Scarica Biologia molecolare di base e più Dispense in PDF di Biologia Molecolare solo su Docsity! 157 CAPITOLO 10 10.1. Il batteriofago temperato : ciclo litico e lisogenia. Il fago (lambda) infetta il batterio Escherichia coli. Gli studi sul funzionamento del suo genoma hanno contribuito enormemente alla comprensione dei meccanismi degli apparati trascrizionali e replicativi di quel batterio. Esso appartiene alla categoria dei fagi temperati o lisogeni, ossia a quei batteriofagi che non si limitano alla possibilità di effettuare nell'ospite un ciclo litico, moltiplicandosi in gran numero al suo interno e poi uscendone per andare a infettare altre cellule, ma possono sussistere all'interno dell'ospite allo stato di profago, ossia come genoma virale integrato nel genoma batterico. Dallo stato di profago (ciclo lisogenico), durante il quale il genoma virale viene replicato insieme al genoma dell'ospite, può essere indotto, da opportune condizioni ambientali, il ciclo litico. La scelta tra l'una o l'altra fase di crescita del batteriofago avviene in base a un complesso meccanismo di regolazione dell'espressione genica, che porta al verificarsi, a un certo momento dall'inizio dell'infezione, di uno dei due eventi: 1) la formazione di un gran numero di particelle fagiche entro la cellula infettata, dopo di che questa viene lisata da un enzima fagico rilasciando i virioni nel mezzo di coltura (fase litica); 2) l'assenza di espressione dei geni per la crescita delle particelle virali e l'integrazione del genoma fagico nel DNA dell'ospite (lisogenia). Lo studio di questo modello regolativo (che ha molti aspetti di somiglianza con la regolazione del differenziamento negli Eucarioti) è stato utilissimo per comprendere i meccanismi che possono portare, anche con un limitato insieme di geni regolatori, a realizzare due quadri alternativi di espressione genica assai diversi. 10.2. Il genoma di e una visione d'insieme delle varie fasi dell'infezione. Il DNA di (lungo circa 48500 pb) codifica più di 50 proteine, e della maggior parte di esse si conosce la funzione. Nella particella virale, che ha la forma schematizzata nella Fig. 10.1, esso è contenuto nella "testa" sotto forma di doppia elica lineare terminante con due tratti a singolo filamento che sporgono a ciascuna delle estremità 5' per 12 nucleotidi. In questa forma, esso non consentirebbe l'espressione completa del genoma del fago; tuttavia, appena iniettato nella cellula ospite, esso si trasforma in una molecola a doppia elica circolare, poiché le due estremità a singolo filamento sono complementari (estremità coesive) e formano, una volta saldate dalla DNA ligasi dell'ospite, il cosiddetto sito cos. In seguito all'infezione da , come già accennato sopra, nella cellula di E. coli possono verificarsi due tipi di eventi alternativi: 1) il DNA del fago viene replicato, vengono prodotte nuove particelle fagiche, e la cellula ospite va successivamente incontro alla lisi (ciclo litico); 2) il DNA del fago viene integrato nel genoma dell'ospite e, rimanendo in uno stato di quiescenza, viene replicato con il DNA batterico (ciclo lisogeno). I fattori (geneticamente codificati e ambientali) che decidono per il ciclo litico o per la lisogenia sono in gran parte conosciuti. Tuttavia, i meccanismi molecolari che li coinvolgono sono di notevole complessità: questa, se da un lato impone (a chi lo studia) di trattare separatamente il ciclo litico e la lisogenia, dall'altro crea (per il sistema) le condizioni affinché la scelta tra le due alternative non sia meccanicamente determinata, ma in qualche misura affidata alle fluttuazioni del momento. Tutte le fasi descritte in seguito si intendono realizzate entro una cellula di E. Fig. 10.1 158 coli che non sia lisogena per il fago (anche se può esserlo per altri fagi temperati): come sarà chiaro in seguito, la presenza del profago nel genoma dell'ospite impedisce la sua infezione produttiva da parte di altri fagi , una situazione che viene denominata stato di immunità. Tutti i geni di sono trascritti dalla RNA polimerasi dell'ospite, mentre proteine specifiche del fago ne regolano l'attività sui promotori e sui terminatori. Il genoma del fago, nella forma circolare che si forma subito dopo l'infezione, può essere replicato dall'apparato replicativo dell'ospite a partire dalla specifica origine di replicazione ori, per il riconoscimento della quale sono richieste due proteine specificate dal fago; una di queste, codificata dal gene O, è l'analogo funzionale di DnaA (che riconosce oriC nel genoma dell'ospite); l'altra (gene P) corrisponde a DnaC del batterio. Dopo la circolarizzazione del DNA di , hanno inizio le varie fasi del programma di espressione di questo genoma, che sono così ripartite: 1) Fase precoce (early phase), che corrisponde al periodo di tempo in cui sono espressi solo i prodotti di due geni, detti N e cro; è di breve durata. 