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Dispensa Economia e Gestione della Banca Università Cattolica prof.ssa Migliavacca, Dispense di Economia e gestione della banca

Documento completo che contiene tutti i contenuti trattati a lezione, integrati con le slide, completamente sotitutiva del manuale. Corso di economia e gestione della banca in Università Cattolica, tenuto dalla prof.ssa Migliavacca. Voto esame 30/30

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 10/01/2024

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Scarica Dispensa Economia e Gestione della Banca Università Cattolica prof.ssa Migliavacca e più Dispense in PDF di Economia e gestione della banca solo su Docsity! Marco Noli Anno Accademico 2022-2023 ECONOMIA E GESTIONE DELLA BANCA Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 ECONOMIA E GESTIONE DELLA BANCA 22/02/2023 STRUTTURA ED EVOLUZIONE DEL SISTEMA FINANZIARIO IL SISTEMA FINANZIARIO E IL SISTEMA REALE Il sistema economico è l’insieme dei soggetti che svolgono attività atte a procurarsi beni e servizi funzionali al soddisfacimento dei propri bisogni all’interno di un framework regolamentato. Esso può essere scisso in due parti: - sistema reale: insieme di beni/servizi e forza lavoro che gli individui inter-scambiano per soddisfare bisogni propri; - sistema finanziario: si tratta dell’insieme di flussi finanziari che costituiscono la contropartita agli scambi che avvengono nel sistema reale, quindi si tratta di trasferimenti di moneta, mezzi di pagamento. Per ogni contrattazione sull’economia reale (ad es. per ogni passaggio della mia forza lavoro ad altro) ci si aspetta un flusso finanziario. Sistema reale e finanziario sono strettamente interdipendenti, senza l’uno l’altro non ha senso, sono l’uno il movimento in contropartita dell’altro, e soltanto un loro contemporaneo equilibrio permette quello economico complessivo. La teoria economica suggerisce la necessità di equilibrio tra questi due sistemi: PQ=MV. L’economia reale è rappresentata dal complesso di beni e servizi prodotti (Q) moltiplicato per i relativi prezzi (P) e deve essere in equilibrio con il quantitativo di moneta (M) presente sul mercato e dotata di una sua specifica velocità di circolazione (V), questi ultimi due elementi definiscono il sistema finanziario. La velocità di circolazione della moneta è la velocità alla quale viene scambiata una unità di conto in un dato periodo di tempo. Maggiore è la circolazione, più si scambia moneta, più c’è compravendita, quindi maggiori sono i consumi; minore è la circolazione, maggiore è il risparmio, quindi si raffreddano gli scambi nell’economia reale La capacità di queste 4 variabili di restaurare l’equilibrio dopo uno shock è molto diversa, non hanno la capacità di riportare l’equilibrio allo stesso modo.  Aumento dei prezzi Δ↑ P - Δ↓ Q: se agisco sul sistema reale, abbasso la quantità di beni reali scambiati, quindi la produzione deve diminuire, per farlo bisogna chiudere le fabbriche, di conseguenza la disoccupazione aumenta. Inoltre le curve di breve e di medio dei paesi non sono facilmente modificabili. Non è la soluzione più adatta, per portare a termine questo cambiamento ci vogliono mesi; - Δ↑ V: si potrebbero stimolare i consumi nel breve termine, quindi le persone dovrebbero spendere maggiormente, ma questo è difficile dato l’aumento dei prezzi; - Δ↑ M: si potrebbe aumentare la quantità di moneta in circolazione nel sistema finanziario, la moneta è la variabile più efficace per riportare equilibrio nel sistema economico. Gli intermediari finanziari devono trasmettere l’aumento della moneta, la quantità di moneta è nelle mani della banca centrale, ma non può intervenire direttamente nei portafogli delle persone.  Aumento della produzione Δ↑ Q - Δ↓ P: si potrebbe diminuire i prezzi, anche se imporre una diminuzione dei prezzi non è semplice; - Δ↑ V: aumento della velocità di circolazione della moneta; - Δ↑ M: aumento della quantità di moneta in circolazione.  Aumento della moneta Δ↑ M - Δ↑ Q: aumento delle quantità dei beni prodotti, per applicare questa risposta ci vuole tempo; - Δ↑ P: aumento dei prezzi, è la scelta ottimale per ristabilire l’equilibrio; - Δ↓ V: diminuzione della velocità di circolazione, molto difficile.  Aumento della velocità di circolazione della moneta Δ↑ V - Δ↑ Q: aumento delle quantità dei beni prodotti; - Δ↑ P: aumento dei prezzi; - Δ↓ M: diminuzione della quantità di moneta in circolazione nel sistema. Difficilmente uno shock che parte dell’economia reale non ha ripercussione nel sistema finanziario. 1 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Le istituzioni finanziarie sono chiamate a raccogliere, trasformare e impiegare le disponibilità finanziarie degli operatori in surplus per finanziare quelli in deficit. Affinché il sistema finanziario esista devono persistere sia soggetti in surplus che soggetti in deficit, la loro presenza è fisiologica, il sistema finanziario non esisterebbe se non ci fossero soggetti in deficit. La funzione creditizia è regolare e gestire le risorse finanziarie da soggetti in surplus a soggetti in deficit. La composizione di attività e passività finanziarie dei settori istituzionali dipende da: - scelte di investimento e finanziamento dei diversi settori nel tempo; - trasformazioni strutturali del sistema finanziario (ad es. crescita dei circuiti diretti); - modelli di sviluppo economico perseguiti (welfare state); - fattori demografici e di educazione finanziaria. Le società non finanziarie nel 2020 sono state leggermente in surplus, quando tipicamente sono soggetti in deficit, se il saldo è in surplus (S>I), questo non è un bene in quanto si predice un rallentamento dell’economia, è un indicatore della recessione, le imprese stanno vivendo un brutto momento, il costo di entrare nel mercato del credito, probabilmente è maggiore rispetto al beneficio atteso. Le società finanziare registrano un leggero surplus, il bilancio di una banca è fatto da attività finanziarie da una parte e passività finanziarie dall’altra, in base alle situazioni registrano un surplus o un deficit, è difficile che siano stabilmente in deficit. Il portafoglio tipo delle famiglie e delle società non finanziarie dal 2005 al 2020 è pressoché rimasto invariato. Cambiamenti significativi li hanno avuti le banche. Confrontando la ricchezza netta delle famiglie dal 2005 al 2020, le famiglie italiane continuano ad essere in netto surplus, ma sono le uniche che hanno perso potere d’acquisto, il grafico non ha un trend positivo come invece accade negli altri paesi, è vero che la ricchezza è aumentata, ma è aumentata meno rispetto a quanto avvenuto negli altri paesi e ha conosciuto un periodo di decrescita. 4 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Se un settore istituzionale ha un saldo negativo e il suo trend è in peggioramento indica la necessità futura di un trasferimento ulteriore di risorse, questo interessa alle banche. Lo stesso ragionamento riguarda la famiglie, se abbiamo soggetti in surplus con un trend positivo, probabilmente la banca deve trovare dei prodotti finanziari che invoglino queste famiglie ad investire, perché stanno accumulando ricchezza. Dal 2005 al 2019 la povertà assoluta in Italia è aumentata, in Italia le persone in povertà assoluta sono il 6,4% della popolazione. La dissociazione fra risparmi e investimenti origina dall’esistenza di settori istituzionali con saldi finanziari e con segni tipicamente contrapposti, che fanno insorgere esigenze di trasferimento delle risorse monetarie dalle unità in surplus alle unità in deficit. La dinamica e l’entità dei fenomeni di dissociazione in atto nei sistemi economici traggono origine dai modelli di sviluppo economico seguiti. Dimensione e distribuzione dei saldi finanziari dei settori sono, infatti, riconducibili a scelte di welfare state, di politiche di distribuzione dei redditi, di natura fiscale. I soggetti in surplus e quelli in deficit devono essere messi in condizione di trasferire risorse all’interno del sistema economico. Affinché ciò sia possibile, è necessario un certo grado di finanziarizzazione dell’economia La parte di reddito non consumata dai soggetti in surplus deve essere incorporata in un contratto finanziario standardizzato che rappresenta una forma di investimento per il detentore, e una forma di finanziamento per l’utilizzatore. Ad es. il titolo di stato è un titolo finanziario standardizzato, è una forma di investimento per il detentore del contratto, è una forma di finanziamento, l’utilizzatore finale è lo Stato che lo emette. Dal punto di vista teorico lo scambio di flussi può avvenire in 3 modi: (IMPORTANTE)  scambio diretto autonomo: i datori di fondi e i prenditori di fondi si incontrano senza che alcun intermediario assuma una propria posizione negli scambi, a credito o a debito, autonomamente scambiano l’eccesso di ricchezza del soggetto in surplus a copertura del gap del soggetto in deficit. Questo tipo di scambio non ha un riscontro nell’economia che conosciamo;  scambio diretto assistito: i soggetti di domanda e di offerta sono controparti dirette dello scambio, ma l’intermediario svolge una funzione di ricerca e selezione della controparte, al fine di rendere compatibili le differenti esigenze dei soggetti di domanda e di offerta. Si verifica nel momento in cui un soggetto in surplus e uno in deficit vengono messi in contatto da una terza parte che agisce da broker. Il broker può essere una banca, una SIM o anche il mercato, che può facilitare questo tipo di scambio. Il broker non si sostituisce nello scambio finanziario, ma di fondo c’è sempre un contratto tra i due soggetti. La sua funzione è solamente quella di assistere la ricerca di soggetti con necessità coerenti tra loro;  scambio indiretto: l’intermediario si interpone tra le due categorie di soggetti assumendo una propria posizione, a credito nei confronti del prenditore di fondi e a debito verso il datore di fondi. Lo scambio, quindi, avviene con due contratti, uno tra intermediario e soggetto in surplus e l’altro tra intermediario e soggetto in deficit, l’intermediario agisce da dealer. 5 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Fractional reserve system: il sistema bancario opera in regime di riserva frazionata, ovvero ogni qualvolta che si deposita, la liquidità non rimane integralmente interna alla banca, ma ne rimane solo una frazione. Il deposito viene chiamato “a vista”, perché si può ritirare quando si vuole, ma la banca è libera di concedere finanziamenti con l’insieme dei depositi. In altre parole, la banca prende in pool tutte le riserve e le dà ai clienti che richiedono finanziamenti. Questa, trasforma le scadenze in modo da accordare le esigenze dei due soggetti. Questo meccanismo funziona solo in periodi di tranquillità finanziaria perché, se si generasse una corsa agli sportelli causata da una situazione macroeconomica critica, la banca si troverebbe sicuramente in difficoltà. 24/02/2023 Il trasferimento delle risorse si svolge attraverso accordi e prestazioni differite nel tempo, che comportano il rischio per il creditore relativo al buon fine della controprestazione futura. Non è scontato quindi che i soggetti si incontrino e che le loro preferenze in termini di investimento e finanziamento siano coerenti. Affinché lo scambio tra soggetti in surplus e soggetti in deficit avvenga fluidamente, il sistema finanziario ha tre leve per far sì che questo avvenga: - liquidità, negoziabilità e standardizzazione degli strumenti; - trasformazione del rischio; - informazioni. 1. Liquidità, negoziabilità e standardizzazione È necessario che i contratti siano standardizzati, ovvero che abbiano caratteristiche standard, facilmente riconoscibili, questo garantisce la portabilità dei contratti, ovvero, se il datore di fondi, prima della scadenza del contratto, ha necessità di liquidità, egli può vendere il contratto ad un altro investitore. Esiste un mercato per il contratto standardizzato, può essere venduto a più persone, il datore di fondi non deve per forza mantenere congelato il proprio rapporto, questo implica la caratteristica della negoziabilità. Un asset negoziabile è un asset facilmente vendibile sui mercati secondari, facilmente implica che possa essere venduto in tempi veloci. Un asset liquido è facilmente trasformabile in moneta senza perdite. È difficile trovare sui mercati finanziari asset liquidi, in quanto un soggetto quando compra un asset a 100€ non può essere sicuro che nel momento in cui lo va a rivendere il prezzo di mercato sia ancora 100€ (prezzo di mercato = prezzo di acquisto). La negoziabilità, quindi, assicura la possibilità di vendita dell’asset, ma non l’assenza di perdite. Gli intermediari asset broker e asset transformer, facilitano entrambi lo scambio, ma hanno funzioni diverse. Non necessariamente un intermediario è solo asset broker o asset transformer, queste sono due funzioni, le banche ad esempio, svolgono entrambe le funzioni. Ci sono altri intermediari che invece agiscono solo da asset broker, entrano soltanto nei circuiti diretti assistiti per agevolare il match tra domanda e offerta.  Gli intermediari asset broker, quali ad esempio SIM e società di gestione di fondi comuni mobiliari e immobiliari hanno la capacità di sfruttare economie di scala, ovvero di ridurre i costi (in larga misura fissi) unitari di transazione al crescere dei volumi di attività. Gli intermediari asset broker puri non operano una trasformazione dei rischi di credito e di liquidità tipica degli intermediari creditizi e, in particolare, bancari.  Gli intermediari asset transformer sono coloro che raccolgono fondi presso i soggetti in surplus emettendo proprie passività, entrano negli scambi indiretti, in quanto i circuiti indiretti necessitano di un soggetto che trasformi le caratteristiche dei fondi dei soggetti in surplus affinché questi siano più affini alle richieste dei soggetti in deficit. 6 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 appartenere ad una unione monetaria completa, vi è la necessità di omogeneità dal punto di vista monetario, fiscale. Con il trattato di Maastricht sono stati definiti degli obblighi di convergenza per i Paesi che volevano aderire all’Unione: - stabilità dei prezzi, con inflazione stabile e inferiore al 2%; - situazione finanziaria pubblica sostenibile: deficit/PIL inferiore al 3% e debito pubblico/PIL inferiore al 60%. Il deficit rappresenta il sovrappiù della spesa pubblica di ogni anno, mentre il debito è la somma dei deficit. Sono pochi i Paesi che rispettano questi paletti, nel 2023 è stato momentaneamente sospeso il Fiscal Compact le cui regole di convergenza di Maastricht sono state sospese dopo l’inizio della pandemia e prolungate fino al termine di quest’anno a causa dei rincari dell’energia, dell’inflazione e della guerra in Ucraina; al momento non si sa fino a quando ciò sarà concesso. L’Italia ha un alto debito pubblico, introno al 150% del PIL, ci vorranno anni per ridurlo sino al 60%. All’interno della UEM il sistema finanziario, per svolgere la funzione monetaria, si occupa di: - creazione e circolazione dei mezzi di pagamento; - garantire il funzionamento del sistema dei pagamenti. Questo fa sì che il sistema dei pagamenti porti deficit e surplus tra i vari soggetti. La funzione monetaria è svolta prevalentemente dal sistema bancario, ma sono 15 anni che non è più svolta esclusivamente dalle banche. IMEL (Istituti di Moneta Elettronica) e IP (Istituti di Pagamento) sono autorizzati dalla Banca d’Italia alla creazione della moneta, così come lo è Poste Italiane. Sono infatti la Banca Centrale e le banche i soggetti principali che hanno la prerogativa di potere fornire agli operatori economici dei mezzi di pagamento attraverso la creazione di proprie passività dotate del requisito di accettabilità e che dunque vengono universalmente accettate come mezzo di pagamento. Il panorama è in forte evoluzione grazie all’ingresso di FinTech e BigTech. Con l’avvento del FinTech, tantissimi attori non bancari possono creare moneta, e questo crea distorsioni a livello di trasmissione degli impulsi di politica monetaria, in quanto soltanto la moneta creata dagli intermediari bancari ha il requisito della completa accettabilità. Comunque il panorama del sistema dei pagamenti è in forte evoluzione. La moneta è qualsiasi dispositivo personalizzato e/o insieme di procedure concordate tra l’utilizzatore e il prestatore di servizi di pagamento. Oggi vediamo la definizione di moneta MICRO, quelle della funzione monetaria (MACRO riguarda gli aggregati, vengono utilizzate quando si parla di politica monetaria).  Moneta legale: si tratta di banconote e monete metalliche, è emessa da intermediari di natura puramente bancaria; la sua accettazione è imposta per legge e non può essere rifiutata dal creditore. La sua funzione è quella di estinguere le obbligazioni monetarie a carico del debitore; viene creata da un soggetto pubblico (banca centrale).  Moneta bancaria: è l’insieme degli strumenti e delle procedure di pagamento, alternativa alla circolazione della moneta legale (carte di debito, carte di credito, prepagate). Può essere utilizzata come: - strumento di pagamento: sostituto temporaneo della moneta che permette di ritardare l’esborso monetario ad un momento successivo alla conclusione dello scambio; - procedure di pagamento: rappresentano i sistemi di trasferimento della titolarità della moneta (bonifici, giroconti, procedure di incasso e pagamento ecc.) che poggiano sul sistema dei pagamenti.  Moneta elettronica: ha natura bancaria, ma è priva di un supporto fisico; rappresenta un valore monetario, memorizzato elettronicamente, che rappresenta un credito vantato nei confronti dell’emittente, incorporato in un dispositivo elettronico ed accettato come mezzo di pagamento da imprese diverse dall’emittente (ad es. MAV).  Cripto-moneta: non è possibile utilizzarla come moneta di pagamento e mezzo di estinzione del debito, ma comunque rientra nell’insieme di monete che incontriamo; si tratta di una moneta virtuale, creata sulla blockchain, che costituisce una rappresentazione digitale di valore e può essere utilizzata come mezzo di scambio o detenuta a scopo di investimento. Le criptovalute possono essere trasferite, conservate o negoziate elettronicamente servendosi di una DLT (distributed ledger technology), questo può avvenire solamente online. 9 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 I mezzi di pagamento non sono da considerarsi strumenti finanziari. La moneta ha 3 funzioni: - mezzo di regolamento degli scambi: mezzo di scambio che libera l’acquirente di un bene o servizio da ogni obbligo nei confronti del venditore; quando utilizzo moneta legale, elettronica o bancaria, mi libero dal debito che ho contratto; - unità di conto: misura il valore intrinseco dei beni e dei servizi all’interno di un determinato contesto sociale; la moneta fa sì che io riesca ad attribuire un valore intrinseco ad un bene, la percezione del valore intrinseco dei beni dipende dall’unita di conto, la moneta deve determinare questa unità di conto (un bene è caro o no?); - scorta di liquidità: la moneta ha la funzione di riserva di liquidità (mantenimento del potere d’acquisto nominale). È una percezione molto fallace, se lascio ferma sotto forma di liquidità la moneta, mantengo il potere d’acquisto nominale, ovvero il loro valore facciale, che non cambia nel tempo, ma cambia il potere d’acquisto reale, con l’inflazione il potere d’acquisto reale scende. Quindi la moneta funge da scorta di liquidita, ma non protegge dalla perdita del potere d’acquisto dovuta all’inflazione. Se volessimo mantenere costante il potere d’acquisto reale si dovrebbe investire, esistono dei prodotti collegati all’inflazione, se ad es. compro un BTP, il suo rendimento è in parte collegato all’inflazione, se essa sale l’investimento sale, se scende viceversa, in una situazione di deflazione generalmente ci sono delle salvaguardie, l’investimento non può diventare negativo, segue l’andamento dell’inflazione purché sia positivo. Il sistema dei pagamenti europeo è costituito da una serie di elementi: - strumenti (tradizionali, e-payement, m-payement); - norme (Payement System Directive 2); - procedure (TARGET, TARGET2); - produttori (banche, IMEL, IP, Poste Italiane); - autorità di controllo (BCE, Banche Centrali Nazionali). L’attività delle autorità di controllo è atta ad assicurare efficienza e affidabilità dei trasferimenti di fondi tra gli operatori economici. Tutta questa struttura è in continua evoluzione a causa dell’impatto che la digitalizzazione e il FinTech ha portato all’interno della funzione monetaria e dei sistemi di pagamento. La SEPA ovvero la Single Euro Payments Area (Area Unica dei Pagamenti in Euro) è l'area in cui i cittadini, le imprese, le pubbliche amministrazioni e gli altri operatori economici possono effettuare e ricevere pagamenti in euro, sia all'interno dei confini nazionali che fra i paesi che ne fanno parte, secondo condizioni di base, diritti ed obblighi uniformi, indipendentemente dalla loro ubicazione all'interno della SEPA. Lo scopo della SEPA è quello di creare un mercato dei pagamenti armonizzato che offra degli strumenti di pagamento comuni (bonifici, addebiti diretti e carte di pagamento), che possono essere utilizzati con la stessa facilità e sicurezza su cui si può contare nel proprio contesto nazionale. Adottare l’euro non significa appartenere all’area SEPA, ad es. il Regno Unito appartiene all’area SEPA, nonostante non utilizzi l’euro. Dal 2018 il sistema dei pagamenti è legiferato dalla PSD2, la Direttiva sui Servizi di Pagamento (Payment Services Directive), è l’iniziativa legislativa della Commissione Europea tesa ad ordinare in un singolo quadro normativo l’intera materia dei pagamenti. La principale novità rispetto alla PSD1 è che sono stati riconosciuti altri intermediari finanziari autorizzati ad operare all’interno dei servizi di pagamento, quindi autorizzati a creare moneta elettronica; la banca riduce il ruolo tipico di intermediario nel sistema dei pagamenti a favore di: - PISP: payments initiation service provider, circuiti alternativi come Satispay; - AISP: account information service provider, si tratta degli autori che hanno creato le piattaforme sulle quali operano i PISP; - CISP: card issuer service provider, le carte di pagamento possono non essere brandizzate da una banca (ad es. Postepay, grazie la fatto che Poste Italiane è entrata a far parte dei produttori di moneta; negli USA ci sono alcune case produttrici automobilistiche che hanno la propria finanziaria, ed emettono anche prepagate). 10 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Altra novità è stata l’incremento del FinTech, ovvero l’ingresso di quegli attori che non possono essere definiti bancari, ma nemmeno finanziari, che possono accedere al mercato dei pagamenti; i primi sono stati i c.d. FAAMG (Facebook, Amazon, Apple, Microsoft, Google), precursori che hanno creato dei sistemi di pagamento completamente autonomi da quelli bancari. Con il termine FinTech si intende l’innovazione finanziaria, resa possibile dall’utilizzo massivo di innovazione tecnologia all’interno del sistema bancario, che può tradursi in nuovi modelli di business, processi o prodotti, e anche alla nascita di nuovi operatori di mercato. Il FinTech si appoggia alle DLT, cioè quelle tecnologie non accentrare, che si basano sul concetto di network; non è più accentrato in quanto non devo passare da una banca, ha cambiato il modo di erogare credito delle banche, di comprare e vendere titoli sul mercato. In questo specifico caso il cambiamento è stato enorme, tanto che è stato riconosciuto come attore primario dei pagamenti. Se fino ad una decina di anni fa c’era uno scontro tra nuovi entranti e banche, oggi il FinTech è passato da minaccia al conto economico, ad alleato, tanto che le banche hanno assorbito molte piattaforme FinTech. Oggi diamo per scontata la presenza dell’online banking, questo è reso possibile dall’avvento del FinTech. 8/03/2023 FUNZIONE DI TRASMISSIONE DELLA POLITCA MONETARIA La politica monetaria è l’insieme delle azioni intraprese dalla Banca Centrale Europea per influenzare il costo e la disponibilità di denaro nell’economia. Influenzare significa creare un effetto, disponibilità significa quanto denaro c’è a disposizione all’interno del sistema finanziario, il termine chiave della definizione è denaro, dal punto di vista tecnico-finanziario non significa nulla, quando si parla di denaro si intente:  moneta circolante: insieme delle banconote e delle monete metalliche, moneta fisica;  moneta offerta: circolante + depositi (a vista o vincolati), sono le giacenze che i correntisti lasciano nelle banche;  base monetaria: circolante + riserve bancarie, sono costituite dalle riserve libere + la riserva obbligatoria; le banche devono detenere un certo ammontare di liquidità presso la Banca Centrale in qualità di riserve obbligatoria, poi le banche possono detenere maggiore liquidità in qualità di riserva libera. Il quantitativo di depositi non può essere determinato dalla Banca Centrale, esistono però dei modi per influenzarlo; anche le riserve libere non possono essere determinate dalla Banca Centrale, le può influenzare indirettamente, ma non direttamente. Ciò che la Banca Centrale può gestire direttamente è la base monetaria, la BCE può gestire la quantità di moneta nel sistema finanziario agendo direttamente sulla base monetaria, tranne per la componente delle riserve libera, ma non è in grado di influenzare direttamente i depositi. La Banca Centrale quando immette euro o concede credito, incrementa il suo attivo, quindi crea base monetaria; quando drena euro o vengono estinti prestiti, riduce l’attivo, quindi distrugge base monetaria. Il moltiplicatore della moneta è il rapporto tra moneta disponibile e base monetaria. M = C + D ; BM = C + R = C + RL + RO  M D =p+1; p rapporto tra moneta legale e moneta bancaria.  BM D =b+1; b riserve detenute dalle banche.  p= C D ; rapporto tra moneta legale e moneta bancaria, propensione del pubblico a mantenere moneta legale, funzione inversa dei tassi.  b= R D ; riserve detenute dalle banche, funzione del loro costo implicito, del vincolo di riserva obbligatoria e dai movimenti di moneta legale. 11 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Misure non convenzionali - quantitative easing: agevolazione massiva delle condizioni finanziarie sui mercati, non è una misura convenzionale in quanto generalmente avviene quando la crisi è particolarmente severa. Si tratta di un acquisto in massa di Titoli di Stato dalle banche commerciali da parte della Banca Centrale; questa misura è stata adottata da Mario Draghi a seguito della crisi del 2012 con il famoso “wathever it takes”, la BCE ha acquistato massivamente titoli, in questo modo immette liquidità. Con il tempo è aumentata la lista dei titoli accettati e diminuita la qualità richiesta; - quantitative tightening: politiche monetarie molto restrittive con le quali la BCE (o qualsiasi altra banca centrale) distrugge base monetaria vendendo Titoli di Stato o lasciandoli maturare per poi a scadenza non rinnovarli e rimuoverli dai propri bilanci. Alzando tassi e non volendo più acquistare titoli, la BCE drena liquidità dai mercati finanziari.  Riserva obbligatoria La riserva obbligatoria è un deposito liquido che le singole banche devono versare presso la BCN in proporzione alla consistenza della raccolta (depositi della clientela). Questo deposito è una sorta di garanzia alla raccolta diretta (depositi), maggiori sono i depositi da parte della clientela, maggiore sarà la quantità di liquidità che banca deve tenere ferma presso la BCN. L'ammontare della riserva obbligatoria è calcolato dunque a partire dalle passività di bilancio a cui vengono applicate delle aliquote. Per soddisfare l'obbligo, le banche devono detenere, sul loro conto presso la banca centrale nazionale, l'ammontare risultante dal calcolo. La remunerazione della riserva obbligatoria, a partire dal 21 dicembre 2022, è legata al tasso di interesse sulle operazioni di deposito overnight presso la banca centrale. Per il calcolo della riserva obbligatoria sono considerati: A) tutti i depositi di durata inferiore a 2 anni, titoli di debito con scadenza fino a 2 anni, titoli del mercato monetario; B) depositi di durata superiore a 2 anni, pronti contro termine, titoli di debito con scadenza oltre i 2 anni. Sono escluse le passività: - verso altra istituzione di credito soggetta al medesimo obbligo; - verso la BCE; - verso BCN dell’Eurozona: Reserve ratio da applicare: 1% sul gruppo A); 0% sul gruppo B). La franchigia dei deposti garantiti è di €100.000. Il regime di riserva obbligatoria dell'Eurosistema si applica agli istituti di credito dell'area dell'euro e mira principalmente a:  stabilizzare i tassi di interesse del mercato monetario: il rispetto dell'obbligo di riserva è determinato in base alla media dei saldi di fine giornata detenuti sui conti di riserva nell'arco di un periodo di 6-7 settimane, il c.d. periodo di mantenimento. Il calendario dei periodi di mantenimento viene fissato periodicamente. Al fine di favorire la stabilizzazione dei tassi di interesse, il regime di riserva obbligatoria 14 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 dell'Eurosistema consente alle istituzioni di utilizzare un meccanismo di mobilizzazione della riserva. Le banche nel periodo di mantenimento possono utilizzare parte, o tutta (la parte mobilizzabile è pari al 100%), la liquidità, a patto che in media il minimo venga mantenuto; quindi, se un giorno ritiro tutto, ho 0 di riserva, se nel giorno successivo ho il doppio della riserva, in media il limite è rispettato. Stabilizza i tassi in quanto non crea picchi di domanda nel mercato interbancario né nel mercato della BCE, la banca può ricorrere alla liquidità che tiene ferma presso la BCN, un aumento della richiesta di liquidità può essere gestito in autonomia andando a prendere la liquidità necessaria dalla propria riserva;  aumentare/allentare un fabbisogno strutturale di liquidità: un aumento (diminuzione) del coefficiente di riserva obbligatoria comporta, a parità di altre condizioni, una diminuzione (aumento) dell’offerta di moneta. La riserva obbligatoria viene ridotta quando: - si ritiene necessaria una politica monetaria espansiva; - il sistema bancario è in crisi di redditività. Una riduzione della riserva obbligatoria aumenta le possibilità di erogare credito e quindi tende a migliorare i conti economici del sistema bancario.  TARGET I Target sono le variabili di mercato che reagiscono in maniera prevedibile agli interventi della BCE e che influenzano a loro volta gli obiettivi primari e secondari. - Target operativi (riserve bancarie, tassi di mercato): reagiscono subito alle politiche della BCE. - Target intermedi (quantità di moneta, credito, tassi di interesse): reagiscono successivamente, quando iniziano a variare la BCE sa che la sua politica monetaria sta funzionando. - Target finali (prezzi, tasso di cambio, reddito, occupazione): quando questi elementi reagiscono, l’obiettivo di lungo della politica monetaria è stato quasi raggiunto. La BCE osserva i target operativi e intermedi per valutare il grado di avanzamento del processo di trasmissione degli impulsi di politica monetaria da parte degli operatori bancari. Esempio: nell’area dell’euro la decisione di politica monetaria più importante della Banca Centrale Europea è solitamente quella sui tassi di interesse di riferimento. Qualsiasi modifica dei tassi di riferimento incide, a sua volta, sui tassi di interesse che le banche commerciali applicano ai prestiti concessi alla clientela. Perciò, le decisioni di politica monetaria influiscono sulla spesa dei consumatori e sugli investimenti delle imprese, perché vengono trasmesse dagli intermediari bancari. In periodi prolungati di inflazione non-ottimale e tassi di interesse troppo alti o bassi, la Banca Centrale può anche adottare misure non convenzionali di politica monetaria (e.g. quantitative easing/tightening).  OBIETTIVI  Obiettivo primario: mantenimento della stabilità dei prezzi, ovvero, mantenere il tasso di inflazione attorno al 2% nel medio termine, nell’arco di 5/7 anni l’inflazione europea deve essere del 2%.  Obiettivo secondario: solo se il primo obiettivo è stato realizzato, ci si può impregnare per ottenere l’obiettivo secondario, ovvero il sostengono di politiche di economia reale, quindi politiche di piena occupazione e di crescita economica. Finché l’inflazione non è stabile al 2%, la BCE non si può occupare di occupazione, questa è la principale differenza tra BCE e FED; la FED persegue tutti e tre gli obiettivi in maniera indistinta (approfondimenti\mandato BCE vs FED.pdf). 15 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 L’attuazione della politica monetaria è affidata al SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali), che comprende: - la BCE (Banca Centrale Europea), che ha poteri decisionali; - le BCN (Banche Centrali Nazionali), che hanno poteri attuativi; - BCN extra UEM, che hanno solo un ruolo consultivo. La distinzione tra Eurosistema e SEBC rimarrà in vigore fino a quando alcuni dei paesi membri dell’Unione Europea manterranno la propria valuta nazionale. Il termine Eurosistema identifica l’insieme formato dalla BCE e dalle banche centrali di tutti i paesi dell’Unione Europea che hanno adottato l’euro come propria valuta nazionale. All’interno dell’Eurosistema, gli organi decisionali responsabili della preparazione, condotta e implementazione della politica monetaria sono:  consiglio direttivo: responsabile della formulazione della politica monetaria (strategia);  comitato esecutivo: responsabile dell’attuazione della politica monetaria (ad es. decide qual è il nuovo tasso);  consiglio generale: organo di transizione, sarà sciolto una volta che tutti gli stati membri dell’UE avranno introdotto la moneta unica. Le Banche Centrali più importanti stipulano spesso accordi fra di loro per disciplinare l’intervento (o il non intervento) sul mercato delle valute estere. La BCE avrebbe anche la funzione di intervenire sul mercato delle valute, in realtà la BCE lascia fluttuare i tassi di cambio, attua una politica liberista. Questo non è un problema in quanto l’Unione Monetaria Europea è imperfetta, le politiche economiche posso lasciate alle singole nazioni. Le Banche Centrali adottano interventi valutari in presenza di forte instabilità sui mercati valutari internazionali. 10/03/2023 STRUMENTI FINANZIARI Un’economia caratterizzata da una fluida funzione creditizia deve avere un buon grado di finanziarizzazione, ovvero devono potere esistere dei contratti che abbiano come oggetto diritti e prestazioni aventi origine finanziaria, affinché il risparmio delle famiglie possa fluire dai soggetti in surplus ai soggetti in deficit. Questi strumenti contrattuali sono usualmente identificati come attività finanziarie 16 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023  derivati: contratti di natura finanziaria, non hanno un valore intrinseco, il loro valore deriva dall’andamento dell’attività sottostante (underlying asset); lo strumento derivato segue l’andamento di un’azione, obbligazione sottostante; oppure anche di uno strumento con natura reale, ad es. l’andamento del prezzo del caffè, dell’oro;  composti: nascono dalla combinazione di strumenti di base per soddisfare le varie e mutevoli esigenze dei datori e dei prenditori di fondi (ad es. obbligazioni strutturate). Gli strumenti finanziari ai sensi del TUF sono: - azioni e titoli rappresentativi di capitale di rischio; - obbligazioni; - Titoli di Stato; - strumenti del mercato dei capitali; - quote di un organismo di investimento collettivo del risparmio (OICR); - contratti derivati. AZIONI OBBLIGAZIONI Dal punto di vista giuridico comprando una azione si diventa proprietari, quota parte, di quella società; Dal punto di vista economico, come conseguenza, ci si espone al rischio imprenditoriale. Comprando un’azione, quindi, si compra e si conferisce capitale di rischio e ci si espone ai possibili eventi positivi o negativi che riguardano il ciclo di vita di una azienda, se l’attività operativa dell’emittente va bene, si può sperare che il prezzo dell’azione salga, ovvero nel momento in cui andiamo a venderla qualcuno è disposto ad acquistarla ad un prezzo superiore. Poiché tramite le azioni si diventa soci dell’ emittente, le azioni non hanno scadenza. Ciò significa che una volta comprata non è previsto il "rimborso" da parte della società emittente. Per smobilizzare l’investimento bisogna ricorrere al mercato secondario e cercare un terzo compratore, esponendosi al rischio di prezzo/tasso. Se abbiamo impellente bisogno di liquidità, e il mercato in quel momento quota l’azione meno di quanto l’abbiamo pagata, avremo un perdita in conto capitale. Le azioni non garantiscono, ex-ante, alcuna remunerazione né in termini di dividendi né in conto capitale. Ciò significa che l’emittente, di anno in anno, si riserva il diritto di decidere se distribuire gli utili sotto forma di dividendi oppure reinvestirli in azienda. Il prezzo delle azioni è potenzialmente molto volatile. In caso di fallimento, si procede alla dismissione degli asset in bilancio. Gli ultimi ad essere rimborsati, dopo creditori privilegiati e obbligazionisti, sono gli azionisti. Acquistando azioni si accetta in toto il rischio di controparte e la potenziale perdita del capitale investito. Le obbligazioni sono titoli di debito: l'obbligazio- nista presta risorse finanziarie all'azienda e questa ultima dovrà restituire capitale più interessi alle scadenze e nelle modalità previste. Essere obbligazionisti, quindi, implica fornire liquidità ad un emittente sotto forma di prestito. Comprando un'obbligazione si conferisce capitale di debito, l’acquirente è soltanto un creditore. Le obbligazioni hanno scadenza (eccetto quelle perpetue). Al tempo pattuito, l'azienda dovrà riconoscere gli interessi contrattualmente definiti (fissi o variabili) e il capitale versato, pena l'insolvenza dell' emittente. Per smobilizzare l’obbligazione possiamo aspettare la scadenza, e otterremo il rimborso del capitale dall’emittente, oppure vendere il titolo ad un altro investitore. Se tenute in portafoglio fino a scadenza: la restituzione del capitale iniziale è garantita, maggiorata del tasso di rendimento, una delle componenti principali è lo stacco delle cedole, determinate ex-ante, se lo stacco non avviene significa che l’emittente è in fallimento. Le cedole possono essere fisse o variabili (la cedola segue un tasso, ad es. l’Euribor), il valore della cedola è collegato ad un indice sottostante. Esistono obbligazioni che non prevedono lo stacco di una cedola ZCB (Zero Coupon Bond), il guadagno deriva dalla differenza tra il prezzo di acquisto e la restituzione del capitale a scadenza, che sarà maggiorato di un tasso di rendimento. A parità delle altre condizioni sono più rischiosi gli ZCB. Se l'emittente fallisce, il frutto della liquidazione andrà in primis ai creditori privilegiati, successiva- mente vengono soddisfatti gli obbligazionisti. All'interno di questa categoria, esistono obbligazioni (come le senior o garantite) che 19 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 vengono soddisfatte per prime, successivamente gli obbligazionisti ordinari, infine altre obbligazioni (come le subordinate o ibride) vengono soddisfatte solo in un secondo momento e solo se si trovano le risorse finanziarie. Secono la teoria del time value of money: l’interesse è il compenso ricevuto dal prestatore di fondi per il differimento del consumo che egli accetta, nel momento in cui presta denaro a chi necessita di consumare oggi più di quanto possa fare con le risorse che ha a disposizione. Ipotizziamo di acquistare un’obbligazione quadriennale, mi posso aspettare dei flussi intermedi, e posso aspettarmi il rimborso a scadenza; questa obbligazione ha uno stacco di cedola annuale (4 anni, 4 cedole). Per stimare il rendimento effettivo di questa obbligazione, devo analizzare i pagamenti intermedi e quello a scadenza; in finanza il tempo ha un valore, motivo per il quale bisogna scontare per il tempo tutti i flussi che mi aspetto in futuro, più il futuro è remoto, maggiore è il tasso al quale devo scontarlo. Le 4 cedole hanno uguale grandezza, ma la 1a cedola, a parità delle altre grandezze, è meno rischiosa della 4a, perché per riceverla devo aspettare solo un anno, quindi il valore attuale della 1 a cedola è maggiore del valore attuale dell’ultima cedola. Dovrò scontare maggiormente la 4 a cedola rispetto alla prima, perché devo aspettare più tempo per vederla fisicamente materializzarsi nel portafoglio. Il tasso di rendimento effettivo a scadenza (TRES) è un indicatore preciso per il rendimento di un titolo obbligazionario a tasso fisso. È quel tasso che eguaglia il prezzo di acquisto (prezzo tel quel) al valore attuale di tutti i flussi futuri. P=VA=∑ t=1 N E (FC t ) (1+i )t Non posso semplicemente sommare le cedole in quanto non è vero che oggi la promessa di quei pagamenti futuri valga quanto il loro valore nominale, perché per averli nel portafogli devo aspettare 4 anni, ed è più rischioso. Il TRES ha dei limiti, infatti il calcolo del TRES prevede: - il mantenimento del titolo sino a scadenza; - il reinvestimento dei flussi intermedi sino alla scadenza ad un tasso che si mantiene costante per tutto il periodo e sempre pari al tasso di rendimento effettivo a scadenza calcolato al momento iniziale dell’investimento. Il prezzo e il rendimento, in particolare di un titolo a tasso fisso, sono inversamente proporzionali, maggiore è il prezzo, minore è il rendimento. La relazione è negativa, ma non lineare; se fosse direttamente proporzionale, a un certo livello di tassi il prezzo si annullerebbe. L’asintoto è dovuto al rimborso garantito a scadenza. La convessità dipende dalla distribuzione nel tempo dell’ ammontare dei flussi di cassa. Ad es. se possiedo 20 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 un’obbligazione che rende il 5% e dopo qualche anno l’emittente ne emette una che rende l’8%, il prezzo diminuisce, in quanto tutti vorranno acquistare quest’ultima, quindi per smobilizzare il mio investimento, devo accontentarmi di un prezzo di vendita inferiore. La curva dei tassi è una descrizione grafica delle aspettative di mercato sull’andamento dei tassi d’interesse, è un grafico che esprime come nell’arco del tempo, il mercato si aspetta che i tassi cambino; non si tratta di una fotografia dei tassi attuali, è la rappresentazione di come oggi mi aspetto che i tassi cambino in futuro. Il mercato valuta in ogni momento le attese sui futuri tassi di interesse nelle varie valute e nei vari settori e si orienta di conseguenza. La contrattazione continua sui mercati obbligazionari attribuisce un rendimento ai vari titoli per ogni scadenza e fa da parametro di riferimento, ad esempio per ogni nuova asta del debito pubblico. Gli elementi necessari per disegnare la curva dei tassi sono: - scadenza anagrafica o duration; - rendimento: TRES per ogni scadenza temporale. La curva B ha un andamento ascendente, sono presenti solo obbligazioni corporate italiane, oppure sovereign di mercati emergenti, ovvero nicchie molto omogenee di mercato, in cui idealmente gli strumenti sono uguali in tutte le caratteristiche, tranne che nella durata, quindi riesco a dare un prezzo per il passare del tempo. Si tratta di una curva dei tassi sana, fisiologica, in cui in un’economia sana, gli strumenti a breve, ceteris paribus, hanno un rendimento inferiore rispetto a quelli a lungo. Questa è una rappresentazione classica, ideale. Negli ultimi decenni però abbiamo visto delle curve con un andamento discendente, in cui i titoli a breve pagavano di più rispetto ai titoli a lungo. Ancora più comune è la curva humped (ingobbita), in cui i titoli a breve/medio pagano molto, e quelli a lungo pagano di meno. In questo caso, il mercato pensa che nel breve periodo la situazione finanziaria, economica, politica, sarà molto incerta, ma se il mercato sopravvive nel breve/medio, allora poi il rischio diminuisce, e i suoi tassi potranno tornare a quelli fisiologici. Questa è la classica curva di un segmento di mercato di un emittente sano che affronta un problema temporaneo, un’incertezza nel breve periodo. 