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Cicerone, Pro Archia, Dispense di Letteratura latina

Analisi e traduzione letterale del Pro Archia di Cicerone

Tipologia: Dispense

2019/2020

In vendita dal 23/06/2020

salvatore-gigante
salvatore-gigante 🇮🇹

4.7

(25)

28 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Cicerone, Pro Archia e più Dispense in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! PRO ARCHIA, Cicerone L’​exordium​, spazio tradizionalmente deputato alla ​captatio benevolentiae​, si apre con una serie di 3 protasi, ciascuna seguita da una subordinata relativa da cui a sua volta dipende una subordinata di terzo grado (interrogativa indiretta nel primo ​colon​, infinitiva negli altri 2). La struttura del ​trĭcōlon ​è crescente (con l’ultimo membro più lungo dei primi due), ma scandisce un ​climax ​discendente. L’intero periodo, ipotattico, è retto dall’apodosi del periodo ipotetico, posta in chiusura: la struttura permette di presentare prima la figura di Cicerone e solo successivamente quella dell’imputato, il cui nome è ritardato alla fine del periodo. Nella sua autopresentazione Cicerone focalizza tre caratteristiche essenziali dell’oratore, disposte secondo un climax discendente: il talento naturale (​ingenium​), l’abilità data da una pratica costante (​exercitatio​) e la competenza frutto dello studio(​ratio​) 1 Si quid(si aliquid) ​est ​in me(costr. dat. poss. x qual. morale) ingeni(gen. part. x pron. neutro), iudices, / quod ​sentio ​/ quam ​sit ​exiguum / aut si ​-est- ​qua exercitatio dicendi(gerundio gen.) / in qua me non infitior​(litote) / me mediocriter ​esse ​versatum / aut si ​-est- ​huiusce(-ce raff. enfasi) rei ratio aliqua ab optimarum artium studiis ac disciplina(endiadi) profecta / a qua ego nullum ​confiteor / ​aetatis(iponimo) meae tempus(iperonimo) ​abhorruisse ​/ ​earum rerum omnium vel(rafforza il superl.) in primis hic(deittico) A. Licinius fructum a me ​repetere ​prope suo iure ​debet​ ​// Nam quoad(cong. rel.) longissime ​potest​(forma raff. sup. avv.) mens mea ​respicere ​spatium praeteriti temporis, et pueritiae memoriam ​recordari ​ultimam / inde usque repetens / hunc ​video ​mihi principem(predicativo) (et ad suscipiendam) (et ad ingrediendam rationem horum studiorum) ​exstitisse ​// Quod si haec vox(sing. collett.), huius hortatu praeceptisque conformata, non nullis(dat. termine) aliquando saluti(dat. fine)(doppio dativo) ​fuit ​/ a quo(prolessi) id ​accepimus ​/ quo ceteris ​opitulari ​et alios ​servare possemus ​/ ​huic profecto ipsi​, (quantum ​est ​situm in nobis) ​et opem et salutem ​ferre debemus​ ​// Se c’è in me un po’ di talento, giudici / che comprendo / quanto sia esiguo / o se ​-c’è- ​una qualche esperienza dell’eloquenza / nella quale non nego / di essermi mediocremente esercitato / o se ​-c’è- ​qualche competenza in questa arte derivata dalla pratica e dallo studio delle arti più nobili / alle quali confesso / di non aver mai sottratto alcun istante della mia vita / ​di tutte queste cose Aulo Licinio, forse per primo, deve chiedermi il frutto, quasi per suo diritto​ // Infatti, fin dove la mia mente può considerare il più lontano possibile l’ampiezza del tempo passato e rievocare i più lontani ricordi della fanciullezza / e da lì via via considerando / ​vedo ​/ ​che costui è stato per me la guida principale / sia per scegliere / che per intraprendere l’indirizzo di questi studi // E se questa voce educata dalle esortazioni e dagli insegnamenti di costui è stata qualche volta di salvezza per qualcuno / ​di certo proprio a lui (da cui ho ricevuto i mezzi per soccorrere e difendere altri) ​devo portare (per quanto mi è possibile) ​soccorso e aiuto​ // 2 Ac ne quis a nobis(pluralis modestiae) (hoc ita ​dici​)forte ​miretur / quod alia quaedam in hoc facultas sit ​ingeni, neque haec dicendi ratio aut disciplina / ​ne nos quidem huic uni studio penitus umquam ​dediti fuimus ​(perf. log.) // ​Etenim omnes artes (quae ad humanitatem ​pertinent​) ​habent ​quoddam commune vinculum​ / et quasi cognatione quadam inter se ​continentur​ // E perché nessuno si stupisca / che io dica questo / che in questo uomo c’è altro tipo di talento e non un’esperienza e una formazione da oratore / ​nemmeno io sono stato mai interamente dedito a questo unico studio // ​Infatti tutte le altre arti (che riguardano la cultura) ​hanno un vincolo comune ​/ e sono unite tra loro quasi da una specie di parentela // 3 Sed ne cui(alicui) vestrum(gen. part.) mirum ​esse videatur ​/ [me in quaestione legitima(less. giuridico) et in iudicio publico (cum res agatur) apud praetorem populi Romani, lectissimum virum(apposizione), et apud severissimos iudices, ​tanto ​conventu hominum ac ​frequentia(abl. ass.