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De Vita Beata (La vita felice) - Seneca (analisi, sintassi e grammatica), Versioni di Letteratura latina

Commento, sintassi e analisi grammaticale dei paragrafi 1, 2, 3, 6, 17 e 18 del De Vita Beata (La vita felice) di Seneca.

Tipologia: Versioni

2015/2016

In vendita dal 05/07/2024

laura-galavotti
laura-galavotti 🇮🇹

4.8

(33)

24 documenti

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Scarica De Vita Beata (La vita felice) - Seneca (analisi, sintassi e grammatica) e più Versioni in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! SENECA – De vita beata PARAGRAFI: 1, 2, 3, 6, 17, 18 Il De vita beata è dedicato a Gallione, fratello di Seneca, il maggiore dei tre figli di Seneca il Retore. Questo fratello portò per gran parte della sua vita il nome di Anneo Novato, a cui Seneca dedicò il De ira . Quando venne composto il De vita beata era stato adottato dal retore L. Giunio Gallione, uno degli amici del padre, prendendo così il nome gentilizio e il cognomen del padre adottivo. Non conosciamo esattamente la data di questa adozione: sappiamo solamente che deve essere stata anteriore al proconsolato esercitato da Gallione in Acaia, nel 52 d.C. – come testimonia un’iscrizione di Delfi, in cui è chiamato con il nome adottivo “Lucio Giunio Gallione”. Dovette poi essere posteriore al 39 d.C., data della morte di Seneca il Vecchio, e probabilmente anche all’esilio di Seneca; infatti, come osserva Grimal, difficilmente si sarebbe allontanato dalla sua famiglia di origine in quel periodo. Da ciò si deduce come il De vita beata sia posteriore al 49 d.C. Tale dato sembra confermato dai riferimenti contenuti nell’opera, soprattutto nella seconda parte, dove Seneca si presenta come un ricco dotato di una lussuosa villa. Una situazione che non si potrebbe riferire al periodo dell’esilio, né – probabilmente – a quello delle elargizioni di Nerone, dopo la morte di Britannico (55 d.C.).  CRONOLOGIA . Questa è l’opera che in generale la critica ha sentito più legata alla biografia di Seneca, a partire da Giusto Lipsio definiva il dialogo come un’opera di autogiustificazione. A fine Ottocento, Gercke ribadiva l’idea che l’opera non si configurava tanto come un trattato filosofico, quanto come una replica alle accuse mosse da Suillio: perciò la stesura sarebbe stata contemporanea al processo, nel 58 d.C. Il testo, tuttavia, consente solamente di affermare che Seneca possedeva delle ricchezze e che nel 62 propose a Nerone di restituirgli i beni che aveva ricevuto. Poiché le accuse rivolte a Seneca, pur presentate nel 58 da Suillio, venivano costantemente riproposte negli anni successivi, fino al 62, sarebbe arbitrario indicare una data precisa nell’intervallo 58-62 in cui collocare specificatamente il dialogo. Poiché Seneca impiega la prima persona, e spesso viene chiamato in causa da Socrate (27,3) o dal saggio (26,5), si potrebbe vedere il personaggio di Suillio dietro l’accusatore anonimo messo in scena. Anche se in 17,4 Seneca afferma esplicitamente che la prima persona si riferisce a lui stesso: dunque il problema è complesso, e non fornisce estremi cronologici precisi.  CONTENUTO . Colpisce nel De vita beata un tono polemico particolarmente acceso, che distingue questo dialogo da altri esemplari di prosa senecana. Da tempo, infatti, si è riconosciuta nella seconda parte del trattato un’autodifesa contro l’accusa di aver accumulato una ricchezza eccessiva. Tuttavia, è probabile che gli sforzi apologetici non si 1 limitino a questo: è l’immagine complessiva del saggio stoico, secondo la quale Seneca sceglie di rappresentarsi, a essere messa in discussione da attacchi di varia provenienza. I primi capitoli offrono una sintesi di temi cari allo stoicismo, ossia come la virtù sia il sommo bene a cui aspirare e come la gran parte degli uomini si affanni inutilmente senza avere le idee chiare su ciò che potrebbe migliorare la propria condizione. Contento sarà chi saprà accontentarsi delle cose presenti, respingendo le facili tentazioni dei piaceri effimeri: nei piaceri del ventre, osserva Seneca non senza ironia, non potremmo mai superare gli animali. Tuttavia, si sbaglierebbe a ridurre questo saggio a una raccolta elegante di luoghi comuni, dal momento che il tono polemico, dapprima solo accennato, si fa poi manifesto e travolgente, denunciando la serietà del tema e delle sue implicazioni personali. - Il segreto per la “ vita beata ” . La tradizione stoica aveva già codificato in tre formulazioni paradossali una visione compiuta della “vita beata” e del saggio che la conduce, una sorta di modello ideale di vita a cui tutti devono aspirare: solo il saggio è libero, solo il saggio è ricco, solo il saggio è “re”. Su questi nodi concettuali si impernia gran parte del De vita beata.  PRIMA PARTE . Nella prima parte dell’opera Seneca si appresta a definire i caratteri, le cause e gli effetti della vita beata, in una sequenza compatta che racchiude numerose definizioni. La prima mette in rilievo una caratteristica fondamentale della vita beata secondo gli stoici: essa deve svolgersi in accordo con la natura (3.3: beata est ergo vita conveniens naturae suae). Quindi Seneca espone le condizioni preliminari necessarie al conseguimento di questa condizione, ad esempio l’essere dotati di una mente sana e in costante possesso della sua sanità (3.3). Seneca, inoltre, mette in primo piano la necessità che il saggio resista alle pressioni del mondo esterno e questo punto è reso ancora più forte dall’esposizione degli effetti che una vita regolata sarà in grado di conseguire (3.4). o La definizione di libertà . In questa prima definizione si individuano tutti gli elementi fondamentali sviluppati in seguito con l’aggiunta di nuovi dettagli e di cambiamenti di tono non irrilevanti: la libertà, infatti, è definita come la capacità di non essere toccati da desideri e paure, conducendo la propria vita secondo i principi della ratio e senza cedere alle lusinghe irrazionali del desiderio, di cui paura e speranza rappresentano due declinazioni divergenti ma omogenee. Queste definizioni – o descrizioni – della libertas si concentrano sulla raccomandazione che il saggio deve acquisire una dimensione di libertà interiore che gli consenta di non essere messo in crisi da nessun evento esterno. Dunque, la ricetta che Seneca, in questo perfettamente conforme alla tradizione stoica, offre per la libertà è in primo luogo una lezione di resistenza ai fortuita che ci assalgono dall’esterno. Tratti meno scontati iniziano poi ad affiorare non appena Seneca affronta gli 2 dove possiamo raggiungerlo nel modo più rapido. Capiremo durante il viaggio, se sarà quello giusto, quanto ogni giorno si procede e quanto siamo più vicini a dove il desiderio naturale ci spinge. Vivere, Gallio frater, omnes beate volunt, PRINCIPALE Sed… caligant PRINCIPALE coord. ad pervidendum p. finale (con gerundio) quid sit p. interrogativa indiretta quod beatam vitam efficiat p. relativa (+ congiuntivo) adeoque non est facile (princ.) consequi beatam vitam (= inf. sogg.) PRINCIPALE (apodosi) ut eo quisque ab ea longius recedat p. consecutiva quo ad illam concitatius fertur, p. comparativa si via lapsus est; protasi – p. ipotetico (I tipo) quae ubi in contrarium ducit, p. temporale/causale ipsa velocitas maioris interualli causa fit. PRINCIPALE Proponendum est itaque primum PRINCIPALE quid sit p. interrogativa indiretta quod adpetamus; p. relativa (+ congiuntivo) tunc circumspiciendum PRINCIPALE coord. qua contendere illo celerrime possimus, p. interrogativa indiretta intellecturi in ipso itinere, apodosi (implicita) si modo rectum erit, protasi – p. ipotetico (I tipo) quantum cotidie profligetur p. interrogativa indiretta quantoque propius ab eo simus p. interrogativa indiretta ad quod nos cupiditas naturalis inpellit p. relativa  Gallio fratrer : «Fratello Gallione». Gallione è Anneo Novato, fratello maggiore di Seneca: aveva preso il nome dal retore Giunio Gallione che lo adottò. Fece una brillante carriera senatoria e morì assassinato da Nerone nel 65 d.C. A lui Seneca dedicò anche il “De Ira”.  