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Cicerone e analisi Prima catilinaria, Versioni di Latino

In questo documento sono presenti la descrizione della vita di Cicerone, di tutte le sue opere principali, la traduzione e l'analisi del testo della prima catilinaria in Latino (è presente una volta scaricato il documento come documento word nei commenti di ogni parola presente nel testo in cui cliccate)

Tipologia: Versioni

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Caricato il 08/02/2021

gianbattista17
gianbattista17 🇮🇹

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Scarica Cicerone e analisi Prima catilinaria e più Versioni in PDF di Latino solo su Docsity! CICERONE VITA Marco Tullio Cicerone, uno dei grandi intellettuali dell’età di Cesare, è considerato un testimone del suo tempo. Ha pagato con la vita le sue idee. Fu un uomo controverso, considerato per molto tempo una figura negativa per le sue tendenze filo conservatrici. È un homo novus, figlio di una famiglia del ceto equestre (una sorta di classe borghese di commercianti, imprenditori etc.) Nasce ad Arpino nel 106 a.C. Ha origini non aristocratiche ma riceve un’ottima educazione del suo maestro Artensio Ortalo. Si dedica allo studio dell’Eloquenza, della poesia, della lingua e poi nell’80 diviene avvocato. Dal 79 al 77 sta in Grecia per completare gli studi di filosofia e oratoria. Nel 70 diviene governatore della Sicilia. È in Sicilia che gli viene chiesto di condurre una causa contro l’ex governatore Verre, un politico corrotto. Cicerone era già popolare grazie ad una causa precedente in cui aveva difeso un parricida, accusando addirittura un nipote di Silla. Grazie alla sua audacia si era fatto conoscere. Con le Verrine però raggiunge il vertice della popolarità. Nel 63 a.C. diviene console ed è in questi anni che viene scoperta la De Catilina coniuratione. Fa condannare a morte i Catilinari, attirandosi l’ostilità dei populares. Un tribuno della plebe (Clodio) scrive così una legge ad personam in cui condannava chi come Cicerone aveva condannato a morte senza processo. Cicerone così va in esilio. Quando torna a Roma, alla morte di Clodio, difende il suo assassino Milone. Incontra Cesare in questo periodo, il quale gli concede clemenza, nonostante i due la pensassero in modo diverso. In questi anni divorzia dalla moglie Terenzia e muore sua figlia Tullia. Tra il 46 e il 44 scrive delle opere retoriche e filosofiche. Tra il 44 e 43 egli scrive le Filippiche (14 orazioni contro Antonio). Alla fine viene ucciso dai sicari di Antonio e il suo corpo viene deturpato, la testa e le mani appese in pubblica piazza. Per tutta la vita ha lottato affinché la repubblica a Roma restasse tale. Nella guerra civile aveva dovuto appoggiare Pompeo ovvero il male minore, poiché Cesare era troppo accentratore di potere. Dunque difese sempre il senato. Fu un grande oratore, grande esponente della CONCINNITAS (prosa equilibrata simmetrica e armoniosa). Sosteneva che in un discorso, nell’arte del parlare, l’aspetto tecnico è strettamente legato alla parte umana. La parola è spesso usata per esprimere la propria moralità. ORATORIA Cicerone studiò a Roma filosofia e retorica. Studiò anche oratoria in Grecia con Apollonio Molone. Fu questore in Sicilia e l’anno dopo (76 a.C) entrò in Senato. Si candidò al consolato nel 63 a.C. battendo Catilina. Cicerone sosteneva gli optimates.(aristocrazia) L’inizio delle sue disgrazie politiche fu la congiura di Catilina. Egli fece la prima orazione catilinaria che lo costrinse a lasciare Roma. Nel 58 a.C. Clodio, tribuno della plebe, lo fece condannare all’esilio per aver mandato a morte i catilinari. Tornato dall’esilio si avvicinò a Cesare e Pompeo. Anni dopo stava per scoppiare una guerra civile tra Cesare e Pompeo, lui non si schierò con Pompeo che non era dalla parte del Senato. Dopo la sconfitta a Farsalo decise di riconciliarsi con Cesare e Pompeo morì. Durante la dittatura di Cesare, Cicerone si dedicò all’attività filosofica e letteraria. OPERE DI CICERONE: · Orazioni (Verrine, Catilinarie, Filippiche..) · Trattati · Opere politiche (De Repubblica) · Opere filosofiche · Testamento morale (De officis) LE ORAZIONI: Sempre più’ importante diveniva l’eloquenza, arte del dire in modo persuasivo. Per entrare in politica infatti i cittadini dovevano avere la capacità di parlare in pubblico, alle assemblee politiche e nei processi. Vi erano l’oratoria: ● Giudiziaria; ● politica o deliberativa (persuasione di un’assemblea per questione di interesse pubblico); ● epidittica o dimostrativo (discorsi privi di scopi come le orazioni funebri). I massimi rappresentanti dell’oratoria greca furono: Lisia, Isocrate, Demostene. La prima orazione trascritta fu quella di Appio Claudio Cieco. Abbiamo poi