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Dispensa di Macroeconomia - prof. Delli Gatti - Economia e Gesione Aziendale, Dispense di Macroeconomia

Dispensa completa del corso di Macroeconomia del prof. Delli Gatti, richiesta per sostenere l'esame di Macroeconomia (gruppo Le-Po). Sono presenti nozioni teoriche, grafici ed esempi numerici.

Tipologia: Dispense

2019/2020

In vendita dal 17/09/2020

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Scarica Dispensa di Macroeconomia - prof. Delli Gatti - Economia e Gesione Aziendale e più Dispense in PDF di Macroeconomia solo su Docsity! Silvia Maullu 1 Dispensa di MACROECONOMIA DOMENICO DELLI GATTI Corso di Economia e gestione aziendale Università Cattolica del Sacro Cuore – Sede di Milano L’esame di Economia Politica Macroeconomia, fino al termine dell’emergenza sanitaria in corso, si terrà tramite test somministrato attraverso Blackboard. Verrà utilizzato il software di monitoring ‘Respondus’ in modalità Browser lockdown e con monitoring dell’attività degli studenti nel corso dell’esame. Può essere svolto attraverso prove intermedie oppure completo in uno degli appelli ordinari. Silvia Maullu 2 1. LA CONTABILITÀ NAZIONALE La contabilità nazionale è l’insieme delle rilevazioni contabili-statistiche relative al sistema economica considerato nel suo complesso. Essa fornisce la griglia concettuale di base per lo sviluppo dei modelli macroeconomici e per l’indagine empirica. La classificazione degli agenti (o operatori) economici, dei beni e servizi, dei fattori di produzione, dei redditi: • Imprese, producono beni utilizzando: beni intermedi (vengono prodotti nell’anno X e riutilizzati nello stesso periodo); fattori di produzione primari o input (lavoro, capitali, risorse naturali); attività imprenditoriale. NB per capitale intendiamo l’insieme dei beni d’investimento già installati e utilizzati in produzione e si classifica per due categorie: − capitale fisso: insieme dei beni d’investimento che partecipano alla produzione per più di un periodo, come macchinari, attrezzature, mezzi di traporto utilizzati dall’impresa; − capitale circolante: insieme dei beni di investimento che partecipano alla produzione di un solo periodo, come le scorte di materie prime e semilavorati. Per investimento si intende l’incremento dello stock di capitale e si misura in un arco temporale. • Famiglie offrono lavoro alle imprese e ricevono in cambio un salario, perciò devono ricevere anche “redditi di capitale-impresa” sotto forma di dividendi e sotto forma di interessi sui prestiti-depositi. • Settore pubblico è portatore di tre azioni: 1) tassa gli altri soggetti (imprese, famiglie) attraverso le imposte; 2) produce e vende servizi che entrano nella nozione di “spesa pubblica”; è interpretabile anche come domanda di beni e servizi ai privati (spesa pubblica); 3) ridistribuzione delle risorse alle famiglie (pensioni, sussidi di disoccupazione, trasferimenti) Le tasse coprono le spese e si ha un surplus quando sono superiori a quest’ultime, un deficit o un disavanzo quando sono inferiori. Per finanziare il disavanzo del settore pubblico vengono messi in vendita titoli pari all’ammontare del deficit stesso. Le tasse hanno segno positivo, mentre la spesa pubblica e trasferimenti hanno segno negativo. • Resto del mondo è un agente che intrattiene relazioni commerciali e finanziarie con il paese considerato; le relazioni commerciali consistono in importazioni ed esportazioni. La differenza fra esportazioni e importazioni è detta saldo commerciale. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) rappresenta una misura sintetica dell’attività produttiva del sistema economico nel suo complesso. Del PIL si possono dare tre definizioni: 1. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è il valore di tutti i beni finali, prodotti all’interno di un paese in un certo periodo. PIL = valore della produzione lorda - valore dei beni intermedi 2. Il Prodotto Interno Lordo è la somma di tutti i valori aggiunti. Poiché il valore aggiunto in ogni stadio produttivo è la differenza tra il valore complessivo della produzione e il valore dei beni intermedi utilizzati in quello stadio, sommando tutti i valori aggiunti si ottiene il valore della produzione da soli beni finali. PIL = somma dei valori aggiunti 3. Il Prodotto Interno Lordo è la somma di tutti i redditi dei fattori di produzione primari. PIL = somma dei redditi dei fattori Il PIL può essere valutato ai prezzi di mercato oppure al costo dei fattori. • PIL ai prezzi di mercato: somma dei valori dei beni finali valutati ai prezzi correnti (prezzi di mercato). Il prezzo di mercato include anche le imposte indirette. • PIL al costo dei fattori: somma dei valori dei beni finali al netto delle imposte indirette. PIL al costo dei fattori = PIL ai prezzi di mercato - imposte indirette Ammortamento: parte di ‘valore’ dello stock di capitale fisso che si perde in un certo periodo per usura fisica dovuta all’impiego del capitale nella produzione. Può essere concepito come il contributo che il capitale fisso già installato fornisce alla produzione nel periodo considerato. Prodotto Interno Netto (PIN) = PIL - ammortamento Il PIL misura il valore del prodotto generato (reddito percepito) dai fattori produttivi impiegati nel sistema economico di una nazione, quale che sia la cittadinanza di chi li possiede. Il Prodotto o Reddito Nazionale Lordo misura il valore del prodotto generato (reddito percepito) dai fattori produttivi di proprietà dei cittadini di una nazione, quale che sia il sistema economico in cui sono stati impegnati. Silvia Maullu 5 in entrata per l’Italia e in uscita per il resto del mondo ma il corrispettivo monetario è un flusso in uscita per l’Italia e in entrata per il resto del mondo. Le esportazioni sono domanda di beni rivolta alle imprese nazionali del resto del mondo (indicheremo con X le esportazioni in termini reali). Le importazioni sono domanda proveniente dalle famiglie e dalle imprese nazionali e rivolta alle imprese del resto del mondo (indicate con Z). La differenza tra esportazioni e importazioni è detta domanda estera netta o bilancia commerciale (NX = X - Q). La spesa programmata in economia aperta è la somma della domanda interna (C + I + G) e della domanda esterna netta NX, ossia: Z = C + I + G + NX Il risparmio delle famiglie, infatti, viene trasferito dal sistema finanziario non solo alle imprese per finanziare gli investimenti e al settore pubblico per finanziare il deficit pubblico, ma anche al resto del mondo per finanziare l’eccesso delle uscite rispetto alle entrate. Gli investimenti di un paese possono essere finanziati con il risparmio privato S’, col il risparmio pubblico BS, oppure con il risparmio del resto del mondo – NX, quindi Y = Z = C + I + G – NX Silvia Maullu 6 2. DOMANDA AGGREGATA, REDDITO, OCCUPAZIONE: IL MODELLO REDDITO-SPESA (Y-Z) Consideriamo un’economia chiusa e senza settore pubblico, che si compone solo di famiglie ed imprese. Si tratta del più semplice modello keynesiano chiamato modello reddito-spesa: è un modello del solo mercato dei beni finali, in cui il PIL reale (paniere di beni finali) viene prodotto