Scarica Cicerone, Pro Archia e più Dispense in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! PRO ARCHIA, Cicerone L’exordium, spazio tradizionalmente deputato alla captatio benevolentiae, si apre con una serie di 3 protasi, ciascuna seguita da una subordinata relativa da cui a sua volta dipende una subordinata di terzo grado (interrogativa indiretta nel primo colon, infinitiva negli altri 2). La struttura del trĭcōlon è crescente (con l’ultimo membro più lungo dei primi due), ma scandisce un climax discendente. L’intero periodo, ipotattico, è retto dall’apodosi del periodo ipotetico, posta in chiusura: la struttura permette di presentare prima la figura di Cicerone e solo successivamente quella dell’imputato, il cui nome è ritardato alla fine del periodo. Nella sua autopresentazione Cicerone focalizza tre caratteristiche essenziali dell’oratore, disposte secondo un climax discendente: il talento naturale (ingenium), l’abilità data da una pratica costante (exercitatio) e la competenza frutto dello studio(ratio) 1 Si quid(si aliquid) est in me(costr. dat. poss. x qual. morale) ingeni(gen. part. x pron. neutro), iudices, / quod sentio / quam sit exiguum / aut si -est- qua exercitatio dicendi(gerundio gen.) / in qua me non infitior(litote) / me mediocriter esse versatum / aut si -est- huiusce(-ce raff. enfasi) rei ratio aliqua ab optimarum artium studiis ac disciplina(endiadi) profecta / a qua ego nullum confiteor / aetatis(iponimo) meae tempus(iperonimo) abhorruisse / earum rerum omnium vel(rafforza il superl.) in primis hic(deittico) A. Licinius fructum a me repetere prope suo iure debet // Nam quoad(cong. rel.) longissime potest(forma raff. sup. avv.) mens mea respicere spatium praeteriti temporis, et pueritiae memoriam recordari ultimam / inde usque repetens / hunc video mihi principem(predicativo) (et ad suscipiendam) (et ad ingrediendam rationem horum studiorum) exstitisse // Quod si haec vox(sing. collett.), huius hortatu praeceptisque conformata, non nullis(dat. termine) aliquando saluti(dat. fine)(doppio dativo) fuit / a quo(prolessi) id accepimus / quo ceteris opitulari et alios servare possemus / huic profecto ipsi, (quantum est situm in nobis) et opem et salutem ferre debemus // Se c’è in me un po’ di talento, giudici / che comprendo / quanto sia esiguo / o se -c’è- una qualche esperienza dell’eloquenza / nella quale non nego / di essermi mediocremente esercitato / o se -c’è- qualche competenza in questa arte derivata dalla pratica e dallo studio delle arti più nobili / alle quali confesso / di non aver mai sottratto alcun istante della mia vita / di tutte queste cose Aulo Licinio, forse per primo, deve chiedermi il frutto, quasi per suo diritto // Infatti, fin dove la mia mente può considerare il più lontano possibile l’ampiezza del tempo passato e rievocare i più lontani ricordi della fanciullezza / e da lì via via considerando / vedo / che costui è stato per me la guida principale / sia per scegliere / che per intraprendere l’indirizzo di questi studi // E se questa voce educata dalle esortazioni e dagli insegnamenti di costui è stata qualche volta di salvezza per qualcuno / di certo proprio a lui (da cui ho ricevuto i mezzi per soccorrere e difendere altri) devo portare (per quanto mi è possibile) soccorso e aiuto // 2 Ac ne quis a nobis(pluralis modestiae) (hoc ita dici)forte miretur / quod alia quaedam in hoc facultas sit ingeni, neque haec dicendi ratio aut disciplina / ne nos quidem huic uni studio penitus umquam dediti fuimus (perf. log.) // Etenim omnes artes (quae ad humanitatem pertinent) habent quoddam commune vinculum / et quasi cognatione quadam inter se continentur // E perché nessuno si stupisca / che io dica questo / che in questo uomo c’è altro tipo di talento e non un’esperienza e una formazione da oratore / nemmeno io sono stato mai interamente dedito a questo unico studio // Infatti tutte le altre arti (che riguardano la cultura) hanno un vincolo comune / e sono unite tra loro quasi da una specie di parentela // 3 Sed ne cui(alicui) vestrum(gen. part.) mirum esse videatur / [me in quaestione legitima(less. giuridico) et in iudicio publico (cum res agatur) apud praetorem populi Romani, lectissimum virum(apposizione), et apud severissimos iudices, tanto conventu hominum ac frequentia(abl. ass.