quelle di Catone il Censore e di Cicerone. Quelle che ci pervengono sono 58. La loro pubblicazione avvenne per diversi scopi: propaganda politica, difesa del proprio operato, desiderio di gloria. Costruire un’oratoria Il perfetto oratore: Nel libro I, Cicerone, per bocca di Lucio Licinio Crasso, uno dei personaggi del dialogo, espone e sviluppa ampiamente la tesi di fondo dell’opera, enunciata fin dalla prefazione Cicerone prende posizione contro la concezione di quei retori greci che pretendono di formare il perfetto oratore sole per mezzo di regole e di esercizi, ma anche contro quella di chi ritiene che siano sufficienti le doti naturali (ingenium) e l’esperienza. Egli afferma l’ideale di un oratore impegnato nella vita pubblica, ma al tempo stesso fornito di una ricchissima cultura, che gli consenta di parlare con competenza ed efficacia su qualsiasi argomento: in sostanza Cicerone riprende dal greco Isocrate e rielabora in senso romano l’ideale dell’oratoria come scienza che rivendica a se stessa l’universalità del sapere. Per quanto riguarda il problema dei rapporti tra la retorica e la filosofia egli assume una posizione equilibrata e conciliatrice; tuttavia, mentre afferma e ribadisce più volte la necessità e l’importanza per l’oratore di una buona cultura filosofica, pone sostanzialmente anche la filosofia in una posizione subordinata all’eloquenza, concepita come facoltà e capacità che abbraccia ogni competenza e ogni dottrina. Brutus : è in forma di dialogo. Gli interlocutori sono Cicerone e i suoi amici Attico e Bruto (a cui è dedicata l’opera). Cicerone parla dell’oratoria romana e in particolare della sua carriera. Orator : dedicato sempre a Bruto, riprende lo stile del 3^ libro del De Oratore. Parla dei 3 livelli di stile: umile, medio e sublime. Tratta la prosa ritmica e le clausole (successione e alternanze di sillabe lunghe e brevi). OPERE POLITICHE: De repubblica: si parla di Filosofia politica. Discute dell’organizzazione dello stato, delle forme di governo migliore, delle istituzioni politiche romane. è composto da 6 libri. Si ispira all’opera di platone. Il protagonista del dialogo è Scipione. Nel 1^ libro da la definizione di stato. Presenta le forme di governo monarchia, aristocrazia e democrazia e le degenerazioni: tirannide, oligarchia e demagogia( democrazia negativa, potere totalmente al popolo). Per lui la migliore è una forma mista in cui il potere è dei consoli ma è accompagnato dal senato. Nel 2^ libro parla della storia dello stato romano a partire da Romolo; Nel 3^ libro parla di giustizia. Il 4^ e il 5^ sono andati perduti, e in essi confutava delle posizioni scettiche e delineava la figura del cittadino e del governatore perfetto. Sognum Scipionis è il finale dell’opera, il libro VI in cui Scipione l’emiliano sogna il suo avo Scipione l’Africano che gli predice tutte le sue future imprese e gli mostra tutto il grandioso spettacolo delle sfere celesti e la via Lattea. In essa vivono con l’immortalità le anime dei grandi uomini politici. Crede quindi che l’anima sia immortale. Scipione inoltre racconta di aver sentito il rumore delle sfere celesti. Il sognum Scipionis ci è giunto solo perché è stato interpretato in modo escatologico. De legibus: Anche questo ispirato all’opera platonica Le Leggi: abbiamo solo 3 libri ed è un dialogo tra lui, Quinto e Attico, (fratelli) passa in rassegna tutte le leggi di Roma. OPERE FILOSOFICHE: De officiis: (“I doveri”) è un trattato formato da 3 libri in cui l’autore segue Panezio. Lo dedica al figlio Marco. Nel libro I parla dell’honestum, cioè il bene morale. Parla dei doveri e delle 4 virtù: sapienza, giustizia, fortezza e temperanza. Nel libro II parla dell’utile. I doveri vengono stabiliti secondo l’utile e si identificano con l’esercizio della virtù. Nel libro III si parla del conflitto tra utile e honestum che in realtà è solo apparente perché nessuna azione non onesta è utile. Nel libro II sopratutto, parla di come raggiungere gloria e fama. Humanitas: La concezione di humanitas riguarda: l’uomo è superiore perché dotato di ragione; sottopone passione e istinto alla ragione; nel comportamento con i suoi simili deve avere rispetto, tolleranza e benevolenza; deve essere utile alla patria; la cultura è indispensabile per la conoscenza; il riconoscimento è la coscienza di essere stato utile e aver compiuto i propri doveri. Probare, delectare, flectere (p. 419) Cicerone dice che un buon oratore deve persuadere i destinatari con argomenti razionali, dilettarli con esposizioni piacevoli e suscitare emozioni. Lo stile è chiaro e semplice nel probare, medio nel delectare e energico, alto nel flectere. Parla poi del decorum (de officiis) come abilità dell’oratore di adottare concetti e parole alle diverse parti del discorso. Dati