15/03/2023  DERIVATI I derivati sono strumenti finanziari sintetici, il cui valore deriva dal valore di un’altra attività, dall’assetto sul quale sono costruiti, chiamato sottostante (underlying asset). Il derivato non possiede delle specificità, deriva il suo valore dal sottostante. La natura del sottostante può essere finanziaria (ad es. segue l’andamento dei titoli azionari, i tassi di interesse e di cambio), o reale (ad es. segue l’andamento di una materia prima come caffè, oro, petrolio). I principali derivati sono futures, opzioni, warrants, covered warrants, ETF/ETC, swap e forward. Le principali finalità associate alla negoziazione di strumenti derivati sono:  copertura di posizioni (hedging): proteggere il valore di una posizione da variazioni indesiderate nei prezzi di mercato. Si parla di copertura quando l’investitore possiede in portafoglio un determinato asset e in seguito acquista il derivato costruito su quel medesimo asset. In questo caso l’utilizzo dello strumento derivato consente di neutralizzare l’andamento del mercato, bilanciando le perdite/guadagni sulle posizioni da coprire con guadagni/perdite sul mercato dei derivati. I derivati possono essere lunghi o corti, vado lungo (long) quando compro il derivato che aumenta proporzionalmente all’aumentare del valore del sottostante, vado nella stessa direzione dell’investimento; 21 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - fondi bilanciati: il gestore può investire in azioni dal 10% al 90%; - fondi monetari: chiamati anche fondi liquidità, investono in strumenti del mercato monetario, ovvero strumenti con una scadenza al massimo di 18 mesi (brevissimo termine).  ETP (Exchange Traded Products) Gli ETP sono una particolare tipologia di organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR). Sono strumenti ibridi che combinano vantaggi di titoli azionari e fondi comuni di investimento indicizzati. Sono strumenti che sono quotati in Borsa come le azioni, il mercato ne valuta il prezzo in ogni istante, e il possessore li può comprare o vendere in ogni momento. Se possiedo una quota di fondo comune di investimento non posso comprarla o venderla in ogni istante, e soprattutto nel momento in cui decido di vendere non so a che prezzo la venderò, prima che la quota venga effettivamente liquidata bisogna attendere 1/3/5, non esiste un prezzo di listino, ma il Net Asset Value (NAV). Replicano la composizione ed i pesi dell’indice benchmark attraverso una gestione passiva. Al contrario dei fondi non hanno fisicamente un portafoglio di titoli, ma si comportano come derivati, utilizzano degli strumenti derivati per seguire l’andamento del sottostante.  ETF (Exchange Traded Fund): replicano l’andamento di un fondo comune, sono nati come strumenti puramente passivi;  ETC (Exchange Traded Commodities): sono strumenti finanziari di natura ibrida emessi a fronte dell’investimento diretto in materie prime fisiche o in contratti derivati che insistono sulle medesime materie prime;  ETN (Exchange Traded Note): lo strumento segue l’andamento di un intero indice (FTSE, NASDAQ). Sono scambiabili tutti i giorni ad un prezzo certo. MERCATI FINANZIARI I mercati rappresentano una parte essenziale dei circuiti diretti per la canalizzazione dei risparmi dalle unità in surplus alle unità in deficit. I mercati finanziari sono piattaforme informatiche (sedi di negoziazione) dove si incrociano le proposte di acquisto e di vendita degli strumenti finanziari, sono quei luoghi (non fisici) in cui avvengono gli scambi. Borsa Italiana nasce dalla privatizzazione dei mercati di borsa e dal 1998 si occupa dell’organizzazione, della gestione e del funzionamento dei mercati finanziari. Nell’aprile 2021 è entrata a far parte di Euronext, la borsa pan-europea che comprende le piazze di negoziazione di Amsterdam, Bruxelles, Dublino, Lisbona, Oslo, Milano e Parigi. I mercati possono essere distinti in base agli strumenti che vengono negozianti: - mercato azionario; - mercato obbligazionario; - mercato valutario; - mercato degli strumenti derivati. Possono essere distinti anche in funzione della loro attività, a seconda della funzione che svolgono.  Primari o Secondari - Il mercato primario è il mercato delle nuove emissioni di titoli, esso ha la funzione di esprimere un prezzo per i titoli di nuova emissione e di fornire fondi all’emittente. Quando un’azienda crea un nuovo strumento finanziario questo viene collocato sul mercato primario, la prima compravendita di uno strumento avviene su questo mercato. Le compravendite avvengono tra emittente ed investitore. Ad es. quando un’azienda privata si quota, emette per la prima volta le proprie azioni (IPO) e le colloca sul mercato primario, coloro che vogliono diventare soci le acquistano sul mercato primario, in contropartita danno liquidità all’emittente. Un altro esempio sono le aste dei titoli di Stato. - Il mercato secondario è il mercato in cui vengono scambiati i titoli già emessi, tutte le compravendite successive alla prima, cioè quelle che avvengono tra investitore ed investitore, avvengono sul mercato secondario. Il mercato secondario non fornisce nuove risorse a unità in deficit, nessuna liquidità scambiata 24 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 sul secondario entra nelle casse dell’emittente, quindi se un’azione sale di valore ne guadagnano gli investitori che scambiano quelle azioni sul secondario. Spesso gli emittenti riacquistano parte delle proprie azioni, per tenere una parte di capitale sotto controllo, visto che chi acquista un’azione diventa socio, questo non avviene con le obbligazione, in quanto servono ai soggetti in deficit per prendere a prestito della liquidità, gli obbligazionisti non hanno potere di ingerenza. È fondamentale che uno strumento possa essere comprato o venduto sul mercato secondario, una qualità dello strumento finanziario è appunto la negoziabilità, ovvero la facilità con cui può essere scambiato sul secondario. (Differenza tra negoziabilità e liquidabilità!) Altra funzione del mercato secondario è di consentire la valutazione nel continuo dei titoli emessi, il mercato prezza in ogni istante il valore dell’azione, ovvero quanto vale la quota di capitale dell’emittente. In sostanza il mercato valuta la salute dell’emittente stesso; anche il bilancio dà una valutazione dell’emittente, ma solamente una volta l’anno.  Monetari o dei Capitali - I mercati monetari consentono il trasferimento di disponibilità liquide dai fornitori di fondi agli utilizzatori, per brevi periodi di tempo, a costi/rischi contenuti. Le transazioni di mercato monetario possono essere anche di taglio elevato e, data la loro breve scadenza (12/18 mesi), caratterizzate da rischi contenuti. Esempi sono i deposti interbancari, i pronti contro termine. - Nel mercato dei capitali avviene un trasferimento di fondi a medio-lungo termine fra unità in surplus e in deficit. Sono transazioni di mercato dei capitali quelle in azioni e in titoli di debito a medio-lungo termine (che possono avvenire su mercati regolamentati o non regolamentati).  Regolamentati o OTC - Il mercato regolamentato è il mercato disciplinato da specifiche norme generali e di vigilanza dal Testo Unico della Finanza (TUF). Esistono delle regole d’accesso, regole per l’operatività, esistono dei regolatori, ovvero autorità di vigilanza (Consob) che fanno sì che su questi mercati avvengano delle compravendite in regola con le linee del mercato. Sono presenti anche le Clearing House che intervengono in caso di insolvenza dell’emittente. - Il mercato non regolamentato, o over the counter (OTC), si tratta di un mercato mobiliare non soggetto ad alcuna regolamentazione specifica relativa all’organizzazione o al funzionamento del mercato stesso. Gli scambi avvengo tra due investitori tramite contratti privati; non esiste un regolatore del mercato OTC, non esiste la Clearing House. In Italia, tuttavia, la Consob gestisce l’elenco dei Sistemi di Scambi Organizzati, è un albo dei mercati OTC, necessario, altrimenti tutte queste operazioni sarebbero perfettamente anonime (come avviene nel mercato statunitense). L’elenco dei Sistemi di Scambi Organizzati è fondamentale perché in passato sono stati utilizzati strumenti derivati a fini speculativi, per scommettere contro la sostenibilità del debito pubblico italiano. Due controparti USA avevano acquistato due strumenti short sul tasso di rendimento del debito pubblico, scommettendo sul fatto che il tasso di rendimento sarebbe salito, quindi sarebbe aumentato il rischio di insolvenza dell’Italia. Se la scommessa non si concretizza chi ha scommesso short perde, affinché ciò non accadesse, i due attori hanno scommesso over the counter che il tasso di rendimento sarebbe stato 10 volte quello previsto. Di fatto era impossibile che il tasso di rendimento salisse così tanto, ma questo è bastato per indurre molte persone a vendere i Titoli per paura di registrare perdite, in questo modo la previsione si è autoavverata.  All’ingrosso o al dettaglio - Il mercato all’ingrosso (wholesale) è il mercato sul quale operano investitori professionali e istituzionali (gestori di fondi, banche) che effettuano operazioni di un controvalore unitario elevato. - Il mercato al dettaglio (retail) è il mercato caratterizzato da un elevato numero di operazioni di importo contenuto, dove investitori, solitamente retail, ma possono essere anche istituzionali, comprano e vendono strumenti con un controvalore unitario molto basso. Generalmente sul mercato al dettaglio si scambiano strumenti più rischiosi. Qualunque mercato può essere più o meno efficiente, e il grado di efficienza si può misurare con degli indicatori. 25 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023  Efficienza informativa: in che misura e in quanto tempo un’informazione relativa ad un’emittente viene assorbita nei prezzi, velocità con cui il prezzo del titolo riflette le informazioni disponibili. A seconda del tipo di informazioni si parla di: - efficienza in forma debole quando i prezzi scontano l’informazione passata (storica) degli emittenti degli strumenti finanziari; - efficienza in forma semi-forte quando i prezzi incorporano tutta l’informazione pubblica, quindi appena esce una notizia il mercato reagisce, l’informazione non è storica, è contemporanea; - efficienza il forma forte quando i prezzi incorporano tutta l’informazione, storica, presente, pubblica e privata; un’informazione è privata se la possono avere soltanto coloro che fanno parte dell’organizzazione e in particolare il top management. Generalmente un mercato molto efficiente ha un’efficienza in forma semi-forte. L’efficienza informativa non è da confondere con l’aggiotaggio, ovvero quando un insider comunica ad una parte terza delle informazioni e questo la utilizza per ottenere profitti sui mercati finanziari; e nemmeno con il cybertrading, ovvero un soggetto effettua investimenti in virtù di informazioni di cui è in possesso grazie alla carica che ricopre.  Efficienza allocativa: tutti gli operatori di mercato sono omini economici, ovvero reagiscono in maniera razionale, scegliendo le opportunità di investimento/finanziamento che consentono di massimizzare la loro utilità attesa, i mercati raggiungono un equilibrio paretiano.  Efficienza tecnico-operativa: capacità dei mercati di minimizzare i costi di transazione, ovvero l’insieme degli oneri che un soggetto sostiene per operare all’interno di un mercato: - costo di ricerca; - costo di valutazione; - costo di esecuzione dello scambio; - costo di gestione dell’investimento. Tre sono gli indicatori utilizzati per misurare la condizione di efficienza tecnico-operativa dei mercati: 1. Ampiezza: è la grandezza del volume degli ordini scambiati sul mercato. 2. Spessore: il mercato è spesso se le compravendite nell’arco di una giornata solitamente differiscono tra loro molto poco in termini di prezzi, basta una minima variazione di prezzo per trovare una controparte; se un titolo è altamente negoziabile vuol dire che il suo mercato è spesso. 3. Elasticità: un mercato è elastico se rimane attivo anche in seguito a shock di prezzo. Normalmente esistono delle figure che intervengono per garantire l’efficienza dei mercati: - specialist: si occupano di agevolare le transazioni di uno specifico strumento, quindi del buon fine della negoziazione di uno o più strumenti specifici per un determinato periodo di tempo, formulando sia proposte di vendita che di acquisto; solitamente avviene dopo una IPO; - broker: coloro che agevolano l’incontro tra compratori e venditori senza entrare direttamente nello scambio e senza assumersi alcun rischio (scambio diretto assistito), operano esclusivamente per conto terzi facilitando la ricerca delle controparti degli scambi e rendendo possibile l’incrocio tra domanda ed offerta; - market maker (dealer): agevola lo scambio tra compratori e venditori, ma intervenendo direttamente con il proprio portafoglio, acquista da coloro che vogliono vendere, e vende a coloro che vogliono acquistare. Grazie alla notevole quantità di titoli trattati si impegna a garantire costantemente dei prezzi di acquisto e di vendita del titolo posseduto; spesso sono specializzati. Questi tre intermediari possono essere price taker, quindi non possono influire direttamente sui costi e dunque devono subire il prezzo creato dal mercato stesso; o price maker, sono in grado di modificare il prezzo di un titolo grazie all’estrema quantità di titoli posseduti o alla scarsa liquidità degli stessi sul mercato Nella maggior parte dei casi gli intermediari finanziari sono price taker, non possono influire in modo così significativo sul prezzo dello strumento. Possiamo rilevare dei fattori di imperfezione dei mercati, non tutti i mercati sono perfettamente efficienti: - divergenza di preferenze degli attori: i soggetti in surplus solitamente vogliono acquistare degli strumenti poco rischiosi e per un breve periodo, mentre quelli in deficit vogliono strumenti di media-lunga scadenza; 26 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - conseguire rapide riduzioni successivamente secondo le migliori conoscenze scientifiche disponibili, in modo da raggiungere un equilibrio tra emissioni e assorbimenti nella seconda metà del secolo. Sempre nel 2015 viene approvata da più di 150 leader internazionali l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, i cui elementi essenziali sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGS). Non c’è nessun obiettivo che riguarda direttamente la dimensione ambientale. Nel 2018 nasce il Piano d’Azione per la finanza sostenibile, Action Plan, persegue uno sviluppo sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale, contribuendo ad attuare l'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. I tre macro-obiettivi dell’Action Plan sono: - canalizzare gli investimenti finanziari verso un’economia maggiormente sostenibile; - creare delle metriche di rischio di sostenibilità, questa nuova eccezione di rischio va inserito nel risk management; - trasparenza, le grandi imprese sono tenute a rendicontare in modo preciso quali sono i rischi ESG e quanto sono esposte, e qual è la loro strategia per generare un impatto ambientale e sociale positivo. Nel 2019 nasce il Green Deal europeo, focalizzato sul pilastro ambientale, è una tabella di marcia per raggiungere la neutralità climatica dell’Unione Europea entro il 2050. Si sostanzia nei seguenti punti: - entro il 2050 non dovranno più essere generate emissioni nette di gas serra (net zero); - la crescita economica deve essere dissociata dall’utilizzo di materie prime, quindi forte spinta verso l’economia circolare, se un paese cresce non vuol dire che debba utilizzare più materie prime; - nessuna persona e nessun luogo deve essere trascurato. Alla realizzazione di questi obiettivi sono stati destinati 1000 miliardi. Nel 2019 sono nati anche i Principles for Responsible Banking (PRB), ovvero principi per un’attività bancaria responsabile. L’idea sulla quale si fondano i principi è che il sistema bancario debba, a livello strategico ed operativo, allinearsi con la visione della società e del pianeta rappresentato nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e nell’Accordo per il Clima di Parigi e contribuire positivamente alla società. I firmatari italiani non sono molti: Monte dei Paschi di Siena, Intesa San Paolo, UniCredit, FinecoBank, Mediobanca, Banca Mediolanum. 6 sono i principi ai quali i sottoscrittori devono sottostare: - alignement: prevede il completo allineamento strategico con quanto perseguito dagli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SGDS) e dell’accordo di Parigi; - impact: le banche si impegnano a gestire i rischi, diminuire l’impatto negativo, e cogliere tutte le attività proattive per investimenti sostenibili, attraverso l’emissione di attività, prodotti e servizi ad hoc; - clients & customers: incentiva clienti e utenti a perseguire pratiche e scelte d’investimento sostenibili e agevola attività economiche attivamente impegnate in progetti sostenibili; porta al di fuori dai confini della banca la sostenibilità; - stakeholders: prevede un lavoro di collaborazione proattiva affinché gli stakeholders adottino attivamente i cambiamenti necessari per soddisfare gli SGDS; - governance & target setting: prevede la creazione di strutture e assetti di governance atte a perseguire gli SDGS e promuovere una cultura bancaria responsabile; non si raggiunge alcun obiettivo se la cultura bancaria (governance) non cambia, bisogna allinearla alla sostenibilità ambientale e sociale; 29 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - transparency & accountability: prevede la creazione di un sistema di monitoraggio e rendicontazione dei risultati/impatti positivi e negativi conseguiti. I sottoscrittori sono pochi e grandi perché i principi hanno un forte impatto sull’attività bancaria, il che implica un grande investimento. La porzione di asset gestiti da questi investitori è molto grande. Gli strumenti finanziari sostenibili devono possedere queste 3 caratteristiche, affinché possano essere considerati uno strumento sostenibile davvero tale:  orizzonte di lungo periodo: se uno strumento ha un orizzonte di breve periodo non può essere matematicamente sostenibile, non c’è nessuna politica di sostenibilità che si avvera in un anno e mezzo;  compresenza di rendimento finanziario e non finanziario: se abbiamo solo rendimento finanziario si tratta di uno strumento finanziario tradizionale; se abbiamo solo rendimento non finanziario, allora si tratta di filantropia;  compresenza di fattori ESG: uno strumento sostenibile deve tenere in considerazione questi 3 fattori, ma non necessariamente deve perseguirli tutti e 3 attivamente. Il regolamento 2019/2088 dell’UE ha dato una definizione di investimento sostenibile:  investimento in un’attività economica che contribuisce a un obiettivo ambientale, misurato, ad esempio, mediante indicatori chiave di efficienza delle risorse concernenti l’impiego di energia, l’impiego di energie rinnovabili, l’utilizzo di materie prime e di risorse idriche e l’uso del suolo, la produzione di rifiuti, le emissioni di gas a effetto serra nonché l’impatto sulla biodiversità e l’economia circolare  Tassonomia 2020/852  o un investimento in un’attività economica che contribuisce a un obiettivo sociale, in particolare un investimento che contribuisce alla lotta contro la disuguaglianza, o che promuove la coesione sociale, l’integrazione sociale e le relazioni industriali,  SGDS 9, 10, 11, 1, 4  o un investimento in capitale umano o in comunità economicamente o socialmente svantaggiate a condizione che tali investimenti non arrechino un danno significativo a nessuno di tali obiettivi e che le imprese che beneficiano di tali investimenti rispettino prassi di buona governance, in particolare per quanto riguarda strutture di gestione solide, relazioni con il personale, remunerazione del personale e rispetto degli obblighi fiscali.  Global Compact Il legislatore recepisce la trivalenza degli obiettivi ESG per definire un obiettivo sostenibile, ma non necessariamente devono essere perseguiti contemporaneamente tutti e 3. Un investimento deve contribuire attivamente al pilastro ambientale o al pilastro sociale, e in ogni caso, non devono arrecare un danno significativo a nessuno dei 3 obiettivi, inoltre le imprese che beneficiano di investimenti sostenibili devono rispettare prassi di buona governance. Esiste una tassonomia precisa per il pilastro ambientale; non abbiano una tassonomia per il pilastro sociale e di governance. Un’azione di per sé non può essere sostenibile, può esserlo l’emittente, l’azione è una quota di capitale che investo in qualità di socio in un’azienda. Le obbligazioni invece si prestano ad essere sostenibili, l’insieme di obbligazioni sostenibili più grandi è il GSS+, composto da obbligazioni GSS e Transition.  I Green Bonds sono qualsiasi strumento obbligazionario che utilizza i proventi derivanti dalla vendita per finanziare (o rifinanziare) progetti ambientali, oppure finanziare attività che generano un impatto ambientale positivo. Uno strumento green, quindi, deve utilizzare i proventi per perseguire uno o più degli obiettivi presenti nella tassonomia del pilastro ambientale. 30 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Ad oggi non esiste ancora una definizione ufficiale e condivisa di Green Bond, ma linee guida (principles and standards) a adesione volontaria emanati da: - soggetti pubblici (TEG); - operatori di mercato (ICMA o Bloomberg); - organizzazioni non governative attive nell’ecosistema “sostenibilità”. Il fatto che queste linee guida siano completamente a adesione volontaria, ha lasciato spazio al cosiddetto fenomeno del green washing, ovvero le aziende si dichiarano pubblicamente più attente, sensibili, attivamente impegnate in questioni ambientali, rispetto a quanto lo siano effettivamente. È il fenomeno che ha permesso al mercato dei Green Bonds di quintuplicare le quote di mercato dal 2015, all’interno del mercato ci sono bond effettivamente attenti all’ambiente, e altri che sono green soltanto nel nome. Questo fenomeno colpisce anche i Social Bonds, questo è dovuto al fatto che non esiste una definizione del pilastro sociale, e che l’adesione è volontaria.  Social Bonds: titoli di natura obbligazionaria emessi per finanziare progetti finalizzati a mitigare problematiche sociali. Possono essere emessi per finanziare o rifinanziare, in tutto o in parte progetti sociali nuovi o già esistenti. I progetti sociali si rivolgono a popolazioni che vivono in condizioni di povertà, disabili, persone non istruite, disoccupati, minoranze di genere, anziani e giovani vulnerabili, comunità vulnerabili per crisi ambientali, sociali, economiche, sanitarie. Se manca una definizione del pilastro sociale questo elenco di soggetti vale poco, perché può cambiare nel tempo, e determinate categorie possono essere escluse per volontà della società emittente. Le uniche linee guida sono quelle di ICMA, a adesione volontaria. I Social Bonds non sono da confondere con i Social IMPACT Bonds, un SIB è un modo innovativo per finanziare programmi sociali, introducendo una nuova forma di partnership tra pubblico e privato per fornire servizi sociali.  Sustainability Bonds: strumenti finanziari con natura obbligazionaria emessi per raccogliere flussi finanziari destinati a progetti ibridi, che combinano obiettivi ambientali e sociali. Possono finanziare nuovi progetti o rifinanziare progetti già esistenti. Gli emittenti possono seguire le linee guida volontarie dei Sustainable Bond Guidelines (SBG) emanati da ICMA, ricalcando i GBP e i SBP.  Transition Bonds: titoli di natura obbligazionaria che consentono ad una società che non è nelle condizioni correnti di sviluppare veri e propri progetti verdi, di supportare una graduale transizione verso un business model più sostenibile dal punto di vista ambientale. Finanziano la transazione da brown a green business di società che hanno un forte impatto ambientale (settore agricolo, petrolifero, chimico, gas). Questi strumenti possono essere emessi direttamente dalla società che intende sviluppare il processo di transizione oppure da enti terzi (ad es. la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) che aiutano emittenti appartenenti ad industry nelle quali è particolarmente oneroso e complesso tale processo (ad es. arrivare alla completa decarbonizzazione, sostituire l’utilizzo di combustibili fossili), la transazione di questi settori impattanti naturalmente richiede ingenti risorse.  Sustainability-linked Bonds: l’elemento caratterizzante di questi titoli è che le caratteristiche finanziarie e/o strutturali del bond possono variare a seconda che i Key Performance Indicators (KPI), ovvero gli indicatori chiave di prestazione, selezionati raggiungano (o meno) i Sustainability Performance Target (SPT) predefiniti. La potenziale variazione della cedola è l’esempio più comune, l’emittente paga o non paga la cedola, oppure la paga ad un determinato tasso, in funzione del fatto che raggiunga determinati obiettivi. Non esiste una regola fissa, è l’emittente che decide quali sono i suoi KPI e come questi obiettivi incidono sulla cedola. I SLB prevedono una revisione indipendente ed esterna. 31 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 La società di factoring, dietro pagamento di una commissione, si assume l'onere di riscuotere l'importo dei crediti, e spesso fornisce finanziamenti all'impresa cliente sotto forma di anticipazioni sui crediti non ancora scaduti;  le società di credito di consumo: società che svolgono attività di finanziamento delle persone fisiche e delle famiglie allo scopo di sostenere i consumi, tramite l’utilizzo di: - carta di credito; - pagamento posticipati o rateizzato; - prestito personale (raramente supera i 20.000 euro); - cessione del quinto dello stipendio; - consolidamento debiti.  le finanziarie di partecipazione: si tratta di un soggetto che esercita in via esclusiva o prevalente l'attività di assunzione di partecipazioni in altre imprese nonché la gestione e la valorizzazione di tali partecipazioni, senza coinvolgimenti diretti o indiretti nella gestione delle imprese partecipate. Sono società che acquistano pacchetti azionari come loro core business, partecipano a capitale di rischio di altre emittenti. Si distinguono in: società di partecipazione finanziaria (prevalenza partecipazioni in intermediari finanziari); società di partecipazione non finanziaria (prevalenza partecipazioni in imprese non finanziarie). Le SIM sono Società di Intermediazione Mobiliare, sono imprese, diverse dalle banche autorizzate a svolgere servizi o attività di investimento, avente sede legale e direzione generale in Italia. Dopo i cambiamenti legislativi del 1996, molte si sono trasformate in banche. Possono avvalersi, nella commercializzazione dei propri servizi di investimento, di promotori finanziari. Servizi di investimento secondo il TUF art. 1 punto 5: 1) esecuzione di ordini per conto dei clienti: la SIM agisce esclusivamente da broker, esegue quello che l’investitore ha richiesto, non agisce come dealer in quanto non vende propri strumenti; 2) negoziazione per conto proprio: la SIM può crearsi il proprio portafoglio finanziario; 3) gestione di sistemi multilaterali di negoziazione: sono mercati, regolamentati ma non così pesantemente come i mercati regolamentai, hanno orari di chiusura e di apertura diversi, e non hanno figure come quella del market specialist, il loro spessore è inferiore rispetto ai mercati regolamentati veri e propri (MTS è il più importante, ha caratteristiche molto simili al classico mercato di borsa, ma chiude 15 min dopo i mercati di borsa regolamentati, questo tempo può essere molto importante per fare acquisti/vendite in seguito a notizie giunte alla chiusura dei mercati); 4) ricezione e trasmissione di ordini; 5) sottoscrizione e/o collocamento con o senza assunzione a fermo e di garanzia nei confronti dell'emittente; 6) gestione di portafogli; 7) consulenza in materia di investimenti; 8) servizi accessori. Su tutto questo insieme di servizi banche e SIM sono competitor. La gestione collettiva del risparmio, è il servizio che si realizza attraverso la promozione e organizzazione di fondi comuni di investimento, l’amministrazione dei rapporti con i partecipanti e la gestione (in monte) del patrimonio di OICR, mediante investimenti aventi ad oggetto strumenti finanziari, crediti, beni immobili o mobili. I punti di forza della gestione collettiva del risparmio sono:  permette di diversificare i propri investimenti, altrimenti impossibile a causa dei tagli minimi dei titoli negoziati sul mercato e dei costi connessi all’acquisto di titoli quotati;  consente agli investitori di delegare ad un operatore professionale specializzato le proprie scelte in materia di strumenti finanziari (maggiore professionalità del servizio reso);  permette un risparmio sui costi associati alle singole transazioni (economie di scala nei costi di negoziazione via acquisto di blocchi); sono comunque strumenti a gestione attiva, quindi ci sono comunque costi da tenere in considerazione. Secondo la definizione riportata nel TUF, gli OICR (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio) sono: “gli organismi istituiti per la prestazione del servizio di gestione collettiva del risparmio, il cui patrimonio è raccolto tra una pluralità di investitori mediante l'emissione e l'offerta di quote o azioni”. 34 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Sono identificabili con: - i fondi comuni d’investimento (FCI); - le SICAV (Società di Investimento a CApitale Variabile); - le SICAF (Società di Investimento a CApitale Fisso). Gli ETP non sono OICR, seguono nel loro andamento degli OICR, ma sono puri strumenti sintetici, non hanno un patrimonio da gestire.  Il fondo comune di investimento è un patrimonio autonomo, suddiviso in quote, di pertinenza di una pluralità di partecipanti e gestito in monte. Il patrimonio è rappresentato dalle attività in cui è investito il fondo, il cui ammontare muta nel tempo in relazione alla redditività e alla rivalutazione delle stesse per effetto della gestione. Il patrimonio deve essere autonomo, distinto a tutti gli effetti dal patrimonio dei singoli partecipanti e da quello del gestore; la separazione patrimoniale salvaguarda i diritti degli investitori in caso di insolvenza del gestore o degli altri partecipanti al fondo (sul patrimonio in gestione non sono ammesse azioni dei creditori di altri investitori o della SGR). Il patrimonio si forma con i conferimenti dei singoli partecipanti (pooling delle risorse) che, per effetto della sottoscrizione, acquistano delle quote di partecipazione al fondo, in proporzione al conferimento effettuato. Gestione in monte: il patrimonio, conferito da una pluralità di investitori, viene gestito unitariamente da una SGR, secondo regole predefinite e unicamente volte al conseguimento dell’interesse dei partecipanti sulla base di una predeterminata politica di investimento. Il partecipante, con la propria adesione al fondo, investe il gestore di tutti i poteri di effettuare le scelte di investimento, senza necessità di raccogliere il preventivo assenso rispetto alle decisioni d’investimento prese.  La SICAV è una società di investimento a capitale variabile, è una società a capitale aperto, esattamente come un fondo comune, ogni giorno un investitore può decidere di acquistare una nuova quota di un fondo o di una SICAV o di venderla, quindi il capitale è variabile. La vendita di quote di un fondo però non è istantanea, e non è ad un prezzo certo, nel momento in cui si decide di vendere una quota, viene emesso l’ordine di vendita, e dopo 3/5 gg lavorativi, la quota viene effettivamente liquidata, viene restituito il controvalore del giorno in cui avviene la liquidazione, per questo motivo non si sa a che prezzo si stia vendendo, l’investitore viene liquidato al NAV (ad es. ho un fondo con 100 prodotti, guardo le quote dei 100 prodotti al giorno della liquidazione, quindi calcolo il valore totale del fondo aggiornato al prezzo di mercato, poi liquido la porzione di fondo che è stata venduta, se il fondo vale 100.000.000, l’investitore possiede 1/1000 del fondo, all’investitore spettano 10.000), ovvero al valore netto degli strumenti che sono presenti nel fondo comune. Questo limite non è presente con gli ETP, in quanto possono essere venduti in ogni istante.  Le SICAF sono società di investimento a capitale fisso, l’investimento deve essere mantenuto vincolato in teoria fino alla fine del mandato della SGR che lo gestisce, in pratica ci sono delle finestre di smobilizzo dove si possono acquistare o vendere quote di una SICAF. Il punto di forza è che l’investitore non compra una quota come fa con i fondi, ma acquista un’azione di una SICAF, diventa socio, ha quindi potere di ingerenza nella gestione del capitale, può contribuire alla scelta di politica dell’investimento. Fondi e SICAV sono strumenti, SICAF è già un ibrido, non è un fondo separato, il capitale della SICAF è il capitale del gestore, quindi si tratta di un intermediario vero e proprio. La società di gestione del risparmio è l’intermediario deputato in via esclusiva all’istituzione e gestione dei fondi comuni di investimento per conto della collettività degli aderenti. Si tratta di S.p.A. iscritte a un albo tenuto da Banca d’Italia. Le SGR sono autorizzate da Banca d’Italia a: - gestire fondi comuni di propria istituzione e patrimoni di SICAV/SICAF; - prestare il servizio di gestione di portafogli; - prestare il servizio di consulenza in materia di investimenti; - prestare il servizio di ricezione e trasmissione di ordini, qualora autorizzate a prestare il servizio di gestione di Fondi di investimento alternativi (FIA). La banca NON può gestire un fondo comune, semplicemente colloca presso gli investitori i fondi gestiti dalle SGR. Tuttavia, la maggior parte delle SGR appartengono a gruppi bancari. 35 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Oltre a gestire i fondi comuni di investimento, le SGR possono istituire e gestire fondi pensione, svolgere attività di gestione individuale di portafogli nonché attività connesse e strumentali. Una categoria particolare di fondi sono i fondi pensione, non sono propriamente a capitale variabile, l’investimento in questi fondi è vincolato per periodo di tempo molto lunghi. 23/03/2023 ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELLA BANCA LA BANCA Secondo l’art. 10 del TUB l’attività caratteristica delle banche è la contemporanea raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio (concessione) del credito. L’attività bancaria ha carattere d’impresa ed è concessa ad un solo intermediario, ovvero la banca. Ciò che la banca deve fare è la combinazione minima di raccolta del risparmio ed esercizio del credito, le banche non possono non erogare credito per essere definite e chiamate tali. Oltre alla combinazione minima le banche possono esercitare ogni altra attività finanziaria, nonché attività connesse e strumentali. Ciascun intermediario può realizzare la combinazione produttiva desiderata. Le attività finanziarie riconosciute dal TUB sono le seguenti: 1) esecuzione di ordini per conto dei clienti (broker; best execution): prevede che la banca agisca da mero broker, la banca esegue un ordine di acquisto o di vendita in nome e per conto di un cliente, non si interpone nello scambio, quindi acquista o vende uno strumento finanziario per conto del cliente. Questo può farlo in tre modi: sui mercati regolamentati, tuttavia la banca è obbligata ad agire in regime di best execution, deve garantire che l’acquisto di quel prodotto avvenga alle migliori condizioni possibili, ovvero miglior prezzo e minor costo di transazione (nel caso dell’investitore retail). Se ci fossero altri mercati, oltre a quelli regolamentati, con condizioni migliori, in funzione della strategia di esecuzione degli ordini di una banca, la banca può decidere di acquistare il medesimo strumento sui sistemi multilaterali di negoziazione, oppure di negoziare quello scambio in conto proprio, ovvero di acquistare direttamente lo strumento che il cliente vuole vendere, o di vendere direttamente lo strumento che il cliente vuole nel caso lo avesse già in portafoglio. Nel primo caso si apre la gestione di un sistema multilaterale di negoziazione, nel secondo si apre l’attività di negoziazione in conto proprio; 2) negoziazione per conto proprio (dealer): in questo caso la banca vuole comprare o vendere in contropartita diretta, cioè direttamente lo strumento di un cliente; in questo caso la banca è un dealer vero e proprio, perché compra o vende lo strumento direttamente al cliente, si interpone con il proprio bilancio. Non è un’operazione molto frequente, soprattutto con strumenti finanziari in quanto molto liquidi, avviene più di frequente con strumenti meno liquidi (ad es. strumento di partecipazione non quotata; mercato immobiliare interno di UniCredit); 3) gestione di sistemi multilaterali di negoziazione: il sistema multilaterale di negoziazione è una sorta di via di mezzo tra mercato regolamentato e OTC, è come se fosse un mercato privato, quindi come l’OTC, ma molto più trasparente, regolato, non come i mercati regolamentati, ma comunque sotto il controllo della Consob, la differenza è che la società di gestione può essere anche una società privata, quindi una banca o una SIM. Possono avere orario di chiusura e di apertura diversi dai mercati regolamentati e solitamente sono meno liquidi, quindi meno spessi, e generalmente non hanno figure come i market specialist; https://www.consob.it/web/area-pubblica/mercati-italiani https://www.consob.it/web/area-pubblica/sistemi-multilaterali-autorizzati-consob 4) ricezione e trasmissione di ordini: la posizione della banca è passiva, non si interpone con il proprio bilancio, ma non agisce nemmeno da broker, trasmette ad un altro intermediario l’ordine di acquisto o di vendita di un proprio cliente. Questo succede quando l’intermediario non è abilitato alle prime 3 attività, quindi demanda l’esecuzione ad un altro intermediario. Succede quando una banca non è abilitata all’esecuzione, oppure quando una banca possiede una controllata che si occupa solamente di trading mobiliare, quindi demanda gli ordini a questa; 5) sottoscrizione e/o collocamento di strumenti finanziari (NB consorzio di semplice collocamento vs di garanzia vs di assunzione a fermo): quando un’impresa si quota per la prima volta in borsa, si affaccia sul 36 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Fin dalla loro origine, le banche commerciali svilupparono sistemi di pagamento alternativi alla moneta che potessero agevolare l’attività commerciale/industriale. Il commercial banking si può riferire ad aree d’affari distinte per quanto riguarda: - la segmentazione delle clientela (retail vs private banking); - la modalità di scambio prevalente (internet banking).  Retail banking Il nome indica il cliente “piccolo”, quindi la singola famiglia o il singolo investitore. Il patrimonio di questi clienti solitamente non è particolarmente elevato, quindi l’intermediario punta alla massificazione dei servizi e prodotti offerti. I prodotti sono molto standardizzati e generalmente sono prodotti di base, che non hanno un costo in termini di commissioni elevato. La singola operazione è di piccolo taglio, e dal momento che sono semplici, il rendimento della singola operazione è a basso valore aggiunto. La banca guadagna da questa tipologia di cliente perché è estremamente numerosa. Il tipico cliente retail predilige il canale distributivo diretto. Negli ultimi anni, tuttavia, questa preferenza è diminuita nettamente. In funzione dell’età anagrafica questa preferenza sta andando a scemare. La modalità di scambio è orientata alla transazione: la banca quando ha a che fare con un investitore retail punta ad avere tante transazioni standard. Proprio perché dai singoli prodotti e servizi la banca guadagna poco. Offre tanti strumenti che potrebbero essere uno solo, sono ancora tutti separati e con canoni differenti: carta di debito, carta prepagata, conto corrente.  