➝endiadi) hoc(antecedente quod) uti genere dicendi] (quod(sfum. concess.) non modo a consuetudine iudiciorum, verum etiam a forensi sermone abhorreat) / quaeso(x quaero)a vobis / ut in hac causa mihi detis hanc(dimostr. prolettico) veniam, adcommodatam huic(dimostr. deittico) reo, vobis (quem ad modum spero) non molestam / ut me pro summo poeta atque eruditissimo homine dicentem, hoc concursu hominum literatissimorum, hac vestra humanitate, hoc denique praetore exercente iudicium, patiamini de studiis humanitatis ac litterarum(endiadi) paulo(-o des. ablativale di misur. precisa il compl.) loqui liberius(compl. avverb.) / et in eius modi persona (quae propter otium ac studium minime(superl. avv.) in iudiciis periculisque tractata(freq. traho) est) uti prope novo(val. attenuato) quodam et inusitato genere dicendi // Ma perchè a qualcuno di voi non sembri essere strano / [che io in un procedimento legale e in un processo pubblico (mentre la causa si tratta) in presenza del pretore del popolo romano, uomo davvero ragguardevole, e davanti a giudici molto severi, essendo presente una tal folla di uomini impieghi questo genere di eloquenza] / che è estranea non solo alla consuetudine dei processi ma anche al linguaggio forense / chiedo a voi / di concedermi in questa causa questa licenza, adatta a questo imputato e a voi (come spero) non fastidiosa / che (a me che parlo in nome di un sommo poeta e di un uomo coltissimo alla presenza di questa assemblea di uomini molto eruditi, di questa vostra cultura, e infine questo pretore che presiede il processo) permettiate di parlare un po’ più liberamente dell’amore per la cultura e le lettere e di ricorrere per un personaggio di questo tipo che per attività e formazione non è mai stato trascinato in giudizio o in processo a un genere di eloquenza in qualche modo nuovo e inedito // 4 Quod(nesso) si mihi a vobis tribui concedique sentiam / perficiam profecto / [ut (hunc A. Licinium non modo non segregandum -esse- (cum sit civis) a numero civium) {verum etiam (si non esset) putetis] asciscendum fuisse - in numerum civium- } // (inizia la narratio) Nam ut primum(loc. temp.) ex pueris(concretto no astratto - e pueritia) excessit Archias, atque ab eis artibus / quibus aetas puerilis ad humanitatem informari solet / se ad scribendi(gen. gerundivo. assol.) studium contulit / primum Antiochiae(loc.) [nam ibi natus est loco nobili (abl. orig.)] celebri quondam urbe et copiosa, atque eruditissimis hominibus liberalissimisque studiis adfluenti, celeriter antecellere omnibus(dat. pers.) ingeni gloria(abl. lim. cosa) contigit -ei- // Post(=postea avv.) in ceteris Asiae partibus cunctaeque Graeciae sic(anteced. consec.) eius adventus celebrabantur / ut famam ingeni exspectatio hominis, exspectationem(poliptoto) ipsius adventus admiratioque superaret // Se capirò che voi a me permettete e concedete questo / riuscirò a convincervi di certo / [che (questo Aulo Licinio non solo è da escludere dal numero dei cittadini) (essendo egli un cittadino) {ma anche che (se non lo fosse) sarebbe stato da accogliere} // Infatti non appena Archia uscì dalla fanciullezza e da quegli studi / con cui l’età giovanile è solita prepararsi alla cultura / si rivolse all’attività della scrittura / e prima ad Antiochia [infatti lì era nato da nobile famiglia] città un tempo celebre e ricca di uomini eruditissimi e studi nobilissimi, cominciò rapidamente a superare tutti per la gloria del talento // Poi nelle altre regioni dell’Asia e in tutta la Grecia il suo arrivo era celebrato / al punto che l’attesa dell’uomo superava la fama del suo talento, mentre il suo arrivo, e l’ammirazione superava l’attesa // 5 Erat Italia tum plena Graecarum artium ac disciplinarum(endiadi) / studiaque haec et in Latio uehementius tum colebantur / quam nunc isdem in oppidis -coluntur- / et hic Romae(locat.) propter