Omnes… volunt [volo, vis, volui, volle – presente indicativo]: «vogliono»  Vivere … beate [vīvo, vīvis, vixi, victum, vīvĕre – infinito presente]: «vivere felicemente»  Ad pervidendum [pervĭdĕo, pervĭdes, pervidi, pervisum, pervĭdēre – gerundio]: «di distinguere» [p. finale implicita] 5  Quid sit [p. interrogativa indiretta]: «che cosa sia». Si tratta di dare innanzitutto la definizione (quid sit) del sommo bene, quindi di individuare i mezzi (qua) con cui raggiungerlo.  Quod [p. relativa]: «che»  Beatam vitam efficiat [effĭcĭo, effĭcis, effeci, effectum, effĭcĕre – congiuntivo presente]: «rende felice la vita», con congiuntivo per attrazione modale  Caligant [cālīgo, cālīgas, caligavi, caligatum, cālīgāre – presente indicativo]: «sono confusi»  Adeoque non est facile : «Ed è così difficile». “Adeo” «a tal punto» [apodosi]  Consequi beatam vitam [consĕquor, consĕquĕris, consecutus sum, consĕqui – infinito presente]: «raggiungere una vita felice» [infinito soggetto]  Ut [p. consecutiva]: «che»  Quo ad illam concitatius fertur [p. comparativa]: [fĕro, fĕrs, tuli, latum, fĕrre – indicativo presente passivo]: «quanto più la si cerca con affanno». “Concitatius” è comparativo di “concitatus”  Eo quisque ab ea longius recedat [rĕcēdo, rĕcēdis, recessi, recessum, rĕcēdĕre – congiuntivo presente]: «più lungamente ci si allontana da essa»  Si via lapsus est : «se la via è sbagliata» [protasi – p. ipotetico (I tipo)]. “Lapsus” [lābor, lābĕris, lapsus sum, lābi – participio perfetto]  Ubi [p. temporale/causale]: «quando»  Quae… in contrarium ducit [nesso relativo?] [dūco, dūcis, duxi, ductum, dūcĕre – presente indicativo]: «ci conduce in direzione opposta», da “contrarium, contrarii”  Ipsa velocitas… causa fit [fĭo, fis, factus sum, fieri – presente indicativo]: «proprio la velocità diventa causa»  Maioris intervalli : «di maggiore distanza», da “intervallum, intervalli”  Proponendum est [prōpōno, prōpōnis, proposui, propositum, prōpōnĕre – gerundio]: «occorre stabilire» [p. passiva]  Quid sit [p. interrogativa indiretta]: «quale sia»  Quod adpetamus [p. relativa]: [adpĕto, adpĕtis, adpetii, adpetitum, adpĕtĕre – congiuntivo presente]: «in cui ci dirigiamo»  Circumspiciendum [est] [circumspĭcĭo, circumspĭcis, circumspexi, circumspectum, circumspĭcĕre – gerundio]: «bisogna considerare» [perifrastica passiva]  Qua [p. interrogativa indiretta]: «come»  Possimus [possum, potes, potui, posse – congiuntivo presente]: «possiamo» 6  Contendere illo celerrime [contendo, contendis, contendi, contentum, contendĕre – infinito presente]: «raggiungerlo in modo più rapido»  Intellecturi in ipso itinere [intellĕgo, intellĕgis, intellexi, intellectum, intellĕgĕre – participio futuro]: «capiremo durante il viaggio» [apodosi implicita]. Si noti l’uso assoluto del participio futuro, un grecismo sintattico a cui Seneca ricorre per esigenze di concisione espressiva.  Si modo rectum erit [protasi – p. ipotetico (I tipo)]: «se sarà quello giusto»  Quantum cotidie profligetur [p. interrogativa indiretta] [prōflīgo, prōflīgas, profligavi, profligatum, prōflīgāre – congiuntivo presente]: «quanto ogni giorno si procede»  Quantoque propius… simus [p. interrogativa indiretta] [sum, es, fui, esse – congiuntivo presente]: «e quanto siamo più vicini». “Propius” è comparativo di “prope”  Ad quod [p. relativa]: «a dove»  Nos cupiditas naturalis inpellit [inpello, inpellis, inpuli, inpulsum, inpellĕre – presente indicativo]: «il nostro desiderio naturale ci spinge», da “cupiditas, cupiditatis”. “Proponendum” introduce la propositio, che comunica «lo scopo dimostrativo del discorso», e presenta una prima partitio , che potrebbe corrispondere a:  le due parti principali del dialogo : capp. 1-16 (o meglio 3-16, se si considerano i capp. 1-2 come il proemium); 17-28.  tre parti (quid, qua, quantum …): 1-3 exordium; capp. 3-5 (definizione del sommo bene); 6-16 (aspetto dinamico: la via verso la felicità); 17-25 (esame dei problemi legati alla traduzione della conoscenza teorica nelle pratica quotidiana). I capp. 26-28 costituiscono poi l’epilogus. 1.2. Quam diu quidem passim vagamur non ducem secuti sed fremitum et clamorem dissonum in diversa vocantium, conteretur vita inter errores, brevis etiam si dies noctesque bonae menti laboremus. Decernatur itaque et quo tendamus et qua, non sine perito aliquo cui explorata sint ea in quae procedimus, quoniam quidem non eadem hic quae in ceteris peregrinationibus condicio est: in illis comprensus aliquis limes et interrogati incolae non patiuntur errare, at hic tritissima quaeque via et celeberrima maxime decipit. Infatti, quanto a lungo vaghiamo a caso, senza seguire una guida ma il vociare e il clamore discorde di chi chiama da ogni parte, la vita si consumerà, resa breve dagli errori, anche se giorno e notte ci impegnassimo con le migliori intenzioni. Decidiamo, allora, dove vogliamo andare e per quale via, ma non senza un esperto da cui sia già stata esplorata la strada in cui procediamo, perché questa non è la stessa situazione che [si verifica] in altri viaggi: in essi, individuato il percorso e interrogati gli abitanti, non è possibile sbagliare. In questo caso, invece, proprio le strada più battuta e frequentata ci inganna maggiormente. Quam diu quidem … vagamur (non … secuti sed …), p. temporale conteretur vita inter errores, brevis PRINCIPALE - apodosi 7 quae … recepta sunt, p. relativa quodque exempla … multa sunt p. sostantiva coord. nec [quod sott.] ad rationem sed ad similitudinem vivimus p. sostantiva coord.  Praestandum est [praesto, praestas, praestiti, praestatum, praestāre – gerundivo]: «bisogna fare attenzione» [perifrastica passiva]  Quam [p. comparativa]: «a»  Pecorum ritu : «alla maniera delle pecore», da “ritus, ritus” e “pecus, pecoris”  Ne… sequamur [sĕquor, sĕquĕris, secutus sum, sĕqui – congiuntivo presente]: «a non seguire»  Antecedentium gregem [antĕcēdo, antĕcēdis, antecessi, antecessum, antĕcēdĕre – participio presente]: «il gregge di chi ci precede»  Pergentes [pergo, pergis, perrexi, perrectum, pergĕre – participio pr.]: «perché si va», participio congiunto (valore causale)  Non quo [p. relativa]: «non dove»  Eundum est [ĕo, is, ii, itum, ire – gerundivo]: «si deve andare» [perifrastica passiva]  Sed quo [p. relativa]: «ma dove»  Itur [ĕo, is, ii, itum, ire – presente indicativo passivo]: «esso va»  Nulla res nos… inplicat [implĭco, implĭcas, implicavi, implicatum, implĭcāre – presente ind.]: «Nessuna cosa comporta per noi»  Maioribus mali : «dei mali peggiori»  Quam [p. comparativa]: «che»  Ad rumorem componimur [compōno, compōnis, composui, compositum, compōnĕre – presente indicativo passivo]: «conformarsi all’opinione pubblica», da “rumor, rumoris”  Optima rati [rĕor, rēris, ratus sum, rēri – participio perfetto]: «considerando migliore», participio congiunto  Quae [p. relativa]: «che»  Magno adsensu recepta sunt [rĕcĭpĭo, rĕcĭpis, recepi, receptum, rĕcĭpĕre – indicativo perfetto passivo]: «sono accolte con maggior consenso», da “adsensus, adsensus”  Quodque exempla <nobis pro> bonis