➝endiadi​) hoc(antecedente quod) uti genere dicendi] (quod(sfum. concess.) non modo a consuetudine iudiciorum, verum etiam a forensi sermone abhorreat​) / ​quaeso​(x quaero)​a vobis / ut in hac causa mihi detis hanc(dimostr. prolettico) ​veniam​, adcommodatam huic(dimostr. deittico) reo, vobis (quem ad modum ​spero​) non molestam / ut me pro summo poeta atque eruditissimo homine dicentem, hoc concursu hominum literatissimorum, hac vestra humanitate, hoc denique praetore exercente iudicium, ​patiamini ​de studiis humanitatis ac litterarum(endiadi) paulo(-o des. ablativale di misur. precisa il compl.) ​loqui ​liberius(compl. avverb.) / et in eius modi persona (quae propter otium ac studium minime(superl. avv.) in iudiciis periculisque ​tractata​(freq. traho) ​est​) uti prope novo(val. attenuato) quodam et inusitato genere dicendi // Ma perchè a qualcuno di voi non sembri essere strano / [che io in un procedimento legale e in un processo pubblico (mentre la causa si tratta) in presenza del pretore del popolo romano, uomo davvero ragguardevole, e davanti a giudici molto severi, essendo presente una tal folla di uomini impieghi questo genere di eloquenza] / che è estranea non solo alla consuetudine dei processi ma anche al linguaggio forense / ​chiedo a voi / di concedermi in questa causa questa licenza, adatta a questo imputato e a voi (come spero) non fastidiosa / che (a me che parlo in nome di un sommo poeta e di un uomo coltissimo alla presenza di questa assemblea di uomini molto eruditi, di questa vostra cultura, e infine questo pretore che presiede il processo) permettiate di parlare un po’ più liberamente dell’amore per la cultura e le lettere e di ricorrere per un personaggio di questo tipo che per attività e formazione non è mai stato trascinato in giudizio o in processo a un genere di eloquenza in qualche modo nuovo e inedito // 4 Quod(nesso) si mihi a vobis ​tribui concedi​que ​sentiam ​/ ​perficiam ​profecto / ​[​ut (hunc A. Licinium non modo non segregandum -esse- (cum ​sit ​civis) a numero civium) {verum etiam (si non ​esset​) ​putetis​] asciscendum ​fuisse ​- in numerum civium- } // (inizia la ​narratio​) Nam ut primum(loc. temp.) ex pueris(concretto no astratto - e pueritia) ​excessit ​Archias, atque ab eis artibus / quibus aetas puerilis ad humanitatem ​informari solet ​/ se ad scribendi(gen. gerundivo. assol.) studium ​contulit / primum Antiochiae(loc.) ​[​nam ibi ​natus est loco nobili (abl. orig.)​] ​celebri quondam urbe et copiosa, atque eruditissimis hominibus liberalissimisque studiis adfluenti, celeriter ​antecellere ​omnibus(dat. pers.) ingeni gloria(abl. lim. cosa) ​contigit ​-ei- // ​Post(=postea avv.) in ceteris Asiae partibus cunctaeque Graeciae sic(anteced. consec.) eius adventus ​celebrabantur ​/ ut famam ingeni exspectatio hominis, exspectationem(poliptoto) ipsius adventus admiratioque ​superaret ​// Se capirò che voi a me permettete e concedete questo / ​riuscirò a convincervi di certo​ / ​[​che (questo Aulo Licinio non solo è da escludere dal numero dei cittadini) (essendo egli un cittadino) {​ma anche che (se non lo fosse) sarebbe stato da accogliere​} // Infatti non appena Archia uscì dalla fanciullezza e da quegli studi / con cui l’età giovanile è solita prepararsi alla cultura / ​si rivolse all’attività della scrittura​ / e prima ad Antiochia [​infatti lì era nato da nobile famiglia​] città un tempo celebre e ricca di uomini eruditissimi e studi nobilissimi, cominciò rapidamente a superare tutti per la gloria del talento // ​Poi nelle altre regioni dell’Asia e in tutta la Grecia il suo arrivo era celebrato​ / al punto che l’attesa dell’uomo superava la fama del suo talento, mentre il