Private banking È differente il servizio che la banca commerciale offre alla sua clientela private. Con il termine private banking si intende identificare l’insieme dei prodotti e dei servizi che l’intermediario finanziario offre per il soddisfacimento dei bisogni emergenti dalla gestione finanziaria della clientela “private” appartenenti a categorie di reddito e/o ricchezza finanziaria superiori alla media. Si tratta di banche private che hanno come clienti persone o nuclei familiari facoltosi. Il prodotto è molto più personalizzato e il tipo di rapporto che la banca ha incentivo ad ottenere è di tipo relazionale, quindi orientato alla relazione. La banca punta a tenere la propria clientela private il più a lungo possibile, coltivando la relazione. Al variare della posizione e dell’età anagrafica del cliente cambiano le necessità (si ampliano). È per questo motivo che la banca private offre una serie di servizi più complessi e sempre maggiori. Ad es. aggancio al cliente tramite consulenza finanziaria, piano piano offro consulenza più allargata. Posso spostarmi su una consulenza patrimoniale, consulenza legale (matrimonio). Se hanno figli offro dei trust; se è imprenditore do servizi di consulenza corporate. Ci sono tanti modi di classificare i clienti private. In quello analizzato classificano i clienti in base al patrimonio espresso in $. I servizi che le banche offrono a queste categorie di clienti sono molto diversi. Le banche inseriscono anche clienti sottosoglia (prospect) generalmente perché si aspettano che il loro patrimonio possa crescere. Solitamente si inseriscono i figli di persone facoltose, perché si spera che si arricchiscano acquisendo la ricchezza dei genitori.  Internet banking 39 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Si distingue la banca commerciale con un canale distributivo fisico da una con canali distributivi non fisici. Le internet banking sono banche che non possiedono canali fisici. Ad oggi sono un fenomeno in crescita, ma ancora non hanno paragone con gli asset under management delle banche tradizionali. I clienti serviti da queste tipologie di banca sono spesso nicchie di mercato in espansione. Inoltre, hanno un elevata possibilità di approfondimento della relazione della clientela grazie al fatto che si svolge tutto telematicamente, ed esiste la clickstreamanalysis. Dal momento che le banche tradizionali fisiche annoverano all’interno della propria offerta anche a servizi online, sono diventate più competitive dell’internet banking vere e proprie. Le internet banking hanno prezzi e commissioni molto inferiori rispetto alla banca fisica. Hanno investimenti tecnologici molto elevati inizialmente, ma non hanno costi per mantenimento fisico delle filiali. In virtù di questi minori costi riescono a concedere grossi sconti su prodotti e servizi. Soprattutto quando sono state lanciate avevano costi irrisori. Ad oggi solo i primi servizi sono economici, ma una volta preso il cliente, anche nelle internet banking i servizi accessori iniziano ad essere costosi. L’online banking è diverso dall’internet banking, in quanto nel primo caso una banca ha un canale online, oltre che al canale fisico, mentre nel secondo caso la banca ha solo un canale online, non ha filiali fisiche. L'avvento del Fintech ha fatto sì che l'utilizzo di digitalizzazione sia aumentata enormemente.  CORPORATE BANKING È la tipologia di banca che predilige le aziende tra i propri clienti, in particolare quelle medio-grandi. La singola transazione è altamente specializzata. Ogni servizio viene offerto in base ai diversi casi: si pensi per M&A o finanziamenti di importi elevati. L’area d’affari estesa e multiforme, in cui l’offerta dell’intermediario aggrega continuamente prodotti e servizi che vanno a costituire un pacchetto ad hoc per i clienti (gestione della tesoreria, delle attività finanziarie, della struttura di indebitamento, delle operazioni sul capitale proprio). La clientela tipica delle corporate banks è costituita da imprese di media e grande dimensione e dotate di una forma societaria. Il patrimonio personale delle figure chiave di un’impresa (in particolare di dimensione media) può essere gestito dalla banca corporate.  INVESTMENT BANKING Sono istituzioni finanziarie che offrono assistenza a emittenti pubblici e privati medio-grandi: - nella raccolta di capitali (sono banche che possono costituire consorzi collocamento, possono offrire consulenza per IPO); - come intermediari nelle operazioni di fusione e acquisizione; - nella sottoscrizione e negoziazione di strumenti finanziari sui mercati secondari. Possono comprendere anche i servizi di corporate banking, consulenza e gestione patrimoniale. Sono banche d’affari per cui il loro punto forte è la gestione di patrimoni elevatissimi. Contrariamente a quanto suggerisce il nome, non sono propriamente banche, dal momento che non possono accettare depositi e sono sottoposte ad una regolamentazione meno rigida che consente loro di assumere rischi maggiori. D’altra parte, però, non essendo riconosciuto lo status di banca, non offrono le stesse garanzie di una banca vera e propria. Il Glass Steagall Act aveva separato attività di raccolta da quella di investimento, ma questa separazione è decaduta nel ’99. [vedi approfondimento] 24/03/2023 MODELLI ORGANIZZATIVI E ISTITUZIONALI L’attività bancaria si caratterizza per la congiunzione fra le operazioni di raccolta del risparmio fra il pubblico con obbligo di rimborso (in competizione con società non finanziarie, altri intermediari finanziari, stati comunitari e terzi); concessione di credito (in competizione con società finanziarie, altri intermediari finanziari). Le banche possono svolgere altre attività finanziarie consentite, ad es. servizi di investimento (in competizione con SIM, SGR, assicurazioni), attività connesse o strumentali, oltreché offrire servizi di pagamento (in competizione con IMEL, IP, operatori non finanziari). 40 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Rimangono salve alcune riserve di legge. Attività, quali la gestione collettiva del risparmio e l’attività assicurativa non possono essere direttamente esercitate da una banca poiché riservate per legge ad altri intermediari finanziari. Tassonomia dei modelli bancari:  i modelli di governance: - società di capitale pure (shareholders oriented): le banche S.p.A., orientate a portatori di capitale di rischi; - società di capitale di natura cooperativa e finalità mutualistica (stakeholders oriented): le banche di credito cooperativo (BCC), orientate a tutti i portatori di interessi;  i modelli proprietari (tipologia di capitale): - banche private: il cui capitale è in mano ad azionisti non pubblici; le S.p.A. dovrebbero essere tutte banche private, il capitale è quotato ed è in mano agli azionisti, nulla vieta che tra gli azionisti ci sia il governo (Monte dei Paschi di Siena è l’unica banca in Italia ad avere tra gli azionisti lo Stato); - banche pubbliche (es. le casse di risparmio tedesche, le banche di sviluppo): la maggioranza di capitale di una banca è pubblico, le banche sono nate così anche in Italia, a partire dagli anni ’90 c’è stata una forte ondata di privatizzazioni. In Italia ad oggi non esistono banche dichiaratamente con maggiore azionista il Governo italiano;  i modelli di specializzazione del business: - banche generaliste: servono molteplici pubblici con una gamma diversificata di servizi; - banche specializzate: con focus sull’offerta di servizi specifici, per una determinata clientela. La scelta di un modello organizzativo dipende dai seguenti fattori:  le modalità di divisione del lavoro tra i soggetti operanti in un’organizzazione e i relativi meccanismi di coordinamento (complessità organizzativa);  l’ambiente (deregulation, globalizzazione dei mercati, virtual banking, decentramento organizzativo, specializzazione);  l’età e la dimensione dell’organizzazione (formalizzazione organizzativa vs dinamismo ambientale, reputation);  vincoli normativi (interesse pubblico, framework nazionale e internazionale). In passato ci sono state molte spinte normative su quale modello organizzativo adottare, in Italia ci sono state negli anni ’90, anni in cui l’ambiente e bancario è cambiato molto. - Nel 1990 la legge Amato-Carli ha dato via a ondate di privatizzazione e ha spinto per il modello del gruppo polifunzionale. - Legge 287/90 sulla tutela della concorrenza. Viene rinnovata la disciplina anti-trust con l’attribuzione alla Banca d’Italia della funzione anti-trust nel settore bancario. - Nel 1994 dalla creazione del TUB si percepiva come il legislatore indirizzava verso il modello della banca universale. Queste sono le 3 spinte normative che in Italia hanno influenzato la scelta del modello. Nel sistema bancario convivono intermediari bancari aventi dimensioni molto diverse, anche se nell’ultimo decennio si è verificata una forte spinta verso la creazione di grandi poli bancari.  La grande banca è tipicamente caratterizzata da una visibilità maggiore rispetto alla banca piccola, ha un rapporto privilegiato con l’autorità di vigilanza, di conseguenza sono anche i primi destinatari della moral suasion della vigilanza. Una grande banca riesce a diversificare meglio le proprie aree di business, quindi controllare meglio la propria esposizione ai rischi (minori rischi di credito e di liquidità). Inoltre è in grado di sfruttare economie di scala e di scopo.  La banca piccola si avvantaggia soprattutto di una profonda conoscenza del territorio in cui opera, e con un territorio costituito per il 90% da micro imprese, conoscere molto bene il territorio è importante per una banca, permette di ottenere tutte quelle soft information, ovvero informazioni informali che influenzano il merito creditizio di un’impresa. Presenta un più pronunciato localismo bancario. Questa vicinanza informativa è la chiave per la gestione del rischio di credito, tanto che le banche grandi stanno cerando di recuperare una comunicazione personale e un rapporto più frequente con i propri clienti. I principali modelli organizzativi tra cui può optare una banca sono i seguenti: 41 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 VANTAGGI SVANTAGGI  Economie di specializzazione.  Maggiore facilità nell’acquisire risorse finanziarie e nel creare accordi e alleanze.  Maggiore flessibilità operativa.  Isolamento della banca dai rischi delle società che esercitano attività non core.  Riduzione dei conflitti di interesse  Organizzazione burocratica: tenere insieme tutte le controllate non è semplice, potrebbero non partecipare alla vision della holding.  Potenziale minore efficienza del modello del gruppo rispetto a quello della banca universale.  Problemi di unicità strategica.  Costi di trasferimento, di coordinamento e di integrazione: nei momenti iniziali di introduzione devono essere eliminate le aree che potrebbero essere in concorrenza tra le varie controllate. I conglomerati finanziari sono nati nel 2006 quando CONSOB, Banca d’Italia e IVASS si sono accordate per creare un Framework normativo per quegli aggregati che, nonostante la riserva di legge, esercitassero attività bancaria e assicurativa o attività finanziaria e assicurativa. L’unico conglomerato italiano ad oggi è Generali, che nasce come assicurazione, ma offre anche servizi bancari; fino all’anno scorso anche Banca Mediolanum era un conglomerato. I conglomerati finanziari sono gruppi di imprese, assoggettate a un unico controllo, sono attivi nei settori assicurativo, bancario, dei servizi di investimento; comprendono almeno un’impresta assicurativa e una operante nel settore bancario o dei servizi di investimento. Sono nati in quanto essere un conglomerato amplifica la possibilità di fare cross-selling; inoltre, ci sono possibilità di arbitraggio cross- border, ovvero possono decidere di partecipare ad es. ad un’assicurazione nell’est europeo, in quanto la regolamentazione assicurativa è meno stringente, è un enorme vantaggio competitivo. Questa è una competizione sleale rispetto agli altri intermediari che non sfruttano questi possibili arbitraggi. Fino agli anni ’90 la regolamentazione bancaria è stata immutata per decenni, i medesimi player sono rimasti immutati, non si facevano concorrenza, tra di loro. Dagli anni ’90 la spinta a privatizzarsi ha portato alla competizione, per attirare capitale di rischio; inoltre, l’aumento di digitalizzazione ha portato un dinamismo che ha indotto le banche ad uscire da questa “foresta pietrificata”. Uno shock ancora maggiore è stato portato dall’ingresso dei FinTech, fanno una competizione serrata con le banche, motivo per il quale si parla di un passaggio da banca comune istituzione a banca come impresa, che deve generare flussi di cassa. La banca istituzione non ha concorrenza, non può fallire, la banca impresa invece ha forte concorrenza e può fallire. La banca moderna è attiva nei circuiti di intermediazione finanziaria indiretti e in via crescente in quelli diretti (= disintermediazione). Si parla di forte disintermediazione del business bancario, motivo per il quale la lista delle cose che può fare la banca è sempre più presente anche nelle banche piccole. È un intermediario finanziario multi-business che offre: - servizi di pagamento (ad es. carte di debito, bonifici, pagamenti utenze); - servizi di finanziamento (ad es. prestiti personali, mutui-casa); - servizi di investimento (ad es. obbligazioni bancarie, gestioni patrimoniali); - altri servizi (ad es. cassette di sicurezza, e-commerce). È un intermediario multi-canale che usa canali di distribuzione fisici (agenzie bancarie, sportelli automatici, consulenti) e remoti/digitali (home-banking, mobile-banking). È un’impresa «speciale» perché soggetta ad elevati gradi di regolamentazione e vigilanza finalizzati ad evitare «fallimenti» di mercato. Banche che di per sé non sono sistemiche in caso di fallimento, hanno il rischio di innescare reazioni a catena. 29/03/2022 SISTEMI BANCOCENTRICI E ORIENTATI AL MERCATO Il rapporto tra l’importanza relativa di mercati e intermediari è un indicatore spesso utilizzato per classificare i sistemi finanziari. Una distinzione classica è quella fra sistemi basati sugli intermediari (bank-based), in particolare sulle banche (Italia e Germania), e sistemi basati sui mercati (market-based) (Regno Unito, Usa). 44 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Storicamente i sistemi bancocentrici sono sistemi in cui l’intermediazione bancaria è fondamentale all’interno della funzione creditizia; nei sistemi mercatocentirci la funzione creditizia è svolta in modo più autonomo dagli attori e questi convergono sui mercati finanziari. Un’altra distinzione è fra sistemi basati su relazioni strette con la clientela e su informazioni private che gli intermediari riescono ad avere in virtù della relazione che hanno con i clienti (relationship-based), tipica dei sistemi bancocentrici; e sistemi con un grado elevato di anonimità (arm’s lenght) e fondati su informazioni di natura pubblica, la funzione di scemare buoni e cattivi prenditori è demandata al mercato, per cui il parallelismo tra sistemi market-based e sistemi con elevato grado di anonimità vanno di pari passo. Non esiste un modello superiore all’altro, e nemmeno un modello puro.  BANK-BASED VIEW  Punti di forza Un sistema bank-based ha la capacità di ottenere informazioni, anche privilegiate, dei potenziali prenditori di fondi, in virtù dello stesso rapporto che l’intermediario ha con il cliente. Il fatto che ci sia una relazione, e che questa sia orientata al lungo periodo, fa sì che con il tempo banca e prenditore di fondi si conoscano, le soft information sono maggiormente reperibili da una banca che ha molti sportelli sul territorio. È più semplice per le banche diminuire le asimmetrie informative, si diminuisce almeno teoricamente l’adverse selection, questo favorisce un’allocazione più efficiente di risorse finanziarie. In virtù del rapporto personale la banca riesce a monitorare l’utilizzo dei fondi, quindi ridurre il moral hazard. Teoricamente le banche sarebbero più efficaci anche nella riscossione dei crediti, probabilmente è vero per piccoli clienti, con aumentare della dimensione e della complessità del prenditore di fondi questa capacità viene un po’ meno. Il tessuto industriale è sempre stato frammentato, probabilmente è questa frammentazione insista nel sistema industriale, che ha fatto sì che un sistema bancocentrico, con banche storicamente di piccole dimensioni e diffuse su tutto il territorio, fosse la combinazione migliore per favorire un’industrializzazione diffusa (è nato prima un sistema bancario con queste specificità e il sistema industriale si è adattato, o è un sistema industriale molto frammentato che ha fatto sì che il nostro sistema bancario diventasse così, probabilmente è la seconda posizione quella vera).  Punti di debolezza Il fatto che il potenziale prenditore di fondi preferisca passare per un intermediario per ottenere il capitale operativo fa sì che debba sopportare dei costi di intermediazione, sotto forma di commissioni, tassi di interesse da pagare, ecc. un sistema fortemente bancocentrico ha degli alti costi di intermediazione. Rischio di formazione di accordi collusivi, ci sono circa 400 banche in Italia, le prime 4 possiedono il 90% del capitale intermediato in Italia. Limitato acceso al capitale di rischio è uno dei punti di debolezza maggiori, l’attività bancaria è per definizione prestatrice di capitale, se le imprese sono portate ad appoggiarsi alle banche per chiedere finanziamenti, e ottenere capitale di debito, questo fa sì che il loro incentivo a quotarsi e chiedere capitale di rischio sui mercati sia inferiore. Ci vuole un giusto equilibrio tra capitale di rischio e capitale di debito, l’ingresso di terzi all’interno della governance societaria può portare un punto di vista diverso, ci vuole un contrasto costruttivo di idee per far crescere l’azienda. Possibile concentrazione negli assetti proprietari delle imprese partecipate, è la situazione in cui ci sono poche banche grandissime e poche imprese grandi. Si tratta di un match quasi forzato tra grandi banche con corporate banking sviluppato e grandi imprese, evidentemente sono le uniche a diventare controparti, perché le banche piccole difficilmente hanno un corporate banking sufficientemente sviluppato. Poche imprese grandi si quotano, ma i grandi investitori sul mercato sono le banche; questa commistione tra grandi imprese è grandi banche che vi investono è quasi inevitabile quando vi è questa concentrazione. Possibile creazione di frizioni all'innovazione e alla competizione fra imprese per proteggere le imprese con più stretti legami bancari. Le banche non possono portare nuove idee industriali, una banca impegnata anche con capitale di rischio in un’impresa non voterà mai progetti troppo rischiosi, troppo 45 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 innovativi, in quanto la liquidità l’ha presa dai suoi correntisti, quindi deve utilizzarla prudentemente, viene meno il beneficio cardine di quotare la propria impresa, ovvero lasciar entrare nuove innovazioni. Il mercato italiano è fortemente bancocentrico, molto accentrato, tessuto industriale costituito da molte imprese, con pochi grandi player, in Italia c’è questa frizione all’innovazione.  MARKET-BASED VIEW  Punti di forza Il sistema finanziario mercatocentrico si basa sul mercato, quindi incontro autonomo tra domanda e offerta, senza che questa venga intermediata. Tipicamente i mercati prezzano gli emittenti, danno un valore al potenziale dell’impresa emittente, e lo fanno in modo più puntuale rispetto al bilancio, in quanto l’emittente viene valutata in tutti gli istanti in cui i mercati sono aperti, aggrega le informazioni di molte emittenti e le inserisce nel prezzo, il prezzo sconta le informazioni. I mercati hanno la capacità di aggregare in maniera efficiente le informazioni relative agli emittenti e tradurle in quantità comparabili attraverso il prezzo che si aggiorna in funzione della disclosure degli emittenti stessi. I sistemi finanziari basati sui mercati rafforzano il governo societario, favorendo le operazioni di acquisizione del controllo societario; il fatto che ci sia diffusione del capitale, fa sì che la governance sia eterogenea, varia, cambi nell’arco del tempo. Inoltre l’impresa quotata può parametrare le politiche di remunerazione del top management all’andamento delle azioni, fa sì che il top management abbia incentivo a curare l’impresa, in modo che le azioni aumentino in borsa e lui venga remunerato maggiormente. Questo può creare delle distorsioni, essere troppo orientati al benessere esclusivo del portatore del capitale di rischio, fa sì che l’impresa sia incentivata a pagare il dividendo, piuttosto che reinvestirlo nel capitale dell’azienda, e nel lungo termine l’azienda perde la possibilità di innovarsi. Tramite il mercato dei derivati è possibile trasferire il rischio più facilmente, e quindi minimizzarlo. Lo swap è lo strumento che permette il trasferimento dei rischi, uno swap molto semplice è quello con cui le controparti si scambiano alla fine del derivato due tassi, il primo emittente scambia un tasso fisso, e la controparte paga alla prima un tasso variabile (ad es. un’impresa si è indebitata con una banca, e ha ottenuto il pagamento di un tasso fisso che all’inizio sembrava vantaggioso (2%), successivamente ci si viene a trovare in una situazione di mercato con tassi di mercato bassissimi, se l’impresa fosse stata lungimirante avrebbe potuto fare con una controparte uno swap, dove lei pagava un tasso variabile e la controparte pagava il fisso, in questo caso l’impresa ha scommesso su un ribassamento dei tassi).  Punti di debolezza Maggiore discrezionalità delle imprese nelle scelte di struttura finanziaria (rischio di eccesso d’indebitamento). Elevato trasferimento del rischio d’impresa verso le famiglie e gli altri attori del sistema finanziario. Non c’è un intermediario, quindi le scelte di investimento sono demandate in capo agli investitori retail, se le famiglie diventano prestatori di capitale di rischio, diventano la categoria meno tutelata tra gli investitori; inoltre, con un po’ di innovazione finanziaria, esisterebbero dei prodotti che permettono alle imprese di trasferire parte dei propri rischi agli investitori, senza che questi se ne rendano conto. Se il sistema non ha intermediari che trasformano il rischio del prenditore di fondi, tutti questi rischi vengono assunti dagli investitori retail. Ci sono due indicatori per valutare l’orientamento:  misure relative: - total assets of deposit banks/total financial assets (>1 mercato più bancocentrico, <1 sistema più orientato ai mercati); - other financial institution assets/total financial assets; - bank assets/stock market capitalization  misure assolute, non guardano al peso relativo di banche e mercati, ma al peso complessivo delle banche o dei mercati rispetto all’economia nazionale : - total assets of deposit banks/PIL; - other financial institution assets/PIL; - bank assets/PIL; 46 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 fondamentale della combinazione minima dell’attività bancaria senza dover sottostare alla regolamentazione bancaria;  narrow shadow banking: sono presenti gli intermediari che davvero sfuggono alla regolamentazione. Sistemi di riciclaggio di capitale, parte degli scambi di flussi finanziari completamente anonimo e spesso illegale. Questo sistema bancario ombra, anche nella sua componente meno nascosta, è rilevante; negli anni il peso dello shadow banking è sempre cresciuto. È più difficile cogliere quanto viene negoziato nel narrow shadow banking, in quanto non so quali sono i veicoli che operano all’interno di questo settore; è all’interno del narrow shadow banking che si possono trasmettere flussi di capitale illegale, finanziamenti ad attività criminali. Per giungere alla stime del giro d’affari del narrow shadow banking, è stato stimato il giro d’affari complessivo, al quale è stata sottratta la parte del MUNFI e dell’OFI. Lo shadow banking di per sé non è un’enorme minaccia alla stabilita del sistema finanziario, purché il rapporto tra shadow banking pseudo-regolamentato e quello non regolamentato rimanga pressoché stabile. Se si inizia a regolamentare in modo eccessivo lo shadow banking, si rischia di incentivare il ricorso al narrow shadow banking. Spesso sono le banche stesse, che attraverso partecipazioni, sono le prime ad operare all’interno del sistema bancario ombra. Le misure contro lo shadow banking sono: - monitoraggio della sua evoluzione; - limitazioni all’attività creditizia dello shadow banking; - regolamentazione delle esposizioni bancarie verso lo shadow banking. 31/03/2023 CONCENTRAZIONE BANCARIA A partire dagli anni ’90 l’industria bancaria europea ha subito una forte spinta alla concentrazione, il numero di player è diminuito e contestualmente è aumentata la loro quota di mercato, devono accadere questi due eventi in contemporaneamente per far sì che si possa parlare di concentrazione. Le principali determinanti dell’aggregazione tra banche sono: - deregolamentazione finanziaria: l’abolizione del Glass Steagal Act è l’emblema della deregolamentazione; il progressivo abbattimento delle barriere fisiche e regolamentari ha accresciuto il grado di concorrenza e la contendibilità degli assetti proprietari, e ha spinto le istituzioni finanziarie ad ampliare la gamma dei servizi proposti a famiglie e imprese; - progresso tecnologico: dopo costi di avviamento ingenti, ha avuto un ruolo fondamentale nella riduzione dei costi operativi e nel miglioramento dei servizi offerti; ha facilitato i flussi informativi tra banca e clienti e tra banche, contribuendo a velocizzare le operazioni e a efficientare i costi dei servizi; - crescente integrazione tra i mercati: l’integrazione dei mercati europei ha conosciuto una forte accelerata con l’introduzione della moneta unica; in Europa in particolare ha portato ad una aumento della concorrenza, il campo di gioco sul quale i player bancari si scontrano è passato dall’essere nazionale all’essere internazionale. Il consolidamento rappresenta la risposta dell’industria bancaria ai cambiamenti del quadro competitivo e all’accentuarsi della concorrenza. Si è ridotto il numero degli intermediari bancari ed è aumentata la concentrazione del mercato, ma nonostante ciò, il grado di competizione non è affatto diminuito. La concorrenza è particolarmente vivace su tutti i segmenti dell’attività bancaria Questi grandi poli nascono possono nascere per integrazione verticale, a monte o a valle, o per integrazione orizzontale; più praticata è quest’ultima, una medesima banca si estende su segmenti di mercato differenti, su clienti differenti, spostandosi su modelli di banca universale o gruppo bancario. L’unica forma coerente con la nascita di grandi poli bancari è S.p.A., in quanto una banca non riesce a recuperare capitale di rischio attraverso vendite obbligazionarie o attraverso la liquidità in eccesso dei correntisti, che è quello che fa una BCC, una banca per ottenere capitale di rischio deve quotarsi. Perché crescere 49 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023  La banca crescendo può sfruttare economie di scala e di scopo, migliorando l’efficienza operativa. Il singolo polo bancario può offrire tanti prodotti o servizi differenti ad un unico cliente dalle esigenze complesse, fidelizza questo cliente; le economie di scala e di scopo facilitano quindi il cross-selling.  Diventare un grande player internazionale fa sì che la reputazione della banca aumenti e ne aumenti il potere di mercato, quando sorpassa una determinata sogli critica, la banca passa dall’essere price taker a price maker, è la banca a determinare il prezzo di un servizio offerto sul mercatato; le grandi banche non si fanno una guerra di prezzo tra di loro.  Avere un grande portafoglio crediti, titoli, permette la diversificazione, in modo tale si minimizza il rischio, se la banca riesce ad avere un portafoglio clienti ampio, probabilmente riesce ad avere anche un portafoglio crediti ampio. La crescita dimensionale può realizzarsi:  per linee interne: aumento del grado di utilizzo della capacità produttiva esistente o per apertura di sportelli bancari. È una crescita lenta, ma controllata, permette che queste attività neonate siano subito incorporate; determina la nascita di banche universali;  per linee esterne: permette una crescita rapida, strategica, ma i costi e i tempi di integrazione di questa nuova entità all’interno del gruppo sono superiori, e si possono creare delle sovrapposizioni tra i servizi che il gruppo già offriva e quelli offerti dalla nuova banca; determina la nascita di gruppi bancari. Ad es. l’acquisizione di una banca commerciale porta con sé il beneficio di una rete di sportelli già radicata, una base di clientela già fidelizzata, un marchio riconosciuto, relazioni e conoscenze a livello locale, ma presenta notevoli costi di trasferimento, coordinamento, integrazione. Per diventare un grande player intenzionale è necessario espandersi all’estero, il campo di gioco si è spostato dal mercato nazionale all’industry bancaria mondiale. La banca può espandersi all’estero:  per via indiretta, può avvenire tramite: - rapporti di corrispondenza: una banca apre un conto presso un’altra banca estera, di modo che la banca possa seguire i suoi clienti da un’altra parte del mondo e gestire la liquidità di quei clienti in pool tramite quel conto, è una modalità di espansione molto cauta; - accordi una tantum (una volta, in modo sporadico): sono accordi tra due banche per singole operazioni; - joint venture: la banca nazionale si rende conto di non essere in grado di fornire servizi specifici per un particolare segmento di clienti (ad es. non possiede fondi a legislazione irlandese), la banca quindi si associa con una banca estera; è una modalità di espansione più pervasiva; - franchising: la banca cede i propri segni distintivi; l’operatività della banca non si è spostata all’estero, ha cercato dei partner esteri che operassero per nome o per conto della banca; rappresenta il massimo grado di espansione indiretta;  per via diretta, la banca esporta parte della propria operatività all’estero, può avvenire tramite l’apertura di: - uffici di rappresentanza: è un ufficio che non può raccogliere liquidità, contatta la nuova clientela e svolge attività promozionale. È un ufficio che rappresenta la banca nazionale, è il primo passo esplorativo in un nuovo mercato, generalmente viene aperto quando si vuole studiare l’operatività del mercato estero, se potenzialmente un mercato è fruttifero per la banca nazionale. In realtà esistono degli uffici di rappresentanza che restano tali per decenni, dove la banca fa fatica ad entrare in quel mercato, ma piuttosto che lasciarlo scoperto mantiene aperti gli uffici di rappresentanza; - filiali: modalità di espansione diretta più aggressiva; possono svolgere l’attività bancaria vera e propria, in tale modo riesce a creare un nuovo circuito finanziario creditizio anche all’estero, aumentando la quota di mercato; - sussidiaria: la banca nazionale compra delle partecipazioni di una banca estera, istantaneamente aumenta il giro d’affari anche a quel mercato, la banca diventa un socio che può avere potere di ingerenza circa le decisioni di investimento della partecipata. Indici di concentrazione:  CR3/5: total asset dei primi 3/5 player bancari sul totale dell’industria bancaria;  HHI: Herfindahl-Hirschman, è la somma dei quadrati delle quote percentuali di mercato di ciascuna banca. ∑ i=1 N Qi 2 dove Qi è la quota di mercato dell’i-esima banca. 50 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 L’HHI varia tra 0 e 1; il valore massimo per singola banca corrisponde a una situazione di completo monopolio, mentre valori molto bassi dell’indice si ottengono in mercati nei quali c’è un numero elevato di agenti, ciascuno dei quali detiene una piccola quota di mercato. L’interconnessione finanziaria si riferisce alle relazioni tra gli agenti economici dovute alle transazioni finanziarie realizzate. Il grado di interconnessione aumenta con: - le dimensioni degli intermediari bancari e finanziari; - il livello di concentrazione dei sistemi finanziari; - l’ampiezza dell’operatività internazionale degli operatori finanziari. Se creo un sistema finanziario altamente interconnesso, con player molto concentrati, le cui sorti dipendono da quelle degli altri player, inserisco una forte fragilità, che prende il nome di rischio SISTEMICO (non sistematico), è il rischio che l’insolvenza o peggioramento del merito creditizio di un intermediario si possa trasmettere velocemente anche ad altri intermediari e all’economia reale. 17/04/2023 G-SIFI Il rischio complessivo di un emittente è dato da rischio sistemico e rischio idiosincratico. Il rischio sistemico riguarda tutto il comparto bancario, riguarda i rapporti tra le banche. Le banche che hanno un rischio sistemico, ovvero la cui rischiosità può essere trasmessa anche alle altre banche si chiamano G-SIIs (Global Systematically Important Institutions). Il rischio sistemico si propaga all’interno dell’industria bancaria, motivo per il quale il rischio di una banca G-SIBs (Global Systematically Important Banks) non riguarda solo sé stessa, ma l’intero sistema bancario. Le banche “too big to fail” sono banche sono troppo grandi per essere lasciate fallire, non troppo grandi per fallire, questo ci porterebbe erroneamente a pensare che le loro dimensioni impediscano il fallimento, invece queste banche sono troppo grandi per essere lasciate fallire, in quanto il loro rischio sistemico è talmente grande che trascinerebbe anche le altre banche al fallimento, la crisi di una sola banca si ripercuote su tutto il sistema bancario. Bisogna guardare il LGD (loss given default), ovvero l’impatto che il fallimento della banca provocherebbe, è la stima del tasso di perdita in caso di insolvenza, non la PD (probability of default), che è la probabilità di fallire. Il fallimento della banca provocherebbe esternalità negative a catena sull’intero sistema economico e finanziario. Il criterio dimensionale è rilevante per essere dichiararti G-SIB, ma non necessariamente una banca grande presenta un rischio sistemico alto. Sono 5 i criteri per valutare se una banca è G-SIB: - operatività internazionale: particolarmente elevata; - dimensione: totale delle esposizioni di una banca, calcolate come indicato dagli accordi di Basilea 3; - interconnessione: attività e passività verso altre società finanziarie, quindi non necessariamente banche e titoli in circolazione; - sostituibilità: il sistema bancario stesso si sta disintermediando, le banche sono prestatrici di servizi che un tempo non erano necessariamente forniti da banche; - fornitore di servizi complessi: non sono iscritti nel bilancio, sono servizi ad es. derivati iscritti fuori bilancio. Le attività fuori bilancio non sono computate a bilancio per non appesantire troppo le passività; tutte le attività off-balance non rientrano nelle attività core della banca. La metodologia attribuisce la stessa ponderazione del 20% a ciascuna delle cinque categorie della rilevanza sistemica (ogni voce ha la stessa importanza, pesa per 1/5). Ogni categoria è un indice complesso costituito da altre variabili, ad eccezione di quella dimensionale. 51 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - nota integrativa: specifica quegli aspetti poco trasparenti o che necessitano di una ulteriore spiegazione, circa vari aspetti del bilancio. La parte E contiene informazioni sui rischi e sulle politiche di copertura, ci riferiamo ai derivati di copertura, che possono finire in bilancio, e quindi all’interno dello stato patrimoniale, oppure essere off-balance, quindi non essere inseriti nello stato patrimoniale. A prescindere dalla collocazione bisogna dare informazione in nota integrativa come il derivato acquistato svolga funzione di copertura, quindi quale è il sottostante e se abbia offerto una buona copertura del sottostante, quindi se le variazioni del sottostante siano state coperte come previsto dal derivato di copertura. I derivati a fini speculativi sono collocati direttamente fuori bilancio. - relazione sulla gestione.  STATO PATRIMONIALE Evidenzia la composizione del patrimonio della banca; viene redatto a sezioni divise e contrapposte. Le voci dell’attivo vengono inserite secondo il criterio della liquidità decrescente, mentre le voci del passivo vengono inserite secondo il criterio della esigibilità crescente. Le principali voci dell’attivo sono: prestiti alla clientela (prestiti al consumo, prestiti commerciali e industriali, prestiti immobiliari, altri prestiti), altre attività finanziarie (quando la banca agisce da dealer o asset transformer), altre attività non finanziarie; le principali voci del passivo sono: depositi da clientela e da altre banche, altre passività e capitale netto. Non tutte le attività e passività finanziarie sono valutate secondo i medesimi criteri; sono classificate in funzione della specifica destinazione (negoziazione, vendita, detenzione a scadenza); l’inserimento in una categoria piuttosto che in un’altra comporta l’applicazione di diversi criteri di valutazione IAS/IFRS.  Fair value: utilizzato per attività e passività finanziarie finalizzate alla negoziazione; derivati di copertura; attività e passività finanziarie valutate al fair value. Non per tutti gli strumenti finanziari iscritti in bilancio è possibile determinare il fair value, è quel valore univoco che costituisce la valorizzazione in bilancio di una attività o passività. Esistono 3 livelli di valorizzazione al fair value: - livello 1: è il più semplice, lo strumento che deve essere valutato ha un prezzo, quindi è negoziato su un mercato attivo, il prezzo è determinato dal mercato (dinamiche di domanda e offerta), è quindi una valutazione imparziale, non è la banca che ne determina il valore; - livello 2: non esiste un mercato attivo per l’attività finanziaria in questione, quindi posso verificare se esistono strumenti simili a quello che devo valutare (stessa tipologia di emittente) su un mercato attivo; una volta che vengono trovati 5 strumenti simili, si fa una media del valore di mercato di questi strumenti e il risultato ottenuto diventa la valutazione a fair value della posta; - livello 3: in questo caso lo strumento non è quotato e non ha diretti pari su un mercato attivo; per la valutazione a fair value bisogna utilizzare tecniche di valutazione diverse dalla quotazione, con parametri più quantitativi, non osservabili sul mercato; è molto complicato “difendere” una valutazione di livello 3, motivo per il quale esiste la nota integrativa.  Costo ammortizzato: utilizzato per attività finanziarie detenute fino a scadenza; titoli in circolazione; crediti vs banche/clientela, debiti vs banche/clientela. Il costo ammortizzato adegua, di anno in anno, l’originario valore di iscrizione dell’attività o della passività sulla base del valore attuale dei flussi futuri prodotti dalla stessa in base all’ammortamento. Bisogna identificare ogni anno se le attività finanziarie sono allo stage 1, 2, 3. Quando valorizzo un’attività non solo devo aggiornare il costo storico ammortizzato, ma bisogna valutare anche se il tasso di sconto è ancora valido, quindi valutare se il merito creditizio del cliente è peggiorato, ovvero l’attività è diventata più rischiosa. Bisogna mettere in atto l’azione di impairment, si valuta se la rischiosità dell’attività finanziaria è variata rispetto all’anno precedente.  Stage 1: un’attività è allo stage 1 se non ha manifestato un aumento significativo del rischio di credito rispetto all’anno precedente (non è detto che l’attività non sia rischiosa). In tal caso bisogna contabilizzare le perdite attese nei 12 mesi successivi.  Stage 2: in questo stato rientrano gli strumenti che hanno manifestato un incremento significativo del rischio di credito, rispetto alla rilevazione iniziale, ma non così grave da prevedere una perdita. Il merito 54 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 creditizio del cliente è peggiorato, ma non al punto tale da ritenere che il cliente vada in default, non ci si aspetta una perdita immediata.  Stage 3: in questo stato rientrano le attività il cui rischio è peggiorato, ma al punto di ritenere che una imminente perdita di valore è da mettere in conto. Se l’attività è di stage 2 o 3 devo calcolare le perdite attese sull’intera vita residua di quell’attività finanziaria; se sono attività a lungo termine, la perdita che dovrò calcolare sarà alta. Ad es. se il prenditore è un mutuatario, con debito trentennale, e dopo 3 anni il suo merito creditizio diminuisce, bisogna contabilizzare la perdita di tutta la durata del mutuo. Per questo l’istruttoria di fido è molto importante, bisogna valutare attentamente le informazioni e monitorare il cliente per la durata del prestito. L’impairment è un meccanismo che verifica, in sede di valutazione di fine esercizio, le eventuali svalutazioni dei crediti. L'impairment test è differente per gli strumenti valutati al costo ammortizzato in cui non si aspetta che la perdita si verifichi (occurred loss), perché ciò avverrebbe solo scadenza, ma si decurta il valore della posta anche della perdita attesa (expected loss). La perdita attesa include 2 componenti, una meccanica che si ricava da una formula, e un’altra meno oggettiva. La perdita attesa deriva dalla probability of default (PD) della controparte e dalla loss given default (LGD), questa è la parte meccanica; esiste una terza componente che fa sì che vengano incorporate delle considerazioni che il valutatore può fare. Tutte queste valutazioni non possono essere applicate se ci si riferisce ad una voce di patrimonio netto, si deve calcolare la massima perita su quella posta, se poi le attività di copertura vanno a buon fine, allora la perdita sarà minore di quella massima attesa. Lo stato patrimoniale riclassificato è il punto di partenza per l’individuazione delle aree fondamentali di attività della banca. - Attivo: la distinzione fondamentale è tra attività fruttifere (che generano interessi o dividendi) e non fruttifere, la cui somma costituisce il totale delle attività. - Passivo: diviso in debiti la cui assunzione comporta un costo per la banca (passività onerose) e altre passività, che insieme costituiscono le passività totali. Le altre voci sono rappresentate dal patrimonio netto. Attivo  Cassa e disponibilità liquide: sono le attività più liquide in assoluto, sono le banconote in euro o in altra divisa e disponibilità liquidabili. All’interno di queste disponibilità liquide vengono iscritti i deposti verso la BCN, non possono essere iscritte le riserve obbligatorie, ma possono essere iscritte le riserve libere. È vero che una riserva obbligatoria può essere utilizzata anche al 100%, ma c’è comunque il vincolo che all’interno del periodo di mantenimento il valore medio della riserva deve essere pari a quello di legge, mentre le riserve libere possono essere smobilizzate interamente.  