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Compendio di Criminologia, Ponti, Capitolo 8, Sintesi del corso di Criminologia

Riassunto del capitolo 8 del libro

Tipologia: Sintesi del corso

2012/2013

Caricato il 11/11/2013

Nicole.
Nicole. 🇮🇹

4.4

(76)

11 documenti

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Scarica Compendio di Criminologia, Ponti, Capitolo 8 e più Sintesi del corso in PDF di Criminologia solo su Docsity! CAP. 8 ABUSO DI SOSTANZE E CRIMINALITA' Le sostanze voluttuarie: definizioni e caratteristiche generali Definiamo con il termine di sostanze psicoattive quelle sostanze capaci di provocare stati psichici particolari e insoliti solitamente ricercati per fini magici, religiosi, di ritualità sociale o semplicemente per mero piacere. Gli effetti che essi provocano riguardano appunto la sfera psichica. Infatti le proprietà psicoattive (o psicotrope) sono appunto quelle delle sostanze che inducono una modificazione dello stato psichico che è tipica e diversa per ogni sostanza. L'alcol è una sostanza psicoattiva in quanto produce effetti su varie funzioni mentali --> ebbrezza, euforia, disinibizione, ottimismo, sicurezza di sé, superamento della timidezza, vago senso di potenza e benessere, oppure confusione, intontimento, incoscienza, disordine comportamentale e così via. Le sostanze dotate di caratteristiche psicoattive sono molto numerose e comprendono anche molti farmaci, sintetici o naturali, impiegati nella pratica medica oggi come nel passato -> psicofarmaci. Tra tutte queste sostanze psicoattive, si denominano sostanze voluttuarie quelle che possono provocare effetti psichici particolarmente ricercati perchè piacevoli e il cui uso non è motivato da necessità di cura: tali sono il tabacco, l'alcol, il caffè, il tè e anche tutte le "droghe" o sostanze stupefacenti che sono assunte proprio perchè inducono tendenzialmente a reiterarne l'uso per poter nuovamente fruire dei loro effetti piacevoli. Gli effetti sul sistema nervoso e sulla psiche variano a seconda del tipo di sostanza e delle quantità della stessa. Le sostanze voluttuarie risultano dannose soprattutto quando il loro consumo viene prolungato nel tempo: • dannosità di ordine fisico • danni psichici • effetti comportamentali negativi -> da qui l'interesse criminologico, poichè tali comportamenti riflettono sfavorevolmente sul funzionamento sociale, il che spesso si concretizza in problemi familiari, in abbandono del lavoro e anche nella commissione di reati. NB: sostanze voluttuarie sono quindi legali a differenza delle droghe o sostanze stupefacenti il cui consumo è per legge proibito. Fra le sostanze voluttuarie dal punto di vista criminologico interessano particolarmente le cosiddette droghe ovvero le sostanze psicoattive il cui uso è illecito o strettamete regolamentato, così come lo sono la loro produzione, il commercio e la distribuzione. (droga è sinonimo di stupefacente anche se non tutte le droghe provocano quello stupor da cui deriva il nome). La legge elenca le sostanze che sono sottoposte a particolare disciplina e controllo, comprese le sostanze psicoattive che vengono comunemente impiegate a fini terapeutici (psicofarmaci) le quali, poichè possono provocare dipendenza, vengono sottoposte a regolametazione della vendita nelle farmacie. Gli psicofarmaci si denominano anche "droga pallida". La caratteristica fondamentale delle droghe è quella di instaurare un particolare legame con chi ne fa uso, a causa del quale il consumatore può tendere nel tempo a ripeterne l'assunzione, così da poter riprovare gli effetti graditi e ricercati. Questo fenomeno di chiama dipendenza. (----> abitudine -----> sudditanza -----> sofferenza per la mancanza). Si intende, o intendeva, per dipendenza psichica o psicologica la condizione per cui l'assistenza della sostanza ingenera uno stato di disagio e per dipendenza fisica il bisogno dovuto allo stato