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dall'ellenismo e sviluppo architettura romana, Appunti di Storia Dell'architettura

Dalle prime architetture greche allo sviluppo dell'architettura romana

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 11/02/2018

federico-zucchi-1
federico-zucchi-1 🇮🇹

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6 documenti

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Scarica dall'ellenismo e sviluppo architettura romana e più Appunti in PDF di Storia Dell'architettura solo su Docsity! L’ELLENISMO La Grecia arcaica aveva espresso il proprio prestigio nei limiti topografici e tematici del santuario; la politica dei sovrani ellenistici si tradusse in grandi programmi urbanistici che diedero il massimo rilevo alle opere dell’architettura ci vile. I gr andi ce ntri de lla pr oduzione ar chitettonica si sp ostano e le innovazioni e gli ambizioni programmi si sviluppano nelle città Macedonia, A sia M inore, E gitto.. N el campo più propriamente formale, gli arricchimenti e le varietà dei temi messi in opera come gli sviluppi della volta e dell’arco, le fi ni co mposizioni de corative ne gli or dini mu rali e le va riazioni at tuate ne lla scultura e nella pittura costituiscono un repertorio nuovo e un ampliamento delle forme classiche. Invenzione del capitello angolare, eretto su pianta quadrata con quattro volute poste sulle diagonali ;basi e capitelli ricevono ornamenti più rigogliosi e p iù c arichi. Gl i ef fetti di om bre e di ri lievo ve nivano accentuati, sugli ordini murali, dall’applicazione di st ucchi e di pi tture se condo un gu sto de corativo e pittorico propriamente ellenistico. In questo periodo l’arco e la vo lta en trarono de finitivamente ne l repertorio dell’architettura. L’ architettura elle nistica svil upperà l’im piego dell’ar co nelle por te monumentali(Porta Rosa di Velia…) LE CITTA’ ELLENISTICHE: All’organismo chiuso della polis succede un organismo aperto ai contributi degli stranieri che vi si stabiliscono e la trasformano in uno strumento di fusione delle diverse razze. Inoltre lo sviluppo del commercio e dell’artigianato dà luogo alla formazione di classi sociali differenziate anche per professione. Le nuove città sono i nfatti f ondazioni d i u n p rincipe o d i u n s ignore c he i n e sse p one l a propria corte e controlla ogni manifestazione della vita cittadina. Le città ellenistiche tendono e diminuire l’importanza dell’Acropoli e anche delle vecchie agorà che da centro della vita pubblica si trasformano in piazze monumentali. _Alessandria d’Egitto: La novità principale dello schema di Alessandria d’Egitto consiste nella possibilità di una successiva elaborazione delle tipologie edilizie e della rete viaria minore entro il solido inquadramento del piano. La città era divisa in quartieri differenziati sulla base delle attività prevalenti e delle diverse comunità etnico-politiche; la reggia avevano un suo porto monumentale, occupava circa un quinto dell’area totale. -Pergamo: la sistemazione della città inizia c on i l s antuario d i D emetra. C on q uest’opera ini zia que lla ricerca atta a risolvere la città e il paesaggio come un insieme architettonico unitario e scenografico, che culmina nella disposizione monumentale delle quattro terrazze della zona pubblica superiore. Architettura Romana Storia e tecniche: L'architettura romana richiama subito alla mente la potenza politico-militare dell'antica Roma. Non è un caso. La spazialità espressa dall'architettura romana è stata appositamente studiata per questo, ed è stata studiata bene, se, a distanza di secoli, i l messaggio che ne deriva è ancora lo stesso. I romani, privilegiarono l'architettura fra le arti e l'attività del p rogettista f u c onsiderata c ome l a p iù nobile, anche se anche tutte le altre arti erano considerate efficaci strumenti di propaganda per imporre e, successivamente tramandare, la grandezza di Roma. Le origini della città risalgono al 753 a.C. data della leggendaria fondazione di Roma. Il 509 a.C. segna la sconfitta degli etruschi e l'istituzione della Repubblica. Nei primi secoli, coincidenti con l'età dei s ette r e, c ulturalmente R oma a veva s ubito e ssenzialmente l'influenza delle vicine città etrusche. Nell'età della Repubblica, Roma si afferma sul Lazio, sugli Etruschi e sulla Magna Grecia, e, nel II secolo a.C. in seguito alle guerre puniche, diventa la più grande potenza del mediterraneo occidentale. Entra in contatto con le opere artistiche provenienti da tali aree, come bottino di guerra; ciò favorirà q uel pr ogressivo ar ricchimento de l re pertorio ar tistico ro mano, ch e tr adurrà i nuovi apporti nel suo personale mondo artistico. Dal II sec. a.C. I romani costruirono città, applicando il sistema ortogonale di Ippodamo di Mileto, che diviene l'impianto più diffuso n elle c ittà c onquistate e rifondate dai Romani come proprie colonie. Gli assi principali detti cardo e decumano, furono eletti ad assi viari più importanti. Le nuove città sorgevano preferibilmente in zone pianeggianti ed all'incrocio delle grandi vie di comunicazione. Roma inoltre ripartì il territorio in proprietà agrarie dalla forma regolare, con le note "centuriazioni". Una suddivisione che, seppure in maniera discontinua sopravvive ancora oggi, nell'orientamento delle divisioni proprietarie. Per primi i Romani ebbero la capacità di pianificare vaste aree senza perdere di