione della realtà dei genitori. 2) la gioia e la serenità di un figlio lasciano il posto alla preoccupazione 3) è l’inizio di un cammino di preoccupazioni ed eventi che a fatica si riescono a controllare - di stati emotivi di cui non si è consapevoli. SECONDA DIFFICOLTÀ: la reazione I comportamenti di questi genitori oscillano tra differenti emozioni, sempre negative: rabbia, depressione, senso di colpa, anisa… Reazioni di negazione e rifiuto sono tra le più diffuse. La paura della cronicità della disabilità disorienta, bloccando la famiglia in sé stessa – sentendosi incompresa. TERZA FASE Il percorso di accettazione e animazione verso una soluzione è lungo. Spesso nel frattempo i rapporti si incrinano, talvolta si spezzano. È necessario farsi aiutare per evitare rischi psicologici e sociali. 3. AGGRESSIONE: presa di consapevolezza della realtà = rabbia e aggressività. Io genitori inizialmente reagiscono con un’esplosione emotiva interna (= rassegnazione apatica e passività) e poi esterna (ira e aggressivita, sentendo l’esigenza di prendersela con chiunque). 4. TRATTATIVA: le forze emotive tendono a trasformarsi in atteggiamenti iperattivi che richiedono energie mentali e fisiche. Inizia il pellegrinaggio dagli specialisti, talvolta anche da preti per ottenere il miracolo. Con un sostegno e un aiuto, questa fase può essere passata fuori con più serenità, senza il rischio di demonizzare tutto e tutti. 5. DEPRESSIONE: i tentativi di eliminare la diagnosi sono falliti. Profondo sconforto e periodo di lutto fatto da 2 momenti: 1) rielaborazione per accettare la disabilità (lutto ricettivo) e 2) paura per il futuro (lutto anticipatorio). 6. ACCETTAZIONE: comprendere limiti e risorse per fronteggiare la situazione. Accettare il figlio come una persona speciale che ha uguale diritti degli altri. Allargare e mantenere una rete di relazioni. Aprire la famiglia al contesto. 7. ATTIVITÀ: accettazione consapevole di un evento doloroso dona una crisi che libera energie e permette ad una persona di conoscersi meglio nelle sue difficoltà e risorse, permettendole di agire. Siamo nella penultima fase del processo di apprendimento: momento in cui si realizza che ognuno è una specificità individuale e successivamente assume la responsabilità del proprio figlio 8. SOLIDARETÀ: superata la crisi, aumenta la sensazione di NON essere soli e la famiglia si apre alla solidarietà verso gli altri. È la fase dell’agire e prendere iniziativa. Trovare il positivo nella sua diversità. !!!!! non tutti giungono a questa fase finale, chi ci arriva è perché vuole essere soggetto attivo nella società e aiutare gli altri. PROBLEMA: la famiglia attuale è molto più individualista (e anche la società). Questo implica una chiusura maggiore nei momenti di difficoltà. Non c’è una rete sociale che possa dare aiuto. → aumentato il problema con la pandemia 2020 → le famiglie si sono ritrovate a casa con i propri figli per settimane / mesi. → maggiore impegno da parte di famiglie e scuola per trovare una soluzione. DAD e nuovi criteri di insegnamento e valutazione → molto è dipeso dalla volontà degli insegnanti. Questa emergenza ha richiesto nuovo empowerment alle famiglie che hanno dovuto mettere in campo nuove risorse, nuove soluzioni (ES: agriasili, scuole nel bosco, fattorie didattiche, centri di aggregazione, ambienti sportivi, musicali…qualora la scuola non potesse accoglierli). L’esperienza in natura o nello sport (es. comitato paraolimpico) li ha aiutati a non perdere l’equilibrio psichico. Ciò che la differenza per il benessere della persona con disabilità e il network educativo, sociale e sanitario che la famiglia riesce a mobilitare intorno alla persona in difficoltà. famiglie figlio passano dalla dipendenza all'autonomia, in uno sviluppo personale di autodeterminazione, e dall'individualità alla collettività creando alleanze educative. differenziare gli ambienti di apprendimento rispettare i ritmi di apprendimento dei bambini dentro l'esperienza scolastica e in quella extrascolastica potrebbe essere l'unica soluzione possibile al fine di realizzare una maggiore inclusione. insintesi, rappresentano elementi centrali per la resilienza: la mediazione, la corresponsabilità e l'empowerment che devono essere costrutti essenziali nella progettazione pedagogica, educativa ed esistenziale. Quando la scuola ha agito il suo ruolo fondamentale di ambiente di apprendimento e socializzazione, e l’insegnante di sostegno è stato in grado di essere il facilitatore, il mediatore che opera sulla zona di sviluppo prossimale del bambino, allora hanno collaborato con il progetto di resilienza familiare; e questa non ha dovuto affrontare la situazione cercando risorse altrove. l'obiettivo dell'empowerment familiare individuale quello di aumentare la libertà e la responsabilità dei singoli, rendendoli più protagonisti, attivi e responsabili. 5) stare bene insieme a scuola: rispondere alla complessità delle richieste degli alunni e delle famiglie Se non riusciremo a trovare una risposta costruttiva e positiva queste domande, non riusciremo a dare un concetto un valore nel quale collocare noi stessi, la nostra azione e i nostri alunni senza cadere nel tecnicismo e nelle buone prassi esistono quindi l'educazione e l'insegnamento, ma queste si estendono a più livelli: - freddo, razionale, cognitivo e di metodo → permette di programmare progettare secondo logica e ragionamento - caldo emotivo e sociale → permette di sollecitare sentimenti valori - statico → offre informazioni, teorie, modelli mentali, regole - dinamico → spiega il cambiamento nelle persone nella storia dell'umanità. la cultura è vista come espressione creativa di valori e moti dello spirito. per avere un buon indice di educazione insegnamento bisogna trovare un buon equilibrio fra tutti questi aspetti. Cosa è la scuola? La scuola ogni istituzione organizzata con lo scopo di istruire, insegnare, educare e formare le persone soprattutto in età evolutiva. ISTRUIRE= il passaggio di informazioni, notizie concetti in modo neutro e senza nessuna particolare attenzione ai bisogni e la caratteristica dei soggetti coinvolti - in una logica adultocentrica, trasmissiva che attribuisce importanza agli obiettivi / risultati da raggiungere. INSEGNARE = è il passaggio di informazioni, notizie, concetti tenendo in considerazione le qualità cognitive, metacognitive ed emotivo motivazionali degli studenti - tenendo conto della gradualità dei contenuti. → Quando un docente insegna riflette anche sulle proprie caratteristiche intellettive su di sé e sulle componenti disciplinari metodologico didattiche da utilizzare perché presta attenzione alle intelligenze, agli stili cognitivi e di apprendimento dei propri alunni. voi il lavoro si complica quando il docente oltre ad insegnare al compito anche di educare cioè entrare in relazione con i suoi alunni e orientare il loro sviluppo sociale, affettivo e morale. → In questo caso la sola preparazione disciplinare didattica non basta più, sono necessari anche una serie di competenze umane che coinvolgono i valori che si vogliono trasmettere, non solo al singolo alunno ma anche al gruppo classe che non è semplicemente la somma di tanti singoli ma è altro di più. La formazione, poi, è un atteggiamento, un’attitudine che caratterizza l’intera esistenza dell’uomo… nel caso della scuola/classe è intesa come la capacità del docente di considerare la sua azione didattica nel complesso della vita di ogni alunno. (la scuola). → non sempre ha lo stesso pathos emotivo dell’apprendimento naturale e quindi i bambini si scazzano, però produce effetti più solidi e rapidi. (ES: ascolti Barbero, ti piace un casino! Ma poi le date… le informazioni mica te le ricordi tutte… ti tocca studiarle!) VERTECCHI formula delle leggi generali sulle condizioni che rendono più agevole l’apprendimento a. L'apprendimento risulta più facile quando il soggetto è motivato ad apprendere - si sente parte dell’apprendimento - si sente coinvolto. b. È più facile apprendere compiti comprensibili che non compiti incomprensibili → Ehi compito degli insegnanti e spiegare argomenti che abbiano ben compreso loro per primi e successivamente utilizzino materiali verbali o grafici conosciuti dallo studente per spiegare l'argomento c. il rinforzo o un'informazione sulla qualità del comportamento migliorano l'apprendimento: fornire all'alunno informazioni di come sta andando e in che misura il suo comportamento corrisponde a quello richiesto, permette l'autocorrezione con incremento di autoefficacia e autostima d. l'apprendimento attivo è più efficace di quello passivo= lezione frontale o autoritaria sono da lasciar perdere - meglio situazioni in cui è possibile costruire il sapere insieme e. si riconosce l'importanza dell'esercizio per i processi di apprendimento → da evitare come la peste la ripetitività e le stereotipie negli esercizi assegnati. → Variare esercizi e situazioni, proponendo conoscenze con gradualità e facendo attenzione alle diverse intelligenze = stimoliamo la curiosità e la creatività degli alunni. f. L'apprendimento graduale (= step by step) più efficace di quello concentrato → gestire bene il tempo è una variabile importante, permette di evitare la noia la dispersione. g. L'apprendimento di una totalità va alternato all'apprendimento sequenziale delle parti che costituiscono il tutto (= apprendimento per concatenazione). Infatti l'apprendimento per concatenazione permette di seguire un processo passo dopo passo e quindi introdurre un ragionamento induttivo, al contrario la conoscenza globale aiuta a passare dalla teoria alla prassi = ragionamento deduttivo h. Il discorso su un dato argomento non ne facilita automaticamente l'apprendimento, ma deve per forza passare dalla rielaborazione degli studenti. L'apprendimento che viene a scuola non è l'unico significativo nella vita di un bambino. certamente è quello definito APPRENDIMENTO FORMALE E INTENZIONALE. EDUCAZIONE / APPRENDIMENTO INFORMALE = Luoghi di educazione che hanno influenza nello sviluppo dei bambini perché permette loro di recuperare