Scarica Chiuse + Aperte Discipline Demoetnoantropologiche Pesce Mario ecampus 2023 2024 e più Panieri in PDF di Antropologia solo su Docsity! DISCIPLINE DEMOETNOANTROPOLOGICHE SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 270/04) Pesce Mario Generato il 25/11/2020 16:16:39 Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972PANIERE COMPLETO CORRETTO E AGGIORNATO COMPOSTO DA TUTTE LE RISPOSTE CHIUSE + TUTTE LE APERTE Indice Indice Lezioni ............................................................................................................................... p. 2 Lezione 001 ............................................................................................................................. p. 4 Lezione 002 ............................................................................................................................. p. 6 Lezione 003 ............................................................................................................................. p. 7 Lezione 004 ............................................................................................................................. p. 9 Lezione 005 ............................................................................................................................. p. 10 Lezione 006 ............................................................................................................................. p. 11 Lezione 007 ............................................................................................................................. p. 12 Lezione 008 ............................................................................................................................. p. 13 Lezione 009 ............................................................................................................................. p. 14 Lezione 010 ............................................................................................................................. p. 15 Lezione 011 ............................................................................................................................. p. 16 Lezione 012 ............................................................................................................................. p. 17 Lezione 013 ............................................................................................................................. p. 18 Lezione 014 ............................................................................................................................. p. 19 Lezione 015 ............................................................................................................................. p. 20 Lezione 016 ............................................................................................................................. p. 21 Lezione 017 ............................................................................................................................. p. 22 Lezione 018 ............................................................................................................................. p. 23 Lezione 019 ............................................................................................................................. p. 24 Lezione 020 ............................................................................................................................. p. 25 Lezione 021 ............................................................................................................................. p. 27 Lezione 022 ............................................................................................................................. p. 28 Lezione 023 ............................................................................................................................. p. 29 Lezione 024 ............................................................................................................................. p. 30 Lezione 025 ............................................................................................................................. p. 31 Lezione 026 ............................................................................................................................. p. 32 Lezione 027 ............................................................................................................................. p. 33 Lezione 028 ............................................................................................................................. p. 34 Lezione 029 ............................................................................................................................. p. 35 Lezione 030 ............................................................................................................................. p. 36 Lezione 031 ............................................................................................................................. p. 37 Lezione 032 ............................................................................................................................. p. 38 Lezione 033 ............................................................................................................................. p. 39 Lezione 034 ............................................................................................................................. p. 40 Lezione 035 ............................................................................................................................. p. 41 Lezione 036 ............................................................................................................................. p. 42 Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 08. L'animale culturale è Quello che studia l'antropologia fisica Quello che studi l'archeologia Quello che studia la sociologia Quello che studia l'antropologia culturale 09. Jean de Levy studiò la popolazione Tupi Yoruba Dogon Bantu 10. James Frazer ritiene Che la religione cattolica ha forme magiche Che la Chiesa cattolica ha forme di magia Che la magia utilizzata dai selvaggi sia la prova della loro inferiorità Che la magia esiste anche in Occidente 11. L'antropologia studia l'uomo sotto quale aspetto Geologico Culturale Naturale Fisico 12. Cosa studia l'antropologia 13. Commentare il racconto del cittadino americano medio 14. Esporre il pensiero di James Frazer Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 002 01. Per tylor il primo tipo di forma religiosa è Il feticismo Il monoteismo L'animismo Il politeismo 02. Il concetto di cultura di Edward Tylor è Un tipo di concetto solo per gli inglesi Stato poco utilizzato Scritto per tutti Scritto da occidentali per occidentali. Intriso di colonialismo britannico 03. Per Tylor le popolazioni erano passate per tre fasi Trogloditi, inferiori e sociali Selvaggi, barbari e civili Nord del mondo, Centro del mondo e Sud del mondo Superiori, inferiori e altri 04. Nel 1871 Edward Tylor scrive Home Culture Primitive Culture Society Culture Religion Culture 05. Commentare il concetto di cultura di Edward Tylor 06. Esporre il pensiero di Edward Tylor Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 003 01. Henry Morgan divide le società in Tre periodi etnici: Troglodita-Sciocco-Grande Tre periodi etnici: Barbaro-Semi Barbaro- Acculturato Tre periodi etnici: Selvaggio-Barbaro-Civilizzato Tre periodi etnici: Selvaggio-Semi Selvaggio-Semi Civilizzato 02. Il maggio esponente del Darwinismo sociale è Edward Tylor Claude Lévi- Strauss Henry Morgan Arjun Appadurai 03. Henry Morgan divide i tre periodi etnici in Inferiore Basso-Inferiore Medio-Inferiore Alto Inferiore-Medio-Superiore Alto-Medio-Basso Inferiore-Semi Inferiore-Inferiore Superiore 04. Il Darwinismo sociale riteneva Che l'evoluzione delle diverse specie, compresa quella umana, restava un mistero Che nell'evoluzione delle diverse specie, compresa quella umana, la più debole vinceva Che nell'evoluzione delle diverse specie, compresa quella umana, la più forte vinceva Che nell'evoluzione delle diverse specie, compresa quella umana, ci si adattava all'ambiente 05. Il pensiero di Darwin sarà stravolto dalla corrente chiamata Tutte le risposte sono esatte Darwinismo culturale Darwinismo sociale Darwinismo reale 06. Per Darwin gli esseri viventi attuali sono Il frutto dell'adattamento Create da Dio così come le vediamo oggi Il frutto di una catastrofe naturale Frutto della vittoria della specie più forte su quella più debole 07. Chretien Cuvier pensava che L'evoluzione si era bloccata 10000 anni fa L'evoluzione è un caso L'evoluzione non esisteva L'evoluzione fosse dovuta a delle catastrofi naturali 08. Cosa è il Darwinismo sociale? 09. Parlare del pensiero di Charles Darwin Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 005 01. La base della teoria di Lombroso è formata Dall'analisi del cranio del bandito Vilella Dall'analisi del vissuto del bandito Vilella Dall'analisi dell'osso dello stinco del bandito Vilella Dall'analisi dell'osso dell'anca del bandito Vilella 02. Cesare Lombroso è il massimo esponente italiano Dell'etnologia psichiatrica Dell'antropologia criminale Dell'etnografia manicomiale della psichiatria transculturale 03. L'atavismo è L'idea che una persona si comportasse in un certo modo perché colpito in testa da bambino tanto da procurargli in foro sul cranio L'idea che una persona si comportasse in un certo modo perché fosse malato di talassemia L'idea che una persona si comportasse in un certo modo perché derivato da insegnamenti a scuola L'idea che una persona si comportasse in un certo modo perché derivato da comportamenti che esistevano in lontanissimi antenati 04. Cesare Lombroso scrisse Storia della criminalità La crminologia in Italia oggi La donna criminale Lo Stato delinquente 05. Cesare Lombroso e l'antropologia criminale Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 006 01. Il Manifesto della Razza viene pubblicato Il 15 agosto 1938 sulla rivista: La difesa della razza Il 5 agosto 1938 sulla rivista: La difesa della razza Il 25 agosto 1938 sulla rivista: La difesa della razza Il 5 agosto 1939 sulla rivista: La difesa della razza 02. La razzializzazione è La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani come derivanti da fattori biologici La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute a tare mentali La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute a tare mentali La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute a tare mentali La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute a tare mentali La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute a tare mentali La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute a tare mentali La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute a tare mentali La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute a tare mentali La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute a tare mentali La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute a tare mentali La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute a tare mentali La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute a tare mentali La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute a tare mentali La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute al caso La rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani dovute alla condizione sociale 03. Il Italia non presero la tessera del Partito Fascista 10 docenti su oltre 1000, questa è la versine tradizionale 8 docenti su oltre 1000, questa è la versione tradizionale 20 docenti su oltre 1000, questaèla versine tradizionale 12 docenti su oltre 1000, questa è la versine tradizionale 04. L'articolo 1 del Manifesto della razza inizia col sostenere che Le razze umane sono una invenzione Le razze umane non esistono Le razze umane esistevano 10000 anni fa Le razze umane esistono 05. Il Manifesto della razza sostiene che Bisogna essere fieramente razzisti Bisogna studiare ancora molto per capire se le razze esistono Bisogna essere anti razzisti Bisogna essere cauti sulle questioni di razza 06. Commentare il Manifesto della Razza Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 007 01. Bronislaw Kasper Malinowski continua i suoi studi in Canada Australia Inghilterra Stati Uniti 02. I dettami della teoria di ricerca sul campo di Malinowski sono Un campo prolungato la scrittura di un diario di campo e la restituzione attraverso una monografia dei risultati alla comunità scientifica Tutte le rispote sono esatte l'osservazione partecipante 03. La ricerca più famosa di Malinowski si svolge nelle Isole Marchesi Isole Egadi Isole Trobriand Isole delle Filippine 04. Il testo di Malinowski più importante è Argonauti del Pacifico Occidentale Teseo e gli Argonauti Ulisse, Perseo e Teseo e gli Argonauti Argonauti del Pacifico Orientale 05. Esporre i dettami del metodo etnografico 06. Parlare del metodo di ricerca di Bronislaw Malinowski Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 010 01. Marcell Mauss chiama il dono Fatto dislocato socialmente Aspetto temporaneo di necessità Fatto derivato sociale Fatto sociale totale 02. Gli oggetti scambiati nel Kula sono In realtà non si scambiavano un bracciale, una collana e oggetti comuni ma denaro contante Un bracciale (soulawa), una collana (mwali) e oggetti comuni (gimwali) Un bracciale (mwali), una collana (gimwali) e oggetti comuni (soulawa) Un bracciale (mwali), una collana (soulawa) e oggetti comuni (gimwali) 03. Il Kula è un rito che si pratica Nelle Isole Trobriand Nelle Isole Tremiti Nelle Isole Egadi Nelle Isole Marchesi 04. Il Kula è un rito che Permetteva di partecipare al rito del Potlatch Permetteva di trovare il partner Permetteva di condividere diversi oggetti e rinsaldare le relazioni tutte le risposte sono sbaglaite 05. Parlare del rito del