suo arrivo, e l’ammirazione superava l’attesa // 5 Erat ​Italia tum plena Graecarum artium ac disciplinarum(endiadi) / studiaque haec et in Latio uehementius tum ​colebantur / ​quam nunc isdem in oppidis ​-coluntur- / et hic Romae(locat.) propter tranquillitatem rei publicae non ​neglegebantur​(litote) // ​Itaque hunc et Tarentini et Locrenses et Regini et Neapolitani ciuitate ceterisque praemiis ​donarunt​(sincop.) / et omnes (qui aliquid de ingeniis ​poterant iudicare​) cognitione atque hospitio dignum ​existimarunt​(sincop.) // Hac tanta celebritate(abl. causa) famae cum ​esset ​iam absentibus(part. sost.) notus / ​Romam ​uenit ​Mario consule et Catulo(abl. ass. temp.) // ​Nactus est ​primum consules eos / quorum alter res (ad scribendum) maximas, alter cum res gestas tum etiam studium atque auris ​adhibere posset ​// ​Statim Luculli ​(cum (narrativum) praetextatus etiam tum Archias ​esset​) eum domum suam(moto a) ​receperunt ​// ​Dedit ​etiam hoc(prolett.) non solum lumen ingeni ac litterarum(endiadi) uerum etiam naturae atque uirtutis(endiadi) ​[ut domus (quae huius adulescentiae prima ​fuerit​(cong. caratt. x attr. mod.)) eadem(avv.) ​esset ​familiarissima senectuti] // A quel tempo l’Italia era piena delle arti e discipline greche / e questi studi si coltivavano anche nel Lazio con maggior impegno / di quanto non si faccia ora nelle stesse città / e anche qui a Roma non erano trascurati grazie al momento di tranquillità della cosa pubblica // E così Tarantini, Locresi, Reggini e Napoletani lo onorarono con la cittadinanza e altri doni / e tutti (quelli che in qualche modo potevano apprezzare il talento) lo ritennero degno di rispetto e ospitalità // In seguito alla diffusione di una fama così grande, essendo noto ormai anche a chi era lontano / ​venne a Roma durante il consolato di Mario e Catulo // ​Inizialmente incontrò questi consoli / dei quali uno poteva offrire grandissime gesta da celebrare, l’altro non solo imprese, ma anche interessi e orecchie da intenditore // ​Subito (​quando Archia aveva ancora la toga pretesta) ​i Luculli lo accolsero 12 Quaeres ​a nobis, Gratti / cur tanto opere hoc homine ​delectemur // Quia ​suppeditat ​nobis / ubi(sfum. consec.) et animus ex hoc forensi strepitu ​reficiatur / ​et aures conuicio defessae ​conquiescant // ​An tu(enf.) existimas / ​aut ​suppetere ​nobis ​posse / ​quod cotidie ​dicamus​(attr. mod.) ​in tanta uarietate rerum / nisi animos nostros doctrina ​excolamus / aut ​ferre ​animos tantam ​posset ​contentionem / nisi eos doctrina(abl. strum.) eadem ​relaxemus​? // ​Ego uero ​fateor / ​me his studiis ​esse ​deditum // ​Ceteros ​pudeat​(cong. esort.) / si qui ita se litteris ​abdiderunt / ​ut nihil ​possint ​ex eis neque ad communem ​adferre ​fructum neque in aspectum lucemque(endiadi) ​proferre // ​me autem quid ​pudeat​(cong. dubitat.) / ​qui tot annos ita ​uiuo​, iudices / ut a nullius umquam me tempore aut commodo aut otium meum ​abstraxerit / ​aut uoluptas ​auocarit / ​aut denique somnus ​retardarit​? // Ci chiedi, Grazio / perché con tanto entusiasmo di questo uomo mi compiaccia // Perché ci fornisca / dove risanare l’animo da questo chiasso del foro / e riposino le orecchie sfinite dal frastuono // ​Forse tu ritieni / o che possa bastare a noi / ciò che giornalmente diciamo in così grande varietà di modi / se non ingentilissimo i nostri animi con la poesia/ o che gli animi possano sopportare una fatica così dura / se non la ristorassimo con la medesima poesia? // Io certo confesso / di essermi dedito a questi studi // ​Si vergognino gli altri / se qualcuno si è sepolto nelle lettere / a tal punto da non poter ottenere da esse nulla per la comune utilità né per pubblicarlo(portare qualcosa in piena luce) // ​Di cos’altro dovrei vergognarmi io / che da tanti anni vivo così, giudici / che il mio riposo mai mi ha allontanato dall’interesse pubblico / o infine il sonno me lo ha impedito? // 13 Qua re quis tandem me ​reprehendat​(cong. pot.) / aut quis mihi iure ​suscenseat​(cong. pot.) / {si, [quantum ceteris (ad suas res obeundas(gerundivo)) (quantum ad festos dies ludorum celebrandos) quantum ad alias uoluptates et ad ipsam requiem animi et corporis ​conceditur ​temporum] (quantum alii ​tribuunt tempestiuis conuiuiis) quantum denique alueolo, quantum pilae, tantum mihi egomet (ad haec studia recolenda) sumpsero​?