informazioni. ES: cinema, televisione, social media. I. apprendere a studiare è un affare di famiglia? La scuola è obbligatoria fino ai 16 anni e l’obbligo formativo fino ai 18, inoltre la long life education dura tutta la vita. = studiare non è mai tempo perso e ciò che si è imparato a scuola (conoscenze e competenze), non si dovrebbe mai dimenticare perché possono permetterci di essere all’altezza dei ragionamenti e della complessità tecnica e umana nella quale lavoriamo e viviamo. L’ingresso di un figlio disabile nella realtà scolastica può avere risvolti positivi = 1) conoscere nuove figure professionali che accompagneranno il figlio per molte ore al gg 2) conoscere altri genitori con i quali condividere l’esperienza scolastica. Ma anche risvolti negativi: 1) frustrazione – 2) giudizio / pregiudizio – 3) messa sotto i riflettori la disabilità del figlio Ovviamente si spera che in tutto ciò la famiglia sia accompagnata e supportata in questo cammino e nelle diverse fasi di crescita del figlio (dovrebbe essere così). Il bambino disabile dovrebbe poter accedere alle stesse opportunità che hanno gli altri bambini a scuola. Presupposto: l’intelligenza è un fatto di relazione (con persone, gruppo, contesto). QUINDI l’educazione delle intelligenze passa anche attraverso la costruzione di una relazione. La conoscenza è un continuo dialogo, confronto e scambio. Il “sistema persona” accede alle conoscenze tramite la trasmissione, le organizza e le riproduce in un atto dinamico e aperto a nuove informazioni. Si passa dall’anomia (caos) alla eteronomia (stimolo viene dall’esterno) all’autonomia nel sapersi destreggiare all’interno di ciò che si è imparato e che mi permette di costruire per ogni situazione dei criteri di coevoluzione e un’economia circolare in cui, nelle mie scelte, so di essere responsabile anche per gli altri. Su questi punti il bambino deve essere sostenuto da tutti gli attori che fanno parte della sua vita. → in questa prospettiva l’apprendimento e lo studio possono essere vissute come esperienze appaganti e che creano benessere a scuola e in famiglia. DIFFERENZE DI AZIONE EDUCATIVA FAMIGLIA/SCUOLA Famiglia → luogo che può offrire alla scuola materiale inediti per la formalizzazione e la codificazione culturale. → luogo primario delle relazioni educative (i genitori hanno il diritto/dovere di educare i figli) b) divenire più funzionali: imparare sistematicamente a mettermi il rapporto le acquisizioni strumentali con gli scopi e i compiti che deve eseguire c) essere in grado di porre le proprie acquisizioni strumentali e le proprie competenze (anche con l'uso degli strumenti) il rapporto a situazioni comunicative, contesti, circostanze problematici d) avvalersi di valenze cognitive e metacognitive: Riflettere sulle proprie prestazioni sulle modalità per poterle poi esercitare e incrementare nella raccomandazione del consiglio dell'unione europea del 2018 la competenza imparare ad imparare è stata accorpata nella denominazione competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare ponendo una maggiore attenzione al comportamento dello studente, la sua autoregolazione, autonomia e autodeterminazione. È necessario quindi che uno studente sviluppi una propria capacità riflessiva, sia in grado di gestire il tempo e le informazioni, sia capace di lavorare da solo, in coppia e in gruppo in maniera costruttiva e sia in grado di far fronte alla complessità e all' incertezza di ciò che lo circonda. quindi allenarsi a vivere il contatto emotivo con sé stessi, con le proprie vicissitudini relazionali e con il mondo che lo circonda, in un modo trasparente e non manipolatorio (manipolo la realtà per evitare di star male). Alla base dell'identità personale non c'è solo l'azione, ma anche l'etica, che ha le sue radici nelle prassi (scelte, comportamenti, atteggiamenti...), ed entrambe hanno origine dalla vita emotivo-motivazionale e affettiva delle persone che intenzionalmente, quando mature, riescono ad auto-orientarsi. L'apprendimento scolastico potrebbe essere rappresentato come un triangolo (vedi sotto l’immagine) ai cui vertici stanno rispettivamente studente, docente, materia disciplina e i cui lati possono essere denominati relazione pedagogica, strategie e operazioni, elaborazione didattica. Dall'altra parte vi è l'altro triangolo che rappresenta la corresponsabilità educativa scuola-famiglia, qui cruciali sono la cooperazione fra genitori e docenti e la condivisione dell'esperienza scolastica fra figlio/studente e genitori. Divenendo così il quadrilatero dello studio. Guardando il quadrilatero dello studio si può capire che la relazione pedagogica patto di corresponsabilità scuola famiglia non hanno solo una valenza comunicativa ma anche intenzionale in cui ogni passaggio dell'apprendimento va negoziato e condiviso con coloro che ne sono responsabili (famiglia e anche studente). nel caso di minori con disabilità anche la famiglia deve essere supportata maggiormente per trovare la giusta spinta ad affrontare le esperienze di dolore disagio studente e le sue capacità. III. una metodologia di insegnamento- apprendimento Le componenti che entrano in gioco nell'apprendere un metodo di studio A. Desiderio, stupore e motivazione Nel processo di apprendimento, studiare significa piegarsi alla proposta di istruzione che le insegnante offre. Affinché uno studente si applichi a qualcosa è necessario che vida ciò come un'occasione di accrescimento per il proprio bagaglio culturale e personale. Risulta quindi fondamentale che lo studente provi desiderio verso ciò che per lui è ignoto. In effetti la mente non è semplicemente un aspetto intellettuale cognitivo ma anche ingloba aspetti emotivo affettivi a tal punto che talvolta la dimensione emotiva-affettiva condiziona quella intellettuale-cognitiva. La scuola deve combattere la mancanza di stupore verso l'ignoto che alcuni studenti applicano perché lo stupore come desiderio di vedere e conoscere qualcosa di nuovo è un'emozione da coltivare con la spontaneità, l'osservazione e l'ascolto. Spontaneità intesa come naturalezza, osservazione intesa come immersione nella realtà, Ascolto inteso come disponibilità capire le cose e il mondo. l'istituzione scolastica deve impedire all'indottrinamento e promuovere il risveglio del desiderio di vedere, concepire la lezione come incontro di condivisione in cui lo studente aspetta sorprese ed esperienze che possono motivarlo ad apprendere. la lezione come laboratorio socio cognitivo è la radice per un apprendimento significativo scuola precedentemente detto. Dato che lo sviluppo è creato dall'interazione fra fattori innati e acquisiti, fattori biologici e ambientali, possiamo compensare e potenziare le abilità dei bambini attraverso l'educazione, l'insegnamento e la riabilitazione. Attenzione → è la capacità di selezionare gli stimoli di mettere in azione i meccanismi che provvedono immagazzinare le informazioni nei depositi della memoria a breve e a lungo termine con influenza diretta sulla efficacia delle prestazioni nei compiti di vigilanza. Ecco perché è fondamentale per l'efficacia dell'apprendimento. Fino ai 7 anni: attenzione spontanea = scarsa capacità di applicarsi un'attività strutturata in modo consapevole. Dagli 8 agli 11 anni: attenzione volontaria quando il bambino è in grado di orientare la sua attività verso un oggetto specifico appunto è necessario però stimolarla con incentivi e qualità della relazione educativa, qui si inseriscono le strategie messe a punto dagli insegnanti o dai terapisti. I tipi di attenzione: - attenzione selettiva = aiuta a dirigere le nostre risorse cognitive - attenzione focalizzata = concentrazione - attenzione mantenuta = capacità di “tenuta” nel tempo su un compito - attenzione divisa = distribuzione delle risorse cognitive - shift di attenzione = rapido spostamento del focus dell'attenzione da una cosa a un'altra - segnali di distrazione = fattori distraenti Caratteristiche degli stimoli che contribuiscono a modificare i tempi dell'attenzione: - salienza = caratteristiche un certo stimolo per attirare l'attenzione delle persone e fare leva sulla motivazione quindi sul controllo volontario dell'attenzione - tipo di compito = influisce sulla capacità di mantenere l'attenzione. Un compito divertente piacevole riesce a mantenere attive tutte le risorse che servono per rimanere attenti - situazione interattiva = è in grado di migliorare le prestazioni di attenzione, anche semplicemente quando il bambino lavora in gruppo o ha un compagno di supporto. Memoria → è la capacità di un organismo vivente di conservare traccia della propria esistenza passati di servirsene per relazionarsi al mondo e degli eventi futuri. la funzione in cui si esprime la memoria e il ricordo, la cui diminuzione o scomparsa determina l'oblio. L'oblio è la fase discendente di ogni processo mnemonico, fenomeno assolutamente normale. Da non confondere con l'amnesia che è un fenomeno patologico che porta a disturbi del comportamento. Vari tipi di memoria: - memoria sensoriale o immediata= poco più di un prolungamento dello stimolo sensoriale - memoria a breve termine (MBT)= si riferisce all'abilità di trattenere informazioni abbastanza lungo per poterle usare nell'immediato - memoria a lungo termine (MLT) = permettere immagazzinamento delle informazioni, la loro organizzazione e la rievocazione. l'organizzazione può avvenire in modalità differenti, come la categorizzazione episodica e quella semantica. - memoria di lavoro (MdL) = permette l'apprendimento della letto scrittura e del calcolo. Fasi della memorizzazione: - fase di input o di apprendimento = relativa in modo in cui l'informazione entra nel sistema di memoria e ai fattori che rendono più facile più difficile questo processo - fase di immagazzinamento = riguarda le modalità di organizzazione delle informazioni all'interno della sistema memoria affinché possano essere conservate a lungo - fasi di recupero = riguardo i problemi legati al ritrovamento delle informazioni nella memoria, nel momento del loro utilizzo. la memoria permette di apprendere le