vista la visione complessiva dei territori in loro possesso e, il disegno del territorio, divenne anch'esso strumento di governo delle popolazioni conquistate e funzionale alle esigenze del vasto impero. Reti viarie, ponti e acquedotti, dimostrano ancora oggi a quale livello di perizia i romani fossero giunti nel costruire opere a scala territoriale. Dimostrarono anche un notevole progresso nelle tecniche costruttive .Dal 29 a.C. al 14 d.C. Ottaviano Augusto inaugurerà il p eriodo d ell'Impero. L 'arte s arà complessivamente ispirata al classicismo greco e avrà finalità r appresentative. Il pe riodo de ll'Impero, vedrà un fiorire di opere pubbliche, come teatri e templi, nelle quali si risentirà dell'influenza ellenistica; ed è proprio nel periodo di massima fioritura che si attestano le maggiori affinità dell'arte romana con i modelli ellenistici. L'architettura, viene riconosciuta il mezzo più adatto per celebrare la potenza di Roma e renderla visibile e comunicabile. Nel corso dei secoli si succederanno gli imperatori della casa Giulio- Claudia; quelli della casa Flavia, che realizzeranno alcune fra le opere più imponenti di tutta l'architettura romana e quelli designati per adozione, tra cui Adriano. Con Adriano l'architettura romana conosce un periodo di evoluzione di forme e contenuti.... Adriano era un imperatore raffinato ed istruito, grande cultore della Grecia; le opere costruite sotto il suo governo sono note per esprimere il cosiddetto classicismo adrianeo proprio perché egli v olle i ncidere n ella c ultura d el p roprio t empo a ttraverso i l conferimento di una impronta classica. Villa Adriana a Tivoli esemplifica tutte le componenti di questa ricercatezza. Essa è concepita i n r elazione a l p aesaggio e g li e difici i vi c ontenuti n on r inunciano a l rapporto con esso. Fu Adriano inoltre a ricostruire il Pantheon fissando la tipologia ideale del “tempio rotondo”. Il cl assicismo ar drianeo si di ffuse in Af rica e As ia mi nore, ma pe rse i co ntenuti or iginari risolvendosi in una varietà di s oluzioni f ormali c he s i f usero c on l e t arde c orrenti e llenistiche. Successivamente sarà il tempo degli imperatori Antonini. Dal 193 al 235 d.C. invece si avrà l'età dei Severi e nel 284 d.C. Diocleziano, dividerà l'Impero in quattro parti governate dai tetrarchi. Il mondo dell'arte si aprirà a nuovi apporti e cominceranno ad emergere primi sintomi di decadenza, pur in presenza di una intensa attività costruttiva dotata di grande senso per gli effetti scenografici. Il 312 d.C. segna l'inizio del periodo di Costantino, che concederà libertà di culto ai Cristiani con l'editto del 313. A Costantino si deve inoltre il trasferimento della capitale a Costantinopoli. Caratteristiche dell'architettura romana sono essenzialmente un utilizzo di materiali poveri per la costruzione di masse murarie che determina una possibilità di a utonomia t ra s truttura e d ecorazione. Pertanto le colonne o le trabeazioni, spesso servivano ai romani a rivestire un'opera architettonica più che a reggerla staticamente. Spesso si utilizzerà la s ovrapposizione d egli o rdini, c he, o ltre a q uelli g ià n oti come lo ionico e il corinzio, saranno incrementati con l'ordine composito, tipicamente romano, che presenterà un capitello corinzio con l'inedita aggiunta di volute ioniche. TEMPIO : I templi romani si differenziano da quelli greci, in primo luogo per l'ubicazione. Essi infatti sorgono per lo più in c ontesti u rbani, e n on i n p osizione d ominante c ome a vveniva p er i t empli g reci ubicati nelle acropoli. Lo schema costruttivo del tempio, si rifà al p recedente m odello e trusco. S ulla facciata principale, si apre un profondo portico elevato su di un alto podio a gradini. La cella però è più grande e le colonne, si ispirano anche agli ordini ionico e corinzio. Il colonnato che circonda la cella diviene una serie di semi-colonne addossate alle pareti laterali. In età imperiale il tempio, si evolverà in altre forme e sarà anche a pianta centrale (circolare o poligonale) più ampio e/o arricchito da nicchie ed absidi. Alcuni esempi di templi romani: il tempio della Fortuna virile del I a.C; il Tempio di Vesta a Tivoli del I d.C. Ed il tempio di Marte Ultore del 42 a. C Le caratteristiche tempio romano rispetto a quello greco: 1Il tempio greco si erige su un crepidoma Tempio etrusco-italico. Non vi sono templi esistenti, per via dei materiali utilizzati, legno ….ricostruzioni date come sempre da Vitruvio . 2 Il naso è ripartito non è più un aula unica, di conseguenza cambia il rapporto con le colonne, se nel mondo greco erano isolate, qui determinano il perimetro della costruzione 3 mentre nel tempio greco c è un i ngresso p rincipale s immetrico r ispetto a lla p arte retrostante, nel tempio romano di vuole dare importanza all’ingresso co n ti mpano so lo su l la to dell’accesso . 4 principio di assialitá. 