e offerto dalle imprese e domandato dai settori istituzionali per impieghi diversi (le famiglie domandano beni finali per consumarli, le imprese per accrescere lo stock di capitale (investimenti), il settore pubblico per erogare servizi di consumo collettivi). Il modello si basa sull’interazione tra domanda (spesa), prodotto e reddito. Per ipotesi, il livello die prezzi è dato: il modello è a prezzi fissi. NB eventuali squilibri tra domanda aggregata e offerta generano variazioni delle quantità prodotte a prezzi dati. Le famiglie offrono lavoro alle imprese. L’offerta di lavoro si misura in unità di tempo dedicato al lavoro ed è pari a: ore lavorate da un individuo 𝑥 numero di individui (popolazione attiva N) Si ha piena occupazione quando la domanda di lavoro è uguale all’offerta di lavoro, ovvero il mercato del lavoro è in equilibrio. Funzione di fabbisogno di lavoro: quante ore di lavoro sono necessarie per produrre un certo ammontare di output. Se la domanda di lavoro risulta inferiore alla forza di lavoro disponibile, si verificherà eccesso di offerta di lavoro: le famiglie sarebbero disposte a lavorare di più al salario reale corrente ma le imprese non hanno interesse a generare un livello di occupazione maggiore (disoccupazione involontaria = i disoccupati sarebbero disposti a lavorare al salario reale corrente ma non trovano lavoro). Il mercato raggiunge un livello di reddito di equilibro inferiore a quello di piena occupazione che definiamo come equilibrio di sotto-occupazione. QUINDI esiste disoccupazione involontaria ed è persistente. • Quando il reddito è diverso da quello di equilibrio, lo squilibrio tra produzione (offerta) e spesa aggregata (domanda) si manifesta come investimento o disinvestimento involontario in scorto, e mette in moto un meccanismo di aggiustamento basato su variazioni del prodotto. La domanda aggregata è Z = C + I Tutte le grandezze coinvolte sono valutate ex ante, ovvero esprimono intenzioni o programmi di spesa. I programmi di spesa per i consumi delle famiglie sono funzione crescente del reddito che esse percepiscono: C = C + cY Vi sono due componenti: • Componente autonoma dal reddito ed esogena (C) • Componente non autonoma ed endogena (cY) Il parametro c è la propensione marginale al consumo: misura quanto aumenta il consumo all’aumentare del reddito. Il risparmio programmato dalle famiglie: S = Y - C = −𝐶ҧ + 𝑠𝑌 Il parametro s = 1 – c è la propensione marginale al risparmio: quota di reddito incrementale destinata al risparmio. L’equazione della domanda aggregata è 𝑍 = 𝐴ҧ + 𝑐𝑌 , dove l’intercetta 𝐴ҧ indica la spesa o domanda autonoma esogena. Al crescere del reddito, le famiglie accrescono le loro intenzioni di acquisto di beni di consumo. Si ha equilibrio sul mercato dei beni quando le intenzioni o programmi di spesa ex ante (domanda aggregata) sono eguali agli acquisti effettivi o ex post; ossia quando il reddito prodotto è uguale alla domanda aggregata. La condizione di equilibrio è: Z = Y Esempio numerico C = 70 I = 30 c = 0,8 Silvia Maullu 7 Sostituiamo i valori di queste grandezze dentro la definizione: 𝑌∗ = 1 1−0,8 ሺ70 + 30തതതതሻ = 1 0,2 × 100 = 500 500 è il valore di equilibrio dell’endogena reddito. Per essere precisi, questa non è l’unica variabile endogena del modello, ma ce ne sono altre (es. è possibile determinare quanto è la domanda aggregata in equilibrio). Forma strutturale del modello reddito-spesa 𝑌∗ = 1 1−𝑐 ሺ𝐶ҧ + 𝐼 ҧሻ = 1 𝑠 𝐴ҧ =∝ 𝐴ҧ Y* è il livello del reddito di equilibrio per il mercato dei beni. Questa equazione mi dice che il reddito di equilibrio macroeconomico, Y, è il prodotto fra spesa autonoma A e il moltiplicatore del reddito chiamato  (sempre positivo). Poiché 0 < s < 1, il moltiplicatore è un numero superiore a 1 ma finito, ciò significa che il reddito di equilibrio è un multiplo della domanda autonoma. L’occupazione corrispondente al reddito di equilibrio per il mercato dei beni sarà: N* = 𝛼 𝜂 𝐴ഥ , quindi N* è il livello di occupazione quando il mercato dei beni è in equilibrio. Il reddito viene prodotto usando il lavoro secondo la funzione: dove  rappresenta la produttività media del lavoro. Il livello di occupazione N* coerente con l’equilibrio sul mercato dei beni. Si ipotizza dunque che l’equilibrio sul mercato dei beni si accompagni a un eccesso di offerta sul mercato del lavoro, di modo che si genera disoccupazione involontaria pari a U = Ñ – N* (livello dei disoccupati) 𝓊 = 𝑈 𝑁 (tasso di disoccupazione) È evidente che quando ci si torva in equilibrio la domanda è uguale all’offerta aggregata, ovvero la domanda complessiva di beni di consumo e di investimento è uguale alla produzione. Cosa succede quando non si è in equilibrio (quando il reddito è diverso da Y*)? Supponiamo che il reddito sia Y0, quindi per qualche motivo, le imprese stanno producendo un livello di prodotti e servizi diverso da Y* e quindi il mercato non è in equilibrio. A questo punto si aprono due scenari, poiché il disequilibrio sul mercato dei beni può essere dovuto a: • eccesso di domanda, per ogni Y inferiore a Y* → Y < Y*, allora Z > Y e I > S • eccesso di offerta → Y > Y*, allora Z < Y e I < S IL MECCANISMO DI AGGIUSTAMENTO Per verificare se l’equilibrio sul mercato dei beni è stabile o meno occorre interrogarsi sul meccanismo di aggiustamento fuori dall’equilibrio. Il meccanismo di aggiustamento è l’individuazione di forze interne, che non vengono dalla politica economica, che reagiscono all’eccesso di domanda o di offerta e fanno variare le grandezze macroeconomiche rilevanti. • Stabile: caso in cui il sistema economico si trovi in una posizione di disequilibrio, si mettono in moto delle forze o un meccanismo di aggiustamento che tendono a riportare il sistema in equilibrio; • Instabile: partendo da una situazione di disequilibrio, il sistema tende ad allontanarsi sempre di più dall’equilibrio. Se si verifica un eccesso di domanda (Z > Y), allora le imprese produrranno di più nel periodo futuro per colmare la differenza tra produzione e domanda. Se si verifica un eccesso di offerta (Z < Y), allora le imprese produrranno di meno nel periodo futuro così da ricondurre il livello di produzione a quello della domanda. Silvia Maullu 10 Il moltiplicatore dei trasferimenti c dice di quanto varia il reddito di equilibrio data una certa variazione dei trasferimenti. Esso è più piccolo rispetto al moltiplicatore della spesa pubblica, perché un certo incremento dei trasferimenti non ha un impatto diretto sulla spesa autonoma ma solo un impatto indiretto, mediato dalla propensione al consumo delle famiglie. 