}// ​Atque id eo(prolettico) mihi ​concedendum est magis / quod ex his studiis haec quoque ​crescit oratio et facultas(endiadi) / quae (quantacumque ​est ​in me) numquam amicorum periculis ​defuit // Quae si cui(=si alicui) leuior(comp. ass.) ​uidetur​ / illa quidem certe (quae summa ​sunt) ​ex quo fonte hauriam / ​sentio​ ​// Pertanto chi potrebbe infine biasimarmi /o chi a buon diritto potrebbe adirarsi con me / {se io [(per coltivare questi studi) mi sarò preso} tanto tempo quanto dagli altri è stato dedicato ad attendere ai propri interessi (quanto a celebrare i giorni festivi dei giochi) quanto agli altri piaceri e al riposo stesso dell’animo e del corpo (quanto gli altri dedicano ai banchetti prolungati) quanto infine ai dadi, quanto alle palestre?] // ​E questo tanto più mi deve essere concesso / perchè grazie a questi studi cresce anche la facoltà oratoria / che (per quanto sia piccola in me) mai è venuta meno agli amici in difficoltà // E se questa pare a qualcuno troppo modesta / ​io so​ / per certo da quale fonte attingo quelle cose (che sono le più importanti) // 14 Nam nisi multorum praeceptis multisque litteris mihi ab adulescentia ​suasissem / ​nihil ​esse ​in uita magno opere expetendum nisi laudem atque honestatem / in ea autem persequenda omnis cruciatus corporis, omnia pericula mortis atque exsili parui(gen. stima) ​esse ​ducenda / ​numquam me pro salute uestra in tot ac tantas dimicationes atque in hos profligatorum hominum cotidianos impetus ​obiecissem // ​Sed pleni omnes ​sunt libri, plenae sapientium uoces, plena exemplorum uetustas // ​quae ​iacerent ​in tenebris omnia / nisi litterarum lumen ​accederet // ​Quam multas nobis imagines (non solum ad intuendum) (uerum etiam ad imitandum) fortissimorum uirorum expressas(term. scultura) scriptores et Graeci et Latini ​reliquerunt​! // quas(nesso) ego mihi semper in administranda re publica proponens / ​animum et mentem meam ipsa cogitatione hominum excellentium ​conformabam​ // Infatti se dall’adolescenza non mi fossi persuaso con gli insegnamenti di molti e molte letture / che nulla nella vita si deve ricercare con grande impegno se non la lode e l’onore / e che nel conseguirli ogni pericolo di morte o di esilio deve essere considerato di poco conto / ​mai mi sarei gettato per la vostra salvezza in tanto e tanto in grandi lotte e in questi quotidiani assalti di uomini vili // Ma ne sono pieni i libri, piene le massime dei filosofi, piene degli esempi dell’antichità // ​Che giacerebbero nell’ombra / se non le aiutasse la luce delle lettere // ​Quante nitide immagini di uomini fortissimi (non solo da ammirare) (ma anche da imitare) ​ci hanno lasciato gli scrittori Greci e Latini // Ed io temendo dinnanzi nel governare lo stato / ​plasmavo il mio animo e la mia mente grazie alla riflessione su questi uomini eccelsi​ // 15 Quaeret ​quispiam // "quid? ​illi ipsi(espres. enfat.) summi uiri (quorum uirtutes litteris proditae ​sunt) istane(encl.) doctrina (quam tu ​effers ​laudibus(abl. strum.)) ​eruditi ​fuerunt​?​" // ​Difficile ​est​(falso cond.) ​hoc de omnibus ​confirmare ​/ sed tamen ​est ​certum ​-mihi- / quid ​respondeam // ​Ego ​(multos homines excellenti animo ac uirtute(abl. qualità) ​fuisse ​sine doctrina) (et(=etiam) naturae ipsius habitu prope diuino per se ipsos(comp. mezzo) et moderatos et grauis ​exstitisse) ​fateor ​// ​etiam illud(prolettico) ​adiungo /saepius ad laudem atque uirtutem naturam sine doctrina ​-valuisse- / quam sine natura ​ualuisse ​doctrinam // ​Atque idem ego hoc(prolettico) ​contendo / cum(narrativum) ad naturam eximiam et inlustrem ​accesserit ​ratio quaedam conformatioque(endiadi) doctrinae / tum illud ​nescio ​quid praeclarum ac singulare ​solere exsistere​ // Qualcuno chiederà: // ‘Cosa? ​Quegli stessi grandissimi uomini (le cui virtù sono state tramandate dalle lettere) ​sono stati istruiti da questa stessa cultura (che tu esalti con le lodi)?’ // ​Sarebbe difficile affermare questo di tutti / ma tuttavia è certo ​-a me- / quello che risponderò // ​Io ammetto (che ci sono stati molti uomini di animo e virtù eccellentissimi senza cultura) (e che per una disposizione quasi divina della loro stessa natura si sono dimostrati di per sé saggi e autorevoli) // ​E aggiungo anche questo / che spesso alla lode e alla virtù è valsa più la natura senza cultura / che la cultura senza natura // ​E però sostengo anche questo / quando ad una natura esimia e straordinaria si sono aggiunti un certo metodo e la formazione data dalla cultura / allora è solito risultare quel non so che di splendido e raro // 16 Ex hoc ​esse ​hunc numero (quem patres nostri ​uiderunt​) diuinum hominem, Africanum, ex hoc -numero- C. Laelium, L. Furium, moderatissimos homines et continentissimos, ex hoc​-numero- fortissimum uirum et illis temporibus(abl. limitazione) doctissimum, M. Catonem illum senem // qui(nesso) profecto si nihil(acc. avv.) (ad percipiendam colendamque uirtutem) litteris ​adiuuarentur ​/ ​numquam se ad earum studium contulissent ​// Quod si non hic tantus fructus ​ostenderetur / et si ex his studiis delectatio sola ​peteretur / tamen (ut ​opinor​) ​hanc animi remissionem humanissimam(predic.) ac liberalissimam(predic.) ​iudicaretis ​// Nam ceterae ​-animi adversiones- neque temporum ​sunt ​neque aetatum omnium neque locorum / at haec studia adulescentiam ​acuunt ​/ senectutem ​oblectant ​/ secundas res ​ornant ​/ aduersis -rebus- perfugium ac solacium praebent ​/ ​delectant ​domi / non ​impediunt ​foris / ​pernoctant ​nobiscum / ​peregrinantur ​/ ​rusticantur ​// In questo numero c’è questo (che i nostri padri hanno visto) uomo eccezionale, l’Africano; in questo -numero- ​Caio Lelio e Lucio Furio, uomini molto equilibrati e moderati; in questo ​-numero- ​l’uomo più deciso e istruito di quei tempi, il famoso Marco Catone il Vecchio // e costoro se non fossero stati aiutati dalle lettere (a conoscere e praticare la virtù) / ​non si sarebbero mai dedicati al loro studio // Che se non si offrisse questo così grande vantaggio / e se da questi studi si cercasse il solo diletto / ​tuttavia (come penso) ​giudicherete questa distrazione dell’animo molto umana e degna di un uomo libero // ​Ora tutte le altre -distrazioni dell’animo- ​non sono nè di ogni tempo nè di ogni età e luogo / ma questi studi nutrono l’adolescenza / rallegrano la vecchiaia / abbelliscono le circostanze favorevoli / in quelli sfavorevoli offrono rifugio e conforto / dilettano la casa / non sono di ostacolo fuori / passano la notte con noi / viaggiano / vengono in campagna // 17 Quod si ipsi (rif. a ​-nos-​) haec ​-studia- neque ​attingere ​neque sensu nostro(abl. strum.) ​gustare possemus / ​tamen ea ​-studia- ​mirari deberemus / etiam cum in aliis ​uideremus ​(attr. mod.)// ​Quis nostrum(gen. part.) tam animo agresti ac duro ​fuit / ​ut Rosci morte nuper non ​commoueretur​? // qui(nesso) cum ​esset ​senex(predicat.) mortuus / ​tamen propter excellentem artem ac uenustatem ​uidebatur / ​omnino ​mori non ​debuisse ​(nom+inf.)// ​Ergo ille corporis motu tantum amorem sibi ​conciliarat ​(= conciliaverat) ​a nobis omnibus​ // ​nos animorum incredibilis motus celeritatemque ingeniorum ​neglegemus​?​ // Che se noi stessi non potessimo né occuparci né gustare questi studi con la nostra sensibilità / ​tuttavia dovremmo ammirarli / anche quando li vedessimo in altri // che di noi è stato di animo tanto rozzo e insensibile / da non commuoversi per la morte di Roscio poco tempo fa? // e sebbene sia morto vecchio / ​tuttavia per la sua arte eccellente e la grazia sembrava / che non sarebbe dovuto affatto morire // ​Infatti si era procurato l’affetto da parte di noi tutti soltanto con le movenze del corpo // ​noi dovremmo trascurare le incredibili emozioni dell’animo e la prontezza di ingegno? 18 Quotiens ego hunc(deittico) Archiam ​uidi​, iudices, / ​utar ​enim uestra benignitate / quoniam me in hoc nouo genere dicendi tam diligenter ​attendĭtis ​/ quotiens ego hunc ​uidi / cum litteram ​scripsisset ​nulla / magnum numerum optimorum uersuum de eis ipsis rebus (quae tum ​agerentur) dicere ​ex tempore / quotiens reuocatum eandem rem ​dicere / ​commutatis uerbis atque sententiis (abl. ass. temp.) // Quae(prolessi) uero accurate cogitateque ​scripsisset / ea sic ​(​uidi​) ​probari / ​ut ad ueterum scriptorum laudem ​perueniret // ​Hunc ego non diligam​(cong. dub.) / non ​admirer (cong. dub.) / non (​-hunc- ​omni ratione defendendum ​-esse-​) ​putem (cong. dub.)