Crediti: sono crediti v/banche e crediti v/clientela, la valutazione avviene al costo storico ammortizzato ed eventualmente rettificato a seguito dell’impairment. All’interno del bilancio, dopo la procedura di impairment, in funzione dello stato di salute del credito si possono avere 2 fattispecie, attività di stage 1 o attività di stage 2/3, ma questo non dice nulla sulla effettiva rischiosità, dice solo se essa è cambiata o meno rispetto al periodo precedente. Si è dovuto ricorrere ad un ranking differente (elaborato dall’autorità bancaria europea) per capire la qualità del credito: si distingue tra crediti performing o in bonis e crediti non performing o deteriorati (NPL). La Banca d’Italia, ha previsto un’ulteriore classificazione per i crediti deteriorati; in funzione di quanto grave sia il deterioramento del credito possiamo distinguere tra: - sofferenze: sono le più gravi, i crediti più deteriorati in assoluto; sono tutti quei crediti iscritti a bilancio o lasciati fuori bilancio, nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza, o in una situazione di alta probabilità di insolvenza; - inadempienze probabili: sono medio-gravi, in questo caso la banca ritiene improbabile che il debitore adempia integralmente ai propri debiti a meno che non si ricorra ad azioni legali di riscossione del credito, quali l’esecuzione delle garanzie; 55 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate: sono i crediti deteriorati meno gravi; si tratta di esposizioni in cui vengono superati i confini dell’affido per 90 giorni e oltre una determinata soglia che la banca stabilisce internamente. Crediti forbone possono essere performing o non performing, sono quei crediti che hanno subito una modifica delle condizioni contrattuali, in modo tale da scongiurare il fatto che, se sono in bonis diventino deteriorati, o se sono deteriorati che passino alla categoria successiva. Crediti v/banche: attività finanziarie non quotate verso istituti di credito; sono incluse le riserve obbligatorie (crediti v/banca centrale). Crediti v/clienti: attività non finanziarie verso la clientela; sono inclusi crediti verso Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti.  Attività detenute per la negoziazione: all’interno figurano le attività finanziarie allocate nel portafoglio di negoziazione, nonché le partecipazioni in imprese sottoposte ad influenza notevole o a controllo congiunto. Il portafoglio di negoziazione è quello maggiormente negoziabile, ovvero quello che la banca detiene per finalità di negoziazione, fini più speculativi; tutti gli strumenti del mercato monetario vengono iscritti all’interno di questa voce .  Attività valutate al fair value: attività con un periodo di mantenimento maggiore delle attività detenute per la negoziazione, ma minore delle attività disponibili per la vendita, si tratta di una categoria residuale  Attività disponibili per la vendita: sono attività che vengono valutate al fair value con iscrizione delle variazioni nell’apposita riserva di valutazione. Rappresentano investimenti temporanei non destinati ad imminente negoziazione.  Attività detenute fino a scadenza: si tratta di titoli di debito quotati e finanziamenti che la banca ha intenzione di mantenere sino a scadenza. La volontà da parte dell’istituto di credito a mantenere i titoli sino a scadenza deve essere dichiarata per iscritto. Diversamente dalle altre attività e passività finanziarie, queste vengono valutate al costo storico ammortizzato, il loro valore non viene aggiornato al valore di mercato tutti gli anni, è una valutazione prevedibile.  Derivati di copertura: operazioni di copertura finalizzate a neutralizzare potenziali perdite tramite l’ottenimento di utili; sono quindi derivati che coprono un sottostante. Bisogna dare spiegazione in nota integrativa quale sia il sottostante e l’efficacia della copertura. Se il derivato non è di copertura è uno strumento speculativo, e non trova posto all’interno del bilancio, costituisce una delle due famiglie degli strumenti off-balance, strumenti che producono effetti in conto economico, ma non hanno una collocazione in stato patrimoniale.  Partecipazioni: costituite da partecipazioni attive che una banca ha nei confronti di controllate, o sottoposte ad influenza notevole. Sono iscritte inizialmente al valore del costo storico, e successivamente al patrimonio netto; in modo tale da adeguare il valore della partecipazione al valore contabile del patrimonio della partecipata. Passivo e Patrimonio Netto Dal lato del passivo si hanno tre categorie di voci: - passività finanziarie: comprende i debiti di natura finanziaria della banca e quelli rappresentati da titoli (certificati di deposito ed obbligazioni); - altre passività: debiti di natura non finanziaria, che non prevedono sostenimento di costi di carattere finanziario; - patrimonio: essendo un dato puramente contabile differisce dal patrimonio di vigilanza richiesto dalle autorità.  Fondi rischi e oneri: fondi costituiti al fine di coprire perdite, oneri o debiti di natura determinata, di esistenza probabile o certa, ma indeterminati per quanto riguarda l’ammontare o la data di sopravvenienza. Non hanno funzione rettificativa dei valori dell’attivo e il loro importo non può essere superiore a quello delle perdite, degli oneri e dei debiti a fronte dei quali sono costituiti.  Capitale: rappresenta il valore delle azioni (o delle quote) emesse dalla banca, al netto dell’importo del capitale sottoscritto ma non ancora versato alla data di redazione del bilancio. La capitalizzazione di una banca è definita da: capitale sociale = valore nominale (delle azioni) x N. di azioni. Si parla di valore nominale dell’azione, e non di valore di mercato, questo perché quando una banca colloca 56 Marco Noli Anno Accademico 2022-2023 ECONOMIA E GESTIONE DELLA BANCA Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 ECONOMIA E GESTIONE DELLA BANCA 22/02/2023 STRUTTURA ED EVOLUZIONE DEL SISTEMA FINANZIARIO IL SISTEMA FINANZIARIO E IL SISTEMA REALE Il sistema economico è l’insieme dei soggetti che svolgono attività atte a procurarsi beni e servizi funzionali al soddisfacimento dei propri bisogni all’interno di un framework regolamentato. Esso può essere scisso in due parti: - sistema reale: insieme di beni/servizi e forza lavoro che gli individui inter-scambiano per soddisfare bisogni propri; - sistema finanziario: si tratta dell’insieme di flussi finanziari che costituiscono la contropartita agli scambi che avvengono nel sistema reale, quindi si tratta di trasferimenti di moneta, mezzi di pagamento. Per ogni contrattazione sull’economia reale (ad es. per ogni passaggio della mia forza lavoro ad altro) ci si aspetta un flusso finanziario. Sistema reale e finanziario sono strettamente interdipendenti, senza l’uno l’altro non ha senso, sono l’uno il movimento in contropartita dell’altro, e soltanto un loro contemporaneo equilibrio permette quello economico complessivo. La teoria economica suggerisce la necessità di equilibrio tra questi due sistemi: PQ=MV. L’economia reale è rappresentata dal complesso di beni e servizi prodotti (Q) moltiplicato per i relativi prezzi (P) e deve essere in equilibrio con il quantitativo di moneta (M) presente sul mercato e dotata di una sua specifica velocità di circolazione (V), questi ultimi due elementi definiscono il sistema finanziario. La velocità di circolazione della moneta è la velocità alla quale viene scambiata una unità di conto in un dato periodo di tempo. Maggiore è la circolazione, più si scambia moneta, più c’è compravendita, quindi maggiori sono i consumi; minore è la circolazione, maggiore è il risparmio, quindi si raffreddano gli scambi nell’economia reale La capacità di queste 4 variabili di restaurare l’equilibrio dopo uno shock è molto diversa, non hanno la capacità di riportare l’equilibrio allo stesso modo.  Aumento dei prezzi Δ↑ P - Δ↓ Q: se agisco sul sistema reale, abbasso la quantità di beni reali scambiati, quindi la produzione deve diminuire, per farlo bisogna chiudere le fabbriche, di conseguenza la disoccupazione aumenta. Inoltre le curve di breve e di medio dei paesi non sono facilmente modificabili. Non è la soluzione più adatta, per portare a termine questo cambiamento ci vogliono mesi; - Δ↑ V: si potrebbero stimolare i consumi nel breve termine, quindi le persone dovrebbero spendere maggiormente, ma questo è difficile dato l’aumento dei prezzi; - Δ↑ M: si potrebbe aumentare la quantità di moneta in circolazione nel sistema finanziario, la moneta è la variabile più efficace per riportare equilibrio nel sistema economico. Gli intermediari finanziari devono trasmettere l’aumento della moneta, la quantità di moneta è nelle mani della banca centrale, ma non può intervenire direttamente nei portafogli delle persone.  Aumento della produzione Δ↑ Q - Δ↓ P: si potrebbe diminuire i prezzi, anche se imporre una diminuzione dei prezzi non è semplice; - Δ↑ V: aumento della velocità di circolazione della moneta; - Δ↑ M: aumento della quantità di moneta in circolazione.  Aumento della moneta Δ↑ M - Δ↑ Q: aumento delle quantità dei beni prodotti, per applicare questa risposta ci vuole tempo; - Δ↑ P: aumento dei prezzi, è la scelta ottimale per ristabilire l’equilibrio; - Δ↓ V: diminuzione della velocità di circolazione, molto difficile.  Aumento della velocità di circolazione della moneta Δ↑ V - Δ↑ Q: aumento delle quantità dei beni prodotti; - Δ↑ P: aumento dei prezzi; - Δ↓ M: diminuzione della quantità di moneta in circolazione nel sistema. Difficilmente uno shock che parte dell’economia reale non ha ripercussione nel sistema finanziario. 1 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Le istituzioni finanziarie sono chiamate a raccogliere, trasformare e impiegare le disponibilità finanziarie degli operatori in surplus per finanziare quelli in deficit. Affinché il sistema finanziario esista devono persistere sia soggetti in surplus che soggetti in deficit, la loro presenza è fisiologica, il sistema finanziario non esisterebbe se non ci fossero soggetti in deficit. La funzione creditizia è regolare e gestire le risorse finanziarie da soggetti in surplus a soggetti in deficit. La composizione di attività e passività finanziarie dei settori istituzionali dipende da: - scelte di investimento e finanziamento dei diversi settori nel tempo; - trasformazioni strutturali del sistema finanziario (ad es. crescita dei circuiti diretti); - modelli di sviluppo economico perseguiti (welfare state); - fattori demografici e di educazione finanziaria. Le società non finanziarie nel 2020 sono state leggermente in surplus, quando tipicamente sono soggetti in deficit, se il saldo è in surplus (S>I), questo non è un bene in quanto si predice un rallentamento dell’economia, è un indicatore della recessione, le imprese stanno vivendo un brutto momento, il costo di entrare nel mercato del credito, probabilmente è maggiore rispetto al beneficio atteso. Le società finanziare registrano un leggero surplus, il bilancio di una banca è fatto da attività finanziarie da una parte e passività finanziarie dall’altra, in base alle situazioni registrano un surplus o un deficit, è difficile che siano stabilmente in deficit. Il portafoglio tipo delle famiglie e delle società non finanziarie dal 2005 al 2020 è pressoché rimasto invariato. Cambiamenti significativi li hanno avuti le banche. Confrontando la ricchezza netta delle famiglie dal 2005 al 2020, le famiglie italiane continuano ad essere in netto surplus, ma sono le uniche che hanno perso potere d’acquisto, il grafico non ha un trend positivo come invece accade negli altri paesi, è vero che la ricchezza è aumentata, ma è aumentata meno rispetto a quanto avvenuto negli altri paesi e ha conosciuto un periodo di decrescita. 4 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Se un settore istituzionale ha un saldo negativo e il suo trend è in peggioramento indica la necessità futura di un trasferimento ulteriore di risorse, questo interessa alle banche. Lo stesso ragionamento riguarda la famiglie, se abbiamo soggetti in surplus con un trend positivo, probabilmente la banca deve trovare dei prodotti finanziari che invoglino queste famiglie ad investire, perché stanno accumulando ricchezza. Dal 2005 al 2019 la povertà assoluta in Italia è aumentata, in Italia le persone in povertà assoluta sono il 6,4% della popolazione. La dissociazione fra risparmi e investimenti origina dall’esistenza di settori istituzionali con saldi finanziari e con segni tipicamente contrapposti, che fanno insorgere esigenze di trasferimento delle risorse monetarie dalle unità in surplus alle unità in deficit. La dinamica e l’entità dei fenomeni di dissociazione in atto nei sistemi economici traggono origine dai modelli di sviluppo economico seguiti. Dimensione e distribuzione dei saldi finanziari dei settori sono, infatti, riconducibili a scelte di welfare state, di politiche di distribuzione dei redditi, di natura fiscale. I soggetti in surplus e quelli in deficit devono essere messi in condizione di trasferire risorse all’interno del sistema economico. Affinché ciò sia possibile, è necessario un certo grado di finanziarizzazione dell’economia La parte di reddito non consumata dai soggetti in surplus deve essere incorporata in un contratto finanziario standardizzato che rappresenta una forma di investimento per il detentore, e una forma di finanziamento per l’utilizzatore. Ad es. il titolo di stato è un titolo finanziario standardizzato, è una forma di investimento per il detentore del contratto, è una forma di finanziamento, l’utilizzatore finale è lo Stato che lo emette. Dal punto di vista teorico lo scambio di flussi può avvenire in 3 modi: (IMPORTANTE)  scambio diretto autonomo: i datori di fondi e i prenditori di fondi si incontrano senza che alcun intermediario assuma una propria posizione negli scambi, a credito o a debito, autonomamente scambiano l’eccesso di ricchezza del soggetto in surplus a copertura del gap del soggetto in deficit. Questo tipo di scambio non ha un riscontro nell’economia che conosciamo;  scambio diretto assistito: i soggetti di domanda e di offerta sono controparti dirette dello scambio, ma l’intermediario svolge una funzione di ricerca e selezione della controparte, al fine di rendere compatibili le differenti esigenze dei soggetti di domanda e di offerta. Si verifica nel momento in cui un soggetto in surplus e uno in deficit vengono messi in contatto da una terza parte che agisce da broker. Il broker può essere una banca, una SIM o anche il mercato, che può facilitare questo tipo di scambio. Il broker non si sostituisce nello scambio finanziario, ma di fondo c’è sempre un contratto tra i due soggetti. La sua funzione è solamente quella di assistere la ricerca di soggetti con necessità coerenti tra loro;  scambio indiretto: l’intermediario si interpone tra le due categorie di soggetti assumendo una propria posizione, a credito nei confronti del prenditore di fondi e a debito verso il datore di fondi. Lo scambio, quindi, avviene con due contratti, uno tra intermediario e soggetto in surplus e l’altro tra intermediario e soggetto in deficit, l’intermediario agisce da dealer. 5 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Fractional reserve system: il sistema bancario opera in regime di riserva frazionata, ovvero ogni qualvolta che si deposita, la liquidità non rimane integralmente interna alla banca, ma ne rimane solo una frazione. Il deposito viene chiamato “a vista”, perché si può ritirare quando si vuole, ma la banca è libera di concedere finanziamenti con l’insieme dei depositi. In altre parole, la banca prende in pool tutte le riserve e le dà ai clienti che richiedono finanziamenti. Questa, trasforma le scadenze in modo da accordare le esigenze dei due soggetti. Questo meccanismo funziona solo in periodi di tranquillità finanziaria perché, se si generasse una corsa agli sportelli causata da una situazione macroeconomica critica, la banca si troverebbe sicuramente in difficoltà. 24/02/2023 Il trasferimento delle risorse si svolge attraverso accordi e prestazioni differite nel tempo, che comportano il rischio per il creditore relativo al buon fine della controprestazione futura. Non è scontato quindi che i soggetti si incontrino e che le loro preferenze in termini di investimento e finanziamento siano coerenti. Affinché lo scambio tra soggetti in surplus e soggetti in deficit avvenga fluidamente, il sistema finanziario ha tre leve per far sì che questo avvenga: - liquidità, negoziabilità e standardizzazione degli strumenti; - trasformazione del rischio; - informazioni. 1. Liquidità, negoziabilità e standardizzazione È necessario che i contratti siano standardizzati, ovvero che abbiano caratteristiche standard, facilmente riconoscibili, questo garantisce la portabilità dei contratti, ovvero, se il datore di fondi, prima della scadenza del contratto, ha necessità di liquidità, egli può vendere il contratto ad un altro investitore. Esiste un mercato per il contratto standardizzato, può essere venduto a più persone, il datore di fondi non deve per forza mantenere congelato il proprio rapporto, questo implica la caratteristica della negoziabilità. Un asset negoziabile è un asset facilmente vendibile sui mercati secondari, facilmente implica che possa essere venduto in tempi veloci. Un asset liquido è facilmente trasformabile in moneta senza perdite. È difficile trovare sui mercati finanziari asset liquidi, in quanto un soggetto quando compra un asset a 100€ non può essere sicuro che nel momento in cui lo va a rivendere il prezzo di mercato sia ancora 100€ (prezzo di mercato = prezzo di acquisto). La negoziabilità, quindi, assicura la possibilità di vendita dell’asset, ma non l’assenza di perdite. Gli intermediari asset broker e asset transformer, facilitano entrambi lo scambio, ma hanno funzioni diverse. Non necessariamente un intermediario è solo asset broker o asset transformer, queste sono due funzioni, le banche ad esempio, svolgono entrambe le funzioni. Ci sono altri intermediari che invece agiscono solo da asset broker, entrano soltanto nei circuiti diretti assistiti per agevolare il match tra domanda e offerta.  Gli intermediari asset broker, quali ad esempio SIM e società di gestione di fondi comuni mobiliari e immobiliari hanno la capacità di sfruttare economie di scala, ovvero di ridurre i costi (in larga misura fissi) unitari di transazione al crescere dei volumi di attività. Gli intermediari asset broker puri non operano una trasformazione dei rischi di credito e di liquidità tipica degli intermediari creditizi e, in particolare, bancari.  Gli intermediari asset transformer sono coloro che raccolgono fondi presso i soggetti in surplus emettendo proprie passività, entrano negli scambi indiretti, in quanto i circuiti indiretti necessitano di un soggetto che trasformi le caratteristiche dei fondi dei soggetti in surplus affinché questi siano più affini alle richieste dei soggetti in deficit. 6 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 appartenere ad una unione monetaria completa, vi è la necessità di omogeneità dal punto di vista monetario, fiscale. Con il trattato di Maastricht sono stati definiti degli obblighi di convergenza per i Paesi che volevano aderire all’Unione: - stabilità dei prezzi, con inflazione stabile e inferiore al 2%; - situazione finanziaria pubblica sostenibile: deficit/PIL inferiore al 3% e debito pubblico/PIL inferiore al 60%. Il deficit rappresenta il sovrappiù della spesa pubblica di ogni anno, mentre il debito è la somma dei deficit. Sono pochi i Paesi che rispettano questi paletti, nel 2023 è stato momentaneamente sospeso il Fiscal Compact le cui regole di convergenza di Maastricht sono state sospese dopo l’inizio della pandemia e prolungate fino al termine di quest’anno a causa dei rincari dell’energia, dell’inflazione e della guerra in Ucraina; al momento non si sa fino a quando ciò sarà concesso. L’Italia ha un alto debito pubblico, introno al 150% del PIL, ci vorranno anni per ridurlo sino al 60%. All’interno della UEM il sistema finanziario, per svolgere la funzione monetaria, si occupa di: - creazione e circolazione dei mezzi di pagamento; - garantire il funzionamento del sistema dei pagamenti. Questo fa sì che il sistema dei pagamenti porti deficit e surplus tra i vari soggetti. La funzione monetaria è svolta prevalentemente dal sistema bancario, ma sono 15 anni che non è più svolta esclusivamente dalle banche. IMEL (Istituti di Moneta Elettronica) e IP (Istituti di Pagamento) sono autorizzati dalla Banca d’Italia alla creazione della moneta, così come lo è Poste Italiane. Sono infatti la Banca Centrale e le banche i soggetti principali che hanno la prerogativa di potere fornire agli operatori economici dei mezzi di pagamento attraverso la creazione di proprie passività dotate del requisito di accettabilità e che dunque vengono universalmente accettate come mezzo di pagamento. Il panorama è in forte evoluzione grazie all’ingresso di FinTech e BigTech. Con l’avvento del FinTech, tantissimi attori non bancari possono creare moneta, e questo crea distorsioni a livello di trasmissione degli impulsi di politica monetaria, in quanto soltanto la moneta creata dagli intermediari bancari ha il requisito della completa accettabilità. Comunque il panorama del sistema dei pagamenti è in forte evoluzione. La moneta è qualsiasi dispositivo personalizzato e/o insieme di procedure concordate tra l’utilizzatore e il prestatore di servizi di pagamento. Oggi vediamo la definizione di moneta MICRO, quelle della funzione monetaria (MACRO riguarda gli aggregati, vengono utilizzate quando si parla di politica monetaria).  Moneta legale: si tratta di banconote e monete metalliche, è emessa da intermediari di natura puramente bancaria; la sua accettazione è imposta per legge e non può essere rifiutata dal creditore. La sua funzione è quella di estinguere le obbligazioni monetarie a carico del debitore; viene creata da un soggetto pubblico (banca centrale).  Moneta bancaria: è l’insieme degli strumenti e delle procedure di pagamento, alternativa alla circolazione della moneta legale (carte di debito, carte di credito, prepagate). Può essere utilizzata come: - strumento di pagamento: sostituto temporaneo della moneta che permette di ritardare l’esborso monetario ad un momento successivo alla conclusione dello scambio; - procedure di pagamento: rappresentano i sistemi di trasferimento della titolarità della moneta (bonifici, giroconti, procedure di incasso e pagamento ecc.) che poggiano sul sistema dei pagamenti.  Moneta elettronica: ha natura bancaria, ma è priva di un supporto fisico; rappresenta un valore monetario, memorizzato elettronicamente, che rappresenta un credito vantato nei confronti dell’emittente, incorporato in un dispositivo elettronico ed accettato come mezzo di pagamento da imprese diverse dall’emittente (ad es. MAV).  Cripto-moneta: non è possibile utilizzarla come moneta di pagamento e mezzo di estinzione del debito, ma comunque rientra nell’insieme di monete che incontriamo; si tratta di una moneta virtuale, creata sulla blockchain, che costituisce una rappresentazione digitale di valore e può essere utilizzata come mezzo di scambio o detenuta a scopo di investimento. Le criptovalute possono essere trasferite, conservate o negoziate elettronicamente servendosi di una DLT (distributed ledger technology), questo può avvenire solamente online. 9 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 I mezzi di pagamento non sono da considerarsi strumenti finanziari. La moneta ha 3 funzioni: - mezzo di regolamento degli scambi: mezzo di scambio che libera l’acquirente di un bene o servizio da ogni obbligo nei confronti del venditore; quando utilizzo moneta legale, elettronica o bancaria, mi libero dal debito che ho contratto; - unità di conto: misura il valore intrinseco dei beni e dei servizi all’interno di un determinato contesto sociale; la moneta fa sì che io riesca ad attribuire un valore intrinseco ad un bene, la percezione del valore intrinseco dei beni dipende dall’unita di conto, la moneta deve determinare questa unità di conto (un bene è caro o no?); - scorta di liquidità: la moneta ha la funzione di riserva di liquidità (mantenimento del potere d’acquisto nominale). È una percezione molto fallace, se lascio ferma sotto forma di liquidità la moneta, mantengo il potere d’acquisto nominale, ovvero il loro valore facciale, che non cambia nel tempo, ma cambia il potere d’acquisto reale, con l’inflazione il potere d’acquisto reale scende. Quindi la moneta funge da scorta di liquidita, ma non protegge dalla perdita del potere d’acquisto dovuta all’inflazione. Se volessimo mantenere costante il potere d’acquisto reale si dovrebbe investire, esistono dei prodotti collegati all’inflazione, se ad es. compro un BTP, il suo rendimento è in parte collegato all’inflazione, se essa sale l’investimento sale, se scende viceversa, in una situazione di deflazione generalmente ci sono delle salvaguardie, l’investimento non può diventare negativo, segue l’andamento dell’inflazione purché sia positivo. Il sistema dei pagamenti europeo è costituito da una serie di elementi: - strumenti (tradizionali, e-payement, m-payement); - norme (Payement System Directive 2); - procedure (TARGET, TARGET2); - produttori (banche, IMEL, IP, Poste Italiane); - autorità di controllo (BCE, Banche Centrali Nazionali). L’attività delle autorità di controllo è atta ad assicurare efficienza e affidabilità dei trasferimenti di fondi tra gli operatori economici. Tutta questa struttura è in continua evoluzione a causa dell’impatto che la digitalizzazione e il FinTech ha portato all’interno della funzione monetaria e dei sistemi di pagamento. La SEPA ovvero la Single Euro Payments Area (Area Unica dei Pagamenti in Euro) è l'area in cui i cittadini, le imprese, le pubbliche amministrazioni e gli altri operatori economici possono effettuare e ricevere pagamenti in euro, sia all'interno dei confini nazionali che fra i paesi che ne fanno parte, secondo condizioni di base, diritti ed obblighi uniformi, indipendentemente dalla loro ubicazione all'interno della SEPA. Lo scopo della SEPA è quello di creare un mercato dei pagamenti armonizzato che offra degli strumenti di pagamento comuni (bonifici, addebiti diretti e carte di pagamento), che possono essere utilizzati con la stessa facilità e sicurezza su cui si può contare nel proprio contesto nazionale. Adottare l’euro non significa appartenere all’area SEPA, ad es. il Regno Unito appartiene all’area SEPA, nonostante non utilizzi l’euro. Dal 2018 il sistema dei pagamenti è legiferato dalla PSD2, la Direttiva sui Servizi di Pagamento (Payment Services Directive), è l’iniziativa legislativa della Commissione Europea tesa ad ordinare in un singolo quadro normativo l’intera materia dei pagamenti. La principale novità rispetto alla PSD1 è che sono stati riconosciuti altri intermediari finanziari autorizzati ad operare all’interno dei servizi di pagamento, quindi autorizzati a creare moneta elettronica; la banca riduce il ruolo tipico di intermediario nel sistema dei pagamenti a favore di: - PISP: payments initiation service provider, circuiti alternativi come Satispay; - AISP: account information service provider, si tratta degli autori che hanno creato le piattaforme sulle quali operano i PISP; - CISP: card issuer service provider, le carte di pagamento possono non essere brandizzate da una banca (ad es. Postepay, grazie la fatto che Poste Italiane è entrata a far parte dei produttori di moneta; negli USA ci sono alcune case produttrici automobilistiche che hanno la propria finanziaria, ed emettono anche prepagate). 10 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Altra novità è stata l’incremento del FinTech, ovvero l’ingresso di quegli attori che non possono essere definiti bancari, ma nemmeno finanziari, che possono accedere al mercato dei pagamenti; i primi sono stati i c.d. FAAMG (Facebook, Amazon, Apple, Microsoft, Google), precursori che hanno creato dei sistemi di pagamento completamente autonomi da quelli bancari. Con il termine FinTech si intende l’innovazione finanziaria, resa possibile dall’utilizzo massivo di innovazione tecnologia all’interno del sistema bancario, che può tradursi in nuovi modelli di business, processi o prodotti, e anche alla nascita di nuovi operatori di mercato. Il FinTech si appoggia alle DLT, cioè quelle tecnologie non accentrare, che si basano sul concetto di network; non è più accentrato in quanto non devo passare da una banca, ha cambiato il modo di erogare credito delle banche, di comprare e vendere titoli sul mercato. In questo specifico caso il cambiamento è stato enorme, tanto che è stato riconosciuto come attore primario dei pagamenti. Se fino ad una decina di anni fa c’era uno scontro tra nuovi entranti e banche, oggi il FinTech è passato da minaccia al conto economico, ad alleato, tanto che le banche hanno assorbito molte piattaforme FinTech. Oggi diamo per scontata la presenza dell’online banking, questo è reso possibile dall’avvento del FinTech. 8/03/2023 FUNZIONE DI TRASMISSIONE DELLA POLITCA MONETARIA La politica monetaria è l’insieme delle azioni intraprese dalla Banca Centrale Europea per influenzare il costo e la disponibilità di denaro nell’economia. Influenzare significa creare un effetto, disponibilità significa quanto denaro c’è a disposizione all’interno del sistema finanziario, il termine chiave della definizione è denaro, dal punto di vista tecnico-finanziario non significa nulla, quando si parla di denaro si intente:  moneta circolante: insieme delle banconote e delle monete metalliche, moneta fisica;  moneta offerta: circolante + depositi (a vista o vincolati), sono le giacenze che i correntisti lasciano nelle banche;  base monetaria: circolante + riserve bancarie, sono costituite dalle riserve libere + la riserva obbligatoria; le banche devono detenere un certo ammontare di liquidità presso la Banca Centrale in qualità di riserve obbligatoria, poi le banche possono detenere maggiore liquidità in qualità di riserva libera. Il quantitativo di depositi non può essere determinato dalla Banca Centrale, esistono però dei modi per influenzarlo; anche le riserve libere non possono essere determinate dalla Banca Centrale, le può influenzare indirettamente, ma non direttamente. Ciò che la Banca Centrale può gestire direttamente è la base monetaria, la BCE può gestire la quantità di moneta nel sistema finanziario agendo direttamente sulla base monetaria, tranne per la componente delle riserve libera, ma non è in grado di influenzare direttamente i depositi. La Banca Centrale quando immette euro o concede credito, incrementa il suo attivo, quindi crea base monetaria; quando drena euro o vengono estinti prestiti, riduce l’attivo, quindi distrugge base monetaria. Il moltiplicatore della moneta è il rapporto tra moneta disponibile e base monetaria. M = C + D ; BM = C + R = C + RL + RO  M D =p+1; p rapporto tra moneta legale e moneta bancaria.  BM D =b+1; b riserve detenute dalle banche.  p= C D ; rapporto tra moneta legale e moneta bancaria, propensione del pubblico a mantenere moneta legale, funzione inversa dei tassi.  b= R D ; riserve detenute dalle banche, funzione del loro costo implicito, del vincolo di riserva obbligatoria e dai movimenti di moneta legale. 11 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Misure non convenzionali - quantitative easing: agevolazione massiva delle condizioni finanziarie sui mercati, non è una misura convenzionale in quanto generalmente avviene quando la crisi è particolarmente severa. Si tratta di un acquisto in massa di Titoli di Stato dalle banche commerciali da parte della Banca Centrale; questa misura è stata adottata da Mario Draghi a seguito della crisi del 2012 con il famoso “wathever it takes”, la BCE ha acquistato massivamente titoli, in questo modo immette liquidità. Con il tempo è aumentata la lista dei titoli accettati e diminuita la qualità richiesta; - quantitative tightening: politiche monetarie molto restrittive con le quali la BCE (o qualsiasi altra banca centrale) distrugge base monetaria vendendo Titoli di Stato o lasciandoli maturare per poi a scadenza non rinnovarli e rimuoverli dai propri bilanci. Alzando tassi e non volendo più acquistare titoli, la BCE drena liquidità dai mercati finanziari.  Riserva obbligatoria La riserva obbligatoria è un deposito liquido che le singole banche devono versare presso la BCN in proporzione alla consistenza della raccolta (depositi della clientela). Questo deposito è una sorta di garanzia alla raccolta diretta (depositi), maggiori sono i depositi da parte della clientela, maggiore sarà la quantità di liquidità che banca deve tenere ferma presso la BCN. L'ammontare della riserva obbligatoria è calcolato dunque a partire dalle passività di bilancio a cui vengono applicate delle aliquote. Per soddisfare l'obbligo, le banche devono detenere, sul loro conto presso la banca centrale nazionale, l'ammontare risultante dal calcolo. La remunerazione della riserva obbligatoria, a partire dal 21 dicembre 2022, è legata al tasso di interesse sulle operazioni di deposito overnight presso la banca centrale. Per il calcolo della riserva obbligatoria sono considerati: A) tutti i depositi di durata inferiore a 2 anni, titoli di debito con scadenza fino a 2 anni, titoli del mercato monetario; B) depositi di durata superiore a 2 anni, pronti contro termine, titoli di debito con scadenza oltre i 2 anni. Sono escluse le passività: - verso altra istituzione di credito soggetta al medesimo obbligo; - verso la BCE; - verso BCN dell’Eurozona: Reserve ratio da applicare: 1% sul gruppo A); 0% sul gruppo B). La franchigia dei deposti garantiti è di €100.000. Il regime di riserva obbligatoria dell'Eurosistema si applica agli istituti di credito dell'area dell'euro e mira principalmente a:  stabilizzare i tassi di interesse del mercato monetario: il rispetto dell'obbligo di riserva è determinato in base alla media dei saldi di fine giornata detenuti sui conti di riserva nell'arco di un periodo di 6-7 settimane, il c.d. periodo di mantenimento. Il calendario dei periodi di mantenimento viene fissato periodicamente. Al fine di favorire la stabilizzazione dei tassi di interesse, il regime di riserva obbligatoria 14 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 dell'Eurosistema consente alle istituzioni di utilizzare un meccanismo di mobilizzazione della riserva. Le banche nel periodo di mantenimento possono utilizzare parte, o tutta (la parte mobilizzabile è pari al 100%), la liquidità, a patto che in media il minimo venga mantenuto; quindi, se un giorno ritiro tutto, ho 0 di riserva, se nel giorno successivo ho il doppio della riserva, in media il limite è rispettato. Stabilizza i tassi in quanto non crea picchi di domanda nel mercato interbancario né nel mercato della BCE, la banca può ricorrere alla liquidità che tiene ferma presso la BCN, un aumento della richiesta di liquidità può essere gestito in autonomia andando a prendere la liquidità necessaria dalla propria riserva;  aumentare/allentare un fabbisogno strutturale di liquidità: un aumento (diminuzione) del coefficiente di riserva obbligatoria comporta, a parità di altre condizioni, una diminuzione (aumento) dell’offerta di moneta. La riserva obbligatoria viene ridotta quando: - si ritiene necessaria una politica monetaria espansiva; - il sistema bancario è in crisi di redditività. Una riduzione della riserva obbligatoria aumenta le possibilità di erogare credito e quindi tende a migliorare i conti economici del sistema bancario.  TARGET I Target sono le variabili di mercato che reagiscono in maniera prevedibile agli interventi della BCE e che influenzano a loro volta gli obiettivi primari e secondari. - Target operativi (riserve bancarie, tassi di mercato): reagiscono subito alle politiche della BCE. - Target intermedi (quantità di moneta, credito, tassi di interesse): reagiscono successivamente, quando iniziano a variare la BCE sa che la sua politica monetaria sta funzionando. - Target finali (prezzi, tasso di cambio, reddito, occupazione): quando questi elementi reagiscono, l’obiettivo di lungo della politica monetaria è stato quasi raggiunto. La BCE osserva i target operativi e intermedi per valutare il grado di avanzamento del processo di trasmissione degli impulsi di politica monetaria da parte degli operatori bancari. Esempio: nell’area dell’euro la decisione di politica monetaria più importante della Banca Centrale Europea è solitamente quella sui tassi di interesse di riferimento. Qualsiasi modifica dei tassi di riferimento incide, a sua volta, sui tassi di interesse che le banche commerciali applicano ai prestiti concessi alla clientela. Perciò, le decisioni di politica monetaria influiscono sulla spesa dei consumatori e sugli investimenti delle imprese, perché vengono trasmesse dagli intermediari bancari. In periodi prolungati di inflazione non-ottimale e tassi di interesse troppo alti o bassi, la Banca Centrale può anche adottare misure non convenzionali di politica monetaria (e.g. quantitative easing/tightening).  OBIETTIVI  Obiettivo primario: mantenimento della stabilità dei prezzi, ovvero, mantenere il tasso di inflazione attorno al 2% nel medio termine, nell’arco di 5/7 anni l’inflazione europea deve essere del 2%.  Obiettivo secondario: solo se il primo obiettivo è stato realizzato, ci si può impregnare per ottenere l’obiettivo secondario, ovvero il sostengono di politiche di economia reale, quindi politiche di piena occupazione e di crescita economica. Finché l’inflazione non è stabile al 2%, la BCE non si può occupare di occupazione, questa è la principale differenza tra BCE e FED; la FED persegue tutti e tre gli obiettivi in maniera indistinta (approfondimenti\mandato BCE vs FED.pdf). 15 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 L’attuazione della politica monetaria è affidata al SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali), che comprende: - la BCE (Banca Centrale Europea), che ha poteri decisionali; - le BCN (Banche Centrali Nazionali), che hanno poteri attuativi; - BCN extra UEM, che hanno solo un ruolo consultivo. La distinzione tra Eurosistema e SEBC rimarrà in vigore fino a quando alcuni dei paesi membri dell’Unione Europea manterranno la propria valuta nazionale. Il termine Eurosistema identifica l’insieme formato dalla BCE e dalle banche centrali di tutti i paesi dell’Unione Europea che hanno adottato l’euro come propria valuta nazionale. All’interno dell’Eurosistema, gli organi decisionali responsabili della preparazione, condotta e implementazione della politica monetaria sono:  consiglio direttivo: responsabile della formulazione della politica monetaria (strategia);  comitato esecutivo: responsabile dell’attuazione della politica monetaria (ad es. decide qual è il nuovo tasso);  consiglio generale: organo di transizione, sarà sciolto una volta che tutti gli stati membri dell’UE avranno introdotto la moneta unica. Le Banche Centrali più importanti stipulano spesso accordi fra di loro per disciplinare l’intervento (o il non intervento) sul mercato delle valute estere. La BCE avrebbe anche la funzione di intervenire sul mercato delle valute, in realtà la BCE lascia fluttuare i tassi di cambio, attua una politica liberista. Questo non è un problema in quanto l’Unione Monetaria Europea è imperfetta, le politiche economiche posso lasciate alle singole nazioni. Le Banche Centrali adottano interventi valutari in presenza di forte instabilità sui mercati valutari internazionali. 