tranquillitatem rei publicae non neglegebantur(litote) // Itaque hunc et Tarentini et Locrenses et Regini et Neapolitani ciuitate ceterisque praemiis donarunt(sincop.) / et omnes (qui aliquid de ingeniis poterant iudicare) cognitione atque hospitio dignum existimarunt(sincop.) // Hac tanta celebritate(abl. causa) famae cum esset iam absentibus(part. sost.) notus / Romam uenit Mario consule et Catulo(abl. ass. temp.) // Nactus est primum consules eos / quorum alter res (ad scribendum) maximas, alter cum res gestas tum etiam studium atque auris adhibere posset // Statim Luculli (cum (narrativum) praetextatus etiam tum Archias esset) eum domum suam(moto a) receperunt // Dedit etiam hoc(prolett.) non solum lumen ingeni ac litterarum(endiadi) uerum etiam naturae atque uirtutis(endiadi) [ut domus (quae huius adulescentiae prima fuerit(cong. caratt. x attr. mod.)) eadem(avv.) esset familiarissima senectuti] // A quel tempo l’Italia era piena delle arti e discipline greche / e questi studi si coltivavano anche nel Lazio con maggior impegno / di quanto non si faccia ora nelle stesse città / e anche qui a Roma non erano trascurati grazie al momento di tranquillità della cosa pubblica // E così Tarantini, Locresi, Reggini e Napoletani lo onorarono con la cittadinanza e altri doni / e tutti (quelli che in qualche modo potevano apprezzare il talento) lo ritennero degno di rispetto e ospitalità // In seguito alla diffusione di una fama così grande, essendo noto ormai anche a chi era lontano / venne a Roma durante il consolato di Mario e Catulo // Inizialmente incontrò questi consoli / dei quali uno poteva offrire grandissime gesta da celebrare, l’altro non solo imprese, ma anche interessi e orecchie da intenditore // Subito (quando Archia aveva ancora la toga pretesta) i Luculli lo accolsero 12 Quaeres a nobis, Gratti / cur tanto opere hoc homine delectemur // Quia suppeditat nobis / ubi(sfum. consec.) et animus ex hoc forensi strepitu reficiatur / et aures conuicio defessae conquiescant // An tu(enf.) existimas / aut suppetere nobis posse / quod cotidie dicamus(attr. mod.) in tanta uarietate rerum / nisi animos nostros doctrina excolamus / aut ferre animos tantam posset contentionem / nisi eos doctrina(abl. strum.) eadem relaxemus? // Ego uero fateor / me his studiis esse deditum // Ceteros pudeat(cong. esort.) / si qui ita se litteris abdiderunt / ut nihil possint ex eis neque ad communem adferre fructum neque in aspectum lucemque(endiadi) proferre // me autem quid pudeat(cong. dubitat.) / qui tot annos ita uiuo, iudices / ut a nullius umquam me tempore aut commodo aut otium meum abstraxerit / aut uoluptas auocarit / aut denique somnus retardarit? // Ci chiedi, Grazio / perché con tanto entusiasmo di questo uomo mi compiaccia // Perché ci fornisca / dove risanare l’animo da questo chiasso del foro / e riposino le orecchie sfinite dal frastuono // Forse tu ritieni / o che possa bastare a noi / ciò che giornalmente diciamo in così grande varietà di modi / se non ingentilissimo i nostri animi con la poesia/ o che gli animi possano sopportare una fatica così dura / se non la ristorassimo con la medesima poesia? // Io certo confesso / di essermi dedito a questi studi // Si vergognino gli altri / se qualcuno si è sepolto nelle lettere / a tal punto da non poter ottenere da esse nulla per la comune utilità né per pubblicarlo(portare qualcosa in piena luce) // Di cos’altro dovrei vergognarmi io / che da tanti anni vivo così, giudici / che il mio riposo mai mi ha allontanato dall’interesse pubblico / o infine il sonno me lo ha impedito? // 13 Qua re quis tandem me reprehendat(cong. pot.) / aut quis mihi iure suscenseat(cong. pot.) / {si, [quantum ceteris (ad suas res obeundas(gerundivo)) (quantum ad festos dies ludorum celebrandos) quantum ad alias uoluptates et ad ipsam requiem animi et corporis conceditur temporum] (quantum alii tribuunt tempestiuis conuiuiis) quantum denique alueolo, quantum pilae, tantum mihi egomet (ad haec studia recolenda) sumpsero?