3) Impatto di una manovra espansiva incentrata su una diminuzione delle imposte da TA0 a TA1 La diminuzione delle imposte comporta un aumento della spesa autonoma, perché fa aumentare i consumi associati a questa componente del reddito disponibile. Il moltiplicatore delle imposte −c dice di quanto varia il reddito di equilibrio data una certa variazione delle imposte. se la variazione delle imposte è negativa (positiva), il reddito aumenta (diminuisce). Nel modello reddito-spesa una politica fiscale espansiva ha un effetto inequivocabilmente positivo sul reddito di equilibrio, qualunque sia la leva utilizzata, ossia un aumento della spesa pubblica, un aumento dei trasferimenti o una diminuzione delle imposte. Una politica fiscale espansiva accresce la domanda aggregata direttamente (via aumento della spesa pubblica) o indirettamente (via aumento dei trasferimenti o riduzione delle tasse) e induce quindi un aumento del reddito. L’incremento del reddito di equilibrio genera una diminuzione della disoccupazione, ovvero la politica fiscale espansiva permette di riassorbile la disoccupazione involontaria. • Qual è l’impatto della politica fiscale sul saldo del bilancio dello Stato? Il saldo del bilancio dello stato è BS = TA – (TR + G) ed è esogeno, quindi indipendente dal livello di reddito prodotto. Il saldo varierà nella stessa misura in cui varia ciascuna delle componenti della somma algebrica che lo definisce. Un aumento della spesa pubblica, un aumento dei trasferimenti o una diminuzione delle imposte fa diminuire il saldo esattamente dello stesso ammontare. NB Il teorema del bilancio in pareggio: un aumento della spesa pubblica e delle imposte della stessa dimensione ascia invariato il saldo del bilancio dello Stato ma non lascia invariato il reddito, che aumenta esattamente nella misura in cui è aumentata la spesa pubblica (il gettito tributario). MODELLO REDDITO-SPESA CON SETTORE PUBBLICO E TASSAZIONE ENDOGENA La pressione tributaria rappresenta il rapporto tra gettito tributario e reddito aggregato. Silvia Maullu 11 La propensione marginale al consumo sul reddito disponibile è c(1 – t). Dato un incremento del reddito, dopo il prelievo delle imposte da parte dello Stato, alla famiglia resta un reddito incrementale disponibile pari a 1-t, di cui la famiglia consuma una frazione c. Un incremento unitario del reddito da luogo a un incremento del consumo pari a c(1-t). La propensione marginale al consumo sul reddito disponibile è decrescente nella pressione tributaria. La funzione n° 6 rappresenta la funzione della domanda aggregata, in cui A’ è la domanda autonoma. Nel nuovo contesto ’ è il moltiplicatore Keynesiano, che può essere interpretato come la propensione a non spendere il reddito incrementale in beni di consumo. Quindi in presenza di imposte endogene, il moltiplicatore è più piccolo che in presenza di imposte esogene. Analizziamo gli effetti della politica di bilancio sul nuovo contesto. Il saldo del bilancio dello Stato è: BS = tY – (TR + G) • Se BS > 0 siamo in presenza di avanzo o surplus del bilancio dello stato (TA > TR + G); • Se BS < 0 abbiamo un disavanzo o deficit del bilancio dello stato (TA < TR + G); • Se BS = 0, il bilancio dello stato è in pareggio (TA = TR + G). 1) L’effetto di un incremento della spesa pubblica sul bilancio dello Stato è una riduzione del saldo del bilancio dello Stato. Tuttavia, il peggioramento del saldo è meno che proporzionale rispetto all’aumento della spesa pubblica. Viceversa, una diminuzione della spesa pubblica produce un accrescimento del saldo di bilancio dello Stato. Un aumento della spesa pubblica, infatti, ha un effetto d’impatto negativo sul saldo del bilancio dello Stato pari all’incremento stesso ( -G, che rappresenta un aumento delle uscite), ma ha anche un effetto indiretto positivo (grazie all’aumento del gettito tributario) pari al prodotto della pressione tributaria per l’incremento di reddito generato dall’aumento della spesa pubblica (’G). Grazie alla presenza dell’effetto indiretto positivo, il saldo peggiora meno dell’aumento della spesa pubblica. 2) L’effetto di un incremento dei trasferimenti sul bilancio dello Stato è una riduzione del saldo del bilancio dello Stato. Tuttavia il peggioramento del saldo è meno che proporzionale rispetto all’aumento dei trasferimenti. Viceversa, una diminuzione dei trasferimenti produce un accrescimento del saldo di bilancio dello Stato. Silvia Maullu 12 Si osserva che l’effetto di impatto negativo sul saldo di bilancio (-TR) è uguale se si aumenta la spesa pubblica o i trasferimenti dello stesso ammontare mentre l’effetto di impatto positivo (t’cTR) è più piccolo nel caso di aumento dei trasferimenti; questa conclusione è comprensibile visto che un aumento dei trasferimenti fa aumentare il reddito di equilibrio meno che un aumento della spesa pubblica di uguale ammontare. 3) L’effetto di una riduzione dell’aliquota di imposta sul bilancio dello Stato è Una variazione di pressione tributaria produce un effetto solo sul livello di gettito tributario, ossia sul livello delle entrate del bilancio, lasciando invariate le uscite (spesa pubblica e trasferimenti) Anche in questo caso abbiamo un effetto di impatto negativo sul saldo del bilancio dello Stato, pari alla perdita di gettito tributario dovuta alla diminuzione della pressione tributaria a parità di reddito, ma anche un effetto indiretto positivo, pari all’aumento del gettito tributario indotto dall’incremento del reddito. Si può dimostrare che il saldo del bilancio dello stato peggiora a fronte di una diminuzione della pressione tributaria ma questo peggioramento è minore, in valore assoluto, della perdita di gettito riconducibile alla diminuzione della pressione tributaria. Una politica di bilancio espansiva, in questo contesto, è uno strumento di stabilizzazione del ciclo economico ma comporta sempre un aumento del deficit pubblico. Silvia Maullu 15 I punti che si trovano sotto la LM, come il punto B, sono caratterizzati da un eccesso di domanda di moneta, mentre quelli sopra la LM, come il punto D, sono caratterizzati da un eccesso di offerta. In caso di squilibrio tra domanda e offerta, anche qui scatta il meccanismo di aggiustamento del mercato della moneta; ricordiamoci che c’è una relazione inversa fra tasso di interesse e prezzo di un titolo, che è pari al valore attuale di questo flusso d’interessi: Il prezzo di un titolo è pari al rapporto tra il livello degli interessi di ciascun periodo (il valore della cedola) e il tasso di interesse. Tale espressione istituisce una relazione inversa tra il prezzo di un titolo e il tasso d’interesse: se il livello dei prezzi dovesse aumentare, il tasso di rendimento del titolo diminuirebbe. Studiamo il meccanismo di aggiustamento che si innesca sul mercato della moneta. Gli individui si liberano della liquidità in eccesso domandando titoli, il cui prezzo ovviamente salirà e, vista la relazione inversa, il tasso di interesse diminuirà. La cosa opposta accade nel caso di eccesso della domanda di moneta. EQUILIBRIO MACROECONOMICO L’equilibrio macroeconomico è la coppia di valori del reddito e del tasso di interesse di equilibri, contemporaneamente, per il mercato della moneta e il mercato dei beni. Esso si calcola risolvendo il sistema costituito dalle equazioni della IS e della LM per il livello del reddito e del tasso di interesse. Silvia Maullu 16 Il reddito di equilibrio macroeconomico Y* è l’equilibrio per i mercati della moneta e dei beni, inoltre quando il mercato della moneta in equilibrio lo è anche quello dei titoli. Ma continueremo a supporre, come per tutti i modelli keynesiani, che il reddito di pieno impiego (output che sarebbe necessario produrre per avere la piena occupazione) si trovi [grafico]. Il mercato del lavoro