10/03/2023 STRUMENTI FINANZIARI Un’economia caratterizzata da una fluida funzione creditizia deve avere un buon grado di finanziarizzazione, ovvero devono potere esistere dei contratti che abbiano come oggetto diritti e prestazioni aventi origine finanziaria, affinché il risparmio delle famiglie possa fluire dai soggetti in surplus ai soggetti in deficit. Questi strumenti contrattuali sono usualmente identificati come attività finanziarie 16 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023  derivati: contratti di natura finanziaria, non hanno un valore intrinseco, il loro valore deriva dall’andamento dell’attività sottostante (underlying asset); lo strumento derivato segue l’andamento di un’azione, obbligazione sottostante; oppure anche di uno strumento con natura reale, ad es. l’andamento del prezzo del caffè, dell’oro;  composti: nascono dalla combinazione di strumenti di base per soddisfare le varie e mutevoli esigenze dei datori e dei prenditori di fondi (ad es. obbligazioni strutturate). Gli strumenti finanziari ai sensi del TUF sono: - azioni e titoli rappresentativi di capitale di rischio; - obbligazioni; - Titoli di Stato; - strumenti del mercato dei capitali; - quote di un organismo di investimento collettivo del risparmio (OICR); - contratti derivati. AZIONI OBBLIGAZIONI Dal punto di vista giuridico comprando una azione si diventa proprietari, quota parte, di quella società; Dal punto di vista economico, come conseguenza, ci si espone al rischio imprenditoriale. Comprando un’azione, quindi, si compra e si conferisce capitale di rischio e ci si espone ai possibili eventi positivi o negativi che riguardano il ciclo di vita di una azienda, se l’attività operativa dell’emittente va bene, si può sperare che il prezzo dell’azione salga, ovvero nel momento in cui andiamo a venderla qualcuno è disposto ad acquistarla ad un prezzo superiore. Poiché tramite le azioni si diventa soci dell’ emittente, le azioni non hanno scadenza. Ciò significa che una volta comprata non è previsto il "rimborso" da parte della società emittente. Per smobilizzare l’investimento bisogna ricorrere al mercato secondario e cercare un terzo compratore, esponendosi al rischio di prezzo/tasso. Se abbiamo impellente bisogno di liquidità, e il mercato in quel momento quota l’azione meno di quanto l’abbiamo pagata, avremo un perdita in conto capitale. Le azioni non garantiscono, ex-ante, alcuna remunerazione né in termini di dividendi né in conto capitale. Ciò significa che l’emittente, di anno in anno, si riserva il diritto di decidere se distribuire gli utili sotto forma di dividendi oppure reinvestirli in azienda. Il prezzo delle azioni è potenzialmente molto volatile. In caso di fallimento, si procede alla dismissione degli asset in bilancio. Gli ultimi ad essere rimborsati, dopo creditori privilegiati e obbligazionisti, sono gli azionisti. Acquistando azioni si accetta in toto il rischio di controparte e la potenziale perdita del capitale investito. Le obbligazioni sono titoli di debito: l'obbligazio- nista presta risorse finanziarie all'azienda e questa ultima dovrà restituire capitale più interessi alle scadenze e nelle modalità previste. Essere obbligazionisti, quindi, implica fornire liquidità ad un emittente sotto forma di prestito. Comprando un'obbligazione si conferisce capitale di debito, l’acquirente è soltanto un creditore. Le obbligazioni hanno scadenza (eccetto quelle perpetue). Al tempo pattuito, l'azienda dovrà riconoscere gli interessi contrattualmente definiti (fissi o variabili) e il capitale versato, pena l'insolvenza dell' emittente. Per smobilizzare l’obbligazione possiamo aspettare la scadenza, e otterremo il rimborso del capitale dall’emittente, oppure vendere il titolo ad un altro investitore. Se tenute in portafoglio fino a scadenza: la restituzione del capitale iniziale è garantita, maggiorata del tasso di rendimento, una delle componenti principali è lo stacco delle cedole, determinate ex-ante, se lo stacco non avviene significa che l’emittente è in fallimento. Le cedole possono essere fisse o variabili (la cedola segue un tasso, ad es. l’Euribor), il valore della cedola è collegato ad un indice sottostante. Esistono obbligazioni che non prevedono lo stacco di una cedola ZCB (Zero Coupon Bond), il guadagno deriva dalla differenza tra il prezzo di acquisto e la restituzione del capitale a scadenza, che sarà maggiorato di un tasso di rendimento. A parità delle altre condizioni sono più rischiosi gli ZCB. Se l'emittente fallisce, il frutto della liquidazione andrà in primis ai creditori privilegiati, successiva- mente vengono soddisfatti gli obbligazionisti. All'interno di questa categoria, esistono obbligazioni (come le senior o garantite) che 19 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 vengono soddisfatte per prime, successivamente gli obbligazionisti ordinari, infine altre obbligazioni (come le subordinate o ibride) vengono soddisfatte solo in un secondo momento e solo se si trovano le risorse finanziarie. Secono la teoria del time value of money: l’interesse è il compenso ricevuto dal prestatore di fondi per il differimento del consumo che egli accetta, nel momento in cui presta denaro a chi necessita di consumare oggi più di quanto possa fare con le risorse che ha a disposizione. Ipotizziamo di acquistare un’obbligazione quadriennale, mi posso aspettare dei flussi intermedi, e posso aspettarmi il rimborso a scadenza; questa obbligazione ha uno stacco di cedola annuale (4 anni, 4 cedole). Per stimare il rendimento effettivo di questa obbligazione, devo analizzare i pagamenti intermedi e quello a scadenza; in finanza il tempo ha un valore, motivo per il quale bisogna scontare per il tempo tutti i flussi che mi aspetto in futuro, più il futuro è remoto, maggiore è il tasso al quale devo scontarlo. Le 4 cedole hanno uguale grandezza, ma la 1a cedola, a parità delle altre grandezze, è meno rischiosa della 4a, perché per riceverla devo aspettare solo un anno, quindi il valore attuale della 1 a cedola è maggiore del valore attuale dell’ultima cedola. Dovrò scontare maggiormente la 4 a cedola rispetto alla prima, perché devo aspettare più tempo per vederla fisicamente materializzarsi nel portafoglio. Il tasso di rendimento effettivo a scadenza (TRES) è un indicatore preciso per il rendimento di un titolo obbligazionario a tasso fisso. È quel tasso che eguaglia il prezzo di acquisto (prezzo tel quel) al valore attuale di tutti i flussi futuri. P=VA=∑ t=1 N E (FC t ) (1+i )t Non posso semplicemente sommare le cedole in quanto non è vero che oggi la promessa di quei pagamenti futuri valga quanto il loro valore nominale, perché per averli nel portafogli devo aspettare 4 anni, ed è più rischioso. Il TRES ha dei limiti, infatti il calcolo del TRES prevede: - il mantenimento del titolo sino a scadenza; - il reinvestimento dei flussi intermedi sino alla scadenza ad un tasso che si mantiene costante per tutto il periodo e sempre pari al tasso di rendimento effettivo a scadenza calcolato al momento iniziale dell’investimento. Il prezzo e il rendimento, in particolare di un titolo a tasso fisso, sono inversamente proporzionali, maggiore è il prezzo, minore è il rendimento. La relazione è negativa, ma non lineare; se fosse direttamente proporzionale, a un certo livello di tassi il prezzo si annullerebbe. L’asintoto è dovuto al rimborso garantito a scadenza. La convessità dipende dalla distribuzione nel tempo dell’ ammontare dei flussi di cassa. Ad es. se possiedo 20 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 un’obbligazione che rende il 5% e dopo qualche anno l’emittente ne emette una che rende l’8%, il prezzo diminuisce, in quanto tutti vorranno acquistare quest’ultima, quindi per smobilizzare il mio investimento, devo accontentarmi di un prezzo di vendita inferiore. La curva dei tassi è una descrizione grafica delle aspettative di mercato sull’andamento dei tassi d’interesse, è un grafico che esprime come nell’arco del tempo, il mercato si aspetta che i tassi cambino; non si tratta di una fotografia dei tassi attuali, è la rappresentazione di come oggi mi aspetto che i tassi cambino in futuro. Il mercato valuta in ogni momento le attese sui futuri tassi di interesse nelle varie valute e nei vari settori e si orienta di conseguenza. La contrattazione continua sui mercati obbligazionari attribuisce un rendimento ai vari titoli per ogni scadenza e fa da parametro di riferimento, ad esempio per ogni nuova asta del debito pubblico. Gli elementi necessari per disegnare la curva dei tassi sono: - scadenza anagrafica o duration; - rendimento: TRES per ogni scadenza temporale. La curva B ha un andamento ascendente, sono presenti solo obbligazioni corporate italiane, oppure sovereign di mercati emergenti, ovvero nicchie molto omogenee di mercato, in cui idealmente gli strumenti sono uguali in tutte le caratteristiche, tranne che nella durata, quindi riesco a dare un prezzo per il passare del tempo. Si tratta di una curva dei tassi sana, fisiologica, in cui in un’economia sana, gli strumenti a breve, ceteris paribus, hanno un rendimento inferiore rispetto a quelli a lungo. Questa è una rappresentazione classica, ideale. Negli ultimi decenni però abbiamo visto delle curve con un andamento discendente, in cui i titoli a breve pagavano di più rispetto ai titoli a lungo. Ancora più comune è la curva humped (ingobbita), in cui i titoli a breve/medio pagano molto, e quelli a lungo pagano di meno. In questo caso, il mercato pensa che nel breve periodo la situazione finanziaria, economica, politica, sarà molto incerta, ma se il mercato sopravvive nel breve/medio, allora poi il rischio diminuisce, e i suoi tassi potranno tornare a quelli fisiologici. Questa è la classica curva di un segmento di mercato di un emittente sano che affronta un problema temporaneo, un’incertezza nel breve periodo. 15/03/2023  DERIVATI I derivati sono strumenti finanziari sintetici, il cui valore deriva dal valore di un’altra attività, dall’assetto sul quale sono costruiti, chiamato sottostante (underlying asset). Il derivato non possiede delle specificità, deriva il suo valore dal sottostante. La natura del sottostante può essere finanziaria (ad es. segue l’andamento dei titoli azionari, i tassi di interesse e di cambio), o reale (ad es. segue l’andamento di una materia prima come caffè, oro, petrolio). I principali derivati sono futures, opzioni, warrants, covered warrants, ETF/ETC, swap e forward. Le principali finalità associate alla negoziazione di strumenti derivati sono:  copertura di posizioni (hedging): proteggere il valore di una posizione da variazioni indesiderate nei prezzi di mercato. Si parla di copertura quando l’investitore possiede in portafoglio un determinato asset e in seguito acquista il derivato costruito su quel medesimo asset. In questo caso l’utilizzo dello strumento derivato consente di neutralizzare l’andamento del mercato, bilanciando le perdite/guadagni sulle posizioni da coprire con guadagni/perdite sul mercato dei derivati. I derivati possono essere lunghi o corti, vado lungo (long) quando compro il derivato che aumenta proporzionalmente all’aumentare del valore del sottostante, vado nella stessa direzione dell’investimento; 21 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - fondi bilanciati: il gestore può investire in azioni dal 10% al 90%; - fondi monetari: chiamati anche fondi liquidità, investono in strumenti del mercato monetario, ovvero strumenti con una scadenza al massimo di 18 mesi (brevissimo termine).  ETP (Exchange Traded Products) Gli ETP sono una particolare tipologia di organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR). Sono strumenti ibridi che combinano vantaggi di titoli azionari e fondi comuni di investimento indicizzati. Sono strumenti che sono quotati in Borsa come le azioni, il mercato ne valuta il prezzo in ogni istante, e il possessore li può comprare o vendere in ogni momento. Se possiedo una quota di fondo comune di investimento non posso comprarla o venderla in ogni istante, e soprattutto nel momento in cui decido di vendere non so a che prezzo la venderò, prima che la quota venga effettivamente liquidata bisogna attendere 1/3/5, non esiste un prezzo di listino, ma il Net Asset Value (NAV). Replicano la composizione ed i pesi dell’indice benchmark attraverso una gestione passiva. Al contrario dei fondi non hanno fisicamente un portafoglio di titoli, ma si comportano come derivati, utilizzano degli strumenti derivati per seguire l’andamento del sottostante.  ETF (Exchange Traded Fund): replicano l’andamento di un fondo comune, sono nati come strumenti puramente passivi;  ETC (Exchange Traded Commodities): sono strumenti finanziari di natura ibrida emessi a fronte dell’investimento diretto in materie prime fisiche o in contratti derivati che insistono sulle medesime materie prime;  ETN (Exchange Traded Note): lo strumento segue l’andamento di un intero indice (FTSE, NASDAQ). Sono scambiabili tutti i giorni ad un prezzo certo. MERCATI FINANZIARI I mercati rappresentano una parte essenziale dei circuiti diretti per la canalizzazione dei risparmi dalle unità in surplus alle unità in deficit. I mercati finanziari sono piattaforme informatiche (sedi di negoziazione) dove si incrociano le proposte di acquisto e di vendita degli strumenti finanziari, sono quei luoghi (non fisici) in cui avvengono gli scambi. Borsa Italiana nasce dalla privatizzazione dei mercati di borsa e dal 1998 si occupa dell’organizzazione, della gestione e del funzionamento dei mercati finanziari. Nell’aprile 2021 è entrata a far parte di Euronext, la borsa pan-europea che comprende le piazze di negoziazione di Amsterdam, Bruxelles, Dublino, Lisbona, Oslo, Milano e Parigi. I mercati possono essere distinti in base agli strumenti che vengono negozianti: - mercato azionario; - mercato obbligazionario; - mercato valutario; - mercato degli strumenti derivati. Possono essere distinti anche in funzione della loro attività, a seconda della funzione che svolgono.  Primari o Secondari - Il mercato primario è il mercato delle nuove emissioni di titoli, esso ha la funzione di esprimere un prezzo per i titoli di nuova emissione e di fornire fondi all’emittente. Quando un’azienda crea un nuovo strumento finanziario questo viene collocato sul mercato primario, la prima compravendita di uno strumento avviene su questo mercato. Le compravendite avvengono tra emittente ed investitore. Ad es. quando un’azienda privata si quota, emette per la prima volta le proprie azioni (IPO) e le colloca sul mercato primario, coloro che vogliono diventare soci le acquistano sul mercato primario, in contropartita danno liquidità all’emittente. Un altro esempio sono le aste dei titoli di Stato. - Il mercato secondario è il mercato in cui vengono scambiati i titoli già emessi, tutte le compravendite successive alla prima, cioè quelle che avvengono tra investitore ed investitore, avvengono sul mercato secondario. Il mercato secondario non fornisce nuove risorse a unità in deficit, nessuna liquidità scambiata 24 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 sul secondario entra nelle casse dell’emittente, quindi se un’azione sale di valore ne guadagnano gli investitori che scambiano quelle azioni sul secondario. Spesso gli emittenti riacquistano parte delle proprie azioni, per tenere una parte di capitale sotto controllo, visto che chi acquista un’azione diventa socio, questo non avviene con le obbligazione, in quanto servono ai soggetti in deficit per prendere a prestito della liquidità, gli obbligazionisti non hanno potere di ingerenza. È fondamentale che uno strumento possa essere comprato o venduto sul mercato secondario, una qualità dello strumento finanziario è appunto la negoziabilità, ovvero la facilità con cui può essere scambiato sul secondario. (Differenza tra negoziabilità e liquidabilità!) Altra funzione del mercato secondario è di consentire la valutazione nel continuo dei titoli emessi, il mercato prezza in ogni istante il valore dell’azione, ovvero quanto vale la quota di capitale dell’emittente. In sostanza il mercato valuta la salute dell’emittente stesso; anche il bilancio dà una valutazione dell’emittente, ma solamente una volta l’anno.  Monetari o dei Capitali - I mercati monetari consentono il trasferimento di disponibilità liquide dai fornitori di fondi agli utilizzatori, per brevi periodi di tempo, a costi/rischi contenuti. Le transazioni di mercato monetario possono essere anche di taglio elevato e, data la loro breve scadenza (12/18 mesi), caratterizzate da rischi contenuti. Esempi sono i deposti interbancari, i pronti contro termine. - Nel mercato dei capitali avviene un trasferimento di fondi a medio-lungo termine fra unità in surplus e in deficit. Sono transazioni di mercato dei capitali quelle in azioni e in titoli di debito a medio-lungo termine (che possono avvenire su mercati regolamentati o non regolamentati).  Regolamentati o OTC - Il mercato regolamentato è il mercato disciplinato da specifiche norme generali e di vigilanza dal Testo Unico della Finanza (TUF). Esistono delle regole d’accesso, regole per l’operatività, esistono dei regolatori, ovvero autorità di vigilanza (Consob) che fanno sì che su questi mercati avvengano delle compravendite in regola con le linee del mercato. Sono presenti anche le Clearing House che intervengono in caso di insolvenza dell’emittente. - Il mercato non regolamentato, o over the counter (OTC), si tratta di un mercato mobiliare non soggetto ad alcuna regolamentazione specifica relativa all’organizzazione o al funzionamento del mercato stesso. Gli scambi avvengo tra due investitori tramite contratti privati; non esiste un regolatore del mercato OTC, non esiste la Clearing House. In Italia, tuttavia, la Consob gestisce l’elenco dei Sistemi di Scambi Organizzati, è un albo dei mercati OTC, necessario, altrimenti tutte queste operazioni sarebbero perfettamente anonime (come avviene nel mercato statunitense). L’elenco dei Sistemi di Scambi Organizzati è fondamentale perché in passato sono stati utilizzati strumenti derivati a fini speculativi, per scommettere contro la sostenibilità del debito pubblico italiano. Due controparti USA avevano acquistato due strumenti short sul tasso di rendimento del debito pubblico, scommettendo sul fatto che il tasso di rendimento sarebbe salito, quindi sarebbe aumentato il rischio di insolvenza dell’Italia. Se la scommessa non si concretizza chi ha scommesso short perde, affinché ciò non accadesse, i due attori hanno scommesso over the counter che il tasso di rendimento sarebbe stato 10 volte quello previsto. Di fatto era impossibile che il tasso di rendimento salisse così tanto, ma questo è bastato per indurre molte persone a vendere i Titoli per paura di registrare perdite, in questo modo la previsione si è autoavverata.  All’ingrosso o al dettaglio - Il mercato all’ingrosso (wholesale) è il mercato sul quale operano investitori professionali e istituzionali (gestori di fondi, banche) che effettuano operazioni di un controvalore unitario elevato. - Il mercato al dettaglio (retail) è il mercato caratterizzato da un elevato numero di operazioni di importo contenuto, dove investitori, solitamente retail, ma possono essere anche istituzionali, comprano e vendono strumenti con un controvalore unitario molto basso. Generalmente sul mercato al dettaglio si scambiano strumenti più rischiosi. Qualunque mercato può essere più o meno efficiente, e il grado di efficienza si può misurare con degli indicatori. 25 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023  Efficienza informativa: in che misura e in quanto tempo un’informazione relativa ad un’emittente viene assorbita nei prezzi, velocità con cui il prezzo del titolo riflette le informazioni disponibili. A seconda del tipo di informazioni si parla di: - efficienza in forma debole quando i prezzi scontano l’informazione passata (storica) degli emittenti degli strumenti finanziari; - efficienza in forma semi-forte quando i prezzi incorporano tutta l’informazione pubblica, quindi appena esce una notizia il mercato reagisce, l’informazione non è storica, è contemporanea; - efficienza il forma forte quando i prezzi incorporano tutta l’informazione, storica, presente, pubblica e privata; un’informazione è privata se la possono avere soltanto coloro che fanno parte dell’organizzazione e in particolare il top management. Generalmente un mercato molto efficiente ha un’efficienza in forma semi-forte. L’efficienza informativa non è da confondere con l’aggiotaggio, ovvero quando un insider comunica ad una parte terza delle informazioni e questo la utilizza per ottenere profitti sui mercati finanziari; e nemmeno con il cybertrading, ovvero un soggetto effettua investimenti in virtù di informazioni di cui è in possesso grazie alla carica che ricopre.  Efficienza allocativa: tutti gli operatori di mercato sono omini economici, ovvero reagiscono in maniera razionale, scegliendo le opportunità di investimento/finanziamento che consentono di massimizzare la loro utilità attesa, i mercati raggiungono un equilibrio paretiano.  Efficienza tecnico-operativa: capacità dei mercati di minimizzare i costi di transazione, ovvero l’insieme degli oneri che un soggetto sostiene per operare all’interno di un mercato: - costo di ricerca; - costo di valutazione; - costo di esecuzione dello scambio; - costo di gestione dell’investimento. Tre sono gli indicatori utilizzati per misurare la condizione di efficienza tecnico-operativa dei mercati: 1. Ampiezza: è la grandezza del volume degli ordini scambiati sul mercato. 2. Spessore: il mercato è spesso se le compravendite nell’arco di una giornata solitamente differiscono tra loro molto poco in termini di prezzi, basta una minima variazione di prezzo per trovare una controparte; se un titolo è altamente negoziabile vuol dire che il suo mercato è spesso. 3. Elasticità: un mercato è elastico se rimane attivo anche in seguito a shock di prezzo. Normalmente esistono delle figure che intervengono per garantire l’efficienza dei mercati: - specialist: si occupano di agevolare le transazioni di uno specifico strumento, quindi del buon fine della negoziazione di uno o più strumenti specifici per un determinato periodo di tempo, formulando sia proposte di vendita che di acquisto; solitamente avviene dopo una IPO; - broker: coloro che agevolano l’incontro tra compratori e venditori senza entrare direttamente nello scambio e senza assumersi alcun rischio (scambio diretto assistito), operano esclusivamente per conto terzi facilitando la ricerca delle controparti degli scambi e rendendo possibile l’incrocio tra domanda ed offerta; - market maker (dealer): agevola lo scambio tra compratori e venditori, ma intervenendo direttamente con il proprio portafoglio, acquista da coloro che vogliono vendere, e vende a coloro che vogliono acquistare. Grazie alla notevole quantità di titoli trattati si impegna a garantire costantemente dei prezzi di acquisto e di vendita del titolo posseduto; spesso sono specializzati. Questi tre intermediari possono essere price taker, quindi non possono influire direttamente sui costi e dunque devono subire il prezzo creato dal mercato stesso; o price maker, sono in grado di modificare il prezzo di un titolo grazie all’estrema quantità di titoli posseduti o alla scarsa liquidità degli stessi sul mercato Nella maggior parte dei casi gli intermediari finanziari sono price taker, non possono influire in modo così significativo sul prezzo dello strumento. Possiamo rilevare dei fattori di imperfezione dei mercati, non tutti i mercati sono perfettamente efficienti: - divergenza di preferenze degli attori: i soggetti in surplus solitamente vogliono acquistare degli strumenti poco rischiosi e per un breve periodo, mentre quelli in deficit vogliono strumenti di media-lunga scadenza; 26 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - conseguire rapide riduzioni successivamente secondo le migliori conoscenze scientifiche disponibili, in modo da raggiungere un equilibrio tra emissioni e assorbimenti nella seconda metà del secolo. Sempre nel 2015 viene approvata da più di 150 leader internazionali l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, i cui elementi essenziali sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGS). Non c’è nessun obiettivo che riguarda direttamente la dimensione ambientale. Nel 2018 nasce il Piano d’Azione per la finanza sostenibile, Action Plan, persegue uno sviluppo sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale, contribuendo ad attuare l'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. I tre macro-obiettivi dell’Action Plan sono: - canalizzare gli investimenti finanziari verso un’economia maggiormente sostenibile; - creare delle metriche di rischio di sostenibilità, questa nuova eccezione di rischio va inserito nel risk management; - trasparenza, le grandi imprese sono tenute a rendicontare in modo preciso quali sono i rischi ESG e quanto sono esposte, e qual è la loro strategia per generare un impatto ambientale e sociale positivo. Nel 2019 nasce il Green Deal europeo, focalizzato sul pilastro ambientale, è una tabella di marcia per raggiungere la neutralità climatica dell’Unione Europea entro il 2050. Si sostanzia nei seguenti punti: - entro il 2050 non dovranno più essere generate emissioni nette di gas serra (net zero); - la crescita economica deve essere dissociata dall’utilizzo di materie prime, quindi forte spinta verso l’economia circolare, se un paese cresce non vuol dire che debba utilizzare più materie prime; - nessuna persona e nessun luogo deve essere trascurato. Alla realizzazione di questi obiettivi sono stati destinati 1000 miliardi. Nel 2019 sono nati anche i Principles for Responsible Banking (PRB), ovvero principi per un’attività bancaria responsabile. L’idea sulla quale si fondano i principi è che il sistema bancario debba, a livello strategico ed operativo, allinearsi con la visione della società e del pianeta rappresentato nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e nell’Accordo per il Clima di Parigi e contribuire positivamente alla società. I firmatari italiani non sono molti: Monte dei Paschi di Siena, Intesa San Paolo, UniCredit, FinecoBank, Mediobanca, Banca Mediolanum. 6 sono i principi ai quali i sottoscrittori devono sottostare: - alignement: prevede il completo allineamento strategico con quanto perseguito dagli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SGDS) e dell’accordo di Parigi; - impact: le banche si impegnano a gestire i rischi, diminuire l’impatto negativo, e cogliere tutte le attività proattive per investimenti sostenibili, attraverso l’emissione di attività, prodotti e servizi ad hoc; - clients & customers: incentiva clienti e utenti a perseguire pratiche e scelte d’investimento sostenibili e agevola attività economiche attivamente impegnate in progetti sostenibili; porta al di fuori dai confini della banca la sostenibilità; - stakeholders: prevede un lavoro di collaborazione proattiva affinché gli stakeholders adottino attivamente i cambiamenti necessari per soddisfare gli SGDS; - governance & target setting: prevede la creazione di strutture e assetti di governance atte a perseguire gli SDGS e promuovere una cultura bancaria responsabile; non si raggiunge alcun obiettivo se la cultura bancaria (governance) non cambia, bisogna allinearla alla sostenibilità ambientale e sociale; 29 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - transparency & accountability: prevede la creazione di un sistema di monitoraggio e rendicontazione dei risultati/impatti positivi e negativi conseguiti. I sottoscrittori sono pochi e grandi perché i principi hanno un forte impatto sull’attività bancaria, il che implica un grande investimento. La porzione di asset gestiti da questi investitori è molto grande. Gli strumenti finanziari sostenibili devono possedere queste 3 caratteristiche, affinché possano essere considerati uno strumento sostenibile davvero tale:  orizzonte di lungo periodo: se uno strumento ha un orizzonte di breve periodo non può essere matematicamente sostenibile, non c’è nessuna politica di sostenibilità che si avvera in un anno e mezzo;  compresenza di rendimento finanziario e non finanziario: se abbiamo solo rendimento finanziario si tratta di uno strumento finanziario tradizionale; se abbiamo solo rendimento non finanziario, allora si tratta di filantropia;  compresenza di fattori ESG: uno strumento sostenibile deve tenere in considerazione questi 3 fattori, ma non necessariamente deve perseguirli tutti e 3 attivamente. Il regolamento 2019/2088 dell’UE ha dato una definizione di investimento sostenibile:  investimento in un’attività economica che contribuisce a un obiettivo ambientale, misurato, ad esempio, mediante indicatori chiave di efficienza delle risorse concernenti l’impiego di energia, l’impiego di energie rinnovabili, l’utilizzo di materie prime e di risorse idriche e l’uso del suolo, la produzione di rifiuti, le emissioni di gas a effetto serra nonché l’impatto sulla biodiversità e l’economia circolare  Tassonomia 2020/852  o un investimento in un’attività economica che contribuisce a un obiettivo sociale, in particolare un investimento che contribuisce alla lotta contro la disuguaglianza, o che promuove la coesione sociale, l’integrazione sociale e le relazioni industriali,  SGDS 9, 10, 11, 1, 4  o un investimento in capitale umano o in comunità economicamente o socialmente svantaggiate a condizione che tali investimenti non arrechino un danno significativo a nessuno di tali obiettivi e che le imprese che beneficiano di tali investimenti rispettino prassi di buona governance, in particolare per quanto riguarda strutture di gestione solide, relazioni con il personale, remunerazione del personale e rispetto degli obblighi fiscali.  Global Compact Il legislatore recepisce la trivalenza degli obiettivi ESG per definire un obiettivo sostenibile, ma non necessariamente devono essere perseguiti contemporaneamente tutti e 3. Un investimento deve contribuire attivamente al pilastro ambientale o al pilastro sociale, e in ogni caso, non devono arrecare un danno significativo a nessuno dei 3 obiettivi, inoltre le imprese che beneficiano di investimenti sostenibili devono rispettare prassi di buona governance. Esiste una tassonomia precisa per il pilastro ambientale; non abbiano una tassonomia per il pilastro sociale e di governance. Un’azione di per sé non può essere sostenibile, può esserlo l’emittente, l’azione è una quota di capitale che investo in qualità di socio in un’azienda. Le obbligazioni invece si prestano ad essere sostenibili, l’insieme di obbligazioni sostenibili più grandi è il GSS+, composto da obbligazioni GSS e Transition.  I Green Bonds sono qualsiasi strumento obbligazionario che utilizza i proventi derivanti dalla vendita per finanziare (o rifinanziare) progetti ambientali, oppure finanziare attività che generano un impatto ambientale positivo. Uno strumento green, quindi, deve utilizzare i proventi per perseguire uno o più degli obiettivi presenti nella tassonomia del pilastro ambientale. 30 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Ad oggi non esiste ancora una definizione ufficiale e condivisa di Green Bond, ma linee guida (principles and standards) a adesione volontaria emanati da: - soggetti pubblici (TEG); - operatori di mercato (ICMA o Bloomberg); - organizzazioni non governative attive nell’ecosistema “sostenibilità”. Il fatto che queste linee guida siano completamente a adesione volontaria, ha lasciato spazio al cosiddetto fenomeno del green washing, ovvero le aziende si dichiarano pubblicamente più attente, sensibili, attivamente impegnate in questioni ambientali, rispetto a quanto lo siano effettivamente. È il fenomeno che ha permesso al mercato dei Green Bonds di quintuplicare le quote di mercato dal 2015, all’interno del mercato ci sono bond effettivamente attenti all’ambiente, e altri che sono green soltanto nel nome. Questo fenomeno colpisce anche i Social Bonds, questo è dovuto al fatto che non esiste una definizione del pilastro sociale, e che l’adesione è volontaria.  Social Bonds: titoli di natura obbligazionaria emessi per finanziare progetti finalizzati a mitigare problematiche sociali. Possono essere emessi per finanziare o rifinanziare, in tutto o in parte progetti sociali nuovi o già esistenti. I progetti sociali si rivolgono a popolazioni che vivono in condizioni di povertà, disabili, persone non istruite, disoccupati, minoranze di genere, anziani e giovani vulnerabili, comunità vulnerabili per crisi ambientali, sociali, economiche, sanitarie. Se manca una definizione del pilastro sociale questo elenco di soggetti vale poco, perché può cambiare nel tempo, e determinate categorie possono essere escluse per volontà della società emittente. Le uniche linee guida sono quelle di ICMA, a adesione volontaria. I Social Bonds non sono da confondere con i Social IMPACT Bonds, un SIB è un modo innovativo per finanziare programmi sociali, introducendo una nuova forma di partnership tra pubblico e privato per fornire servizi sociali.  Sustainability Bonds: strumenti finanziari con natura obbligazionaria emessi per raccogliere flussi finanziari destinati a progetti ibridi, che combinano obiettivi ambientali e sociali. Possono finanziare nuovi progetti o rifinanziare progetti già esistenti. Gli emittenti possono seguire le linee guida volontarie dei Sustainable Bond Guidelines (SBG) emanati da ICMA, ricalcando i GBP e i SBP.  Transition Bonds: titoli di natura obbligazionaria che consentono ad una società che non è nelle condizioni correnti di sviluppare veri e propri progetti verdi, di supportare una graduale transizione verso un business model più sostenibile dal punto di vista ambientale. Finanziano la transazione da brown a green business di società che hanno un forte impatto ambientale (settore agricolo, petrolifero, chimico, gas). Questi strumenti possono essere emessi direttamente dalla società che intende sviluppare il processo di transizione oppure da enti terzi (ad es. la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) che aiutano emittenti appartenenti ad industry nelle quali è particolarmente oneroso e complesso tale processo (ad es. arrivare alla completa decarbonizzazione, sostituire l’utilizzo di combustibili fossili), la transazione di questi settori impattanti naturalmente richiede ingenti risorse.  Sustainability-linked Bonds: l’elemento caratterizzante di questi titoli è che le caratteristiche finanziarie e/o strutturali del bond possono variare a seconda che i Key Performance Indicators (KPI), ovvero gli indicatori chiave di prestazione, selezionati raggiungano (o meno) i Sustainability Performance Target (SPT) predefiniti. La potenziale variazione della cedola è l’esempio più comune, l’emittente paga o non paga la cedola, oppure la paga ad un determinato tasso, in funzione del fatto che raggiunga determinati obiettivi. Non esiste una regola fissa, è l’emittente che decide quali sono i suoi KPI e come questi obiettivi incidono sulla cedola. I SLB prevedono una revisione indipendente ed esterna. 31 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 La società di factoring, dietro pagamento di una commissione, si assume l'onere di riscuotere l'importo dei crediti, e spesso fornisce finanziamenti all'impresa cliente sotto forma di anticipazioni sui crediti non ancora scaduti;  le società di credito di consumo: società che svolgono attività di finanziamento delle persone fisiche e delle famiglie allo scopo di sostenere i consumi, tramite l’utilizzo di: - carta di credito; - pagamento posticipati o rateizzato; - prestito personale (raramente supera i 20.000 euro); - cessione del quinto dello stipendio; - consolidamento debiti.  le finanziarie di partecipazione: si tratta di un soggetto che esercita in via esclusiva o prevalente l'attività di assunzione di partecipazioni in altre imprese nonché la gestione e la valorizzazione di tali partecipazioni, senza coinvolgimenti diretti o indiretti nella gestione delle imprese partecipate. Sono società che acquistano pacchetti azionari come loro core business, partecipano a capitale di rischio di altre emittenti. Si distinguono in: società di partecipazione finanziaria (prevalenza partecipazioni in intermediari finanziari); società di partecipazione non finanziaria (prevalenza partecipazioni in imprese non finanziarie). Le SIM sono Società di Intermediazione Mobiliare, sono imprese, diverse dalle banche autorizzate a svolgere servizi o attività di investimento, avente sede legale e direzione generale in Italia. Dopo i cambiamenti legislativi del 1996, molte si sono trasformate in banche. Possono avvalersi, nella commercializzazione dei propri servizi di investimento, di promotori finanziari. Servizi di investimento secondo il TUF art. 1 punto 5: 1) esecuzione di ordini per conto dei clienti: la SIM agisce esclusivamente da broker, esegue quello che l’investitore ha richiesto, non agisce come dealer in quanto non vende propri strumenti; 2) negoziazione per conto proprio: la SIM può crearsi il proprio portafoglio finanziario; 3) gestione di sistemi multilaterali di negoziazione: sono mercati, regolamentati ma non così pesantemente come i mercati regolamentai, hanno orari di chiusura e di apertura diversi, e non hanno figure come quella del market specialist, il loro spessore è inferiore rispetto ai mercati regolamentati veri e propri (MTS è il più importante, ha caratteristiche molto simili al classico mercato di borsa, ma chiude 15 min dopo i mercati di borsa regolamentati, questo tempo può essere molto importante per fare acquisti/vendite in seguito a notizie giunte alla chiusura dei mercati); 4) ricezione e trasmissione di ordini; 5) sottoscrizione e/o collocamento con o senza assunzione a fermo e di garanzia nei confronti dell'emittente; 6) gestione di portafogli; 7) consulenza in materia di investimenti; 8) servizi accessori. Su tutto questo insieme di servizi banche e SIM sono competitor. La gestione collettiva del risparmio, è il servizio che si realizza attraverso la promozione e organizzazione di fondi comuni di investimento, l’amministrazione dei rapporti con i partecipanti e la gestione (in monte) del patrimonio di OICR, mediante investimenti aventi ad oggetto strumenti finanziari, crediti, beni immobili o mobili. I punti di forza della gestione collettiva del risparmio sono:  permette di diversificare i propri investimenti, altrimenti impossibile a causa dei tagli minimi dei titoli negoziati sul mercato e dei costi connessi all’acquisto di titoli quotati;  consente agli investitori di delegare ad un operatore professionale specializzato le proprie scelte in materia di strumenti finanziari (maggiore professionalità del servizio reso);  permette un risparmio sui costi associati alle singole transazioni (economie di scala nei costi di negoziazione via acquisto di blocchi); sono comunque strumenti a gestione attiva, quindi ci sono comunque costi da tenere in considerazione. Secondo la definizione riportata nel TUF, gli OICR (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio) sono: “gli organismi istituiti per la prestazione del servizio di gestione collettiva del risparmio, il cui patrimonio è raccolto tra una pluralità di investitori mediante l'emissione e l'offerta di quote o azioni”. 34 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Sono identificabili con: - i fondi comuni d’investimento (FCI); - le SICAV (Società di Investimento a CApitale Variabile); - le SICAF (Società di Investimento a CApitale Fisso). Gli ETP non sono OICR, seguono nel loro andamento degli OICR, ma sono puri strumenti sintetici, non hanno un patrimonio da gestire.  Il fondo comune di investimento è un patrimonio autonomo, suddiviso in quote, di pertinenza di una pluralità di partecipanti e gestito in monte. Il patrimonio è rappresentato dalle attività in cui è investito il fondo, il cui ammontare muta nel tempo in relazione alla redditività e alla rivalutazione delle stesse per effetto della gestione. Il patrimonio deve essere autonomo, distinto a tutti gli effetti dal patrimonio dei singoli partecipanti e da quello del gestore; la separazione patrimoniale salvaguarda i diritti degli investitori in caso di insolvenza del gestore o degli altri partecipanti al fondo (sul patrimonio in gestione non sono ammesse azioni dei creditori di altri investitori o della SGR). Il patrimonio si forma con i conferimenti dei singoli partecipanti (pooling delle risorse) che, per effetto della sottoscrizione, acquistano delle quote di partecipazione al fondo, in proporzione al conferimento effettuato. Gestione in monte: il patrimonio, conferito da una pluralità di investitori, viene gestito unitariamente da una SGR, secondo regole predefinite e unicamente volte al conseguimento dell’interesse dei partecipanti sulla base di una predeterminata politica di investimento. Il partecipante, con la propria adesione al fondo, investe il gestore di tutti i poteri di effettuare le scelte di investimento, senza necessità di raccogliere il preventivo assenso rispetto alle decisioni d’investimento prese.  La SICAV è una società di investimento a capitale variabile, è una società a capitale aperto, esattamente come un fondo comune, ogni giorno un investitore può decidere di acquistare una nuova quota di un fondo o di una SICAV o di venderla, quindi il capitale è variabile. La vendita di quote di un fondo però non è istantanea, e non è ad un prezzo certo, nel momento in cui si decide di vendere una quota, viene emesso l’ordine di vendita, e dopo 3/5 gg lavorativi, la quota viene effettivamente liquidata, viene restituito il controvalore del giorno in cui avviene la liquidazione, per questo motivo non si sa a che prezzo si stia vendendo, l’investitore viene liquidato al NAV (ad es. ho un fondo con 100 prodotti, guardo le quote dei 100 prodotti al giorno della liquidazione, quindi calcolo il valore totale del fondo aggiornato al prezzo di mercato, poi liquido la porzione di fondo che è stata venduta, se il fondo vale 100.000.000, l’investitore possiede 1/1000 del fondo, all’investitore spettano 10.000), ovvero al valore netto degli strumenti che sono presenti nel fondo comune. Questo limite non è presente con gli ETP, in quanto possono essere venduti in ogni istante.  Le SICAF sono società di investimento a capitale fisso, l’investimento deve essere mantenuto vincolato in teoria fino alla fine del mandato della SGR che lo gestisce, in pratica ci sono delle finestre di smobilizzo dove si possono acquistare o vendere quote di una SICAF. Il punto di forza è che l’investitore non compra una quota come fa con i fondi, ma acquista un’azione di una SICAF, diventa socio, ha quindi potere di ingerenza nella gestione del capitale, può contribuire alla scelta di politica dell’investimento. Fondi e SICAV sono strumenti, SICAF è già un ibrido, non è un fondo separato, il capitale della SICAF è il capitale del gestore, quindi si tratta di un intermediario vero e proprio. La società di gestione del risparmio è l’intermediario deputato in via esclusiva all’istituzione e gestione dei fondi comuni di investimento per conto della collettività degli aderenti. Si tratta di S.p.A. iscritte a un albo tenuto da Banca d’Italia. Le SGR sono autorizzate da Banca d’Italia a: - gestire fondi comuni di propria istituzione e patrimoni di SICAV/SICAF; - prestare il servizio di gestione di portafogli; - prestare il servizio di consulenza in materia di investimenti; - prestare il servizio di ricezione e trasmissione di ordini, qualora autorizzate a prestare il servizio di gestione di Fondi di investimento alternativi (FIA). La banca NON può gestire un fondo comune, semplicemente colloca presso gli investitori i fondi gestiti dalle SGR. Tuttavia, la maggior parte delle SGR appartengono a gruppi bancari. 35 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Oltre a gestire i fondi comuni di investimento, le SGR possono istituire e gestire fondi pensione, svolgere attività di gestione individuale di portafogli nonché attività connesse e strumentali. Una categoria particolare di fondi sono i fondi pensione, non sono propriamente a capitale variabile, l’investimento in questi fondi è vincolato per periodo di tempo molto lunghi. 