? // ​Atque sic(prolettico della inf.) a summis hominibus eruditissimisque ​accepimus / ceterarum rerum studia ex doctrina et praeceptis et arte ​constare / poetam natura ipsa ​ualere / ​et mentis uiribus ​excitari / ​et quasi diuino quodam spiritu ​inflari // ​Qua(nesso) re suo iure noster ille Ennius "sanctos" ​appellat ​poetas / quod quasi deorum aliquo dono atque munere commendati nobis ​esse uideantur​(rif. del pensiero ad Ennio) // Quante volte giudici ho visto questo Archia / userò infatti la vostra benevolenza / poichè prestiate a me attenzione in questo nuovo genere di eloquenza / quante volte ho visto costui / pur non avendo scritto nulla / improvvisare un gran numero di ottimi versi riguardo quegli stessi fatti (che si stavano svolgendo in quel momento) / quante volte trattare lo stesso argomento, invitato a ripetere / cambiate le parole e i concetti // E quanto invece aveva scritto con cura e riflessione / (​l’ho visto​) essere apprezzato a tal punto / da raggiungere la gloria degli antichi scrittori // Io non dovrei apprezzare costui / non lo dovrei ammirare / non dovrei ritenere che sia da difendere con ogni mezzo? // ​Eppure dagli uomini più grandi ed eruditi abbiamo appreso / che gli studi delle altre cose risultano sia dalla cultura che dagli insegnamenti e dall’esercizio / il voeta trae la forza dalla natura / ed è mosso dalle forze della mente / e quasi da una divina ispirazione è invaso // ​Per questo con suo buon diritto il nostro Ennio chiama sacri i poeti ​/ perché sembrano esserci stati raccomandati quasi da un qualche dono e grazia degli dei // 19 Sit​(cong. esort.) igitur, iudices, sanctum apud uos, humanissimos homines, hoc poetae(gen. epesegetico) nomen / quod nulla umquam barbaria ​uiolauit ​// ​Saxa atque solitudines uoci ​respondent ​/ bestiae saepe immanes cantu ​flectuntur / ​atque ​consistunt // ​nos instituti rebus optimis non poetarum uoce moueamur​(cong. dubitat.)? // Homerum ​Colophonii ciuem ​esse ​dicunt ​suum / Chii suum ​uindicant / Salaminii repetunt / Smyrnaei uero (suum ​esse) confirmant / ​itaque etiam delubrum eius in oppido ​dedicauerunt / permulti alii praeterea ​pugnant ​inter se / atque ​contendunt​ // Ergo illi alienum(sf. concess.) (quia poeta ​fuit​) ​post mortem etiam ​expetunt // nos hunc uiuum (qui et uoluntate et legibus noster ​est) repudiamus / praesertim cum omne olim studium atque omne ingenium(endiadi) contulerit ​Archias / ad populi Romani gloriam laudemque ​celebrandam​? // Nam et Cimbricas res adulescens attigit / ​et ipsi illi C. Mario (qui durior(comp. ass.) ad haec studia ​uidebatur) ​iucundus ​fuit ​// ​Sia dunque sacro a voi, giudici, uomini coltissimi, il nome di questo poeta / che mai nessuna barbarie ha violato // ​Massi e deserti rispondono alla sua voce / spesso bestie orrende sono ammansite dal suo canto / e si bloccano // ​Noi, istruiti da una educazione sopraffine, non dovremmo essere commossi dalla voce dei poeti? // I gli abitanti di Colofone dicono / che Omero è loro cittadino / quelli di Chio lo rivendicano come loro / quelli di Salamina lo pretendono / quelli di Smirne infine assicurano che è loro / pertanto hanno dedicato ad egli un tempio in città / molti altri discutono tra loro / e se lo contendono // Dunque essi anche dopo la morte rivendicano un forestiero ​/ perché è stato un poeta // ​Noi costui vivo lo respingiamo / che è nostro sia per scelta sia per legge / tanto più che da tempo Archia ha dedicato tutta la sua attività e il suo intelletto / a celebrare la gloria e la fama del popolo romano? // ​Infatti da giovane ha trattato della Guerra Cimbrica​ / e fu caro a quello stesso Caio Mario / che pare piuttosto restio a questi studi // 20 Neque enim quisquam ​est ​tam auersus a Musis(metonimia) / qui non (​mandari ​uersibus aeternum suorum laborum praeconium) facile ​patiatur ​// Themistoclem illum, summum Athenis(locativo) virum, ​dixisse / ​aiunt / cum ero ​quaereretur / ​quod acroama(grecismo) aut cuius vocem libentissime ​audiret​: / "eius a quo sua uirtus