5 Copertura di travi lignee 6Per quanto riguarda gli ordini architettonici non c è quello s viluppo c he c ’era sta to in Gre cia dei tre ord ini anc he dal pun to di vis ta formale e morfologico.7Non c’è il crepidoma ma un vero e proprio podio per questa volontà di elevare il tempio a un piano più alto. Tempio di Giove Capitolino 616.509 a.C. : Il tempio di Giove Capitolino era il più importante d ei t empli presenti a Roma e forse il più importante d i t utto l o S tato; e ra d edicato a G iove O ttimo M assimo e a Giunone e Minerva, le altre due divinità della "triade capitolina". La tradizione vuole che i l tempio s ia stato costruito quale "contraltare" di quello dedicato a Iuppiter Latiaris, sull'odierno Monte Albano dal re Tarquinio Prisco; il tempio sul colle capitolino sarebbe stato avviato da Tarquinio Prisco verso il 575 a.C., con la costruzione di un enorme terrapieno cinto da un muro, sull'altura meridionale del colle conosciuto con il nome di Capitolium (sembra che il nome derivi dal ritrova- mento, durante i lavori, di un teschio appartenente al corpo del condottiero Aulo Vibenna (da qui Caput O/i). I lavori, rimasti a lungo sospesi, vennero ripresi ultimati da Tarquinio il Superbo con l'intervento di artisti e artigiani etruschi (tra i quali lo scultore Vulca, di Veio, che realizzò la statua di culto di Giove, vestito con gli abiti e le insegne della regalità poi indossate dai condottieri nel giorno del trionfo); il tempio però venne inaugurato nel 509 a.C. da M. Orazio Pulvillo, no dei due consoli del primo anno della Repubblica.L'edificio era di dimensioni gigantesche (misurava m 53 per 62 circa) ed era orientato verso sudest e preceduto da una gradinata posta tra due avancorpi. Per metà era costituito dal pronao formato da tre file di sei colonne tuscaniche, di tufo, e per l'altra metà dalla cella; quest'ultima era fiancheggiata da sei colonne per parte ed era divisa in tre ambienti: l'ambiente centrale era dedicato a Giove, l'ambiente di sinistra era dedicato a Giunone mentre quello di destra a Minerva. Il lato di fondo era chiuso da un muro continuo contro il quale si attestavano le file esterne delle colonne e i muri perimetrali della cella.All'interno del tempio erano conservati, in una teca di marmo, i Libri Sibillini. Davanti al tempio terminavano i cortei trionfali, mentre ad ogni inizio d'anno i nuovi consoli, che iniziavano il loro incarico, svolgevano dei sacrifici solenni quale segno augurale.Il tempio subì numerosi restauri e miglioramenti nel corso dei secoli; uno dei miglioramenti lo si ebbe nel 296 a.C., a cura degli edili Cn. e Q. Ogulnio che fecero sostituire la quadriga fittile di Giove posta sul vertice del frontone con una di bronzo, realizzata coi proventi delle multe inflitte agli usurai; mentre nel 142 a.C. il soffitto venne coperto con lastre di bronzo dorato. Il tempio venne molto spesso danneggiato dagli agenti atmosferici (soprattutto dai fulmini), e venne completamente distrutto nell' 83 a.C. e ricostruito per iniziativa di Silla, a cura del console Q. Lutazio Catulo. Inaugurato nel 69 a.C., il nuovo tempio venne ricostruito uguale al precedente, mentre la nuova statua di culto di Giove, realizzata in marmo, venne creata prendendo ispirazione dallo Zeus di Olimpia. Restaurato da Augusto, subì un nuovo incendio nel anno 69 d.C. (durante le lotte tra i partigiani di Vespasiano e quelli di Vitellio) e, dopo essere stato da poco restaurato dallo stesso Vespasiano, venne distrutto da un altro incendio nell' 80 d.C.La ricostruzione, mantenendo le stesse fondazioni e uguali dimensioni, fu avviata da Tito e completata da Domiziano con grande impiego di marmo (pentelico, per le colonne) e bronzo dorato (porte, tegole ecc.). Il tempio era ancora intatto alla fine del IV secolo d.C. In seguito, con l'abbandono, venne avviata l'opera di spoliazione e di esso non è rimasto più nulla. Rimane ancora, al di sotto e intorno al Palazzo Caffarelli, gran parte del basamento del tempio più antico. Tempio di Ercole Vincitore(tempio rotondo del foro Boario): Erroneamente detto di Vesta, il tempio è circolare con venti colonne corinzie, poggiante su un basso podio di gradini di marmo. L’architetto fu probabilmente Hermodoros di Salamina, mentre la statua di culto sembra fosse opera di Skopas Minore, scultore greco della fine del II secolo a.C. Anche i capitelli sembrano essere di fattura greca, eseguiti su modelli ellenistici.L’edificio er a de dicato ad Er cole Vi ncitore, pr otettore de i co mmercianti it alici ch e svolgevano le loro attività nel vicino Foro Boario. Costruito verso la fine del II secolo a.C., è il più antico tempio in marmo conservato a Roma.L’edificio su bì un res tauro sot to Tib erio, pro babilmente dop o l’inondazione del 15 d.C. Nel XII secolo (1140) fu trasformato nella chiesa di Santo Stefano delle Carrozze, e dalla metà del XVI secolo, prima dell’abbandono, fu dedicato a S. Maria del Sole a causa di un’immagine miracolosa della Madonna ritrovata nel Tevere. All’interno si conserva ancora un affresco della fine del XV secolo raffigurante la Madonna col Bambino e Santi. L’intero edificio e l’affresco sono stati recentemente restaurati. -Tempio di Portuno(foro Boario): L'edificio si presenta di ordine ionico, tetrastilo (con quattro colonne in facciata) e a pianta pseudoperiptera, ossia con colonne libere anteriormente in corrispondenza del pronao e semicolonne in prosecuzione addossate all'esterno del muro della cella. Le colonne del pronao e quelle collocate agli angoli della cella sono in travertino, le altre in tufo dell'Aniene. Si suppone che anticamente le parti in tufo fossero intonacate per ricreare visivamente l'effetto del marmo. La costruzione dell'attuale edificio è stata datata dai materiali rinvenuti nelle fondazioni all'80-70 a.C., ma esistono inoltre tracce di fasi precedenti. -Tempio di Venere: E’ il tempio più grande della città (m.145 x 100) e si estende dalla Basilica di Massenzio