multa sunt : «Per noi ci sono molti esempi di cose buone»  Nec… vivimus [vīvo, vīvis, vixi, victum, vīvĕre – presente indicativo]: «non viviamo»  Ad rationem : «secondo ragione», da “ratio, rationis”  Sed ad similitudinem : «me per imitazione» 10 1.4. Inde ista tanta coacervatio aliorum super alios ruentium. Quod in strage hominum magna evenit, cum ipse se populus premit – nemo ita cadit ut non et alium in se adtrahat, primique exitio sequentibus sunt – hoc in omni vita accidere videas licet. Nemo sibi tantummodo errat, sed alieni erroris et causa et auctor est; nocet enim adplicari antecedentibus et, dum unusquisque mavult credere quam iudicare, numquam de vita iudicatur, semper creditur, versatque nos et praecipitat traditus per manus error. Alienis perimus exemplis: sanabimur, si separemur modo a coetu. Per questo motivo è tanto grande la massa di persone che crollano l’una sull’altra. Come succede in una grande strage di uomini, quando la folla preme su se stessa – nessuno, infatti, cade senza trascinare almeno un altro con sé, e i primi sono la rovina di coloro che seguono –, questo vedi accadere in ogni vita. Nessuno sbaglia soltanto per sé, ma diventa motivo e occasione di errore per un altro. È dannoso, infatti, appoggiarsi a chi precede e, dal momento che ciascuno preferisce affidarsi piuttosto che giudicare – mai riguardo alla vita si esprime un parere, sempre ci si affida –, così ci sconvolge e ci fa precipitare un errore passato di mano in mano. Ci roviniamo per gli esempi altrui: ci salveremo solo se ci separeremo dal gruppo. Inde ista tanta coacervatio aliorum super alios ruentium. PRINCIPALE (con verbo sott.) Quod in strage hominum magna evenit, p. relativa cum ipse se populus premit p. temporale hoc in omni vita licet. PRINCIPALE accidere videas p. sostantiva – nemo ita cadit p. incidentale ut non et alium in se adtrahat, p. consecutiva primique exitio sequentibus sunt – p. incidentale coord. Nemo sibi tantummodo errat, PRINCIPALE sed alieni erroris et causa et auctor est; PRINCIPALE coord. nocet enim adplicari antecedentibus PRINCIPALE dum unusquisque mavult credere quam iudicare, p. temporale et, … numquam de vita iudicatur, PRINCIPALE coord. semper creditur, PRINCIPALE coord. 11 versatque nos PRINCIPALE coord. et praecipitat traditus per manus error. PRINCIPALE coord. Alienis perimus exemplis: PRINCIPALE sanabimur, PRINCIPALE - apodosi si separemur modo a coetu. protasi – p. ipotetico (I tipo)  Tanta coacervatio aliorium [ est ] : «Tanto grande è la massa di persone»  Super alios ruentium [rŭo, rŭis, rui, rŭĕre – participio presente]: «che crollano sugli altri». Da “cŏăcervātĭo, coacervationis” «ammasso, raggruppamento»  Quod in strage hominum magna evenit [ēvĕnĭo, ēvĕnis, eveni, eventum, ēvĕnīre – presente indicativo]: «Come succede in una grande strage di uomini» [p. relativa – nesso relativo]  Cum [p. temporale]: «quando»  Ipse se populus premit [prĕmo, prĕmis, pressi, pressum, prĕmĕre – presente indicativo]: «la folla preme su se stessa»  Nemo… cadit [cădo, cădis, cecidi, cădĕre – presente indicativo]: «nessuno cade» [p. incidentale]  Ut [p. consecutiva]: «da»  Non… adtrahat [adtrăho, adtrăhis, adtraxi, adtractum, adtrăhĕre – congiuntivo presente]: «senza trascinare». Lett. «da non trascinare»  Primi… exitio… sunt : «i primi sono la rovina», da “exitio, exitionis” [p. incidentale coord.]  Sequentibus [sĕquor, sĕquĕris, secutus sum, sĕqui – participio presente]: «di coloro che seguono»  Videas [vĭdĕo, vĭdes, vidi, visum, vĭdēre – congiuntivo presente]: «vedi» [p. sostantiva]  Accidere [accĭdo, accĭdis, accidi, accĭdĕre – infinito presente]: «accadere»  Nemo sibi tantummodo errat [erro, erras, erravi, erratum, errāre – presente indicativo]: «Nessuno sbaglia soltanto per sé»  Erroris et causa et auctor est : «diventa motivo e occasione di errore»  Alieni [genitivo]: «per un altro», da “alienus, alieni”  Nocet [nŏcĕo, nŏces, nocui, nocitum, nŏcēre – presente indicativo]: «E’ dannoso»  Adplicari [adplĭco, adplĭcas, adplicavi, adplicatum, adplĭcāre – infinito presente passivo]: «appoggiarsi»  Antecedentibus [antĕcēdo, antĕcēdis, antecessi, antecessum, antĕcēdĕre – participio presente]: «a chi precede» 12  Reprehendimus [rĕprĕhendo, rĕprĕhendis, reprehendi, reprehensum, rĕprĕhendĕre – presente indicativo]: «disapproviamo»  Hic exitus est : «questo è l’esito»  Omnis iudicii : «di ogni giudizio»  In quo [p. relativa]: «che»  Datur [do, das, dedi, datum, dare – presente indicativo passivo]: «viene dato»  Secundum plures : «il vantaggio alla maggioranza» 2)PARAGRAFO 2 2.1. Cum de beata vita agetur, non est quod mihi illud discessionum more respondeas: “haec pars maior esse videtur”. Ideo enim peior est. Non tam bene cum rebus humanis agitur ut meliora pluribus placeant: argumentum pessimi turba est. Quando si tratterà della vita felice, non è che mi puoi rispondere secondo l’uso delle votazioni: «sembra sia questa la parte della maggioranza». Infatti è la parte peggiore. Per le faccende umane non funziona così bene che le cose migliori piacciano alla maggioranza: la folla è motivo delle peggiori. Cum de beata vita agetur, p. temporale non est PRINCIPALE quod mihi illud discessionum more respondeas: p. sostantiva “haec pars maior esse videtur” PRINCIPALE (costr. videor ) Ideo enim peior est. PRINCIPALE Non tam bene cum rebus humanis agitur PRINCIPALE ut meliora pluribus placeant: p. consecutiva argumentum pessimi turba est. PRINCIPALE  Cum [p. temporale]: «quando» 15  De beata vita agetur [ăgo, ăgis, egi, actum, ăgĕre – futuro passivo]: «si tratterà della vita felice»  Non est : «Non è»  Quod [p. sostantiva]: «che»  Mihi… respondeas [respondĕo, respondes, respondi, responsum, respondēre – congiuntivo presente]: «mi puoi rispondere»  Discessionum more : «secondo l’uso delle votazioni», da “discessĭo, discessionis”. Termine giuridico: le “discessio, discessionis” erano votazioni in cui i senatori si spostavano vicino a colui di cui approvavano la risposa.  Videtur [vĭdĕor, vĭdēris, visus sum, vĭdēri – presente indicativo]: «sembra»  Haec pars maior esse : «sia questa la parte della maggioranza». “Maior” è comparativo irregolare di “magnus”  Ideo : «per questo motivo, perciò», avverbio  Peior est : «è la parte peggiore». “Peior” è comparativo irregolare di “malus”  Cum rebus humanis : «per le faccende umane»  Non tam bene… agitur [ăgo, ăgis, egi, actum, ăgĕre – indicativo presente passivo]: «non funziona così bene»  Ut [p. consecutiva]: «che»  Meliora pluribus placeant [plăcĕo, plăces, placui, placitum, plăcēre – congiuntivo presente]: «le cose migliori piacciano alla maggioranza»  Argumentum pessimi turba est : «la folla è motivo delle peggiori». “Pessimus, pessimi” è sup. irregolare di “malus” 2.2. Quaeramus ergo quid optimum factu sit, non quid usitatissimum [sit], et quid nos in possessione felicitatis aeternae constituat, non quid vulgo, veritatis pessimo interpreti, probatum sit. Vulgum autem tam chlamydatos quam coronatos voco; non enim colorem vestium quibus praetexta sunt corpora aspicio. Oculis de homine non credo, habeo melius et certius lumen quo a falsis vera diiudicem: animi bonum animus inveniat. Chiediamoci, allora, cosa sia meglio fare, non che cosa sia più comune e cosa ci permetta il possesso di una felicità duratura, non che cosa sia approvato dal volgo, pessimo interprete della verità; ma io chiamo “popolo” sia chi indossa la clamide che chi porta la corona. Infatti, non guardo al colore dei vestiti con cui i corpi sono coperti. Non credo agli occhi degli uomini, possiedo uno strumento migliore e più sicuro dello sguardo con cui distinguo il vero dal falso: l’animo individua il bene dell’animo. Quaeramus ergo PRINCIPALE quid optimum factu sit, p. interrogativa indiretta non quid usitatissimum, p. interrogativa indiretta coord. 