conoscenze dichiarative (Che cosa devo sapere), le conoscenze procedurali (come sapere per poi rifare), le conoscenze pragmatiche (quando e dove). ruolo cruciale nella memorizzazione semantica è giocato dal linguaggio, abbiamo visto che l'affettività entra in sintonia con il linguaggio. Di conseguenza possiamo dire che se c'è una comprensione empatica tra il docente il discente, l'intelligenza accetta i dati le domande del testo più facilmente (comprensione letterale) e attiva quindi la comprensione euristica (= le domande su ciò che sto facendo/imparando) e inizia a coinvolgersi con ipotesi di significato all’interno del processo di apprendimento per giungere all’integrazione dei contenuti (comprensione inferenziale). tali processi permettono agli alunni di reinventare la conoscenza sviluppare il loro pensiero critico, compiendo sintesi personali rispetto ai vari contenuti dei campi di sapere, imparando a comprendere, agire e valutare. D. La gestione delle emozioni: autoefficacia e autostima I contesti in cui ha luogo l'apprendimento non sono mai neutri dal punto di vista affettivo: lo studente prova emozioni e sentimenti diversi ogni giorno, positivi o negativi. la scuola è il luogo dove il bambino e il ragazzo sperimenta se stesso si misura attraverso la relazione con i compagni e con gli adulti. Il modo in cui uno studente si impegna in un determinato compito dipende dal grado di possesso di un'identità stabile ed equilibrata, radicata su una base sicura grazie alla partenza al gruppo familiare. Secondo la teoria socio cognitiva sviluppata da bandura la (=agentività) permette alle persone di sentirsi efficaci e questo migliora l'autostima personale appunto le credenze sull'efficacia della propria azione regolano anche la motivazione attraverso le aspettative sul risultato agli obiettivi a breve e a lungo termine ancora studente pensa. L'aiuto dell'adulto nelle attività deve essere dosato per permettere la massima iniziativa possibile del bambino, cercando però di fargli affrontare con successo l'attività; quando un errore si verifica, l'adulto opera in favore di un’autocorrezione che permette al A ogni bambino richiesto più o meno esplicitamente di fare un gesto di fiducia verso la scuola e gli insegnanti, di fidarsi. La richiesta implicita di ogni alunno quindi e che l'insegnante sia incondizionatamente dalla sua parte sappia dare nei momenti di difficoltà significato alla sofferenza, sappia comprendere senza giudicare. L'insegnante quindi dovrà essere preparato sia dal punto di vista disciplinare che da quello relazionale per un lavoro educativo-didattico. IV. studiare per la vita futura Molti studenti presentano delle difficoltà nello studio nella verità di autoregolazione chi e richiedono quindi l'attivazione progetti di potenziamento cognitivo orientati all'uso di strumenti compensativi e all'apprendimento di abitudini di studio di un metodo di studio personalizzati. gli studenti con BES vivono spesso esperienze di studio con atteggiamento passivo a causa della ripetuta esposizione situazioni incontrollabili e di insuccesso. Il potenziamento cognitivo permette di sviluppare capacità di autoregolazione, grazie al rinforzo delle conoscenze metacognitive, del controllo mnestico e attentivo (strategie di studio) e dell'acquisizione di corrette abitudini gestione autonoma delle attività quotidiane. A. L’organizzazione del tempo Un fattore indispensabile al processo di apprendimento è il tempo e la sua gestione in modo efficace e efficiente. organizzare il proprio tempo è una pratica assai complessa e articolata che molti studenti non riescono a mettere in pratica in modo autonomo perché necessita di una buona organizzazione mentale. per poter organizzare il proprio tempo bisogna essere in grado di capire quali sono i nostri tempi nello svolgere i compiti assegnati e prima ancora sapere quali sono i compiti assegnati. è importante quindi che vengano insegnate routine, regole strategie per imparare ad organizzare lo studio e l'apprendimento a seconda delle differenti discipline. pianificare i compiti significa prevedere ciò che si intende compiere in un determinato arco di tempo al fine di raggiungere un certo obiettivo. Lo scopo principale della pianificazione lo studio efficace che dovrebbe essere svolto nel miglior tempo possibile con il massimo profitto. le funzioni esecutive sono necessarie per svolgere qualsiasi attività, anche quella di studiare. avremo quindi: - avvio delle attività - inibizione delle reazioni istintuali - concentrazione - gestione del tempo (pianificare un buon uso del tempo e non rimandare) - memoria di lavoro - vestibilità (essere in grado di apportare modifiche cambiare le proprie idee o programmi) - autoregolazione rispetto ai propri comportamenti - autocontrollo emotivo (gestire le emozioni e riflettere sui sentimenti) - completamento delle attività - organizzazione (saper mantenere l'ordine nel proprio spazio personale) Vuoi essere efficace insegnare al bambino l'uso di un'agenda un diario personale in cui annotare date, compiti, verifiche e scadenze virgola in modo tale che non si dimentichi ciò che deve fare punto necessaria indubbiamente una buona comunicazione tra scuola e famiglia in modo che i genitori controllino i compiti e il modo di uso dell'agenda. importante quindi da parte dell'insegnante e guidare l'alunno per la gestione del tempo a casa ma anche in classe: questo modus operandi permetterà al raggiungimento di obiettivi prefissati senza spreco di energie e fara ordine nello stile di vita del bambino. B. Il setting di apprendimento l'attenzione della scuola oggi è focalizzata sul discente, su come apprende e sui processi socio cognitivi che metti in atto. L'ambiente in questo caso è visto come uno spazio d'azione creato per stimolare lo studente al conseguimento di conoscenze nuove e a raggiungere efficacemente gli obiettivi di studio attraverso attività strutturate. L'ambiente dovrà essere complesso e multidimensionale virgola in quanto oltre alle discipline è utile tener conto delle persone, del loro background e dei processi cognitivi e sociali che si attivano dentro l'aula Negli spazi Aula e scuola è fondamentale che sia presente un clima positivo e sereno che renda possibile il processo di acquisizione dei saperi virgola in relazione all'utilizzo di spazi flessibili. OBIETTIVO STRUMENTI COMPENSATIVI è compensare = ridurre gli effetti del disturbo per raggiungere delle prestazioni. Misure dispensative → interventi che consentono all'alunno di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano particolarmente difficoltose e che non migliorano l'apprendimento. Fra i più noti ricordiamo: non far leggere un alunno con dislessia ad alta voce di fronte all'intera classe. OBIETTIVO MISURE DISPENSATIVE è dispensare = ridurre alcuni compiti in modo da non aggravare la prestazione + ridurre gli effetti di alcune capacità strumentali non automatizzate. L’approccio corretto agli strumenti è fondamentale per il processo di sviluppo dell’autonomia. Stimola la fiducia e la motivazione a sperimentare. - Superare un approccio prescrittivo che individui nell'ottenimento nell'uso di questi strumenti di alcune condizioni apprendimento la soluzione unica difficoltà dell'alunno. Il PDP è lo strumento per condividere gli obiettivi tra genitori e insegnanti e monitorare il percorso che sta compiendo l'allievo. - Tutti gli alunni vanno messi al centro svolgimento del curricolo. gli obiettivi generali del processo formativo PER TUTTI I DISCENTI nella scuola dell'obbligo (fino ai 16 anni) - educazione integrale della persona - cittadinanza responsabile che collocano il mondo - orientamento scolastico e professionale - promozione dell'identità professionale - promozione della motivazione e del significato (delle situazioni e dei contesti disciplinari) - prevenzione dei disagi e recupero degli svantaggi - lavoro per sfondi integratori che abbiano al centro la qualità della relazione educativa E. Il contratto didattico e formativo un contratto didattico e formativo è un impegno in cui due o più persone si legano reciprocamente per il raggiungimento di uno scopo. caro strategie educative particolarmente efficace con alunni che presentano difficoltà di apprendimento disabilità anche a causa dei loro livelli bassi di autostima necessitano di un accompagnamento cognitivo e relazionale nelle loro apprendimento formale e informale. Nel contratto didattico si decidono le condividono le regole, i ruoli e i compiti di ciascuno, esso permette di dare ordine alla relazione al suo divenire attraverso una negoziazione ed una mediazione che si rinnova continuamente quando i limiti e le regole concordate non vengono rispettate o devono cambiare. il contratto didattico infatti evolve con l’ evolvere della situazione. Progressi e involuzioni vengono annotate dal docente, cercando di fare ipotesi su come aiutare lo studente. Il ruolo del docente è di ascolto, accompagnamento e rilancio. Spesso studenti iperattivi (ADHD) e oppositivi non riescono a rispettare il patto educativo e mettono in atto trasgressioni e rivendicazioni. Compito dell'insegnante è spiegare al ragazzo verso cosa andrà incontro prendendo alcune decisioni e quale potrebbe essere una modalità alternativa, più efficace, di affrontare la situazione. È fondamentale l'identificazione di soluzioni possibili per ciascun ostacolo che si frappone alla buona riuscita del progetto. Le forze motrici che sorreggono la relazione didattica sono: - da parte dell'alunno → motivazione alla competenza, all'autonomia e alla relazione con l'insegnante - da parte dell'insegnante → volontà di comprensione e rilancio degli obiettivi del contratto didattico educativo Bruner dice che il contratto didattico si prefigura come il luogo della narrazione della coscientizzazione sia per l’alunno sia per l'insegnante. l'educazione è il luogo in cui si trasmette l'individuo una parte dei saperi e della cultura di un popolo e al contempo contribuisce allo sviluppo dei processi intellettivi; l'educazione permette di costruire 1 individuo capace di procedere