}// Atque id eo(prolettico) mihi concedendum est magis / quod ex his studiis haec quoque crescit oratio et facultas(endiadi) / quae (quantacumque est in me) numquam amicorum periculis defuit // Quae si cui(=si alicui) leuior(comp. ass.) uidetur / illa quidem certe (quae summa sunt) ex quo fonte hauriam / sentio // Pertanto chi potrebbe infine biasimarmi /o chi a buon diritto potrebbe adirarsi con me / {se io [(per coltivare questi studi) mi sarò preso} tanto tempo quanto dagli altri è stato dedicato ad attendere ai propri interessi (quanto a celebrare i giorni festivi dei giochi) quanto agli altri piaceri e al riposo stesso dell’animo e del corpo (quanto gli altri dedicano ai banchetti prolungati) quanto infine ai dadi, quanto alle palestre?] // E questo tanto più mi deve essere concesso / perchè grazie a questi studi cresce anche la facoltà oratoria / che (per quanto sia piccola in me) mai è venuta meno agli amici in difficoltà // E se questa pare a qualcuno troppo modesta / io so / per certo da quale fonte attingo quelle cose (che sono le più importanti) // 14 Nam nisi multorum praeceptis multisque litteris mihi ab adulescentia suasissem / nihil esse in uita magno opere expetendum nisi laudem atque honestatem / in ea autem persequenda omnis cruciatus corporis, omnia pericula mortis atque exsili parui(gen. stima) esse ducenda / numquam me pro salute uestra in tot ac tantas dimicationes atque in hos profligatorum hominum cotidianos impetus obiecissem // Sed pleni omnes sunt libri, plenae sapientium uoces, plena exemplorum uetustas // quae iacerent in tenebris omnia / nisi litterarum lumen accederet // Quam multas nobis imagines (non solum ad intuendum) (uerum etiam ad imitandum) fortissimorum uirorum expressas(term. scultura) scriptores et Graeci et Latini reliquerunt! // quas(nesso) ego mihi semper in administranda re publica proponens / animum et mentem meam ipsa cogitatione hominum excellentium conformabam // Infatti se dall’adolescenza non mi fossi persuaso con gli insegnamenti di molti e molte letture / che nulla nella vita si deve ricercare con grande impegno se non la lode e l’onore / e che nel conseguirli ogni pericolo di morte o di esilio deve essere considerato di poco conto / mai mi sarei gettato per la vostra salvezza in tanto e tanto in grandi lotte e in questi quotidiani assalti di uomini vili // Ma ne sono pieni i libri, piene le massime dei filosofi, piene degli esempi dell’antichità // Che giacerebbero nell’ombra / se non le aiutasse la luce delle lettere // Quante nitide immagini di uomini fortissimi (non solo da ammirare) (ma anche da imitare) ci hanno lasciato gli scrittori Greci e Latini // Ed io temendo dinnanzi nel governare lo stato / plasmavo il mio animo e la mia mente grazie alla riflessione su questi uomini eccelsi // 15 Quaeret quispiam // "quid? illi ipsi(espres. enfat.) summi uiri (quorum uirtutes litteris proditae sunt) istane(encl.) doctrina (quam tu effers laudibus(abl. strum.)) eruditi fuerunt?" // Difficile est(falso cond.) hoc de omnibus confirmare / sed tamen est certum -mihi- / quid respondeam // Ego (multos homines excellenti animo ac uirtute(abl. qualità) fuisse sine doctrina) (et(=etiam) naturae ipsius habitu prope diuino per se ipsos(comp. mezzo) et moderatos et grauis exstitisse) fateor // etiam illud(prolettico) adiungo /saepius ad laudem atque uirtutem naturam sine doctrina -valuisse- / quam sine natura ualuisse doctrinam // Atque idem ego hoc(prolettico) contendo / cum(narrativum) ad naturam eximiam et inlustrem accesserit ratio quaedam conformatioque(endiadi) doctrinae / tum illud nescio quid praeclarum ac singulare solere exsistere // Qualcuno chiederà: // ‘Cosa? Quegli stessi grandissimi uomini (le cui virtù sono state tramandate dalle lettere) sono stati istruiti da questa stessa cultura (che tu esalti con le lodi)?’ // Sarebbe difficile affermare questo di tutti / ma tuttavia è certo -a me- / quello che risponderò // Io ammetto (che ci sono stati molti uomini di animo e virtù eccellentissimi senza cultura) (e che per una disposizione quasi divina della loro stessa natura si sono dimostrati di per sé saggi e autorevoli) // E aggiungo anche questo / che spesso alla lode e alla virtù è valsa più la natura senza cultura / che la cultura senza natura // E però sostengo anche questo / quando ad una natura esimia e straordinaria si sono aggiunti un certo metodo e la formazione data dalla cultura / allora è solito risultare quel non so che di splendido e raro // 16 Ex hoc esse hunc numero (quem patres nostri uiderunt) diuinum hominem, Africanum, ex hoc -numero- C. Laelium, L. Furium, moderatissimos homines et continentissimos, ex hoc-numero- fortissimum uirum et illis temporibus(abl. limitazione) doctissimum, M. Catonem illum senem // qui(nesso) profecto si nihil(acc. avv.) (ad percipiendam colendamque uirtutem) litteris adiuuarentur / numquam se ad earum studium contulissent // Quod si non hic tantus fructus ostenderetur / et si ex his studiis delectatio sola peteretur / tamen (ut opinor) hanc animi remissionem humanissimam(predic.) ac liberalissimam(predic.) iudicaretis // Nam ceterae -animi adversiones- neque temporum sunt neque aetatum omnium neque locorum / at haec studia adulescentiam acuunt / senectutem oblectant / secundas res ornant / aduersis -rebus- perfugium ac solacium praebent / delectant domi / non impediunt foris / pernoctant nobiscum / peregrinantur / rusticantur // In questo numero c’è questo (che i nostri padri hanno visto) uomo eccezionale, l’Africano; in questo -numero- Caio Lelio e Lucio Furio, uomini molto equilibrati e moderati; in questo -numero- l’uomo più deciso e istruito di quei tempi, il famoso Marco Catone il Vecchio // e costoro se non fossero stati aiutati dalle lettere (a conoscere e praticare la virtù) / non si sarebbero mai dedicati al loro studio // Che se non si offrisse questo così grande vantaggio / e se da questi studi si cercasse il solo diletto / tuttavia (come penso) giudicherete questa distrazione dell’animo molto umana e degna di un uomo libero // Ora tutte le altre -distrazioni dell’animo- non sono nè di ogni tempo nè di ogni età e luogo / ma questi studi nutrono l’adolescenza / rallegrano la vecchiaia / abbelliscono le circostanze favorevoli / in quelli sfavorevoli offrono rifugio e conforto / dilettano la casa / non sono di ostacolo fuori / passano la notte con noi / viaggiano / vengono in campagna // 17 Quod si ipsi (rif. a -nos-) haec -studia- neque attingere neque sensu nostro(abl. strum.) gustare possemus / tamen ea -studia- mirari deberemus / etiam cum in aliis uideremus (attr. mod.)// Quis nostrum(gen. part.) tam animo agresti ac duro fuit / ut Rosci morte nuper non commoueretur? // qui(nesso) cum esset senex(predicat.) mortuus / tamen propter excellentem artem ac uenustatem uidebatur / omnino mori non debuisse (nom+inf.)// Ergo ille corporis motu tantum amorem sibi conciliarat (= conciliaverat) a nobis omnibus // nos animorum incredibilis motus celeritatemque ingeniorum neglegemus? // Che se noi stessi non potessimo né occuparci né gustare questi studi con la nostra sensibilità / tuttavia dovremmo ammirarli / anche quando li vedessimo in altri // che di noi è stato di animo tanto rozzo e insensibile / da non commuoversi per la morte di Roscio poco tempo fa? // e sebbene sia morto vecchio / tuttavia per la sua arte eccellente e la grazia sembrava / che non sarebbe dovuto affatto morire // Infatti si era procurato l’affetto da parte di noi tutti soltanto con le movenze del corpo // noi dovremmo trascurare le incredibili emozioni dell’animo e la prontezza di ingegno? 18 Quotiens ego hunc(deittico) Archiam uidi, iudices, / utar enim uestra benignitate / quoniam me in hoc nouo genere dicendi tam diligenter attendĭtis / quotiens ego hunc uidi / cum litteram scripsisset nulla / magnum numerum optimorum uersuum de eis ipsis rebus (quae tum agerentur) dicere ex tempore / quotiens reuocatum eandem rem dicere / commutatis uerbis atque sententiis (abl. ass. temp.) // Quae(prolessi) uero accurate cogitateque scripsisset / ea sic (uidi) probari / ut ad ueterum scriptorum laudem perueniret // Hunc ego non diligam(cong. dub.) / non admirer (cong. dub.) / non (-hunc- omni ratione defendendum -esse-) putem (cong. dub.)