16 et quid nos in possessione felicitatis aeternae constiuat, p. interrogativa indiretta coord. non quid vulgo, veritatis pessimo interpreti, probatum sit. p. interrogativa indiretta coord. Vulgum autem tam chlamydatos quam coronatos Boco; PRINCIPALE non enim colorem Vestium… aspicio. PRINCIPALE quibus praetexta sunt corpora p. relativa Oculis de homine non credo, PRINCIPALE habeo melius et certius lumen PRINCIPALE quo a falsis Vera diiudicem: p. relativa animi bonum animus inveniat. PRINCIPALE  Quaeramus [quaero, quaeris, quaesii, quaesitum, quaerĕre – congiuntivo presente]: «Chiediamoci», congiuntivo esortativo  Quid [p. interrogativa indiretta]: «cosa»  Optimum… sit : «sia meglio»  Factu [făcĭo, făcis, feci, factum, făcĕre – supino]: «fare»  Non quid [p. interrogativa indiretta]: «non che cosa»  Usitatissimum [ sit ] : «sia più comune». Superlativo di “usitatus”  Quid [p. interrogativa indiretta]: «cosa»  Nos… Constituat [constĭtŭo, constĭtŭis, constitui, constitutum, constĭtŭĕre – congiuntivo presente]: «ci permetta»  In possessione : «il possesso», da “possessĭo, possessionis”  Felicitatis aeternae : «di una felicità duratura», da “fēlīcĭtās, felicitatis”  Non quid [p. interrogativa indiretta]: «non ciò che»  Probatum sit [prŏbo, prŏbas, probavi, probatum, prŏbāre – congiuntivo perfetto passivo]: «sia approvato»  Vulgo, veritatis pessimo interpreti : «dal volgo, pessimo interprete di verità», da “vulgus, vulgi”, “interprĕs, interpretis” e “veritas, veritatis”  Vulgum… voco [vŏco, vŏcas, vocavi, vocatum, vŏcāre – presente indicativo]: «chiamo volgo»  Chlamydatos : «chi indossa la clamide», da “chlamydatus, chlamydată, chlamydatum”. La “chlamys, chlamydis” era nell'antichità greco-romana un tipo di mantello corto e leggero usato specialmente dai soldati in Grecia. 17  Respirare [respīro, respīras, respiravi, respiratum, respīrāre – infinito presente]: «a riprendersi», oppure “a tirare un sospiro di sollievo”  Recedere in se [rĕcēdo, rĕcēdis, recessi, recessum, rĕcēdĕre – infinito presente]: «a raccogliersi in se stesso»  O quam sibi ipse [p. incidentale?]: «o quanto lui stesso»  Verum tortus [est] a se [torquĕo, torques, torsi, tortum, torquēre – participio perfetto]: «ha distorto il vero da sé»  Fatebitur [fătĕor, fătēris, fassus sum, fătēri – futuro semplice]: «ammetterà» [apodosi]  Dicet [dīco, dīcis, dixi, dictum, dīcĕre – futuro semplice]: «apodosi»  Quidquid feci [p. relativa] [făcĭo, făcis, feci, factum, făcĕre – perfetto indicativo]: «qualunque cosa ho fatto»  Mallem [malo, malui, malle – congiuntivo imperfetto]: «avrei preferito»  Infectum esse [infĭcĭo, infĭcis, infeci, infectum, infĭcĕre – infinito perfetto passivo]: «non fosse stata fatta»  Quidquid dixi [p. relativa] [dīco, dīcis, dixi, dictum, dīcĕre – perfetto indicativo]: «qualunque cosa ho detto»  Cum [p. temporale]: «quando»  Recogito [rĕcōgĭto, rĕcōgĭtas, recogitavi, recogitatum, rĕcōgĭtāre – presente indicativo]: «ci ripenso»  Mutis invideo [invĭdĕo, invĭdes, invidi, invisum, invĭdēre – presente indicativo]: «invidio i muti»  Quidquid optavi [p. relativa] [opto, optas, optavi, optatum, optāre – perfetto indicativo]: «qualunque cosa ho desiderato»  Inimicorum execrationem puto [pŭto, pŭtas, putavi, putatum, pŭtāre – presente indicativo]: «la ritengo una maledizione dei nemici», da “exĕcrātĭo, execrationis”  Quidquid timui [p. relativa] [tĭmĕo, tĭmes, timui, tĭmēre – perfetto indicativo]: «qualunque cosa ho temuto»  Quanto levius fuit : «quanto era più tollerabile». Comparativo di “levis”  Quod concupii [concŭpisco, concŭpiscis, concupii, concupitum, concŭpiscĕre – perfetto indicativo]: «ciò che ho bramato» [relativa + II termine di paragone]  Cum multis inimicitias gessi [gĕro, gĕris, gessi, gestum, gĕrĕre – perfetto indicativo]: «ho avuto a che fare con molti nemici»  In gratiam ex odio… redii [rĕdĕo, rĕdis, redii, reditum, rĕdire – perfetto indicativo]: «ritornerei alla grazia dall’odio» [apodosi]  Si [protasi – p. ipotetico (I tipo)]: «se» 20  Modo ulla… gratia est : «solo ci fosse un po’ di grazia»  Inter malos : «tra i malvagi»  Mihi ipsi nondum amicus sum : «Non sono ancora amico di me stesso»  Omnem operam dedi [do, das, dedi, datum, dāre – perfetto indicativo]: «ho fatto di tutto»  Ut [p. finale]: «per»  Me multitudini educerem [ēdūco, ēdūcis, eduxi, eductum, ēdūcĕre – congiuntivo imperfetto]: «per distinguermi dalla massa», da “multĭtūdo, multitudinis”  Notabilem facerem [făcĭo, făcis, feci, factum, făcĕre – congiuntivo imp.]: «per farmi notare», lett. «per rendermi notabile»  Aliqua dote : «per quale merito», da “dos, dotis”  Quid aliud [p. interrogativa]: «che cos’altro [ho ottenuto]». “Quid aliud [feci] quam opposui”: costruzione originaria con verbo “ facere ” sottinteso – seguito da una comparativa, è divenuta una formula fissa con il significato di «unicamente»).  Quam : «se non che»  Telis me opposui [oppōno, oppōnis, opposui, oppositum, oppōnĕre – perfetto indicativo]: «mi sono opposto alle avversità»  Ostendi [ostendo, ostendis, ostendi, ostentum, ostendĕre – perfetto indicativo]: «mi sono esposto»  Malevolentiae : «all’invidia»  Quod [p. relativa impropria - consecutiva]: «che»  Morderet [mordĕo, mordes, momordi, morsum, mordēre – congiuntivo imperfetto]: «consuma» 2.4 «Vides istos qui eloquentiam laudant, qui opes sequuntur, qui gratiae adulantur, qui potentiam extollunt? Omnes aut sunt hostes aut, quod in aequo est, esse possunt; quam magnus mirantium tam magnus invidentium populus est. Quin potius quaero aliquod usu bonum, quod sentiam, non quod ostendam? Ista quae spectantur, ad quae consistitur, quae alter alteri stupens monstrat, foris nitent, introrsus misera sunt». «Li vedi questi che lodano l’eloquenza, che inseguono la ricchezza, che accarezzano i favori, che esaltano il potere? Tutti costoro o sono nemici o possono diventarlo, che è lo stesso. Tanto grande il popolo è degli ammiratori quanto grande è quello degli invidiosi. Perché piuttosto non cerco un bene da godere, che possa sentire, non che possa ostentare? Queste cose che attirano l’attenzione, davanti alle quali ci fermiamo e che, ammirati, ci mostriamo l’un l’altro, splendono al di fuori, dentro sono misere». Vides istos PRINCIPALE qui eloquentiam laudant, p. relativa 21 qui opes sequuntur, p. relativa qui gratiae adulantur, p. relativa qui potentiam extollunt? p. relativa omnes aut sunt hostes PRINCIPALE aut… esse possunt; PRINCIPALE coord. quod in aequo est, p. relativa parentetica quam magnus mirantium [est] p. comparativa tam magnus inuidentium populus est. PRINCIPALE Quin potius quaero aliquod usu bonum, PRINCIPALE quod sentiam, p. relativa non quod ostendam? p. relativa ista… foris nitent, PRINCIPALE introrsus misera sunt PRINCIPALE quae spectantur, p. relativa ad quae consistitur, p. relativa quae alter alteri stupens monstrat. p. relativa  Vides [vĭdĕo, vĭdes, vidi, visum, vĭdēre – presente indicativo]: «Vedi»  Qui eloquentiam laudant [p. relativa] [laudo, laudas, laudavi, laudatum, laudāre – presente i.]: «che lodano l’eloquenza»  Qui opes sequuntur [p. relativa] [sĕquor, sĕquĕris, secutus sum, sĕqui – presente indicativo]: «che inseguono la ricchezza»  Qui gratiae adulantur [ădūlor, ădūlāris, adulatus sum, ădūlāri – presente indicativo]: «che accarezzano i favori»  Qui potentiam extollunt [extollo, extollis, extollĕre – presente indicativo]: «che esaltano il potere». Eloquenza, ricchezza, fama, potere: tali espetti sono citati da Seneca anche nell’Epistola 81: «Le ricchezze, gli onori, la potenza e gli altri beni, che secondo il nostro modo di giudicare sono di gran pregio e considerati in sé valgono niente, ci allontanano dalla retta via. […] Infatti, non sono lodate perché sono desiderabili, ma sono desiderate perché sono lodate; e quando l’errore dei singoli è diventato generale, l’errore generale diventa dei singoli».  