2) Fase precoce ritardata (delayed early phase): è la fase durante la quale si ha l'espressione di tutti i geni coinvolti nella regolazione dell'alternativa lisi/lisogenia, oltre a quelli che sono implicati nell'attivazione dell'origine di replicazione del fago. Questi prodotti genici interagiscono con sequenze di DNA e fra di loro, in maniera da indirizzare la situazione in un senso o nell'altro: nel caso che prevalga la lisogenia, si passa alla fase 3a), in caso contrario si salta alla fase 3b). 3a) Fase di profago: l'espressione dei geni coinvolti nella lisi (geni della fase tardiva) viene subito bloccata e si ha la produzione delle proteine richieste per l'integrazione del genoma nel DNA dell'ospite; nel frattempo, si ha il blocco dell'espressione dell'intero genoma, all'infuori di un unico promotore e di un unico gene per la produzione di modeste quantità di un repressore specifico del fago che mantiene appunto in uno stato di repressione il genoma fagico integrato in quello batterico. 3b) Fase tardiva (late phase) o litica: venendo a mancare la repressione suddetta, la trascrizione può essere estesa ai geni che codificano le proteine strutturali del virione, gli enzimi per la lisi della parete batterica e per l'impacchettamento del DNA di , prodotto in gran numero di copie lineari, nella testa delle particelle fagiche. La replicazione del DNA fagico passa a un meccanismo a cerchio rotante, producendo genomi lineari concatenati (concatenameri di DNA a doppia elica) che vengono tagliati ai siti cos e impacchettati uno per uno nelle teste del virione da una endonucleasi detta terminasi. 10.3. Le placche di lisi del fago e i mutanti della lisogenia. Per osservare la crescita dei fagi che compiono un ciclo litico (come quelli delle serie T-pari e T- dispari, i lambdoidi, i piccoli batteriofagi a RNA, e molti altri che infettano altri batteri diversi da E. coli), si opera nel seguente modo. Una capsula di Petri, contenente terreno di coltura con agar, viene seminata con batteri del ceppo adeguato (ospite del fago), fatti crescere fino a ricoprire con una patina sottile e uniforme tutto l'agar; questo è trasparente, mentre la patina batterica è opaca. Si aggiunge su questa un adeguato volume di una sospensione diluita di fagi e si mette la coltura in un termostato. Dopo poche ore, si osservano nella patina delle piccole aree circolari trasparenti nelle quali sembra essere restato solo l'agar (vedi Fig. 10.2.A): esse sono dette placche di lisi, poiché derivano dalla distruzione di moltissime cellule batteriche infettate dai fagi che si stanno moltiplicando tramite il ciclo litico; idealmente, ogni placca di lisi deriva da un'unico evento infettivo iniziale. Toccando con un'ansa da batteriologia (o con la punta sottile di una pipetta sterile) il centro della placca, si possono raccogliere particelle virali e trasferirle ad altre colture, anche in mezzo liquido, per la propagazione del ceppo fagico. Il metodo delle placche di lisi non può invece essere usato per evidenziare la crescita dei batteriofagi detti fagi filamentosi (ad es., M13 e simili, un gruppo di fagi con genoma di DNA a singolo filamento), in quanto questi fuoriescono dalla cellula che hanno infettato, e nella quale si 161 l'espressione della proteina cIII, che ha un ruolo importante nel consentire l'espressione del repressore di . Agendo nello stesso modo al sito TR1, N promuove l'espressione della proteina cII (prodotto del gene cII e attivatore dell'espressione del repressore di ), come anche della proteine O e P, necessarie per iniziare la replicazione del DNA fagico; ha così inizio la fase precoce ritardata. 