Scarica De Bello Gallico Cesare e più Versioni in PDF di Latino solo su Docsity! DE BELLO GALLICO Cesare I,1 PAGINA 394 [I,1] Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua abl. limitat. Celtae, nostra Galli appellantur. Hi omnes lingua, institutis, legibus inter se differunt. Gallos ab Aquitanis Garumna comp. partitivo flumen, a Belgis Matrona et Sequana dividit. Horum sup. rel. omnium fortissimi sunt Belgae, propterea quod a cultu super. longe atque humanitate provinciae longissime absunt, lett. minimamente spesso commeo minimeque ad eos mercatores saepe commeant atque ea ad + gerundivo = finale quae ad effeminandos animos pertinent important, proximique sunt Germanis, qui trans Rhenum incolunt, quibuscum continenter bellum gerunt. Qua de causa Helvetii quoque reliquos Gallos virtute praecedunt, quod fere cotidianis proeliis cum Germanis temporale contendunt, cum aut suis finibus eos prohibent aut ipsi in eorum finibus bellum gerunt. [Eorum una pars, quam Gallos optinere dictum est, initium capit a flumine Rhodano, continetur Garumna flumine Oceano, finibus Belgarum, attingit etiam ab Sequanis et Helvetiis flumen Rhenum, vergit ad septentriones. Belgae ab extremis Galliae finibus oriuntur, pertinent ad inferiorem partem fluminis Rheni, spectant in septentrionem et orientem solem. Aquitania a Garumna flumine ad Pyrenaeos montes et eam partem Oceani quae est ad Hispaniam pertinet; spectat inter occasum solis et septentriones. La Gallia è, nel complesso, divisa in tre parti: di queste una la abitano i Belgi, un’altra gli Aquitani e la terza coloro che nella propria lingua sono chiamati Celti, nella nostra Galli. Tutti questi [popoli] differiscono tra di loro per lingua, istituzioni, leggi. Il fiume Garonna divide i Galli dagli Aquitani, il Marna e il Senna dai Belgi. Tra tutti questi [popoli] i più forti sono i Belgi, poiché distano moltissimo dal lusso e dalla civiltà della Provincia, e quasi mai i mercanti arrivano da loro ed importano quelle cose che riguardano l’effemminare gli animi, e sono vicini ai Germani che abitano oltre il Reno ed con i quali [i Belgi] fanno continuamente guerra. Per questo motivo anche gli Elvezi superano in virtù i rimanenti Galli, poiché quasi quotidianamente combattono in battaglie coi Germani, o quando li respingano dal proprio territorio o [quando] loro stessi portano guerra nei territori di quelli. Di queste, una parte, che si è detto che governano i Galli, prende inizio dal fiume Rodano, è delimitata dal fiume Garonna, dall’Oceano e dai territori dei Belgi, tocca anche il fiume Reno dai Sequani e dagli Elvezi, si estende a Settentrione. [Le terre] dei Belgi hanno inizio dai confini più remoti della Gallia, e si estendono nella parte più meridionale del fiume Reno, guardano a Settentrione e dove sorge il sole (Oriente). L’Aquitania si estende dal fiume Garonna sino ai monti Pirenei ed a quella parte dell’Oceano che appartiene alla Spagna; guarda tra dove tramonta il sole e settentrione VI,11 PAGINA 397 introduce causale [VI,11]Quoniam ad hunc locum perventum est, non forma impersonale acc+inf comp. argom. alienum esse videtur de Galliae Germaniaeque moribus et, qua re, comp. limitaz interogativa indiretta quo differant hae nationes inter sese, proponere. In Gallia non solum in omnibus civitatibus atque in omnibus pagis partibusque, sed paene etiam in singulis domibus factiones sunt, earumque factionum sunt principes, qui summam rel. improp. concessiva auctoritatem eorum iudicio habere existimantur, quorum ad arbitrium iudiciumque summa omnium rerum causa+gen-- comp. fine consiliorumque redeat. Idque eius rei causa antiquitus prop. final. comp. part. institutum videtur, ne quis ex plebe contra potentiorem cong. imp. inf. pres. pass. auxili egeret. Suos enim quisque opprimi et circumveniri ipotet, 2o tipo (possib.) non patitur neque, aliter si faciat, ullam inter suos habet auctoritatem. Haec eadem ratio est in summa totius Galliae; namque omnes civitates in partis divisae sunt duas. Poiché si è giunti a questo punto, non sembra che sia strano discutere sui costumi della Gallia e della Germania e in cosa differiscano questi due stati tra di loro. In Gallia non esistono fazioni in tutte le città e in tutti i villaggi