? // Atque sic(prolettico della inf.) a summis hominibus eruditissimisque accepimus / ceterarum rerum studia ex doctrina et praeceptis et arte constare / poetam natura ipsa ualere / et mentis uiribus excitari / et quasi diuino quodam spiritu inflari // Qua(nesso) re suo iure noster ille Ennius "sanctos" appellat poetas / quod quasi deorum aliquo dono atque munere commendati nobis esse uideantur(rif. del pensiero ad Ennio) // Quante volte giudici ho visto questo Archia / userò infatti la vostra benevolenza / poichè prestiate a me attenzione in questo nuovo genere di eloquenza / quante volte ho visto costui / pur non avendo scritto nulla / improvvisare un gran numero di ottimi versi riguardo quegli stessi fatti (che si stavano svolgendo in quel momento) / quante volte trattare lo stesso argomento, invitato a ripetere / cambiate le parole e i concetti // E quanto invece aveva scritto con cura e riflessione / (l’ho visto) essere apprezzato a tal punto / da raggiungere la gloria degli antichi scrittori // Io non dovrei apprezzare costui / non lo dovrei ammirare / non dovrei ritenere che sia da difendere con ogni mezzo? // Eppure dagli uomini più grandi ed eruditi abbiamo appreso / che gli studi delle altre cose risultano sia dalla cultura che dagli insegnamenti e dall’esercizio / il voeta trae la forza dalla natura / ed è mosso dalle forze della mente / e quasi da una divina ispirazione è invaso // Per questo con suo buon diritto il nostro Ennio chiama sacri i poeti / perché sembrano esserci stati raccomandati quasi da un qualche dono e grazia degli dei // 19 Sit(cong. esort.) igitur, iudices, sanctum apud uos, humanissimos homines, hoc poetae(gen. epesegetico) nomen / quod nulla umquam barbaria uiolauit // Saxa atque solitudines uoci respondent / bestiae saepe immanes cantu flectuntur / atque consistunt // nos instituti rebus optimis non poetarum uoce moueamur(cong. dubitat.)? // Homerum Colophonii ciuem esse dicunt suum / Chii suum uindicant / Salaminii repetunt / Smyrnaei uero (suum esse) confirmant / itaque etiam delubrum eius in oppido dedicauerunt / permulti alii praeterea pugnant inter se / atque contendunt // Ergo illi alienum(sf. concess.) (quia poeta fuit) post mortem etiam expetunt // nos hunc uiuum (qui et uoluntate et legibus noster est) repudiamus / praesertim cum omne olim studium atque omne ingenium(endiadi) contulerit Archias / ad populi Romani gloriam laudemque celebrandam? // Nam et Cimbricas res adulescens attigit / et ipsi illi C. Mario (qui durior(comp. ass.) ad haec studia uidebatur) iucundus fuit // Sia dunque sacro a voi, giudici, uomini coltissimi, il nome di questo poeta / che mai nessuna barbarie ha violato // Massi e deserti rispondono alla sua voce / spesso bestie orrende sono ammansite dal suo canto / e si bloccano // Noi, istruiti da una educazione sopraffine, non dovremmo essere commossi dalla voce dei poeti? // I gli abitanti di Colofone dicono / che Omero è loro cittadino / quelli di Chio lo rivendicano come loro / quelli di Salamina lo pretendono / quelli di Smirne infine assicurano che è loro / pertanto hanno dedicato ad egli un tempio in città / molti altri discutono tra loro / e se lo contendono // Dunque essi anche dopo la morte rivendicano un forestiero / perché è stato un poeta // Noi costui vivo lo respingiamo / che è nostro sia per scelta sia per legge / tanto più che da tempo Archia ha dedicato tutta la sua attività e il suo intelletto / a celebrare la gloria e la fama del popolo romano? // Infatti da giovane ha trattato della Guerra Cimbrica / e fu caro a quello stesso Caio Mario / che pare piuttosto restio a questi studi // 20 Neque enim quisquam est tam auersus a Musis(metonimia) / qui non (mandari uersibus aeternum suorum laborum praeconium) facile patiatur // Themistoclem illum, summum Athenis(locativo) virum, dixisse / aiunt / cum ero quaereretur / quod acroama(grecismo) aut cuius vocem libentissime audiret: / "eius a quo sua uirtus optime praedicaretur." // Itaque ille Marius item eximie L. Plotium dilexit / cuius ingenio putabat / ea (quae gesserat) posse celebrari // E ne infatti nessuno è così estraneo alla poesia / da non sopportare volentieri (che sia affidato ai versi un elogio immortale delle sue imprese) // Si dice / che lo stesso Temistocle, l’uomo più importante di Atene abbia detto / quando gli si chiedeva / quale canto o la voce di chi ascoltasse con maggior piacere: / ‘di colui dal quale il suo valore fosse celebrato al meglio’ // E così quel Mario apprezzò ugualmente in modo eccezionale Lucio Plozio / dal cui ingegno credeva potesse essere celebrato (quello che aveva compiuto) // 21 Mithridaticum uero bellum magnum atque difficile et in multa uarietate terra marique uersatum totum ab hoc expressum est // qui(nesso) libri non modo L. Lucullum, fortissimum et clarissimum uirum, uerum etiam populi Romani nomen inlustrant // Populus enim Romanus aperuit Lucullo imperante(abl. ass. temp.) Pontum et regiis quondam opibus et ipsa natura et regione uallatum / populi Romani exercitus eodem duce(abl. ass. temp.) non maxima manu innumerabilis Armeniorum copias fudit / populi Romani laus est / urbem amicissimam Cyzicenorum eiusdem consilio ex omni impetu regio atque totius belli ore ac faucibus ereptam esse atque seruatam // nostra semper feretur (et praedicabitur) (L. Lucullo dimicante (abl. ass. temp.)) (cum periculorumque desiderat praeter hanc laudis et gloriae / qua(nesso rel.) quidem detracta (abl. ass. ipotet.) iudices / quid est / quod in hoc tam exiguo uitae curriculo et tam breui tantis nos in laboribus exerceamus? // E affinché facciate questo più liberamente / ora a voi mi rivelerò, giudici, / e a voi confesserò il mio per così dire amore per la gloria troppo ardente forse, ma tuttavia degno di stima // Infatti quelle cose che durante il nostro consolato abbiamo compiuto insieme con voi a favore della salute della nostra città e Stato e a favore della vita dei cittadini e dell’intera repubblica / costui le ha esposte in versi / e ha iniziato // Uditi i quali / poichè la cosa mi è parsa grande e bella / questa l’ho esortata (affinché la portasse a termine) // Infatti la virtù non richiede altra ricompensa per le fatiche e i pericoli tranne questa della fama fama e della gloria / tolta poi questa, giudici / che motivo c’è / di tormentarci in mezzo in mezzo a fatiche tanto grandi in questo corso della vita tanto piccolo e breve // 29 Certe, si nihil animus praesentiret in posterum / et si (quibus(prolessi) regionibus uitae spatium circumscriptum est) isdem omnis cogitationes terminaret suas / nec tantis se laboribus frangeret / neque tot curis uigiliisque angeretur / nec totiens de ipsa uita dimicaret // Nunc insidet quaedam in optimo quoque uirtus / quae noctes(acc. tempo det.) ac dies(acc. tempo det.) animum gloriae stimulis concitat / atque admonet / non cum uitae tempore esse dimittendam commemorationem nominis nostri / sed cum omni posteritate adaequandam // Certo, se l’animo non si prefigura nulla per l’avvenire / e se limitasse tutti i suoi pensieri con i medesimi confini (da cui è circoscritto lo spazio della vita) / ne si logorerebbe con tante fatiche / e ne si tormenterebbe con tante preoccupazioni e veglie / ne combatterebbe tante volte per la vita stessa // Ora anche in tutti i migliori è insita una certa virtù / che sprona l’animo notte e giorno con lo stimolo della gloria / e l’ammonisce / e gli ricorda che la memoria del nostro nome non va commisurata al tempo della vita / ma va rapportata all’intera posteriorità // 30 An uero(=nonne) tam(antecedente cons.) parui animi(gen. qualità) uideamur(cong. dub.)