è in disequilibrio, ovvero eccesso persistente di offerta di lavoro (ci sono più persone che vogliono lavorare rispetto a quelle che trovano un impiego). La disoccupazione è proporzionale alla distanza tra Y e Y* nel grafico. Supponiamo le autorità di politica economica vogliano ridurre la disoccupazione, quindi possono: • aumentare la spesa pubblica • diminuzione delle tasse • aumentare i trasferimenti Inoltre, la Banca Centrale ha a disposizione il tasso di interesse, come strumento per influenzare il quadro macroeconomico. La BCE controlla la quantità di moneta. L’alternativa alla politica fiscale è la politica monetaria. Stiamo supponendo che sia per il Governo sia per la BCE, l’obiettivo è ridurre la disoccupazione (spostare Y* quanto più vicino a Y, così da ridurre i disoccupati). EFFETTI DI UN AUMENTO DELLA SPESA PUBBLICA Consideriamo gli effetti della politica di bilancio nel modello IS-LM. La spesa pubblica è una componente della domanda autonoma. In particolare un certo aumento della spesa pubblica si traduce in un aumento dello sesso ammontare della spesa pubblica. Dopo l’aumento della spesa pubblica, che passa da G0 a G1, si ricavano le seguenti conclusioni: Si ottengono così la nuova spesa autonoma A’1, dopo l’incremento di spesa pubblica, e il reddito di equilibrio Y1. Calcoliamo poi la variazione di Y → Y = Y1 – Y0 Quando è la spesa pubblica a variare, la variazione della spesa pubblica si traduce 1 a 1 in una variazione identica della spesa autonoma.  è il moltiplicatore della spesa pubblica nel modello IS-LM: dice di quanto varia il reddito data una certa variazione della spesa pubblica. Una differenza con il modello reddito-spesa, dove il moltiplicatore della spesa pubblica è ’. Per fare un confronto tra  e  si riprende la soluzione analitica del modello IS-LM. Il moltiplicatore della spesa pubblica nel modello IS-LM è minore che nel modello reddito-spesa. Ovvero, un incremento di spesa pubblica produrrebbe un incremento di reddito maggiore in un’economia del tipo reddito-spesa che in un’economia IS-LM. Questo risultato è attribuibile all’effetto di retroazione monetaria. Nel modello reddito-spesa, infatti, gli investimenti sono esogeni e manca del tutto il mercato monetario. A seguito di un aumento di spesa pubblica si verificano due effetti di segno opposto sulla domanda aggregata e sul redito. L’effetto d’impatto, dovuto all’aumento della spesa pubblica, è positivo, mentre l’effetto indiretto, dovuto alla retroazione monetaria, è negativo. L’aumento della spesa pubblica ha provocato un effetto di spiazzamento della spesa privata. L’effetto spiazzamento spiega perché il moltiplicatore della spesa pubblica sia più piccolo nel modello IS-LM che nel modello reddito spesa. Esso è dovuto alla retroazione monetaria. Silvia Maullu 17 NB l’effetto di retroazione monetaria si mette in moto ogni qual volta varia una qualsiasi componente della domanda autonoma. L’effetto di un incremento di spesa pubblica sul saldo del bilancio dello Stato nel modello IS-LM è: ∆𝐵𝑆 = 𝓉∆𝑌∗ − ∆𝐺 = ሺ𝓉𝛽 − 1ሻ∆𝐺 Pertanto un aumento di spesa pubblica produce sempre una riduzione del saldo del bilancio dello Stato. Tuttavia, tale riduzione è meno che proporzionale rispetto all’aumento della spesa pubblica. La posizione sul piano dell’IS dipende da quanta spesa autonoma c’è, che a sua volta dipende dalla spesa pubblica. Questo fatto viene indicato con IS(G0). La posizione sul piano dell’LM dipende dalla quantità di moneta. Quando c’è equilibrio macroeconomico, il sistema si colloca nel punto A. Il reddito è Y0. Il tasso di interesse è i0. Il reddito di pieno impiego è Y. Il settore pubblico vuole aumentare il livello di produzione complessiva, in modo da ridurre la disoccupazione, e decide di aumentare la spesa pubblica. L’aumento di spesa pubblica graficamente si traduce in uno spostamento dell’IS, poiché la spesa pubblica è più alta anche la spesa autonoma è più alta, quindi cambiano le intercetta di questa funzione. Il sistema, alla fine del meccanismo di aggiustamento (meccanismo di trasmissione dello shock fiscale) si collocherà nel punto B. C’è equilibrio sul mercato della moneta, ma non sul mercato dei beni. A fronte dell’incremento di spesa pubblica, la produzione Y0 ora è inferiore alla domanda aggregata. Quando la domanda aumenta a fronte di una produzione data Y0, le imprese si rendono conto della presenza di un eccesso di domanda attraverso il disinvestimento involontario in scorte, quindi le imprese aumenteranno la produzione a seguito della rivelazione dell’eccesso di domanda. Le imprese aumentano la produzione è segnalato attraverso la freccia rossa. Se immaginiamo che il sistema si colloca sulla punta della freccia, immediatamente dopo l’aggiustamento delle quantità, il sistema non si trova più in equilibrio né sul mercato dei beni né sul mercato della moneta perché la punta della freccia si trova al di sotto della nuova IS ma anche al di sotto dell’LM: c’è un eccesso di domanda di moneta. C’è un eccesso di domanda di moneta poiché c’è un aumento del reddito (frutto della reazione delle imprese al disinvestimento involontario in scorte), che aumenta il valore delle transazioni. Se ho un valore delle transazioni da eseguire più alto, allora necessiterò di più moneta per eseguirle (sistema monetario = ho bisogno di moneta per eseguire transazioni). Se tutti hanno bisogno di liquidità aggiuntiva, se la procurano attraverso la vendita dei titoli: se vendo titoli, il prezzo dei titoli scende e il tasso di interesse sale. Quindi il passaggio successivo è una tendenza del tasso di interesse ad aumentare. Nel passaggio da A a B ci sono due effetti sulla domanda di moneta che vanno in direzioni opposte: • c’è bisogno di più moneta per effettuare un incremento delle transazioni • man mano che il tasso di interesse aumenta, c’è un incentivo a detenere meno moneta in portafoglio (è aumentato il costo-opportunità) Alla fine del processo, quando mi trovo in B, questi due effetti sono compensati. La domanda di moneta sia in A che in B è costante, ma Y1 è maggiore di Y0 e (questo spiega la tendenza ad aumentare la domanda di moneta) e i1 è maggiore di i0 (questo spiega la tendenza a ridurre la domanda di moneta). EFFETTI DI UN AUMENTO DELLA QUANTITÀ DI MONETA Esaminiamo gli effetti di una politica monetaria espansiva, ossia di un incremento della quantità di moneta offerta, che passa da M0 a M1. Un incremento della quantità di moneta provoca un aumento del reddito di equilibrio proporzionale all’incremento di moneta secondo un fattore di proporzionalità pari a , che pertanto può essere interpretato come il moltiplicatore della politica monetaria. Inoltre, un certo incremento della quantità di moneta provoca una diminuzione del tasso di interesse di equilibrio proporzionale all’incremento dell’offerta di moneta. Silvia Maullu 20 Analizziamo l’effetto della manovra fiscale espansiva. L’equilibrio iniziale è rappresentato dal punto A. l’aumento di spesa pubblica comporta una traslazione verso l’alto della IS. La nuova IS interseca la MP nel nuovo punto di equilibrio A’. Il reddito di equilibrio è aumentato mentre il tasso di interesse è rimasto invariato perché