al di là delle forme culturali del mondo cui appartiene e di crearsi una cultura personale. V. il metodo come competenza ad essere Nessuno nasce con la capacità di saper studiare, è un percorso che aveva intrapreso sin dai primi anni della scuola primaria appunto aspetto fondamentale fin dall'inizio e guidarli ad organizzare il proprio tempo, a capire dove sbagliano e come rimediare, a mantenere la concentrazione l'attenzione per un certo periodo di tempo seppur breve. durante i primi tre anni della scuola primaria i bambini apprendono le regole basilari ed essenziali per una buona convivenza a scuola e virgola a livello didattico, nozioni nuove. In questo percorso, per un bambino con BES, intercorrono molti protagonisti: la famiglia, gli educatori, i terapisti, la scuola e i servizi di sostegno. È indispensabile che tre a 10 ci sia dialogo e una progettazione comune del progetto di vita e della linea educativa di intervento. gli obiettivi che non possono mai mancare in un progetto di vita (personalizzato e pensato a misura per la valorizzazione dell’alunno in difficoltà) sono: - autonomia - autodeterminazione - autocontrollo - inclusione sociale e/o lavorativa - sviluppo dell'identità - consapevolezza di sé, autostima e autoefficacia Nella scuola questi obiettivi possono essere raggiunti attraverso: - la capacità di restare su un compito e portarlo a termine (volontà) - la flessibilità cognitiva raggiunta (mnestica e attentiva) - capacità di problem finding - problem solving - decision making - sviluppo delle Life skill e soft skill - capacità di generalizzazione, in modo critico Apprendere a scuola deve abbracciare il senso più complessivo dell'esperienza dell'imparare. La competenza “ad essere” infatti si sviluppa, cresce con il passare del tempo, attraverso la maturazione dell'alunno a livello personale. Avere metodo significa avere il controllo sulle proprie emozioni, capacità, conoscenze e avere modelli teorici di riferimento, schemi di significato, valori, criteri di scelta. L'insegnante esperto non solo propone un metodo di apprendimento ma anche un modo di pensare, un atteggiamento personale mentale di affrontare richieste compiti (che in età evolutiva vengono posti dalla scuola e dalla famiglia). - l'accompagnamento emotivo ai propri figli - la salute dei propri cari - il lutto - la paura della malattia - la possibile ricaduta economica - l'interruzione di relazioni familiari importanti di sostegno come quelle dei nonni La scuola si è adeguata in tempi molto rapidi alla necessità di - assicurare lo svolgimento del programma scolastico per garantire il diritto allo studio all'istruzione degli alunni. - trasmettere ai propri alunni quel senso di vicinanza che la didattica mediata dalla tecnologia rischiava di non avere. le criticità incontrate dalla scuola - la difficoltà legata all'uso delle tecnologie digitali - la difficoltà di incontrare in modo efficace gli alunni e le loro famiglie le opportunità per migliorare il nostro essere scuola - innovazione della strumentazione - nuove idee per migliorare le buone prassi in presenza e a distanza per il futuro - la tecnologia non può essere più relegata in margini ma deve essere integrata accanto agli strumenti tradizionali - la relazione tra scuola e famiglia prende nuove modalità innovative di corresponsabilità educativa Tutto ciò si è potuto vedere durante le lezioni scolastiche in presenza con l'eventuale utilizzo della DDI (didattica digitale integrata) in caso di momentanea sospensione dell'attività didattica per motivi di salute legati al covid. La tecnologia così è diventata: - parte della didattica in presenza e ha permesso di sperimentare il superamento della lezione frontale, coinvolgendo maggiormente gli alunni. - Strumento per le famiglie di essere maggiormente presenti sia nella formazione del bambino sia nella presenza a riunioni incontri. Inclusione degli alunni con disabilità o BES in occasione di pandemia covid 19: - la scuola, a distanza o in presenza, deve porsi come facilitatore non come barriera - La tecnologia può essere concepita come facilitatore (anche se la DAD per alcuni alunni è stata proprio una barriera per il famoso divario tecnologico → dispersione scolastica degli alunni con disabilità più significativa) - tecnologia come barriera → i ragazzi non sapevano utilizzare i dispositivi digitali, aiuto costante dei genitori → insegnanti (alcuni) hanno predisposto attività alternative. - I bambini ragazzi con disabilità hanno sofferto di questo processo di apprendimento a distanza → La famiglia in DAD può essere stata facilitatore o barriera. → famiglia facilitatore è stata quella che ha costruito con gli insegnanti un rapporto fluido ed efficace, che seguivano il figlio con interesse e volontà nella piena collaborazione al processo di apprendimento. - La pandemia ha invitato scuola e famiglia a reinventare un nuovo patto educativo, cercando un'alleanza diversa, fondamentale al processo di apprendimento e di inclusione dell'alunno con disabilità. → necessariamente si sono dovuti avvicinare, costituendo una nuova alleanza, creando nella famiglia la sensazione di essere parte attiva nel processo di apprendimento del proprio figlio. → le famiglie hanno saggiato la professionalità dei docenti, le procedure educative e didattiche adottate. L'impegno che è stato chiesto dalla scuola alle famiglie durante il lockdown è stato grande, CRITICITA’ → i genitori hanno dovuto reimparare concetti scolastici e aiutare i figli nella loro comprensione. → hanno dovuto adattare alla specificità del proprio figlio ciò che l’insegnante proponeva → hanno creato strumenti didattici. → hanno imparato nuove strategie per imparare un argomento. La ritualità la frequenza degli incontri ha intensificato le relazioni scuola famiglia che prima erano spesso poche, formali e scadenzate. L'impossibilità di relazionarsi con i compagni/con gli adulti di riferimento e il cambiamento di routine hanno influito moltissimo sulla quotidianità dei bambini e ragazzi con disabilità. Le famiglie degli alunni con disabilità hanno vissuto una situazione di particolare isolamento perché sono venuta a mancare le relazioni sociali che spesso aiutano queste famiglie a stare in piedi nonostante la fatica (ES: pet therapy, educatori professionali specializzati, centri diurni, terapia riabilitativa, parenti e amici, …) → carico emotivo- gestionale tutto sulle loro spalle → hanno dato fondo alla loro resilienza. - TANTE VOLTE il bambino con disabilità è stato gestito solamente dall’insegnante di sostegno – a riconferma di una diffusa modalità: la delega. Altre volte, è stato incluso nella lezione coi compagni, ma non nella progettazione didattica = i genitori hanno dovuto riadattare il lavoro sul figlio. I CENTRI RIABILITATIVI durante il lockdown covid 19 Altra importante agenzia educativa che “ruota” attorno alla famiglia di un bambino con disabilità. Durante la pandemia: i centri erano chiusi, i bambini non hanno potuto proseguire con gli incontri terapeutici. In alcuni casi i terapisti si sono abilitati per collegamenti online. Anche in questo contesto, le famiglie hanno portato a casa nuove strategie di gestione comportamentale ed educativa che hanno trasferito a casa. Lo schema evidenzia: insegnante alunno genitori insegna sapere esplicito + conoscenze e competenze chiamato ad apprendere e acquisire Trasmettono i saperi impliciti Ruolo di educatore che vede i bisogni dell’alunno e lo accompagna nella crescita Ruolo di educatore DA QUI NASCE UN DOPPIO TRIANGOLO PEDAGOGICO → il “paradigma dell’educazione” Permette di individuare gli elementi che genitori e insegnanti condividono svolgendo il compito educ. FAMIGLIA NELLA SCUOLA: COINVOLGIMENTO A DIVERSI LIVELLI: - LIVELLO INDIVIDUALE: IN ASSEMBLEE O COLLOQUI INDIVIDUALI. = Momenti personali in cui la famiglia si confronta con le insegnanti non solo dal punto di vista educativo-didattico, ma si racconta. - LIVELLO RAPPRESENTATIVO: i genitori devono sentirsi responsabili non solo del figlio, ma di tutta la classe e scuola. - LIVELLO ASSOCIATIVO: le famiglie possono essere sensibilizzate attraverso i rappresentanti per agevolare la partecipazione e il coinvolgimento degli alunni, mettendo a disposizione competenze, tempo, risorse. II. la figura del pedagogista, la scuola e la famiglia con figlio disabile: il quadrato pedagogico Lo schema del triangolo pedagogico sopracitato è stato considerato molto valido soprattutto nei contesti in cui è coinvolto un bambino con disabilità e la relativa famiglia. ovviamente la corresponsabilità educativa coinvolge tutte le figure che ruotano attorno al bambino non solo scuola e famiglia. In effetti una famiglia con figlio con disabilità viene a contatto con molte figure provenienti da diversi contesti: ambito medico sanitario e ambito pedagogico educativo. Il pedagogista è un professionista dell'educazione che può essere considerato determinante per completare al meglio il paradigma della co-educazione. Il pedagogista può intraprendere un percorso con entrambe le agenzie educative e, a partire dai bisogni del bambino, diventare mediatore per progettare interventi educativi che scuole famiglia sono chiamate concretizzare attraverso gli strumenti che la legge impone. In questa direzione quindi è possibile modificare il triangolo pedagogico affinché venga montato in un “quadrato pedagogico” che include la figura del pedagogista. In questa nuova “collaborazione” il pedagogista si inserisce come occasione di confronto per insegnanti e famiglia su come gestire l’alunno. = miglioramento e “perfezionamento” dell’intervento. PROBLEMA: la scuola potrebbe rischiare di vedere il pedagogista come un “intruso” che ne vuole sapere di più. Imparole nasce ispirandosi alla metodologia e filosofia elaborata dal professor Reuven Feuerstein. Il suo motto era “non è mai troppo tardi per imparare” Negli anni si è poi creato un approccio basato su questa filosofia; come filo conduttore c'è il concetto di modificabilità cognitiva e mediazione che sono diventati la base di ogni metodologia interamente ideato da questa equipe multidisciplinare. obiettivo dell'approccio creato è quello di migliorare la comprensione del funzionamento complessivo dei bambini, il livello di attività, partecipazione della qualità della vita, così come la responsabilizzazione della famiglia. La mediazione diventa fondamentale per attivare strategie cognitive relazionali che favoriscano il processo di apprendimento di ciascun individuo. fondamentale e interagire con la famiglia, la scuola e con tutte le persone che ruotano attorno ai nostri utenti → perché lo scambio di informazioni risulta fondamentale per individuare obiettivi comuni e proporre un intervento individualizzato e mirato. 