fisiologico alterato, ma l'Organizzazione Mondiale della Sanità preferisce oggi parlare di neuroadattamento, comprendente sia manifestazioni organiche sia psicologiche. FISICO <---> PSICOLOGICO quelle dell'"apprendimento sociale" che prendono le mosse dalla teoria delle associazioni differenziali di Sutherland. Il comportamento deviante dell'uso di droghe non differisce nei meccanismi di instaurazione da quello conformista, è appreso nell'interazione con altre persone, tramite processi di condizionamento e dunque attraverso rinforzi positivi e viceversa scoraggiato da quelli negativi. Per spiegare la propensione al consumo di droghe sono state indicate anche ragioni fisiologiche, come la congenita carenza di particolari neurotrasmettitori (endorfine) responsabile di una maggiore sensibilità al dolore. I modelli multicasuali infine, reputano l'assunzione di droga come dovuta ad un'ampia costellazione di fattori, riconducibili a quattro aree diverse che si influenzano reciprocamente (biologica, intrapersonale, innterpersonale, socioculturale). In modo molto generale possiamo dire che la soluzione del disagio del vivere ricercata nella droga sta ad indicare l'incapacità di dare uno scopo accettabile alla vita. Le diverse modalità di coinvolgimento con la droga Il rapporto che si instaura fra la droga e colui che ne fa uso può dar luogo a situazioni diverse, con conseguenze sul piano comportamentale, oltre che su quello psichico e organico, estremamente differenti (è poco preciso parlare di "drogati" in senso generico). Vi sono infatti nella realtà modi estremamente diversi di essere coinvolti dagli stupefacenti e la diversità dell'uso è legata sia a fattori individuali, sia al tipo di sostanza impiegata. Consumatori sono gli individui che usano la droga saltuariamente o in situazioni eccezionali, oppure anche in modo ripetuto ma utilizzando dosaggi contenuti e mantenendo la possibilità di interrompere l'assunzione senza risentirne conseguenze. Questa modalità d'uso non comporta in genere significativi disturbi dell'inserimento sociale -> uso di droghe solo per volere e non per imperativo bisogno. Tossicodioendenti sono coloro nei quali la dipendenza si è instaurata a causa del protrarsi dell'uso: costoro hanno la tendenza a continuare ad assumere la sostanza e a procurarsela anche a costo di sacrifici, perchè si è in loro creato il "bisogno della droga" -> sudditanza. L'individuo non è però totalemente schiavo della sostanza, tanto che gli è ancora consentito di mantenere gli interessi e i legami sociali e di conservare, pur se con difficoltà, i ruoli socioculturali di appartenenza -> è ancora possibile smetterne l'assunzione spontaneamente ma è anche facile il passaggio a tossicomane soprattutto con l'eroina. Tossicomane è colui nel quale, essendo diventata la tossicodipendenza particolarmente intensa, l'assunzione di droga è destinata a diventare l'unica ragone di vita: tutti gli interessi ruotano solo intorno alla droga ed essa diventa il nucleo fondamentale delle attività, indirizzate esclusivamente a procurarsela con qualsiasi mezzo. Il tossicomane viene ad ricoprire uno stile di vita diverso, altamente marginale, degradato e spesso delinquenziale -> quasi esclusivamente assuntore di eroina. Gli eroinomani e i cocainisti presentano rilevanti compromissioni della struttura di personalità, possono andare incontro ad alterazioni psichiche e a gravi rischi per l'organismo. La tossicomania si instaura solamente quando la sostanza impiegata è dotata della capacità di dar luogo ad una dipendenza grave e tenace -> Negli USA il crack (cocaina trattata in modo particolare) che induce una dipendenza molto più intensa di quella della cocaina comune ha creato condizioni di tossicomania che hanno portato al degrado sociale e alla criminalità. I vari tipi di droga Gli effetti, le conseguenze e le ripercussioni sul funzionamento sociale connessi all'uso delle