Scarica Narrazione e trasformazione dei fatti in psicologia clinica: ipertesto e verosomiglianza e più Sintesi del corso in PDF di Storia E Metodi Della Psicologia solo su Docsity! CAPITOLO 4 NARRAZIONI IN ENTRATA, NARRAZIONI IN USCITA: RESOCONTARSI IN PSICOLOGIA CLINICA La riflessione sui RESOCONTI organizzati a partire dalle regole complesse della narrazione costituisce un momento fondamentale nella pratica clinica per tre motivi: 1. Riguarda lo svolgersi stesso del colloquio. Il lavoro dello psicologo si svolge in funzione delle VERSIONI NARRATIVE del cliente, in quanto è proprio il dialogare sugli eventi relazionali che contribuisce alla formazione dei rapporti stessi, che permette di renderli pensabili 2. Riguarda la redazione del resoconto clinico, il quale, nel costruirlo, lo psicologo accosta vari elementi in modo non casuale, determinando un prodotto che è una comunicazione a terzi ed a sé stesso 3. Riguarda lo studio del contesto. Lo studio delle narrazioni ha un valore informativo e conoscitivo molto importante Lo studio sui resoconti ha permesso di focalizzare l’attenzione sull’individuo, ovvero sul Sé come “soggetto conoscente”, accrescendo tra gli studiosi l’interesse per i processi di interpretazione I RESOCONTI NARRATIVI fondano la loro struttura sull’utilizzo e l’articolazione della ricerca degli antecedenti, l’analogia, l’attribuzione di intenzionalità all’azione, la sostituzione della casualità con la necessità, l’utilizzo del ricordo e del flashback, il procedere nella narrazione per paradigmi indiziari, i colpi di scena ed i finali a sorpresa Sono questi dispositivi narrativi che consentono all’uomo di ordinare e categorizzare l’esperienza, e di articolare in modo sempre più elaborato gli stati mentali, le intenzioni e le azioni degli attori Lo strumento di lettura diventa il LINGUAGGIO COMUNE ed i suoi concetti, che permettono la spiegazione del comportamento secondo il punto di vista dell’attore Costruire una storia significa comporre una struttura narrativa nel suo insieme Le storie sono dotate di un testo ed implicano un CONTESTO RELAZIONALE e la conoscenza di PRESUPPOSTI CULTURALI. Quindi, la comprensione di una storia esige un doppio livello di analisi: Il RESOCONTO è qualsiasi tipo di narrazione che consente a chi racconta di descrivere un’esperienza e le emozioni ad essa correlate APPROCCIO CONTENUTISTICO APPROCCIO CONTESTUALE Il testo è considerato come una cosa in sé, che può essere analizzato e scomposto evidenziando la struttura portante L’obiettivo è quello di scoprire come il soggetto che narra, imposta il suo racconto, mettendo in relazione i suoi schemi mentali con la grammatica del testo Presuppone che il significato delle narrazioni non possa prescindere dal contesto, ovvero dalla dimensione relazionale in cui la storia viene narrata Il PENSIERO NARRATIVO (Bruner, 1991) è una forma di ragionamento che dispone di procedure particolari per interpretare la realtà Esso si è imposto, in campo epistemologico, come modo alternativo di concepire la costruzione della realtà e la dotazione di significato, per questo motivo viene considerato lo strumento privilegiato attraverso cui l’uomo interpreta la realtà: partendo da storie che si appoggiano sull’intenzionalità e sulla soggettività Quindi, la SIGNIFICAZIONE DELLA REALTÀ viene ad essere intimamente legata alle narrazioni socialmente condivise che la cultura di appartenenza propone ai singoli individui STERN (1985) sostiene che la capacità di traduzione in termini linguistici dell’esperienza personale sia compresa in una tappa evolutiva, ovvero il SÉ NARRATIVO, che consisterebbe in una capacità umana di vivere nel mondo della realtà ed in un mondo simbolico che amplifica le potenzialità adattive e comunicative Secondo STERN, già verso i 15-18 mesi inizia a svilupparsi nel bambino un senso verbale del Sé (uso del pronome, comportamento allo specchio, imitazione differita, gioco simbolico) Tuttavia, è solo dal secondo anno di vita, che emerge un vero senso del SÉ NARRATIVO, risultato delle nuove capacità linguistiche e di concettualizzazione, che offre al bambino la possibilità di riorganizzare la propria modalità di percepire gli eventi L’acquisizione graduale del linguaggio è in relazione allo sforzo dell’infante di creare storie che svelino il significato di quello che gli succede attorno Il modo in cui eventi e fatti vengono raccontati, definisce l’identità della persona all’interno di quella particolare situazione, dando