Omnes aut sunt hostes : «Tutti costoro o sono nemici»  Aut… esse possunt [sum, es, fui, esse – infinito presente] + [possum, potes, potui, posse – presente indicativo]: «o possono diventarlo»  Quod in aequo est [p. relativa parentetica]: «che è lo stesso» 22  In tenebris vicina transimus [transĕo, transis, transii, transitum, transire – presente indicativo]: «brancoliamo nel buio»  Offensantes [offenso, offensas, offensāre – participio presente]: «urtando»  Quae [p. relativa]: «che»  Desideramus [dēsīdĕro, dēsīdĕras, desideravi, desideratum, dēsīdĕrāre – presente indicativo]: «desideriamo» 3.2. Sed ne te per circumitus traham, aliorum quidem opiniones praeteribo – nam et enumerare illas longum est et coarguere: nostram accipe. Nostram autem cum dico, non alligo me ad unum aliquem ex Stoicis proceribus: est et mihi censendi ius. Itaque aliquem sequar, aliquem iubebo sententiam dividere, fortasse et post omnes citatus nihil inprobabo ex iis quae priores decreverint et dicam: «Hoc amplius censeo». Ma, per non trascinarti in circolo, tralascerò le opinioni degli altri – infatti, sarebbe lungo elencarle e discuterle: ascolta la nostra. E quando dico nostra, non mi associo a nessuno dei grandi maestri Stoici: anch’io ho diritto di giudicare. Così, seguirò qualcuno, ordinerò a qualcuno di specificare il suo pensiero e può darsi che, interpellato dopo tutti, non disapprovi nessuna di quelle posizioni che ha sostenuto chi mi precedeva e dica: «In più io penso questo». Sed… aliorum quidem opiniones praeteribo PRINCIPALE ne te per circumitus traham, p. finale nam et... longum est PRINCIPALE enumerare illas p. infinitiva soggettiva et coarguere: p. infinitiva soggettiva coord. nostram accipe. PRINCIPALE Nostram autem cum dico, p. temporale non alligo me ad unum aliquem ex Stoicis proceribus: PRINCIPALE est et mihi censendi ius. PRINCIPALE Itaque aliquem sequar, PRINCIPALE aliquem iubebo PRINCIPALE sententiam dividere, p. infinitiva oggettiva fortasse et post omnes citatus nihil inprobabo ex iis PRINCIPALE quae priores decreverint p. relativa et dicam: PRINCIPALE 25 ‘hoc amplius censeo’. PRINCIPALE  Ne [p. finale]: «per»  Te… traham [trăho, trăhis, traxi, tractum, trăhĕre – congiuntivo presente]: «non trascinarti»  Per circumitus [circŭmĕo, circŭmis, circumii, circumitum, circŭmire – participio perfetto]: «in circolo», nel senso di “in un circolo vizioso”  Praeteribo [praetĕrĕo, praetĕris, praeterii, praeteritum, praetĕrire – futuro semplice]: «tralascerò»  Longum est : «sarebbe lungo»  Enumerare illas [ēnŭmĕro, ēnŭmĕras, enumeravi, enumeratum, ēnŭmĕrāre – infinito presente]: «elencarle» [p. infinitiva soggettiva]  Coarguere [cŏargŭo, cŏargŭis, coargui, coargutum, cŏargŭĕre – infinito presente]: «discuterle»  Nostram accipe [accĭpĭo, accĭpis, accepi, acceptum, accĭpĕre – imperativo presente]: «ascolta la nostra»  Cum dico [p. temporale] [dīco, dīcis, dixi, dictum, dīcĕre – presente indicativo]: «Quando dico»  Non alligo me [allĭgo, allĭgas, alligavi, alligatum, allĭgāre – presente indicativo]: «Non mi associo»  Ad unum aliquem ex Stoicis proceribus : «a nessuno dei grandi maestri Stoici», da “proceres, procerum”  Est… mihi… ius : «anch’io ho diritto» [dativo di possesso]  Censendi [censĕo, censes, censui, censum, censēre – gerundio]: «di giudicare», nel senso di “esprimere la mia opinione”  Aliquem sequar [sĕquor, sĕquĕris, secutus sum, sĕqui – futuro semplice]: «seguirò qualcuno»  Aliquem iubebo [iŭbĕo, iŭbes, iussi, iussum, iŭbēre – futuro semplice]: «ordinerò a qualcuno»  Sententiam dividere [dīvĭdo, dīvĭdis, divisi, divisum, dīvĭdĕre – infinito presente]: «di specificare il suo pensiero» [p. infinitiva soggettiva]  Fortasse : «forse, può darsi», avverbio  Post omnes citatus [cĭto, cĭtas, citavi, citatum, cĭtāre – participio perfetto]: «interpellato dopo tutti»  Nihil inprobabo ex iis [inprŏbo, inprŏbas, inprobavi, inprobatum, inprŏbāre – futuro semplice]: «non disapprovi nessuna di quelle posizioni»  Quae [p. relativa]: «che»  Priores decreverint [dēcerno, dēcernis, decrevi, decretum, dēcernĕre – futuro anteriore]: «ha sostenuto chi mi precedeva»  Dicam [dīco, dīcis, dixi, dictum, dīcĕre – futuro semplice]: «dica»  Hoc amplius censeo [censĕo, censes, censui, censum, censēre – presente indicativo]: «in più penso questo». 26 3.3 Interim, quod inter omnis Stoicos convenit, rerum naturae adsentior; ab illa non deerrare et ad illius legem exemplumque formari sapientia est. Beata est ergo vita conveniens naturae suae, quae non aliter contingere potest quam si primum sana mens est et in perpetua possessione sanitatis suae, deinde fortis ac vehemens, tunc pulcherrime patiens, apta temporibus, corporis sui pertinentiumque ad id curiosa non anxie, tum aliarum rerum quae vitam instruunt diligens sine admiratione cuiusquam, usura fortunae muneribus, non servitura. Intanto, seguo la natura, che mette accordo tra tutti gli Stoici; è saggio non allontanarsi da essa e conformarsi alla sua legge e al suo esempio. Dunque, è felice una vita consona alla sua natura, che può accadere non altrimenti se, prima di tutto, la mente è sana e in costante possesso della sua sanità, poi se è forte e resistente ed estremamente paziente, adatta ai tempi, attenta al proprio corpo e curiosa verso ciò [che lo riguarda] ma senza ansie, poi amante dei vantaggi che migliorano la vita senza sorpresa di nessuno, pronta a servirsi dei doni della fortuna, non a diventarne schiava. Interim… rerum naturae adsentior PRINCIPALE quod inter omnis Stoicos convenit; p. relativa ab illa non deerrare p. infinitiva soggettiva et ad illius legem exemplumque formari p. infinitiva soggettiva coord. sapientia est. PRINCIPALE Beata est ergo vita conveniens naturae suae, PRINCIPALE quae non aliter contingere potest p. relativa quam si primum sana mens est p. comparativa et in perpetua possessione sanitatis suae, p. comparativa coord. (con ellissi verbo) deinde fortis ac vehemens, = tunc pulcherrime patiens, = apta temporibus, = corporis sui pertinentiumque ad id curiosa non anxie, = tum aliarum rerum… diligens… admiratione cuiusquam = quae vitam instruunt p. relativa usura fortunae muneribus, p. comparativa coord non servitura. =  Rerum naturae adsentior [adsentĭor, adsentīris, adsensus sum, adsentīri – presente indicativo]: «seguo la natura»  Quod [p. relativa]: «che»  Inter omnis Stoicos convenit [convĕnĭo, convĕnis, conveni, conventum, convĕnīre – presente indicativo]: «mette accordo tra tutti gli Stoici» 27  Depulsis iis [dēpello, dēpellas, dēpellāre – participio perfetto]: «dopo aver rimosso le cause» [ablativo assoluto – temporale]  Quae [p. relativa]: «che»  Irritant nos [irrīto, irrītas, irritavi, irritatum, irrītāre – presente indicativo]: «ci irritano»  Territant [terrĭto, terrĭtas, territavi, terrĭtāre – presente indicativo]: «ci spaventano»  Voluptatibus et ***… pro illis : «al posto dei piaceri», da “voluptas, voluptatis”. Il testo è corrotto e lacunoso :  Le edizioni antiche ripetono il “ pro ” : “nam <pro> voluptatibus et pro ilis quae”  Il testo è difeso da Viansino : «infatti, al posto dei piaceri e di quegli allettamenti (illis) che sono meschini, effimeri e dannosi e disonorevoli (ipsis flagitiis “dannosi per i loro scandali”) subentra una gioia immensa». “Voluptatibus” è dunque da intendersi come dativo, in dipendenza da “subit” (“subentra ai piaceri”).  