23/03/2023 ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELLA BANCA LA BANCA Secondo l’art. 10 del TUB l’attività caratteristica delle banche è la contemporanea raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio (concessione) del credito. L’attività bancaria ha carattere d’impresa ed è concessa ad un solo intermediario, ovvero la banca. Ciò che la banca deve fare è la combinazione minima di raccolta del risparmio ed esercizio del credito, le banche non possono non erogare credito per essere definite e chiamate tali. Oltre alla combinazione minima le banche possono esercitare ogni altra attività finanziaria, nonché attività connesse e strumentali. Ciascun intermediario può realizzare la combinazione produttiva desiderata. Le attività finanziarie riconosciute dal TUB sono le seguenti: 1) esecuzione di ordini per conto dei clienti (broker; best execution): prevede che la banca agisca da mero broker, la banca esegue un ordine di acquisto o di vendita in nome e per conto di un cliente, non si interpone nello scambio, quindi acquista o vende uno strumento finanziario per conto del cliente. Questo può farlo in tre modi: sui mercati regolamentati, tuttavia la banca è obbligata ad agire in regime di best execution, deve garantire che l’acquisto di quel prodotto avvenga alle migliori condizioni possibili, ovvero miglior prezzo e minor costo di transazione (nel caso dell’investitore retail). Se ci fossero altri mercati, oltre a quelli regolamentati, con condizioni migliori, in funzione della strategia di esecuzione degli ordini di una banca, la banca può decidere di acquistare il medesimo strumento sui sistemi multilaterali di negoziazione, oppure di negoziare quello scambio in conto proprio, ovvero di acquistare direttamente lo strumento che il cliente vuole vendere, o di vendere direttamente lo strumento che il cliente vuole nel caso lo avesse già in portafoglio. Nel primo caso si apre la gestione di un sistema multilaterale di negoziazione, nel secondo si apre l’attività di negoziazione in conto proprio; 2) negoziazione per conto proprio (dealer): in questo caso la banca vuole comprare o vendere in contropartita diretta, cioè direttamente lo strumento di un cliente; in questo caso la banca è un dealer vero e proprio, perché compra o vende lo strumento direttamente al cliente, si interpone con il proprio bilancio. Non è un’operazione molto frequente, soprattutto con strumenti finanziari in quanto molto liquidi, avviene più di frequente con strumenti meno liquidi (ad es. strumento di partecipazione non quotata; mercato immobiliare interno di UniCredit); 3) gestione di sistemi multilaterali di negoziazione: il sistema multilaterale di negoziazione è una sorta di via di mezzo tra mercato regolamentato e OTC, è come se fosse un mercato privato, quindi come l’OTC, ma molto più trasparente, regolato, non come i mercati regolamentati, ma comunque sotto il controllo della Consob, la differenza è che la società di gestione può essere anche una società privata, quindi una banca o una SIM. Possono avere orario di chiusura e di apertura diversi dai mercati regolamentati e solitamente sono meno liquidi, quindi meno spessi, e generalmente non hanno figure come i market specialist; https://www.consob.it/web/area-pubblica/mercati-italiani https://www.consob.it/web/area-pubblica/sistemi-multilaterali-autorizzati-consob 4) ricezione e trasmissione di ordini: la posizione della banca è passiva, non si interpone con il proprio bilancio, ma non agisce nemmeno da broker, trasmette ad un altro intermediario l’ordine di acquisto o di vendita di un proprio cliente. Questo succede quando l’intermediario non è abilitato alle prime 3 attività, quindi demanda l’esecuzione ad un altro intermediario. Succede quando una banca non è abilitata all’esecuzione, oppure quando una banca possiede una controllata che si occupa solamente di trading mobiliare, quindi demanda gli ordini a questa; 5) sottoscrizione e/o collocamento di strumenti finanziari (NB consorzio di semplice collocamento vs di garanzia vs di assunzione a fermo): quando un’impresa si quota per la prima volta in borsa, si affaccia sul 36 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Fin dalla loro origine, le banche commerciali svilupparono sistemi di pagamento alternativi alla moneta che potessero agevolare l’attività commerciale/industriale. Il commercial banking si può riferire ad aree d’affari distinte per quanto riguarda: - la segmentazione delle clientela (retail vs private banking); - la modalità di scambio prevalente (internet banking).  Retail banking Il nome indica il cliente “piccolo”, quindi la singola famiglia o il singolo investitore. Il patrimonio di questi clienti solitamente non è particolarmente elevato, quindi l’intermediario punta alla massificazione dei servizi e prodotti offerti. I prodotti sono molto standardizzati e generalmente sono prodotti di base, che non hanno un costo in termini di commissioni elevato. La singola operazione è di piccolo taglio, e dal momento che sono semplici, il rendimento della singola operazione è a basso valore aggiunto. La banca guadagna da questa tipologia di cliente perché è estremamente numerosa. Il tipico cliente retail predilige il canale distributivo diretto. Negli ultimi anni, tuttavia, questa preferenza è diminuita nettamente. In funzione dell’età anagrafica questa preferenza sta andando a scemare. La modalità di scambio è orientata alla transazione: la banca quando ha a che fare con un investitore retail punta ad avere tante transazioni standard. Proprio perché dai singoli prodotti e servizi la banca guadagna poco. Offre tanti strumenti che potrebbero essere uno solo, sono ancora tutti separati e con canoni differenti: carta di debito, carta prepagata, conto corrente.  Private banking È differente il servizio che la banca commerciale offre alla sua clientela private. Con il termine private banking si intende identificare l’insieme dei prodotti e dei servizi che l’intermediario finanziario offre per il soddisfacimento dei bisogni emergenti dalla gestione finanziaria della clientela “private” appartenenti a categorie di reddito e/o ricchezza finanziaria superiori alla media. Si tratta di banche private che hanno come clienti persone o nuclei familiari facoltosi. Il prodotto è molto più personalizzato e il tipo di rapporto che la banca ha incentivo ad ottenere è di tipo relazionale, quindi orientato alla relazione. La banca punta a tenere la propria clientela private il più a lungo possibile, coltivando la relazione. Al variare della posizione e dell’età anagrafica del cliente cambiano le necessità (si ampliano). È per questo motivo che la banca private offre una serie di servizi più complessi e sempre maggiori. Ad es. aggancio al cliente tramite consulenza finanziaria, piano piano offro consulenza più allargata. Posso spostarmi su una consulenza patrimoniale, consulenza legale (matrimonio). Se hanno figli offro dei trust; se è imprenditore do servizi di consulenza corporate. Ci sono tanti modi di classificare i clienti private. In quello analizzato classificano i clienti in base al patrimonio espresso in $. I servizi che le banche offrono a queste categorie di clienti sono molto diversi. Le banche inseriscono anche clienti sottosoglia (prospect) generalmente perché si aspettano che il loro patrimonio possa crescere. Solitamente si inseriscono i figli di persone facoltose, perché si spera che si arricchiscano acquisendo la ricchezza dei genitori.  Internet banking 39 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Si distingue la banca commerciale con un canale distributivo fisico da una con canali distributivi non fisici. Le internet banking sono banche che non possiedono canali fisici. Ad oggi sono un fenomeno in crescita, ma ancora non hanno paragone con gli asset under management delle banche tradizionali. I clienti serviti da queste tipologie di banca sono spesso nicchie di mercato in espansione. Inoltre, hanno un elevata possibilità di approfondimento della relazione della clientela grazie al fatto che si svolge tutto telematicamente, ed esiste la clickstreamanalysis. Dal momento che le banche tradizionali fisiche annoverano all’interno della propria offerta anche a servizi online, sono diventate più competitive dell’internet banking vere e proprie. Le internet banking hanno prezzi e commissioni molto inferiori rispetto alla banca fisica. Hanno investimenti tecnologici molto elevati inizialmente, ma non hanno costi per mantenimento fisico delle filiali. In virtù di questi minori costi riescono a concedere grossi sconti su prodotti e servizi. Soprattutto quando sono state lanciate avevano costi irrisori. Ad oggi solo i primi servizi sono economici, ma una volta preso il cliente, anche nelle internet banking i servizi accessori iniziano ad essere costosi. L’online banking è diverso dall’internet banking, in quanto nel primo caso una banca ha un canale online, oltre che al canale fisico, mentre nel secondo caso la banca ha solo un canale online, non ha filiali fisiche. L'avvento del Fintech ha fatto sì che l'utilizzo di digitalizzazione sia aumentata enormemente.  CORPORATE BANKING È la tipologia di banca che predilige le aziende tra i propri clienti, in particolare quelle medio-grandi. La singola transazione è altamente specializzata. Ogni servizio viene offerto in base ai diversi casi: si pensi per M&A o finanziamenti di importi elevati. L’area d’affari estesa e multiforme, in cui l’offerta dell’intermediario aggrega continuamente prodotti e servizi che vanno a costituire un pacchetto ad hoc per i clienti (gestione della tesoreria, delle attività finanziarie, della struttura di indebitamento, delle operazioni sul capitale proprio). La clientela tipica delle corporate banks è costituita da imprese di media e grande dimensione e dotate di una forma societaria. Il patrimonio personale delle figure chiave di un’impresa (in particolare di dimensione media) può essere gestito dalla banca corporate.  INVESTMENT BANKING Sono istituzioni finanziarie che offrono assistenza a emittenti pubblici e privati medio-grandi: - nella raccolta di capitali (sono banche che possono costituire consorzi collocamento, possono offrire consulenza per IPO); - come intermediari nelle operazioni di fusione e acquisizione; - nella sottoscrizione e negoziazione di strumenti finanziari sui mercati secondari. Possono comprendere anche i servizi di corporate banking, consulenza e gestione patrimoniale. Sono banche d’affari per cui il loro punto forte è la gestione di patrimoni elevatissimi. Contrariamente a quanto suggerisce il nome, non sono propriamente banche, dal momento che non possono accettare depositi e sono sottoposte ad una regolamentazione meno rigida che consente loro di assumere rischi maggiori. D’altra parte, però, non essendo riconosciuto lo status di banca, non offrono le stesse garanzie di una banca vera e propria. Il Glass Steagall Act aveva separato attività di raccolta da quella di investimento, ma questa separazione è decaduta nel ’99. [vedi approfondimento] 24/03/2023 MODELLI ORGANIZZATIVI E ISTITUZIONALI L’attività bancaria si caratterizza per la congiunzione fra le operazioni di raccolta del risparmio fra il pubblico con obbligo di rimborso (in competizione con società non finanziarie, altri intermediari finanziari, stati comunitari e terzi); concessione di credito (in competizione con società finanziarie, altri intermediari finanziari). Le banche possono svolgere altre attività finanziarie consentite, ad es. servizi di investimento (in competizione con SIM, SGR, assicurazioni), attività connesse o strumentali, oltreché offrire servizi di pagamento (in competizione con IMEL, IP, operatori non finanziari). 40 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Rimangono salve alcune riserve di legge. Attività, quali la gestione collettiva del risparmio e l’attività assicurativa non possono essere direttamente esercitate da una banca poiché riservate per legge ad altri intermediari finanziari. Tassonomia dei modelli bancari:  i modelli di governance: - società di capitale pure (shareholders oriented): le banche S.p.A., orientate a portatori di capitale di rischi; - società di capitale di natura cooperativa e finalità mutualistica (stakeholders oriented): le banche di credito cooperativo (BCC), orientate a tutti i portatori di interessi;  i modelli proprietari (tipologia di capitale): - banche private: il cui capitale è in mano ad azionisti non pubblici; le S.p.A. dovrebbero essere tutte banche private, il capitale è quotato ed è in mano agli azionisti, nulla vieta che tra gli azionisti ci sia il governo (Monte dei Paschi di Siena è l’unica banca in Italia ad avere tra gli azionisti lo Stato); - banche pubbliche (es. le casse di risparmio tedesche, le banche di sviluppo): la maggioranza di capitale di una banca è pubblico, le banche sono nate così anche in Italia, a partire dagli anni ’90 c’è stata una forte ondata di privatizzazioni. In Italia ad oggi non esistono banche dichiaratamente con maggiore azionista il Governo italiano;  i modelli di specializzazione del business: - banche generaliste: servono molteplici pubblici con una gamma diversificata di servizi; - banche specializzate: con focus sull’offerta di servizi specifici, per una determinata clientela. La scelta di un modello organizzativo dipende dai seguenti fattori:  le modalità di divisione del lavoro tra i soggetti operanti in un’organizzazione e i relativi meccanismi di coordinamento (complessità organizzativa);  l’ambiente (deregulation, globalizzazione dei mercati, virtual banking, decentramento organizzativo, specializzazione);  l’età e la dimensione dell’organizzazione (formalizzazione organizzativa vs dinamismo ambientale, reputation);  vincoli normativi (interesse pubblico, framework nazionale e internazionale). In passato ci sono state molte spinte normative su quale modello organizzativo adottare, in Italia ci sono state negli anni ’90, anni in cui l’ambiente e bancario è cambiato molto. - Nel 1990 la legge Amato-Carli ha dato via a ondate di privatizzazione e ha spinto per il modello del gruppo polifunzionale. - Legge 287/90 sulla tutela della concorrenza. Viene rinnovata la disciplina anti-trust con l’attribuzione alla Banca d’Italia della funzione anti-trust nel settore bancario. - Nel 1994 dalla creazione del TUB si percepiva come il legislatore indirizzava verso il modello della banca universale. Queste sono le 3 spinte normative che in Italia hanno influenzato la scelta del modello. Nel sistema bancario convivono intermediari bancari aventi dimensioni molto diverse, anche se nell’ultimo decennio si è verificata una forte spinta verso la creazione di grandi poli bancari.  La grande banca è tipicamente caratterizzata da una visibilità maggiore rispetto alla banca piccola, ha un rapporto privilegiato con l’autorità di vigilanza, di conseguenza sono anche i primi destinatari della moral suasion della vigilanza. Una grande banca riesce a diversificare meglio le proprie aree di business, quindi controllare meglio la propria esposizione ai rischi (minori rischi di credito e di liquidità). Inoltre è in grado di sfruttare economie di scala e di scopo.  La banca piccola si avvantaggia soprattutto di una profonda conoscenza del territorio in cui opera, e con un territorio costituito per il 90% da micro imprese, conoscere molto bene il territorio è importante per una banca, permette di ottenere tutte quelle soft information, ovvero informazioni informali che influenzano il merito creditizio di un’impresa. Presenta un più pronunciato localismo bancario. Questa vicinanza informativa è la chiave per la gestione del rischio di credito, tanto che le banche grandi stanno cerando di recuperare una comunicazione personale e un rapporto più frequente con i propri clienti. I principali modelli organizzativi tra cui può optare una banca sono i seguenti: 41 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 VANTAGGI SVANTAGGI  Economie di specializzazione.  Maggiore facilità nell’acquisire risorse finanziarie e nel creare accordi e alleanze.  Maggiore flessibilità operativa.  Isolamento della banca dai rischi delle società che esercitano attività non core.  Riduzione dei conflitti di interesse  Organizzazione burocratica: tenere insieme tutte le controllate non è semplice, potrebbero non partecipare alla vision della holding.  Potenziale minore efficienza del modello del gruppo rispetto a quello della banca universale.  Problemi di unicità strategica.  Costi di trasferimento, di coordinamento e di integrazione: nei momenti iniziali di introduzione devono essere eliminate le aree che potrebbero essere in concorrenza tra le varie controllate. I conglomerati finanziari sono nati nel 2006 quando CONSOB, Banca d’Italia e IVASS si sono accordate per creare un Framework normativo per quegli aggregati che, nonostante la riserva di legge, esercitassero attività bancaria e assicurativa o attività finanziaria e assicurativa. L’unico conglomerato italiano ad oggi è Generali, che nasce come assicurazione, ma offre anche servizi bancari; fino all’anno scorso anche Banca Mediolanum era un conglomerato. I conglomerati finanziari sono gruppi di imprese, assoggettate a un unico controllo, sono attivi nei settori assicurativo, bancario, dei servizi di investimento; comprendono almeno un’impresta assicurativa e una operante nel settore bancario o dei servizi di investimento. Sono nati in quanto essere un conglomerato amplifica la possibilità di fare cross-selling; inoltre, ci sono possibilità di arbitraggio cross- border, ovvero possono decidere di partecipare ad es. ad un’assicurazione nell’est europeo, in quanto la regolamentazione assicurativa è meno stringente, è un enorme vantaggio competitivo. Questa è una competizione sleale rispetto agli altri intermediari che non sfruttano questi possibili arbitraggi. Fino agli anni ’90 la regolamentazione bancaria è stata immutata per decenni, i medesimi player sono rimasti immutati, non si facevano concorrenza, tra di loro. Dagli anni ’90 la spinta a privatizzarsi ha portato alla competizione, per attirare capitale di rischio; inoltre, l’aumento di digitalizzazione ha portato un dinamismo che ha indotto le banche ad uscire da questa “foresta pietrificata”. Uno shock ancora maggiore è stato portato dall’ingresso dei FinTech, fanno una competizione serrata con le banche, motivo per il quale si parla di un passaggio da banca comune istituzione a banca come impresa, che deve generare flussi di cassa. La banca istituzione non ha concorrenza, non può fallire, la banca impresa invece ha forte concorrenza e può fallire. La banca moderna è attiva nei circuiti di intermediazione finanziaria indiretti e in via crescente in quelli diretti (= disintermediazione). Si parla di forte disintermediazione del business bancario, motivo per il quale la lista delle cose che può fare la banca è sempre più presente anche nelle banche piccole. È un intermediario finanziario multi-business che offre: - servizi di pagamento (ad es. carte di debito, bonifici, pagamenti utenze); - servizi di finanziamento (ad es. prestiti personali, mutui-casa); - servizi di investimento (ad es. obbligazioni bancarie, gestioni patrimoniali); - altri servizi (ad es. cassette di sicurezza, e-commerce). È un intermediario multi-canale che usa canali di distribuzione fisici (agenzie bancarie, sportelli automatici, consulenti) e remoti/digitali (home-banking, mobile-banking). È un’impresa «speciale» perché soggetta ad elevati gradi di regolamentazione e vigilanza finalizzati ad evitare «fallimenti» di mercato. Banche che di per sé non sono sistemiche in caso di fallimento, hanno il rischio di innescare reazioni a catena. 29/03/2022 SISTEMI BANCOCENTRICI E ORIENTATI AL MERCATO Il rapporto tra l’importanza relativa di mercati e intermediari è un indicatore spesso utilizzato per classificare i sistemi finanziari. Una distinzione classica è quella fra sistemi basati sugli intermediari (bank-based), in particolare sulle banche (Italia e Germania), e sistemi basati sui mercati (market-based) (Regno Unito, Usa). 44 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Storicamente i sistemi bancocentrici sono sistemi in cui l’intermediazione bancaria è fondamentale all’interno della funzione creditizia; nei sistemi mercatocentirci la funzione creditizia è svolta in modo più autonomo dagli attori e questi convergono sui mercati finanziari. Un’altra distinzione è fra sistemi basati su relazioni strette con la clientela e su informazioni private che gli intermediari riescono ad avere in virtù della relazione che hanno con i clienti (relationship-based), tipica dei sistemi bancocentrici; e sistemi con un grado elevato di anonimità (arm’s lenght) e fondati su informazioni di natura pubblica, la funzione di scemare buoni e cattivi prenditori è demandata al mercato, per cui il parallelismo tra sistemi market-based e sistemi con elevato grado di anonimità vanno di pari passo. Non esiste un modello superiore all’altro, e nemmeno un modello puro.  BANK-BASED VIEW  Punti di forza Un sistema bank-based ha la capacità di ottenere informazioni, anche privilegiate, dei potenziali prenditori di fondi, in virtù dello stesso rapporto che l’intermediario ha con il cliente. Il fatto che ci sia una relazione, e che questa sia orientata al lungo periodo, fa sì che con il tempo banca e prenditore di fondi si conoscano, le soft information sono maggiormente reperibili da una banca che ha molti sportelli sul territorio. È più semplice per le banche diminuire le asimmetrie informative, si diminuisce almeno teoricamente l’adverse selection, questo favorisce un’allocazione più efficiente di risorse finanziarie. In virtù del rapporto personale la banca riesce a monitorare l’utilizzo dei fondi, quindi ridurre il moral hazard. Teoricamente le banche sarebbero più efficaci anche nella riscossione dei crediti, probabilmente è vero per piccoli clienti, con aumentare della dimensione e della complessità del prenditore di fondi questa capacità viene un po’ meno. Il tessuto industriale è sempre stato frammentato, probabilmente è questa frammentazione insista nel sistema industriale, che ha fatto sì che un sistema bancocentrico, con banche storicamente di piccole dimensioni e diffuse su tutto il territorio, fosse la combinazione migliore per favorire un’industrializzazione diffusa (è nato prima un sistema bancario con queste specificità e il sistema industriale si è adattato, o è un sistema industriale molto frammentato che ha fatto sì che il nostro sistema bancario diventasse così, probabilmente è la seconda posizione quella vera).  Punti di debolezza Il fatto che il potenziale prenditore di fondi preferisca passare per un intermediario per ottenere il capitale operativo fa sì che debba sopportare dei costi di intermediazione, sotto forma di commissioni, tassi di interesse da pagare, ecc. un sistema fortemente bancocentrico ha degli alti costi di intermediazione. Rischio di formazione di accordi collusivi, ci sono circa 400 banche in Italia, le prime 4 possiedono il 90% del capitale intermediato in Italia. Limitato acceso al capitale di rischio è uno dei punti di debolezza maggiori, l’attività bancaria è per definizione prestatrice di capitale, se le imprese sono portate ad appoggiarsi alle banche per chiedere finanziamenti, e ottenere capitale di debito, questo fa sì che il loro incentivo a quotarsi e chiedere capitale di rischio sui mercati sia inferiore. Ci vuole un giusto equilibrio tra capitale di rischio e capitale di debito, l’ingresso di terzi all’interno della governance societaria può portare un punto di vista diverso, ci vuole un contrasto costruttivo di idee per far crescere l’azienda. Possibile concentrazione negli assetti proprietari delle imprese partecipate, è la situazione in cui ci sono poche banche grandissime e poche imprese grandi. Si tratta di un match quasi forzato tra grandi banche con corporate banking sviluppato e grandi imprese, evidentemente sono le uniche a diventare controparti, perché le banche piccole difficilmente hanno un corporate banking sufficientemente sviluppato. Poche imprese grandi si quotano, ma i grandi investitori sul mercato sono le banche; questa commistione tra grandi imprese è grandi banche che vi investono è quasi inevitabile quando vi è questa concentrazione. Possibile creazione di frizioni all'innovazione e alla competizione fra imprese per proteggere le imprese con più stretti legami bancari. Le banche non possono portare nuove idee industriali, una banca impegnata anche con capitale di rischio in un’impresa non voterà mai progetti troppo rischiosi, troppo 45 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 innovativi, in quanto la liquidità l’ha presa dai suoi correntisti, quindi deve utilizzarla prudentemente, viene meno il beneficio cardine di quotare la propria impresa, ovvero lasciar entrare nuove innovazioni. Il mercato italiano è fortemente bancocentrico, molto accentrato, tessuto industriale costituito da molte imprese, con pochi grandi player, in Italia c’è questa frizione all’innovazione.  MARKET-BASED VIEW  Punti di forza Il sistema finanziario mercatocentrico si basa sul mercato, quindi incontro autonomo tra domanda e offerta, senza che questa venga intermediata. Tipicamente i mercati prezzano gli emittenti, danno un valore al potenziale dell’impresa emittente, e lo fanno in modo più puntuale rispetto al bilancio, in quanto l’emittente viene valutata in tutti gli istanti in cui i mercati sono aperti, aggrega le informazioni di molte emittenti e le inserisce nel prezzo, il prezzo sconta le informazioni. I mercati hanno la capacità di aggregare in maniera efficiente le informazioni relative agli emittenti e tradurle in quantità comparabili attraverso il prezzo che si aggiorna in funzione della disclosure degli emittenti stessi. I sistemi finanziari basati sui mercati rafforzano il governo societario, favorendo le operazioni di acquisizione del controllo societario; il fatto che ci sia diffusione del capitale, fa sì che la governance sia eterogenea, varia, cambi nell’arco del tempo. Inoltre l’impresa quotata può parametrare le politiche di remunerazione del top management all’andamento delle azioni, fa sì che il top management abbia incentivo a curare l’impresa, in modo che le azioni aumentino in borsa e lui venga remunerato maggiormente. Questo può creare delle distorsioni, essere troppo orientati al benessere esclusivo del portatore del capitale di rischio, fa sì che l’impresa sia incentivata a pagare il dividendo, piuttosto che reinvestirlo nel capitale dell’azienda, e nel lungo termine l’azienda perde la possibilità di innovarsi. Tramite il mercato dei derivati è possibile trasferire il rischio più facilmente, e quindi minimizzarlo. Lo swap è lo strumento che permette il trasferimento dei rischi, uno swap molto semplice è quello con cui le controparti si scambiano alla fine del derivato due tassi, il primo emittente scambia un tasso fisso, e la controparte paga alla prima un tasso variabile (ad es. un’impresa si è indebitata con una banca, e ha ottenuto il pagamento di un tasso fisso che all’inizio sembrava vantaggioso (2%), successivamente ci si viene a trovare in una situazione di mercato con tassi di mercato bassissimi, se l’impresa fosse stata lungimirante avrebbe potuto fare con una controparte uno swap, dove lei pagava un tasso variabile e la controparte pagava il fisso, in questo caso l’impresa ha scommesso su un ribassamento dei tassi).  Punti di debolezza Maggiore discrezionalità delle imprese nelle scelte di struttura finanziaria (rischio di eccesso d’indebitamento). Elevato trasferimento del rischio d’impresa verso le famiglie e gli altri attori del sistema finanziario. Non c’è un intermediario, quindi le scelte di investimento sono demandate in capo agli investitori retail, se le famiglie diventano prestatori di capitale di rischio, diventano la categoria meno tutelata tra gli investitori; inoltre, con un po’ di innovazione finanziaria, esisterebbero dei prodotti che permettono alle imprese di trasferire parte dei propri rischi agli investitori, senza che questi se ne rendano conto. Se il sistema non ha intermediari che trasformano il rischio del prenditore di fondi, tutti questi rischi vengono assunti dagli investitori retail. Ci sono due indicatori per valutare l’orientamento:  misure relative: - total assets of deposit banks/total financial assets (>1 mercato più bancocentrico, <1 sistema più orientato ai mercati); - other financial institution assets/total financial assets; - bank assets/stock market capitalization  misure assolute, non guardano al peso relativo di banche e mercati, ma al peso complessivo delle banche o dei mercati rispetto all’economia nazionale : - total assets of deposit banks/PIL; - other financial institution assets/PIL; - bank assets/PIL; 46 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 fondamentale della combinazione minima dell’attività bancaria senza dover sottostare alla regolamentazione bancaria;  narrow shadow banking: sono presenti gli intermediari che davvero sfuggono alla regolamentazione. Sistemi di riciclaggio di capitale, parte degli scambi di flussi finanziari completamente anonimo e spesso illegale. Questo sistema bancario ombra, anche nella sua componente meno nascosta, è rilevante; negli anni il peso dello shadow banking è sempre cresciuto. È più difficile cogliere quanto viene negoziato nel narrow shadow banking, in quanto non so quali sono i veicoli che operano all’interno di questo settore; è all’interno del narrow shadow banking che si possono trasmettere flussi di capitale illegale, finanziamenti ad attività criminali. Per giungere alla stime del giro d’affari del narrow shadow banking, è stato stimato il giro d’affari complessivo, al quale è stata sottratta la parte del MUNFI e dell’OFI. Lo shadow banking di per sé non è un’enorme minaccia alla stabilita del sistema finanziario, purché il rapporto tra shadow banking pseudo-regolamentato e quello non regolamentato rimanga pressoché stabile. Se si inizia a regolamentare in modo eccessivo lo shadow banking, si rischia di incentivare il ricorso al narrow shadow banking. Spesso sono le banche stesse, che attraverso partecipazioni, sono le prime ad operare all’interno del sistema bancario ombra. Le misure contro lo shadow banking sono: - monitoraggio della sua evoluzione; - limitazioni all’attività creditizia dello shadow banking; - regolamentazione delle esposizioni bancarie verso lo shadow banking. 31/03/2023 CONCENTRAZIONE BANCARIA A partire dagli anni ’90 l’industria bancaria europea ha subito una forte spinta alla concentrazione, il numero di player è diminuito e contestualmente è aumentata la loro quota di mercato, devono accadere questi due eventi in contemporaneamente per far sì che si possa parlare di concentrazione. Le principali determinanti dell’aggregazione tra banche sono: - deregolamentazione finanziaria: l’abolizione del Glass Steagal Act è l’emblema della deregolamentazione; il progressivo abbattimento delle barriere fisiche e regolamentari ha accresciuto il grado di concorrenza e la contendibilità degli assetti proprietari, e ha spinto le istituzioni finanziarie ad ampliare la gamma dei servizi proposti a famiglie e imprese; - progresso tecnologico: dopo costi di avviamento ingenti, ha avuto un ruolo fondamentale nella riduzione dei costi operativi e nel miglioramento dei servizi offerti; ha facilitato i flussi informativi tra banca e clienti e tra banche, contribuendo a velocizzare le operazioni e a efficientare i costi dei servizi; - crescente integrazione tra i mercati: l’integrazione dei mercati europei ha conosciuto una forte accelerata con l’introduzione della moneta unica; in Europa in particolare ha portato ad una aumento della concorrenza, il campo di gioco sul quale i player bancari si scontrano è passato dall’essere nazionale all’essere internazionale. Il consolidamento rappresenta la risposta dell’industria bancaria ai cambiamenti del quadro competitivo e all’accentuarsi della concorrenza. Si è ridotto il numero degli intermediari bancari ed è aumentata la concentrazione del mercato, ma nonostante ciò, il grado di competizione non è affatto diminuito. La concorrenza è particolarmente vivace su tutti i segmenti dell’attività bancaria Questi grandi poli nascono possono nascere per integrazione verticale, a monte o a valle, o per integrazione orizzontale; più praticata è quest’ultima, una medesima banca si estende su segmenti di mercato differenti, su clienti differenti, spostandosi su modelli di banca universale o gruppo bancario. L’unica forma coerente con la nascita di grandi poli bancari è S.p.A., in quanto una banca non riesce a recuperare capitale di rischio attraverso vendite obbligazionarie o attraverso la liquidità in eccesso dei correntisti, che è quello che fa una BCC, una banca per ottenere capitale di rischio deve quotarsi. Perché crescere 49 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023  La banca crescendo può sfruttare economie di scala e di scopo, migliorando l’efficienza operativa. Il singolo polo bancario può offrire tanti prodotti o servizi differenti ad un unico cliente dalle esigenze complesse, fidelizza questo cliente; le economie di scala e di scopo facilitano quindi il cross-selling.  Diventare un grande player internazionale fa sì che la reputazione della banca aumenti e ne aumenti il potere di mercato, quando sorpassa una determinata sogli critica, la banca passa dall’essere price taker a price maker, è la banca a determinare il prezzo di un servizio offerto sul mercatato; le grandi banche non si fanno una guerra di prezzo tra di loro.  Avere un grande portafoglio crediti, titoli, permette la diversificazione, in modo tale si minimizza il rischio, se la banca riesce ad avere un portafoglio clienti ampio, probabilmente riesce ad avere anche un portafoglio crediti ampio. La crescita dimensionale può realizzarsi:  per linee interne: aumento del grado di utilizzo della capacità produttiva esistente o per apertura di sportelli bancari. È una crescita lenta, ma controllata, permette che queste attività neonate siano subito incorporate; determina la nascita di banche universali;  per linee esterne: permette una crescita rapida, strategica, ma i costi e i tempi di integrazione di questa nuova entità all’interno del gruppo sono superiori, e si possono creare delle sovrapposizioni tra i servizi che il gruppo già offriva e quelli offerti dalla nuova banca; determina la nascita di gruppi bancari. Ad es. l’acquisizione di una banca commerciale porta con sé il beneficio di una rete di sportelli già radicata, una base di clientela già fidelizzata, un marchio riconosciuto, relazioni e conoscenze a livello locale, ma presenta notevoli costi di trasferimento, coordinamento, integrazione. Per diventare un grande player intenzionale è necessario espandersi all’estero, il campo di gioco si è spostato dal mercato nazionale all’industry bancaria mondiale. La banca può espandersi all’estero:  per via indiretta, può avvenire tramite: - rapporti di corrispondenza: una banca apre un conto presso un’altra banca estera, di modo che la banca possa seguire i suoi clienti da un’altra parte del mondo e gestire la liquidità di quei clienti in pool tramite quel conto, è una modalità di espansione molto cauta; - accordi una tantum (una volta, in modo sporadico): sono accordi tra due banche per singole operazioni; - joint venture: la banca nazionale si rende conto di non essere in grado di fornire servizi specifici per un particolare segmento di clienti (ad es. non possiede fondi a legislazione irlandese), la banca quindi si associa con una banca estera; è una modalità di espansione più pervasiva; - franchising: la banca cede i propri segni distintivi; l’operatività della banca non si è spostata all’estero, ha cercato dei partner esteri che operassero per nome o per conto della banca; rappresenta il massimo grado di espansione indiretta;  per via diretta, la banca esporta parte della propria operatività all’estero, può avvenire tramite l’apertura di: - uffici di rappresentanza: è un ufficio che non può raccogliere liquidità, contatta la nuova clientela e svolge attività promozionale. È un ufficio che rappresenta la banca nazionale, è il primo passo esplorativo in un nuovo mercato, generalmente viene aperto quando si vuole studiare l’operatività del mercato estero, se potenzialmente un mercato è fruttifero per la banca nazionale. In realtà esistono degli uffici di rappresentanza che restano tali per decenni, dove la banca fa fatica ad entrare in quel mercato, ma piuttosto che lasciarlo scoperto mantiene aperti gli uffici di rappresentanza; - filiali: modalità di espansione diretta più aggressiva; possono svolgere l’attività bancaria vera e propria, in tale modo riesce a creare un nuovo circuito finanziario creditizio anche all’estero, aumentando la quota di mercato; - sussidiaria: la banca nazionale compra delle partecipazioni di una banca estera, istantaneamente aumenta il giro d’affari anche a quel mercato, la banca diventa un socio che può avere potere di ingerenza circa le decisioni di investimento della partecipata. Indici di concentrazione:  CR3/5: total asset dei primi 3/5 player bancari sul totale dell’industria bancaria;  HHI: Herfindahl-Hirschman, è la somma dei quadrati delle quote percentuali di mercato di ciascuna banca. ∑ i=1 N Qi 2 dove Qi è la quota di mercato dell’i-esima banca. 50 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 L’HHI varia tra 0 e 1; il valore massimo per singola banca corrisponde a una situazione di completo monopolio, mentre valori molto bassi dell’indice si ottengono in mercati nei quali c’è un numero elevato di agenti, ciascuno dei quali detiene una piccola quota di mercato. L’interconnessione finanziaria si riferisce alle relazioni tra gli agenti economici dovute alle transazioni finanziarie realizzate. Il grado di interconnessione aumenta con: - le dimensioni degli intermediari bancari e finanziari; - il livello di concentrazione dei sistemi finanziari; - l’ampiezza dell’operatività internazionale degli operatori finanziari. Se creo un sistema finanziario altamente interconnesso, con player molto concentrati, le cui sorti dipendono da quelle degli altri player, inserisco una forte fragilità, che prende il nome di rischio SISTEMICO (non sistematico), è il rischio che l’insolvenza o peggioramento del merito creditizio di un intermediario si possa trasmettere velocemente anche ad altri intermediari e all’economia reale. 17/04/2023 G-SIFI Il rischio complessivo di un emittente è dato da rischio sistemico e rischio idiosincratico. Il rischio sistemico riguarda tutto il comparto bancario, riguarda i rapporti tra le banche. Le banche che hanno un rischio sistemico, ovvero la cui rischiosità può essere trasmessa anche alle altre banche si chiamano G-SIIs (Global Systematically Important Institutions). Il rischio sistemico si propaga all’interno dell’industria bancaria, motivo per il quale il rischio di una banca G-SIBs (Global Systematically Important Banks) non riguarda solo sé stessa, ma l’intero sistema bancario. Le banche “too big to fail” sono banche sono troppo grandi per essere lasciate fallire, non troppo grandi per fallire, questo ci porterebbe erroneamente a pensare che le loro dimensioni impediscano il fallimento, invece queste banche sono troppo grandi per essere lasciate fallire, in quanto il loro rischio sistemico è talmente grande che trascinerebbe anche le altre banche al fallimento, la crisi di una sola banca si ripercuote su tutto il sistema bancario. Bisogna guardare il LGD (loss given default), ovvero l’impatto che il fallimento della banca provocherebbe, è la stima del tasso di perdita in caso di insolvenza, non la PD (probability of default), che è la probabilità di fallire. Il fallimento della banca provocherebbe esternalità negative a catena sull’intero sistema economico e finanziario. Il criterio dimensionale è rilevante per essere dichiararti G-SIB, ma non necessariamente una banca grande presenta un rischio sistemico alto. Sono 5 i criteri per valutare se una banca è G-SIB: - operatività internazionale: particolarmente elevata; - dimensione: totale delle esposizioni di una banca, calcolate come indicato dagli accordi di Basilea 3; - interconnessione: attività e passività verso altre società finanziarie, quindi non necessariamente banche e titoli in circolazione; - sostituibilità: il sistema bancario stesso si sta disintermediando, le banche sono prestatrici di servizi che un tempo non erano necessariamente forniti da banche; - fornitore di servizi complessi: non sono iscritti nel bilancio, sono servizi ad es. derivati iscritti fuori bilancio. Le attività fuori bilancio non sono computate a bilancio per non appesantire troppo le passività; tutte le attività off-balance non rientrano nelle attività core della banca. La metodologia attribuisce la stessa ponderazione del 20% a ciascuna delle cinque categorie della rilevanza sistemica (ogni voce ha la stessa importanza, pesa per 1/5). Ogni categoria è un indice complesso costituito da altre variabili, ad eccezione di quella dimensionale. 51 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - nota integrativa: specifica quegli aspetti poco trasparenti o che necessitano di una ulteriore spiegazione, circa vari aspetti del bilancio. La parte E contiene informazioni sui rischi e sulle politiche di copertura, ci riferiamo ai derivati di copertura, che possono finire in bilancio, e quindi all’interno dello stato patrimoniale, oppure essere off-balance, quindi non essere inseriti nello stato patrimoniale. A prescindere dalla collocazione bisogna dare informazione in nota integrativa come il derivato acquistato svolga funzione di copertura, quindi quale è il sottostante e se abbia offerto una buona copertura del sottostante, quindi se le variazioni del sottostante siano state coperte come previsto dal derivato di copertura. I derivati a fini speculativi sono collocati direttamente fuori bilancio. - relazione sulla gestione.  STATO PATRIMONIALE Evidenzia la composizione del patrimonio della banca; viene redatto a sezioni divise e contrapposte. Le voci dell’attivo vengono inserite secondo il criterio della liquidità decrescente, mentre le voci del passivo vengono inserite secondo il criterio della esigibilità crescente. Le principali voci dell’attivo sono: prestiti alla clientela (prestiti al consumo, prestiti commerciali e industriali, prestiti immobiliari, altri prestiti), altre attività finanziarie (quando la banca agisce da dealer o asset transformer), altre attività non finanziarie; le principali voci del passivo sono: depositi da clientela e da altre banche, altre passività e capitale netto. Non tutte le attività e passività finanziarie sono valutate secondo i medesimi criteri; sono classificate in funzione della specifica destinazione (negoziazione, vendita, detenzione a scadenza); l’inserimento in una categoria piuttosto che in un’altra comporta l’applicazione di diversi criteri di valutazione IAS/IFRS.  Fair value: utilizzato per attività e passività finanziarie finalizzate alla negoziazione; derivati di copertura; attività e passività finanziarie valutate al fair value. Non per tutti gli strumenti finanziari iscritti in bilancio è possibile determinare il fair value, è quel valore univoco che costituisce la valorizzazione in bilancio di una attività o passività. Esistono 3 livelli di valorizzazione al fair value: - livello 1: è il più semplice, lo strumento che deve essere valutato ha un prezzo, quindi è negoziato su un mercato attivo, il prezzo è determinato dal mercato (dinamiche di domanda e offerta), è quindi una valutazione imparziale, non è la banca che ne determina il valore; - livello 2: non esiste un mercato attivo per l’attività finanziaria in questione, quindi posso verificare se esistono strumenti simili a quello che devo valutare (stessa tipologia di emittente) su un mercato attivo; una volta che vengono trovati 5 strumenti simili, si fa una media del valore di mercato di questi strumenti e il risultato ottenuto diventa la valutazione a fair value della posta; - livello 3: in questo caso lo strumento non è quotato e non ha diretti pari su un mercato attivo; per la valutazione a fair value bisogna utilizzare tecniche di valutazione diverse dalla quotazione, con parametri più quantitativi, non osservabili sul mercato; è molto complicato “difendere” una valutazione di livello 3, motivo per il quale esiste la nota integrativa.  