10.5. Il meccanismo di espressione del repressore di . Il primo cistrone trascritto dal promotore PR (e presente anche nell'mRNA precoce destro) codifica la proteina cro, che agisce da repressore sia sul promotore PR che su quello PL; questi sono gli stessi siti di azione del repressore di , ma come vedremo tra breve, i due repressori agiscono in antagonismo reciproco, e la proteina cro favorisce lo sviluppo litico del fago e non la lisogenia. Poiché il gene cI, che codifica il repressore di , si trova compreso tra i due promotori PL e PR, esso non può essere trascritto nella fase precoce; i suoi promotori specifici, PRE ("RE" = Repression Establishment, insediamento della repressione) e PRM ("RM" = Repression Maintenance, mantenimento della repressione) agiscono solo dietro attivazione della RNA polimerasi da parte del prodotto del gene cII e del repressore di , rispettivamente. Notiamo che il gene cI e i due promotori PRE e PRM sono orientati verso sinistra. D'altra parte, il repressore cro esercita una debole azione nella fase precoce, a causa della sua bassa concentrazione e della sua minore affinità, rispetto al repressore del gene cI, per gli operatori su cui agisce. Il secondo cistrone trascritto nella fase precoce ritardata è quello che esprime la proteina cII; poichè questa è un attivatore trascrizionale del promotore PRE, da ciò dipende la produzione iniziale e abbondante del repressore di . La trascrizione da questo promotore viene stimolata da cII, che si lega intorno alla sua sequenza 35 (piuttosto divergente dalla sequenza consenso TTGACA) e rende possibile la formazione di un complesso aperto con l'RNA polimerasi. La trascrizione dal promotore PRE (che, pur trovandosi nella regione "destra", è orientato verso sinistra) attraversa in antisenso tutto il gene cro (che quindi non può esprimere tale repressore da questo trascritto) e procede poi fino a trascrivere tutto il gene cI. Questo trascritto contiene (prima del codone d'inizio per cI) un segnale per l'attacco al ribosoma. Quando invece la trascrizione del gene cI avviene dal promotore PRM in seguito all'autoattivazione da parte del suo prodotto genico, il trascritto inizia col codone AUG e ciò ne rende inefficiente la traduzione, controbilanciando la retroazione positiva della proteina cI sul promotore PRM. Come avvenga l'attivazione di questo promotore, sarà chiarito dall'analisi del meccanismo di interazione tra i due repressori e gli operatori destro e sinistro. 10.6. La seconda linea di azione della fase precoce ritardata. Il fatto che venga indotto il ciclo litico o la condizione di lisogenia dipende, fondamentalmente, dalla velocità relativa di trascrizione dai siti promotori PL e PR e dall'attività dei prodotti genici che ne derivano. Infatti, l'azione della proteina cII deve essere sostenuta dall'espressione, a sinistra, di un altro gene che favorisce la lisogenia (cIII), mentre la trascrizione dei geni tardivi (o della lisi) richiede una proteina antiterminatrice, espressa dal gene Q, l'ultimo ad essere trascritto verso destra nella fase precoce ritardata. Inoltre, le proteine che permettono l'integrazione del DNA fagico nel genoma dell'ospite (stato di profago) sono codificate dai geni posti a valle ("a sinistra") del gene cIII, mentre quelle coinvolte nel ciclo litico vengono codificate a valle ("a destra") del gene cII. Quei geni devono però essere trascritti a partire da promotori diversi da quelli della fase precoce e precoce ritardata. La lisogenia viene favorita quando la proteina cIII protegge la proteina cII dall'attività proteolitica di un enzima di E. coli, la proteasi codificata dal gene hflA. La sigla hfl significa high frequency of lysogenization (alta frequenza di lisogenia), poiché i batteri mutanti hfl favoriscono moltissimo il ciclo lisogeno del fago; ad esempio, una mutazione inattivante nel gene hflA non fa produrre l'attività proteolitica che inattiva cII. Parimenti, l'inibizione della proteasi HflA a opera della proteina cIII rende stabile la proteina cII, che a sua volta attiva la trascrizione dal promotore PRE, 162 portando alla formazione di mRNA per la proteina cI; questo trascritto, come si è detto, viene tradotto in maniera molto efficiente, a differenza di quello prodotto dal promotore PRM. La stabilità della proteina cII