Kula Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 011 01. Franz Boas fece ricerca In Spagna, Argentina e Perù In Giappone, Nicaragua e Brasile In Italia, Germani e Francia In Messico, Portorico e Stati Uniti 02. Franz Boas è stato anche Un rappresentate di cravatte Un curatore museale Un esperto nuotatore Un divinatore 03. Il Totemismo per Boas è Un culto esistente solo in Africa Un tipo di culto molto comune tra i Nativi Americani Un culto oramai scomparso Un culto molto comune tra gli italiani 04. Per Boas la differenza tra primitivi e civilizzati è Una questione psicologica Una questione genetica Un costruzione culturale dell'occidente bianco Una realtà 05. Franz Boas prese a cuore la condizione Degli aborigeni australiani Dei Nativi Americani Degli indios del Brasile Tutte le risposte sono esatte 06. Franz Boas rifiuta l'idea evoluzionistica sociale della razze primitive e delle razze civilizzate La teoria di Malinowski della ricerca sul campo L'idea dell'evoluzione della specie di Darwin La teria strutturalista 07. Franz Boas nasce in Stati Uniti Belgio Olanda Germania 08. Esporre il pensiero di Franz Boas Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 012 01. Per i Nativi Americani Kuakiutl il Potlatch Rappresenta un competizione positiva che permette una relazione sociale Rappresenta una capacità della comunità di redistribuire i beni Tutte le risposte sono esatte Serve come mezzo di stratificazione sociale 02. Il Potlatch è un rito di Condivisione Investimento Tutte le risposte sono esatte Ostentazione 03. George Hunt era L'informatore e aiutante di Claude Lévi-Strauss L'informatore e aiutante di Margaret Mead L'informatore e aiutante di Bronislaw Malinowski L'informatore e aiutante di Franz Boas 04. Franz Boas studia in profondità Gli Zuni Tutte le risposte sono valide I Cheyenne I Kwakiutl 05. Parlare del rito del Potlatch 06. Che cosa è il particolarismo storico 07. Franz Boas e il Potlatch Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 015 01. Margaret Mead fu allieva di Ernesto de Martino Franz Boas Claude Lévi-Strauss Bronislaw Kasper Malinowski 02. L'adolescenza in Samoa è uno studio di Margaret Mead scritto nel 1988 Margaret Mead scritto nel 1948 Margaret Mead scritto nel 1928 Margaret Mead scritto nel 1938 03. i sistemi educativi samoani portano Ad una socializzazione condizionata Ad un tipo di violenza istituzionale Ad un alto grado di socializzazione Ad un aumento dei suicidi 04. La società samoana per Margaret Mead è Semplice e omogenea Deviante e violenta Organizzata e strutturata Caotica e instabile 05. Parlare del pensiero di Margaret Mead Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 016 01. La cultura incide Sulla natura e sugli animali Sul DNA Sulle questioni legislative Sul come vedere le cose e sui comportamenti di ognuno 02. Ruth Benedict studiò La religione dei Maya La vita degli Atzechi La questione meridionale La disgregazione della cultura Nativo Americana 03. Nel testo Il cristianesimo e la spada Ruth Benedict analizza la società giapponese in relazione Alle categorie di famiglia, culto degli antenati e cambiamento culturale Alla categoria della tradizione Tutte le risposte sono esatte Alla categoria dell'onore 04. Ruth Benedict fu Allieva di Bronislaw Malinowski Allieva di Ernesto de Martino Allieva di Claude Lévi-Strauss Allieva di Franz Boas 05. che cosa è l'identità? 06. Parlare del pensiero di Ruth Benedict 07. Che cosa è la cultura? Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 017 01. Per Clifford Geertz il suo traduttore è Un semplice oggetto di supporto Un professionista della traduzione Un traduttore, nulla di più Un esperto della propria cultura 02. Clifford Geertz studio a Princeton Harward Oxford Yale 03. Clifford Geertz Fu influenzato da Kant e Marcuse Platone e Socrate Weber e Wittgenstein Avicenna e Averroè 04. Analizzare le culture con al teoria interpretativa vuole dire spiegare i fatti sociali attraverso le statistiche spiegare i fatti sociali attraverso l'interpretazione dei sogni spiegare i fatti sociali attraverso l'analisi qualitativa spiegare i fatti sociali attraverso l'interpretazione dei significati profondi 05. Per Geertz le culture vanno analizzate con le statistiche Rappresentate con dei grafici studiate con dei mezzi audiovisivi Lette e interpretate con al descrizione densa 06. La descrizione densa è Una forma più sottile e argomentata di relativismo culturale Il mezzo per andare in profondità nell'interpretazione delle culture per cogliere i significati profondi Il mezzo cercare di capire le strutture parentali e niente altro Il mezzo per cercare di capire la religione e niente altroi 07. Per comprendere un segno e un simbolo dobbiamo comprendere i modelli tridimensionali elaborati con un software Le cornici di comportamento Le capacità lessicali Le analisi testuali 08. Che cosa è la descrizione densa? 09. Esporre il pensiero di Clifford Geertz Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 020 01. Claude Lévi-Strauss nasce nel 1908 1918 1917 1907 02. Claude Lévi-Strauss ritiene Che le culture umane abbiamo diversi stimoli culturali Che le culture umane abbiano una struttura comune ovvero una conformazione simile Che le culture umane siamo evidenziate da una lingua comune Che le culture umane in realtà non siano molto interessanti 03. Claude Lévi-Strauss usa L'analisi delle concordanze lessicali per capire le similitudini tra i popoli La raccolta di utensili per capire la cultura materiale dei gruppi L'etologia per spiegare i fatti sociali Le categorie binarie e contrastive oppositive per comprendere le culture umani 04. Le società fredde sono Società dinamiche e che accettano il cambiamento dei loro membri Società che vivono ai Poli Società statiche che restano bloccate nello scorrere degli eventi strorici e sociali Società che si interessano poco dei sentimenti e delle pulsioni 05. Le società calde sono Società statiche che restano bloccate nello scorrere degli eventi strorici e sociali Società dinamiche e che accettano il cambiamento dei loro membri Società che vivono all'Equatore Società che si interessano molto dei sentimenti e delle pulsioni 06. Il tabù dell'incesto rappresenta Una capacità medica di non permettere genia malata Una questione psicologica diretta al controllo delle pulsioni Una modalità culturale di aumentare le relazioni Un meccanismo di difesa della comunità 07. Le famiglie possono essere Allargata e nucleare Estesa e organica solo la famiglia di tipo Occidentale Unilaterali e bilaterali Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 08. I sistemi familiari unilineari possono essere Superiore e inferiore Matrilineari e patrilineari Strutturata e organica Ridotta e organica 09. Claude Lévi-Strauss divide le società in Società avanzate e società tradizionali Società egemoni e società subalterne Società fredde e società calde Società superiori e società inferiori 10. Parlare del pensiero di Claude Lévi-Strauss 11. Parlare della parentela e del'atomo di parentela nel pensiero di Lévi-Straus 12. Parlare della famiglia e delle strutture parentali Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 021 01. I Tabù sono Regole che non possono essere infrante Forme di cultura materiale Sono espressioni di una mentalità primitiva Sono pura superstizione 02. Etico per Marvin Harris significa Guardare i fatti sociali attraverso le rappresentazioni del mondo dal punto di vista del soggetto studiato Guardare i fatti sociali con l'ausilio dei media Guardare i fatti sociali dal punto di vista del ricercatore Guardare i fatti sociali con un pregiudizio iniziale 03. Marvin Harris è uno dei maggiori esponenti del Materialismo storico il materialismo di Harris si chiama materialismo culturale Funzionalismo Strutturalismo Marxismo- leninismo 04. Emico per Marvin Harris significa Guardare ai fatti sociali che prendono in esame solo le teorie giuridiche Guardare i fatti sociali dal punto di vista del ricercatore Guardare i fatti sociali attraverso le rappresentazioni del mondo dal punto di vista del soggetto studiato Guardare i fatti sociali con la lente degli studi economici 05. Marvin Harris e il materialismo culturale Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 024 01. Arjun Appadurai, S. J. Tambiah e D. Gupta criticano il concetto di casta di Louis Dumont La cultura Occidentale dei fast-food Ognuno di loro gli altri due Gli Stati Uniti e il loro imperialismo 02. Le caste si trovano in Giappone Cina India Corea 03. La casta si fonda per Louis Dumont su Organizzazione e carità Genere maschile e genere femminile Potere e stratificazione sociale Tutte le definizioni sono sbagliate 04. Louis Dumont ritiene che Gli intoccabili sono alla base della diversificazione Non c'è differenza tra le quattro differenti caste I guerrieri possono sostituire le altre caste Brahmani e guerrieri sono correlati e dipendenti 05. Cosa sono le caste? Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 025 01. Jean-Pierre Olivier de Sardan scrive il saggio Anthropologie structurelle Dieu d'eau Le politique du terrain Non-Lieux. Introduction à une anthropologie de la surmodernité 02. Le politiche del campo vivono di Intuizioni Improvvisazioe Tutte le risposte sono giuste Bricolage 03. Sul campo bisogna Saper leggere i libri giusti saper elaborare astruse teorie Saper fare buone fotografie Saper perdere tempo 04. Cosa significa impregnarsi sul campo? Significa farsi raccontare le culture che si vuol studiare da altri significa farsi registrare diverse ore di interviste e poi sbobbinarle a casa propria Vuol dire vivere con i soggetti di studio e condividere emozioni e momenti Vuol dire restare inerti come osservatori e poi redigere il proprio diario di campo 05. Jean-Pierre Olivier de Sardan e la politica del campo Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 026 01. Un modo per reperire informazioni in una ricerca sul campo è Quello di leggere solo la letteratura di riferimento Quello di restare ad aspettare che i soggetti vengano a parlare con il ricercatore Quello di ascoltare i telegiornali Quello di raccogliere le fonti scritte dei soggetti come diari, lettere e fotografie 02. Nei colloqui cerchiamo di Raccogliere notizie sulla vita scolastica dell'intervistato Raccogliere i brandelli di vita delle persone Raccogliere solo dati tassonomici farci raccontare solo la loro vita familiare 03. I colloqui sul campo hanno per Olivier de Sardan Due assi portanti: consulenza e racconto Due assi portanti: analisi e sintesi Due assi portanti: concordanza e svilppo Due assi portanti: condivisione e sviluppo 04. I colloqui li possiamo chiamare Situazione comune Situazione intervista Situazione azione Situazione relazionale 05. I colloqui nella politica del campo di Olivier de Sardan Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 029 01. Le rotte migratorie sono Un tipico esempio di studio dei media Un tipico esempio di studio culturale sulla tecnologia Un tipico esempio di nuovo sviluppo di studi Un tipo di studio statistico 02. Le questioni biomediche sono Un tipico esempio di studio culturale sulla tecnologia Un tipico esempio di nuovo sviluppo di studi Un tipo di studio solo dell'ambito medico Un tipico esempio di studio dei media 03. Moi, le noir di Jean Rouche è Un tipico esempio di studio culturale sulla tecnologia Un tipico esempio di studio dei media Un tipico esempio di nuovo sviluppo di studi Un tipico esempio di studio fumetti 04. Le arene disciplinari sono per George E. Marcus Le differenti scuole antropologiche americane L'analisi degli archivi Le correnti teoriche e gli studi riconducibili direttamente all'antropologia Le correnti teoriche e gli studi non riconducibili direttamente all'antropologia 05. I soggetti di studio e le arene disciplinari nella ricerca multisituata Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 030 01. La tecnica multisituata di seguire la gente significa stare insieme alle persone solo nei riti quotidiani Essere insieme alle persone nei loro momenti anche quelli che possono sembrare inutili stare insieme alle persone solo nei momenti dei riti di passaggio Essere insieme alle persone solo pe poche ore al giorno 02. L'etnografia multisituata è una etnografia Corsiva Direttiva Statica Mobile 03. La tecnica multisituata di seguire la cosa significa Seguire la circolazione degli oggetti come ad esempio le opere d'arte Seguire la circolazione dei conflitti come nel campo della biomedicina Seguire la circolazione delle metafore e delle allegorie Seguire la circolazione delle metafore e dei simboli 04. Nell'etnografia multisituata gli oggetti di studio sono rappresentati per mezzo di Diverse tecniche Diverse fotografie Diverse registrazioni Tutte le definizioni sono esatte 05. Come si costruisce una ricerca multisituata? Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 031 01. La repatriation è La richiesta di alcune culture, come gli aborigeni australiani o i mahori neo zelandesi, della restituzione dei loro oggetti o parti di corpi conservati nei musei sparsi nel mondo La richiesta di alcune culture, come gli aborigeni australiani o i mahori neo zelandesi, della restituzione dei beni economici sparsi in alcune banche del mondo La richiesta di alcune culture, come gli aborigeni australiani o i mahori neo zelandesi, del ritorno dei migranti dei loro gruppi dispersi nella diaspora La richiesta di alcune culture, come gli aborigeni australiani o i mahori neo zelandesi, della restituzione delle oper d'arte di Picasso di loro proprietà 02. Giovanni Pinna chiama le culture che richiedono la repatriation Victim countries Fall countries Kill countries Thief countries 03. La dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni delle Nazioni Unite all'art. 13 comma 1 Sottolinea la possibilità dei popoli indigeni di utilizzare e sviluppare la propria cultura Sottolinea la possibilità dei popoli indigeni di rivitalizzare la propria cultura Tutte le definizioni sono esatte Sottolinea la possibilità dei popoli indigeni di trasmettere la propria cultura 04. La dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni delle Nazioni Unite all'art. 13 comma 2 La possibilità di essere partecipi delle decisioni politiche La possibilità di essere partecipi delle decisioni sulle politiche finanziarie La possibilità di essere partecipi delle decisioni sulle politiche scolastiche La possibilità di essere compresi nei procedimenti politici e giuridici e quando necessario la possibilità di utilizzare un interprete o altri mezzi adeguati 05. Cosa è la repatriation? Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 034 01. I teorici della terza fase sono stati influenzati dalle letture postmoderne e cercano di deostruire e scomporre i due principali elementi costitutivi che delimitano l'idea diasporica, vale a dire "famiglia" e "imprenditori" di deostruire e scomporre i due principali elementi costitutivi che delimitano l'idea diasporica, vale a dire "dio" e "potere". di deostruire e scomporre i due principali elementi costitutivi che delimitano l'idea diasporica, vale a dire "terra" e "singolo". di decostruire e scomporre i due principali elementi costitutivi che delimitano l'idea diasporica, vale a dire "patria" e "comunità etnica / religiosa" 02. William Safran parla di diaspora come Metafora psichica Struttura delirante Metafora mentale Struttura metaforica 03. La seconda fase del termine diaspora si ha Negli anni Ottanta Negli anni Sessanta Negli anni Settanta Negli anni Novanta 04. Con Diaspora con la D maiuscola ci riferiamo Alla Diaspora Cecena Alla Diaspora italiana Alla Diaspora ebraica Alla Diaspora armena 05. Per diaspora intendiamo una popolazione che condivide il proprio patrimonio culturale e i propri tratti culturali in modo comune con gli altri suoi membri in diverse parti del mondo una popolazione che condivide il proprio patrimonio culturale e i propri tratti culturali in modo comune con gli altri suoi membri in diverse parti del mondo una popolazione che condivide il proprio patrimonio culturale e i propri tratti culturali in modo comune con gli altri suoi membri in diverse parti del mondo una popolazione che condivide il proprio patrimonio culturale e i propri tratti culturali in modo comune con gli altri suoi membri in diverse parti del mondo una popolazione che condivide il proprio patrimonio culturale e i propri tratti culturali in modo comune con gli altri suoi membri in diverse parti del mondo Un gruppo che emigra da una zona del paese all'altro Un piccolo gruppo che trasmigra Solo la prima diaspora ebraica 06. Commentare le tre fasi del termine Diaspora Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 035 01. Le vittime di diaspora sono Tutte le definizioni sono esatte Chi ha perso la propria patria per mezzo di un altro gruppo ed è divenuto diasporico Chi ha perso la propria patria per mezzo di un evento naturale come un terremoto Chi diviene diasporico per colpa di un potere coloniale 02. William Safran parla di Comunità d minoranze espatriate Società segrete espatriate comunità indigene stanziali Civiltà Indigene non diasporiche 03. Per Safran i diasporici Continuano a mantenere relazioni con la madrepatria Non sono capaci di scegliere se considerarsi diasporici o no Tagliano tutti i ponti con chi è rimasto in patria Cancellano le proprie tradizioni 04. William Safran sostiene che Non si odia ma nemmeno si idealizza il luogo di provenienza Si odia la propria patria La casa e quindi la patria dei diasporici viene idealizzata La casa è ormai il luogo di approdo 05. La diaspora di William Safran 06. La diaspora di Robin Cohen 07. Il concetto di Diaspora di William Safran e Robin Cohen Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 036 01. La diaspora è una forma sociale perché Rappresenta il vissuto di un popolo Rappresenta il vissuto di un popolo durante il tempo, in senso negativo e traumatico Non rappresenta un gruppo ma tutta l'umanità è la rappresentazione simbolica e non reale di un trauma 02. La diaspora è anche per Vertovec La connessione solo con i diasporici Solo un viaggio senza implicazioni sociali e culturali Una modalità di produzione e riproduzione di fenomeni culturali e sociali La visione di un mondo senza patria 03. Steven Vertovec spiega il concetto di diaspora Con la sola sociologia Con diverse discipline scientifiche e accademiche Con la sola antropologia Con la sola psicologia 04. Avere coscienza della diaspora significa anche tutte le risposte sono esatte Abitare qui ed essere qui assume delle connessioni con l'altrove 05. La diaspora: analizzare il termine e descrivere le diversi teorie 06. La diaspora secondo Steven Vertovec Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 039 01. Nei vecchi manuali di psichiatria i musulmani Nord Africani erano considerati Una razza subalterna Una razza inferiore Una sotto razza Una razza di sfaticati 02. Nelle culture altre la follia è vista Come follia Come una relazione forte con una divinità Come forma di malattia portata dai bianchi Nessuna delle risposte è esatta 03. Per Fanon bisogna avere rispetto del folle perché Tutte le definizioni sono esatte Perché è un essere umano è la sua rappresentazione del mondo Perché è una persona con una dignità 04. Avere fame di umanità... Era la condizione del prigioniero nella colonia penale nella Guyana francese Era la voglia del malato mentale europeo a Blida Era la condizione dei medici a Blida Era la condizione e voglia del malato mentale musulmano per il trattamento disumano che sopportava 05. Definire la malattia sociale nel pensiero di Frantz Fanon Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 040 01. Il musulmano Nord Africano non riconosce la legge Occidentale perché Significa rivedere il proprio mondo Significa accettare un giudizio Significa accettare e abbracciare un tipo di cultura non suo Significa accettare una colpa 02. Per Fanon uno dei motivi dei fallimenti delle terapie è dovuto All'analfabetismo dei Musulmani, da qui una critica al governo coloniale Alla Sindrome Nord Africana All'incapacità degli psichiatri Alla volontà del paziente di non voler guarire 03. Per un individuo della tribù dei Kabila confessare un crimine ha Connotazioni solo religiose Connotazioni sociali, cultruali e religiose Connotazioni pratiche Connotazioni legislative 04. Per Fanon per curare una persona bisogna Comprendere la famiglia e gli affetti del paziente Comprendere in profondità la cultura del paziente Comprendere il vissuto del paziente Comprendere in profondità la nosografai del paziente 05. Frantz Fanon e la terapia sociale Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 041 01. Negli anni Settanta dello scorso secolo i Sud America si fa largo un movimento chiamato La teologia marxista- leninista La teologia marxista La teologia socialista La teologia della Liberazione 02. La pedagogia critica ha come punto fondamentale La de- instituzionalizzazione La de-scolarizzazione La de-compatercipazione La de-costruzione 03. Paulo Freire è stato profondamente influenzato dalla Sua voglia di migliorarsi Sua fede musulmana Sua forte capacità deduttiva Sua fede cristiana 04. Per Freire pedagogia significa Verità Carità Libertà Potere 05. I movimenti di alfabetizzazione in Brasile all'epoca di Paulo Freire Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 044 01. Nel 1988 in Brasile Si ha la scuola obbligatoria per tutti Si ha un nuovo colpo di stato C'è il campionato del mondo di calcio e il Brasile vince il suo quarto mondiale Entra in una profonda depressione e viene taglaita la cuoal pubblica per tutti 02. La pedagogia degli oppressi è Un'opera complessa e eterogenea Una ricerca sui fini ultimi dell'uomo Un testo semplice e colloquiale Un'opera che Freire non ha mai amato 03. La pedagogia di Freire è Una pedagogia ancora ancorata ai vecchi stilemi Una pedagogia politica Una pedagogia economica Una pedagogia giuridica 04. Freire considera la curiosità Un momento di democrazia mancata Un momento di libertà mancata Un momento di stallo della coscientizzazione Un momento altamente pedagogico 05. La pedagogia degli oppressi Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 045 01. Nell'educazione bancaria Si privilegia la matematica Si instaura un meccanismo di cooperazione tra discente e docente Si reificano i meccanismi della società ovvero una società anti- democratica Si rappresenta una società egualitaria 02. Pe Freire la pedagogia è Un atto educativo Un atto sociale Un atto sentimentale Un atto politico 03. Freire rifiuta la vecchia pedagogia e la chiama Educazione bancaria Educazione nazional- popolare Educazione socialista Educazione post- elettorale 04. Il fine ultimo di Freire è Far promuovere i discenti Sovvertire la dittatura in Brasile Educare e punire La presa di coscienza dell'individuo che diviene produttore di cultura 05. Freire recupera La superstizione come forma di sapere tradizione e fonte di dialogo La matematica e il latino messe da parte durante la dittatuta militare La cultura militare come fonte di dialogo e organizzazione La pedagogia dei gesuiti che aveva funzionato in Brasile 06. Analizzare la pedagogia degli oppressi in relazione alla vita di Paulo Freire Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Lezione 046 01. Il Potlatch è un momento Un momento che oggi non ha valore Centrale per la comunità Un momento non importante per la comunità Un evidente retaggio del passato 02. La collezione Potlatch è divisa tra Museo Pigorini, British Museum e Quay Branly museè Museo di Boston, Museo delle Tradizioni Popolari di Roma e Museo di Antropologia di Madrid Museo di Washington, Museo di Berlino e Museo di Vienna Museo di New York, Ottawa e Toronto 03. Possiamo parlare di collezione Potlatch Da quando Franz Boas studia con George Hunt questo rito e ne fa delle fotografie Da quando presso la casa d'aste Sotherbys nel 1990 mete in vendita diversi oggetti dei Nativi Americani Kuakiutl Da quando nel 1921 l'agente indiano William Holliday li sequestra e li mette in mostra a pagamento Non esistono oggetti Potlatch 04. La richiesta di restituzione da parte dei Nativi Kuakiutl degli oggetti del Potlatch avviene Nel 1951 Tutte le definizioni sono esatte Con la modifica dell'Indian Act Grazie a una presa di coscienza dei gruppi Nativi Americani canadesi e con il New Museum Act 05. I beni immateriali Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 18. La coscientizzazione nel pensiero di Freire 19. Educazione come pratica di libertà 20. Il pensiero di Freire nel Brasile dei movimenti democratici 21. Comparare i diversi movimenti di alfabetizzazione 22. I movimenti di afabetizzazione in Brasile 23. Riflettere sulla condizione brasiliana durante il colonialismo 24. Riflettere sul concetto di migrazione alla luce dei brevi articoli della lezione 48 25. Commentare i nuovi dannati della terra secondo Beneduce Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 DISCIPLINE DEMOETNOANTROPOLOGICHE LEZIONE 1 12) Cosa studia l'antropologia? L’antropologia (anthropos=uomo e logos=discorso, greco) studia gli avvenimenti e fatti umani prendendo in considerazione l’aspetto prettamente culturale. Studia l’uomo nella quotidianeità, le sue identità: nei riti pubblici e in quelli privati (ad esempio sul posto di lavoro come ospedali, campi o in luoghi di aggregazione). 13) Commentare il racconto del cittadino americano medio Il testo in questione fa riferimento ad azioni che un uomo americano svolge quotidianamente, dal momento in cui si sveglia a quando fa colazione. Si nota come ogni oggetto di uso comune (sedia, cucchiaio, tessuti…), utilizzati da codesto uomo, abbiano provenienze differenti e si enfatizza come, nel corso dei secoli, diverse culture si siano unite, mischiate e trasformate fino a giungere come noi le conosciamo oggi. La critica, abbastanza ovvia, è diretta nei confronti dell’ “americano medio”, che si crede superiore e in parte inventore di tutti gli oggetti presenti nel mondo, come se senza di lui (l’uomo e i suoi predecessori) questi non esisterebbero. Ecco l’ideologia dell’americano come uomo invincibile ed essenziale. 14) Esporre il pensiero di James Frazer James Frazer appartiene alla categoria dei primi “antropologi” che si occupò di analizzare usi, costumi e pratiche culturali e religiose di popolazioni altre. Il suo metodo consisteva in una disamina antropologica come fosse un’analisi comparata. Nacque nell’era vittoriana e coloniale, periodo in cui l’evoluzionismo si radicò e riteneva che fenomeni religiosi dei popoli primitivi fossero dovuti ad un retaggio, un’attestazione e un’analogia di mentalità primitiva nell’operatività generale, chiamata magia. Egli, dopo lunghe ricerche, giunge alla conclusione che magia e religione sono antitetiche in quanto il concetto di magia sarebbe un precursore di ciò che poi si svilupperebbe in vera e propria religione. Gli step sono: magia, religione e infine si giunge alla scienza. LEZIONE 2 5) Commentare il concetto di cultura di Edward Tylor Tylor descrisse il suo concetto di cultura nel testo “Primitive culture” così: “la cultura […] intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società.” Tylor si discosta dalla definizione classica di cultura, sottolineando che essa è accessibile a tutta l’umanità, e non sono al “sapere elevato” di un’élite che si pensava prima La cultura è quindi l’insieme di saperi, di pratiche, di abitudini che ogni uomo acquisisce in quanto membro di una determinata società. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 6) Esporre il pensiero di Edward Tylor L’epoca in cui E. Tylor nacque (età vittoriana) fu caratterizzante del suo pensiero di superiorità bianca e inglese sulle altre popolazioni mondiali, da lui definite “bloccate”. Nella sua ideologia si notano termini e concetti prettamente occidentali, con i quali egli giustifica la presunta superiorità bianca e il suo sguardo verso se stesso. Tylor fu uno dei massimi esponenti dell’antropologia che ha come principi l’evoluzione delle specie di tipo unilaterale: da società meno sviluppate e primitive a civiltà più sviluppate definite complesse. Da qui il suo concetto di cultura “statica”, bloccata come fosse una scatola in cui inserire oggetti. Non vi è alcuna relazione tra culture superiori (occidentale, bianca) e culture inferiori (negre, rosse, gialle). LEZIONE 3 8) Cos’è il Darwinismo sociale? Il darwinismo sociale è una teoria nata circa nel 1870/80, secondo cui ogni comunità funziona in base alle leggi naturali di Charles Darwin della sua teoria sull’evoluzione: il più forte ha la meglio sul più debole. Dal momento in cui scoppiarono conflitti e rivalità fra Stati nazionali, l’imperialismo (colonialismo) prese spunto da questa lotta tra forti e deboli, basando la vittoria degli stati più forti come una legittimazione biologistica. 9) Parlare del pensiero di Charles Dawin Grazie alla teoria dell’evoluzionismo, basata su selezione naturale, si rivoluzionò la concezione tradizionale dell’origine delle specie viventi. Tra i vari individui vi è una continua lotta per la sopravvivenza, e in essa prevalgono i più adatti alle condizioni di vita in cui sono, trasmettendo i loro caratteri ai discendenti. L’ideologia di Darwin si rifà a due teorie: - La prima è la lotta per l’esistenza: in natura non vi è posto né risorse naturali a sufficienza per tutti. Gli individui devono quindi sostenere una guerra gli uni contro gli altri per guadagnarsi uno spazio vitale e i mezzi necessari per la sopravvivenza. - La seconda riguarda la selezione naturale: nella lotta per la vita solo i più adatti sopravvivono, trasmettono ereditariamente le qualità acquisite. Così si tramandano solo le specie più resistenti, quelle, invece, con particolarità inadatte a reggere la lotta sono destinate a scomparire. 10) Quale era il pensiero dei predecessori di Darwin? Tra la fine del 1700 e inizio del 1800 i predecessori di Darwin come Lamarck e Chretien Cuvier giungono a comprendere, con dubbi ed errori, che l’uomo è frutto di un’evoluzione. Lamarck svilupperà la teoria degli organismi, attraverso l’adattamento all’ambiente (l’uso/non uso di un determinato arto o organo lo svilupperà/farà scomparire) e Cuvier riterrà che la Terra avesse vissuto delle catastrofi e quindi le specie presenti tuttora sarebbero quelle sopravvissute ad esse. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 Dal 1920 al 1970 era “legge” per un antropologo fare le proprie ricerche partendo da luoghi molto lontani, trascorrervi molto tempo, scrivere appunti, intervistare, ricostruire le relazioni sociali basandosi su routine quotidiana e, fatto tutti questi passaggi, tornare al campo base per elaborare informazioni basandosi sulla monografia etnografica. Un altro punto fondamentale del metodo indicato da Malinowski riguarda la missione che l’antropologo ha nel conservare il più possibile aspetti di culture tradizionali minacciate dalla civiltà incombente. Ulteriore concetto importante è l’aspetto dell’irrepetibilità della ricerca sul campo: non si può, secondo M., ripetere una ricerca nello stesso luogo in quando il rischio sarebbe quello di arrivare a conclusioni differenti. LEZIONE 8 5) Delineare il processo teorico della ricerca sul campo La ricerca di campo si svolge attraverso alcuni canali privilegiati e costanti: 1- L’osservazione di azioni, eventi che si svolgono nella società locale; 2- La raccolta di occasionali verbalizzazioni, opinioni, affermazioni locali su temi di interesse per il ricercatore; 3- L’interrogazione di testimoni privilegiati su temi circoscritti, attraverso interviste tematizzate; 4- La raccolta di oggetti di uso comune, con registrazione delle info sui loro processi costruttivi e sui processi d’uso. 6) Bronislaw Malinowski e l’osservazione partecipante Questa pratica partecipante è attribuita solitamente all’antropologo polacco Malinowski, teorizzata e sperimentata negli anni ’20 del 900. L’osservazione partecipante è molto importante per la ricerca etnografica dato che permette all’antropologo/etnografo di trascorrere un lungo periodo di tempo a contatto diretto e costante con la comunità presa in studio, così da partecipare alla loro quotidianeità studiando direttamente sul campo. La popolazione del caso viene studiata attraverso la prospettiva emica, ossia la cultura comprensibile solamente dal suo interno e non dall’osservazione esterna e distaccata. Rende anche il punto di vista della cultura, della comunità e dei soggetti, non solo il proprio. Attraverso la pratica dell’osservazione partecipante cessa di esistere la separazione tra osservatore e oggetto osservato, dato che in questo modo i due soggetti interagiscono, instaurano una relazione. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 LEZIONE 9 5) Lo studio della parentela di Bronislaw Malinowski Le tavole genealogiche sono una forma concreta di ciò che è stato ricostruito dalle indagini parentali e delle relazioni familiari. Una genealogia è una carta sinottica, riassuntiva ed esplicativa di un insieme di relazioni parentali interconnesse. Attraverso determinate strutture sociali, secondo Malinowski, si può comprendere l’idea di cultura, il che lo porta ad avvicinarsi al pensiero di Freud. Discorde, però, dell’idea di parricidio originario: nel suo testo “Sesso e Repressione Sessuale tra i Selvaggi” egli racconta che nelle società matrilineari le “pulsioni ostili” sono dirette dal padre allo zio materno e le pulsioni sessuali di tipo incestuoso son indirizzate verso la sorella. Quindi Malinowski giunge a conclusione che il complesso di Edipo non è universale, non una struttura fondante della cultura ma un prodotto della cultura stessa. LEZIONE 10 5) Parlare del rito del Kula Il Kula è un rito simbolico di scambio di doni, effettuato nell’arcipelago delle isole Trobriand (est Nuova Guinea). Questo scambio venne studiato da Malinowski. In cosa consiste questo rito? È uno scambio di monili fatti da conchiglie. Da isola a isola, seguendo una circonferenza di molti chilometri, si può osservare una continua circolazione di collane di conchiglie rosse in senso orario e di braccialetti di conchiglie bianche in senso antiorario. Chi possiede questi monili possono organizzare spedizioni di canoe a un’isola adiacente per portare in dono agli ospiti il braccialetto o la collana, i quali doneranno in cambio il tipo di monili diverso. Per un periodo di tempo il dono rimarrà presso il possessore, potrà ammirarla ed esibirla, fino a che una nuova spedizione viene organizzata per trasferire il monili su un’isola successiva: l’oggetto, dopo un lungo periodo di tempo, tornerà nell’isola da dove era partito. Attraverso il Kula le popolazioni, seppur distanti, mantengono i rapporti confermando un’appartenenza culturale comune. Vi è inolte un aspetto economico importante: la cerimonia amichevole e disinteressata crea condizioni di fiducia reciproca per il commercio vero e proprio di altri beni non cerimoniali. Nei due o tre giorni in cui una spedizione è ospite su un’altra isola, si barattano generi alimentati, vasellame, canoe e altri beni nella produzione dei quali sono specializzati gli abitanti di isole diverse. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 LEZIONE 11 8) Esporre il pensiero di Franz Boas Franz Boas (1856-1942) è considerato il caposcuola dell’antropologia americana. Egli aveva origini tedesche, studiò in Germania e in seguito ad una spedizione in Canada si avvicinò alle scienze umane. A fine 800 si trasferì negli USA dove studio particolarmente i Pueblòs, gli indiani della costa Nord- Ovest. Boas operò in merito alle lingue dei nativi, ne parlava molte, e raccolse per poi pubblicare delle regole grammaticali di circa una decina di popolazioni. Boas è il rappresentate del metodo induttivo. Le sue ricerche erano ispirate a quelle delle scienze naturali attraverso tre punti fondamentali: - Osservazione diretta di fatti concreti; - Raccolta e analisi dei dati; - Elaborazione di teorie e leggi. Boas studiò le società dell’America Nord-ovest: identificò nel Potlatch (cerimonia tipica) significati sia economici sia sociali. Secondo Boas ogni cultura possiede caratteristiche proprie che non possono essere sintetizzate nei vari stati evolutivi. Questa visione è detta particolarismo culturale, un punto di vista secondo cui ogni cultura deve essere considerata singolarmente e studiata in base all’ambiente nel quale si sviluppa, e alle esigenze da affrontare. Da questa concezione, definita particolarista culturale, subentra il “relativismo culturale”. LEZIONE 12 5) Parlare del rito del Potlatch Nel testo “L’organizzazione sociale e le società segrete degli indiani Kwakiutl” la monografia racconta l’etnografia del rito Potlatch. Sono rituali comuni tra la Columbia Britannica e l’isola di Vancouver (Canada) e vengono definiti come rituali di “ostentazione” con la condivisione di diversi oggetti e beni considerati di grande prestigio e non di uso comune. Un individuo condivide un oggetto o un bene e chi riceve, per non risultare un debito (dominato da chi fa il dono), deve restituire. È una sfida tra individui dello stesso rango sociale. Così uno dei partecipanti acquista un livello sociale superiore perché l’altro non può restituire, o riacquista il proprio status perduto in precedenza, oppure afferma il proprio rango pubblicamente davanti alla tribù. Questo rito genera una “competizione positiva”, in quanto possiede una funziona sociale per la vita comunitaria dei Kwakiutl. 6) Che cosa è il particolarismo storico? Il particolarismo storico fu concepito dall’antropologo tedesco Franz Boas, deciso oppositore dell’evoluzionismo. Secondo lui ogni cultura ha una sua storia unica e una sua ben definita durata; per comprendere una civiltà è indispensabile ricostruirne l’iter storico e particolare. Al particolarismo è collegata anche la convinzione che non esistano forme più o meno elevate di cultura. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 LEZIONE 15 5) Parlare del pensiero di Margaret Mead La Mead fu molto influenzata da Boas. Da lui apprese principalmente: - Particolarismo storico: ogni cultura ha una sua particolare storia che non è governata da leggi universali; - Relativismo culturale: metodo di indagine per cui l’antropologo deve entrare a far parte della società di studio per descriverla con oggettività assoluta. Margaret Mead elaborò i suoi appunti e analizzò come la cultura plasma le vite degli individui. Nei suoi testi si possono ravvisare concetti di genere, fondamentali successivamente per il movimento femminista americano. Ella ha contribuito alla trasformazione delle norme morali legate alla sessualità. LEZIONE 16 5) Che cosa è l’identità? L’identità è un concetto pluridimensionale e politematico, che contraddistingue una Costruzione Culturale che si appoggia sul sentimento di appartenenza di chi si identifica nella propria cultura. L’identità, come la cultura, è una categoria storica, dinamica e processuale. 6) Parlare del pensiero di Ruth Benedict La Benedict fu allieva di Franz Boas, e amica e collega della Mead. Un suo testo importante fu “Modelli di cultura” (1934), nel quale l’antropologa mette a punto una nuova metodologia mista tra antropologia e scienze psicologiche. Qui lei porta avanti la teoria che ogni società, quindi ogni cultura, sono presenti uno o più modelli; lei ne teorizza quattro, ma mai tutti insieme. Dda questi modelli Margaret desume che la cultura costituisce quasi una personalità “comune” di quella popolazione. Le culture non sono la semplice somma dei loro elementi costitutivi: una cultura sceglie, fra elementi delle regioni circostanti, di quali può usufruire e quali no e li riplasma secondo le proprie necessità. Ogni società esprime la propria modellizzazione. 7) Che cosa è la cultura? La cultura determina sia il modo di vedere le cose sia sul comportamento di ciascun individuo. Se questo processo avviene all’interno di un villaggio o di una comunità omogenea, allora “i problemi di convivenza sociale sono attutiti. La collettività è coesa, condivide regole e riti che le forniscono identità e la differenziano dalle comunità circostanti.” (U. Fanietti). La cultura, poi, si cristallizza in simboli, concetti e parole condivisi in una società (interazionismo simbolico) e attraverso cui una società prende consapevolezza di sé. Grazie a questo codice ogni individuo in un dato contesto sociale prende coscienza della realtà in cui è immerso sia di sé stesso. La cultura svolge una funzione fondamentale nella definizione della propria identità. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 LEZIONE 17 8) Che cosa è la descrizione densa? La descrizione densa è un metodo di indagine e di organizzazione dei dati. In antropologia questa (thick) si contrappone alla descrizione esigua o superficiale (thin). Come suggerisce il termine, questa metodologia cerca di andare in profondità ai fatti sociali, cercando di comprendere i significativi relativi al contesto e cercando di far emergere il punto di vista dell’altro per poi rielaborarlo al momento della scrittura interpretativa. Soltanto la descrizione densa, secondo i sostenitori di questa metodologia, se correttamente usata ha il potere di produrre dati analiticamente rilevanti e deontologicamente corretti, evitando classici errori come quelli etnocentristi. 