Costo ammortizzato: utilizzato per attività finanziarie detenute fino a scadenza; titoli in circolazione; crediti vs banche/clientela, debiti vs banche/clientela. Il costo ammortizzato adegua, di anno in anno, l’originario valore di iscrizione dell’attività o della passività sulla base del valore attuale dei flussi futuri prodotti dalla stessa in base all’ammortamento. Bisogna identificare ogni anno se le attività finanziarie sono allo stage 1, 2, 3. Quando valorizzo un’attività non solo devo aggiornare il costo storico ammortizzato, ma bisogna valutare anche se il tasso di sconto è ancora valido, quindi valutare se il merito creditizio del cliente è peggiorato, ovvero l’attività è diventata più rischiosa. Bisogna mettere in atto l’azione di impairment, si valuta se la rischiosità dell’attività finanziaria è variata rispetto all’anno precedente.  Stage 1: un’attività è allo stage 1 se non ha manifestato un aumento significativo del rischio di credito rispetto all’anno precedente (non è detto che l’attività non sia rischiosa). In tal caso bisogna contabilizzare le perdite attese nei 12 mesi successivi.  Stage 2: in questo stato rientrano gli strumenti che hanno manifestato un incremento significativo del rischio di credito, rispetto alla rilevazione iniziale, ma non così grave da prevedere una perdita. Il merito 54 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 creditizio del cliente è peggiorato, ma non al punto tale da ritenere che il cliente vada in default, non ci si aspetta una perdita immediata.  Stage 3: in questo stato rientrano le attività il cui rischio è peggiorato, ma al punto di ritenere che una imminente perdita di valore è da mettere in conto. Se l’attività è di stage 2 o 3 devo calcolare le perdite attese sull’intera vita residua di quell’attività finanziaria; se sono attività a lungo termine, la perdita che dovrò calcolare sarà alta. Ad es. se il prenditore è un mutuatario, con debito trentennale, e dopo 3 anni il suo merito creditizio diminuisce, bisogna contabilizzare la perdita di tutta la durata del mutuo. Per questo l’istruttoria di fido è molto importante, bisogna valutare attentamente le informazioni e monitorare il cliente per la durata del prestito. L’impairment è un meccanismo che verifica, in sede di valutazione di fine esercizio, le eventuali svalutazioni dei crediti. L'impairment test è differente per gli strumenti valutati al costo ammortizzato in cui non si aspetta che la perdita si verifichi (occurred loss), perché ciò avverrebbe solo scadenza, ma si decurta il valore della posta anche della perdita attesa (expected loss). La perdita attesa include 2 componenti, una meccanica che si ricava da una formula, e un’altra meno oggettiva. La perdita attesa deriva dalla probability of default (PD) della controparte e dalla loss given default (LGD), questa è la parte meccanica; esiste una terza componente che fa sì che vengano incorporate delle considerazioni che il valutatore può fare. Tutte queste valutazioni non possono essere applicate se ci si riferisce ad una voce di patrimonio netto, si deve calcolare la massima perita su quella posta, se poi le attività di copertura vanno a buon fine, allora la perdita sarà minore di quella massima attesa. Lo stato patrimoniale riclassificato è il punto di partenza per l’individuazione delle aree fondamentali di attività della banca. - Attivo: la distinzione fondamentale è tra attività fruttifere (che generano interessi o dividendi) e non fruttifere, la cui somma costituisce il totale delle attività. - Passivo: diviso in debiti la cui assunzione comporta un costo per la banca (passività onerose) e altre passività, che insieme costituiscono le passività totali. Le altre voci sono rappresentate dal patrimonio netto. Attivo  Cassa e disponibilità liquide: sono le attività più liquide in assoluto, sono le banconote in euro o in altra divisa e disponibilità liquidabili. All’interno di queste disponibilità liquide vengono iscritti i deposti verso la BCN, non possono essere iscritte le riserve obbligatorie, ma possono essere iscritte le riserve libere. È vero che una riserva obbligatoria può essere utilizzata anche al 100%, ma c’è comunque il vincolo che all’interno del periodo di mantenimento il valore medio della riserva deve essere pari a quello di legge, mentre le riserve libere possono essere smobilizzate interamente.  Crediti: sono crediti v/banche e crediti v/clientela, la valutazione avviene al costo storico ammortizzato ed eventualmente rettificato a seguito dell’impairment. All’interno del bilancio, dopo la procedura di impairment, in funzione dello stato di salute del credito si possono avere 2 fattispecie, attività di stage 1 o attività di stage 2/3, ma questo non dice nulla sulla effettiva rischiosità, dice solo se essa è cambiata o meno rispetto al periodo precedente. Si è dovuto ricorrere ad un ranking differente (elaborato dall’autorità bancaria europea) per capire la qualità del credito: si distingue tra crediti performing o in bonis e crediti non performing o deteriorati (NPL). La Banca d’Italia, ha previsto un’ulteriore classificazione per i crediti deteriorati; in funzione di quanto grave sia il deterioramento del credito possiamo distinguere tra: - sofferenze: sono le più gravi, i crediti più deteriorati in assoluto; sono tutti quei crediti iscritti a bilancio o lasciati fuori bilancio, nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza, o in una situazione di alta probabilità di insolvenza; - inadempienze probabili: sono medio-gravi, in questo caso la banca ritiene improbabile che il debitore adempia integralmente ai propri debiti a meno che non si ricorra ad azioni legali di riscossione del credito, quali l’esecuzione delle garanzie; 55 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate: sono i crediti deteriorati meno gravi; si tratta di esposizioni in cui vengono superati i confini dell’affido per 90 giorni e oltre una determinata soglia che la banca stabilisce internamente. Crediti forbone possono essere performing o non performing, sono quei crediti che hanno subito una modifica delle condizioni contrattuali, in modo tale da scongiurare il fatto che, se sono in bonis diventino deteriorati, o se sono deteriorati che passino alla categoria successiva. Crediti v/banche: attività finanziarie non quotate verso istituti di credito; sono incluse le riserve obbligatorie (crediti v/banca centrale). Crediti v/clienti: attività non finanziarie verso la clientela; sono inclusi crediti verso Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti.  Attività detenute per la negoziazione: all’interno figurano le attività finanziarie allocate nel portafoglio di negoziazione, nonché le partecipazioni in imprese sottoposte ad influenza notevole o a controllo congiunto. Il portafoglio di negoziazione è quello maggiormente negoziabile, ovvero quello che la banca detiene per finalità di negoziazione, fini più speculativi; tutti gli strumenti del mercato monetario vengono iscritti all’interno di questa voce .  Attività valutate al fair value: attività con un periodo di mantenimento maggiore delle attività detenute per la negoziazione, ma minore delle attività disponibili per la vendita, si tratta di una categoria residuale  Attività disponibili per la vendita: sono attività che vengono valutate al fair value con iscrizione delle variazioni nell’apposita riserva di valutazione. Rappresentano investimenti temporanei non destinati ad imminente negoziazione.  Attività detenute fino a scadenza: si tratta di titoli di debito quotati e finanziamenti che la banca ha intenzione di mantenere sino a scadenza. La volontà da parte dell’istituto di credito a mantenere i titoli sino a scadenza deve essere dichiarata per iscritto. Diversamente dalle altre attività e passività finanziarie, queste vengono valutate al costo storico ammortizzato, il loro valore non viene aggiornato al valore di mercato tutti gli anni, è una valutazione prevedibile.  Derivati di copertura: operazioni di copertura finalizzate a neutralizzare potenziali perdite tramite l’ottenimento di utili; sono quindi derivati che coprono un sottostante. Bisogna dare spiegazione in nota integrativa quale sia il sottostante e l’efficacia della copertura. Se il derivato non è di copertura è uno strumento speculativo, e non trova posto all’interno del bilancio, costituisce una delle due famiglie degli strumenti off-balance, strumenti che producono effetti in conto economico, ma non hanno una collocazione in stato patrimoniale.  Partecipazioni: costituite da partecipazioni attive che una banca ha nei confronti di controllate, o sottoposte ad influenza notevole. Sono iscritte inizialmente al valore del costo storico, e successivamente al patrimonio netto; in modo tale da adeguare il valore della partecipazione al valore contabile del patrimonio della partecipata. Passivo e Patrimonio Netto Dal lato del passivo si hanno tre categorie di voci: - passività finanziarie: comprende i debiti di natura finanziaria della banca e quelli rappresentati da titoli (certificati di deposito ed obbligazioni); - altre passività: debiti di natura non finanziaria, che non prevedono sostenimento di costi di carattere finanziario; - patrimonio: essendo un dato puramente contabile differisce dal patrimonio di vigilanza richiesto dalle autorità.  Fondi rischi e oneri: fondi costituiti al fine di coprire perdite, oneri o debiti di natura determinata, di esistenza probabile o certa, ma indeterminati per quanto riguarda l’ammontare o la data di sopravvenienza. Non hanno funzione rettificativa dei valori dell’attivo e il loro importo non può essere superiore a quello delle perdite, degli oneri e dei debiti a fronte dei quali sono costituiti.  Capitale: rappresenta il valore delle azioni (o delle quote) emesse dalla banca, al netto dell’importo del capitale sottoscritto ma non ancora versato alla data di redazione del bilancio. La capitalizzazione di una banca è definita da: capitale sociale = valore nominale (delle azioni) x N. di azioni. Si parla di valore nominale dell’azione, e non di valore di mercato, questo perché quando una banca colloca 56 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 È importante che il bilancio venga redatto secondo i principi di chiarezza, completezza e veridicità, ed è comodo che la riclassificazione sia uguale per tutte le banche, perché permette di comparare anno dopo anno gli stessi indici della medesima banca. Possiamo renderci conto se un indice è migliorato o peggiorato, permettendo di vedere se la banca sta performando nel tempo o no, questa è l’analisi temporale, confronto indici della stessa banca su anni diversi. L’analisi cross-sezionale è l’analisi che nello stesso anno mette a confronto gli indici di bilancio di banche differenti, questo è possibile farlo perché gli indici sono calcolati nello stesso modo. Gli indici sono suddivisi per aree tematiche: - qualità del credito; - redditività; - struttura; - efficienza; - indici di mercato; - coefficienti di vigilanza: rischiosità, liquidità, patrimonializzazione. Una cosa sono gli indici di bilancio, che fanno riferimento al capitale sociale, ad esempio, faccio riferimento soltanto alle quantità iscritte a bilancio, da non confondere con gli indici che sono coefficienti relativi alla vigilanza, alla capitalizzazione regolamentare. Il capitale regolamentare e il capitale sociale sono due quantità diverse.  Qualità del credito - Qualità del credito: sofferenze/crediti verso la clientela ordinaria. È una misura molto più restrittiva di quello che potrebbe essere NPLs/crediti verso la clientela ordinaria. - Texas ratio: sofferenze/patrimonio netto. Misura se con le proprie risorse (patrimonio netto) una banca sarebbe in grado di assorbire le perdite derivanti dalle sofferenze. Se effettivamente le sofferenze si tramutassero tutte quante in perdita, la banca con le sue risorse sarebbe in grado o meno di ricoprire queste perdite. - Percentuale di copertura delle sofferenze: si misurano gli accantonamenti fatti ad hoc per le sofferenze registrate in stato patrimoniale/totale delle sofferenze, ovvero quante risorse liquide ho ad oggi dedicate appositamente per coprire le sofferenze se si dovessero manifestare, è diverso dal texas ratio. Generalmente è una percentuale alta, ma difficilmente pari al 100%, dovuto al fatto che le banche devono agire secondo il principio della prudenza. Una banca non dovrebbe detenere risorse alte al punto di coprire le eventuali perdite sulle eventuali sofferenze, in quanto ogni riserva tenuta liquida crea una perdita potenziale di mancato guadagno, in quanto potrebbe essere impiegata in qualche attività remunerativa per la banca. La banca tiene una copertura che copra il 70/75% delle sofferenze, per questo è interessante comparalo al texas ratio, nel caso in cui tutte le sofferenze si tramutino in perdite, la banca deve avere risorse ulteriori diverse dagli accantonamenti che ha fatto per coprire le perdite senza intaccare l’equilibrio patrimoniale. - Percentuale di copertura dei crediti in bonis: accantonamenti su crediti in bonis/totale crediti in bonis; la percentuale è decisamente bassa. - Costo del rischio: costo del rischio/risultato lordo di gestione. Sommo tutti gli accantonamenti fatti ad hoc per gli NPL, così approssimo il costo stimato del rischio, se mi aspetto una perdita sulle sofferenze, tengo da parte, tramite un accantonamento ad hoc tale, per cui in media questo accantonamento riuscirà a coprire la perdita, che è la manifestazione del rischio della perdita. Maggiore è il rischio, maggiori saranno gli accantonamenti, più alti sono gli accantonamenti, più mi aspetto di avere perdite, quindi più i crediti sono rischiosi.  Redditività ROE (Retourn on Equity) è il rendimento sul capitale proprio. È l’indicatore principe della redditività, reddito netto/patrimonio netto, ovvero quanto ho fatto rendere il mio capitale proprio; per ogni euro posseduto dalla banca, che rendimento ho ottenuto, qual è il ritorno. ROE=RN PN = RG TA TA PN RPI RG RN RPI 59 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 La combinazione dei 4 indici che compongono il ROE non è indifferente. - ROA= RG TA : Retourn on Asset, esprime il rendimento della gestione ordinaria; - leva finanziaria= TA PN : indica quanto l’attivo è finanziato dal patrimonio netto; se ho una leva 5, per ogni euro di patrimonio, cioè di capitale posseduto dalla banca, ne ho investiti 5. Indica quanto è speculativa la banca, la banca investe più di quanto lei abbia all’interno del patrimonio netto, maggiore è la leva, maggiore è la rischiosità, il grado speculativo della banca; - RPI RG : evidenzia il contributo della gestione straordinaria; - RN RPI : mette in rilievo il carico fiscale. A parità di ROE preferisco una banca che ha come forza trainante il ROA, rispetto al contributo della gestione straordinaria, il ROA dà un’indicazione di quanto è solida la gestione ordinaria, la gestione straordinaria non è detto che si replichi tale di anno in anno. Una banca con una gestione ordinaria solida, in assenza di shock esogeni, invece, riesce ad essere generalmente più redditizia, per lo meno l’anno successivo, proprio perché le variabili presenti nella gestione ordinaria fanno fatica a cambiare nel tempo, il patrimonio netto di una banca non si dimezza (o duplica) nel corso di un anno. Il ROE dell’anno precedente è abbastanza predittivo del ROA dell’anno successivo. Il ROA può essere negativo, in quanto il reddito di gestione può essere negativo, una redditività negativa è da tenere in considerazione, se il margine di intermediazione non è così alto da contenere i costi.  Rendimento della gestione ordinaria ROA= RG TA = RLG TA RG RLG - RLG TA : rendimento della gestione operativa, è il risultato lordo della gestione, pesato per la componente di rettifiche. È un risultato dinamico, dato il totale dell’attivo, quanto reddito sono riuscito ad estratte tramite l’attività caratteristica, e attività di compravendita, si tratta di una gestione attiva, implica l’assunzione di rischi; - RG RLG : incidenza delle rettifiche, deriva dalla bontà della strategia buy and hold, che ha come obiettivo vedere aumentare il portafoglio semplicemente tenendo gli asset all’interno del portafoglio, deriva da un apprezzamento o deprezzamento degli strumenti che ho in portafoglio, è una strategia passiva.  Rendimento della gestione operativa RLG TA =MINTM TA RLG MINTM - MINTM TA : rendimento dell’attività bancaria, percentuale di rendimento che sono riuscito ad estrarre dato il totale dell’attivo; - RG MINTM : incidenza dei costi di gestione.  Rendimento dell’attività bancaria MINTM TA = AF TA MINT AF MINTS MINT MINTM MINTS - AF TA MINT AF : rendimento dell’intermediazione finanziaria, bisogna capire se gli interessi attivi pagano gli interessi passivi. Pone a confronto il margine di interesse con le attività fruttifere ponderato per il peso delle attività sul totale dell’attivo. A parità di rendimento ci possono essere delle capacità di produrre 60 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 redditività dall’intermediazione diverse, una ha un attivo non fruttifero alto, mentre l’altra ha un attivo fruttifero alto, è quello che caratterizza la gestione di una banca; - MINTS MINT : incidenza dei proventi da servizi, quanto rendono i servizi; se >1 l’offerta dei servizi contribuisce positivamente alla formazione del rendimento dell’intermediazione. Quando la banca eroga un muto, si assume un rischio, quindi fa pagare un interesse attivo (per la banca) al cliente; mentre ad es. quando mette a disposizione una cassetta di sicurezza farà pagare una commissione; - MINTM MINTS : risultato netto delle operazioni finanziarie, contributo che la gestione finanziaria dà al reddito d’esercizio, rendimento attivo che riesco ad estrarre dalla compravendita di strumenti.  Struttura ed efficienza - MINT MINTM : incidenza dell’attività tradizionale, indica l’incidenza della raccolta diretta ed erogazione di prestiti (composizione minima) sul totale delle attività; maggiore è questo indice, maggiore sarà il rendimento dato dall’attività caratteristica; - RNCC CC : costo del credito, tra le attività esposte al rischio di perdita, assumono particolare rilievo i crediti verso la clientela (CC) che, confrontati con le rettifiche di valore su crediti (RNCC), danno origine al costo del credito; - CO MINTM : cost-income-ratio, è un indicatore di efficienza operativa, quanto spende una banca per ottenere quel risultato della gestione ampia.  Di mercato - Price/book value: prezzo di mercato/patrimonio netto per azione; indica il valore di mercato attribuito all’azienda nel suo complesso; se pari a 1 significa che il prezzo reputato congruo dal mercato è uguale al valore contabile del suo patrimonio netto. - Price/earning: prezzo/utile per azione; indica il numero di anni necessari perché, a parità di earning, l’investitore possa ritornare in possesso del capitale investito (price); non viene ovviamente calcolato in caso di earning negativo (cioè di perdita d’esercizio). 26/04/2023 PROFILI GESTIONALI I profili gestionali sono un insieme di procedure e azioni volte allo svolgimento coordinato e unitario di una macro-attività; sono quegli insieme di aree che confluiscono nell’attività bancaria complessiva. Ogni profilo gestionale contribuisce ai tre equilibri, motivo per il quale è necessaria una forte interconnessione tra le aree gestionali. In verde aree gestionali che impattano sia sull’attivo che sul passivo. ALM: gestione integrata tra attivo e passivo, è la gestione dei titoli. 61 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - gestione della raccolta: maggiore è la raccolta, maggiore può essere la dimensione della gestione patrimoniale; - gestione della liquidità, il portafoglio titoli è uno strumento che deve compensare i deflussi, quindi garantire l’equilibrio finanziario; la gestione dei portafogli titoli potrebbe creare deflussi di liquidità; - gestione del capitale per il calcolo sulla leva, il portafoglio titoli va a numeratore della leva. Obiettivi della gestione di portafoglio:  finalità speculative: orientato alla massimizzazione del rendimento, coloro che operano sul mercato per conto della banca cercano di cogliere al meglio le opportunità che il mercato offre. Ha un forte impatto sull’equilibrio economico, quindi sulla redditività;  finalità di copertura: è l’estremo opposto, tutta la parte di perdita attesa si può coprire, una parte del portafoglio titoli è focalizzata a finalità di copertura (liquidità). Il mercato dei derivati è molto ampio, ci si può coprire su valuta, scadenze; questa parte del portafoglio titoli riesce a minimizzare il rischio. La copertura non necessariamente deve essere fatta con strumenti derivati, può avvenire anche tramite riserve. La copertura realizzata mediante una riserva non è rischiosa, ha un costo, ma lo ha anche il derivato, la riserva è immediatamente disponibile, il derivato può generare una copertura, ma se sbaglio verso può aumentare la perdita, è sicuro che ci si aspetti una perdita, la copertura infatti è parziale, il derivato è rischioso perché causa una perdita; la riserva ha un costo, perché tengo ferma liquidità che potrei prestare, ma non aumenta la rischiosità del profilo finanziario;  finalità di gestione finanziaria: redditività/liquidità. In funzione dell’obiettivo la destinazione dei titoli è differente:  portafoglio di negoziazione;  portafoglio titoli di proprietà: - portafoglio tesoreria; - portafoglio investimento. Una volta costruito il portafoglio, diviso in diversi obiettivi, il core del portafoglio può essere gestito secondo due diverse strategie di investimento (strategie da manuale, estreme e opposte):  residuale: la banca impiega la componente residuale delle fonti, quindi prima concede a prestito, e ciò che rimane viene investito in titoli (100 liquidità, la banca la impiega in maniere preferenziale sui prestiti, quello che rimane viene impiegato nel portafoglio titoli, banca commerciale). È una tipica banca che ha: - rapporto impieghi in prestiti/depositi elevato; - rapporto titoli in portafoglio/depositi basso; L’impiego preferenziale sono i prestiti, il portafoglio titoli agisce come un cuscinetto di liquidità, quando i prestiti non sono remunerativi aumenta il portafoglio titoli, al contrario si sgonfia se il mercato creditizio offre condizioni remunerative con un buon grado di sicurezza. Applicando alla lettera tale strategia, nelle fasi recessive i tassi iniziano a scendere, quindi non investo tanto in prestiti, quindi in teoria secondo questa gestione è il momento in cui il cuscinetto si gonfi, ma lo faccio nel momento in cui i tassi scendono, quindi i prezzi stanno salendo, entro nel mercato finanziario in un momento in cui i prezzi stanno salendo, compro caro. Nelle fasi espansive, quando l’economia riparte, e scende l’incertezza è conveniente prestare, i tassi iniziano ad alzarsi e i prezzi scendono, quindi vendo a sconto. Se si applica questa strategia alla lettera, compro caro e vendo a sconto, miglior modo per registrare una perdita. È una strategia molto rischiosa, le banche talvolta pur di non vendere, quindi sgonfiare il cuscinetto (e registrare perdite), mantengono in portafoglio i titoli (lock in), alcuni titoli rimangono intrappolati all’interno del bilancio, non quelli valutati al fair value (ad es. titoli acquistati per essere mantenuti sino a scadenza, li mantengono in modo tale che mantengano il loro valore in bilancio, se venissero smobilizzati la banca registrerebbe una perdita);  flessibile: l’ampiezza del portafoglio titoli non è funzione diretta dell’oscillazione della domanda di prestiti; la banca dà pari importanza al portafoglio prestiti e al portafoglio titoli, che è gestito in modo da ottimizzare il rendimento. Si tratta di una gestione di tipo dinamico e anticiclico, si entra sui mercati in coda ad una fase espansiva, e si esce prima di una fase recessiva. Questo in teoria, in pratica non si prenderà mai la coda e la testa, un 64 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 ottimo indicatore sono i tassi. Questo fa sì che si riesca ad evitare l’effetto lock-in, possono comprare e vendere nel momento ottimale. Questa strategia è adottata solitamente da banche non prettamente commerciali, ma che hanno un’attività di investment banking all’interno. Le banche più tradizionali optano per una gestione più residuale del portafoglio titoli e non flessibile. Dal punto di vista quantitativo, la banca deve stabilire quanto deve essere ampio il portafoglio titoli; gestione residuale e flessibile nella pratica tendono spesso a convivere: - gestione crediti e gestione titoli: complementari, senza vincolo di subordinazione; - ricerca dell’equilibrio economico-finanziario della banca; - si tiene conto delle scelte di politica monetaria della BCE. Dal punto di vista qualitativo, una volta stabilita la politica (residuale, flessibile), ci sono due strategie di ottimizzazione del portafoglio:  laddered approach (scaletta a pioli): ha come obiettivo la riduzione dei rischi economici e finanziari del portafoglio, diversificandolo sotto il profilo della scadenza dei titoli che lo compongono. Il portafoglio viene suddiviso in funzione delle scadenze dei titoli che lo compongono, in modo tale da ottenere un flusso finanziario complessivo che sia regolare e costante, in tale modo la banca riesce ad essere coperta per ogni scadenza. La banca decide quali attività inserire nel portafoglio in funzione dei flussi di cassa che si aspetta da queste attività, l’obiettivo finale è ottenere una copertura finale di tutte le scadenze. In questo caso sono certo che l’equilibrio finanziario della banca sia rispettato, maggiore è la frequenza con la quale suddivido le scadenze, più ho sotto controllo l’equilibrio finanziario;  barbell approach: ha come obiettivo la massimizzazione del profitto proveniente dalle oscillazioni dei tassi; è un approccio polarizzato, prevede che il portafoglio sia suddiviso in due componenti opposte: da un lato investimenti ad alto rischio, quindi alto potenziale rendimento; dall’altro lato investimenti a basso rischio, alta negoziabilità, basso potenziale rendimento (Titoli di Stato). Questo è stato fatto ad es. dalla Silicon Valley Bank, la componente non rischiosa è diventata rischiosa, sono aumentati i tassi e la banca si è trovata a vendere i Titoli ad un valore inferiore al costo di acquisto, i flussi non erano sufficienti a coprire la componente rischiosa.  GESTIONE DELLA RACCOLTA DIRETTA Riguarda l’insieme delle decisioni volte ad acquisire fonti di finanziamento sotto forma di capitale di debito da parte di famiglie, imprese, intermediari, banca centrale; crea quella parte di passivo oneroso, che produce deflussi di cassa, interessi negativi per la banca, qui si definisce il costo del funding, ovvero quanto costa alla banca reperire liquidità. Diretta perché avviene attraverso l’emissione da parte della banca di proprie passività. Maggiore è la raccolta diretta, maggior capacità ha la banca di impegnare le risorse raccolte, di creare attività fruttifere, che potenzialmente creano flussi di cassa. L’incentivo per la banca è di massimizzare il volume delle passività e minimizzare il costo, affinché possa creare un margine che deriva dagli impieghi. - Trade-off rispetto alla composizione, coerenza tra scadenze di attivo e passivo; - Trade-off rispetto alla capacità di rinnovo della raccolta e del mantenimento del rapporto con il cliente, se la banca remunera a basso costo le operazioni di raccolta, i clienti non hanno incentivo a continuare a depositare le loro somme presso quella banca, minimizzando i costi di raccolta è difficile mantenere un rapporto di lungo termine con i clienti. La raccolta può essere:  al dettaglio: effettuata presso un pubblico retail e per operazioni di importo contenuto presso gli sportelli bancari;  all’ingrosso: effettuata presso altre banche o presso la banca centrale tramite operazioni di taglio rilevante. La raccolta all’ingrosso può avere come controparte la BCN (Marginal Lending Facility; operazioni di mercato aperto; operazioni non convenzionali di finanziamento (LTRO e TLTRO)), o una banca alla pari. Le banche possono chiedere un prestito sul mercato interbancario, che ha un costo inferiore rispetto a chiedere a prestito alla BCN, il tasso è all’interno del corridoio dei tassi; esistono 2 tassi:  EURIBOR (EURo Inter-Bank Offered Rate): tasso offerto sul mercato interbancario europeo, è il tasso al quale due banche europee si possono scambiare denaro sul mercato monetario, entro 18 mesi, senza 65 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 richiesta di garanzia, che invece sono richieste dalla BCN. Sono 5 le scadenze rilevate su questo mercato (1 settimana, 1 mese, 3 mesi, 6 mesi, 1 anno), le banche ponderano il tasso sui mutui solitamente sull’Euribor. Generalmente c’è un panel di 40/45 banche, e l’EMMI (European Money Market Institute) calcola qual è il tasso che le banche si sono offerte per scambiarsi liquidità. Nel calcolo di questo tasso rientrano sia le proposte andate a buon fine, sia quelle non accettate. Ultimamente l’EMMI predilige i tassi di negoziazione che sono andati a buon fine, in quanto in passato ci sono state manomissione dell’Euribor per fini speculativi;  €STR (Euro Short-Term Rate): media ponderata dei tassi di interesse sui prestiti overnight interbancari non garantiti di importo superiore a 1 mln di euro. Non è comparabile all’Euribor, è in vigore dal 2019 e sostituisce l’EONIA; il panel è diverso, sono 50 delle banche più importanti in diversi stati dell’aera Euro. Le controparti di scambi overnight con banche possono essere altre banche, fondi del mercato monetario, fondi di investimento o fondi pensione e altri operatori finanziari, comprese le banche centrali. Ad oggi ha superato il 3% su tutte le scadenze, ha avuto un trend di crescita, è sempre più oneroso per le banche reperire liquidità sul mercato interbancario. I rischi connessi alla raccolta diretta originano dalla scadenza (rischio di liquidità e rischio di tasso di interesse), ma anche dalla valuta di denominazione, da qui deriva il rischio di cambio.  GESTIONE DELLA RACCOLTA INDIRETTA Titoli di credito e altri valori non emessi dalla banca depositaria, ma ricevuti dalla stessa in deposito, a custodia, amministrazione o in relazione all’attività di gestione di patrimoni mobiliari. Riguarda attività finanziarie esterne ed è data dalla somma: - raccolta amministrata: formata da titoli in custodia e amministrazione (ad es. titoli di Stato, azioni, ecc.); - raccolta gestita: costituita da gestioni patrimoniali, fondi comuni e prodotti assicurativi. Non transita da SP, ma trova illustrazione analitica nella nota integrativa, valorizzata a valori di mercato, perché la banca agisce solo da broker. A seguito della crescente disintermediazione dal lato del passivo, la raccolta indiretta è diventata un servizio centrale nell’economia della banca. Dalla raccolta indiretta non derivano tassi di rendimento, la remunerazione per la banca è rappresentata da commissioni (MINTS), ma non ha impatto sul MINTM; la componente di commissioni rispetto a quella di interessi è sempre maggiore; l’importanza della raccolta indiretta, benché non transiti da SP è importante. La banca non ha una esposizione finanziaria ai rischi, agisce puramente da broker; è esposta a rischi operativi e rischi reputazionali. Tipologie:  servizi di negoziazione in senso lato (o trading): compravendita per conto terzi di: - strumenti finanziari o valori mobiliari quotati e negoziati nei mercati regolamentati (azioni, titoli di Stato, obbligazioni); - strumenti di investimento collettivo (fondi comuni); - prodotti assicurativi con prevalente funzionalità di investimento finanziario (polizze index linked) o previdenziali/polizze (fondi pensione; RCA). Nello svolgere questa attività, la banca deve rispettare i principi di best execution, di informazione del cliente, di correttezza e di trasparenza (MiFID2);  servizi di custodia e amministrazione: questo servizio offre al cliente la possibilità di depositare presso la banca gli strumenti finanziari a scopo di custodia e amministrazione, quindi in modo passivo con obbligo di rimborso «deposito amministrato»;  servizio di gestione delegata: il cliente delega le decisioni di investimento/disinvestimento alla banca, conferendo a questa un formale mandato ad agire in suo nome e per suo conto, e nel suo interesse, si tratta della gestione attiva.  GESTIONE DEL PATRIMONIO PROPRIO Assicura la coerenza tra i mezzi propri e il grado di rischio assunto per effetto della gestione; devo valutare la quantità di asset iscritto nel patrimonio proprio, ma anche la composizione. 66 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Per massima prudenza è tendenza della BCE provare a mettere in pratica il recovery plan solo all’inizio della probabile crisi, e utilizzare già il resolution plan quando una banca è già in alto stato di rischio di dissesto. Strumenti del recovery plan (ex-ante): - intervento della BCE come ultimo prestatore di istanza: la BC può prestare liquidità ad una banca in difficoltà, con il canale ordinario delle operazioni di rifinanziamento principale, o con il rifinanziamento marginale (quali attività stanziabili come garanzia, tassi di interesse “penalizzanti”); - ricapitalizzazione precauzionale: avviene con denaro pubblico e deve essere approvata dalla BCE, ma questo intervento pubblico deve nascere come temporaneo, nel momento in cui i soldi pubblici entrano nella banca, deve essere già depositato un piano che indica come i soldi pubblici rientreranno nelle casse dello Stato, è un procedimento tampone temporaneo. Ci si rende conto se una banca ha bisogno di questo procedimento dopo stress test, la BCE valuta le condizioni dei 3 equilibri di tutte le banche europee sottoponendole ad una analisi di scenario, solitamente 5/7, dai più probabili ai più remoti e difficoltosi da affrontare; la BCE testa come quella banca reagirebbe nel termine dei 3 equilibri in quella determinata situazione. Se una banca entra in sofferenza anche soltanto in uno di questi scenari, la banca entra in stato di crisi, perché è a rischio dissesto; lo stress test è molto stringente. Stiamo parlando di rischio di crisi in uno scenario ipotetico. Alla ricapitalizzazione principale è applicato il principio del burden sharing (condivisione degli oneri), lo stato può intervenire ricapitalizzando la banca, ma solo e soltanto se sono già state utilizzate le risorse interne disponibili della banca, i costi della crisi sono stati ripartiti con gli azionisti e i creditori subordinati. Quindi se la banca ha già tentato con le proprie risorse interne di uscire dalla crisi e non ci è riuscita, allora il governo può intervenire. Nel caso di resolution plan (ex-post), una volta stabilito che una banca sia in dissesto o che il dissesto sia altamente probabile, in primis bisogna compiere una scelta se cercare di salvare la banca, quindi aprire la procedura di risoluzione, oppure non salvarla e applicare la liquidazione coatta amministrativa. Per decidere se salvare o meno una banca si guarda la rilevanza sistemica della banca (anche una rilevanza sistemica europea è sufficiente per salvare una banca); il secondo requisito è l’ interesse pubblico della banca, non è possibile che una banca non sia di interesse pubblico, motivo per il quale fa notizia in Europa quando una banca è lasciata fallire, in quanto è molto difficile dimostrare che l’attività di una banca non sia di interesse pubblico. In ogni caso se anche si dimostrasse che la banca non ha rilevanza sistemica e non è di interesse pubblico, vale il principio del no-creditor worse off, significa che, se viene scelta una delle due soluzioni, l’opzione scelta deve lasciare i creditori della banca in una situazione migliore rispetto a quella che avrebbero se fosse stata scelta l’altra soluzione. La risoluzione bancaria è un processo di ristrutturazione gestito da autorità indipendenti che ha l’obiettivo di risolvere la crisi bancaria, e mira a evitare interruzioni nell’operatività standard della banca, il cliente retail medio non dovrebbe nemmeno accorgersi che la banca è in stato di risoluzione, a ripristinare la sostenibilità della banca, quindi vedere su quale dei 3 equilibri c’è il problema, solitamente almeno 2 e a liquidare le parti restanti. Il problema è che se una banca è in crisi solitamente non ha risorse sufficienti per ripristinare gli equilibri, quindi si cerca di suddividere la banca in parte salvabile, e si liquida la parte di banca che non è salvabile. Molto spesso dopo una procedura di risoluzione la parte sanabile della banca continua a rimanere operativa e la parte non sanabile viene liquidata. Le autorità di risoluzione possono ricorrere a quattro soluzioni, che solitamente vengono utilizzati in combinazione: - mercato: metodo liberista, viene messa in vendita una parte della banca e si cerca un acquirente che voglia acquistarla; l’acquirente solitamente sarà un’altra banca. La parte di attivo solitamente è svenduta, quindi venduta ad un valore inferiore rispetto a quello che dovrebbe avere, per questo motivo un’altra banca la acquista. La BC effettua un’azione di moral suasion verso le banche che sono chiamate a compare a sconto queste attività; - bridge bank: banca ponte tra la situazione di dissesto e la futura situazione di risoluzione della crisi. Generalmente è un passo intermedio rispetto alla vendita sul mercato; quando non si riesce ad intercettare una crisi anzi tempo, quindi quando la crisi è improvvisa, l’operatività della banca viene interrotta senza che sia preventivabile. È quindi necessario che l’autorità di vigilanza crei questa bridge bank, che è una banca 69 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 fittizia, dove vengo trasferite in modo più ordinato attività e passività al valore di mercato della banca in crisi, in modo da stimare meglio qual è la parte preformante della banca è quella meno performante che ha creato lo stato di crisi. Già nel momento delle formazione della bridge bank viene divisa la parte salvabile da quella che verrà liquidità e quindi venduta sul mercato; - bad bank: tutto ciò che non viene salvato nella bridge bank vengono trasferiti nella bad bank; solitamente è una società veicolo, nata apposta per accogliere l’attivo non performante, affinché possa essere liquidato in toto oppure in parte; la bad bank può creare prodotti come le asset bank securities e collocare questi strumenti sul mercato; - bail-in: la banca utilizza risorse interne per cercare di ripristinare al meglio la situazione. Non ci riesce in toto altrimenti la banca non sarebbe in crisi, utilizza tutte le proprie risorse per cercare di ristrutturare l’equilibrio al meglio che può. L’intervento pubblico è previsto soltanto in circostanze straordinarie; una banca non può comunque fare domanda di aiuto statale (bail-out) se non ha utilizzato risorse pari almeno all’8% del passivo, il peso del patrimonio e del capitale sociale della banca è importante in questa fase. Il bail-in è uno strumento che consente alle autorità (Banca d’Italia o SRB) di risoluzione di: 1. ridurre il valore delle azioni e di alcuni crediti e/o; 2. la conversione di questi ultimi in azioni per assorbire le perdite e; 3. ricapitalizzare la banca o una nuova entità in misura sufficiente a ripristinare un’adeguata capitalizzazione/fiducia del mercato. Se ci fossero tutte le risorse necessarie per coprire gli equilibri, la banca non sarebbe in crisi, quindi non è facile trovare risorse interne. In una situazione di normalità la banca è in pareggio, l’attivo compensa il passivo; in situazione di dissesto le perdite registrate fanno sì che l’attivo non sia sufficiente a coprire il passivo, il valore delle attività si riduce e il capitale è azzerato. Nella fase finale l’autorità dispone il bail-in che permette di riscostruire il capitale della banca attraverso la conversione di parte delle passività ammissibili in azioni; quindi bisogna guardare all’interno del passivo e vedere se ci sono passività ammissibili al bail-in, ovvero passività che possono essere utilizzate come fossero capitale proprio della banca. Il valore del capitale azionario è il primo ad essere utilizzato, se questo non basta, tra le passività ammissibili ci sono quei capitali obbligazionari che vengono trasformati forzatamente in capitale azionario, si tratta di obbligazioni subordinate. Nella nuova nata parte delle passività ammissibili sono divenuta capitale, quindi asset fruibili da parte della banca. In teoria non si può ammettere al bail-in una tipologia di strumento se non è stato utilizzato completamente quello precedente. Le attività che non possono essere ammesse al bail-in sono le passività non esigibili, quindi depositi fino a 100.000€, che sono garantiti, e tipologie particolari di passività garantite, come ad es. i covered bonds, esiste un fondo ad hoc con strumenti che esistono per garantire il pagamento dei flussi legati a queste obbligazioni e il rimborso a scadenza; debiti v/dipendenti, fisco, enti previdenziali e fornitori. Tecnicamente il legislatore può escludere dal bail-in anche i depositi dei clienti retail sopra i 100.000€. 70 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 MREL: requisito minimo di fondi propri e passività soggette al bail-in, è l’8% delle passività totali; mira ad assicurare che, in caso di risoluzione, una banca disponga di risorse in grado di assorbire le perdite e ricostituire il capitale.  