2) L’approccio SECEM La teoria e metodologia del professor psicologo Reuven Feuerstein sono ancora molto discussi dalla comunità scientifica anche se ci sono evidenze scientifiche che funzioni. Il metodo comprende numerose pratiche riabilitative basate su osservazioni qualitative, in parole ha ideato negli anni un approccio che andasse a combinare il metodo Feuerstein con altre teorie pratiche riabilitative. è nato così l'approccio SECEM = Structural Ecological Cognitive Emotional Modifiability Acronimo ideato dal dottor Lebeer e dalla professoressa Rosas responsabile del centro Imparole. I. Modificabilità Cognitiva Strutturale: le basi teorico-pratiche dell’approccio SECEM L'approccio SECEM È una estensione della teoria di modificabilità cognitiva strutturale (SCM=Structural Cognitive Modiafiability) di Feuerstein. Secondo FEUERStein la modificabilità cognitiva strutturale viene eseguita attraverso un'esperienza di apprendimento mediato (EAM). L’EAM Si riferisce alla qualità dell'interazione tra un adulto e un bambino, quando l'adulto si interpone tra il mondo degli stimoli e il bambino, affinché quest'ultimo diventi capaci di elaborare bene gli stimoli e imparare in modo sostenibile, creando così un cambiamento strutturale. La mancanza di esperienza di apprendimento mediato provoca uno stato di difficoltà per imparare o adattarsi alla vita, ed è la causa generale di modificabilità cognitiva ridotta, difficoltà di apprendimento a scuola o nella vita. per compensare la mancanza di esperienza di apprendimento mediato FEUERStein Ehi i suoi collaboratori hanno creato un programma speciale il PAS = programma di arricchimento strumentale (che usa “strumenti per pensare”) che viene utilizzato insieme ad altre strumenti durante le riabilitazioni. Entrambe queste teorie citate sopra, affermano che è possibile migliorare in modo significativo il funzionamento cognitivo di una persona anche in presenza di disabilità cognitive. La letteratura afferma che il punto di forza della teoria l'approccio multisistemico: orientato alla persona, alla famiglia e in collaborazione con tutto l'ambiente circostante in cui è inserito il soggetto. → Concetto chiave è l'ambiente modificante. grazie ad un approccio ecologico (= impostazioni di lavoro terapeutico mirato a implementare l'occasione di apprendimento e generalizzazione attraverso attività riproponibili anche al di fuori di un setting terapeutico) abbiamo notato che è necessario lavorare tutti insieme per sviluppare la mente in modo completo. → famiglie, terapisti, scuola sono l'ambiente modificante intorno al bambino, ognuno con il suo ruolo e con le sue strategie modalità, sostiene la crescita del bambino e persegue i medesimi obiettivi. Il lavoro a triangolo terapisti- genitori- insegnanti diventa dunque la chiave fondamentale per la modificabilità. I metodi utilizzati dalla cooperativa iMparole 3) Programma di Arricchimento strumentale = PAS di Feuerstein Il PAS si applica situazioni molto diverse tra loro: grave ritardo cognitivo, difficoltà di apprendimento, formazione del mondo aziendale. Tale variabilità dovuta al fatto che il metodo è basato sulla mediazione, quindi sulla possibilità di aumentare il potenziale di apprendimento le competenze rendendo le persone attive. gli strumenti applicativi del metodo danno l'opportunità di imparare a imparare, essere pronti a qualsiasi cambiamento. Feuerstein Ha creato due programmi: - standard per bambini da 9 anni in su - pensi che per i bambini di età prescolare oppure più grandi/adulti che funzionano in un modo più giovane. - Qui sono stati introdotti strumenti emotivi utili anche per lavorare con i più grandi e con i gruppi I. PAS standard è formato da 14 strumenti e il protagonista è il pensiero. Ogni strumento permette di capire cosa fa e come funziona il nostro pensiero, ed è occasione di esperienza di apprendimento mediato. Il PAS ha una batteria di strumenti carta- matita in sequenza graduale, si applica a partire dai 9 anni e si pone come finalità il potenziamento di funzione cognitive carenti, tramite l'utilizzo di specifici criteri di mediazione. Ogni strumento va a lavorare su specifiche competenze funzioni cognitive, stimolando un processo di analisi del compito è una generalizzazione delle competenze apprese, dedotte nello svolgimento del compito stesso ( → processo mediato di BRIDGING). OBIETTIVO: Stimolare le funzioni cognitive coinvolte nei processi di apprendimento e imparare a utilizzare strategie cognitive efficaci, stimolando un pensiero divergente. II. PAS Basic è un programma di educazione cognitiva, rivolto l'età prescolare o alle situazioni di ritardo o carenza delle funzioni cognitive di base (Compresi i DSA). è formato da esercizi ludici di manipolazione schede virgola che tengono conto della fase di sviluppo dei bambini, e che accompagnano il soggetto ad accedere a più alti livelli di astrazione e rappresentazione. FINALITÀ: lavorare sui tre con requisiti preposti all'apprendimento ES: lettura, scrittura, pianificazione, organizzazione spaziale, controllo dell'impulsività. Alcuni strumenti contenuti nel pas basic sono stati appositamente sviluppati per potenziare le competenze emotivo- relazionali attraverso un percorso cognitivo-emotivo, che parte dalla capacità di identificare emozioni di base (Strumento “identifica le emozioni”), passa per la stimolazione di capacità empatiche e di risposta concreta e adeguata (Strumento “Dall'empatia all'azione”), per arrivare a sviluppare un pensiero Approfondimento _______________________________________________________ ▪ Unità 1. Autoregolazione, aiuta a comprendere che i movimenti del corpo sono controllabili, attraverso esercizi di coordinazione dei movimenti rispetto a brani musicali o ai movimenti di un compagno. ▪ Unità 2. Relazioni quantitative, esplora aspetti elementari legati al numero. ▪ Unità 3. Confronti, mira a sviluppare nel bambino il linguaggio e la percezione necessari a trovare le differenze e le somiglianze tra oggetti. ▪ Unità 4. Cambiamento di ruolo, sottolinea come le persone abbiano diversi punti di vista, a seconda di dove si trovano o di come si sentono. ▪ Unità 5. Classificazioni, aiuta ad apprendere il raggruppamento in base a dimensione, forma e colore. ▪ Unità 6. Seriazioni, invita il bambino a ricercare con attenzione un pattern che gli permetta di prevedere la parte successiva di una sequenza. Tra le lezioni di questa unità figurano anche la creazione di regole, la funzione delle regole e come generalizzarle ad altre situazioni nelle quali possono essere valide. ▪ Unità 7. Caratteristiche distintive, sollecita il bambino a prestare attenzione a dettagli che sono caratteristici di una certa lettera, le linee diritte o curve, le intersezioni e le simmetrie. Unità che sollecita lo sviluppo dei prerequisiti per la scuola primaria. _____________________________________________________________________ 6) Il CAT-Kit (se volete → https://cat-kit.com/it/functions) Il Cognitive Affective Training kit (CAT-kit) è stato elaborato dal prof Tony Atwood e deriva dalla pratica clinica di CBT (Cognitive Behavouir Therapy) e il Training delle abilità sociali con bambini e adolescenti con autismo ad alto funzionamento. COSA DIAMINE è???? È un kit che traduce visivamente con schemi di facile utilizzo, fruibili per genitori insegnanti, strategie quali: - l'automonitoraggio dei comportamenti e delle emozioni - l'analisi funzionale del comportamento - il problem solving - i compiti a casa Voi ha un design semplice accattivante che aiuti accompagna il bambino nella conoscenza, esplorazione consapevolezza delle proprie emozioni e sentimenti. È utilizzabile in tutti i contesti di vita del bambino. propone molte attività quindi è versatile si adatta e vissuti emotivi di ogni singolo bambino quindi può essere detto dinamico sostiene l'elaborazione spontanea di strategie efficaci per la gestione delle emozioni e soprattutto coinvolge la dimensione corporea e quella grafica, comunicativa e relazionale. Approfondimento
ESEMPIO di CAT-kit su tablet
