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Definizione ed evoluzione del concetto di paesaggio, Mazzanti Riassunto cap.1 e2, Appunti di Geografia Del Turismo

Riassunto primi due capitoli di Definizione ed evoluzione del concetto di paesaggio, Mazzanti

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 04/12/2020

andrea-salis
andrea-salis 🇮🇹

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Scarica Definizione ed evoluzione del concetto di paesaggio, Mazzanti Riassunto cap.1 e2 e più Appunti in PDF di Geografia Del Turismo solo su Docsity! DEFINIZIONE DI PAESAGGIO La definizione di concetto di paesaggio è abbastanza difficile in quanto il termine paesaggio ha una valenza polisemica, vale a dire riferibile da un lato al linguaggio comune e dall’altro a una serie di discipline scientifiche che gli attribuiscono diversi significati. I geografi hanno evidenziato diverse matrici culturali e di approccio. L’obiettivo di giungere a una definizione era però sin dall’inizio destinato a fallire, ma questo non toglie delle certezze che si hanno sulla definizione: 1. Lo studio del paesaggio ha ricoperto un ruolo fondamentale sullo studio della geografia moderna. 2. La sua individuazione si fonda in primo luogo su una percezione sensoriale, soprattutto a livello visivo e uditivo. 3. Ha una doppia identità, materiale (insieme di oggetti fisici), simbolica (come viene interpretato dai viaggiatori). 4. Entità complessa formata da single parti. 5. Possiede carattere mutevole nel tempo. 6. Il suo continuo studio e l’indeterminatezza del paesaggio stesso ha portato nuovi approcci culturali e tecniche d’indagine. RADICI STORICHE DELLA PAROLA PAESAGGIO In italiano deriva dalla radice latina “PAGUS” = villaggio. In francese da PAYS= paesi, e si ricollega a PAYSAGE, che veniva usato per definire l’oggetto rappresentato in un quadro. EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI PAESAGGIO Le radici di una rudimentale geografia del paesaggio risalgono all’antica Grecia. Nei testi compaiono descrizioni di luoghi che per certi aspetti richiamano alla mente una remota idea di paesaggio. Un contributo ben più sostanziale alle tematiche del concetto di paesaggio si ha con lo sviluppo delle arti figurative verso la fine del medioevo e nel Rinascimento. Viene scoperto la dimensione estetica del paesaggio, che non viene più considerato come semplice sfondo ma che come tema specifico ed autonomo, e in architettura apre nuove prospettive di espressione come la progettazione di parchi giardini e piante urbane. Il merito di aver portato alla ribalta la concezione di paesaggio nell’ambito della ricerca geografica spetta ad Alexander von Humboldt, uno dei padri fondatori della disciplina, il quale riesce a imprimere nel termine paesaggio una doppia valenza estetica-sentimentale e come ordinamento razionale dello spazio terrestre. Il Kosmos muta definitivamente il concetto di paesaggio da concetto estetico in concetto scientifico. Nel suo libro spiega inoltre come il paesaggio e la sua rappresentazione possano costituire uno stimolo ad approfondire la conoscenza della natura. Ma fu l'amico Carl Ritter che introdusse l'elemento umano nel paesaggio e pose come fine principale della ricerca geografica il riconoscimento delle leggi che regolano il funzionamento del mondo inteso come frutto della provvidenza divina. In definitiva interpretazione di Humboldt è illuminista mentre quella di Ritter e romantica. A partire dagli anni 70 del 19º secolo grazie al contributo di geografi tedeschi ed europei il paesaggio viene riconosciuto come, uno dei, se non l’unico, oggetto di studio da parte della geografia in quanto il paesaggio è l'unica forma di realtà accessibile al geografo e quindi esso equivale alla realtà geografica stessa. In pratica il paesaggio viene riconosciuto come una porzione di superficie terrestre formata da una serie di fenomeni concreti e direttamente percepibili, che la caratterizzano attraverso la loro distribuzione e interazione. Si tratta quindi di una realtà ritenuta in larga misura oggettiva, e quindi rilevabile indipendentemente dalle concezioni della cultura dell’osservatore. Le matrici culturali di questo tipo di approccio oggettivista e fiscalista sono da ricercare in particolare nella diffusione dell’evoluzionismo di Darwin, e al centro degli interessi di questo filone di pensiero geografico si colloca appunto il rapporto uomo-ambiente con quest’ultimo che svolge la funzione di determinare e vincolare il primo fino a condizionarne la propria evoluzione dal punto di vista logico, culturale e perfino intellettuale. A questa visione deterministica fiscalista del rapporto uomo ambiente si oppone la scuola francese con una visione possibilista. La nuova concezione ipotizza un rapporto bidirezionale uomo-ambiente. Il paesaggio non viene più inteso come un insieme di elementi fisici ma come un sistema di caratteri naturali ed antropici nel quale l'organizzazione sociale, la tecnologia, la cultura giocano un ruolo determinante rispetto all'ambiente. Viene però riconosciuto all'uomo la possibilità di giocare un ruolo attivo e creativo nei rapporti con l'ambiente e di contribuire così alla costruzione del paesaggio. Il concetto di paesaggio naturale non viene tuttavia denigrato ed abbandonato completamente ma viene affiancato da quello di paesaggio geografico nel quale tendono ad assumere particolare rilevanza le componenti antropiche, culturali e storiche. Il paesaggio non è l'unico tema sviluppato dalla corrente possibilista ma si associa ad altri argomenti importanti, come quelli di “regione” e di “genere di vita”. GLI SVILUPPI ALL’ESTERO Intorno al 1970 soprattutto nell'ambito della geografia umanistica sono emersi due tipi principali di approccio alle problematiche del paesaggio, quello percettivo- comportamentale e quello ecologico.  