dipende però anche da circostanze legate allo stato nutrizionale della cellula ospite: la proteasi HflA è infatti inibita da cAMP, i cui livelli aumentano se manca il glucosio. Notiamo che la proteina cII è un attivatore trascrizionale di altri due promotori di : PI, subito a monte del gene int, che codifica l'integrasi necessaria per l'integrazione del genoma fagico nel DNA batterico, e un promotore localizzato all'interno del gene Q (PAQ) e orientato verso sinistra; la trascrizione da questo promotore produrrebbe un RNA antisenso che bloccherebbe la traduzione del cistrone Q e/o ne favorirebbe la degradazione rapida. Dall'altro lato, la trascrizione dal promotore destro tardivo (PR') anziché terminare prima di entrare nel primo cistrone a valle di esso, può proseguire per generare l'intero mRNA dei geni tardivi, se la proteina antiterminatrice Q viene prodotta in quantità sufficiente: ciò si verifica nel caso che la proteina cro abbia preso il sopravvento sul repressore di nel combinarsi con gli operatori della regione precoce e se l'azione della proteina cII è stata indebolita dalla sua proteolisi da parte della proteasi HflA dell'ospite. 10.7. L'azione dei due repressori antagonisti sugli operatori OL e OR. Gli operatori OR e OL che sono localizzati in parziale sovrapposizione ai promotori PR e PL, rispettivamente, fungono da elementi cis-attivi che mediano l'azione dei due repressori espressi dai geni cI e cro. In effetti, ciascuna di queste due regioni promotrici contiene tre siti operatori, contenenti una sequenza palindroma di consenso e numerati da 1 a 3, allontanandosi dal sito d'inizio verso il 5'. Ogni singolo sito operatore consiste di una sequenza di DNA lunga 17 pb. Le proteine cI e cro, che sono entrambe dimeri, si legano sia ai siti OR che OL e la prima lo fa mediamente con una forza che è circa 10 volte maggiore di quella con la quale si lega la proteina cro. Tuttavia, l'affinità delle due proteine per i tre siti operatori presenti sui due promotori varia secondo due gradazioni inverse: cI ha affinità decrescente dal sito 1 a quello 3, mentre per cro l'affinità cresce nello stesso ordine. In altre parole, a bassa concentrazione, cI si lega preferenzialmente ai siti 1, cro ai siti 3. La situazione al promotore sinistro è piuttosto chiara: cro reprime l'espressione verso sinistra, ma lo fa gradualmente, poiché la repressione totale può sussistere solo con l'occupazione di OL1, che si sovrappone alla Pribnow box di PL; pertanto, si raggiungerà questa situazione solo nella fase precoce ritardata. D'altra parte, il repressore di , che verrà espresso proprio in questa fase, blocca di primo acchito questo promotore legandosi a OL1. Questa azione non contraddice quanto detto sopra (§ 10.6) riguardo al fatto che l'espressione "verso sinistra" favorisce la lisogenia: infatti, se il repressore di è giunto a bloccare PL, significa che si sta insediando la repressione e l'espressione della proteina cIII diviene superflua. Più complesso è lo scenario dalle parti del promotore PR. I tre siti OR si trovano a monte (al 5') del sito d'inizio del gene cro, in modo che OR1 si sovrappone alla Pribnow box di PR; OR2 e OR3 si trovano ancora più a monte. Infine, OR3 viene a trovarsi subito al 5' (sull'altro filamento) del promotore PRM, che è regolato in maniera autogena dal prodotto del suo gene, cI. Quando uno dei due repressori occupa il sito OR1, viene bloccata completamente la trascrizione che parte da PR; quando viene occupato il sito OR3, viene bloccata la trascrizione che parte da PRM. Come si è detto, l'affinità dei dimeri di cI per OR segue l'ordine OR1>OR2>OR3, mentre per quelli di cro l'ordine di affinità è esattamente l'inverso. Inoltre, il legame della proteina cI al sito OR1 aumenta cooperativamente la capacità della stessa di legarsi al sito OR2, a causa di una interazione proteina-proteina tra i due dimeri legati ai siti OR1 e OR2. Alle concentrazioni della proteina cI trovate nelle cellule lisogene, i siti OR1 e OR2 sono legati ad essa in misura pressoché continua. Un fatto particolarissimo consente allora la regolazione autogena della produzione del repressore di (mantenimento della repressione). Quando i dimeri di cI occupano i siti OR1 e OR2, si ha una intensa attivazione del promotore PRM per