alla valle del Colosseo. Il progetto sembra sia opera dello stesso imperatore Adriano, che dedicò l’edificio alla Città Eterna e a lla d ea V enere, m adre d i E nea s uo f ondatore. I l t empio, d i f orme e llenizzanti, s i innalzava al centro del grande podio artificiale: questo era affiancato sui lati lunghi da un doppio portico di colonne in granito grigio, su cui si aprivano al centro i due propilei, mentre sui lati corti era collegato con delle scalinate alla piazza del Colosseo e al Foro. Le colonne ancor oggi visibili furono rialzate durante i restauri degli anni trenta. Le celle sono caratterizzate dalla presenza di due absidi addossate, nelle quali erano situate rispettivamente le statue di Venere - TEATRI E ANFITEATRI - Nell'ultimo secolo della repubblica, il teatro romano riprende lo schema del teatro greco: la costruzione della scena e la cavea sono però concepiti d iversamente. M entre i g reci sfruttavano le pendenze naturali delle colline per realizzare le gradinate, i romani, grazie alle loro capacità tecniche e all'impiego di archi e volte, costruivano teatri anche su siti pianeggianti, realizzando imponenti strutture per dare la giusta pendenza alle gradinate. Quindi il teatro romano non si adatta più al pendio naturale del terreno, ma può trovarsi a nche a ll'interno d i u n c ontesto u rbano. I l t eatro è u n ed ificio costruito per le rappresentazioni teatrali, e l'azione scenica si svolge su un podio; alle spalle vi è una quinta scenografica. Le strutture ad arco che sostengono le gradinate diventano parte essenziale dell'edificio e lo caratterizzano all'esterno. Non bisogna confondere la struttura del Teatro con quella dell'Anfiteatro: infatti, mentre il teatro è un edificio dalla pianta semicircolare, l'anfiteatro è una struttura dalla pianta ellittica, che serviva non alla rappresentazione teatrale ma allo spettacolo come ad es. quelli di esercizi ginnici o dei gladiatori. L'anfiteatro dalla forma ellittica, è una espressione architettonica originale romana. L'arena posta generalmente più in basso rispetto al piano stradale, l imita lo sviluppo in altezza dell'edificio e consente di ricavare quell'ampiezza utile alla grande cavea, divisa in settori. L'anfiteatro Flavio, detto il Colosseo, fu eretto in epoca imperiale e ne costituisce l'esempio più noto. Costruito nell'80 d.C. Fu inaugurato da Tito e passò alla storia come il “colosseo”. Consiste in un edificio dalla grande mole ellittica ed è tuttora l'immagine simbolo di Roma, che ne caratterizza il paesaggio urbano. Vi si svolgevano i giochi del circo. Sotto la cavea si trovavano delle gallerie anulari che si denunciavano all'esterno in tre ordini di arcate. L'altezza è di 50 mt e il diametro maggiore è di 188 mt. Posto in asse con il foro, il Colosseo era posto a definirne la prospettiva monumentale, idealmente relazionandola con le emergenze architettoniche del Celio e del Palatino. Teatro di Marcello: dopo la costruzione del teatro di Pompeo ,Cesare aveva in progetto la realizzazione di un altro teatro che fu eseguito solo più tardi da augusto e dedicato alla memoria di suo nipote Marcello . La struttura della cavea è formata da un sistema a sette radiali coperti da volte a botte inclinata ed è serrata da un ambulacro esterno che si svolgeva per due o forse tre piani. Il primo piano è coperto da una volta anulare a botte mentre nel secondo piano le volte a botte sono disposte radialmente per evitare spinte orizzontali sulla facciata convessa, trattata come il tabularium con il motivo sovrapposto e ripetuto dell’arco murario incorniciato dall’ordine architettonico. Anfiteatro Flavio(colosseo): 70-79 è il p rimo a ntiteatro s tabile i n m uratura, t utti i p recedenti i nfatti avevano una struttura lignea. Il tipo architettonico dell’anfiteatro non deriva dal teatro ma il nome indica la costruzione della cavea tutto intorno all’arena, co sì le par ti pri ncipali son o, olt re all a cav ea con le gradinate dove prendevano posto gli spettatori, l’arena ov vero il te rreno pe r i co mbattimenti e gl i ambienti sotterranei. I lavori furono iniziati da Vespasiano ma conclusi da Domiziano. La pianta è ellittica e ha un’altezza complessiva di poco meno di 50 metri . L'edificio poggia su una base di due gradini; al di sopra vi sono tre ordini di archi, ed un quarto piano con finestre rettangolari. Vi sono ottanta arcate per ciascun piano, separate da pilastri con una semicolonna. Sui primi tre piani vi erano corridoi circolari che potevano riparare gli spettatori in caso di pioggia.I quattro archi sugli assi erano le entrate principali, e probabilmente erano decorate con un piccolo pronao e una statua. Gli altri 76 archi erano numerati per un più facile accesso (sull'anello esterno ne sono oggi rimasti intatti 31).Le semicolonne del piano terra sono tuscaniche (variazione romana dello stile dorico), quelle del primo piano ioniche e quelle del secondo piano corinzie. Il piano attico è diviso in riquadri da lesene romano-corinzie, e presenta una finestra rettangolare ogni due riquadri. Pare che tutt'intorno, sui riquadri del piano attico fossero affissi un tempo scudi (clypea) di bronzo -Circo Massimo: Si tratta del più grande edificio per spettacoli mai costruito, essendo arrivato a misurare 600 metri di lunghezza e 140 metri di larghezza, con una capienza che poteva arrivare fino a 250.000 persone e forse più. I l c irco v enne f ondato, s econdo l