9) Esporre il pensiero di Clifford Geertz Secondo Geertz i soggetti, più che gli oggetti di studio, sono gli individui e le modalità della vota quotidiana: il vissuto delle persone, modelli di comportamento, pratica rituali, valori. Per un antropologo, capire questo, significa “scriverle e descriverle” in un testo. Geertz afferma che la cultura va analizzata con nuovi metodi, non più con scienze quantitative che intendono trovare leggi o modelli, ma devono andare nella via dell’interpretazione. Le persone si esprimono per simboli, quotidianamente. Sono proprio i simboli e i valori attribuiti a loro che determinano la visione del mondo di un gruppo e del suo modo di organizzare la vita. Geertz dice che per interpretare una cultura, partendo dai suoi simboli, bisogna isolare gli elementi fondamentale di quella cultura e poi successivamente si comprendono e delineano le relazioni tra loro, interne ed esterne, e in ultimo di passa a generalizzare il sistema culturale delimitando i tratti principali che lo delimitano prendendo come punti fermi i simboli più importanti di quella certa cultura. Così i simboli perdono significato dalla loro funzione che hanno all’interno delle cornici di comportamento. LEZIONE 18 6) Lamberto Loria e l’esposizione universale del 1911 Loria fu il fondatore del Museo delle Tradizioni Popolari di Roma, oggi Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e fu uno dei primi demologi italiani (demo: tradizione). Nacque ad Alessandria d’Egitto, genitori italiani, viaggiò per ricerca in Turkestan, isole Trobriand, Lapponia e Eritrea. In questi paesi raccolse materiale etnografico, oggetti che poi diverranno patrimonio dell’attuale Museo Etnografico Pigorini di Roma, del Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze e del Museo Archeologia e Etnologia di Modena. Nel 1911 egli organizza, per il cinquantenario dell’Unità d’Italia, un’esposizione universale accanto ai padiglioni di Stati Uniti, Belgio, Serbia, Francia, Germania, Inghilterra, Russia, Ungheria, Spagna e Giappone vi si presenta la mostra di Etnografia Italiana. Gli oggetti, perlopiù abiti, della mostra erano, però, pieni di toppe, con buchi e rattoppi i quali poi saranno sostituiti da copie fedeli che rappresentano “l’identità Italiana”. La mostra viveva quindi sull’ambivalenza: finzione e autenticità. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 LEZIONE 19 7) La crisi della presenza e la natura opprimente nel pensiero di De Martino Secondo De Martino, la presenza in senso antropologico, è la capacità di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie per rispondere adeguatamente ad una certa situazione storica, partecipandovi attivamente attraverso l’iniziativa personale e andandovi oltre attraverso l’azione. Significa quindi esserci come persone dotate di senso in un contesto dotato di senso. Il rito aiuta l’uomo a sopportare una sorta di “crisi della presenza” avvertita di fronte alla natura, sentendosi minacciato. I comportamenti stereotipati dei riti offrono rassicurazioni, costruendo modelli che verrà poi chiamata “tradizione”. 8) Parlare del pensiero di Ernesto De Martino De Martino si rifà alla filosofia Benedetto Croce da cui ereditò l’indirizzo storicista. Egli pensa non sia possibile ridurre l’esperienza umana ad un’indagine scientifica: se le scienze sono “pseudo- conoscenze” destinate ad avere semplici applicazioni pratiche ed utilitaristiche, la vera conoscenza è solo storica ossia una conquista di livelli di autoconsapevolezza sempre maggiori. De Martino estende la filosofia crociana alla religione e all’etnologia, diventa più critico nei confronti del naturalismo dell’antropologia francese e britannica: esse sono incapaci di rendere l’idea della dimensione storica dei fenomeni culturali tipici dei popoli primitivi. Il filosofo e antropologo si discosta dal progetto di Croce: si rende conto che una realtà storica come quella del mondo magico non può essere compresa “dall’esterno e dall’alto” ma solo “dall’interno”. È quindi centrale, per comprendere l’universo magico, analizzare la costruzione della realtà magica la quale ruota intorno al concetto di presenza: “esserci nel mondo”, stato da cui l’uomo fugge per l’insopportabilità del non-esserci. La crisi della presenza ed il riscatto dalla crisi si supera attraverso il rituale magico-religioso. LEZIONE 20 10) Parlare del pensiero di Claude Lévi-Strauss Secondo Strauss l’organizzazione della vita sociale è un insieme di sistemi a carattere linguistico, basati su livelli di attuazione dei processi si scambio. Per lui il compito della sociologia è indagare i codici sulla base di quelli si costruiscono delle norme sociali. Strauss diede il suo più grande contributo antropologico nella concezione dei rapporti di parentela. Ritenne necessario costruire sulla base dello scambio matrimoniale la trama essenziale del tessuto che dà forma alla società che rappresenta il principio fondamentale grazie a cui è possibile comprendere il funzionamento di molti sistemi di parentela. Questi sistemi infatti possono essere interpretati come il risultato di combinazioni differenti di alcuni ben definiti modelli elementari destinati a regolare la comunicazione fra i vari gruppi. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 LEZIONE 24 5) Che cosa sono le caste? Le caste sono gruppi sociali rigorosamente chiusi. Il termine deriva dalle lingue spagnola e portoghese, nella quale casta significa "razza" o "stirpe". Esso indica più in generale un gruppo che può essere identificato da una comune origine o da legami di parentela, secondo l'originario significato della parola, oppure da una professione o da un'occupazione condivisa. Di regola, l'appartenenza a una casta determina il rango dei suoi membri, il loro specifico valore sociale, a cui si lega normalmente una serie articolata di privilegi. Tale appartenenza è per lo più regolata dalla nascita, è garantita dall'endogamia, vale a dire da matrimoni tra individui che appartengono al medesimo gruppo, ed è giustificata da tradizioni considerate a vario titolo sacre. Il sistema delle caste si è radicato in svariate forme nei diversi contesti storici e sociali. È tuttavia in India che esso si è sviluppato nella sua forma più caratteristica e compiuta, in stretta associazione con la religione induista, che ha stabilito la sacralità e l'inviolabilità di quel sistema. Il sistema delle caste fu istituzionalizzato gradualmente, quando emerse la suddivisione fondamentale tra le quattro caste dei sacerdoti (brahmana), dei guerrieri (ksatriya), dei mercanti e degli artigiani (vaisya), dei servi (sudra). A esse si aggiunse, al grado più basso della scala sociale, la casta degli intoccabili (paria), a cui erano riservate le mansioni e le prestazioni più umili e degradanti. Tra questi gruppi regnava una rigida separazione, che quasi sempre era espressa da divieto del contatto tra le caste. LEZIONE 25 5) Jean-Pierre Olivier de Sardan e la politica del campo Jean-Pierre Olivier de Sardan nasce nella Francia Meridionale, ed è uno massimi esperti dell'antropologia dello sviluppo. Questa parte dell'antropologia studia il rapporto tra le scienze antropologiche e le logiche sempre complesse dello sviluppo. Le diverse discipline, tra cui sociologia, psicologia e l'antropologia hanno diversi aspetti comuni ma altri difformi. Queste forme di divisione sono soprattutto sulle modalità di indagine empirica: approccio teorico, metodologico e epistemologico teoretico che vede il ricercatore “scendere” sul campo, ovvero il terreno di studio e raccogliere dati, qualitativi, e attraverso questi e sulla base dell'esperienza far emergere i fatti sociali. Il campo, Terrain per Olivieri de Sardan, è il luogo privilegiato della ricerca antropologica. Olivier de Sardan sottolinea come l'antropologia, e la ricerca sul campo, abbiamo delle solide regole o politiche metodologiche per la produzione dei dati e la loro analisi e di come la ricerca quantitativa, fatta per lo più con questionari e tecniche di campionamento, e la tecnica qualitativa che “vive” del rapporto tra ricercatore e il campo, siano assolutamente differenti e distanti sia sotto l'aspetto metodologico che epistemologico-teoretico. L'antropologia e l'antropologo, in realtà, vivono le Terra in con un avvicinarsi, essere il più possibile in simbiosi possibile con i soggetti della ricerca, nei loro luoghi, nei momenti della vita quotidiano, durante le loro feste. Tutto questo, e la capacità di osservare e partecipare è un “saper fare” che avviene attraverso un apprendistato. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 LEZIONE 26 5) I colloqui nella politica del campo di Olivier de Sardan La politica di dati si combina in varie tecniche, tra cui una è l’intervista (formale o informale). Il colloquio resta un modo per avere il punto di vista emico e le rappresentazioni simboliche della cultura che stia che sta studiando. Le “politiche del colloquio“ per Oliver hanno due assi portanti: la consulenza e il racconto. In una qualsiasi “situazione intervista“, l’antropologo ha sempre un tipo di canovaccio su cosa chiedere, quali argomenti toccare e da dove iniziare. Nel colloquio si cerca: di far emergere i fatti sociali sottesi, di raccogliere “sequenze di vita“ per raccontare una storia, di evitare fattori di disturbo, di non interrompere il flusso narrativo dell’intervistato (spesso sono utilizzati i rimandi ovvero chiedere all’informatore di tornare sull’argomento ed esplicare di nuovo ciò che ha detto), cercare di essere diplomatico per avere una comprensione del fatto sociale, capire quando l’interlocutore sta deviando. Un altro modo per reperire informazioni sulla ricerca sono le fonti scritte. Tutto questo rappresenta un lavoro di recupero dati ex ante, in itinere ed ex post. LEZIONE 27 5) La combinazione dei dati nella politica del campo di Olivier de Sardan La politica di dati si combina in varie tecniche, una di queste è l’intervista (formale o informale). Il colloquio resta un modo per avere il punto di vista emico e le rappresentazioni simboliche della cultura che stia che sta studiando. Le “politiche del colloquio“ per Oliver hanno due assi portanti: la consulenza e il racconto. In una qualsiasi “situazione intervista“, l’antropologo ha sempre un tipo di canovaccio su cosa chiedere, quali argomenti toccare e da dove iniziare. Nel colloquio si cerca: di far emergere i fatti sociali sottesi, di raccogliere “sequenze di vita“ per raccontare una storia, di evitare fattori di disturbo, di non interrompere il flusso narrativo dell’intervistato (spesso sono utilizzati i rimandi ovvero chiedere all’informatore di tornare sull’argomento ed esplicare di nuovo ciò che ha detto), cercare di essere diplomatico per avere una comprensione del fatto sociale, capire quando l’interlocutore sta deviando. Un altro modo per reperire informazioni sulla ricerca sono le fonti scritte. Tutto questo rappresenta un lavoro di recupero dati ex ante, in itinere ed ex post. Per testare la validità dei dati raccolti ci si rifà all’uso di: • triangolazione (gruppo misto e gruppo invisibile) • studio di caso • ritorno sul campo • analisi e rappresentazione grafica • letteratura Tutto questo fino a che non si giunge alla saturazione Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 LEZIONE 28 5) Commentare le ansie metodologiche nella ricerca multisituata La forma di etnografia multisituata può portare alle Ansie Metodologiche (Marcus le chiama così): - limiti dell’etnografia (studia la formazione che si produce in varie località e con una prospettiva macro) - limiti e ridimensionamento del lavoro sul campo (è un’ipotesi fittizia) - perdita del subalterno (perdita dell’idea del Buon selvaggio). 6) George E. Marcus e la ricerca multisituata George E. Marcus è un antropologo americano di formazione filosofica e storica. I suoi studi sul campo e la sua teorizzazione di nuove forme metodologiche hanno permesso all'antropologia americana, e a quella mondiale, di fare passi avanti dopo un periodo di stasi dovuto da una riflessione profonda sulla disciplina negli anni '70 e ’80. Marcus indirizza la sue ricerche etnografiche, fin dagli anni '80, su due direttrici di ricerca nel sistema globale e della politica economica capitalista: una ricerca su un solo sito, o campo, diretta a far emergere i metodi di resistenza e adattamento dei soggetti studiati elaborando analisi che facessero emergere i “ritratti sociali” degli individui. Il nucleo di tale analisi è nella comprensione e sviluppo di forme culturali nuove che si distaccano e si contrappongono alle forme di subalternità coloniale presenti ancora in diversi paesi del mondo. La seconda direttrice prende in esame non un solo campo o luogo e mette in relazioni “oggetti, identità, significati culturali in uno spazio-tempo più ampio.” È una etnografia mobile (Etnografia Multisituata) che mette in relazioni vari siti e vari campi per sviluppare associazioni e collegamenti tra di loro e alle trasformazioni delle produzioni culturali. Proprio perché i campi di studio non sono così delineati permettono un tipo di ricerca che tocca varie forme e sistemi. Ciò significa avere dei “discontinui e multisituati oggetti di studio”. La novità metodologica dell'etnografia contemporanea è l'accento che poniamo sull'Etica, l'Impegno e l'Attivismo. LEZIONE 29 5) I soggetti di studio e le arene disciplinari nella ricerca mutisituata Con il termine “arene disciplinari” identifichiamo gli studi e le correnti teoriche non riconducibili direttamente all’antropologia ma che per diverse ragioni concettuali possono essere di interesse etnografico. Tre sono gli ambiti in cui antropologo americano ritiene che le ricerche multi-situate abbiano la possibilità di dialogare con diversi metodi e con altri ambiti disciplinari: - Lo studio dei media, le ricerche sulla televisione e sul cinema ed in particolare sulla loro produzione e sulla ricezione di tale produzione rappresentano un tipo di studi sui media. - Lo studio culturale e sociale della scienza e della tecnologia, il lavoro dell’antropologo va a investigare i campi diversi della tecnologia le questioni biomediche o le biotecnologie e i trapianti. - I nuovi studi dello sviluppo, ripensare lo sviluppo significa comprendere i movimenti sociali e capire i vecchi modelli di sviluppo per come attivarne di nuovi. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 La terza fase, metà degli anni 90, è stata contrassegnata da una marcata critica sociale ai teorici della seconda fase. I teorici della terza fase sono stati influenzati dalle tinture post moderne cercando di deostruire di scomporre i due principali elementi costruttivi, la patria e la comunità etnica religiosa. Alla fine del secolo scorso è iniziata l’attuale fase di consolidamento, le critiche sociali sono state viste come un modo per mettere in pericolo e di svuotare la nozione di diaspora e di limitare il suo potere analitico e descrittivo. La fase di consolidamento è contrassegnato da una riaffermazione dell’idea di diaspora, che include i suoi elementi fondamentali, le caratteristiche comuni e tipi ideali. LEZIONE 35 5) La diaspora di William Safran William Safran fu fondamentale nell’evoluzione dello studio nel concetto di Diaspora, teorizzando un elenco delle principali caratteristiche delle diaspora. Questo concetto può essere applicato quando i membri di una “comunità di minoranze espatriate” condividono diverse delle seguenti caratteristiche: • Loro o i loro antenati sono stati dispersi da un centro originale a due o più regioni straniere; • Mantengono una memoria, una visione o un mito collettivo sulla loro originale patria compresa la sua posizione, storia e risultati; • Credono di non essere (e forse non potranno mai essere) pienamente accettati nelle loro società ospitanti e quindi rimangono parzialmente separati; • La loro casa ancestrale è idealizzata e si ritiene che, quando le condizioni saranno favorevoli, o loro o i loro discendenti dovrebbero tornare; • Credono che tutti i membri della diaspora dovrebbero impegnarsi al mantenimento o al ripristino della patria originale e della sua sicurezza e prosperità; • Continuano in vari modi a relazionarsi con quella patria e la loro coscienza etno-sociale e la solidarietà è un modo importante e ben definito dell’esistenza di tale relazione. 6) La diaspora di Robin Cohen Robin Cohen ha delineato cinque tipi di diaspora moderna: o Vittime di Diaspora: Ebrei, africani, armeni. Molto si è discusso sull’includere anche irlandesi e palestinesi. Molti gruppi di rifugiati contemporanei sono vittime della diaspora, ma deve passare del tempo per vedere se tornano nelle loro terre d’origine o si assimilano nelle terre ospitanti, si creolizzano o si mobilitano come diasporici. o Diaspora Lavorativa: Indiani con contratto di lavoro. C’è un dibattito anche su: cinese e giapponese; Turchi, italiani, nordafricani. Molti altri potrebbero essere inclusi. Un'altra espressione sinonimo è "diaspora proletaria". o Diaspora dovuta all’imperialismo o alla conquista coloniale: russi, potenze coloniali diverse dalla Gran Bretagna. Altre espressioni sinonimi sono "colono" o diaspore "coloniali". o Diaspora per Commercio: Libanese, cinese e si discute anche di: veneziani, indiani uomini d'affari e professionisti, cinesi, giapponesi. 7) Il concetto di Diaspora di William Safran e Robin Cohen (vedi risp. 5 e 6) Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 LEZIONE 36 5) La diaspora: analizzare il termine e descrivere le diverse teorie La diaspora si riferisce a una popolazione che condivide il proprio patrimonio culturale e i propri tratti culturali in modo comune con altri suoi membri in diverse parti del mondo. La prima fase vede l’uso classico del termine principalmente limitato allo studio dell’esperienza ebraica. Escludendo alcuni riferimenti casuali precedenti, il significato classico è stato sistematicamente esteso. Retrospettivamente e senza consenso completo, i palestinesi sono stati successivamente aggiunti a questo gruppo. Nella seconda fase, dagli anni 80 in poi, William Safran, sosteneva che la diaspora si potesse spiegare come una “struttura metaforica“, che disegna un qualcosa di metaforico che si rivolge a diversi simboli, riti, visioni del mondo. La terza fase, metà degli anni 90, è stata contrassegnata da una marcata critica sociale ai teorici della seconda fase. I teorici della terza fase sono stati influenzati dalle tinture post moderne cercando di deostruire di scomporre i due principali elementi costruttivi, la patria e la comunità etnica religiosa. Alla fine del secolo scorso è iniziata l’attuale fase di consolidamento, le critiche sociali sono state viste come un modo per mettere in pericolo e di svuotare la nozione di diaspora e di limitare il suo potere analitico e descrittivo. La fase di consolidamento è contrassegnato da una riaffermazione dell’idea di diaspora, che include i suoi elementi fondamentali, le caratteristiche comuni e tipi ideali. 6) La diaspora secondo Steven Vertovec Steven Vertovec teorizza il significato di “diaspora”: all'interno di una varietà di discipline accademiche. I recenti studi sull'argomento trasmettono a almeno tre significati riconoscibili del concetto di "diaspora". Questi significati si riferiscono a quella che potremmo definire "diaspora" come forma sociale, "diaspora" come tipo di coscienza e "diaspora" come modalità di produzione culturale. Questi, piuttosto diversi, hanno ciascuno una certa utilità per concettualizzare, interpretare, decostruire e teorizzare i processi e gli sviluppi che incidono nelle diverse regioni dell'Asia meridionale al di fuori dell'Asia meridionale. - "Diaspora" come forma sociale Il primo significato che emerge dalla letteratura contemporanea è il più comune; - "Diaspora" come tipo di coscienza Un altro approccio relativamente recente alla "diaspora" pone maggiormente l'accento descrivendo una varietà di esperienze, un tipo di stato d’animo, potremmo dire, e un senso di identità; - "Diaspora" come modalità di produzione culturale Questo insieme finale di significati, che vari scrittori hanno attribuito alla nozione di "diaspora" vengono generalmente trasmessi nelle discussioni sulla globalizzazione. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 LEZIONE 37 7) Frantz Fanon Nasce nel 1925 a Fort-de-France in Martinica, colonia francese considerata oltre mare fino all’inizio del 1600. Lalingua ufficiale è il francese misto creolo, ossia francese mischiato a dialetti africani. Studiò nella capitale fino allo scoppio della seconda guerra mondiale e cominciò a comprendere come si trasforma e si dilaga il razzismo. Cerca di fuggire per arruolarsi con le forze francesi ma dovette attendere per poter partecipare alla guerra sotto la bandiera francese. Quando tornò dalla battaglia si iscrisse alla scuola superiore per conseguire il diploma e continuare con gli studi universitari. Si laureerò prima in odontoiatria e poi in medicina nel ’51. Seguì con molto interesse la scienza psichiatrica; torna in Martinica dove inizia la professione di medico. Comprende che i mali dei suoi compatrioti, neri, non sono malattie di origine biologica ma di ordine psicologico e sociale. Torna in Francia e si specializza in psichiatria. Durante i suoi studi, pubblica molti articoli scientifici (sindrome Nord Africana) dove esprime un’accusa profonda di razzismo nelle istituzioni manicomiali francesi e che le malattie delle persone provenienti dal Nord Africa sono vere e proprie malattie sociali e Sindrome psicosomatiche (non dovuti a malfunzionamenti del cervello, ma iscritte nelle forme più profonde di razzismo e oppressione coloniale). Morirà all’età di 36 anni nel 1961, per un male incurabile. 8) Frantz Fanon e Lacan Frantz Fanon discusse la sua tesi dottorale a Lione il 29 novembre 1951 e trattò di disturbi mentali e disturbi neurologici ma prende in esame le diverse teorie psicologiche di diversi autori. L’autore che lui predilige è Jacques Lacan, definito come un “logico della follia”. Due questioni importanti sono centrali per Lacan: le relazioni di comprensione (eredita da Jaspers) e l’intenzionalità. L’intenzionalità è la capacità umana di sviluppare delle manifestazioni, delle attività nella realtà; la relazione o le relazioni di comprensione sono criteri per comprendere la patologia dell’individuo. Per Franz e Lacan il mancato appagamento del desiderio provoca conflitti. I conflitti portano attenzione sociale della personalità. In Lacan si possono individuare tre caratteri fondamentali: un significato umanamente comprensibile delle potenzialità dialettiche di sviluppo e di guarigione (forma di catarsi); la partecipazione dell’individuo (partecipazione sociale); comprensione della dialettica (linguistica) dell’individuo. La follia, per Lacan, è un disordine di quella certa persona nel mondo; ci sono due modalità per uscire da questa rottura fra interno ed esterno: o una forma di violenza verso l’esterno o è lui stesso a colpirsi per effetto del contraccolpo sociale. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 LEZIONE 42 7) La teologia della liberazione La teologia della liberazione prende in considerazione la salvezza dell’essere umano dal punto di vista cristiano e della sua dignità attraverso la rivendicazione della democrazia. La democrazia è fondamentale per la trasformazione di un sistema sociale ed economico e per l’eliminazione della povertà, dell’ingiustizia, per accedere ai servizi essenziali e soprattutto per l’istruzione. A questo punto la teologia della liberazione pensa la salvezza dell’uomo ma soprattutto a considerare la povertà non come peccato sociale e ritenere soprattutto le dittature come delle contraddizioni del disegno divino. Gli oppressi sono dunque oppressi dagli uomini e solo gli uomini si possono liberare da questo giogo. Questa è anche per Freire una rivoluzione sociale che deve essere improntata principalmente sull’amore per il prossimo e quindi alla carità, solidarietà, creazione di reti di relazioni per la trasformazione dell’individuo e per indirizzarlo verso una vita migliore. Per i teologi della liberazione il motore di cambiamento della vita sociale culturale ed economica del paese e l’uomo solidale e creativo; c’è bisogno di un’educazione diffusa perché ognuno possa sviluppare la creatività a vantaggio di se stesso e per tutto il Brasile, tutto questo non sarà permesso dal golpe militare del 1974 che porterà anche Paolo Freire a fuggire prima in Ecuador e poi in Cile. Sia per il pedagogista brasiliano che per i teologi della liberazione la cittadinanza parte dalla fertilizzazione e quindi dall’educazione diffusa che diventa una pratica di libertà. Possiamo quindi parlare di un’educazione per la libertà. Questo permette un risveglio spirituale razionale dell’essere umano, il pedagogista sostiene che la “coscientizzazione“ degli oppressi e quindi la loro formazione come soggetti, protagonisti consapevoli, porta l’educazione personale ad una forma superiore di coscienza democratica e a far morire quella persona come persone a farlo nascere come uomo libero. Questo pensiero politico ha delle forme differenti di influenza in tutto il Sudamerica, mutato dalla teologia della liberazione del pensiero socialista presente nel continente. 8) L’evoluzione del pensiero di Paulo Freire Paulo Freire è una figura di spicco nel pensiero pedagogico, non solo mondiale. Il brasiliano è l’espressione e il modello di un educatore impegnato nei confronti dei poveri. La sua eredità accademica di pedagogia critica ha influenzato numerose organizzazioni sociali in tutto il mondo. La sua vita e il suo lavoro lo rendono un leader nella lotta per la liberazione degli umili, dei settori emarginati della popolazione che sono culturalmente messi a tacere in molte parti del mondo. Inizialmente esercita la sua professione nei sindacati, in particolare nell’ambito del diritto del lavoro. Successivamente, viene assunto come tecnico dai Servizi sociali dell’industria, dove si relaziona con i giovani attivisti cattolici e divulga le sue prime originali esperienze pedagogiche, nonché matura la sua posizione sull’istruzione primaria obbligatoria nel nord-est del paese. Il suo lavoro come coordinatore del progetto di educazione degli adulti a Recife lo ha portato allo sviluppo di progetti di alfabetizzazione critica e alla riconcettualizzazione delle basi della pedagogia. Una componente centrale di questi progetti erano i circoli culturali che Freire considerava una “nuova istituzione di cultura popolare”. Questi circoli stabiliscono una forma radicale di pedagogia che nega le forme passive caratteristiche della scuola tradizionale. Gli studenti diventano partecipanti al gruppo e, in quel ruolo, prendono parte alla generazione di contenuti di studio. La metodologia di Freire è determinata dalla relazione dialettica tra epistemologia, teoria e tecniche. Si basa sul fatto che la pratica sociale è la base della conoscenza, anche dalla pratica Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 sociale si costituisce la metodologia, un’unità dialettica che consente di ritornare alla stessa pratica e trasformarla. La metodologia è determinata dal contesto di lotta in cui si trova la pratica educativa specifica. Il quadro di riferimento è definito dallo storico e non può essere rigido o universale, ma deve necessariamente essere costruito dagli uomini, come soggetti cognitivi, in grado di trasformare la realtà. L’uso del dialogo come metodo che consente la comunicazione tra gli studenti, e tra loro e l’educatore, è identificato come una relazione allo stesso livello orizzontale, al contrario dell’antidialogo come metodo di insegnamento tradizionale. LEZIONE 43 5) La cultura pedagogica brasiliana L’idea di educazione di come la pedagogia sia sviluppata in Brasile nel tempo dell’epoca coloniale è una questione importante che va sviluppata attraverso il concetto di colonialismo e naturalmente di periodo coloniale e di quale tipo di collocazione in Brasile viene sviluppato nel tempo. Nell’epoca coloniale l’educazione era completamente nelle mani dei gesuiti, nelle varie missioni organizzavano e basavano il loro insegnamento sulla ferrea disciplina, sull’evangelizzazione degli indios, e sulla protezione dallo schiavismo europeo. Posizione che porterà in seguito alla caccia dei gesuiti dal Sudamerica e alla soppressione della compagnia di Gesù. A metà del 500 la conquista dell’America si sviluppa con l’interesse della corona unito di Portogallo e Spagna. Il ruolo di primo piano che i gesuiti hanno sulla formazione degli uomini e delle donne è sviluppata da persone diverse missioni. L'arrivo di padre Manuel de Nobrega diede avvio alla formazione di scuole elementari, secondarie e diversi seminari. Sarà il marchese di Pombal che determinerà la cacciata dell’ordine dal Brasile e svilupperà una forma di interesse statale sull’educazione dei cittadini della colonia. Naturalmente e ci sarà l’Elite e cittadini normali quali indios e schiavi. Tra le diverse bolle e encicliche papali gli indios erano considerati come bambini ovvero essere il cristianesimo; le missioni infatti erano luoghi dove gli indios potevano vivere quindi si decise di costruire missioni lontane dalla città. La moneta sociale data dall’istruzione era però ad appannaggio dei soli coloni bianchi e non alfabetismo era una condizione molto diffusa. Erano principalmente le donne e i mulatti ad essere esclusi. Nel 1759 i gesuiti vengono cacciati da tutte le colonie portoghesi. L’educazione passa allo Stato. Il portoghese viene inserito come lingua ufficiale dell’educazione. I vari passaggi da corona unita fra Spagna e Portogallo, poi solo portoghese per poi, passare a un tipo di impero e alla fine la liberazione del Brasile 1889 con l’istallazione della Repubblica, rappresenta un modo adeguato per rappresentare i problemi dell’educazione dei cittadini brasiliani nel tempo. LEZIONE 44 5) La pedagogia degli oppressi La pedagogia degli oppressi, il testo fra i più importanti di Freire è un’opera eterogenea e complessa che uscì nel 1970. Ciò che l’autore vuole sviluppare nel suo metodo pedagogico è la “coscientizzazione” dell’individuo che ha come scopo finale la presa di coscienza per coinvolgere il soggetto in un’azione che lo trasformerà. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 È una pedagogia politica perché il soggetto è portato a sviluppare una coscienza non solo sociale ma anche sulla questione Polis. Ciò che si vuole sviluppare nel soggetto è una forma di curiosità, che significa fare domande e soprattutto continuare a rimanere curioso per tutta la durata della sua vita. Freire considera la curiosità come un momento altamente pedagogico e un sentimento che permette a quella persona di sviluppare emozioni che lo porteranno a razionalizzare quella che è la sua presa di coscienza. L’educazione è così concepita come una forma di umanizzazione e soprattutto una forma dialogica ovvero improntata sul dialogo. I punti fondamentali dell’educazione dialogica sono appunto le curiosità, il confronto fra quello che è il mondo reale e il mondo delle letture delle idee delle persone, lo sviluppo di un criterio di verità improntato alla solidarietà. La solidarietà permette l’inclusione sempre dell’altro quindi la pedagogia degli oppressi è anche una pedagogia che esprime un mezzo di rifiuto di quella che è la forma pedagogica brasiliana dell’epoca che Freire chiama educazione bancaria. Lui utilizza la metafora della banca e del conto in banca, per indicare come la pedagogia brasiliana sia in realtà una forma burocratizzata di operazioni di deposito di informazioni, come un deposito bancario e dove l’allievo non fa altro che avere un tipo di educazione strutturata in senso gerarchico e unidirezionale. Non c’è confronto in questo tipo di pedagogia, non c’è dialogo e si verificano i meccanismi della società ovvero una società antidemocratica. A questo punto la riforma pedagogica con il metodo di Freire permette una presa di coscienza dell’individuo adulto “produttore di cultura”. LEZIONE 45 6) Analizzare la pedagogia degli oppressi in relazione alla vita di Paulo Freire Quindi la pedagogia degli oppressi è anche la pedagogia che esprime un mezzo di rifiuto di quella che è la forma pedagogica brasiliana del libro che Paulo Freire chiama educazione bancaria. Lui utilizza la metafora della banca per indicare come la pedagogia brasiliana sia in realtà una forma di burocrazia di operazioni di deposito di informazioni, dove l’allievo non fa altro che avere un tipo di educazione è strutturato in senso gerarchico e unidirezionale. Non c’è confronto in questo tipo di pedagogia, non c’è dialogo e si reificano i meccanismi della società. A questo punto la riforma pedagogica con il metodo Freire permette una presa di coscienza dell’individuo adulto “produttore di cultura“. Un altro punto fondamentale è la convinzione che i saperi tradizionali chiamati anche superstizione, sono partito cattivo e il bagaglio culturale di una persona e sono soprattutto è fonte di dialogo tra maestri. L’educazione è qualcosa che deve essere fatta con le persone e non sulle persone. In definitiva il pedagogista brasiliano mette in discussione quello che è l’autoritarismo e la educazione tradizionale, inserisce la possibilità di insegnare alle persone a fare domande, modalità per rendere dinamica la relazione tra docente e discendente. Per Freire, infine la sua pedagogia è un atto politico. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 LEZIONE 48 5) Pensare all’utilizzo delle categorie di Fanon oggi L’analisi delle categorie psichiatriche, di volta in volta coniate per classificare, diagnosticare e definire l’Altro culturale, non ha però solo un interesse storico: occorre esplorarne la genealogia e gli effetti di lunga durata (il paradigma primitivistico, ad esempio) anche per comprendere le radici dei contemporanei conflitti epistemologici e le controversie che percorrono l’etnopsichiatria contemporanea. Nell’aprire questo nuovo orizzonte, epistemologicamente più accurato e politicamente più sensibile, l’opera di Frantz Fanon rappresenta un passaggio decisivo: con lui, e nelle opere che di là a poco saranno pubblicate in diversi paesi, si possono riconoscere (accanto alla critica della psichiatria coloniale) le origini di una etnopsichiatria autenticamente autoriflessiva (rivolta cioè a considerare non solo i modelli di malattia e di cura in altre società, o l’influenza della cultura sul comportamento, ma le categorie della psichiatria occidentale, l’ideologia che nutre i suoi modelli e le sue pratiche). Una psichiatria in grado di liberare l’uomo, capace di farlo sentire a proprio agio nel suo ambiente di vita, come scriveva Fanon, non poteva però essere realizzata in un contesto caratterizzato dalla violenza, dalla tortura, dall’alienazione, dentro una situazione come quella coloniale che proprio l’umanità dei colonizzati voleva negare. La scelta di Fanon parla di questa impossibilità (Benedice). 6) Quali sono i malintesi dell’etnopsichiatria secondo Roberto Beneduce Nel tempo si accumulano ricerche, pregne di giudizi razziali, volte a creare l’uomo mussulmano: Porot, nella sua Scuola di Algeri, descrive questa popolazione come primitiva, a braccetto con Vaughan che parla della loro psicologia come lacunosa, in difetto (o in eccesso) ma sempre e comunque psicopatologia. Vi è poi Carothers il quale mescola riferimenti di anatomo-patologia con considerazioni linguistiche e info antropologiche sulla cultura africana (embrione crea cute diversa, allora anche corteccia cerebrale è diversa). Nasce quindi etnopsichiatria che inferiorizza la cultura dei colonizzati per due scopi: dare una buona ragione per esercitare il dominio coloniale e permettere di interpretare insubordinazione in termini psicologi o antropologici. Fanon condanna questa etnopsichiatria, accusando la psichiatria di razzismo scientifico e di complicità nel progetto coloniale. Contemporaneamente e all’opposto, nascono anche dei diversi tipi di etnopsichiatria che considerano il ruolo fondamentale delle variabili sociali e culturali nelle strategie diagnostiche o terapeutiche. Field documentò la presenza di depressione (precedentemente considerata condizione impossibile per le popolazioni africane) e Nathan si focalizzò sulla “ragione etnica” della cura suggerendo che il mondo culturale da cui proviene il paziente è l’unico dove troverebbe risposta efficace. Quindi anche in questo caso la nozione di cultura veniva intrappolata dal contesto coloniale. Subentra quindi la necessità di affiancare alle osservazioni cliniche metodi più rigorosi. Concludendo, non è possibile in psichiatria mettere da parte il contesto geografico, culturale, storico e sociale e l’antropologia deve proporre un disegno dinamico delle trasformazioni introdotte dalla colonizzazione: una nuova forma di etnopsichiatria, dinamica e critica, con un complesso orizzonte di variabili. Fanon vuole considerare tutti i profili dell’assistenza psichiatrica, vuole sforzarsi di interrogare i diversi ambiti della cura (anche istituzionali), i vincoli economici e sociali, il tutto senza scordare di guardare in modo nuovo le medicine popolari e integrare le rappresentazioni della follia delle culture stesse. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 7) Fanon e le radici dell’etnopsichiatria L'etnopsichiatria è un ramo critico della psichiatria che si occupa di studiare e di classificare i disturbi e le sindromi psichiatriche tenendo conto sia dello specifico contesto culturale in cui si manifestano, sia del gruppo etnico di provenienza o di appartenenza del paziente. In particolare, essa è la disciplina che mette in risalto la specificità di certi disturbi strettamente collegati all'ambiente culturale di insorgenza e non riducibili a categorie psichiatriche universalmente riconosciute o condivise. Tale approccio scientifico è considerabile una forma di etnoscienza nel momento in cui tenta di comprendere il punto di vista emico delle popolazioni rispetto alle condizioni psichiatriche prese in esame. Lo psichiatra Frantz Fanon, nel 1952 scrisse un saggio sulla alienazione del colonizzato, descritta, per la prima volta, da un ambito interno. 8) La violenza in Fanon/Beneduce: esporre la questione coloniale tra Francia e Algeria Nel 1830 i francesi occuparono l’Algeria, conquistata ai turchi, trasformandola in una colonia. In quegli anni la presenza di stranieri nel paese era minima. La Francia negli anni ‘50 del XX secolo aveva concesso l’indipendenza a molti dei suoi territori nel nord dell’Africa. Il governo di Parigi ritenne, invece, che l’Algeria dovesse restare sotto il controllo della Francia a causa dei numerosi residenti con cittadinanza francese (circa il 10% della popolazione complessiva ma nei grossi centri costieri erano la maggioranza della popolazione). Il movimento indipendentista algerino nacque a fine dell’ottocento, lo stesso che nel 1950 era diviso in varie fazioni. La più decisa e violenta era il Fronte di Liberazione Nazionale. I vari movimenti, oltre a contrastare, più o meno violentemente, la presenza francese, erano occupati a fronteggiarsi tra di loro, per il predominio sul futuro stato algerino indipendente. La popolazione francese di madre patria era assolutamente contraria ai francesi d’Algeria, che consideravano per la maggior parte, usurpatori della cittadinanza, poiché in effetti non avevano origine francese. In Algeria c’erano circa 60.000 arabi e berberi “evoluti” che erano stati naturalizzati francesi. C’erano gli ebrei “francesi” la cui origine era assolutamente algerina, dati i secoli di soggiorno su quella terra. C’erano inoltre tutti i cittadini di origine europea, anch’essi naturalizzati con la cittadinanza francese, oltre ai francesi che si erano nel tempo trasferiti in Algeria, che in madre patria erano i soli considerati come legittimi cittadini metropolitani. Questo connubio di situazioni, rese oltremodo difficile il governo della colonia e scegliere le opportune soluzioni di contrasto militare contro i ribelli nazionalisti o di trattative per cercare soluzioni condivise. Nel 1961 si costituì l’O.A.S., Organization de la Armée Secrète, una organizzazione paramilitare costituita da “Pied-Noir” che si opponevano alla liberazione dell’Algeria. L’OAS esprimeva le sue idee con attentati terroristici diretti contro le fazioni arabe che cercavano la liberazione, e in Francia, con attentati che miravano a contrastare le decisioni governative circa l’indipendenza del paese africano. Dopo aver preso parte alla seconda guerra mondiale combattendo con la Resistenza britannica prima, con quella francese poi, Fanon si iscrive alla facoltà di medicina, a Lione, dove si laurea nel ‘51. L'anno successivo inizia a lavorare come psichiatra, prima a Saint-Alban, poi, dopo il trasferimento in Algeria, nell’ospedale psichiatrico di Blida. Qui può osservare direttamente le drammatiche conseguenze dell'oppressione coloniale e gli effetti delle torture praticate dalle forze francesi sui militanti del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN). Dopo tre anni si dimette, dichiarando l'impossibilità di conciliare gli scopi terapeutici della sua professione con il ruolo sociale e politico che, come dipendente dell'amministrazione coloniale, si trova a ricoprire. Con questo gesto Fanon inizia a confrontarsi direttamente con quella che avverte come un'urgente necessità di agire, impegnandosi in prima persona nella lotta anticoloniale. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 9) Cosa intende Roberto Beneduce con la categoria corpo razziale? Nel suo saggio “Decolonizzazione la follia” Beneduce introduce alcuni scritti e articoli brevi di Frantz Fanon. Per “corpo razziale”, Beneduce, intende lo stato di “twoness”, dilaniamento tra ciò che si è e ciò che non si è propria degli individui che vivono una condizione di oppressione e inferiorità. Il cosiddetto “uomo nero” (di pelle nera) o i nordafricani “dannati della terra” sono costretti a cercare un equilibrio tra la loro cultura e quella degli oppressori: un equilibrio fittizio, sempre in bilico, che non permetterà mai una reale ridefinizione dell’identità. Negli anni in cui Fanon scrive e vive la realtà della Martinica francese e dell’Algeria, nessun equilibrio potrà mai essere raggiunto: i colonizzatori impongono con l’esercizio del potere e con la violenza (si ricordino le torture nei carceri algerini negli anni ‘50) le loro leggi e la loro cultura “superiore” e gli oppressi sperimentano una scissione interiore che li destabilizza e li fa percepire, fin dalla nascita, un problema e la causa stessa dei propri mali (il sé razzializzato). Si ha, allora, una condizione di estrema fragilità che spesso conduce a manifestazioni cliniche che vanno da disturbi generalizzati (dolori e fastidi diffusi) a episodi psichiatrici di maggior entità. Ed è proprio qui che sorge la necessità, per Fanon sulla scia di Lacan, di un’etnopsichiatria che non si dedichi alla cura del sintomo con metodologie occidentali e farmacologiche, ma che “curi l’uomo” in senso antropologico. 