ancorati al target della Banca Centrale. Quando la spesa pubblica aumenta da G0 a G1 il mercato dei beni entra in disequilibrio, perché al vecchio livello di reddito Y0 si manifesta un eccesso di domanda di beni. L’aumento del prodotto (e quindi delle transazioni) innescato dall’eccesso di domanda fa aumentare la domanda di moneta e genera quindi un eccesso di domanda sul mercato della moneta. Se la Banca Centrale non modificasse la quantità di moneta, il tasso aumenterebbe poiché le famiglie si procurerebbero la liquidità aggiuntiva disfacendosi dei titoli in portafoglio. Il tasso di interesse di mercato si allontanerebbe quindi dal tasso obiettivo. In un contesto di interest rate pegging, la Banca Centrale vuole evitare un incremento del tasso di interesse e quindi deve accomodare la domanda addizionale di moneta generata dall’aumento del reddito con un identico incremento dell’offerta da M0 a M1. Il reddito è aumentato e pertanto deve essere aumentata nella stessa misura la domanda aggregata: 1) la spesa pubblica aumenta 2) i consumi aumentano (dipendono positivamente dal reddito) 3) gli investimenti rimangono invariati, poiché il tasso di interesse non è cambiato L’espansione monetaria inibisce l’effetto di retroazione monetaria, così da stabilizzare il tasso di interesse al livello obiettivo, ed evita quindi il crowding out. Esaminiamo gli effetti dell’aumento della spesa pubblica sul saldo del bilancio dello Stato. Il saldo del bilancio dello Stato è definito come 𝐵𝑆 = 𝑡𝑌 − ሺ𝐺 + 𝑇𝑅ሻ L’effetto di un incremento della spesa pubblica sul saldo del bilancio dello Stato nel modello IS-MP è (come nel modello reddito-spesa): 𝐵𝑆 = 𝑡∆𝑌∗ − ∆𝐺 = ሺ𝑡𝛼′ − 1ሻ∆𝐺 Un aumento di spesa pubblica produce sempre una riduzione del saldo del bilancio dello Stato, anche se la riduzione è meno che proporzionale rispetto all’aumento della spesa pubblica. EFFETTI DI UNA RIDUZIONE DEL TASSO DI INTERESSE Supponiamo che la Banca Centrale riduca il tasso di interesse da i0 a i1 e giungiamo alla conclusione che: Una diminuzione del tasso di interesse obiettivo provoca un aumento del reddito di equilibrio proporzionale al valore assoluto della riduzione stessa secondo un fattore di proporzionalità pari a ’. Cosa succede all’offerta di moneta? La quantità di moneta, in equilibrio, aumenta proporzionalmente al valore assoluto della riduzione del tasso di interesse. Graficamente, la riduzione del tasso di interesse obiettivo comporta una traslazione verso il basso della MP. Affinché il tasso di interesse scenda effettivamente da i0 a i1 la Banca Centrale deve immettere moneta aggiuntiva. Infatti, il taglio del tasso di interesse genera un aumento del reddito. La riduzione del tasso e l’aumento del reddito fanno aumentare la domanda di moneta. La Banca Centrale deve accomodare la domanda di moneta che si formerà al nuovo tasso accrescendo l’offerta di moneta da M0 a M1. Silvia Maullu 21 LO ZERO LOWER BOUND E LA TRAPPOLA DELLA LIQUIDITÀ Caso particolare del modello IS-MP. La crisi finanziaria ha indotto una contrazione della domanda aggregata e del reddito 2008/2009 così rilevante da essere seconda solo alla Grande Depressione degli anni ’30. La Banca Centrale statunitense ha reagito alla Grande Recessione tagliando il tasso di interesse obiettivo, ma tuttavia non può spingersi oltre il “limite zero”. Zero è il minimo tasso obiettivo, al di sotto del quale la Banca Centrale non può andare: si tratta del cosiddetto Zero Lower Bound (ZLB). Quando la Banca Centrale raggiunge lo ZLB, la MP coincide con l’asse delle ascisse (asse x del piano cartesiano). In questa situazione, un aumento della quantità di moneta non ha alcun effetto sul reddito di equilibrio. Se la Banca Centrale aumentasse la quantità di moneta si creerebbe un eccesso di liquidità che rimarrebbe in portafoglio alle famiglie senza alcuna conseguenza sul livello di attività economica aggregata. Il sistema si trova nella trappola della liquidità. Moneta e titoli sono perfetti sostituti: rendono zero entrambi. IL MODELLO IS-MP CON LA REGOLA DI TAYLOR 𝑖 = 𝑟 + 𝜋 + 𝛾𝑦ሺ𝑌 − 𝑌 𝑇ሻ + 𝛾𝜋ሺ𝜋 − 𝜋 𝑇ሻ : tasso di inflazione corrente T: tasso di inflazione target della Banca Centrale Y: reddito corrente YT: reddito target della Banca Centrale Quando la Banca Centrale segue la regola di Taylor, la variabile di politica monetaria è sempre il tasso di interesse, ma invece di fissarlo ad un livello esogeno (interest rate pegging) essa lo determina in base alle condizioni macroeconomiche, sinteticamente rappresentate dal livello di output e di inflazione. L’equazione della MP quando la Banca Centrale segue la regola di Taylor è 𝑖 = 𝑟 + ሺ𝑌 − 𝑌തሻ Silvia Maullu 22 5. PREZZI FLESSIBILI E SALARIO NOMINALE RIGIDO: IL CASO KEYNESIANO DEL MODELLO AD-AS LA SCHEDA AD Consideriamo un’economia chiusa con settore pubblico. L’equilibrio sul mercato dei beni è rappresentato dalla retta IS. Tutte le grandezze sono valutate in termini reali e non sono influenzate direttamente dal livello ei prezzi (quindi è la stessa IS del modello a prezzi fissi). L’offerta di moneta è una variabile di scelta della Banca Centrale e quindi esogena. Il livello dei prezzi svolge un ruolo essenziale nel mercato della moneta ed è una variabile endogena. Pertanto, l’offerta reale di moneta diminuisce all’aumentare del livello dei prezzi. Data l’offerta di moneta, per ogni livello dei prezzi, si ricava l’equazione di una retta LM. Ci sono tante rette LM quanti sono i possibili livelli dei prezzi. L’equazione AD (Aggregate Demand) istituisce una relazione decrescente tra il reddito e il livello dei prezzi che vale in equilibrio per i mercati dei beni e della moneta. Essa indica, per ogni livello dei prezzi, la quantità di equilibrio per il mercato dei beni e della moneta, cui ci si riferirà con il termine domanda aggregata. La curva di domanda aggregata è una relazione di equilibrio per il mercato dei beni e per il mercato della moneta tra il livello del reddito aggregato e livello medio generale dei prezzi e non ha niente a che vedere con la curva di domanda di un singolo bene. La curva AD è inclinata negativamente, perché un incremento del livello dei prezzi induce una diminuzione dell’offerta reale di moneta che si traduce in un aumento del tasso di interesse e in una diminuzione degli investimenti, della domanda aggregata e del reddito. La AD istituisce una relazione lineare decrescente tra livello di output e livello dei prezzi di equilibrio per i mercati dei beni e della moneta. L’equazione della retta AD sul piano è indicata con P. Un aumento della spesa pubblica o un aumento della quantità nominale di moneta provoca una traslazione verso l’alto della retta AD: per ogni livello dei prezzi, il reddito associato all’equilibrio sui mercati dei beni e della moneta è maggiore dopo un aumento della spesa pubblica o della quantità di moneta. La variazione di una esogena o di un parametro che modifica la posizione sul piano della retta AS è definito shock della domanda. LA SCHEDA AS NEL CASO KEYNESIANO Ci concentriamo sul lato dell’offerta di beni. Le imprese presenti sul mercato sono price-taker e tutte uguali fra loro (agente rappresentativo), quindi il PIL aggregato è pari al