a t radizione, d al r e T arquinio P risco, c ostruzione avvenuta dopo la bonifica delle paludi della Valle Murcia; Oggi, nell'area completamente libera (a parte la piccola porzione scavata in uno dei due punti estremi del circo, si può comprendere l ’antica str uttura dell'impianto tramite i rilievi erbosi e il piano in terra (posto molto al di sopra di quello dell'originaria arena) sul quale il lungo rialzo di terra indica la posizione della spina, il muro attorno al quale correvano le quadrighe. Per alcuni secoli le strutture del circo rimasero in legno; le prime opere in muratura vennero avviate dopo il II secolo a.C. quando, nel 174, furono costruiti delle strutture (carceres) da dove partivano i carri da corsa, sul lato corto occidentale, e furono collocate sulla spina le sette uova di pietra che servivano al conteggio dei giri. L’assetto de finitivo de l ci rco lo si eb be ne l 46 a. C., pe r l’ intervento di C esa re, mentre, nel 33 a.C., Agrippa, aggiunse sette delfini di bronzo aventi la stessa funzione delle uova. Augusto fece costruire, dalla parte del Palatino, il cosiddetto "palco imperiale", insieme con un'edicola dedicata al culto delle divinità che presiedevano agli spettacoli, e fece innalzare sulla spina l'obelisco di Ramsete II, alto 23,7 metri, proveniente dalla città egiziana di Heliopolis (questo obelisco è oggi visibile a Piazza del Popolo, portato lì e innalzato nel 1589). Il circo venne restaurato da Caligola e da Claudio dopo un incendio nel 36 d.C. con la ricostruzione in marmo dei carceres e in bronzo dorato delle metae (una specie di coni posti alle estremità della s pina), ma in seguito venne completamente distrutto dal grande incendio neroniano del 64 d.C. che ebbe origine proprio sotto i fornici e negli ambienti del suo lato curvo.Il circo venne in seguito parzialmente ricostruito da Nerone e arricchito al centro del lato curvo con un arco a tre fornici in onore di Tito; nuovamente bruciato sotto Domiziano, venne completamente ricostruito da Traiano al principio del II secolo d.C.. Ampliato da Caracalla e poi restaurato da Costantino, Costanzo II, nel 357, fece portare l’obelisco di Thutmosis II I, il più alto d i tutti quelli e sistenti (alto ben 32,5 metri), proveniente da Tebe (oggi visibile nella piazza di San Giovanni in Laterano, dove venne portato e rialzato nel 1588 per ordine di Sisto V). Il circo rimase in funzione al tempo di Teodorico e nel 549 furono svolte le ultime gare per ordine di Totila, il re dei Goti. Oggi gli unici avanzi visibili del circo sono quelli del lato curvo (posti a una notevole profondità che f a c omprendere a q uale l ivello p otesse e ssere i l C irco utilizzato per un ampio ingresso monumentale (la Porticus Absidata). È conosciuto t uttavia a nche c ome Foro Transitorio, a causa della funzione di passaggio che aveva conservato sostituendosi all'Argileto. Foro di Traiano: Il progetto di Domiziano fu ripreso e completato da Traiano con la costruzione di un nuovo complesso a suo nome, realizzato con il bottino delle sue campagne di conquista della Dacia e la cui decorazione celebra le sue vittorie militari. Già solo i l avori d i p reparazione f urono i mponenti: l o sbancamento della sella montuosa, necessario per trovare spazio al nuovo complesso, comportò la ricostruzione del tempio di Venere Genitrice e l'aggiunta della cosiddetta Basilica Argentaria nel Foro di Cesare, mentre il taglio operato sulle pendici del Quirinale venne sistemato con la costruzione del complesso in laterizio dei Mercati di Traiano.La piazza forense era chiusa sul fondo dalla Basilica Ulpia, alle cui spalle sorse la Colonna di Traiano. Mercati di Traiano: I Mercati, strutturati a livelli sovrapposti, vennero costruiti in laterizio, nei primi anni del II secolo d.C., probabilmente dallo stesso architetto che si occupò della r ealizzazione d el F oro d i Traiano; questa costruzione era destinata a funzioni commerciali (fungeva sia da magazzino statale di derrate alimentari, sia da luogo di distribuzione e di vendita di queste), sia pubbliche probabilmente venivano ospitati uffici dell'amministrazione imperiale).L'edificio si presenta diviso in una parte superiore asimmetrica e in una parte inferiore affacciata con un grande emiciclo verso il Foro di Traiano, ma nettamente separato. Tra le due parti, ciascuna strutturata su più piani, passava una strada che iniziava dal Campo Marzio ed era conosciuta con il nome di Via Biberatica. passata l'entrata si entra in una enorme aula rettanglare coperta da una volta a sei crociere. Sui due lati lunghi di questa aula (notevolmente restaurati) si affacciano due serie di sei ambienti con le porte inquadrate da cornici in travertino e sormontate da una finestra quadrata (vedi ultima foto in basso). Sugli stessi lati si sviluppa un piano superiore formato, da ogni lato, da una serie di ambienti simili a quelli del piano inferiore, rivolti, verso l'interno, su un corridoio aperto e sormontato da archi aventi funzione di contrafforti. Da questo corridoio del livello superiore, mentre una rampa di scale conduce a un altro piano, si accede a un'ala a parte del complesso, strutturata su due piani e con diversi ambienti aventi probabilmente funzioni di uffici. Lezione 10: La chiave dell’architettura romana è il concetto di organismo che deriva dai principi di unità e proporzione umana dell’architettura greca ma non si esaurisce in essi. Dall’unità plastica