Thomas conserva il testo tradito, intendendo “flagitiis” come “flagitiosis” in senso metonimico (valore attestato già in Plauto, ma anche in Sallustio) = «i disonesti»  Alexander : “nam voluptatibus et <periculis>”, considerando “voluptatibus” et “periculis” (dativi dipendenti da “subit”) come una ripresa di “irritant... territant” (“infatti al posto dei piaceri e dei pericoli, che sono leggeri e fragili [in part. = ai piaceri], e dannosi [in part. = i pericoli] subentra...”)  Quae parva ac fragilia sunt [p. relativa]: «che sono meschini ed effimeri»  Et †ipsis flagitiis noxia† : «e dannosi per i loro scandali», da “flagitium, flagitii”. Alcuni studiosi provano a correggere anche “ flagitiis noxia ” :  Reitzenstein propone di integrare un verbo : “nam voluptatibus et <doloribus spretis>, pro illis, quae parva ac fragilia sunt, et ipsis fastidio noxia”, «Infatti disprezzati i piaceri e i dolori, al posto di quelli che sono piccoli e fragili e di questi nocivi per il loro fastidio».  Gertz espunge “ voluptatibus ” come glossa intrusiva : “nam [voluptatibus] et (= etiam) pro illis (= gaudiis), quae parua ac fragilia sunt, et ipsis fastidio noxia” «infatti anche al posto di quelle gioie che sono piccole e fragili, e nocive per il loro fastidio ad essi stessi».  Ingens gaudium subit [sŭbĕo, sŭbis, subii, subitum, sŭbire – presente indicativo]: «subentra una gioia immensa», da “gaudium, gaudii”  Inconcussum et aequale : «imperturbabile e costante»  Tum pax et concordia animi et magnitudo cum mansuetudine : «poi la pace e l’armonia dell’anima e la grandezza unita alla bontà», da “magnitudo, magnitudinis” e “mansuetudo, mansuetudinis” 30  Omnis enim ex infirmitate feritas est : «la ferocia, infatti, nasce dalla debolezza», da “feritas, feritatis” e “infirmitas, infirmitatis” 4)PARAGRAFO 6 6.1 «Sed animus quoque» inquit «voluptates habebit suas». Habeat sane sedeatque luxuriae et voluptatium arbiter; inpleat se eis omnibus quae oblectare sensus solent, deinde praeterita respiciat et exoletarum voluptatium memor exultet prioribus futurisque iam immineat ac spes suas ordinet et, dum corpus in praesenti sagina iacet, cogitationes ad futura praemittat: hoc mihi videbitur miserior, quoniam mala pro bonis legere dementia est. Nec sine sanitate quisquam beatus est nec sanus cui futura pro optimis adpetuntur. «Ma anche l’animo» dici «avrà i suoi piaceri». Li abbia pure e sieda giudice del lusso e dei piaceri, si sazi di tutto quello che suole dilettare i sensi, poi si volga a guardare il tempo passato e, memore dei piaceri trascorsi, si rallegri per le gioie passate e pregusti già quelle future, organizzi le sue speranze e, mentre il corpo langue per il pasto presente, anticipi i pensieri per quello futuro. Tutto questo mi sembrerà davvero meschino, poiché è una follia scegliere mali al posto di beni. Nessuno è felice senza l’assennatezza, né è sano chi desidera le cose future come ciò che di meglio può esserci. ‘Sed animus quoque’ (inquit) ‘voluptates habebit suas.’ PRINCIPALE Habeat sane PRINCIPALE sedeatque luxuriae et voluptatium arbiter; PRINCIPALE coord. inpleat se eis omnibus PRINCIPALE quae oblectare sensus solent, p. relativa deinde praeterita respiciat PRINCIPALE coord. et exoletarum uoluptatium memor exultet PRINCIPALE coord. prioribus futurisque iam immineat PRINCIPALE coord. ac spes suas ordinet PRINCIPALE coord. et… cogitationes ad futura praemittat: PRINCIPALE coord. dum corpus in praesenti sagina iacet, p. temporale hoc mihi videbitur miserior, PRINCIPALE quoniam mala pro bonis legere dementia est. p. causale Nec sine sanitate quisquam beatus est PRINCIPALE nec sanus cui futura pro optimis adpetuntur. PRINCIPALE  Inquit [v. difettivo – presente indicativo]: «dici» 31  Sed animus quoque… voluptates habebit suas [hăbĕo, hăbes, habui, habitum, hăbēre – futuro semplice]: «Ma anche l’animo avrà i suoi piaceri»  Habeat sane [hăbĕo, hăbes, habui, habitum, hăbēre – congiuntivo presente]: «li abbia pure», congiuntivo concessivo  Sedeat … arbiter [sĕdĕo, sĕdes, sedi, sessum, sĕdēre – congiuntivo presente]: «sieda giudice», da “arbiter, arbitri”  Inpleat se [inplĕo, inples, inplevi, inpletum, inplēre – congiuntivo presente]: «si sazi»  Eis omnibus quae [p. relativa]: «di tutto quello che»  Solent [sŏlĕo, sŏles, solitus sum, solitum, sŏlēre – presente indicativo]: «suole»  Oblectare sensus [oblecto, oblectas, oblectavi, oblectatum, oblectāre – infinito presente]: «dilettare i sensi», da “sensus, sensus”  Praeterita respiciat [respĭcĭo, respĭcis, respexi, respectum, respĭcĕre – congiuntivo presente]: «si volga a guardare il tempo passato», da “praeteritum, praeteriti”  Exoletarum voluptatium memor : «memore dei piaceri trascorsi»  Exultet prioribus [exulto, exultas, exultavi, exultatum, exultāre – congiuntivo presente]: «si rallegri per le gioie passate». “Prior” è comparativo di “prae”. Come dicono gli Epicurei, il richiamare alla memoria i beni passati è un fattore importantissimo ai fini di una vita beata. Cicerone: «Questa è nel complesso la sua dottrina sul piacere [di Epicuro]: egli ritiene che di per sé il piacere, in quanto è piacere, sia sempre da desiderare e da perseguire, e, secondo il medesimo criterio, di per sé il dolore, in quanto dolore, sia sempre da evitare. E così, il sapiente si servirà di questa compensazione : eviterà un piacere, se questo dovrà comportare un dolore maggiore e accetterà di sopportare un dolore, qualora esso produca un piacere maggiore. […] Così, nel sapiente ci saranno sempre piaceri perpetui e continui, uno via l’altro, poiché l’attesa dei piaceri sperati si congiunge al ricordo di quelli provati».  Futuris… iam immineat [immĭnĕo, immĭnes, immĭnēre – congiuntivo presente]: «pregusti già quelle future»  Spes suas ordinet [ordĭno, ordĭnas, ordinavi, ordinatum, ordĭnāre – congiuntivo presente]: «organizzi le sue speranze»  Dum [p. temporale]: «mentre»  Corpus… iacet [iăcĕo, iăces, iacui, iăcēre – presente indicativo]: «il corpo langue»  In praesenti sagina [praesum, praees, praefui, praeesse – participio presente]: «per il pasto presente»  Cogitationes… praemittat [praemitto, praemittis, praemisi, praemissum, praemittĕre – congiuntivo presente]: «anticipi i pensieri»  Ad futura : «per quello futuro» 32  Quis… ex istis : «qualcuno di questi»  Quis [p. relativa]: «che»  Philosophiam conlatrant [conlātro, conlātras, conlatravi, conlātrāre – presente indicativo]: «abbaiano/sbraitano contro la filosofia»  Dixerit [dīco, dīcis, dixi, dictum, dīcĕre – futuro anteriore]: «dirà»  Quod [p. relativa]: «ciò che»  Solent [sŏlĕo, sŏles, solitus sum, solitum, sŏlēre – presente indicativo]: «suole [dire]»  Quare [p. interrogativa diretta]: «Perché».  Tu fortius loqueris [lŏquor, lŏquĕris, locutus sum, lŏqui – presente indicativo]: «Parli più coraggiosamente»  Quam vivis [p. comparativa] [vīvo, vīvis, vixi, victum, vīvĕre – presente indicativo]: «di come vivi»  Quare [p. interrogativa diretta]: «Perché»  Verba summittis [summitto, summittis, summisi, summissum, summittĕre – presente indicativo]: «abbassi la voce». Per l’accusa si veda Dione Cassio : «Né era solo questo l’aspetto in cui la sua condotta si dimostrava esattamente opposta ai precetti filosofici che divulgava, ma ve n’erano anche altri […] mentre deplorava gli adulatori, egli stesso aveva adulato Messalina e i liberti di Claudio così supinamente da indirizzare loro, dall’isola in cui si trovava in esilio, un libro con cui li elogiava, un’opera che successivamente non riconobbe per la vergogna». Allo stesso modo, Tacito scrive negli Annales : «Seneca rispose [al tribuno] che... E non era per natura incline all’adulazione: cosa che nessuno sapeva meglio di Nerone, il quale aveva più spesso avuto prove da Seneca del suo senso di libertà che del suo servilismo».  