significato e continuità alle esperienze relative per il Sé Secondo TRZEBINSKY (1997), il concetto di Sé comprende tre livelli d’analisi, tra loro in relazione: NARRAZIONI SUL SÈ È il PROCESSO tramite il quale gli individui costruiscono narrazioni per comprendere fatti o avvenimenti RAPPRESENTAZIO Sono le RAPPRESENTAZIONI MENTALI degli episodi di vita È facendo interagire temi, punti di vista, aspetti, soluzioni espressive e generi narrativi differenti che diventa possibile creare situazioni “SGANGHERATE”, imprevedibili, in cui tutto può accadere La SGANGHERABILITÀ è la capacità che ha un testo di “giocare” con alcuni elementi fissi della trama e, a partire da questi, esplorare ed elaborare situazioni sempre nuove ed inaspettate Esso permette che elementi a prima vista molto lontani dalla storia vengano inseriti all’interno del racconto acquistando un nuovo significato del tutto peculiare e funzionale alla narrazione Una storia così costruita ha il potere di includere, articolare e dare voce, entro uno spazio/tempo narrativo condivisibile, ad un’infinità di emozioni, fantasie, idee e personaggi, che perdono il loro status di espressioni referenziali singolari e definite, per acquistare un senso in funzione del nuovo contesto comunicativo in cui sono inserite L’attenzione rivolta al concetto di SGANGHERABILITÀ consente di raccontare cosa avviene tra psicologo e cliente evidenziando il ruolo che il contesto svolge su modi, forme e tempi di presentazione di un messaggio La SGANGHERABILITÀ, nel setting, considera il non previsto come una preziosa risorsa, allontanandosi così da un modello del cambiamento di tipo lineare, per accogliere gli infiniti possibili sviluppi creativi che può avere l’incontro, la relazione Dare significato al testo prodotto dal cliente nell’interazione con lo psicologo non è cosa semplice. Lo psicologo deve scegliere, tra le infinite possibilità di sviluppo, una storia che lascerà da parte una porzione di realtà È, quindi, dello psicologo la responsabilità di decidere, tra gli infiniti mondi possibili, quello più adatto a quella particolare situazione La modalità di conduzione del colloquio da parte dello psicologo fa i conti con realtà come l’isolamento, l’incertezza, il dubbio, la complessità Per questi motivi, nel momento in cui il cliente esce dal setting, lo psicologo, prima di dichiarare concluso il colloquio, deve raccontare quanto è successo con il cliente La redazione del RESOCONTO permette allo psicologo di concretizzare, partendo dalle categorie psicologico-cliniche di lettura dell’esperienza, la possibilità di dare vita ad un processo di conoscenza e di comprensione dell’intervento Il RESCONTO può essere considerato come un testo di secondo ordine, ovvero un testo che si riferisce ad altri testi (le azioni ed i pensieri degli individui), in quanto già il colloquio stesso può essere considerato una sorta di narrazione Affinchè il RESOCONTO possa divenire uno strumento di conoscenza, la sua struttura logico-formale e le modalità attraverso cui l’azione viene descritta, devono essere definite dal contesto della prassi clinica e dai suoi obiettivi. Questo è evidente se si mettono a confronto i RESOCONTI SPERIMENTALI con i RESOCONTI CLINICI RESOCONTI SPERIMENTALI RESOCONTI CLINICI Ripercorrendo le fasi della ricerca, rendono possibile una spiegazione metodica e sistematica, che consente ad altri ricercatori, date le stesse condizioni, di ripetere la ricerca ottenendo gli stessi risultati Il resoconto clinico può mettere a fuoco e riflettere sui tipi di azione che hanno strutturato la prassi del suo intervento, ma ciò non vuol dire che altri colleghi possano ripetere la stessa esperienza relazionale Il rischio è quello di fare del resoconto uno strumento di trasmissione di “copioni riutilizzati”, in cui ogni scambio clinico perde la sua specificità contestuale per diventare “legge generale” Il RESOCONTO del colloquio diventa una storia, una costruzione narrativa capace di integrare cause ed intenzioni, che ha il potere di creare uno spazio in cui azioni e ragioni, pensieri e fantasie degli attori, inserite entro un divenire dialogico, possono essere pensate e comprese Alcune ricerche hanno classificato diverse categorie di RESOCONTI: RESOCONTI ASSERTIVI Dal punto di vista della struttura, vengono usate proposizioni causali che indicano una relazione causale Il resoconto diventa, così, una specie di “romanzo di guarigione”, in cui la descrizione dell’evento segue un