Pil prodotto dalla singola impresa per il numero di imprese. La quantità prodotta è funzione crescente dell’impiego di fattori della produzione, ossia del capitale e del lavoro impiegati in produzione, nonché dello stato della tecnologia. Supponiamo che nel breve periodo lo stock di capitale e lo stato della tecnologia siano dati e costanti. Pertanto variazioni della quantità prodotta possono verificarsi solo per effetto idi variazioni della quantità di lavoro impiegata. Silvia Maullu 25 In conclusione, sia la politica monetaria che la politica fiscale sono efficaci nel riassorbire la disoccupazione. Tuttavia queste politiche sono meno efficaci che nel modello IS-LM. Inoltre, le politiche hanno effetti opposti sul tasso di interesse: − l’espansione fiscale fa aumentare il tasso di interesse − l’espansione monetaria fa diminuire il tasso di interesse TUTTAVIA un aumento della spesa pubblica fa aumentare il tasso di interesse più che nel modello IS-LM mentre un aumento della quantità di moneta fa diminuire il tasso di interesse meno che nel modello IS-LM. EFFETTI DI UN AUMENTO DEL SALARIO NOMINALE Shock da offerta: tutti gli shock che modificano il contesto nel quale le imprese prendono decisioni relativamente al livello ottimale di occupazione (es. variazione del salario nominale) Un aumento del salario nominale comporta una riduzione del reddito di equilibrio macroeconomico e un aumento del livello dei prezzi. Si genera un eccesso di domanda aggregata, pari alla distanza tra l’ascissa del punto A’ e l’ascissa del punto A. Ne consegue un aumento del livello dei prezzi. L’aumento dei prezzi comporta una diminuzione dell’offerta di moneta in termini reali e una diminuzione del salario reale. Silvia Maullu 26 6. MERCATO DEL LAVORO DOMANDA AGGREGATA E OFFERTA AGGREGATA IL MERCATO DEL LAVORO NEL CASO NEOCLASSICO La domanda si ricava dalla condizione del primo ordine per la massimizzazione del profitto. In questa formula, il salario nominale è flessibile quindi endogeno. Prendiamo in considerazione un mercato del lavoro in cui sindacati dei lavoratori e associazioni imprenditoriali sono assenti o hanno un ruolo marginale di modo che il salario nominale è determinato dall’interazione tra domanda e offerta di lavoro. La funzione rappresenta una curva decrescente. La posizione di equilibrio sul mercato del lavoro è caratterizzata dalla piena occupazione. Quando il salario nominale e il livello die prezzi sono flessibili, il salario reale converge sempre al livello di piena occupazione. Grazie alla flessibilità del salario nominale, l’equilibrio del mercato del lavoro è stabile: partendo da una posizione di disequilibrio, prima o poi tutte le forze di lavoro troveranno un’occupazione. Quando il mercato del lavoro è in equilibrio, il reddito di piena occupazione è dato da: 𝑌ത = ඥ𝑁ഥ per cui in presenza di salari flessibili (e in assenza di ogni altro tipo di frizione) l’offerta aggregata coincide con il PIL di piena occupazione. Es. numerico 𝑁ഥ = 100 𝑃𝑀𝑔𝐿 = 1 2ξ100 = 1 2×10 = 1 20 = 𝑊 𝑃 𝑌ത = ξ100 = 10 Quando il salario reale corrente è superiore al salario reale di piena occupazione, si ha un eccesso di offerta di lavoro che si riflette nella distanza tra PIL reale corrente e PIL di pieno impiego. L’eccesso di offerta di lavoro fa diminuire il salario nominale e reale. Man mano che il salario scende la domanda di lavoro aumenta e con essa l’occupazione e l’output. Questo processo si conclude solo quando il salario reale corrente eguaglia quello di piena occupazione. IL MODELLO AD-AS NEL CASO NEOCLASSICO Il PIL di equilibrio macroeconomico è determinato (esclusivamente) dal lato dell’offerta ed è pari al PIL di pieno impiego. In piena occupazione Y = PIL, che è funzione solo dell’offerta esogena di lavoro, l’equazione della AS nel caso neoclassico è: 𝑌 = 𝑌ത La funzione di domanda aggregata contribuisce esclusivamente a determinare il livello dei prezzi. Il tasso di interesse di equilibrio è il punto di intersezione tra la IS e la LM caratterizzato dalla quantità di moneta in termini reali. In questo modello, l’equilibrio macroeconomico e definito come un equilibrio generale in senso stretto. Definiamo l’equilibrio macroeconomico nel modello AD-AS nel caso neoclassico come i valori del reddito, del livello dei prezzi, del tasso di interesse, del salario reale e dell’occupazione tali per cui sia equilibrio sul mercato dei beni, sul mercato della moneta e sul mercato del lavoro. Esaminiamo ora gli effetti di uno shock fiscale e di uno shock monetario nel modello AD-AS nel caso neoclassico. 1. L’aumento della spesa pubblica genera un incremento dei prezzi ma lascia invariato il reddito. Ciò è dovuto ad un effetto di spiazzamento completo. Il tasso di interesse aumenta in misura tale da ridurre la spesa privata esattamente nella misura in cui è aumentata la spesa pubblica. Silvia Maullu 27 2. Cosa succede sul mercato del lavoro? Il livello dei prezzi sale e supponiamo che reagisca allo shock prima del salario nominale. L’aumento del livello dei prezzi genera una diminuzione del salario reale. Si determina pertanto un eccesso di domanda di lavoro. Ci sono quindi imprese che vorrebbero assumere lavoratori ma non ne trovano sul mercato perché sono già tutti occupati. Queste imprese offriranno e lavoratori già occupati un salario più alto di quello che percepiscono pur di strapparli alle imprese presso le quali lavorano. Le imprese che hanno alle loro dipendenze questi lavoratori si renderanno disponibili a erogare un salario nominale marginalmente superiore al salario corrente pur di non perdere i loro lavoratori. Si metterà in moto un processo di progressivo aumento del salario nominale (e reale) che si arresterà solo quando il nuovo salario reale sarà uguale a quello di pieno impiego. Sul mercato del lavoro, lo shock fiscale al sole effetto di far aumentare il salario nominale. 3. Un aumento della quantità di moneta genera solo un incremento dei prezzi. Il tasso di interesse rimane invariato e. La moneta è neutrale perché l’aumento della quantità di moneta ha effetti solo sulle grandezze nominali (livello dei prezzi e salario nominale). Nel modello neoclassico del modello AD-AS una politica monetaria o una politica fiscale espansiva, in tese ad accrescere l’occupazione e la produzione attraverso aumenti della domanda aggregata, non sortiscono gli effetti desiderati. Il PIL di pieno impiego non è influenzato dalla domanda aggregata. L’implicazione normativa di questo modello è opposta a quella che Keynesiana: la disoccupazione involontaria (eccesso di offerta di lavoro) si verifica solo quando il salario reale è troppo alto (rispetto al salario reale di piena occupazione) ed è destinata a scomparire per effetto del meccanismo di aggiustamento basato sulle variazioni del salario. Il mercato del lavoro quindi è caratterizzato in equilibrio da piena occupazione. Una politica della domanda aggregata espansiva non hai effetti reali (non fa variare occupazione, salario reale, Pil reale) ma solo nominali (aumento del livello dei prezzi del salario nominale). 