e parti, ma per poco neanche nelle singole case, e ci sono i capi delle fazioni, i quali, secondo il loro (dei Galli) punto di vista, si pensa che abbiano la massima autorità, al giudizio dei quali ricada la somma di tutte le cose/affari e delle decisioni. E ciò sembra l'usanza sin dai tempi antichi, perché nessuno del popolo mancasse di un aiuto contro chi è più potente. Infatti ognuno di loro non riesce a tollerare che i suoi vengano maltrattati o raggirati, altrimenti, qualora lo faccia, non ha alcuna autorità tra i suoi. Questa stessa regola c'è nella somma di tutta la Gallia; infatti tutte le città sono divise in due parti. VI,16-17 PAGINA 401 [VI,16]Natio est omnis Gallorum admodum dedita superstizione/religione part. perf. adficio religionibus, atque ob eam causam, qui sunt adfecti comp. ass. gravioribus morbis quique in proeliis periculisque versantur, aut pro victimis homines immolant aut se part. fut. immolo immolaturos vovent, administrisque ad ea sacrificia utor + abl. causale periodo ipo. 1° tipo druidibus utuntur, quod pro vita hominis nisi hominis vita reddatur, non posse deorum immortalium numen placari arbitrantur, publiceque eiusdem generis habent instituta sacrificia. Alii immani magnitudine simulacra habent, contexo quorum contexta viminibus membra vivis hominibus abl. ass. tempor. comp.causa complent; quibus succensis circumventi flamma exanimantur homines. Supplicia eorum qui in furto aut in latrocinio aut aliqua noxia sint comprehensi, gratiora dis immortalibus esse Tutto il popolo dei Galli è molto dedito alle religioni e per questa ragione, coloro che sono affetti da malattie più gravi e coloro che si trovano nelle battaglie e nei pericoli, o immolano uomini al posto delle vittime o fanno voto che sacrificheranno se stessi e usano i druidi come esecutori per quei sacrifici; poiché ritengono che la volontà degli dei immortali non possa essere placata se la vita di un uomo non sia ricambiata al posto della vita di un uomo, e hanno sacrifici stabiliti dello stesso genere pubblicamente. Altri hanno simulacri di immane grandezza, le membra dei quali intrecciate con i vimini riempiono con uomini vivi; e incendiati questi, gli uomini avvolti dalla fiamma muoiono. Credono che siano più graditi agli dei immortali i sacrifici di coloro che sono stati sorpresi in un furto o in un «Immo vero», inquit, «hi vivunt, qui e corporum vinculis tamquam e carcere evolaverunt, vestra vero, quae dicitur, Quin + ind/cong vita mors est. Quin tu aspicis ad te venientem Paulum ut + ind.= non appena lett. versai una forza di lacrime patrem?». Quem ut vidi, equidem vim lacrimarum profudi, ille autem me complexus atque osculans flere prohibebat. [15] Atque ego, ut primum fletu represso loqui posse coepi, «Quaeso, - inquam - pater sanctissime atque optume, quoniam haec est vita, ut Africanum audio dicere, quid moror in terris? Quin huc ad vos venire propero?». «Non est ita, – inquit ille - nisi enim cum deus dat. possesso is, cuius hoc templum est omnes quod conspicis, istis te fut. ant. corporis custodiis liberaverit, huc tibi aditus patere non potest. Homines enim sunt hac lege generati, qui cong. imp. tuor tuerentur illum globum, quem in hoc templo medium vides, quae terra dicitur, iisque animus datus est ex illis sempiternis ignibus, quae sidera et stellas vocatis, quae globosae et rotundae, divinis animatae mentibus, circulos suos orbesque conficiunt celeritate mirabili. Quare et tibi, gerundivo Publi, et piis omnibus retinendus animus est in custodia corporis, nec iniussu eius, a quo ille est vobis datus, ex finale hominum vita migrandum est, ne munus humanum adsignatum a deo defugisse videamini. Paolo e gli altri che noi ritenevamo estinti. “Al contrario”, disse, “vivono questi, che volarono via dalle catene del corpo come da una prigione, invece la vostra, che è detta vita, è morte. Perchè non guardi il padre Paolo, che ti viene incontro?”. Non appena lo vidi certamente scoppiai a piangere, quello invece, abbracciandomi e baciandomi, mi impediva di piangere. [15] E io, non appena, trattenute le lacrime, fui in grado di cominciare a parlare: “Ti prego”, dissi, “padre venerabilissimo e ottimo, poichè questa è la vita, come sento dire dall'Africano, perchè indugio sulla terra? Perché non mi affretto a raggiungervi qui?”