droghe sono variabili per fattori legati alla personalità di ciascun individuo, e per fattori dovuti alla situazione e all'ambiente in cui ne viene fatto uso, tra cui vanno considerati anche le componenti imitative e suggestive, l'approvazione o disapprovazione del gruppo, il tipo di legame che unisce i consumatori, la particolare sottocultura nella quale se ne fa uso. E' però fondamentale anche il tipo di sostanza assunta. Occorre tenere presente che spesso non viene fatto uso di una sola droga ma ne vengono assunte diverse, sia contemporaneamente sia in momenti successivi della carriera tossicomanica: frequentemente pertanto vi può essere una politossicodipendenza, anche con contestuale abuso di alcol e di psicofarmaci. Eroina. L'oppio e i suoi derivati sono in assoluto le droghe più pericolose e nefaste per l'imperiosa dipendenza psichica che rende difficile abbandonarne l'uso e per la loro elevata tossicità. L'eroina è un estratto della morfina, si presenta sotto forma di polvere facilmente solubile in acqua pertanto si può fumare, inalare per prese nasali oppure iniettare per via endovenosa. E' ben noto che intorno all'eroina gravitano i colossali interessi della grande criminalità organizzata -> fenomeno del "cliente obbligato". In piccole dosi ha un effetto calmate ed ipnotico, a grandi dosi invece produce una sensazione di euforia e induce la scomparsa di ogni sofferenza o disagio quale ansia, frustrazione, tensione, dolore. Nel consumatore dipendente dall'eroina, la sindrome di carenza è particolarmente violenta e provoca, soprattutto in carcere, molti suicidi. L'uso dell'eroina comporta spesso danni fisici. L'eccesso di dose provoca coma, talora morte, quando la quantità di droga è tale da implicare la paralisi dei centri nervosi respiratori e circolatori. Fra i danni non infrequenti si annoverano le infezioni e l'epatite virale "da siringa". (ONU nel 61 definì la tossicodipendenza eroinica come "flagello per l'individuo e pericolo economico e sociale per l'umanità"). Negli ultimi anni si è aggiunto tra i pericoli anche quello di contrarre l'AIDS a causa dell'uso promiscuo delle siringhe. Tra i danni psichici sono frequenti i casi di deterioramento intellettivo, affettivo e volitivo in consumatori inveterati anche se rimangono in linea di massima piuttosto rari. Molto comuni sono invece le modificazioni del carattere e della personalità quali indifferenza, perdita di decoro e sentimenti sociali. Cocaina. L'uso della coca è antico e da alcuni viene fatto coincidere con la nascita dell'agricoltura in Sud America intorno al 3000 a.C.; molto più tardi, intorno alla metà del XIX secolo, dalle foglie di coca si sintetizzò la cocaina. Per lungo tempo venne impiegata in medicina nascondendone gli effetti dannosi. L'uso terapeutico lasciò poi il posto a quello voluttuario. Tra le fasce di appartenenza troviamo il delinquente professionale; il consumatore appartenente ad ambienti di moda, arte o comunque posti di elevato livello sociale; il consumatore dell'alta borghesia e infine troviamo l' "assuntore da strada". La cocaina è una droga eccitante del sistema nervoso e produce euforia, sensazione di acutezza mentale, di vivace efficienza, di resistenza alla fatica; dà l'impressione di vigore muscolare, aumenta l'interesse e l'efficienza sessuale; con l'esaurirsi dell'effetto subentrano però sintomi opposti ed in particolar modo astenia e depressione. Nonostante sia diversa dalla crisi di astinenza dell'eroina, la sindrome di carenza della cocaina è rappresentata da sintomi quali sonno prolungato, fatica generalizzata, stancchezza, depressione. Gli effetti psichici negativi possono essere: irrequietezza, iperattività, ipervigilanza, ansia, loquacità, tensione, senso di allerta. Nel caso di intossicazione cronica troviamo anche ritiro sociale e ottundimento dell'affettività. I danni fisici maggiori sono segnalati a carico del sistema cardiovascolare, in