cambiamento lineare, progettato ed atteso dalla teoria stessa, che ne riceve una conferma Questo genere di resoconti segnala l’AUTOREFERENZIALITÀ della prassi psicoanalitica In questo modo, il resoconto diventa strumento di un processo collusivo difensivo, volto a garantire un contesto stabile in cui la teoria che fonda la prassi trova conferma e legittimazione RESOCONTI INDAGATORI Il punto di osservazione è l’evento, l’esperienza clinica nei suoi risvolti relazionali, a partire dal quale è possibile ricercare formulazioni generali L’ottica di osservazione si sposta alla ricerca di un adeguamento dell’assetto teorico al dato Assumendo nei confronti della situazione clinica un atteggiamento esploratorio non scontato, circoscrive l’uso di costrutti, che rimandano a modelli teorici acontestuali, a favore di un sistema categoriale più vicino ai fenomeni In questo modo, privilegiando la nozione di trasformazione, pongono l’accento sull’analisi del processo stesso Ciò che differenzia i RESOCONTI ASSERTIVI dai RESOCONTI INDAGATORI è l’attenzione rivolta alla VARIABILITÀ DEL CONTESTO, il quale impone un atteggiamento esploratorio non scontato nei confronti dell’esperienza I RESOCONTIA ASSERTIVI necessitano di un contesto stabile, in cui la descrizione dell’evento clinico diventa funzionale ad una conferma univoca della teoria di riferimento Tuttavia, questo modo di narrare l’intervento, determina lo scarso valore probativo di questi racconti, che sfuggono a qualsiasi processo di verifica e confronto scientifico, servendo soltanto a validare acriticamente la metodologia che fonda la loro prassi clinica È solo se il resoconto viene utilizzato come modalità di investigazione, che a partire dai dati, esplora e rende comprensibili i complessi rapporti che intercorrono fra la domanda, il contesto/setting d’interventi, i tipi di azione e gli obiettivi, che può essere considerato un prezioso strumento di conoscenza e verifica della prassi clinica Le FUNZIONI del resoconto in psicologia clinica sono: IL RESOCONTO COME RAGIONAMENTO METARAPPRESENTATIVO il RESOCONTO può essere considerato come un’attività di RAGIONAMENTO METARAPPRESENTATIVO, in quanto il clinico mette in relazione la rappresentazione degli eventi con i propri pensieri e le proprie emozioni Raccontando il colloquio a sé stesso ed alla comunità scientifica, lo psicologo assume, attraverso la narrazione, un punto di vista critica sull’esperienza, che gli consente di riflettere sulla relazione con il cliente, sulle condizioni che fondano la sua attività lavorativa ed anche sui propri rapporti con il suo gruppo di appartenenza IL RESOCONTO COME COMUNICAZIONE SCIENTIFICA E VERIFICA DELL’INTERVENTO Il RESOCONTO, come strumento di lavoro, costituisce il tramite fra la DIMENSIONE PRIVATA del setting e la DIMENSIONE PUBBLICA della comunità scientifica, mediando il rapporto fra la prassi psicologico-clinica e la sua teoria attraverso l’individuazione, l’esplicitazione, la trasmissione e la verifica dei metodi e delle tecniche usate nell’intervento IL RESOCONTO COME MEZZO PER APPRENDERE A CATEGORIZZARE Nella prassi clinica, la strutturazione delle appartenenze si esplicita nell’uso da parte degli psicologi di quelle tecniche e modelli concettuali che rinviano direttamente alle scuole di cui fanno parte Il RESOCONTO si limita a categorizzare l’evento relazione nei termini previsti dalla teoria del suo estensore, ed il gruppo di appartenenza diventa, quindi, l’unico riferimento legittimale della prassi I MODELLI base del resoconto sono: IL RESOCONTO COME MEMORIA STORICA È il resoconto che lo psicologo scrive di “getto” dopo che il cliente è uscito dalla stanza, o anche a brevi giorni di distanza o “DIRE CIÒ CHE SI SA” è una semplice trascrizione dei ricordi posseduti su un argomento, senza un’elaborazione di conoscenza o “TRASFORMARE CIÒ CHE SI SA” Descrive una scrittura che favorisce la trasformazione delle conoscenze, una scrittura in cui è presente la consapevolezza degli scopi da raggiungere CORNO (1995) definisce la SCRITTURA come una procedura discorsiva che comporta uno sdoppiamento, in quanto lo scrittore, posto di fronte ad un traguardo da raggiungere, si “”sdoppia”: c’è chi scrive e contemporaneamente c’è chi valuta, in una specie di dialogo interno tra lo scrittore che pensa e che scrive e legge Chi scrive al computer può organizzare meglio il contenuto di ciò che scrive, senza dover organizzare mentalmente le sue frasi, tendendo a risparmiare la scrittura per