10) La libertà in Freire e la libertà in Fanon Queste due figure sono vissute in due paesi del cosiddetto Terzo Mondo e ambedue rapidamente svilupparono una teoria della liberazione dall’oppressione, Freire in campo educativo, Fanon in campo psicologico. Per Freire la libertà consisteva nella conoscenza e l’istruzione mentre per Fanon ci incentrava tutto sull’uguaglianza e la non discriminazione. 11) Comparare il pensiero di Freire e di Fanon Vissuti in due paesi del cosiddetto Terzo Mondo, ambedue rapidamente svilupparono una teoria della liberazione dall’oppressione, Freire in campo educativo, Fanon in campo psicologico. Ambedue saranno militanti impegnati e schierati con i diseredati, i poveri, gli oppressi, cioè con i «dannati della terra». Pure nelle differenze di percorsi vi sono diversi punti di contatto; Freire studia filosofia e pratica la pedagogia critica nel suo paese, il Brasile, poi in molti paesi dell’America latina, mentre Fanon studia medicina, arriva alla psichiatria mediata dalla riflessione filosofica e dall’impegno politico, facendolo nel contesto coloniale dell’Algeria ancora occupata dai francesi. Entrambi si concentrano sui meccanismi dell’oppressione e sull’alienazione degli oppressi dipendenti in modo ambiguo e contraddittorio dai loro oppressori. Freire nella dialettica educativa tra educatore e educando e Fanon nella dialettica tra medico e paziente vedono il nocciolo del processo di alienazione; che sia nella relazione educativa o nella relazione terapeutica quello che tentano di evidenziare è proprio il meccanismo della dominazione, solo possibile se in qualche modo l’oppresso finisce per identificarsi con chi lo disumanizza, e anche la possibile emancipazione dalla struttura di dominio. Riprendendo quasi testualmente le analisi di Fanon, il pedagogista brasiliano parla della dualità esistenziale degli oppressi che accolgono dentro di loro l’oppressore e che, in questo modo, sono insieme sé stessi e un altro. Frantz Fanon studiando la sofferenza psichica sottolinea come la relazione trasformata in rapporto di dominio diventa il fattore preponderante della costruzione del complesso d’inferiorità e della dipendenza anche emozionale dell’oppresso dall’oppressore, del malato dallo psichiatra. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 sulle persone. In definitiva il pedagogista brasiliano mette in discussione quello che è l’autoritarismo e la educazione tradizionale, inserisce la possibilità di insegnare alle persone a fare domande, modalità per rendere dinamica la relazione tra docente e discendente. Per Freire, infine la sua pedagogia è un atto politico. 18) La coscientizzazione nel pensiero di Freire Freire sostiene che la “coscientizzazione” degli oppressi e quindi la loro formazione come soggetti, protagonisti consapevoli di un movimento politico e democratico, porta l’educazione personale ad una forma superiore di coscienza democratica e a far morire quella persona come persona e a farla rinascere come uomo libero. È ovvio che tutto questo pensiero politico e pedagogico ha delle forme differenti di influenza in tutto il Sudamerica mutuato dalla teologia della liberazione e dal pensiero socialista presente nel continente sudamericano. 19) Educazione come pratica di libertà Per i teologi della liberazione il motore di cambiamento della vita sociale culturale ed economica del paese è l’uomo solidale e creativo, per questo c’è bisogno di un’educazione diffusa perché ognuno possa sviluppare la creatività a vantaggio di se stesso e di tutto il Brasile, tutto questo non sarà permesso dal golpe militare del 1964 che porterà anche Paulo Freire a fuggire prima in Ecuador e poi in Cile. Sia per il pedagogista brasiliano che per i teologi della liberazione la cittadinanza, forma essenziale di libertà, parte dall’alfabetizzazione e quindi da un’educazione diffusa che diventa una pratica di libertà, ovvero la pedagogia degli oppressi, che significa una pedagogia della liberazione. Quindi possiamo parlare di una educazione per la libertà. Educazione per la libertà che significa prima di tutto educazione critica, radicale, trasformatrice. 20) Il pensiero di Freire nel Brasile dei movimenti democratici Paulo Freire afferma e reitera, in molti dei suoi testi, che la sua proposta si basa sulla sfida di trasformare lo spazio dell’aula (che è spazio datato e ambientato) in un luogo sociale, dove interlocutori eterocliti (dal punto di vista dei comportamenti, valori, interessi, ruoli e posizioni sociali, ecc...) ricercano la costruzione congiunta di una traiettoria di indagine-azione. Ora, avere in mente questo progetto come qualcosa possibile e fattibile, non significa affermare che, nelle pratiche educative concrete non ci si presentino una serie di condizionamenti socio- culturali anti dialogici, che reggono le relazioni sociali e che rendono difficoltosa la costruzione del dialogo fra i diversi soggetti sociali. Le tensioni fra autorità/libertà, consenso/conflitto, spontaneità/direttività, simmetria/asimmetria in relazione al controllo ed all’uso della conoscenza e che ingenerano relazioni di dominazione/subordinazione (e che riflettono dimensioni di potere), fanno parte del “gioco democratico e sono presenti negli spazi educativi”. La costruzione di regole e meccanismi democratici e partecipativi, in aula, costituisce una sfida permanente. L’autorità del professore si basa, da un lato, nel fatto di aver avuto accesso alla conoscenza socialmente accumulata e, dall’altro, nella maniera in cui assume la conduzione del processo di insegnamento/apprendimento, nel lavoro quotidiano in aula. Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 21) Comparare i diversi movimenti di alfabetizzazione Lo sviluppo del pensiero pedagogico di Paulo Freire è stato influenzato da diverse questioni storiche, sociali, culturali e biografiche. Una profonda formazione cattolica, sua idea politica di stampo socialista ma mai marxista, dalla condanna all’esilio e poi al suo rientro, dovute alla dittatura militare e al suo impegno sociale: ecco delle questioni importanti per lo sviluppo della sua teoria pedagogica che vedrà il suo sviluppo nella pedagogia degli oppressi. Una parte fondamentale del pensiero di Paulo Freire e il suo profondo rapporto con il cristianesimo. Per il pedagogista brasiliano l’essere umano, come sostenuto dalla teologia morale cristiana, non può essere neutrale. La sua neutralità significa già prendere una posizione. Questa neutralità viene messa in discussione da Freire e da quella che viene chiamata la teologia della liberazione. Proprio la pedagogia degli oppressi ha un fondamentale rapporto con il cristianesimo quindi con l’amore universale e le questioni che accomunano gli individui; la non neutralità è una scelta di vivere e agire il mondo in modo politico e con la concordanza con i principi fondamentali del socialismo che si è sviluppato in Sudamerica in una forma di dogmatismo innovativo. Ancora, l’appartenenza di fatto a un tipo di pensiero critico, chiamato quello delle pedagogie critiche, che hanno come esempio principale quella della de-scolarizzazione, o autogestione, e propongono quindi forme di educazione sperimentale, completamente diverse dall’orientamento dogmatico della pedagogia brasiliana degli anni ‘40, ‘50 e ‘60 ovvero di quella tradizionale senza l’autoritarismo e le funzioni ideologiche dominanti di tipo sovraniste. 22) I movimenti di alfabetizzazione in Brasile In tutta l’America Latina si sviluppa un tipo di pensiero teologico chiamato la teologia della liberazione. Pensiero che viene osteggiato dalla Santa sede principalmente da Papa Giovanni Paolo II che nega la possibilità di accomunare Cristo come rivoluzionario e al cardinale Joseph Ratzinger futuro Papa, che ritiene incompatibile la teoria marxista e la teologia della liberazione come dottrina sociale della Chiesa, ovvero relativa a quelli che sono i dettami della Rerum Novarum di Papa Leone XIII del 1893 e quindi non c’è dialogo con il Cristianesimo che è improntato al compromesso e la lotta di classe. Nella realtà il Sudamerica vive una condizione di povertà e subalternità politica a regimi militari o a democrazie di cartone che non permettono quello che possiamo definire il centro dell’umanità: ovvero la dignità umana. La rivendicazione della democrazia è fondamentale per trasformare il sistema, per Freire la sua idea di pedagogia è libertà, ovvero una forma di rivoluzione sociale improntata principalmente sulla possibilità di cambiare se stessi e migliorarsi. 23) Riflettere sulla condizione brasiliana durante il colonialismo Nell’epoca coloniale l’educazione era completamente nelle mani dei gesuiti, nelle varie missioni che si erano sviluppate attraverso il tempo la compagnia di Gesù organizzava e basava il suo insegnamento su una ferrea disciplina, sulla evangelizzazione degli indios, e sulla protezione però degli indios dallo schiavismo europeo. A metà del 500 la conquista dell’America si sviluppa con un interesse della corona unita di Portogallo e Spagna per quello che è il Sudamerica. Il ruolo di primo piano che i gesuiti hanno nella formazione degli uomini e delle donne in quei luoghi è sviluppata attraverso le diverse missioni. L’arrivo dei primi gesuiti guidati da padre Manuel de Nobrega diede avvio alla fondazione di scuole elementari e secondarie e di diversi seminari. Sarà il Marchese de Pombal che determinerà Scaricato da Jimmy Barletta (
[email protected]) lOMoARcPSD|7307972 la cacciata ovvero l’espulsione dell’ordine dal Brasile e sviluppa una forma di interesse statale sull’educazione dei cittadini della colonia. Sappiamo dalle diverse bolle e encicliche papali che gli indios erano considerati come dei bambini ovvero sì degli esseri umani che devono essere portati al cristianesimo. Per i missionari gesuiti, gli indios erano come dei fogli bianchi dove si poteva scrivere ovvero si potevano evangelizzare e portare alla vera e sola religione, ovvero quella cristiana. Le missioni infatti, erano dei luoghi dove gli indios potevano vivere e quindi si decise di costruire missioni lontane dalla città. La mobilità sociale data dall’istruzione era però ad appannaggio dei soli coloni bianchi e l’analfabetismo era una condizione molto diffusa. Erano principalmente le donne ad essere escluse dall’educazione e anche i mulatti ovvero i figli di uomini o donne spagnoli che avevano avuto rapporti con uomini o donne indios. Nel 1759 i gesuiti vengono cacciati da tutte le colonie portoghesi. L’educazione passa allo Stato. Il portoghese viene inserito come lingua ufficiale dell’educazione e viene sostituito il latino come lingua ufficiale nelle scuole cattoliche. I vari passaggi da corona unita fra Spagna e Portogallo poi solo corona portoghese, per poi passare a un tipo di impero e, alla fine, alla liberazione del Brasile nel 1889, con l’instaurazione della repubblica, rappresenta un modo adeguato, una metafora coerente, per rappresentare i problemi dell’educazione dei cittadini brasiliani nel tempo. 24) Riflettere sul concetto di migrazione alla luce dei brevi articoli della lezione 48 Il fenomeno di migrazione si è trasformato in un concetto di “distruggente attualità”. L’immigrato rappresenta l’Altro, il diverso, percepito perlopiù come una minaccia all’integrità del paese ospitante. Si veste, parla e si comporta in modo incomprensibile, “puzza”, è sporco, ruba, è violento e non rispetta le regole. Arriva sulla terra che lo accoglie per rubare il lavoro (“che non vogliono fare”). Stanno sempre tra di loro e non si amalgamano alla popolazione di cui sono ospiti, vi è infatti differenza tra il concetto di assimilazione e quello di integrazione. Spesso si sente dire la frase “aiutiamoli a casa loro” ma sono stati effettuati studi sullo sviluppo economico, e secondi la Fondazione Leone Moressa si può affermare che ad aiutarsi a casa loro, ci pensano già loro stessi, molto più di quello che potremmo fare “noi”. Contribuire a una corretta consapevolezza del panorama migratorio italiano, attraverso una lettura ragionata dei dati e delle dinamiche strutturali del fenomeno, continua a costituire la funzione principale del Dossier Statistico Immigrazione, uno strumento conoscitivo che intende porsi al servizio di una società che, senza paure infondate e chiusure preconcette, resti aperta al futuro e all’incontro con gli altri. 25) Commentare i nuovi dannati della terra secondo Beneduce Nel mondo contemporaneo non si parla più di colonialismo nel senso classico del termine: oggi sono i “dannati” ad alimentare i fenomeni diasporici e a muoversi verso geografie-miraggio dove, però, vivono uno shock culturale. Provano smarrimento dovuto alla condizione di liminarità, marginalità continua del -non essere più- e -non essere ancora-. I nuovi dannati sono i cosiddetti “rifugiati sans papier”, i richiedenti asilo, i “corpi frontiera”. In Pedagogia degli oppressi, Freire indirizzata la sua dedica di compassione «agli straccioni nel mondo e a coloro che in essi si riconoscono e così riconoscendosi con loro soffrono e con loro lottano». Il metodo di questa «lotta» è soltanto l’educazione autentica, dialogica, democratica. «In nome di niente e nessuno — afferma Freire — accetto azioni terroristiche, dal momento che provocano la morte di innocenti e il senso di insicurezza degli esseri umani». Scaricato da Jimmy Barletta (
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