particolare infarto del miocardio e cardiopatia ischemica. Cannabis indica. La pianta della canapa indiana fornisce alcune delle sostanze che hanno concetto di devianza. Il loro uso infatti è da considerarsi anche un fatto di costume legato alle tradizioni, ai rituali, agli interessi economici e ad altri fattori contingenti e pertanto diversi nelle varie culture. In un'ottica terminologica, si parla di droga e si pensa ad eroina, cocaina, cannabis, metamfetamine e non ad alcol, caffeina, psicofarmaci, benchè sicuramente tutte le sostanze citate abbiano effetti sulla psiche e, talora, effetti comportamentali e persino criminali. Insomma, culture diverse hanno fatto sì che si differenziasse anche l'uso di sostanze con caratteristiche non sempre del tutto diverse e, per converso, che si assimilassero nella comune riprovazione sostanze con effetti non puntualmente sovrapponibili. E' interessante sapere che tutte le sostanze che oggi definiamo "voluttuarie" al loro esordio nella storia della storia dell'uomo sono state usate a scopo rituale o magico per cui si faceva leva sui particolari effetti indotti sulla mente. Un altro impiego tipico delle sostanze psicoattive nelle epoche antiche è quelle terapeutico. Il fatto che l'uso di sostanze voluttuarie rappresenti un fenomeno culturale, e quindi anche la definizione di devianza rispetto ad esso costituisca una valutazione gravata da giuduzi di valore e perciò da implicazioni relativistiche non è un motivo valido per assumere un atteggiamento di indifferenza nei confronti di tale fenomeno. Strategie di lotta contro la droga Nei confronti delle sostanze stupefacenti è stata da tempo fatta la scelta di ostacolarne l'impiego mediante il rigore della legge. In Italia esiste un elenco ufficiale delle sostanze illegali nei confronti delle quali sono imposte proibizioni di produzione, traffico e commercio. Queste leggi si integrano al fine di conseguire l'obiettivo di contrastare l'offerta di stupefacenti. Contestualmente, altre strategie mirano a ridurrne la richiesta. Strategie per contrastare l'offerta. Perseguito soprattutto attraverso la lotta contro i narcotrafficanti e i grandi monopoli criminali della droga. Le strategie di lotta contro le organizzazioni criminali sono rivolte particolarmente a combattere la produzione e il traffico delle droghe considerate più pericolose e la cui richiesta è massima. Le strategie in questione sono previste da normative nazionali e accordi internazionali. La lotta contro i monopoli criminali che controllano eroina e cocaina mira ai seguenti obiettivi: • impedire o ridurre, all'origine, la produzione -> compito di apposite istituzioni internazionali con a capo l'ONU; • combattere il trasferimento -> mediante convenzioni e collaborazioni fra le polizie dei paesi maggiormente coinvolti nel fenomeno; • reprimere la distribuzione capillare (spaccio) -> perlopiù operata cercando di stroncare la fittissima rete di distribuzione al minuto, che si avvale di molti intermediari a vari livelli; • colpire le organizzazioni criminali attraverso l'identificazione e il controllo dei capitali derivanti dal traffico e il loro riciclaggio in attività illecite -> favorito da convenzioni tra i diversi paesi, viene effettuato a livello nazionale e internazionale al fine di identificare le fonti e seguirne gli spostamenti. In Italia sono stati ottenuti successi con la legge denominata "Rognoni-La Torre" che ha come scopo quello di intervenire dal punto di vista finanziario e bancario. Strategie per contrastare la richiesta. Gli sforzi di ogni paese si sono anche rivolti, per contenere la richiesta, a intervenire su chi fa uso di stupefacenti: • con leggi inibenti il consumo -> le differenti scelte legislative nei confronti dei consumatori di stupefacenti possono riassumersi in tre modelli: 1) probizione dell'uso che costituisce illecito e comporta sanzione; 2) liberalizzazione dell'uso