la trascrizione del gene cI. Come si è già detto, questo 163 trascritto viene tradotto poco efficientemente, poiché il repressore è richiesto in piccola quantità; se questa però aumenta, il dimero di cI si lega anche al sito OR3, reprimendo la propria l'espressione. D'altronde, nella fase precoce, cro si lega proprio a OR3 e solo successivamente agli altri siti, in modo da consentire l'espressione del trascritto destro anche nella fase precoce ritardata. Quando giunge a legarsi a OR1, l'espressione del gene Q ha già permesso l'estensione del trascritto da PR' e con l'inizio della fase tardiva non è più necessaria l'espressione dei geni cro, cII, O, P e Q. 10.8. Regolazione dell'espressione della integrasi. Perché avvenga l'integrazione del genoma di nel DNA batterico sono necessarie due proteine: il fattore di integrazione dell'ospite (IHF, Integration Host Factor), prodotta dal batterio, e l'enzima integrasi, espressa dal gene int del fago. La prima, essendo richiesta anche per altri processi, è sempre presente nella cellula ospite; la seconda, trovandosi a valle del promotore PL, sembrerebbe poter essere sintetizzata durante la fase precoce ritardata, quando la proteina N fa estendere il trascritto iniziato da quel promotore, funzionando da antiterminatore. Proprio questa azione, tuttavia, per un curioso meccanismo di regolazione impedisce la sintesi dell'integrasi in una fase in cui non è ancora avvenuto l'orientamento in un senso o nell'altro dello sviluppo del fago. Il trascritto sinistro, infatti, superato il gene int, salta il terminatore indipendente da rho (TI) che si trova a valle di esso e procede oltre. Il tratto di RNA che comprende la parte C-terminale del gene int, TI e un altro segmento trascritto a valle di quest'ultimo, forma però una ampia ansa con bolle, che funge da ottimo substrato per la RNasiIII dell'ospite. Degradata la forcina, questa estremità 3' del trascritto viene ulteriormente attaccata da esonucleasi che pertanto precludono la traduzione del gene int (vedi Fig. 10.4). Fig. 10.4. Le strutture nel trascritto alla terminazione traduttiva del gene int che intervengono nella retroregolazione. È indicato il codone stop del gene int. In effetti, int viene correttamente espresso dal proprio promotore PI, se questo è attivato da cII: infatti, come PRM e PAQ, questo promotore non può essere attivo finché la fase precoce ritardata non è avanzata tanto da produrre quantità sufficienti di quell'attivatore trascrizionale, sbilanciando la situazione a favore della lisogenia; se ciò è avvenuto, il repressore di ha già occupato OL1, e 166 Uno di questi cambiamenti è l'attivazione di una proteasi che scinde un certo numero di proteine, tra cui il repressore lexA e (se contiene il profago ) il repressore di . Il repressore, una volta scisso, non ha più la capacità di formare dimeri e perde la capacità di legarsi al DNA e quindi di reprimere il gene cro; di conseguenza, la proteina Cro viene sintetizzata e interagisce con il DNA legandosi ai siti OR secondo l'ordine di affinità OR3>OR2>OR1, bloccando quindi la trascrizione del gene cI a partire dal sito PRM. Mancando anche l'azione del repressore di sul promotore PL, si ha l’espressione di N, che porta a formare un lungo trascritto dal medesimo promotore, esprimendo l’escissionasi e l’integrasi, che provocano la fine dello stato di profago (l’integrazione nel genoma dell’ospite ha modificato la sequenza a valle del terminatore del gene int e non si ha il meccanismo di retroregolazione). D’altro lato, la proteina N porta all’espressione delle altre funzioni del fago , e la progressione verso il ciclo litico o quello lisogeno viene nuovamente rimessa in campo; tuttavia, nelle condizioni anzidette di danno al genoma batterico e di attivazione della risposta riparativa, lo sviluppo in senso litico del fago sarà grandemente favorito, mantenendosi per diversi minuti una condizione che porta alla degradazione proteolitica del repressore codificato dal gene cI. Scheda 10.1 Il meccanismo di antiterminazione della proteina N. Per l’azione di N, sono richiesti alcuni elementi trans-attivi dell'ospite, che esamineremo più avanti, e alcuni elementi cis-attivi del genoma fagico. Questi sono i loci nutR e nutL, presenti nelle due unità trascrizionali, destra