6.4 BREVE E LUNGO PERIODO: LA DINAMICA DEL SALARIO MONETARIO Breve: intervallo temporale in cui il salario nominale è rigido; Lungo: intervallo temporale in cui il salario nominale diventa flessibile. Secondo Modigliani, quindi, il salario nominale è rigido nel breve periodo (e questo può accompagnarsi a disoccupazione involontaria) ma, in presenza di un eccesso di offerta sul mercato del lavoro, è destinato primo poi (ossia nel lungo periodo) a flettere. Le politiche keynesiane di aumento della domanda aggregata accelerano il conseguimento della piena occupazione ma non l’effetto con laterale di accrescere il livello dei prezzi sia nel breve che nel lungo periodo. Ad esempio, se la banca centrale aumenta l’offerta di moneta si determina un nuovo equilibrio di breve periodo a cui è associato un più alto livello di reddito. La banca centrale quindi avvicinato il PIL livello di pieno impiego. L’effetto collaterale di questa manovra è un aumento del livello dei prezzi. Il Pil dell’equilibrio di lungo periodo, tuttavia, rimane quello di pieno impiego, ossia lo stesso Pil che si sarebbe realizzato in assenza della manovra. Nel lungo periodo la domanda di lavoro converge al Pil di pieno impiego. 6.6 IL MODELLO PS-WS Il potere di mercato (capacità dell’impresa di fare il prezzo) è l’imperfezione più diffusa che influenza il mercato del lavoro. Questa è un’imperfezione del mercato dei beni (ossia un allontanamento dal paradigma di concorrenza perfetta) chiamo un impatto rilevante anche sul mercato del lavoro. Ipotizziamo che le imprese operino in regime di concorrenza imperfetta e abbiano la possibilità di fissare il prezzo (siano price maker). In un contesto di concorrenza monopolistica, il prezzo che l’impresa fissa è: 𝑷 = ሺ𝟏 + 𝝁ሻ𝟐𝑾𝒀, dove µ è il markup e 2WY è il costo marginale Questa funzione è una regola di fissazione del prezzo (price setting rule: PS) in concorrenza imperfetta. Il salario reale offerto dalle imprese ai lavoratori in condizioni di concorrenza imperfetta è: ( 𝑊 𝑃 ) 𝑃𝑆 = 1 ሺ1 + 𝜇ሻ2𝑌 Il salario reale offerto dalle imprese ai lavoratori è una funzione decrescente della scala di produzione. La PS è collocata al di sotto della funzione di domanda di lavoro ricavata in condizioni di concorrenza perfetta. Supponiamo che i lavoratori siano organizzati in sindacati ed esprimono attraverso di essi richieste salariali da portare al tavolo delle trattative con le associazioni imprenditoriali. Le richieste salariali avanzate dei sindacati sono espresse in Silvia Maullu 30 Supponiamo che il governo riduce l’ammontare del sussidio di disoccupazione, al quale è agganciato il livello del salario minimo, di modo che il salario minimo diminuisca. NB per avvicinare l’equilibrio naturale a quello di pieno impiego occorre ridurre il salario minimo. Gli effetti di una riduzione del salario minimo sono: − Aumento del Pil potenziale (che comporta una diminuzione del tasso di disoccupazione naturale) − Il salario reale di equilibrio naturale rimane invariato (poiché è determinato esclusivamente dalla PS, che non è influenzata dai cambiamenti del salario minimo) Gli effetti di una diminuzione del salario minimo sul livello dei prezzi: − Aumento del Pil potenziale (va di pari passo con l’aumento del Pil di pieno impiego in modo che il tasso di disoccupazione naturale non cambia) − Il salario reale di equilibrio naturale non è cambiato Si verificano sostanzialmente gli stessi esiti macroeconomici di una riduzione del salario minimo. Riassumendo. L’aumento delle partecipazioni al mercato del lavoro, come la diminuzione del salario minimo, comporta: • Una traslazione verso il basso della WS, che genera un aumento del Pil potenziale a parità di salario di equilibrio naturale; • Una traslazione verso destra della AS, che genera una diminuzione del livello dei prezzi; • Una traslazione verso il basso della LM, che genera una diminuzione del tasso di interesse. Silvia Maullu 31 7. LA CURVA DI PHILLIPS E IL MODELLO IS-PC-MP Vi è una relazione empirica decrescente tra tasso di disoccupazione e tasso di variazione percentuale dei salari nominali. Δ𝑊 W = −𝜔ഥ ሺ𝑢 − 𝑢𝑛ሻ Curva di Philips può essere concepita come un meccanismo di aggiustamento del salario nominale che viene attivato dall’eccesso di domanda o di offerta effettiva di lavoro. Supponiamo che le imprese operino in un regime di concorrenza imperfetta e abbiano la possibilità di fissare il prezzo (siano price maker). La regola di fissazione del prezzo da luogo al salario reale offerto dalle imprese ai lavoratori. Quando la tecnologia è lineare, la scheda di price setting (PS) ha equazione: 𝑊 𝑃 = 𝜂 1 + 𝜇 La curva di Philips è una relazione empirica decrescente tra il tasso di disoccupazione e inflazione salariale (tasso di variazione percentuale del salario nominale) che abbiamo interpretato come un meccanismo di aggiustamento del salario: se il tasso di disoccupazione inferiore al tasso di disoccupazione naturale, il tasso di variazione del salario nominale è positivo. L'equilibrio naturale e definito quindi dalla combinazione di tasso di disoccupazione naturale e stabilità del salario nominale (inflazione salariali nulla). Supponendo che il livello dei prezzi sia proporzionale al salario nominale (per effetto della regola di fissazione del prezzo basata sul mercato costante), il tasso di variazione del livello dei prezzi (inflazione tout court) deve essere uguale al tasso di variazione Silvia Maullu 32 del salario nominale (inflazione salariale). Pertanto la curva di Philips si può esprimere anche con una relazione decrescente tra il tasso di disoccupazione e il tasso di inflazione. 7.2 IL TRADE OFF TRA INFLAZIONE E DISOCCUPAZIONE E LA RETTA PC Quando il tasso di disoccupazione effettivo coincide con quello naturale, il tasso di inflazione è zero, ossia il livello dei prezzi è costante. L’ordinata di B sulla curva di Phillips è un tasso di inflazione positivo, perché l’occupazione corrente è superiore all’occupazione naturale, il mercato del lavoro atteso, il salario nominale aumenta e le imprese trasferiscono gli incrementi del salario nominale sul livello dei prezzi. Invece, se il tasso di disoccupazione è superiore al tasso naturale accade il contrario: in questo caso il salario nominale diminuisce e anche il livello dei prezzi cala. Quando il livello dei prezzi diminuisce (quando il tasso di variazione dei prezzi è negativo) siamo in presenza di deflazione. La curva di Philips descrive un trade off tra inflazione e disoccupazione perché, partendo da un certo livello di tasso di occupazione (es. tasso naturale), se le autorità vogliono ridurre il tasso di disoccupazione, esse devono accettare un aumento del tasso di inflazione, muovendosi lungo la curva di Philips. In origine la curva di Phillips è stata interpretata come un menu di politica economica a disposizione dei policy maker. Secondo questa interpretazione, le autorità di politica economica possono scegliere in quale punto della curva di Philips collocarsi e, una volta effettuata tale scelta, hanno gli strumenti per spingere il sistema economico in quel punto. Possiamo concepire la curva di Philips come una curva AS dinamica che si configura come una relazione crescente tra il tasso di inflazione e l’output. La variabile indipendente della AS dinamica è l’output, ma la variabile dipendente è il tasso di variazione percentuale dei prezzi (inflazione) mentre nella AS statica la variabile dipendente il livello dei prezzi. La curva PC (Philips Curve) é una AS dinamica: esprimiamo lo scostamento del tasso di disoccupazione corrente da quello naturale in funzione del reddito come L’equazione della PC ci dice che il tasso di inflazione è proporzionale all’output gap, definito come la differenza tra output corrente e output naturale. Quando il reddito coincide con quello naturale, l’output gap si annulla e il tasso di inflazione si azzera.se l’output gap è positivo, il tasso di disoccupazione è inferiore al suo livello naturale, il mercato del lavoro è teso, il salario nominale aumenta e le imprese trasferiscono gli incrementi del salario nominale sul livello dei prezzi. Il contrario accade se l’output gap è negativo, ossia se il Pil corrente è inferiore al Pil potenziale. 