Percettivo-comportamentale Pone in primo piano l'analisi dei rapporti col paesaggio a livello individuale e sociale. Questo modo di affrontare lo studio del paesaggio di basa su settori d'indagine come la psicologia ambientale e la geografia della percezione e del comportamento. I presupposti teorici per questo tipo di lettura del paesaggio sono da collocare nell'ambito della cultura anglofona, in particolare nella scuola di Berkley. Partendo da posizioni vicino al materialismo storico e al pensiero marxista tende a considerare il paesaggio non più con oggetto reale e materiale ,ma come tipo di percezione condizionata dal bagaglio culturale dell’osservatore e dalle sue concezioni ideologiche. In altre parole, l'evoluzione del contesto sociale, culturale e ideologico tende a ripercuotersi in maniera determinante sulla forma e sul l'aspetto complessivo del territorio umanizzato. Il paesaggio non deve perciò essere analizzato soltanto nei suoi aspetti esteriori ma soprattutto nei valori e nei significati che adesso vengono attribuiti che lo caratterizzano sul profilo ideologico e artistico. Secondo questa scuola di pensiero, il paesaggio sarebbe il risultato dell’interazione di tre diversi elementi: i caratteri materiali, le attività umane e i significati simbolici. Queste tre componenti sono strettamente interconnesse e determinerebbero l'originalità e l'identità del paesaggio.  Approccio ecologico Questo tipo di approccio trova le sue radici nel dibattito sul rapporto uomo- ambiente e sull’evoluzionismo darwiniano. Ma l'approfondimento e la divulgazione dei suoi concetti vedono la nascita a partire dalla seconda metà del 900. Un'ulteriore spinta si ha invece gli anni 60 e 70 data dalla diffusione della cultura ecologica per via della nascita dei primi movimenti in difesa della natura che a partire dagli Stati Uniti sollecitano l’opinione pubblica ad assumere un atteggiamento più attento nei confronti delle problematiche ambientali. L’approccio ecologico individua il paesaggio un particolare e ben determinato livello di organizzazione biologica, con uno specifico campo di esistenza nel tempo e nello spazio, per l'intera popolazione e per l'ecosistema, che con esso sono stretti rapporti di interdipendenza. Il paesaggio non sarebbe altro che un sistema di ecosistemi integrati fra di loro, all'interno del quale si verificano scambi di energia e di materia e che può essere circoscritto e analizzato nell’ambito di specifici confini. tale concezione ha come limite il fatto che trascura tutti i contenuti astratti e i significati simbolici che di solito vengono associati al paesaggio. Proprio per questo negli ultimi tempi attenzione si è concentrata anche sul ruolo dell'uomo, considerato in precedenza come estraneo al l'ecosistema, in particolare viene riconosciuta la capacità e la necessità da parte dell'uomo di gestire e pianificare l'organizzazione del territorio, e quindi anche del paesaggio e dell’ecosistema. LE TENDENZE RECENTI IN ITALIA La maggior parte degli studi recenti affronta il tema del paesaggio dal punto di vista analitico e applicativo e consta di una serie di saggi e monografie di taglio soprattutto regionale e locale, spesso sollecitati da enti pubblici o istituzioni interessate alla gestione e pianificazione del territorio e la sua valorizzazione turistica. Inoltre, bisogna citare Turri che propone a più riprese la metafora del paesaggio come teatro, tendendo ad evidenziare il rapporto esistente tra lo spettatore e l'oggetto osservato, col primo e valuta il secondo dall'esterno secondo parametri qualitativi apparentemente liberi e personali. Infatti, basta pensare alla strumentalizzazione dell'immagine del paesaggio a fini turistico-speculativi, di conseguenza il giudizio dell'osservatore risente dei condizionamenti imposti dal mercato e il paesaggio stesso finisce per diventare un oggetto di consumo, ormai svincolato da qualsiasi matrice teorica e culturale. A) PAESAGGIO COME SIMBOLO L'immagine viene considerata come l'inizio di un percorso conoscitivo rivolto a farci comprendere meglio o il mondo esterno, o quello nostro interno, o entrambi. La concezione di paesaggio come metafora è rimasta viva nella cultura geografica, mai del tutto eclissata dal successivo prevalere della concezione del paesaggio come modello. Negli ultimi anni c'è stata una ripresa di interesse per questa concezione e ha riportato alla luce il soggetto che percepisce osserva il paesaggio con l'unica differenza che oggi il punto di partenza concreto dell'esperienza percettiva può portare sia la spiegazione casuali in termini di comportamento e di azione sul mondo esterno, sia all'esplorazione delle relazioni interne soggettive e intersoggettive. B) PAESAGGIO COME MODELLO Il paesaggio geografico viene considerato come un modello di relazioni spazio- temporali capace di spiegare le forme sensibili di una data porzione di territorio. a differenza dell'altro modello il riconoscimento di un paesaggio non è il punto di partenza ma è il punto di arrivo. Non è un'impressione soggettiva, ma una costruzione razionale e oggettiva i cui significati devono essere stati esplicitati in precedenza. Al giorno d'oggi appare definitivamente accolta l'idea che il paesaggio rappresenta una realtà ambientale e territoriale con caratteri di sistema ecologico complesso e dinamico, ma è anche riferibile a delle connotazioni di valore simbolico e culturale. Il paesaggio può essere considerato come un'immagine oggettiva della realtà, da analizzare e descrivere con metodi scientifici, ma l'atteggiamento col quale ci si pone di fronte adesso mantiene un alto livello di soggettività, perché condizionato dalla percezione ed allo sviluppo culturale a livello individuale e sociale.