optime ​praedicaretur​." // ​Itaque ille Marius item eximie L. Plotium ​dilexit / cuius ingenio ​putabat / ea (quae ​gesserat) posse celebrari ​// E ne infatti nessuno è così estraneo alla poesia / da non sopportare volentieri (che sia affidato ai versi un elogio immortale delle sue imprese) // ​Si dice ​/ che lo stesso Temistocle, l’uomo più importante di Atene abbia detto / quando gli si chiedeva / quale canto o la voce di chi ascoltasse con maggior piacere: / ‘di colui dal quale il suo valore fosse celebrato al meglio’ // ​E così quel Mario apprezzò ugualmente in modo eccezionale Lucio Plozio​ / dal cui ingegno credeva potesse essere celebrato (quello che aveva compiuto) // 21 Mithridaticum uero bellum magnum atque difficile et in multa uarietate terra marique uersatum totum ab hoc expressum ​est ​// ​qui(nesso) libri non modo L. Lucullum, fortissimum et clarissimum uirum, uerum etiam populi Romani nomen ​inlustrant ​// ​Populus enim Romanus ​aperuit ​Lucullo imperante(abl. ass. temp.) ​Pontum et regiis quondam opibus et ipsa natura et regione uallatum / populi Romani exercitus ​eodem duce(abl. ass. temp.) non maxima manu innumerabilis Armeniorum copias ​fudit / populi Romani laus ​est / ​urbem amicissimam Cyzicenorum eiusdem consilio ex omni impetu regio atque totius belli ore ac faucibus ereptam esse ​atque seruatam // ​nostra semper ​feretur (​et ​praedicabitur) (​L. Lucullo dimicante ​(abl. ass. temp.)) ​(cum periculorumque ​desiderat ​praeter hanc laudis et gloriae / qua(nesso rel.) quidem detracta (abl. ass. ipotet.) iudices / quid ​est ​/ quod in hoc tam exiguo uitae curriculo et tam breui tantis nos in laboribus ​exerceamus​? // E affinché facciate questo più liberamente / ​ora a voi mi rivelerò, giudici, / e a voi confesserò il mio per così dire amore per la gloria troppo ardente forse, ma tuttavia degno di stima // Infatti quelle cose che durante il nostro consolato abbiamo compiuto insieme con voi a favore della salute della nostra città e Stato e a favore della vita dei cittadini e dell’intera repubblica / ​costui le ha esposte in versi / e ha iniziato // Uditi i quali / poichè la cosa mi è parsa grande e bella / ​questa l’ho esortata (affinché la portasse a termine) // ​Infatti la virtù non richiede altra ricompensa per le fatiche e i pericoli tranne questa della fama fama e della gloria / tolta poi questa, giudici / che motivo c’è / di tormentarci in mezzo in mezzo a fatiche tanto grandi in questo corso della vita tanto piccolo e breve // 29 Certe, si nihil animus ​praesentiret ​in posterum / et si (quibus(prolessi) regionibus uitae spatium circumscriptum est​) isdem omnis cogitationes ​terminaret ​suas / ​nec tantis se laboribus ​frangeret ​/ n​eque tot curis uigiliisque ​angeretur ​/ ​nec totiens de ipsa uita ​dimicaret ​// ​Nunc ​insidet ​quaedam in optimo quoque uirtus / quae noctes(acc. tempo det.) ac dies(acc. tempo det.) animum gloriae stimulis ​concitat ​/ atque ​admonet ​/ non cum uitae tempore ​esse ​dimittendam commemorationem nominis nostri / sed cum omni posteritate adaequandam // Certo, se l’animo non si prefigura nulla per l’avvenire / e se limitasse tutti i suoi pensieri con i medesimi confini (da cui è circoscritto lo spazio della vita) / ​ne si logorerebbe con tante fatiche / ​e ne si tormenterebbe con tante preoccupazioni e vegli​e / ​ne combatterebbe tante volte per la vita stessa // ​Ora anche in tutti i migliori è insita una certa virtù / che sprona l’animo notte e giorno con lo stimolo della gloria / e l’ammonisce / e gli ricorda che la memoria del nostro nome non va commisurata al tempo della vita / ma va rapportata all’intera posteriorità // 30 An uero(=nonne) tam(antecedente cons.) parui animi(gen. qualità) ​uideamur​(cong. dub.)