Existimas [existĭmo, existĭmas, existimavi, existimatum, existĭmāre – presente ind.]: «consideri», regge doppio accusativo  Pecuniam necessarium tibi instrumentum : «il denaro un mezzo per te necessario»  Damno moveris [mŏvĕo, mŏves, movi, motum, mŏvēre – indicativo presente passivo]: «ti fai abbattere dalla sconfitta», da “damnum, damni”  Lacrimas… demittis [dēmitto, dēmittis, demisi, demissum, dēmittĕre – presente indicativo]: «spargi lacrime»  Audita … morte [audĭo, audis, audii, auditum, audīre – participio perfetto]: «dopo aver saputo della morte» [ablativo assoluto]  Respicis famam [respĭcĭo, respĭcis, respexi, respectum, respĭcĕre – presente indicativo]: «ti aspetti la fama»  Malignis sermonibus tangeris [tango, tangis, tetigi, tactum, tangĕre – indicativo presente passivo]: «sei turbato dalle insinuazioni» 35 17.2. «Quare cultius rus tibi est quam naturalis usus desiderat? Cur non ad praescriptum tuum cenas [sunt]? Cur tibi nitidior supellex est? Cur apud te vinum aetate tua vetustius bibitur? Cur [aurum/aviarum] disponitur? Cur arbores nihil praeter umbram daturae conseruntur? Quare uxor tua locupletis domus censum auribus gerit? Quare paedagogium pretiosa veste succingitur? Quare ars est apud te ministrare nec temere et ut libet conlocatur argentum sed perite struitur et est aliquis scindendi obsonii magister?» Adice si vis: «Cur trans mare possides? Cur plura [sunt] quam nosti? Cur turpiter aut tam neglegens es ut non noveris pauculos servos aut tam luxuriosus ut plures habeas quam quorum notitiae memoria sufficiat?» Perché la tua campagna è più coltivata di quanto il bisogno naturale necessita? Perché i tuoi pasti non sono [coerenti] ai tuoi precetti? Perché le tue suppellettili sono così lucenti? Perché presso di te si beve un vino più vecchio della tua età? Perché ti sei fatto costruire [un’uccelliera]? Perché hai fatto piantare alberi che daranno nient’altro che ombra? Perché tua moglie porta sulle orecchie opulenti il patrimonio di un ricco casato? Perché i tuoi valletti sono cinti di vesti preziose? Perché a casa tua servire a tavola è un’arte e non si dispone l’argenteria a caso e come capita, ma è collocata con perizia, e c’è un esperto del taglio delle vivande?». Aggiungi se vuoi: «Perché hai proprietà oltre mare? Perché sono più di quanto conosci? Perché sei così vergognoso o tanto negligente da non conoscere pochi schiavi o talmente ricco da averne più di quanto la memoria sia sufficiente a ricordarli». Quare cultius rus tibi est PRINCIPALE quam naturalis usus desiderat? p. comparativa Cur non ad praescriptum tuum cenas? PRINCIPALE Cur tibi nitidior supellex est? = Cur apud te vinum aetate tua vetustius bibitur? = Cur aurum disponitur? = Cur arbores nihil praeter umbram daturae conseruntur? = Quare uxor tua locupletis domus censum auribus gerit? = Quare paedagogium pretiosa veste succingitur? = Quare ars est apud te ministrare = nec temere… conlocatur argentum = et ut libet p. comparativa sed perite struitur PRINCIPALE et est aliquis scindendi obsonii magister?» = Adice: PRINCIPALE - apodosi si vis protasi – p. ipotetico (I tipo) «Cur trans mare possides? PRINCIPALE Cur plura quam nosti? = Cur turpiter aut tam neglegens es = 36 ut non noueris pauculos servos p. consecutiva aut tam luxuriosus PRINCIPALE ut plures habeas p. consecutiva quam quorum notitiae memoria sufficiat?» p. comparativa  Quare [p. interrogativa diretta]: «Perché». L’anafora di “quare” e “cur” scandisce tutto il passo e rende bene il senso di ripetitività ossessiva. La banalità del contenuto delle accuse contribuisce ad accentuarlo ulteriormente. Sulla ricchezza di Seneca (trecento milioni di sesterzi), negli Annales Tacito descrive le accuse di Suillio a Seneca: «Con quale dottrina, con quali insegnamenti filosofici aveva Seneca potuto accumulare, in quattro anni di favore del principe, trecento milioni di sesterzi? A Roma faceva cadere nella sua rete i testamenti dei vecchi senza eredi e dissanguava l’Italia e le province praticando l’usura senza alcun limite». Inoltre: «Costoro [i peggiori] prendono di mira Seneca con accuse di vario tipo: che aumentava ulteriormente le sue enormi ricchezze, eccessive per un privato; che intendeva concentrare su di sé le simpatie dei cittadini; che superava, quasi, il principe nella raffinata bellezza dei giardini e nella sontuosità delle ville».  Cultius rus tibi est : «la tua campagna è più coltivata», da “rus, ruris”. “Cultius” è comp.di “cultus” «coltivato, lavorato»  Quam [p. comparativa]: «di quanto»  Naturalis usus desiderat [dēsīdĕro, dēsīdĕras, desideravi, desideratum, dēsīdĕrāre – presente indicativo]: «il bisogno naturale necessita»  Cur non ad praescriptum tuum cenas [sunt] [p. interrogativa diretta]: «Perché i tuoi pasti non sono [coerenti] ai tuoi precetti»  Cur tibi nitidior supellex est [p. interrogativa diretta]: «Perché le tue supellettili sono così lucenti». “Nitidior” è intensivo di “nitidus”  Cur apud te [p. interrogativa diretta]: «Perché presso di te»  Vinum aetate tua vetustius bibitur [bĭbo, bĭbis, bibi, bibitum, bĭbĕre – indicativo presente passivo]: «si beve un vino più vecchio della tua età». “Vetustius” è comparativo di “vetustus”  Cur [aurum] disponitur [p. interrogativa diretta] [dispōno, dispōnis, disposui, dispositum, dispōnĕre – indicativo presente passivo]: «Perché ti sei fatto costruire un’uccelliera». Da “aviarum” ricostruito per congettura.  Cur arbores… conseruntur [consĕro, consĕris, consevi, consitum, consĕrĕre – indicativo presente passivo]: «Perché hai fatto piantare alberi»  Nihil praeter umbram daturae [do, das, dedi, datum, dāre – participio futuro]: «che daranno nient’altro che ombra». Per il tema degli alberi puramente decorativi si veda l’epistola 21 a proposito dei giardini epicurei e dei bisogni necessari: «questi giardini non eccitano la fame, ma la saziano e non rendono la sete più ardente con le bevande, ma la spengono con mezzi naturali e che non costano nulla: fra tali piaceri sono divenuto vecchio».  Quare uxor tua… gerit [gĕro, gĕris, gessi, gestum, gĕrĕre – presente indicativo]: «Perché tua moglie porta»  Locupletis… auribus : «sulle orecchie opulenti», da “auris, auris” 37  Nec ero : «non lo sarò»  Exige … a me [exĭgo, exĭgis, exegi, exactum, exĭgĕre – imperativo presente]: «pretendi da me»  Non ut optimis par sim [p. sostantiva ogg . ]: «che non sia all’altezza dei migliori». “Optimus” è sup. irregolare di “bonus”  Sed ut malis melior [p. sostantiva ogg. coord]: «ma migliore dei peggiori». “Melior” è comparativo irregolare di “bonus”  Hoc mihi satis est : «mi basta questo», lett. «questo mi è sufficiente»  Aliquid… demere [dēmo, dēmis, dempsi, demptum, dēmĕre – infinito pr.]: «rimuovere qualcosa» [p. infinitiva epesegetiva]  Ex vitiis meis : «dai miei vizi», da “vitium, vitii”  Errores meos obiurgare [obiurgo, obiurgas, obiurgavi, obiurgatum, obiurgāre – infinito presente]: «castigare i miei errori» [p. infinitiva epesegetica] 17.4. Non perveni ad sanitatem, ne perveniam quidem; delenimenta magis quam remedia podagrae meae compono, contentus si rarius accedit et si minus verminatur: vestris quidem pedibus comparatus, debiles, cursor sum. Haec