naturali e formazione dell’oratore: Cicerone si discosta dal pensiero di Catone (padroneggia l’argomento, le parole seguiranno= si Rem tene, verba sequentur.) e crede che fondamentali siano la tecnica e la conoscenza per non fare giri di parole. L’oratore deve possedere nozioni, curare lo stile, collocare le parole, preoccuparsi de gesti, della voce… Catilinariae, la prima orazione (esordio p 436): Cicerone è convinto che l’esordio sia importante per attirare l’attenzione del destinatario. è bene usare toni pacati. Nelle Catilinariae l’esordio invece è piuttosto aggressivo e Cicerone non si preoccupa dell’attenzione dei suoi ascoltatori: i senatori.Tutto ciò per l’urgenza di prendere immediati provvedimenti. Cicerone attacca il discorso inveendo contro Catilina, chiedendogli fino a quando continuerà il suo gioco pensando di imbrogliare il senato e abuserà della loro pazienza. Sostiene che tutti sanno delle sue nefandezze, delle sue trame contro il senato, ma nessuno faccia nulla. Richiama i tempi passati in cui il senato era più forte, cita per esempio il pontefice massimo Publio Scipione, che uccise Tiberio Gracco poiché attentava alla stabilità dello stato e Servilio Ahala, che assassinò S. Melio, che mirava a sovvertire le istituzioni. Si meraviglia di come nessuno abbia il coraggio di arrestarlo o di come si abbia già fatto sparire il decreto che permette di eliminarlo. Accusa lo Stato di fiacchezza ed inettitudine. Dichiara l’esistenza d’un accampamento adunato in Etruria pronto a ribaltare il governo capitanato da Catilina. Si chiede come si possa permettere che giri ancora liberamente in senato: pur avvertendo il pericolo si preferisce far finta d’ignorarlo e alcuni in senato segretamente lo sostengono. Cicerone stesso non si decide ad intervenire con un’azione definitiva nei confronti dell’accusato, ma per un motivo ben preciso. Lo minaccia implicitamente di morte nel caso non si decidesse a mutar piani e ad abbandonar i suoi intenti. 436: LA PRIMA CATILINARIA Per comprendere pienamente la forza e l’efficacia dell’incipit della prima Catilinaria bisogna tenere presente il contesto in cui questa orazione è stata pronunciata: siamo all’otto novembre del 63 a.C. Due giorni prima i catilinari si erano riuniti presso la casa di Leca e avevano deciso di eliminare il console Cicerone . L’oratore, venuto a sapere della cosa grazie alla sua informatrice Fulvia, pone sotto sorveglianza la propria casa. Il mattino successivo Cicerone decide di riunire il senato d’urgenza per denunciare gli ultimi misfatti di Catilina. La riunione viene convocata straordinariamente presso il tempio di Giove Statore sul Palatino, un luogo riparato che poteva garantire una migliore difesa in caso di attacchi improvvisi, mentre in città vengono posizionati presidi armati per evitare lo scoppio di disordini. Catilina entra allora in senato e tutti i senatori si alzano, lasciando il rivoluzionario completamente isolato nel suo seggio. In questo clima straordinario Cicerone comincia a recitare la prima Catilinaria , che parte da subito con un attacco violento rivolto contro lo stesso Catilina. Questo incipit stravolge le regole stesse della retorica classica: laddove infatti una orazione di questo tipo avrebbe richiesto un inizio dimesso e rivolto ai destinatari dell’opera (in questo caso i senatori presenti), al fine di produrre un crescendo emotivo che sarebbe culminato nella peroratio finale, Cicerone parte ex abrupto con un'apostrofe rivolta a Catilina, che viene incalzato mediante l’utilizzo di ben sette frasi interrogative che culminano con l’esclamazione divenuta proverbiale con cui si apre il secondo paragrafo:Il secondo e il terzo paragrafo si basano invece sulla profonda contraddizione esistente tra lo stato delle cose (Catilina vive e compie le proprie malefatte sotto lo sguardo delle istituzioni, consapevoli dei suoi delitti) e come le cose stesse dovrebbero andare (Catilina dovrebbe essere stato ucciso già da tempo). Questa contraddizione viene resa ancora più paradossale da Cicerone mediante l’utilizzo di exempla storici, in cui la risposta delle istituzioni e addirittura dei privati cittadini era stata pronta e immediata. Con una forma di abile captatio benevolentiae one non incolpa però il Senato, ma solo se stesso, se la situazione è arrivata a tal punto. In questo brano Cicerone dimostra insomma la propria abilità di oratore, dimostrando di saper adattare il proprio stile alla situazione in cui si trova. L’oratore infatti abbandona completamente la concinnitas (“armonia”, ovvero l’uso di periodi lunghi ed equilibrati), a favore di uno stile spezzettato, caratterizzato da frasi interrogative brevi e incalzanti, tese a generare un intenso patetismo nell’ascoltatore dell’epoca e nel lettore di oggi.