Scarica Differenze tra teorie dell’audience passiva e teorie dell’audience attiva e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! Differenze tra teorie dell'audience passiva e teorie dell'audience attiva Il ruolo dell'audience è stato indagato nell’ambito della communication research sin dalle prime teorie nate dagli anni venti del novecento. Una principale differenza tra le teorie dell'audience passiva e attiva è sicuramente la metodologia. Difatti, le teorie che suppongono una passività sono solitamente speculative, non avviene una verifica empirica, come invece avviene in quelle che postulano un ruolo attivo dell'audience. Altra differenza fondamentale è come gli effetti vengono caratterizzati. Molto spesso gli “effetti forti dei media" prevedono un'audience passiva, viceversa, quando gli effetti sono limitati, l'audience viene definita attiva. Inoltre le teorie fanno spesso riferimento ad altri ambiti di studi, come la psicologia, che caratterizza quelle dove l'audience è considerata attiva. Le teorie inoltre si distinguono per il modello comunicativo utilizzato. Il modello informazionale è applicato dalla teoria ipodermica, e prevede un passaggio dell'informazione diretta da uno stimolo ad una risposta. Questa postula un'audience passiva, indifesa e facilmente manipolabile. Questa è infatti considerata come un insieme di individui indifferenziati e isolati, facilmente influenzabili. Si presenta la dicotomia “effetti fortifaudience passiva”. Questa concezione cambia negli anni quaranta del ‘900, quando si sviluppano le teorie dell'influenza selettiva in ambito amministrativo. Queste sono caratterizzate da un approccio sperimentale, e si crea la concezione, secondo cui esistono dei fattori psicologici e sociali che filtrano gli effetti dei media. La teoria della persuasione nasce con lo scopo principale di stabilire l'efficacia persuasoria ottimale e adotta il modello comunicativo delle 5 W di Lasswell e allo schema “stimolo-organismo(individuo)-risposta", dove gli effetti sono mediati dall'organismo. Si svolgono studi sulle caratteristiche individuali del destinatario (come l'interesse ad acquisire informazione e la rielaborazione selettiva del messaggi) e altri studi approfondiscono l'organizzazione dei messaggi a fini persuasivi (fattore distintivo è la credibilità del comunicatore). 1 media possono giungere a persuadere l'audience, che tuttavia non è totalmente passiva. Tra le teorie dell'influenza selettiva nasce la teoria degli effetti limitati di Lazarsfeld, che diventa la prima, nell'ambito della communication research, ad attribuire un ruolo più attivo all'audience. Si parla di audience “ostinata”, scarsamente influenzabile, che seleziona i contenuti in accordo con le proprie idee, grazie al meccanismo psicologico della percezione selettiva. Inoltre, dall'analisi emerge come i media produrrebbero soltanto un rafforzamento delle opinioni preesistenti. Lo schema comunicativo di riferimento è il semiotico informazionale.