l’architettura romana giunge all’unità spaziale: l’organismo non è più un oggetto posto in rapporto con la scena naturale e con altre entità volumetriche: diventa anzitutto una forma cava, un contenitore di funzioni, anche molto complesse, organizzate secondo il principio della chiarezza dell’ordine ge rarchico. Or ganismo no n è più solo l ’edificio ma la sequenza di edi fici o la piazza che spesso si chiude –si pe nsi ai fori im periali – rifiutando ogni connessione con l’ambiente circostante e definendosi come un organismo architettonico autonomo. L’organismo è il risultato della fedeltà leggi predeterminate, a leggi di aggregazione delle parti, basate sull’istituzione di un rapporto di dipendenza le une dalle altre, leggi di equilibrio basate sul valore riassuntivo delle vedute generali e sulla simmetria che accentua la composizione gerarchica traducendo in termini di masse e cavità la s truttura a rticolata e a ccentrata d ella o rganizzazione s ociale e d amministrativa dello stato Il Pantheon: costruito verso il 118d.C. su commissione di Adriano costituisce una delle maggiori tendenze architettoniche dell’epoca: la cr eazione de llo sp azio in terno,lo sv iluppo de ll’uso del calc estruzzo e la sopravvivenza di forme classiche tradizionali.Il Pantheon insieme al Partenone è il m onumento p iù celebrato e imitato nel mondo.E’ fortunatamente anche uno dei meglio conservati.L’impianto è formato dall’accostamento di un co rpo ci lindrico ad un pr onao re ttangolare di ot to co lonne di gr anito gr igio. Il tutto è sormontato da un timpano che poggia su un elemento murario nel quale sono ricavate due nicchie che affiancano l’ingresso pr incipale.Dal pr onao su ddiviso in tr e na vate si pa ssa al l’ambiente a pi an ta circolare il cui spazio interno è definito da un cilindro di altezza 43m e di uguale diametro coperto con una cupola emisferica cassettonata con oculo centrale. La parete interna è suddivisa i n d ue o rdini: a l p iano terra presenta un andamento alterno di tratti pieni e di nicchie incorniciate da colonne corinzie tranne quella allineata con l’ingresso che è una vera conca absidale.Al piano superiore invece la decorazione è una fascia di marmi rimaneggiata più volte f ino a l 7 00.Gli a rchitetti n el r ealizzare l ’opera si preoccuparano di usare materiali via via più leggeri v erso l ’alto a c om inciare dal tra vertino, al tuf o ai laterizi per finire con la pomice, e allo stesso tempo graduare lo spessore della cupola che parte da 6m per arrivare a 1.50m . In questo modo fu possibile ritagliare nella massa muraria le otto nicchie interne e le altre otto esterne tamponate per alleggerire il peso proprio della muratura portante. Il sistema costruttivo è brillante, complesso ma non è a vista al l’interno in quanto l’intero tamburo e gran parte della cupola sono coperti da elementi ornamentali ;i cassettoni dell’intradosso de lla cu pola so no an zi ac cortamente concepiti per configurare una falsa prospettiva.(nel corso dei secoli fu imitato da Palladio fino a Mead e White a New York).APPUNTI QUADERNO: Nasce come tempio di tutti gli dei. Costruito principalmente seguendo i due assi ,mentre assi diagonali secondari definiscono lo spazio delle cappelle riservate alle divinità . L ordine architettonico -Mausoleo di Adriano: Castel Sant’Angelo: anche esso a pianta circolare Mentre nell'architettura privata (Villa Adriana a Tivoli) Adriano sviluppò ampiamente l e p roprie i nclinazioni f iloelleniche, i n q uella pubblica si mantenne su una linea ora ispirata al patrimonio classicista, ora più conservatrice nel senso romano, come nel suo mausoleo, per il quale si era ispirato a quello di Augusto.Egli edificò il proprio (ora divenuto Castel Sant'Angelo) sulla riva destra del tevere, inizialmente contrapposta a quello Agrippano nel Campo Marzio, cui fu congiunto mediante la costruzione del Ponte Elio (vedi nella guida ROL). Esso consisteva in un grande dado di base di 84 m. di lato e e 10 m. di altezza sul quale poggiava il tamburo circolare. Il basamento, rivestito in marmo, aveva lesene agli angoli e fregio a bucrani, dove erano scritti i "tituli" dei membri della famiglia imperiale. Nella parte rivolta al fiume si apriva l'ingresso che dava verso un dromos preceduto da un arco. Il dromos conduceva ad una rampa elicoidale in opera laterizia che terminava in un altro corridoio rettilineo: quest'ultimo immetteva nella cella posta al centro dell'edificio, sul quale ne sorgevano altre due, una voltata a botte e l'altra a cupola. Il tamburo, di 64 m. di diametro e 20 m. di altezza, era in peperino e opus coementicium, con rivestimento di travertino a lesene scanalate; ed era sormontato da un tumulo di terra alberato. Tutt'intorno si ergevano statue decorative di marmo, mentre sulla sommità  d el tu mulo, so pra la te rza ce lla (l 'unica vi sibile da ll'esterno) vi er a un a st atua bronzea che ritraeva l'imperatore alla guida di una quadriga. un muro con cancellata di bronzo ornato di pavoni, costituiva infine il recinto di questo splendido sepolcro TERME - Le terme romane sono generalmente costituite da un vasto edificio centrale che contiene le aule termali con piscine di acqua fredda(frigidarium), tiepida e calda(calidarium)per il sudore(sudatorium), palestra per la lotta e giardini; In un grande recinto sono disposte biblioteche e servizi e una gradinata per il pubblico che assiste agli spettacoli ginnici. Le