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situazioni per permettere la generalizzazione delle competenze comunicativo- linguistiche e cognitive. 11) Due aspetti fondamentali aggiunti a SECEM: Ecologico ed Emotivo Nel suo approccio, Feuerstein ha sempre proposto un intervento ad ampio raggio che includesse i bambini e il loro ambiente (scuola, famiglia e altri luoghi educativi) Ehi composto da tre pilastri: - una valutazione dinamico-interattiva del potenziale di apprendimento - un intervento di mediazione cognitiva per un arricchimento strumentale - voi creazione di un ambiente modificante attivo, ricco di opportunità di apprendimento mediato l'approccio SECEM è l'estensione del SCM di Feuestein con un approccio ecologico ed uno emotivo perché si vuole dare risalto all'ecosistema del bambino e all’ aspetto emotivo della relazione di mediazione. si crea quindi un progetto terapeutico specifico ed elastico che va incontro alle effettive necessità del bambino e si trasforma con esso, accompagnandolo nella crescita e nelle acquisizioni e tenendo ben presente gli aspetti emotivi e psichici del bambino ed e soggetti che con lui interagiscono. questa prospettiva permette di creare nuove proposte educative e terapeutiche come i percorsi estivi di potenziamento intensivo, il campus estivo della mediazione, il laboratorio teatrale, I progetti per favorire l'inclusione di alunni stranieri nelle scuole (progetto intercultura) e la consulenza psicologica e/o psicoterapia rivolta a bambini, ragazzi e familiari. I. Corsi intensivi Prendono spunto dagli interventi di riabilitazione intensiva proposti dall'Istituto feuerstein in Israele sono percorsi estivi di potenziamento scopo: - intensificare generalizzare i risultati delle terapie individuali - favorire una riflessione dei genitori sul loro stile di mediazione - Offrire alle famiglie di tutta Italia di poter iniziare un percorso riabilitativo intenso che si basa sull'approccio SECEM → Il percorso di ciascun partecipante varia a seconda delle specificità del caso che vengono rilevate sia da una prima fase di valutazione sia in itinere, a seconda degli sviluppi osservati dai diversi professionisti. come si svolge: - Nei mesi di giugno, luglio settembre - durata da tre a 5 settimane consecutive - Nella prima settimana vengono effettuate valutazioni statistiche e valutazioni dinamiche che offrono una fotografia dal punto di vista: - cognitivo, - del linguaggio - neuropsicomotorio, - emotivo - delle funzioni cognitive presenti, mancanti, carenti - del tipo di mediazione utile per la crescita per la stesura di un piano di intervento personalizzato da effettuare durante le settimane intensive. - ragazzi e genitori frequentano le sedi per 5 mattine a settimana svolgendo quattro sessioni di terapia ogni mattina con diversi professionisti - alcuni pomeriggi vengono sfruttati per svolgere attività di gruppo insieme alle famiglie: SCOPO – per i bambini → favorire la generalizzazione degli apprendimenti - per i genitori → è occasione per sperimentarsi in modo nuovo nella relazione coi figli e osservare come applicare nella vita quotid. La mediazione → le attività di gruppo pomeridiane sono di forte connotazione ludica: piscina, teatro, visite a mostre e laboratori → in queste occasioni si trasmettono concetti spaziali, categorie e si insegna ad ascoltare, guardare, imitare, seguire indicazioni, a controllare il comportamento e a coordinarsi con l’altro per il raggiungimento di un obiettivo … → gli incontri del mattino: individuali o gruppo a seconda degli obiettivi individuali di ogni percorso - i genitori sono invitati a partecipare alle sedute del proprio figlio. → organizzati incontri di counseling per i genitori, individuali o di gruppo → organizzati incontri di formazione - confronto e riflessione su come trasferire i contenuti appresi nella propria quotidianità. Alla fine delle settimane di Intensivi ogni partecipante riceverà un diploma che elenca i punti di forza su cui ha lavorato e le sue conquiste II. Campus estivo sulla mediazione → Nasce nell'estate del 2012 COS'È? è un'esperienza di full immersion unico indimenticabile per le famiglie gli operatori - si svolge durante il mese di luglio - una settimana di vita comunitaria in una struttura ampia accogliente immersi nel verde - durante il soggiorno familiare, bambini e operatori convivono dalla colazione alla discoteca dopo cena - i genitori ricevono formazione e lavorano gomito a gomito con i terapisti insieme ai propri figli - Ogni anno il campus ha un tema che orienta le attività proposte ai bambini e ragazzi e la formazione per i genitori - i bambini e ragazzi vengono suddivisi in gruppi per età e competenze - i genitori appartengono alla squadra del proprio figlio - i fratelli fanno gruppo a sé - gli operatori sono: - terapisti di Imparole - due terapisti esterni che conoscono il metodo Feuerstein - volontari con formazione specifica - esercizi che stimolino la consapevolezza del proprio corpo, dell'altro e dello spazio. - In seguito - esercitazioni continuano affiancate dalla scelta democratica di un testo argomento guiderà il lavoro - incontri sono suddivisi in due parti_ - prima parte: - viene affrontato il testo film o argomento scelto - si mettono in atto strategie di mediazione e di facilitazione della comprensione materiale, seconda della specificità dei partecipanti - Seconda parte: - esercitazioni di improvvisazione sul materiale discusso nella prima parte dell'incontro - creazione di scene che comporteranno allo spettacolo finale aperto al pubblico che conclude le attività dell'anno IV. Progetto intercultura: inclusione e potenziamento a scuola Il progetto intercultura nasce per valorizzare la differenza (linguistica e culturale) e promuovere il riconoscimento delle specificità come via di vera inclusione sociale. è svolto all'interno di uno sportello psicopedagogico di scuola inizialmente si è creata una formazione per il corpo docente obiettivo della formazione: - sensibilizzare alla peculiarità dell'esperienza migratoria - coinvolgere le famiglie - creare uno spazio di condivisione per la rivalorizzazione della propria lingua e del proprio bagaglio culturale - rendere consapevole genitori della convivenza con le differenze che apparterranno anche al figlio - rendere insegnanti, famiglie e alunni consapevoli della valori zazione della lingua e della cultura di origine come elementi che non possono mancare al bambino per una crescita integrale - Creare un confronto costruttivo tra la scuola e la famiglia con l'obiettivo comune di sostenere i bambini si propone all'utilizzo di strumenti che vengano presentati i bambini sia a casa in lingua madre che a scuola in italiano, aiutando il bambino ad avvertire il dialogo fra le sue origini. → viene offerto un potenziamento attraverso il gioco oggi volato dall'uso della CAA. V. Consulenza psicologica e psicoterapia: un caso clinico a. PREMESSA G. è nata nel 2005 affetta da FSHD (=distrofia muscolare faccio-scapolo-omerale) con associata una diagnosi di ritardo cognitivo (ICD10-F70) (→ quindi ad un ritardo dello sviluppo intellettivo). In carico dal 2003 ha svolto: - esternamente: psicomotricità - nel centro: logopedia e potenziamento cognitivo L'esito di trattamenti è stato molto positivo: - ha superato le difficoltà di linguaggio - acquisito competenze pratiche cognitive → accesso alla lettoscrittura e al calcolo - ha rivelato capacità di soluzioni problemi semplici di ragionamento logico si rapporta più facilmente con l'adulto un po meno abile con i pari tendenza alla oppositività quando teme che le richieste siano troppo alte b. L’INVIO G. aveva uno stile relazionale con forme di ritiro positivo in situazioni sconosciute o davanti a richieste domande che lei riteneva fossero troppo alte. rabbia in ambito domestico, intolleranza alla frustrazione, comportamenti positivi aggressivi verso i familiari. questo li ha indotti a chiedere il supporto della pedagogista chi ha ritenuto opportuno un sostegno psicologico c. LA PRESA IN CARICO il sostegno psicologico prevedeva il coinvolgimento di entrambi i genitori e dalla ragazza compresenti un separate sedi a seconda dei momenti della terapia. Questo non si è potuto verificare perchè: - G si è rifiutata di coinvolgere i genitori durante le sedute - gli stessi genitori avevano difficoltà relazionali tra di loro Si è preferito quindi scommettere sul desiderio di differenziazione psicologica della ragazza si è stabilito un iter di colloqui settimanali con G. e mensili con ciascuno dei genitori d. LA TERAPIA g alla prova l'opportunità di esprimersi liberamente garantita sin dal primo colloquio. È partita da giochi motori infantili rispetto alla sua età, mettendo in scena il suo bisogno di proteggere un'identità fragile e suscettibile → il primo oggetto di condivisione è stata la palla per poi gradualmente riuscire ad accomodarsi sulla sedia e proporre giochi sul telefono da fare insieme - webinar e videolezioni di formazione per genitori, insegnanti, caregivers e professionisti g. MA COME CAMBIA L’APPROCCIO TERAPEUTICO QUANDO TRA NOI C’È UNO SCHERMO? La maggior parte dei trattamenti di teleriabilitazione diretta ha visto protagonisti bambini e ragazzi con diagnosi di DSA e disturbi primari del linguaggio, ma sono state proposte anche a ragazzi nello spettro autistico, gruppi di potenziamento cognitivo con adolescenti e utenti ipoacusici. In altri casi, invece, sono state organizzate sedute di counseling pedagogico, informativo e addestrativo con le famiglie e in diverse occasioni con il corpo docente. → Gli incontri online sono stati visti come un ottimo strumento per sostenere la rete tra gli attori impegnati nel sostegno dei bambini. PUNTI DI DEBOLEZZA DELLA TELERIABILITAZIONE - separati da uno schermo - la casa non sempre è tranquilla, talvolta spazi in condivisione - connessione non sempre ottimale Alla fine, la teleriabilitazione ha avuto ottimi impatti sulla maggioranza degli utenti. I materiali preparati ad hoc appaiono accattivanti- la possibilità di condividere lo schermo permette i ragazzi di svolgere direttamente il lavoro terapeutico - rimangono fissi in routine e punti di riferimento voi per tutto il 2020, anche dopo il lockdown, il team di Imparole a continuato a creare spazi di condivisione online che potessero essere utili ai genitori agli insegnanti. una piattaforma e-learning che raccoglie gli esercizi creati dai terapisti consultabile anche in modo sincrono dall'utente permette alle famiglie di continuare le attività in autonomia sulla piattaforma si possono trovare esercizi che potenze hanno la comprensione del testo, sono sostegno all'abilità matematica, al potenziamento cognitivo e logopedico. 