SISTEMA EUROPEO DI ASSICURAZIONE DEI DEPOSITI I sistemi di garanzia dei depositi sono sistemi istituiti in ciascuno Stato membro per rimborsare i depositanti (fino a un limite stabilito) qualora la loro banca sia in dissesto e i depositi diventino indisponibili. Tutte le banche devono aderire a uno di tali sistemi e versare contributi coerenti ai rispettivi profili di rischio. Il sistema europeo di assicurazione dei depositi nasce nel 2014, soltanto dal 2018 si è riusciti a rendere questo sistema abbastanza omogeneo per tutti i paesi dell’Unione, tecnicamente sarà omogeneo al 100% a fine 2024. Obiettivi principali: - uniformare la tutela dei depositanti in tutta l'UE; - impedire prelievi dettati dal panico (o la corsa agli sportelli) nei casi in cui una banca diventa insolvibile; - contribuire alla stabilità finanziaria globale nel mercato unico. Caratteristiche uniformi dei sistemi di garanzia dei depositi nazionali: - coverage limit: sono assicurati i depositi fino a 100.000€; - contribuzione ex-ante: sono dei fondi ai quali tutte le banche del sistema europeo devono contribuire, le contribuzioni a questo fondo devono essere ex-ante; in passato le banche depositavano liquidità soltanto nel momento in cui ce n’era bisogno, ovvero quando una banca falliva. Oggi la contribuzione avviene prima, anche se non c’è una banca che deve attingere a questo fondo, le banche che sottoscrivono questo sistema devono partecipare. Entro la fine del 2024 il livello di tutti i fondi che devono stabilmente essere all’interno di questo sistema di assicurazione dei depositi sarà pari allo 0,8% di tutti i depositi coperti all’interno di ciascuno stato membro; - coinsurance: i sistemi vengono assicurati da due soggetti, uno è la banca depositaria e l’altro è il depositante, in caso di fallimento non verrà rimborsato il 100% delle liquidità sotto i 100.000€; - risk-adjusted contributions: le contribuzioni delle banche non sono identiche, ma in proporzione alla rischiosità dell’attivo della banca; - tempi di rimborso: ad oggi si parla di 12 giorni, entro fine 2024 si arriverà a 7 giorni, quindi dal momento di dichiarazione di crisi della banca, il depositante si vedrà restituita la liquidità entro una settimana. Fino a fine 2024 coesisterà l’EDIS ai sistemi di meccanismi dei depositi nazionali, che in Italia sono FITD (Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi), e FGD (Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito). 3/05/2023 I RISCHI DELL’ATTIVITÀ DI INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA RISCHI NON FINANZIARI Il rischio è un cambiamento inatteso del valore della banca o di un portafoglio derivante dal verificarsi di uno o più fattori di rischio. Per la banca il rischio non equivale necessariamente al totale delle esposizioni, la parte rischiosa riguarda la componente inattesa delle esposizioni al rischio, perché non riesce a coprirla. I rischi bancari possono essere distinti in:  rischi finanziari:  rischi non finanziari: - rischio di tasso; - rischio di mercato; - rischio di credito; - rischio di liquidità; - rischio reputazionale; - rischio operativo; - rischio di sostenibilità. È necessaria una gestione integrata delle varie fonti di rischio, dietro un investimento si nascondono molte di queste fonti. 71 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 rischio reputazionale se per effetto gregge tutti i correntisti vanno a prelevare, creando un effettivo buco di liquidità, da qui la riduzione delle reputazione della banca. È ancora più complesso misurare il rischio reputazionale, come prevedo il rischio sottostante e quale sarà l’impatto che avrà sulla reputazione. È quasi impossibile da coprire ex-ante, non è possibile creare una polizza assicurativa. L’unica possibilità è ricorrere all’approccio integrato di gestione, gli eventi vengono ordinati in base alla loro gravità, e viene elaborato un ranking degli eventi che potrebbero avere un forte impatto reputazionale e ad ognuno viene associata la probabilità di manifestarsi.  Se la probabilità dell’evento è bassa e la sua gravita è bassa, si prevede un approccio di ritenzione, quindi non si fa nulla, il management è consapevole che potrebbe verificarsi, ma non sarebbe grave.  Se la probabilità dell’evento è bassa, ma la sua gravità è alta, si tratta di un evento raro, ma che se si verifica avrebbe un impatto grande, allora si cerca di assicurarlo, in quanto sono riuscito a identificarlo. Viene fatto soprattutto negli USA per gli scandali che potrebbero colpire il top management.  Se la probabilità dell’evento è alta, e la sua gravità è alta, l’unico modo di gestirlo è eliminarlo, sicuramente implica un costo, ma è l’unico modo per poterlo gestire. Questo approccio molto lineare è quello che nella pratica può avere molto senso, è inutile assicurarsi su tutto, ci sono certi rischi che fanno parte dell’operatività bancaria, e altri che sono troppi costosi da coprire, quindi è meglio evitarli. 5/05/2023 RISCHIO DI CREDITO Il rischio di credito (o di controparte), è il rischio connesso al mancato ingresso, totale o parziale, dei flussi di cassa attesi dalle attività fruttifere in portafoglio; è il rischio che la controparte di un contratto creditizio non sia in grado di restituire il capitale a scadenza e/o pagare il tasso di interesse pattuito. La controparte non è più in grado di ripagare né gli interessi né restituire il capitale a scadenza perché il suo merito creditizio si è degradato, quindi è fallito, oppure il suo merito creditizio è peggiorato ma non al punto di determinarne il default. Dal 2021 le normative europee hanno implementato una definizione omogenea di default di una controparte bancaria, ovvero quando una controparte bancaria si può definire in default, in quanto se è una società si può capire immediatamente dal bilancio, se invece è una controparte retail o una micro impresa non è facile da capire. Tre sono le condizioni che devono verificarsi affinché una controparte bancaria si considerata in default: - esposizione assoluta nei confronti della banca (PMI impresa con fatturato < 5 mln), l’importo in arretrato supera i 100€ per i clienti retail, 500€ per le imprese; - esposizione relativa: l’importo arretrato è superiore all’1% del totale delle esposizioni verso il gruppo bancario; - vincolo temporale: i giorni di arretrato consecutivi sono superiori a 90. La controparte è in default se tutti e 3 i vincoli sono accertati. Per quantificare il rischio di credito di una controparte si può ricorrere a 2 tipologie di misurazione del merito creditizio, rating creditizi o CDS (Credit Default Swap), sono istantanei perché in entrambi i casi, 74 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 leggendo un numero o un’espressione alfanumerica, istantaneamente si riesce a riconoscere qual è il merito creditizio di quella controparte.  I rating creditizi partono dalla situazione di insolvenza per arrivare al merito creditizio maggiore (AAA), ovvero il merito creditizio di colui che ha emesso lo strumento è massimo, quindi titolo di massima qualità. C’è una linea immaginaria posta tra la qualità media e la qualità discutibile che distingue i titoli investment grade e titoli non investment grade, questa linea negli ultimi anni si è abbassata (la BCE accetta come garanzia solo titoli investment grade). La linea è scesa verso il basso in quanto la BCE si è trovata nella situazione di non poter accettare titoli di stato (solitamente considerati asset sicuri), che avevano però una qualità media, mentre la BCE fino a quel momento accettava fino a titoli di qualità medio-alta. Quindi per evitare una situazione di default si è abbassata la linea degli investment grade. Se un emittente emette un titolo valutato AAA, questo emittente ha lo 0.01% di fallire nell’anno successivo, infatti il rischio è quasi nullo; un titolo valutato BBB ha lo 0,32% di probabilità di fallire, il rischio è basso, ma è comunque 32 volte maggiore di quello di un AAA, quindi un investitore razionale si aspetta un rendimento 32 volte superiore, ma non è così.  I Credit Default Swap (CDS) fanno parte dei contratti derivati OTC. Il detentore di un credito (protection buyer) si impegna a pagare una somma fissa periodica, commisurata alla probabilità di insolvenza del soggetto terzo debitore, a favore della controparte (protection seller), che si assume il rischio di credito gravante su quella attività nel caso in cui si verifichi il credit event. Il protection buyer è quindi il creditore della parte terza, finché la terza parte onora il proprio debito, la copertura assicurativa non serve, continua a pagarla al protection seller, ma non riceve nulla; nel momento in cui il debitore inizia a non pagare si attiva lo swap, il protection seller pagherà al posto della terza parte. Questa posizione è assicurata in quanto il protection buyer o dal suo debitore o dal protection seller riceve i flussi finanziari. Maggiore è la commissione, maggiore è il rischio di credito della controparte. Questo strumento è uno strumento venduto da una controparte e comprato da un’altra, in realtà il credito può non esistere, i CDS prezzati non prevedono necessariamente che siano contratti di effettiva 75 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 copertura di un credito vero; sono contratti tra due controparti in cui una pensa che la controparte X sia molto rischiosa, e crea un CDS che richiede un tasso di rendimento proporzionale alla rischiosità di una qualsiasi parte terza, questa rischiosità deve essere condivisa tra protection buyer e protection seller. Due controparti si possono mettere d’accordo su quanto sia rischioso il debito una terza parte X, e si crea uno strumento sintetico, il cui sottostante è la valutazione del rischio di una parte terza, valutato da due parti anonime. Questo diventa uno scambio tra privati del quale si sa solo il prezzo, il tasso di interesse scambiato e su quale controparte è costruito, senza sapere quali sono le due controparti che hanno prezzato quel merito creditizio. Spesso i CDS vengono utilizzati per fini speculativi, se vedo CDSs che danno come molto rischioso e con un rischio crescente la controparte, inizio ad eliminare i suoi titoli in portafoglio, il prezzo diminuirà e quindi dovrà aumentare il rendimento per convincere i compratori, quindi si autoavvera, il rendimento aumenta, l’emittente fa più fatica a pagare e il suo merito creditizio peggiora. Per quantificare l’esposizione di una controparte al rischio di credito bisogna ricordare che le perdite potenziali derivanti da una posizione creditoria possono essere attese o inattese, è quest’ultima la parte veramente rischiosa dell’esposizione. Le perdite attese sono coperte dalle riserve e dal tasso di interesse che la banca chiede alla controparte, maggiore è il rischio e maggiore è il tasso di interesse richiesto. La perdita inattesa rappresenta l’esposizione più rischiosa al rischio di credito. Data la sua natura inattesa, può essere calcolata solamente attraverso modelli probabilistici e grava sulla dotazione patrimoniale della banca.  La perdita attesa rappresenta quanto costa il rischio, è data da: E(L)= EAD x PD x LGD - EAD: esposizione della banca nei confronti della controparte nel momento in cui fallisce, non sempre è prevedibile con esattezza; - PD: probabilità di insolvenza della controparte; - LGD: porzione di credito che la banca stima di non poter recuperare in caso di default della controparte. Complemento a 1 della LGD è il recovery rate, è la parte di esposizione che mi aspetto di recuperare nel momento in cui la controparte fallisce, grazie a copertura assicurativa, copertura derivata, riserve, efficienti sistemi di escussione del credito.  La perdita inattesa può essere interpretata come quanto è volatile il costo ex-post del rischio, quanto si discosterà la perdita effettiva rispetto a quanto era stato preventivato (perdita attesa). La perdita effettiva può essere determinata solo nel momento in cui si verifica. Ci sono due approcci per quantificare la componente inattesa: - default mode: rischio di credito = rischio di default; - mark to market: inizia a valutare anche il solo rischio di diminuzione del rating creditizio (downgrading); i rating creditizi non sono solo ufficiali (visti prima), ma vengono creati anche per tutte le posizioni dai sistemi interni della banca ogni banca fa i propri modelli. La perdita straordinaria è quella impossibile da prevedere e quindi da coprire. Il rischio di credito, per lo meno nella sua componente inattesa beneficia dell’effetto diversificazione. Deriva dal fatto che abbatte la componente inattesa, un portafoglio di controparti ben diversificato fa sì che il rischio complessivo diminuisca, la diversificazione agisce sul rischio idiosincratico, nel caso del rischio di credito la diversificazione agisce sulle perdite inattese. Il modello Credit Metrics cerca di cogliere il rischio di credito totale di tutto il portafoglio crediti, invece di valutare parte attesa e inattesa di ogni singola posizione, lo fa trattando le posizioni creditizie come fossero strumenti finanziari e che quindi abbiano un valore di mercato. Per vendere un credito a quanto potrei venderlo? Questo è il valore di mercato della posizione creditizia. 76 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - caratteristiche esogene, ovvero quelle caratteristiche che non sono intrinseche allo strumento, ma del mercato del quale fa parte, quindi spessore, ampiezza ed elasticità. Maggiori sono queste caratteristiche, maggiore è la negoziabilità dello strumento. Una volta determinata la negoziabilità dello strumento, valuto l’esposizione al bid-ask spread: bid è il prezzo a cui il venditore è disposto a vendere lo strumento, ask è il prezzo a cui il compratore è disposto a comprare lo strumento. Se lo spread è basso, bid e ask sono vicini, quindi le controparti sono vicine a concludere lo scambio, quindi lo strumento è prossimo a trasformarsi in liquidità, ovvero è altamente negoziabile. Se sono distanti, quindi il mercato non è molto elastico, ci vorrà più tempo affinché i prezzi offerti e richiesti si avvicinino, quindi lo strumento non è prossimo a trasformarsi in liquidità, ovvero in quel momento non è altamente negoziabile. RISCHIO DI MERCATO Il rischio di mercato è il rischio di diminuzione del valore di mercato di un investimento, dovuto a inattese oscillazioni dei prezzi sui mercati (regolamentati o OTC). L’esposizione al rischio di mercato sono gli effetti che il rischio di mercato può produrre. Il rischio è il fatto che i mercati oscillano in modo inatteso, l’esposizione è la conseguenza che queste oscillazioni hanno sul portafoglio della banca. La misura più utilizzata della rischiosità del mercato, è la sua volatilità che si misura attraverso la varianza o la deviazione standard dei rendimenti. σ=√∑i=1 N ( xi−μ )2 N Il rendimento atteso si ricava dalla proiezione delle aspettative di mercato basata sulla serie storica dei rendimenti passati. Calcolo la media dei rendimenti passati e la aggiusto al margine per le aspettative future. Per valutare la rischiosità del titolo si guarda alla deviazione standard. Guardo quanto si sono scostati i rendimenti passati effettivi dalla media, e la differenza la si eleva al quadrato. I rendimenti si distribuiscono secondo una gaussiana, che è simmetrica e si distribuisce attorno alla media in modo tale che sommando e sottraendo una volta la deviazione standard alla media, ottengo un insieme di rendimenti che complessivamente hanno il 68% di probabilità di verificarsi nell’anno successivo. Se la faccio 2 volte ottengo un insieme di rendimenti che complessivamente hanno il 95% di probabilità di verificarsi (aumenta il grado di confidenza, ma aumenta anche l’incertezza). Se lo faccio 3 volte ottengo un insieme di rendimenti che complessivamente hanno il 99% di probabilità di verificarsi. Questa ultima approssimazione è la meno accurata perché le proprietà della distribuzione normale non reggono così propriamente sulle code sinistre e destre della distribuzione. Esempio 79 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 L’esposizione al rischio di mercato è il cambiamento inatteso di valore, che il portafoglio titoli della banca ha proprio a causa del rischio di mercato, cioè a causa del cambiamento inatteso dei tassi di mercato. L’esposizione al rischio di mercato è misurata attraverso i modelli di VaR (Value at Risk), è una misura probabilistica della massima perdita potenziale delle posizioni prese sul mercato su un determinato orizzonte temporale, per un determinato livello di confidenza. Ad es. VaR: €1 mln su un orizzonte di una settimana, con un livello di confidenza del 95% —> c’è meno del 5% di probabilità che la perdita sia superiore a €1 mln nell’arco di una settimana. Non posso valutare e comparare un VaR senza sapere su quale intervallo di tempo è calcolato e su quale intervallo di confidenza. Ciò che rimane fuori dalla stima del VaR è la perdita inattesa, quella che non riesco a stimare, so che è maggiore rispetto alla perdita massima attesa, ma non so di quanto; motivo per il quale maggiore è l’intervallo di confidenza, più affidabile è la stima, quindi minore sarà il rischio che il mercato ignora. Minore è l’intervallo di confidenza, più lascio fuori code sinistre della distribuzione. Esiste l’1% di probabilità che il valore di mercato della posizione scenda sotto 70, ovvero di incorrere in una perdita superiore a 30€. Per calcolare l’esposizione al rischio esistono due diversi approcci:  simulazione: con dati storici o con dati randomizzati/scenari;  approccio parametrico: il profilo di guadagno segue una distribuzione di probabilità nota (normale) e prevede la definizione di: - valore di mercato corrente VMi (mark to market); - coefficiente di sensibilità del valore della posizione a variazioni dei tassi di mercato di riferimento δ (MD – modified duration per obbligazioni; 𝛽 per azioni); - volatilità dei tassi di riferimento 𝝈; - intervallo di confidenza (z) 𝜶. VaRi=VM i×δ i×σ i×α Il modello di VaR, ha dei limiti: - la volatilità non è stazionaria in media; - previsioni di VaR a breve, con dati storici: devo stare attento a non approssimare la volatilità a 1 anno troppo velocemente con la volatilità a più lungo termine moltiplicando la volatilità a 1 anno con gli anni. T è il numero di volte che il periodo della volatilità nota è contenuto nel periodo della volatilità che voglio calcolare. Nel tempo la volatilità non segue un andamento lineare, cresce meno che proporzionalmente rispetto al rendimento; rT=T ×r1σT=√T ×σ 1 - il VaR di un portafoglio o di un mercato è la media pesata del VaR degli asset contenuti: è un’ipotesi forte il fatto che la variazione del valore (rendimento) del portafoglio sia linearmente dipendente dalle variazioni nei valori delle attività che lo costituiscono; - problemi di comparabilità se non conosco tutte e 3 le informazioni: ammontare (effettivo valore a rischio), orizzonte temporale e intervallo di confidenza. 10/05/2023 RISCHIO DI INTERESSE L’esposizione di una banca al rischio di interesse è l’insieme delle conseguenze inattese delle variazioni dei tassi di interesse di mercato (i mercati sono volatili, ovvero i tassi di interesse di mercato variano nel tempo). 80 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Le conseguenze possono riguardare il margine di interesse, in tal caso si adotta un approccio reddituale; oppure si può adottare l’approccio patrimoniale, si guarda l’impatto che le variazioni inattese del tasso di interesse hanno sul valore delle poste iscritte a bilancio. L’esposizione al rischio di interesse è esacerbata dal mismatch delle scadenze tra attivo e passivo, ovvero il fatto che fisiologicamente attivo e passivo non nascono con lo stesso orizzonte temporale (passivo-breve, attivo-medio/lungo). Seconda variabile che esacerba l’esposizione delle banche al rischio di interesse è il fatto che molti dei contratti attivi e passivi, che le banche detengono, sono sensibili ai cambiamenti dei tassi di interesse di mercato, ovvero che i portafogli bancari non sono immunizzati. Sia che i tassi salgano, sia che i tassi scendono, hanno un impatto non necessariamente positivo sui conti della banca, sia dal punto di vista patrimoniale che reddituale. Ad es. obbligazione a tasso fisso, la banca ha in portafoglio un obbligazione che garantisce ogni 6 mesi una cedola del 5%. Se i tassi aumentano, il prezzo dell’obbligazione scende, perciò la banca subisce una perdita, in particolare se l’obbligazione è tra quelle valutate a fair value. Se invece i tassi si abbassano, il valore dell’obbligazione sale, la banca sarebbe tentata di venderla, perché in quel momento avrebbe un guadagno in conto capitale. Il problema è che una volta che la banca ha guadagnato, investe su un mercato che ha dei tassi discendenti, inferiori a quelli che aveva con la sua obbligazione iniziale, questo è il rischio di reinvestimento. È il rischio più difficile da coprire, perché c’è sempre, ogni volta che i tassi si muovono il valore del portafoglio cambia.  PROSPETTIVA REDDITUALE Il MINT è il valore contabile dei flussi di cassa generati dal saldo tra interessi attivi e passivi su un dato orizzonte temporale, quindi la differenza tra i ricavi da investimento e il costo del funding. La trasformazione delle scadenze è la peculiarità del business bancario che è più cruciale/dannosa, per riuscire a mantenere il MINT stabile, dato il fatto che i tassi di mercato continuano a variare. Il fatto che la banca trasformi le scadenze dell’attivo e del passivo le dà la possibilità di eguagliare, per lo meno in media, le scadenze delle passività onerose e delle attività fruttifere. Se non ci fosse la funzione di asset trasformation della banca le passività onerose avrebbero una scadenza di gran lunga inferiore rispetto alle attività fruttifere. Il mismatch delle scadenze è una caratteristica core del business bancario. La riprezzatura (repricing) delle varie poste, è dovuta al fatto che i tassi si muovono, ed è asincrona, in quanto è vero che ha un impatto su tutte le poste di bilancio, ma non è detto che ce l’abbia per tutte nello stresso istante. Se ho un’obbligazione a tasso variabile (valutata a fair value), e un’obbligazione acquistata dichiarando di mantenerla fino a scadenza, la prima risentirà immediatamente della variazione dei tassi in quanto la cedola successiva si allineerà ai tassi, la seconda vedrà un aggiustamento del valore a scadenza, cambia il valore in modo più lento rispetto all’obbligazione a tasso variabile. Repricing vuol dire riallineamento del valore effettivo della posta, il fatto che sia asincrono significa che non avviene nello stesso momento, quindi le poste non hanno la stessa sensibilità alla variazione dei tassi.  Nel caso di attività frittufere sensibili, un abbassamento inatteso dei tassi sarà negativo, il flusso di cassa che entrerà nel conto economico della banca sarà minore di quello atteso. Un aumento dei tassi determina un aumento dei flussi di cassa in entrata, quindi il MINT aumenterà.  Nel caso di passività onerose sensibili, se avviene un abbassamento inatteso dei tassi, dal punto di vista reddituale è ottimo per la banca, paga una cedola più bassa perché si adegua ai tassi che stanno scendendo. Se i tassi salgono in modo inatteso, la banca si troverà a pagare una 81 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Regolamentazione e vigilanza non sono sinonimi perfetti, regolamentazione in senso stretto è l’insieme di norme che regolano l’attività bancaria; quando si parla di vigilanza ci si riferisce all’insieme di controlli che le autorità preposte effettuano al fine di verificare se la regolamentazione è stata applicata correttamente. Regolamentazione e vigilanza sono particolarmente stringenti perché:  rilevanza sociale del business bancario: le banche gestiscono, prestano, investono soldi che non sono propri, operano infatti in fractional reserve system; la banca opera principalmente come asset transformer, e facendo ciò si assume dei rischi; le banche operano a leva, sono quindi molto esposte, investono più di quanto possiedano;  impatto macroeconomico: il ruolo che le banche hanno nella trasmissione degli impulsi di politica monetaria è cruciale, riescono a modificare e influenzare l’effetto che le politiche monetarie hanno a livello macroeconomico. Per tutti questi motivi l’attività bancaria deve essere altamente regolata. L’importanza delle funzioni svolte dal sistema finanziario richiede: - stabilità delle istituzioni e del sistema; - efficienza allocativa e operativa degli intermediari; - tutela del risparmiatore, contraente debole dei contratti finanziari; - concorrenza dei mercati in cui operano gli intermediari. Se venisse lasciato questo compito al mercato, difficilmente otterremo un ambiente che abbia tutte queste qualità, motivo per il quale la regolamentazione deve avere un suo ruolo all’interno del sistema finanziario; deve far sì che queste 4 variabili riescano effettivamente a realizzarsi. Da sole le banche non sarebbero stabili, senza regolamentazione assumerebbero maggior rischio, non necessariamente raggiungerebbero un’efficienza allocativa, l’obiettivo finale non sarebbe quello di tutelare il cliente e creare un ambiente stabile. La regolamentazione ha un duplice obiettivo, un obiettivo intermedio e uno finale; i due obiettivi sono intimamente connessi.  L’obiettivo intermedio è la stabilita degli intermediari, la possiamo misurare a livello micro, ovvero quel corpus normativo che serve a rendere stabili i singoli intermediari. Se la maggior parte degli intermediari sono stabili e ce ne sono pochissimi poco stabili, questo non garantisce che l’intero sistema sia stabile, perché ci sono banche G-SIB che hanno il potere di destabilizzare l’intero sistema bancario. Per questo motivo la regolamentazione bancaria segue un doppio binario, uno a livello micro, e l’altro a livello macro, ovvero un corpus di norme e insieme di attività atte a garantirne la stabilità dell’intero sistema finanziario. Per perseguire questo obiettivo si cerca di contenere il rischio, il rischio non si può azzerare, si può minimizzare nella sua componente attesa, poco può essere fatto per quanto concerne la parte inattesa. Lo strumento principale per raggiungere questi 4 obiettivi (vedi sopra) è demandato alla detenzione di un capitale minimo garantito che assorba per lo meno la parte non attesa dei rischi, per la parte attesa ci sono molti modi con cui la banca può coprirsi.  L’obiettivo finale è tutelare la fiducia del pubblico e dei risparmiatori, è lo stesso obiettivo che Draghi da governatore della BCE aveva identificato. È l’obiettivo ultimo perché in ultima istanza questo farebbe sì che si evitino situazioni di dissesto. La vigilanza microprudenziale è la vigilanza rivolta al singolo intermediario, la vigilanza è nata come micro, dopo la crisi del 2008 ha iniziato a svilupparsi la vigilanza macroprudenziale, quindi finalizzata al benessere dell’intero sistema finanziario. La vigilanza micro è strutturata per: finalità della norma di vigilanza:  attività svolta: - strutturale; - prudenziale; - protettiva; - regolamentare; - informativa; - ispettiva. In base alla finalità della norma di vigilanza, si distingue tra:  vigilanza strutturale: identifica le regole che definisco la struttura del sistema finanziario in termini di: - condizioni di entrata nel mercato; - tipologie di attività che una banca può, non può, o deve necessariamente svolgere; - assetti organizzativi proprietari con riguardo particolare alle operazioni straordinarie. 84 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 Presidia l’obiettivo di stabilità, ma può limitare concorrenza e efficienza;  vigilanza prudenziale: si occupa di determinare i criteri volti a misurare l’esposizione ai rischi e minimizzare queste esposizioni tramite il capitale regolamentare; sono controlli particolarmente oggettivi e neutrali che si focalizzano su: - norme in materia di controllo del rischio complessivo applicate alle voci di bilancio e in particolare al patrimonio; - adeguatezza delle metodologie di controllo interne; - rispetto requisiti di onorabilità, professionalità ed esperienza per coloro che svolgono funzioni di amministrazione e direzione;  vigilanza protettiva: si occupa di stabilire le norme di gestione e risoluzione delle crisi bancarie. In base all’attività svolta, si distingue tra:  vigilanza regolamentare: si occupa di scrivere, pubblicare norme e decreti attuativi;  vigilanza informativa: comprende un insieme di norme volte a garantire la trasparenza e la correttezza degli intermediari finanziari nei confronti dei propri stakeholder, minimizzando le asimmetrie informative che contraddistinguono l’intermediazione finanziaria. Pertanto la banca ha obblighi informativi nei confronti della clientela e deve rispettare norme di comportamento nei confronti di essa;  vigilanza ispettiva: insieme di controlli effettuati presso le sedi bancarie che mirano ad acquisire informazioni più dettagliate rispetto a quelle pubblicate. Possono essere attività programmate, oppure quando hanno natura straordinaria sono per avere una contezza maggiore di alcune aree che da una lettura bilanci non sono particolarmente chiare. Il report che scaturisce da tale attività è sempre pubblico. I modelli di vigilanza indicano come le autorità di vigilanza sono organizzate all’interno di ciascuna nazione: - modello accentrato (single regulator): c’è un’unica autorità di vigilanza che si occupa di tutte le funzioni; - modello decentrato: la struttura può essere decentralizzata per soggetti, attività o finalità. La pratica è costituita da molti modelli ibridi, che prendono elementi dal modello accentrato e altri dal modello decentrato. Ad oggi continuano a coesistere modelli di vigilanza nazionali e modelli di vigilanza a livello europeo, questo moltiplica il flusso di informazioni da fornire. Tale situazione non è efficiente e fa sì che ci siano arbitraggi regolamentari da parte di certi paesi, in quanto l’informazione richiesta a livello nazionale non è uguale por tutti i paesi. Questo comporta meno tutele per l’utente finale e molti meno costi da sostenere per le banche. In agenda vi è l’obiettivo del level the playing field, ovvero di rendere in primis le regole omogenee per tutti i paesi, e in particolare di creare un modello di vigilanza unico europeo.  Il modello accentrato prevede un’unica autorità di vigilanza, l’Europa potrebbe sembrare che adotti un modello accentrato, in quanto il ruolo della BCE è preponderante, ma particolari attività di vigilanza sono demandate a particolari autorità.  Il modello decentrato prevede la presenza di più autorità contemporaneamente: - modello istituzionale: esiste un’autorità normativa per ogni tipologia di intermediari vigilati; - modello per attività: a ciascuna attività di intermediazione corrisponde una specifica autorità di vigilanza; si tratterebbe di una moltiplicazione poco efficiente di autorità di vigilanza, ma d’altro canto le autorità avrebbero un know-how molto specifico in quanto si occuperebbero di una specifica attività. Nella pratica è impossibile adottare tale modello, molto costoso; - modello per finalità: ad ogni autorità di vigilanza è associato uno degli obiettivi (stabilità, trasparenza, concorrenza, efficienza); in questo caso ci sarebbe un accentramento eccessivo.  VIGILANZA NAZIONALE Il modello italiano è un modello ibrido pseudo-decentrato.  Vigilanza per finalità: - stabilità: Banca d’Italia, sotto l’egida della BCE si occupa di tutta la regolamentazione, ma in particolare a favorire l’obiettivo della stabilità, sia a livello micro che macroprudenziale; - efficienza: se la intendiamo in termini di concorrenza abbiamo l’AGCM, che si occupa di tutelare la concorrenza dei mercati; - trasparenza delle informazioni e correttezza nel comportamento degli operatori è demandata alla CONSOB, non si occupa necessariamente di banche, ma di mercati finanziari. 85 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023  Vigilanza per soggetti: - IVASS: organi di vigilanza che si occupano esclusivamente di compagnie di assicurazione; - COVIP: organi di vigilanza che si occupano esclusivamente fondi pensione. Non è un modello puramente per soggetti in quanto non esiste un’autorità di vigilanza che si occupa esclusivamente di banche. La normativa in Italia si distingue in:  normativa primaria: quadro di regole base, costituito da norme comunitarie e nazionali. A livello esecutivo vengono definiti i poteri di intervento attribuiti al governo, a comitati di ministri (il CICR) e a singoli ministeri (tipicamente il Ministero dell’Economia); a livello amministrativo, le autorità di controllo indipendenti sono competenti per specifiche materie e operano fondamentalmente in ambito tecnico;  normativa secondaria: istruzioni e regolamenti emessi da organi espressamente previsti e delegati dalla legge (autorità di vigilanza). In Italia l’intermediazione finanziaria viene disciplinata dal Testo Unico Bancario (TUB) e dal Testo Unico delle Finanze (TUF). Il TUF nella seconda e terza parte si occupa della trasparenza e della disciplina dei mercati finanziari e regola le attività degli OICR. Il TUB è il testo regolamentare che legifera l’attività bancaria, in particolare creditizia: - tratta degli organi al vertice del sistema creditizio, quindi CICR (Comitato Interministeriale per il Credito e il Riasprmio), MEF e Banca d’Italia; - definisce le caratteristiche dell’attività bancaria; - raccoglie le norme relative all’attività di vigilanza che la Banca d’Italia deve svolgere sulle singole banche; - raccoglie norme relative all’amministrazione straordinaria della banca nei momenti di crisi; - specifica i requisiti che devono avere i soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo; - regolamenta la moneta elettronica; - tratta la trasparenza nelle operazioni e nei servizi bancari e finanziari; - disciplina l’emissione strumenti finanziari; - individua le sanzioni amministrative e penali; - contiene le disposizioni transitorie che regolano il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento. All’interno della nostra normativa, primaria e secondaria, troviamo la definizione degli obiettivi macro dell’attività di regolamentazione italiana. Partendo dalla Costituzione, essa fa riferimento ad una specifica attività bancaria, l’erogazione del credito, la Costituzione è stata creata in un momento in cui la banca era puramente commercial bank. Non prende quindi in considerazione quelle attività extra finanziarie che sono quasi diventate il core della banca data la disintermediazione dei mercati. Secondo il TUB “le autorità creditizie esercitano i poteri di vigilanza a esse attribuiti dal presente decreto legislativo, avendo riguardo alla sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, alla stabilità complessiva, all’efficienza e alla competitività del sistema finanziario nonché all’osservanza delle disposizioni in materia creditizia”. Stabilità, efficienza e competitività, sono gli obiettivi macro ultimi dell’attività di vigilanza, tuttavia se voglio un ambiente bancario stabile, è difficile che contestualmente riesca ad aumentarne la competitività, perché essa per definizione crea instabilità. Se sposto il focus sulla stabilità, e meno sulla competitività, è difficile garantire efficienza, soprattutto tecnico-operativa sui mercati. Le autorità di vigilanza italiana possono essere:  di natura politica, che si occupano prevalentemente di regolamentazione: Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (CICR), Ministero per l’Economia e le Finanze (MEF);  di natura tecnica, si occupano prevalentemente di attuare l’attività di vigilanza: Banca d’Italia/BCE, Consob, AGCM, IVASS e COVIP. La regolamentazione del settore creditizio è affidata alle autorità Creditizie (CICR, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e la Banca d’Italia), si occupano principalmente di assicurare stabilità, efficienza del sistema bancario e contenimento del rischio. La regolamentazione del mercato mobiliare è affidata a CONSOB, che opera per garantire da un lato la completezza e la correttezza dell’informazione fornita dagli emittenti dei titoli e, dall’altro, la trasparenza e correttezza del comportamento degli intermediari nei loro rapporti con i clienti. 86 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - valutazione sulla correttezza dell’ICAAP; - valutazione sulla correttezza dell’ILAAP; - modelli interni di risk-management; - valutazione del business model della banca. Affinché una banca sia stabile la BCE ha deciso che anche il modello di business deve essere coerente e non deve generare eccessivi rischi poco diversificati, ovvero non ci deve essere un’area della gestione bancaria che sia eccessivamente rischiosa rispetto ad un’altra. Questa attività viene svolta su 3 livelli di controlli: - primo livello: controllo di linea, in particolare per i capitoli che riguardano liquidità e capitale, sono necessarie informazioni puntuali; su queste due si basano i vincoli principali sul capitale regolamentare; - secondo livello: risk management e compliance; - terzo livello: controlli di revisioni interna, quindi del modello imprenditoriale e dei modelli sottostanti di come è organizzata la banca. I fondi propri costituiscono le basi del capitale regolamentare (patrimonio di vigilanza), assorbe i rischi e in particolare modo le code inattese dei rischi, è basato sulla creazione di coefficiente patrimoniali, costruiti per ogni rischio. 19/05/2023 ACCORDI DI BASILEA Il comitato di Basilea è il comitato a cui è demandata tutta la vigilanza prudenziale, è un comitato che di per sé non ha potere legislativo, quindi ogni paese deve recepire le norme create dal comitato di Basilea; nato nel ’74 insieme al G10, ma i sottoscrittori sono molto più numerosi. È il comitato che per la prima volta ha assegnato al capitale il compito di assorbire le perdite legate ai rischi che la banca si è assunta, al fine di diminuire la probabilità che perdite inattese pongano le banche in condizioni di insolvenza; si parla di capitale regolamentare, con determinate proprietà (alta negoziabilità e liquidità), va oltre la singola copertura che la banca può accantonare sulla singola posta. Determina coefficienti patrimoniali che identificano intere posizioni a rischio. 89 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023  BASILEA 1 Non persegue l’obiettivo di minimizzare l’assunzione di rischi da parte delle banche, il compito è quello di far predisporre alle banche un patrimonio di vigilanza in grado di assorbire l’esposizione alle perdite derivanti da questi rischi. In base al rischio di credito (e successivamente anche a quello di mercato) assunto, le banche devono dotarsi di un determinato ammontare di capitale, il patrimonio di vigilanza. Il patrimonio di vigilanza accantonato deve essere almeno pari all’8% dell’attivo ponderato per il rischio (RWA): - attività a rischio nullo: 0%; - attività a basso rischio: 20% (per ogni 100€ a rischio, ne inserisco 20); - attività a medio rischio: 50%; - attività a alto rischio: 100% La somma di tutte le attività ponderate per il loro rischio, moltiplicata per 8%, dà il patrimonio minimo che la banca è tenuta a detenere. PV ∑ RWA ≥8 % Per stabilire il grado di rischio di un’attività, la rischiosità è la funzione dei rating creditizi esterni. Gli accordi di Basilea 1 hanno dei limiti: - prende in considerazione solo rischio di credito e successivamente di mercato; - scarsa differenziazione del rischio di credito: ci sono solo 4 gradi di rischiosità, inoltre tutti i crediti corporate venivano di default messi nella categoria dei rischi alti; - la vigilanza è soltanto a livello di singola banca, vigilanza micro-prudenziale.  BASILEA 2 Nel 2001 gli accordi di Basilea 1 sono stati rinnovati e hanno preso il nome di Basilea 2, entrati in vigore il 1° gennaio 2008, sono entrati in vigore e subito eliminati, in quanto erano vecchi di 7 anni e nel 2008 è scoppiata la grande crisi, e ci si è accorti che gli accordi sinora vigenti non erano stati in grado di abbassare la rischiosità delle banche. È rimasta la suddivisione dei requisiti su 3 pilastri:  requisiti patrimoniali: come calcolo il patrimonio di vigilanza, quali attività posso inserire all’interno del PV, possibilità di utilizzare rating interni per quantificare l’esposizione al rischio della banca, in alternativa all’utilizzo del nuovo approccio standard;  controllo prudenziale: si occupa della misurazione, quantificazione dell’esposizione ai rischi; in caso di inadeguatezza dei sistemi gestionali delle banche, le autorità di vigilanza nazionali possono aumentare i requisiti minimi;  disciplina di mercato: maggior trasparenza delle banche verso i propri stakeholder (in particolare shareholders). Il 1 pilastro riguarda appunto i requisiti patrimoniali, il patrimonio di vigilanza è la somma algebrica di elementi positivi e negativi ammessi al computo con o senza limitazioni in funzione della propria qualità patrimoniale. Ci sono delle voci che entrano con segno positivo nel patrimonio di vigilanza, e altre con segno negativo, vanno a decurtare il patrimonio di vigilanza. Tier 1 capital (core Tier 1 + lower Tier 1) + Tier 2 capital + Tier 3 capital - Deduzioni Ordinato secondo una esigibilità decrescente, quindi Tier 1, rappresenta il capitale core della banca, quello molto liquido. Il patrimonio di vigilanza deve essere sempre l’8% dell’RWA, quello che cambia è come calcolo RWA, alle attività rischiose ponderate per il rischio di credito aggiungo un coefficiente pari a 12,5 che moltiplica la valorizzazione dell’esposizione al rischio di mercato e al rischio operativo. RWA=RWARC+12,5× (K RM+K RO ) Diverse modalità per calcolare RWA ponderato per il rischio di credito: 90 Economia e gestione della banca A. A. 2022-2023 - metodo standard: prende il metodo e lo applica così come è; - metodo dei rating interni: FIRBA; - metodo dei rating interni avanzanti: AIRBA. In questi due ultimi casi la complessità cresce, in quanto deve essere creato il metodo, questi metodi hanno il vantaggio di essere personalizzati, quindi le RWA sono inferiori rispetto a quelle che si otterrebbero applicando il metodo standard. Il metodo standard è una versione revisionata della ponderazione rispetto a Basilea 1. Il metodo base implica che di tutta l’esposizione al rischio di controparte la banca possa stimare esclusivamente la PD, mentre tutto il resto è standardizzato. Se applico il metodo avanzato invece posso stimare tutte le componenti dell’esposizione al rischio di credito.  BASILEA 3 Gli accordi di Basilea 3 hanno portato 3 grandi novità: - rafforzamento patrimoniale: capitale qualitativamente e quantitativamente più elevato; PV = patrimonio base + patrimonio supplementare - deduzioni; - inserimento di un’ottica macro-prudenziale; - inserimento del rischio di liquidità. Per quanto riguarda il rafforzamento patrimoniale, cambia il computo del patrimonio di vigilanza, e la metodologia di misurazione dei rischi. Ci sono voci che entrano con segno positivo all’interno del computo del PV (T1 e T2), mentre altre entrano con segno negativo, sono le poste inserite nelle deduzioni.  Il patrimonio di base/TIER1 prende il nome di going concern capital, è il patrimonio stimato in ottica di continuazione dell’attività d’impresa, è quella parte di patrimonio che deve essere in grado di assorbire le eventuali perdite in modo tale che la banca possa continuare a svolgere la sua attività; deve essere pari ad almeno il 6% delle RWA. Il patrimonio di base è a sua volta diviso in due sottoinsiemi: - Common Equity Tier 1 (CET1): patrimonio di liquidità primaria, deve essere pari in qualsiasi momento ad almeno il 4,5% delle RWA, pertanto il 75% del T1 deve essere costituto da CET1; 91