non pro me loquor – ego enim in alto vitiorum omnium sum – sed pro illo cui aliquid acti est. Non sono giunto alla guarigione, ne vi giungerò. Preparo calmanti più che medicamenti per la mia gotta, contento se mi colpisce più raramente e se è meno dolorosa. Certo, paragonato ai vostri piedi, [anche se] debilitato, sono un velocista. Non dico queste cose per me – io, infatti, sono al colmo di tutti i vizi –, ma per colui che ha raggiunto qualche risultato. Non perveni ad sanitatem, PRINCIPALE ne perveniam quidem; PRINCIPALE coord. delenimenta… podagrae meae compono, contentus PRINCIPALE si rarius accedit protasi – p. ipotetico (I tipo) et si minus verminatur: protasi coord. vestris quidem pedibus comparatus, p. suppositiva implicita debiles, cursor sum. PRINCIPALE Haec non pro me loquor PRINCIPALE – ego enim in alto vitiorum omnium sum – p. parentetica sed pro illo PRINCIPALE (“loquor” sottinteso) cui aliquid acti est. p. relativa 40  Non perveni ad sanitatem [pervĕnĭo, pervĕnis, perveni, perventum, pervĕnīre – perfetto indicativo]: «Non sono giunto alla guarigione»  Ne perveniam quidem [pervĕnĭo, pervĕnis, perveni, perventum, pervĕnīre – futuro semplice]: «vi giungerò»  Compono [compōno, compōnis, composui, compositum, compōnĕre – presente indicativo]: «preparo»  Delenimenta magis quam remedia : «calmanti più che medicamenti», da “delenimentum, delenimenti” e “remedium, remedii”  Podagrae meae : «per la mia gotta»  Si [protasi – p. ipotetico (I tipo)]: «se»  Rarius accedit [accēdo, accēdis, accessi, accessum, accēdĕre – presente indicativo]: «mi colpisce più raramente»  Si [protasi – p. ipotetico (I tipo)]: «se»  Minus verminatur [vermĭnor, vermĭnāris, vermĭnāri – presente indicativo]: «provoca meno dolore»  Vestris… pedibus comparatus [compăro, compăras, comparavi, comparatum, compărāre – participio perfetto]: «paragonato ai vostri piedi»  Debiles : «[anche se] debilitato»  Cursor sum : «sono un velocista»  Haec non pro me loquor [lŏquor, lŏquĕris, locutus sum, lŏqui – presente indicativo]: «Non dico queste cose per me»  Ego enim in alto vitiorum omnium sum : «io, infatti, sono al colmo di tutti i vizi»  Cui [p. relativa]: «che»  Aliquid acti est [ăgo, ăgis, egi, actum, ăgĕre – indicativo perfetto passivo]: «Ha raggiunto qualche risultato» 6)PARAGRAFO 18 18.1. «Aliter» inquis «loqueris, aliter vivis». Hoc, malignissima capita et optimo cuique inimicissima, Platoni obiectum est, obiectum Epicuro, obiectum Zenoni; omnes enim isti dicebant non quemadmodum ipsi viverent, sed quemadmodum esset et ipsis vivendum. De virtute, non de me loquor, et cum vitiis convicium facio, in primis meis facio: cum potuero, vivam quomodo oportet. Dirai: «Parli in un modo, vivi in un altro». Ma questo, persone invidiosissime e ostilissime ai migliori di tutti, è stato contestato a Platone, a Epicuro, a Zenone. Tutti costoro, infatti, dicevano non come loro stessi vivevano, ma come loro 41 stessi avrebbero dovuto vivere. Parlo della virtù, non di me, e quando condanno i vizi, condanno i miei per primi: non appena potrò, vivrò nel modo in cui si deve. «Aliter» … «loqueris» PRINCIPALE inquis p. parentetica «aliter vivis» PRINCIPALE coord. Hoc, malignissima capita… Platoni obiectum est, PRINCIPALE obiectum Epicuro, = obiectum Zenoni; = omnes enim isti dicebant PRINCIPALE non quemadmodum ipsi viverent, p. interrogativa indiretta sed quemadmodum esset et ipsis vivendum. p. interrogativa indiretta De virtute, non de me loquor, PRINCIPALE cum vitiis convicium facio, p. temporale et… in primis meis facio: PRINCIPALE cum potuero, p. temporale vivam PRINCIPALE quomodo oportet. p. interrogativa indiretta  Inquis : «Dirai»  Aliter… loqueris [lŏquor, lŏquĕris, locutus sum, lŏqui – presente indicativo]: «parli in un modo»  Aliter vivis [vīvo, vīvis, vixi, victum, vīvĕre – presente indicativo]: «vivi in un altro»  Malignissima capita et… inimicissima : «persone invidiosissime e ostilissime». Superlativi da “malignus” e “inimicus”  Optimo cuique : «ai migliori di tutti». “Optimus” è superlativo irregolare di “bonus”  Platoni obiectum est [ōbĭcĭo, ōbĭcis, obieci, obiectum, ōbĭcĕre – indicativo perfetto passivo]: «è stato contestato a Platone»  Omnes… isti dicebant [dīco, dīcis, dixi, dictum, dīcĕre – imperfetto indicativo]: «Tutti costoro dicevano»  Non quemadmodum [p. interrogativa indiretta]: «non come»  Ipsi viverent [vīvo, vīvis, vixi, victum, vīvĕre – congiuntivo imperfetto]: «loro stessi vivevano»  Sed quemadmodum [p. interrogativa indiretta]: «ma come» 42 uomo resolutissimo, in lotta contro tutte le esigenze naturali e più povero di tutti gli altri Cinici, che, dopo che si era proibito di avere, si proibì persino di chiedere, negano che sia abbastanza povero. Lo vedi: non professava la conoscenza della virtù, ma della povertà. Expectabo scilicet PRINCIPALE ut quicquam malivolentiae inviolatum sit, p. sostantiva cui sacer nec Rutilius fuit nec Cato? p. relativa Curet aliquis PRINCIPALE an istis nimis dives videatur p. sostantiva quibus Demetrius Cynicus parum pauper est? p. relativa Virum… hoc pauperiorem quam ceteros Cynicos… satis egere p. infinitiva oggettiva Quod… interdixit et poscere, p. sostantiva epesegetica cum sibi interdixerit habere, p. temporale negant. PRINCIPALE Vides enim: PRINCIPALE non virtutis scientiam PRINCIPALE sed egestatis professus est. PRINCIPALE coord.  Expectabo [expecto, expectas, expectavi, expectatum, expectāre – futuro semplice]: «Dovrò aspettare»  Ut [p. sostantiva]: «che»  Quicquam malivolentiae inviolatum sit : «qualcosa scampi alla malevolenza», lett. «qualcosa rimanga inviolato alla malevolenza»  Cui [p. relativa]: «per la quale»  Sacer nec Rutilius fuit nec Cato : «né Rutilio né Catone furono sacri». Rutilio Rufo fu seguace dello Stoicismo e uomo insigne per l’integrità dei costumi: esiliato ingiustamente, per protesta rifiutò di tornare a Roma anche quando Silla lo richiamò. Il suo nome è più di una volta associato a quello di Catone nelle opere di Seneca.  Curet aliquis [cŭro, cŭras, curavi, curatum, cŭrāre – congiuntivo presente]: «A qualcuno importa»  Istis nimis dives videatur [vĭdĕor, vĭdēris, visus sum, vĭdēri – congiuntivo presente]: «costui sembri troppo ricco»  Quibus [p. relativa]: «per chi»  Demetrius Cynicus parum pauper est : «Demetrio il Cinico è troppo poco povero»  Virum acerrimum : «Un uomo resolutissimo» 45  Contra omnia naturae desideria pugnantem [pugno, pugnas, pugnavi, pugnatum, pugnāre – participio presente]: «che lotta contro tutte le esigenze naturali»  Pauperiorem quam ceteros Cynicos : «più povero di tutti gli altri Cinici»  Quod [p. sostantiva]: «che»  Cum [p. temporale]: «quando»  Sibi interdixerit [interdīco, interdīcis, interdixi, interdictum, interdīcĕr – congiuntivo perfetto]: «si era proibito». Regge dativo della persona e ablativo della cosa  Habere [hăbĕo, hăbes, habui, habitum, hăbēre – infinito presente]: «avere»  Interdixit [interdīco, interdīcis, interdixi, interdictum, interdīcĕr – perfetto indicativo]: «si proibì»  Poscere [posco, poscis, poposci, poscĕre – infinito presente]: «di chiedere»  Negant [nĕgo, nĕgas, negavi, negatum, nĕgāre – presente indicativo]: «negano»  Satis egere [ĕgĕo, ĕges, egui, ĕgēre – infinito presente]: «che sia abbastanza povero». “Egeo” «mancare, avere bisogno», ma anche «essere povero»  Vides [vĭdĕo, vĭdes, vidi, visum, vĭdēre – presente indicativo]: «Vedi»  Non… professus est [prŏfĭtĕor, prŏfĭtēris, professus sum, prŏfĭtēri – perfetto indicativo]: «non professava»  Virtutis scientiam sed egestatis : «la conoscenza della virtù, ma della povertà», da “egestas, egestatis” 46