13) Terapie frontali e sedute online. Un’occasione… Il caso di P.G. Di seguito, l'esempio di come sei stata riorganizzata la terapia logopedica, ad affrontare la telematica, nell'esperienza terapeutica di P.G. a. PREMESSA P è nato nel 2010 di incarico presso il centro da gennaio 2016 ha fatto molte valutazioni ed è emerso diagnosi di: disturbi evolutivi delle abilità scolastiche, disturbo emotivo dell'infanzia e balbuzie. Si è fatto un primo periodo di terapia psicomotoria settimanale, integrato con un intervento logopedico al fine di supportare lo sviluppo delle competenze potenzialità emotive, scolastiche e comunicative. Inizialmente era necessario programmare tramite utilizzo di simboli in CAA i tempi di seduta calcolando anche spazi di decompressione tramite giochi liberi e motori. durante il lockdown P., in un setting differente, si è sentito messo alla prova. a settembre 2020, al rientro in terapia frontale, si è riscontrata una cresciuta capacità di tollerare gli imprevisti o le proposte alternative che non ha più reso necessario la rigida programmazione visiva di tutti i tempi delle sedute. p si mostra collaborativo e propositivo uno spazio di terapia, la motivazione l'interesse nei confronti della lettura sono crescenti. b. L’INVIO P si è sempre mostrato agitato, sia dal punto di vista motorio che da quello emotivo. Difficoltà: - a focalizzare l'attenzione - a rallentare l'eloquio - a gestire emozioni forti e ansia questa difficoltà hanno caratterizzato per lungo tempo le interazioni con l'altro, portando la faticare nell'apprendimento dei prerequisiti utili e lo sviluppo della strumentalità di base scolastica appunto c. LA PRESA IN CARICO GLOBALE il primo intervento psicomotorio proposto alla famiglia è stato improntato supportare l'integrazione all'interno del gruppo classe con frequenti momenti di raccordo tra terapista, scuola e famiglia. Obiettivo era generalizzare le competenze che P. aveva acquisito in seduta per traslare all'interno della vita quotidiana Una volta potenziati gli aspetti relazionali dei motivi è abbassato il tono di agitazione ansia psicomotoria, l’equipe ha ritenuto importante lavorare sugli aspetti comunicativo- linguistici e sulla strumentalità scolastica tramite intervento logopedico. d. LA TERAPIA LOGOPEDICA La terapia logopedica è iniziata fine del primo quadrimestre del terzo anno di scuola primaria Obiettivo: - potenziare l'abilità di lettoscrittura - lavorare sull'integrazione delle informazioni provenienti dal testo scritto - superamento della comunicazione egocentrica - rispetto di turni - pragmatica della comunicazione rallentamento dell'eloquio. gli approcci utilizzati durante questo periodo sono stati: CAPITOLO TERZO pg 117 Minori con disabilità: il patto di corresponsabilità educativa oltre la scuola Integrazione libro – lezione del 09 dicembre 2021 1) Premesse teoriche Questa ricerca nasce dalla collaborazione della prof Cairo con un centro riabilitativo convenzionato “Centro riabilitativo per il bambino e la famiglia Imparole” di Cernusco sul Naviglio. PREMESSA Il welfare italiano prende in carico la persona con disabilità fin dalla nascita e l’accompagna per tutte le età della vita. → Il principio è quello di riconoscere il minore (bambino o adolescente) come avente diritto di libertà, dignità, educazione ed istruzione. Tale principio si cala poi nell’azione educativo-didattica e riabilitativa. L'educatore, qualsiasi ruolo ricopra, è coscienza anticipante per il minore, ovvero trattiene in sé gli scopi dell'azione didattica e riabilitativa e mantiene aperta la relazione anche nei momenti di maggior difficoltà. Partendo dai punti di forza, dagli interessi, dalle risorse del minore, e del contesto che lo circonda, l'educatore sollecita il cambiamento verso una direzione che promuova lo sviluppo olistico e globale - fintanto che la libertà personale del minore non inizia a lavorare in autonomia e quindi a compiere delle scelte orientate al rispetto e alla dignità. anche l'alunno con disabilità si colloca dentro tale percorso in un ambiente in cui il sistema di sostegni lo aiuti a migliorare al massimo, attraverso la mediazione didattica ed educativa. PARENTESI________________________________________________________ I bambini con disabilità o con disturbi specifici dell'apprendimento hanno la possibilità di rivolgersi presso dei centri riabilitativi per avere una diagnosi e quindi verificare le proprie difficoltà scolastiche. A questo punto possono scegliere se rivolgersi - alla UONPIA del territorio (l'unità di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza) che è il servizio “statale” - oppure a dei neuropsichiatri privati - oppure a dei servizi riabilitativi convenzionati (come quello che ha collaborato alla ricerca). ____________________________________________________________ 2) Ipotesi di ricerca Con il centro è stata fatta una ricerca esplorativa che ha coinvolto un gruppo campione e un gruppo di controllo. L'idea era quella di andare a capire qual era la situazione delle famiglie che erano state prese in carico da questo centro riabilitativo per una diagnosi di disabilità del proprio figlio o figlia. L'idea è stata quella di andare a individuare famiglie che avessero figli con una diagnosi di disabilità intellettiva lieve o media o anche con disturbi dello spettro autistico di natura sempre lieve o media. Perché questo tipo di tipologie di diagnosi lieve o media? → l'ipotesi che ha guidato un pochino questa ricerca era che dei genitori che hanno un figlio con una disabilità lieve o in una situazione borderline (sia nell'ambito dell'apprendimento sia nell'ambito delle competenze dello sviluppo) è facile che tenda a negare le difficoltà del bambino; perché spesso sono situazioni un po’ al confine, in cui si il bambino ha delle difficoltà ma non così eccessive, o tanto “importanti/gravi” da richiedere un intervento tempestivo, di emergenza. Quindi talvolta i genitori possono non riconoscere le difficoltà del figlio, perché in fondo la situazione è poco chiara: ci sono dei problemi ma non sono così evidenti. in questo centro riab è praticato il Metodo Feuerstein è un metodo riabilitativo educativo anche per bambini con disabilità lieve media. Feuerstein era uno psicologo ebreo che iniziò a lavorare nei kibbutz subito dopo la Seconda guerra mondiale quando nel neonato Israele iniziavano ad arrivare tutti gli adolescenti e i bambini dai campi del i campi di concentramento nazisti. Quindi erano bambini deprivati, ragazzini fortemente maltrattati, deprivati ed abusati. All’imparare ad imparare Reuven Feuerstein ha dedicato la vita, dando un contributo fondamentale e fortemente innovativo alla costruzione della matrice teorica dell’educazione cognitiva e alla diffusione dei suoi principi. Il metodo Feuerstein si caratterizza come uno dei primi approcci metacognitivi apparsi in ambito educativo e riabilitativo ed è attualmente sperimentato in tutte quelle situazioni in cui è necessario potenziare le risorse umane, come il campo educativo, aziendale e riabilitativo 3) Il campione - Tempi di svolgimento della ricerca - Strumenti e metodologia Il campione di ricerca è stato costituito da un gruppo di 20 genitori ( 19 mamme e un papà) che si sono rivolti al centro Imparole negli ultimi 5 anni. Tante mamme perché sono loro che si occupa dei bambini con disabilità. e queste mamme hanno anche testimoniato il fatto che i mariti non erano assenti come mariti e come papà, però per svolgere l'intervista e per far compilare loro il questionario la prof andava o presso il centro riabilitativo oppure in casa a domicilio durante il giorno momento in cui i papà lavorano. le 20 interviste sono state definite appunto semistrutturate nel senso che c'era un elenco di domande che dovevano essere fatte. Però l'intervista era sotto forma di colloquio, in cui io ponevo le domande, rispettando la scaletta, e aspettavo la risposta dei genitori ed eventualmente chiedevo dei chiarimenti se qualcosa non era stato ben spiegato. Contemporaneamente c'era anche un gruppo di controllo fatto da 10 genitori di scuola primaria e 10 genitori di scuola media, presso un istituto comprensivo del territorio milanese, che hanno compilato il questionario. In questo caso il campione era rappresentato da 18 mamme e due papà. I genitori del gruppo di controllo non sono stati intervistati e non è stato necessario prendere un secondo appuntamento con i 20 genitori del gruppo campione. Dato che l'obiettivo era quello di andare a indagare benessere, qualità della vita del bambino e della famiglia e capacità di raccordarsi sia con il servizio riabilitativo sia con la scuola, mettendo al centro il benessere del bambino con disabilità. Quindi gli strumenti di ricerca dovevano essere degli strumenti in ricerca capaci di rispondere a queste domande, che sono domande di tipo complesso → quindi un'intervista con delle domande piuttosto ampie → questo ha funzionato perché metteva i genitori nella condizione di spiegare bene la loro situazione e la situazione del bambino e dei rapporti con la scuola. Il questionario era proprio un questionario ad hoc per andare a indagare quello che che volevamo capire sulla qualità della vita familiare. La scelta del campione, poi, ha richiesto una certa contrattazione con il servizio. Perché il centro riabilitativo ha dovuto individuare i 20 genitori che dovevano rispettare una certa tipologia di genitore che la ricerca richiedeva. La realizzazione delle interviste ha richiesto una certa flessibilità di tempo da parte dell'intervistatore che doveva accettare quello che i genitori gli proponevano in termini di orario e luogo. Lo strumento che è stato individuato per valutare la qualità della vita della famiglia: Family quality of Life Scales del BC Centers in edizione del 2012; a quel tempo, il responsabile del BC center era Brown (qlo delle teorie e Che aveva appunto costruito questo questionario per andare a valutare la qualità della vita familiare). -→ Brown ritiene centrale la famiglia → se vogliamo lavorare sulla qualità della vita della persona con disabilità, dobbiamo anche lavorare sulla qualità della vita della famiglia. Le aree di questo questionario erano 5: le relazioni familiari + la genitorialità + il benessere emozionale il benessere fisico/materiale + il supporto specialistico per la persona con disabilità. schema con gli items per ogni area Gli item, quindi, mi indicano le domande ES: relazioni familiari → primo item: “trascorrere del tempo insieme con la propria famiglia” -→ la persona compilatrice dovrà rispondere a questa domanda tutti questi item sui quali il compilatore del questionario, che poi veniva anche intervistato. Un'intervista che in media è durata dai 45 minuti. QUESTIONARIO
Età del bambino [... Classe frequentata [.......... iii
Età del genitore [....... ] Sesso[.......]