e sinistra, della regione precoce. Ognuno di essi è costituito da due brevi sequenze, dette boxA e boxB, che agiscono dopo essere state trascritte. BoxB, al 5' di ciascun sito nut, è una sequenza ricca di pirimidine (5'-CGCUCUUACACA-3'). BoxA, che segue boxB dopo 5 nucleotidi, forma una struttura secondaria a stelo e ansa; le sequenze pentameriche complementari dello stelo non sono in sé importanti, ma devono garantire un completo appaiamento dei tratti che fiancheggiano l'ansa, che ha invece una sequenza specifica (5-GAAAA3') indispensabile alla sua funzione, che è quella di legare la proteina N (Fig. 10.6). La proteina N interagisce col complesso di allungamento della trascrizione, inizialmente tramite la proteina NusA, che è legata al core 'della RNA polimerasi al posto di , poi anche tramite la proteina NusG, che si associa alla RNA polimerasi dopo che N ha legato la forcina boxA. Due altre proteine batteriche, la proteina ribosomale S10 e la proteina NusB, si legano alla sequenza lineare boxB e stabilizzano il complesso. Così, il trascritto nascente va a formare una lunga ansa il cui estremo 5' è dopo boxA, mentre quello 3' esce dal sito attivo della RNA polimerasi (Fig. 10.6); in tal modo, le strutture a forcina probabilmente non producono le pause nell'attività polimerasica e i terminatori sono "saltati". 3' 5'N NusA boxB boxA NusA N 5' 3' us NusB S10 NusG RNA polimerasi ' ' RNA polimerasi NusB Fig. 10.6. Meccanismo proposto per l'azione antiterminatrice della proteina N del fago . Le due immagini rappresentano due fasi successive dell'allungamento del trascritto e della formazione del complesso di antiterminazione. NusA, B, G e la proteina ribosomale S10 sono prodotte dall'ospite. 167 Riquadro 10.1: I GENI PRINCIPALI PER IL CONTROLLO DELLO SVILUPPO DEL FAGO LAMBDA Geni precoci immediati Funzione dei prodotti genici Trascritto dal Si lega alle Azione sui promotori promotore sequenze o sui terminatori [= attiva: = reprime] N pN, antiterminatore: dal sito boxA di nut si lega a NusA PL nutL, nutR TL1, TR1; TL2, TR2 sulla RNA pol e fa "saltare" i terminatori (anche quello (boxA) (dipendenti (indipend. FA ESPRIMERE del gene int, TI, vedi oltre). da rho) da rho) cro proteina cro, repressore: blocca OL, e solo parzialmente PR OL; OR, (PRM)(PR)(PL) OR (per consentire un aumento della propria espressione affinità: O3>O2>O1 e quella dei geni cII, O, P e Q). Geni precoci ritardati Funzione dei prodotti genici Trascritto dal Si lega alle Azione sui promotori promotore sequenze o sui terminatori cI repressore di lambda: induce (espresso da PRE) e mantiene PRE, PRM OL, OR; (PL)(PRM)(PR) (espresso da PRM) lo stato lisogenico. affinità O1= O2>O3 (PRM) cII attivatore trascrizionale di PRE (e quindi della espressione di cI); PR 35 di PRE (PRE) sensibile a una proteasi dell'ospite (v. sotto). cIII protegge il prodotto di cII contro la proteasi espressa dal gene hflA (high frequency of lysogenization, inibita da cAMP). PL int, xis geni della ricombinazione, codificano per la integrasi e la escissionasi (entrata e uscita per la fase di profago). (PL), PI N.B. La trascrizione da PL non termina a causa di N e il trascritto viene degradato O, P proteine della replicazione PR O si lega a ori= O Q antiterminatore: agisce al sito qut , 200 nucleotidi a valle del FA ESPRIMERE promotore tardivo PR', facendo saltare il terminatore TR3. PR qut TR3 Geni tardivi: geni della lisi, della "testa" e della "coda" del virione, espressi da un unico trascritto di circa 26.000 nucleotidi, che inizia dal promotore PR'. 168 Riquadro 10.2. RIASSUNTO SCHEMATICO DELLA REGOLAZIONE GENICA DEL FAGO LAMBDA cIOL1 OL2 OL3 OR3 OR2 OR1 tNcIII PL PRM PR PRE T PAQ int xis tT PI attivato da cII att Alt ri geni lisogenia cro cII O P Q T PR' cI cro terminatori soppressi da pN Geni l itici attivati da cII terminatore soppresso da pQ cI cI crocro crocrocro cIcIcI( ) facilita- -- + proteasi HflA cIII cAMP peptidi inattivi x x t T = terminatore dipendente da rho = terminatore indipendente da rho Legenda: i segni + e - accanto alle frecce indicano attivazione o repressione dei promotori indicati; i segni x sulla freccia continua indicano inibizione. Replicazione del DNA del fago lambda: http://www.blackwellpublishing.com/trun/artwork/Animations/Lambda/lambda.html