terme avevano una funzione sociale di incontro e svago. Si trattava di edifici con ambienti dalle più diverse f orme, d estinati a i b agni i n a cque c alde e f redde, a gli esercizi ginnici, ai massaggi, ma anche a forme di socializzazione. Le terme di Caracalla sono l'espressione della tendenza al gigantesco che distinguerà le produzioni della tarda romanità. Palestre, giardini, uffici e botteghe e lo stabilimento termale erano all'interno di un vastissimo recinto rettangolare. Molto complessi gli impianti tecnici che consentivano di distribuire acque alle varie temperature. Le sale erano sormontate da cupole che al loro volta erano sostenute da colonne di marmi policromi. -Terme di Traiano(109d.C.) Progettate da Apollodoro di Damasco anche per queste abbiamo solo i disegni di Palladio.Sono estremamente importanti nella storia della progettazione di ambienti monumentali .La costruzione come quella della terme di Tito p stata possibile grazie al calcestruzzo delle alte e ampie volte. Nel loro schema generale le Terme di Traiano erano basate su un sistema di ambienti disposti specularmente ai lati di un asse centrale. Secondo questo schema, gli ambienti che formavano il settore centrale del complesso erano allineati in corrispondenza dell'asse longitudinale delle terme. Sui due lati invece si sviluppava una serie simmetrica di stanze per il passaggio che consentiva ai frequentatori dei bagni di scegliere uno dei due percorsi, che dagli spogliatoi li portava al caldarium, situato all'estremità meridionale dell'edificio; da qui potevano si poteva poi passare al tepidarium e al frigidarium per i successivi lavacri, per poi giungere nella grande piscina (natatio) situata all'estremità settentrionale.Attorno al corpo centrale, destinato esclusivamente alle abluzioni, addossati in parte al muro di cinta, erano presenti edifici di vario tipo adibiti a palestre, biblioteche e luoghi di incontro.Attualmente delle Terme di Traiano rimangono soltanto alcune absidi delle palestre e delle biblioteche, oltre a parti della parete perimetrale. Verso la via delle Terme di Traiano, dalla parte delle Sette Sale, è visibile u n'esedra, d a r icollegare p robabilmente a u n n infeo, l a c ui p arete i nterna è caratterizzata da una serie di nicchie rettangolari mentre a nord di questa struttura, è situata parte di una sala con due absidi.All'estremità sud-orientale d el c omplesso è s ituata un 'altra es edra ch e si ap riva ne l recinto della terme e che doveva essere probabilmente una biblioteca.Del corpo centrale dell'edificio rimangono soltanto l'esedra della palestra del lato orientale e parte di un'aula del lato meridionale dove è visibile una pianta moderna delle terme.Nelle terme dovevano esserci moltissime opere d'arte che andavano ad adornare gli ambienti; lo stanno a dimostrare i rinvenimenti tra i quali la statua del Laocoonte visibile nei Musei Vaticani e un'ara di Giove con dedica a Vespasiano. -Terme di Diocleziano: Diocleziano tra il 295 e il 306 fece costruire a Roma un complesso termale sul modello delle terme di Traiano e delle terme di Caracalla, ma ancora più sfarzoso: f urono l e p iù g randi terme mai costruite nel mondo romano, oltre che in assoluto il più vasto edificio della città.Le terme di Diocleziano occupavano un’area di 38 0×370 met ri, equ ivalente all ’incirca a 12 ca mpi da ca lci o, e si estendevano in una delle zone più densamente popolate, davanti all’attuale stazione che da esse deriva il nome Termini. L’edificio delle terme vero e proprio sorgeva al centro di un enorme recinto quadrangolare, con un esedra su uno dei lati lunghi corrispondenti all’attuale colonnato di piazza della Repubblica , e con varie rotonde e altri edifici lungo il perimetro.Il nucleo centrale era del consueto tipo assiale, con la successione natatio-frigidarium-tepidarium-calidarium. La grande sala basilicale del frigidarium era affiancata, su un asse perpendicolare al primo, da altri ambienti disposti simmetricamente rispetto all’asse centrale, sino ad arrivare alle due grandi palestre. -Terme di Caracalla: l'itinerario dell'intera struttura. Il recinto esterno era costituito da un portico, del quale non resta praticamente nulla: esso era preceduto da una serie di concamerazioni su due piani, che IV-III secolo a.C. questo tipo di abitazione presentava un ingresso, il vestibulum, e uno stretto corridoio di accesso affiancato da stanze di servizio; caratterizzata da un'ampia sala centrale – l'atrium- eracoperta dalle quattro falde del tetto spiovente verso l'interno (il compluvium) utile a convogliare l'acqua piovana in una vasca posta al centro dell'atrio ( impluvium). Intorno all'atrio si disponevano le camere dal letto (i cubicula) e due ambienti di disimpegno aperti (alae) alle sue estremità, mentre in fondo all'atrio si trovava una sala – il tablinum spesso affiancata da un corridoio di passaggio all'orto-giardino ( hortus) alle spalle della casa. Nel corso del II secolo a.C. l'originario hortus si trasformò in un vero giardino (il peristilium) con fontane e statue, che era circondato da quattro ali di portico a colonne sul quale, si affacciavano le principali stanze di soggiorno. Gli interni erano ricchi di marmi policromi, affreschi e statue, e spesso anche mosaici. A queste prestigiose abitazioni si opponeva la modestia delle insulae, che erano a quattro o cinque piani e divisi in appartamenti e le loro strutture, in