s s g£ 1
È & SE £ 8
gî 3 33 i 3
Quanto sono soddisfatto di... du w e @
zi 3 Gi È 8
i i si è 3
E & Za
Trascorrere del tempo insieme
alla mia famiglia. [] te) Il Il ll
Aiutare i più piccoli a crescere. [] [] [] [] []
Ricevere aiuto per diminuire
i momenti di stress, tl tl Il Il Dl
Ricevere sostegno da amici
e vicini di casa. t] cl) te] te] ll
Vedere che i bambini sono aiutati
nello svolgimento dei compiti
a casa ed in altre attività di tempo —U! tl Il Il Dl
libero.
Avere i mezzi di trasporto per
andare nei luoghi necessari. tl tl tl tl tl
Parlare în modo aperto in famiglia [] [] [] [] LI
Insegnare ai più piccoli come
andare d'accordo l'uno con l’altro. tl tl Ul Ul Il
Notare che ciascuno ha tempo
da dedicare ai propri interessi. tl] I] Il Il ll
Risolvere i problemi insieme
in famiglia. 0 0 tl tl ll
Constatare che ci aiutiamo
reciprocamente a realizzare i nostri [] [] [] [] []
obiettivi
Constatare che ci dimostriamo
affetto e attenzione l’uno verso [] [] [] [] []
Valtro.
Ricevere aiuto esterno per
prenderci cura dei bisogni speciali
presenti in famiglia.
I]
I]
Notare che noi adulti insegniamo
ai bambini a prendere le giuste
decisioni.
[]
I]
I]
Ricevere le cure mediche di cui
abbiamo bisogno.
[]
I]
I]
Conoscere chi frequenta i nostri
figli egnanti, amici, catechisti,
educatori...).
I]
I]
I]
Notare che siamo capaci
di affrontare ‘gli alti ed i bassi”
della vita.
[]
I]
I]
Poter andare dal dentista quando
ne abbiamo bisogno.
[]
I]
I]
Sentire che siamo protetti a casa,
al lavoro, a scuola, nel quartiere.
[]
I]
I]
Ottenere per mio/a figlio/a
con bisogni educativi speciali
il sostegno per raggiungere
gli obiettivi previsti a scuola.
[]
I]
I]
Ottenere per mio/a figlio/a
con bisogni educativi speciali
il sostegno per raggiungere
gli obiettivi previsti a casa.
[]
I]
I]
Vedere che mio/a figlio/a riesce
a fare ami
I]
I]
I]
Mantenere dei positivi rapporti
di collaborazione con tutti gli
operatori dei servizi che danno
sostegno a nostro/a figlio/a con
bisogni educativi speciali.
[]
I]
I]
Grazie per aver compilato il questionario.
4) Analisi dei dati qualificativi I. La scuola dell’infanzia L’entrata nella scuola dell’infanzia è sempre vissuta dai genitori di un bambino con disabilità come una “prova”, un confronto tra il loro figlio e quello degli altri. Spesso i genitori non sanno delle difficoltà del loro figlio e le scoprono durante questi anni (tra i 3 e i 6 anni). La scoperta delle difficoltà può avvenire in forma tempestiva oppure graduale. → talvolta il fatto che non si stia “con le antenne rizzate” rispetto alla scuola scelta e al benessere / progressi del bambino, non lo aiuta → una scuola parcheggio in cui non impara nulla, fa perdere tempo poi negli apprendimenti perché si è persa la finestra evolutiva. Accorgersi di una scuola non adatta al filgio, può “salvarlo”. La presenza, poi, dell’insegnante di sostegno già all’infanzia, aiuta la formazione dei prerequisiti e quindi a costruire delle solide basi per gli anni di scuola successivi. La capacità della famiglia di lasciarsi coinvolgere ed interrogare nel percorso di presa in carico del bambino conduce a successi insperati → ecco perché l’importanza della stretta collaborazione. II. La scuola come ambiente di vita IV. L’alunnof/figlio al centro
Zescrizione del figlio/figlia: come apprende e tratti di personalità
Frequenti sono le descrizioni dei bambini nelle risposte alle domande su
barriere e facilitatori dell’integrazione scolastica. Le mamme si sofferma-
no, a questo punto, non solo a pensare all’ambiente, agli insegnanti, ai te-
rapisti, a loro come genitori, ma realizzano l’individualità del/della figlio/a
e la sua differenziazione psicologica: è il pensiero di una persona accanto
a loro che sta crescendo, imparando a socializzare e a diventare più com-
petente. È l’accettazione e il riconoscimento del proprio figlio, della sua
esistenza come soggetto attivo ‘interessante’ per i genitori, che lo osserva-
no con attenzione e curiosità, perché sta cambiando. I genitori imparano ad
accettare 1 propri figli così come sono:
Le mamme intervistate riconoscono l’importanza di una educazione globa-
le del proprio figlio/figlia, a fronte di una presa in carico da parte dei ser-
vizi e da parte della scuola che dura da anni, che durerà ancora molto e che
lavora con il bambino sul recupero e la compensazione. È necessario rico-
noscere il proprio figlio/figlia per ciò che è, nella sua unità psicofisica e so-
ciale e unicità, mai scontata:
Un altro elemento percepito come importante è l’attenzione alle emozioni:
imparare a conoscere, esprimere e comunicare emozioni attraverso il dia-
logo fra genitori e figli e fra insegnanti ed alunni.
L'educazione emotiva è solitamente oggetto di progettualità didattica ed
educativa nella scuola primaria e diviene educazione affettiva e sessuale
dall’ultima classe in primaria (percorso di scienze sul corpo umano) e nel-
la scuola secondaria di primo e secondo grado. Nelle mamme intervistate
l’educazione emotiva è competenza metaemotiva in ambito emotivo-moti-
vazionale ed affettivo-relazionale. Essa è educazione ad una maggiore ra-
zionalità e ad una più matura capacità di riconoscere le emozioni (quello
che provo/sento), darle un nome, imparare ad esprimerle ed a risolvere con-
flitti interni e situazioni relazionali di difficoltà (dare delle risposte a situa-
zioni di problem solving cognitivo e sociale).
V. Passaggi di grado: fasi di transizione, mediatore, moderatori ed educatori Le fasi di transizione sono momenti delicati, soprattutto primaria – secondaria. → Quindi è necessaria la continuità nel passaggio dalla primaria alla media. → importante è l’ambiente, il clima. Le mamme intervistate esprimono la sensazione di essere state accolte, raggiunte e comprese nella Scuola Secondaria di Primo Grado perché la vedono come un luogo in cui la consapevolezza potrà maturare (in genitori e figli). Perché la scuola primaria è ancora una scuola dell'accoglienza, la scuola media no, ci sono tanti insegnanti, uno per ogni disciplina e soprattutto viene richiesta più autonomia ai ragazzini e questo è critico. Il bambino con disabilità devono sapersi organizzare, saper progettare, saper gestire il diario → queste cose alle medie deve saperle fare. A questo i genitori accompagnano anche preoccupazione della tenuta nel tempo dei risultati raggiunti fino alla scuola “media”. Il passaggio dalla scuola media alla scuola secondaria superiore è altrettanto problematico perché spesso la scuola secondaria superiore, lontano da casa e quindi il ragazzo ci deve andare coi mezzi. Per esempio, spesso i ragazzi con disabilità lieve media frequentano le scuole delle di corsi di formazione professionale e in questi ambienti sono frequentati un po’ da tutti (belli e brutti) e ci vuole molto più autocontrollo e mettere in campo il comportamento adattivo degli alunni. → Il rapporto con i compagni cambia Emergono lati del carattere che prima erano latenti, emergono nuovi interessi e comportamenti. Talvolta, il corpo insegnanti poco preparato può creare momenti di stallo o addirittura involuzioni sia dal punto di vista della resa scolastica, sia di quella emotivo-relazionale.