(costr. personale) esse omnes / qui in re publica atque(val. conclusivo ideo) in his uitae periculis laboribusque uersamur / ut (cum usque ad extremum spatium nullum tranquillum atque otiosum spiritum duxerimus) nobiscum simul moritura -esse- omnia arbitremur? // An statuas et imagines, non animorum simulacra, sed corporum, studiose multi summi homines reliquerunt // consiliorum relinquere ac uirtutum nostrarum effigiem nonne multo(avv. des. abl. di misura) malle(nesso allitt.) debemus summis ingeniis expressam et politam? // Ego uero [omnia (quae gerebam) iam tum in gerendo spargere me] ac disseminare arbitrabar in orbis terrae memoriam sempiternam // Haec uero siue a meo sensu post mortem a futura est [siue (ut sapientissimi homines putauerunt ) ad aliquam animi mei partem pertinebit ] / nunc quidem certe cogitatione quadam speque(endiadi) delector // O forse noi tutti dovremmo sembrare di animo tanto piccolo / che ci troviamo in politica e in questi pericoli e fatiche della vita / da ritenere (quando fino all’ultimo non avremmo tirato alcun respiro tranquillo e riposato) che con noi ogni cosa è destinata a morire ? // O forse statue e immagini, non riproduzioni dell’anima, ma del corpo, con zelo hanno lasciato molti grandissimi uomini ? // non dovremmo forse preferire di molto lasciare l’immagine delle nostre decisioni e virtù riprodotta ed abbellita dai migliori ingegni ? Io in verità pensavo [già allora nel compierle di diffondere tutto (quello che facevo)] e divulgare per un ricordo eterno da parte del mondo // E sia che questo dopo la morte stia lontano [ sia (come hanno ritenuto uomini molto saggi) riguardi una qualche parte di me] / ora almeno mi rallegro certamente per così dire con il pensiero e la spensieratezza // 31 Qua(nesso) re conseruate -in civitate-, iudices, hominem pudore(abl. qual.) eo / quem amicorum uidetis comprobari cum dignitate(abl. causa), tum etiam uetustate(abl. causa), ingenio autem tanto(abl. qual.) / quantum id conuenit existimari / quod summorum hominum iudiciis expetitum esse uideatis / causa uero eius modi quae beneficio legis, auctoritate municipi, testimonio Luculli, tabulis Metelli comprobetur // Quae cum ita sint / petimus a uobis, iudices / si qua(= si aliqua) non modo humana uerum etiam diuina in tantis ingeniis commendatio debet esse / {ut eum qui uos (qui uestros imperatores, qui(anafora) populi Romani res gestas semper ornauit) [qui etiam his recentibus nostris uestrisque domesticis periculis aeternum (se testimonium laudis daturum esse) profitetur] quique est ex eo numero / qui semper apud omnis sancti sunt habiti itaque dicti / sic(antecedente consec.) in uestram accipiatis fidem} / ut humanitate uestra leuatus potius quam acerbitate uiolatus esse uideatur(costr. pers.) // Pertanto giudici mantenete un uomo di tale riservatezza / che vedete essere apprezzato sia dalla dignità sia anche dalla lunga durata dei suoi amici, di ingegno tanto grande / quanto conviene sia stimato / ciò che vedete essere cercato dall’ingegno di grandissimi uomini / inoltre un processo di tal fatta da essere sostenuto dall’aiuto della legge, dall’autorità di un municipio, dalla testimonianza di Lucullo, dai registri di Metello // Poichè le cose stanno così / chiediamo a voi giudici / se deve esserci una qualche raccomandazione da parte vostra non solo umana, ma anche divina, per ingegni così grandi / { accogliete colui (che i vostri generali, che le gesta del popolo romano ha sempre onorato) [che anche in questi recenti pericoli interni, nostri e vostri dichiara (di dare sempre testimonianza immortale di fama)] ed è del numero di coloro / che presto tutti sono sempre considerati sacrosanti e pertanto così sono detti / così che sembri essere confortato dalla vostra bontà} piuttosto che offeso dal vostro rigore // 32 Quae(prolessi) de causa pro mea consuetudine breuiter simpliciterque dixi, iudices / ea (confido) probata esse omnibus(dat. di agente) // quae(prolessi) a foro aliena iudicialique consuetudine et de hominis ingenio et communiter de ipso studio locutus sum / ea, iudices, a uobis (spero) esse in bonam partem accepta / -ea esse accepta- ab eo (espress. ellittica) / qui iudicium exercet / certo scio // E quello che ho esposto brevemente e semplicemente, secondo mia consuetudine, riguardo la causa, giudici / (confido) che sia approvata da tutti // Quello che invece è stato detto di estraneo alla mia abitudine e al foro , sia dell’ingegno dell'uomo e in generale della sua attività / (spero) giudici che sia in buona parte da voi accolto / da chi / presiede il tribunale lo so / per certo //