che pertanto non costituisce reato; 3) non punibilità del consumatore anche se l'uso continua a configurare un illecito. Una panoramica storica ci mostra come prima del 1975 in Italia, qualsiasi consumatore poteva essere recluso a prescindere dalla dose e dall'uso personale. Dopo il dicembre del 1975 fu varata una legge che escludeva la punibilità del consumo e stabiliva che non fosse punibile chiunque detenesse una "modica quantità" della sostanza. Con il 1990 si scelse di punire penalmente solo la produzione e il traffico illecito e di applicare invece sanzioni amministrative. Con i risultati della consultazione referendaria del 1993 venne abrogato sia il riferimento al concetto giuridico di "dose media giornaliera" sia le sanzioni amministrative di competenza dell'autorità giudiziaria. Nel 2006 la riforma si è mossa lungo due direttrici: con una si afferma la contrarietà anche verso il semplice uso e la detenzione di sostanze stupefacenti; con l'altra si riafferma un'esigenza di politica criminale tesa al recupero e alla riabilitazione della persona tossicodipendente. Con il decreto del 2006 scompare la differenziazione tra droghe pesanti e droghe leggere. A partire da questa data quindi, troviamo un'unica divisione all'interno di tali sostanze: quella tra le sostanze vietate e i medicinali. • con trattamento e recupero dei tossicodipendenti -> troviamo tre modelli: 1) obbligatorietà di sottoporsi a trattamenti terapeutici e riabilitativi; 2) libertà di sottostare o meno agli interventi che sono comunque offerti e incentivati; 3) alternativa fra sanzione penale per il consumo o accettazione di un programma di trattamento. Con una legge del 1990 si è cercato di contemperare al meglio le esigenze di tutela della sicurezza pubblica a quelle di salvaguardia della salute del tossicodipendente. • con la prevenzione. (vedi paragrafo successivo) Tornando alle scelte di strategie legali per contrastare i consumi, gli orientamenti sono contradditori. Da un lato infatti, per combattere il potere delle organizzazioni che prosperano sul traffico degli stupefacenti e scoraggiare la delinquenza indotta nel tossicomane, si propongono la legalizzazione o la liberalizzazione dell'uso di droghe (ovviamente con precise restrizioni). Questo perchè si parte dall'assunto secondo cui se la vendita di droga fosse legale, verrebbe meno il coinvolgimento del drogato nell'attività criminosa per procurarsi le somme necessarie all'acquisto e verrebbe tolta alle organizzazioni criminose una fonte importante dei loro ingentissimi profitti, talchè esse perderebbero il monopolio della droga, che comporta la vendita a prezzi resi artificiosamente molto elevati. Tali proposte sottovalutano però il rischio di un ulteriore incremento dell'uso. Il contrapposto orientamento sanzionatorio sostiene la necessità che l'uso di qualsivoglia sostanza stupefacente configuri di nuovo la punibilità del consumatore cosicché venga ufficialmente sancito il carattere di illegittimità del consumo stesso -> pena. Modalità di trattamento, recupero e prevenzione in materia di tossicodipendenza Per il trattamento, il recupero e la prevenzione in materia di tossicodipendenza l'attuale legislazione prevede interventi a vari livelli. Anzitutto la normativa stabilisce che la cura e la riabilitazione dei tossicodipendenti siano devolute a presidi medici e sociali, tanto ospedalieri quanto ambulatoriali, pubblici o privati. Ancora la legge riconosce al tossicodipendente il diritto di essere curato in strutture e da medici da lui scelti; può beneficiare inoltre, a sua richiesta, del diritto all'anonimato. Ecco le varie modalità concrete di intervento terapeutico e riabilitativo: • trattamenti ambulatoriali in centri pubblici -> assistenza e supporto anche di tipo psicologico; • trattamenti farmacologici -> metadone o naloxone usati "a scalare"; • non censurato e dove confluiscono i tossicomani; sono aree