(costr. personale) ​esse ​omnes / qui in re publica atque(val. conclusivo ideo) in his uitae periculis laboribusque uersamur ​/ ut (cum usque ad extremum spatium nullum tranquillum atque otiosum spiritum ​duxerimus​) nobiscum simul moritura ​-esse- omnia ​arbitremur​? // ​An statuas et imagines, non animorum simulacra, sed corporum, studiose multi summi homines ​reliquerunt ​// ​consiliorum ​relinquere ​ac uirtutum nostrarum effigiem nonne multo(avv. des. abl. di misura) ​malle​(nesso allitt.) ​debemus ​summis ingeniis expressam et politam? ​// Ego uero ​[omnia (quae ​gerebam) ​iam tum in gerendo ​spargere ​me] ac ​disseminare ​arbitrabar ​in orbis terrae memoriam sempiternam // ​Haec uero siue a meo sensu post mortem a futura ​est [siue (ut sapientissimi homines putauerunt ) ad aliquam animi mei partem ​pertinebit ​] / nunc quidem certe cogitatione quadam speque(endiadi) ​delector ​// O forse noi tutti dovremmo sembrare di animo tanto piccolo / che ci troviamo in politica e in questi pericoli e fatiche della vita / da ritenere (quando fino all’ultimo non avremmo tirato alcun respiro tranquillo e riposato) che con noi ogni cosa è destinata a morire ? // ​O forse statue e immagini, non riproduzioni dell’anima, ma del corpo, con zelo hanno lasciato molti grandissimi uomini ? // ​non dovremmo forse preferire di molto lasciare l’immagine delle nostre decisioni e virtù riprodotta ed abbellita dai migliori ingegni ? ​Io in verità pensavo [già allora nel compierle di diffondere tutto (quello che facevo)] e divulgare per un ricordo eterno da parte del mondo // ​E sia che questo dopo la morte stia lontano [ sia (come hanno ritenuto uomini molto saggi) riguardi una qualche parte di me] / ora almeno mi rallegro certamente per così dire con il pensiero e la spensieratezza // 31 Qua(nesso) re ​conseruate ​-in civitate-​, iudices, hominem pudore(abl. qual.) eo / quem amicorum uidetis comprobari ​cum dignitate(abl. causa), tum etiam uetustate(abl. causa), ingenio autem tanto(abl. qual.) / quantum id ​conuenit existimari / quod summorum hominum iudiciis expetitum ​esse uideatis / causa uero eius modi quae beneficio legis, auctoritate municipi, testimonio Luculli, tabulis Metelli ​comprobetur // Quae cum ita ​sint / ​petimus ​a uobis, iudices / si qua(= si aliqua) non modo humana uerum etiam diuina in tantis ingeniis commendatio ​debet esse / {ut eum qui uos (qui uestros imperatores, qui(anafora) populi Romani res gestas semper ​ornauit​) [qui etiam his recentibus nostris uestrisque domesticis periculis aeternum (se testimonium laudis ​daturum esse) profitetur​] quique ​est ​ex eo numero / qui semper apud omnis sancti ​sunt ​habiti itaque dicti / sic(antecedente consec.) in uestram ​accipiatis ​fidem} / ut humanitate uestra leuatus potius quam acerbitate uiolatus ​esse uideatur​(costr. pers.) // Pertanto giudici mantenete un uomo di tale riservatezza / che vedete essere apprezzato sia dalla dignità sia anche dalla lunga durata dei suoi amici, di ingegno tanto grande / quanto conviene sia stimato / ciò che vedete essere cercato dall’ingegno di grandissimi uomini / inoltre un processo di tal fatta da essere sostenuto dall’aiuto della legge, dall’autorità di un municipio, dalla testimonianza di Lucullo, dai registri di Metello // Poichè le cose stanno così / ​chiediamo a voi giudici ​/ se deve esserci una qualche raccomandazione da parte vostra non solo umana, ma anche divina, per ingegni così grandi / { accogliete colui (che i vostri generali, che le gesta del popolo romano ha sempre onorato) [che anche in questi recenti pericoli interni, nostri e vostri dichiara (di dare sempre testimonianza immortale di fama)] ed è del numero di coloro / che presto tutti sono sempre considerati sacrosanti e pertanto così sono detti / così che sembri essere confortato dalla vostra bontà} piuttosto che offeso dal vostro rigore // 32 Quae(prolessi) de causa pro mea consuetudine breuiter simpliciterque ​dixi​, iudices / ea (​confido) probata ​esse ​omnibus(dat. di agente) // quae(prolessi) a foro aliena iudicialique consuetudine et de hominis ingenio et communiter de ipso studio ​locutus sum / ea, iudices, a uobis (​spero) ​esse ​in bonam partem accepta / -ea esse accepta- ​ab eo (espress. ellittica) / qui iudicium ​exercet / ​certo ​scio ​// E quello che ho esposto brevemente e semplicemente, secondo mia consuetudine, riguardo la causa, giudici / (​confido​) che sia approvata da tutti // Quello che invece è stato detto di estraneo alla mia abitudine e al foro , sia dell’ingegno dell'uomo e in generale della sua attività / (​spero​) giudici che sia in buona parte da voi accolto / da chi / presiede il tribunale lo so / per certo //