limitare le correzioni Il COMPUTER diventa così uno strumento fondamentale per lo psicologo, in quanto gli consente di resocontare di getto senza soffermarsi troppo su ciò che sta scrivendo ma ritornandoci, poi, in un altro momento I concetti portanti della scrittura al computer sono: o l’integrazione dei ruoli di autore, realizzatore, lettore o la virtualizzazione della scrittura o la smaterializzazione-moltiplicazione del testo o l’assunzione del paradigma del gioco reso possibile alla compresenza di libertà d’azione, regole, finzione, incertezza ed improduttività Inoltre, oltre ad avere il vantaggio di spostare parti del testo col copia-incolla, ha la possibilità di ritornare in ogni momento su ciò che ha scritto, lasciando così aperto tutto un lavoro di RIFLESSIONE MENTALE La REGISTRAZIONE, in psicologia, risulta efficace per quando viene utilizzata per coordinare, impostare e realizzare progetti di ricerca, oltrechè per l’utilità formativa nella discussione e la supervisione dei casi clinici Durante il colloquio, è buona regola non prendere appunti di quello che il cliente racconta, in quanto può creare problemi soprattutto per quel contatto emotivo che rende possibile il colloquio stesso, e quindi il processo di conoscenza Egli potrà trascrivere alcune cose per il resoconto, che poi verrà redatto alla fine dell’intervento L’utilizzo dei registratori o videoregistratori, oltre ad ovviare il problema della distorsione mnemonica, permette, tuttavia, una precisa ed accurata registrazione del colloquio Ovviamente, qualora si dovesse utilizzare il registratore o il videoregistratore, bisogna sempre informare il cliente, richiedere ed ottenere il suo consenso, e se dovesse rifiutare, la registrazione non dovrebbe essere avviata LA REGISTRAZIONE AUDIO Con la registrazione si ha la possibilità di poter avere una registrazione del colloquio, senza distorsioni, che permette l’ascolto prolungato in situazioni meno coinvolgenti rispetto al setting Tuttavia, vi è anche la possibilità che venga usato inconsciamente per prendere le distanze dal cliente, interponendo il registratore come “terzo” della relazione e delegandogli la funzione e la responsabilità di registrare e memorizzare tutte le sequenze associative del cliente LA VIDEOREGISTRAZIONE All’interno del setting psicologico-clinico, la videoregistrazione non viene utilizzata quasi mai. Solo alcuni autori segnalano il vantaggio che comporta un suo utilizzo nel caso di situazioni di blocco con persone difficili, specialmente se all’interno della stanza del colloquio, agiscono molto Anche nella formazione al colloquio individuo non viene usato spesso, tranne in situazioni più complesse come l’apprendimento di Rorschach, in cui questo strumento è indispensabile L’aspetto più importante dell’utilizzo di questi strumenti nel colloquio, riguarda l’uso che lo psicologo ne può fare all’interno di ricerche empiricamente fondate Qualsiasi tipo di registrazione non è mai utile o richiesta dal cliente quanto dai bisogni dello psicologo Infatti, sapere che è presente un microfono che registra tutto il colloquio toglie SEMPRE al cliente la necessaria intimità, spontaneità e rilassatezza, creando una specie di EFFETTO PLATEA, ovvero l’impressione di essere su un palcoscenico e di interpretare una parte Il CONTESTO è l’insieme delle relazioni e della loro struttura organizzata, entro il quale ciascun individuo vive la propria esperienza Il concetto di COLLUSIONE, ovvero l’insieme delle simbolizzazioni affettive evocate dai differenti partecipanti alla vita sociale, trova la sua manifestazione naturale nel linguaggio, nella cultura e nell’agito sociale L’uso del registratore nella ricerca psicologico-clinica risulta essere un vantaggio per quel che riguarda l’analisi di specifici contesti, in quanto questi strumenti danno la possibilità allo psicologo di mettere in relazione tra loro più narrazioni di una determinata popolazione, quindi di fare inferenze circa la struttura collusiva che lega quella popolazione stessa Le analisi al computer permettono di fare inferenze sul processo collusivo di quella popolazione, in relazione a quel tema ed in rapporto a quel ricercatore che si è proposto come pre-testo per il discorso sul tema Per raccogliere i dati per la realizzazione di questo tipo di ricerche, lo psicologo si avvale dell’uso delle interviste, estraendo alcuni fattori che daranno un quadro più sintetico e dettagliato del contesto culturale che è andato a scandagliare