dove anche la criminalità comune è uno degli aspetti strutturali tipici. Alcolismo acuto e cronico: gli effetti Si denomina alcolismo o etilismo, l'abuso di bevande alcoliche. Le bevande alcoliche rappresentano da noi le sostanze voluttuarie più diffuse e, nonostante la gravità sociale del fenomeno, il loro consumo è tollerato o addirittura stimolato. L'alcol costituisce un problema medico e sociale solo quando ne venga fatto abuso, se vengono cioè superati certi limiti nella sua assunzione. Ciò deve essere esaminato secondo due prospettive fondamentali: sotto quella della concentrazione momentanea dell'abuso e sotto quella del prolungamento nel tempo. Quando l'abuso si realizza quale assunzione di quantità rilevanti di bevande alcoliche in breve spazio di tempo, si osservano un insieme di fenomeni somatici e psichici che configurano ciò che si chiama abitualmente ubriachezza (o ebbrezza o etilismo acuto). Quando l'assunzione di quantità elevate di alcolici si prolunga nel tempo, si manifestano sintomi organici e psichici che sono tipici dell'etilismo cronico o alcolismo propriamente detto. E' necessario perciò distinguere due forme di intossicazione: l'intossicazione alcolica acuta, che si realizza quando il livello dell'alcol nell'organismo supera certi limiti; e l'intossicazione alcolica cronica che si realizza quando ripetendosi quotidianamente e per anni eccessi di singole assunzioni, vengono lese in modo più o meno permanente certe strutture organiche e ciò che si traduce in alterazioni fisiche e psichiche che permangono anche se l'alcolista sospende l'assunzione di alcolici. Gli abusi sia auti sia cronici di alcol determinano sfavorevoli conseguenze sociali. L'alcolismo cronico si può considerare come una vera e propria tossicomania, dal momento che, in tluni individui, induce una forte dipendenza, così come avviene con gli stupefacenti. Si verificano infatti anche per l'alcolismo vere e proprie sindromi di carenza. Da alcolismo legato al pauperismo -> a alcolismo legato al maggior benessere economico Fra i fenomeni psicopatologici dell'etilismo cronico troviamo disturbi psichici che divengono abituali: scandimento intellettivo che può giungere fino alla demenza, distraibilità, alterazioni della memoria, riduzione degli interessi, appiattimento affettivo, impulsività, decadimento morale. Nei casi più gravi le alterazioni psichiche divengono così rilevati da dar luogo a psicosi alcoliche, cioè vere e proprie malattie mentali durature -> deliri di gelosia, delirium tremens (tremori e allucinazioni dovuti alla carenza), allucinosi alcolica (allucinazioni visive o uditive), demenza alcolica (deterioramento dell'intelligenza e della personalità). Alcolismo e criminalità E' facilmente constatabile l'importanza criminogenetica dell'alcolismo. Fra campioni di delinquenti comuni recidivi il numero di coloro che abusano di alcolici è da quattro ad otto volte superiore a quanto si riscontra fra la popolazione generale. Si può considerare perciò l'alcolismo come un fattore sicuramente selettivo nel facilitare le condotte delittuose, il che è ampiamente comprensibile per le caratteristiche degli effetti psichici indotti dall'alcol. L'etilismo cronico agisce non solo direttamente sulla condotta delittuosa, ma anche mediamente, con correlazioni indirette, attraverso tipiche alterazioni dello stile di vita, che a loro volta favoriscono la commissione di reati. Non esiste ovviamente alcun rapporto obbligato fra etilismo cronico e delitto, essendo ben compatibile l'abuso alcolico anche con una condotta che, pur essendo fonte di disagio, non è però necessariamente delittuosa. Quanto alle correlazioni dirette fra etilismo acuto e criminalità, lo stato di ebbrezza induce disinibizione e pertanto slatentizza la violenza e debilita i freni morali e normativi, che in condizioni di sobrietà consentono il controllo delle pulsionalità; così i reverberi dello stato