. “Non è così”, disse quello. “Se infatti quel dio, che possiede tutto questo spazio sacro che vedi, non ti avrà liberato da questa prigione del corpo, per te non si può aprire l'accesso a qui. Gli uomini infatti sono stati generati con questa legge, cioè di custodire quella sfera che è detta terra, che tu vedi in mezzo a questo spazio sacro, e a loro è stato dato un animo da quei fuochi eterni, che chiamate astri e stelle, la cui forma (è) sferica e arrotondata, (che) animati da menti divine, compiono le loro rivoluzioni e orbite con velocità sorprendente. Perciò anche tu, Publio, e tutti gli uomini pii, dovete tenere l'anima nella prigione del corpo, né dovete migrare dalla vita degli uomini senza il permesso di colui da cui quella vi è stata data, perché non sembri che siate venuti meno al compito umano assegnato dalla divinità. 26 E 29 PAGINA 347 nesso relat. val. tempor. 1a p. inquit [26] Quae cum dixisset, «Ego vero» inquam «Africane, siquidem bene meritis de patria quasi limes ad caeli aditum patet, quamquam a pueritia vestigiis ingressus patris et tuis decori vestro non defui, nunc tamen tanto abl. ass. causale fut. semp. enitor praemio exposito enitar multo vigilantius». imp. enitor Et ille: «Tu vero enitere et sic habeto, non esse te mortalem sed corpus hoc; neque enim tu is es, quem forma ista declarat, sed mens cuiusque is est quisque, non ea figura quae digito demonstrari potest. Quando ebbe detto queste cose, «Ma io» dissi «oh africano, se è vero che ai benemeriti della patria si apre circa una strada per l’ingresso al cielo, benché ho camminato sin dalla fanciullezza sulle orme del padre e tue e non sia venuto meno alla vostra fama, ora tuttavia esposto a un così grande premio mi sforzerò con molta più attenzione". E lui: "Tu impegnati e sappi questo che non tu sei mortale, ma questo corpo: e infatti tu non sei quello che questo aspetto manifesta, ma l’anima di ciascuno è ciò che è ciascuno, non quell'immagine che si può indicare col Deum te igitur scito esse, siquidem est deus qui viget, qui sentit, qui meminit, qui providet, qui tam regit et moderatur et movet id corpus cui praepositus est, quam hunc mundum ille princeps deus; et ut mundum ex quadam parte mortalem ipse deus aeternus, sic fragile corpus animus sempiternus movet. [...] imp. exerceo [29] Hanc tu exerce in optimis rebus! sunt autem optimae nesso rel. curae de salute patriae, quibus agitatus et exercitatus animus velocius in hanc sedem et domum suam comp. ociter temporale fut. sum pervolabit, idque ocius faciet, si iam tum, cum erit inclusus fut. emineo (lett. sporgerà fuori) in corpore, eminebit foras et ea, quae extra erunt, contemplans quam maxime se a corpore abstrahet. Namque eorum animi, qui se corporis voluptatibus riferito a voluptatem dediderunt earumque se quasi ministros praebuerunt c. causa impulsuque libidinum voluptatibus oboedientium deorum part. perf. elabor. lett. fuggito dal corpo et hominum iura violaverunt, corporibus elapsi circum ablativo assoluto temporale terram ipsam volutantur, nec hunc in locum nisi multis exagitati saeculis revertuntur». dito. Sappi quindi che tu sei un essere divino, se davvero è un dio colui che ha vigore, che ha sensibilità, che ricorda, che prevede, che tanto regge e governa e muove quel corpo, a cui è messo a capo, come quel sommo Dio questo mondo; e come lo stesso dio eterno muove il mondo per una certa parte mortale, così l'anima sempiterna muove il fragile corpo. [29] Tu esercita questa nelle cose migliori! E le attenzioni migliori sono sul bene della patria, e l’animo da esse animato ed esercitato, volerà più velocemente verso questa sua sede e dimora; e lo farà più rapidamente, se già allora, quando sarà chiusa nel corpo, emergerà fuori e, contemplando le cose che sono fuori, si staccherà il più possibile dal corpo. Dunque i loro animi, che si diedero ai piaceri del corpo e che si offrirono circa come servi e che violarono per l’impulso dei desideri che obbediscono ai piaceri le leggi divine e umane, abbandonato il corpo [i loro animi] volano intorno alla terra stessa, e non ritornano in questo luogo, se non dopo essere stati agitati per molti secoli.