conglomerato cementizio rivestito di laterizio, presentavano tetti inclinati e coperti con tegole. Le insule avevano, un po' come i contemporanei edifici multipiano a scopo abitativo, balconi e ballatoi retti da mensole di legno o pietra. Villa=casa sigorile suburbana o di fattoria| Domus=casa signorile di città|Insulae=stabile i n a ffitto p er i cittadini. Il palazzo che si fece costruire Nerone tra l'Esquilino e il Celio fu chiamata la “Domus aurea”. In realtà si trattava di un complesso architettonico di corpi e giardini articolati intorno ad un vasto salone ottagonale. La copertura a cupola di questa grande sala girava come la volta celeste. Questo denotava la volontà di rapportare l'edificio alla natura e in ciò sta a nche l a c apacità d i co llegare l' edificio ai gi ardini.Dalla descrizione di scritto e storici del tempo possiamo dedurre la grandiosità di questa villa con giardini campi foreste e stagni. L’edificio pr incipale è fo rmato da una ser i di amb ienti pos ti su tre lat i di uno spa zio trapezoidale,inserito tra due ali rettilinee. L’innovazione di qu esta vi lla va in dividuata si a ne lla localizzazione all’interno della città, sia per la “sala ottagona” posta al centro dell’ala orientale.LA sala è coperta con una volta a padiglione con occhio centrale mentre gli ambienti radiali sono coperti a botte ed a crocierea. Sono stati inoltre aperti grandi fornici rettangolari nelle pareti dell’ottagono,in modo da far sembrare che tutta la volta fosse appoggiata unicamente ai pilastri angolari mentre in realtà gli elementi di sostegno sono costituiti dalle pareti.Nella Domus Aurea per la prima volta troviamo la volontà di compenetrazione spaziale tra la sala principale e gli ambienti minori disposti a contrafforte,sia particolari effetti luminosi ottenuti con la apertura dell’occhio centrale e dalla aperture nell’ottagono che prendono luce dallo spazio strombato, al disopra dell’estradosso della volta a padiglione. Villa Adriana a Tivoli: Questo complesso residenziale fu seguito e forse progettato da Adriano stesso. L’impianto nella sua organizzazione ha dei precedenti nelle ville di campagna da quelle di Cicerone finoa quelle di Nerone e Augusto.. Villa Adriana è la grandiosa residenza di svago e di rappresentanza, la p iù vasta delle ville romane (circa 300 ettari), che Adriano, sin dagli inizi del suo principato, si fece costruire a Tivoli, nel Lazio, a un giorno di distanza dalla capitale, su terreni appartenenti alla famiglia della moglie, Vibia Sabina. I bolli di fabbrica stampati sui mattoni impiegati nella costruzione di Villa Adriana indicano che i lavori furono distribuiti in tre fasi, comprese tra il 118 e il 138 d.C. Da questa straordinaria villa emergono la cultura, la sensibilità estetica, i l g usto t ipicamente g reco p er i l b ello, c he f urono i t ratti distintivi della personalità di Adriano. Adriano creò un complesso molto scenografico, con edifici disposti a quote diverse, gradini, giochi d’acqua. L’ imperatore attr ibuì a og ni setto re della villa un no me che alludeva a luoghi celebri dell’amata Grecia: Liceo, Accademia, Pecìle (la palestra), Pritanèo. All’interno di Villa Adriana un solo nome è egizio, il Canopo , un lungo specchio d’acqua che doveva ricordare lo sfarzoso canale che dal sobborgo di Canopo conduceva ad Alessandria d’Egitto. Il lungo canale conclude con una grande fontana che si dice Adriano avesse dedicato alla memoria del suo giovane innamorato Antinoo .Il gioiello di tutto il complesso è l’originale Teatro marittimo, una sorta di “villa nella villa”: un edificio a pianta circolare, racchiuso da un muro e porticato all’interno. Il po rtico si af facciava su un ca nale, anch’esso circolare, che creava una sorta di isola artificiale, raggiungibile solo attraverso due ponti levatoi. Il palazzo di Domiziano :era il principale complesso imperiale sul colle Palatino, che andò a sostituire una serie di costruzioni più antiche che andavano dall'età repubblicana a quella neroniana. È composto da tre settori: la Domus Flavia, la Domus Augustana e lo Stadio palatino . Il complesso era articolato in più nuclei. Il primo ad essere costruito è quello della Domus Flavia (nella quale spicca l'Aula Regia), il palazzo ufficiale di rappresentanza, seguito dalla Domus Augustana, l'abitazione privata dell'imperatore, e infine lo Stadio. Gli ambienti sono di solito organizzati attorno a un cortile centrale, decorato da magnifiche fontane centrali dalle forme molto articolate.Tra gli edifici accessori c'erano il Paedagogium, per l'educazione degli schiavi bambini, e la Domus Praeconum la casa degli araldi. Per la prima volta un unico complesso riuniva tutte le funzioni e le necessità della v ita p olitica d ello S tato, o rganizzate i n m aniera o rganica e f unzionale. I l palazzo fu la risposta alla "monarchizzazione" del potere attuata proprio sotto Domiziano, che si manifestò anche nell'architettura. La separazione tra ambiente pubblico e privato rispondeva all'esigenza di isolare e sublimare la figura del sovrano, presenza ieratica e semidivina che si mostrava solo in particolari condizioni e solo alla luce della magnificenza dei saloni di rappresentanza. Fondamentale allo scopo è l'uso delle absidi alle spalle dei luoghi di ricevimento, che accentrano l'attenzione sul sovrano e lo isolano come una divinità manifestata ai comuni mortali.
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