7.4 IL MODELLO IS-PC-MP La retta PC costituisce il lato dell’offerta aggregata del modello. Rivisitiamo la retta IS per costruire lato della domanda, tenendo conto che il costo dei fondi che conta per le imprese e l’onere reale del debito, ossia il tasso di interesse reale. La IS è il luogo dei punti che rappresentano combinazioni di reddito e tasso di interesse reale di equilibrio per il mercato dei beni. Si tratta di una retta decrescente sul piano. Il modello è costituito dalle equazioni delle rette IS, PC, MP, EF. Tratta di un sistema di quattro equazioni nelle quattro incognite. Graficamente, il reddito di equilibrio è l’ordinata del punto di intersezione tra IS e MP. Il reddito così determinato e di equilibrio non solo per il mercato dei beni ma anche per il mercato della moneta. Nell’economia che stiamo considerando, Silvia Maullu 35 Lo Zero Lower Bound È un vincolo ineludibile per la politica monetaria. In queste condizioni, la politica monetaria è inefficace. La stabilizzazione macroeconomica si persegue solo utilizzando le leve fiscali. Un aumento appropriato della spesa pubblica (uguale al valore assoluto della diminuzione della spesa autonoma applicata) potrebbe infatti riportare la IS nella posizione iniziale. Silvia Maullu 36 CAPITOLO 8: LA BILANCIA DEI PAGAMENTI E IL MERCATO DEI CAMBI Le relazioni economiche di un paese con il resto del mondo possono essere classificate in tre grandi categorie: 1. relazioni commerciali: danno luogo a transazioni (flussi di fondi) relative a beni e servizi 2. relazioni finanziarie: danno luogo a transazioni relative ad attività o passività finanziarie 3. trasferimenti: sono flussi di fondi non collegati a transazioni RELAZIONI COMMERCIALI Le esportazioni sono un flusso di fondi in entrata nel paese considerato e proveniente dal resto del mondo, che si configura come il corrispettivo monetario di beni e servizi venduti all’estero. Le importazioni sono un flusso di fondi in uscita del paese considerato e destinato al resto del mondo come corrispettivo monetario di beni acquistati all’estero. La differenza tra esportazioni e importazioni in termini nominali (in moneta nazionale e a prezzi correnti) e il saldo della bilancia commerciale: BC = ES - IM TRASFERIMENTI Sono flussi di fondi non legati a transazioni. Ad esempio, le attività finanziarie sull'estero in posseso di residenti danno luogo ad un flusso di fondi in entrata per interessi incassati. Le passività finanziarie sull'estero in capo ai residenti danno luogo ad un flusso di fondi in uscita per pagamento di interessi. RELAZIONI FINANZIARIE Gli afflussi di capitale sono un flusso di fondi in entrata proveniente dal resto del mondo che si configura come corrispettivo monetario di un aumento delle passività finanziarie oppure una diminuzione delle attività finanziarie dei residenti verso l'estero. • Acquisto fatto da soggetti esteri di titoli europei • Vendita fatta da residenti di attività estere a soggetti esteri I deflussi di capitale sono un flusso di fondi in uscita e destinato il resto del mondo come corrispettivo monetario di un aumento delle attività finanziarie o di una diminuzione delle passività finanziarie dei residenti verso l’estero. • Acquisto fatto da residenti europei di titoli esteri (titoli che rappresentano passività finanziarie di soggetti esteri) • Vendita fatta da soggetti esteri di titoli emessi in Europa (titoli che rappresentano passività finanziarie di soggetti residenti in Europa) ai residenti in Europa La differenza tra afflussi e dei deflussi di capitale in termini nominali e il saldo dei movimenti di capitale: MC = AC - DC AFE: valore nominale delle attività finanziarie sull'estero in portafoglio a residenti (passività per il resto del mondo) PFE: valore nominale delle passività finanziarie emesse da residenti in portafoglio a stranieri (attività per il resto del mondo) PNE (Posizione Netta sull'Estero del paese considerato) = AFE - PFE Sia un deflusso di capitali quando: • AFE aumenta • PFE diminuisce (di modo che la PNE aumenta) Sia un afflusso di capitali quando: • AFE diminuisce • PFE aumenta (di modo che la PNE diminuisce) Se il saldo di movimenti di capitale è positivo, gli afflussi prevalgono sui dei flussi in modo che la variazione PNE è negativa. Se il saldo dei movimenti di capitale è negativo, i deflussi prevalgono sugli afflussi di modo che la variazione della PNE è positiva. PNE = - MC La differenza tra il complesso dei fondi l'entrata e il totale dei fondi in uscita è il saldo della bilancia dei pagamenti. Il saldo della bilancia dei pagamenti è la somma del saldo delle partite correnti e del saldo dei movimenti di capitale: BP = ES + AC - (IM + DC) = BC + MC Silvia Maullu 37 MERCATO DEI CAMBI: è il mercato in cui si scambia valuta estera (moneta del resto del mondo) contro moneta nazionale. Le esportazioni in termini nominali espressi in moneta nazionale (euro) possono essere considerate come il prodotto del livello dei prezzi delle esportazioni (PX) per le esportazioni in termini reali o a prezzi costanti. (X): ES = PX X Le importazioni in termini nominali espressi in moneta nazionale sono IM = PQ Q. Il prezzo dei beni importati espresso in moneta nazionale può essere interpretato come il prodotto del tasso di cambio nominale per il livello dei prezzi del resto del mondo. PQ = ePW Il tasso di cambio nominale (e): prezzo di una unità di valuta straniera in moneta nazionale (PW): Il livello dei prezzi dei beni prodotti nel resto del mondo espresso nella valuta straniera (dollari) La bilancia commerciale a prezzi correnti in valuta nazionale è: BC = PX – ePW Q Tasso di cambio: è un prezzo che indica il numero di unità di conto nazionali necessarie per comprare un'unità di valuta estera. Tasso di cambio nominale: numero di unità di valuta estera necessaria per acquistare un'unità di moneta nazionale. Quando il tasso di cambio aumenta ci vogliono più euro per comprare un dollaro e viceversa. Un deprezzamento dell'euro quindi si manifesta come un aumento del tasso di cambio o come una diminuzione del tasso di cambio nominale. Pertanto la bilancio dei pagamenti in moneta nazionale si può scrivere anche come: 𝐵𝐶 = 𝑃𝑋 − 𝑃 𝑊𝑄 𝐸 IL TASSO DI CAMBIO Le esportazioni nette o domanda estera netta le indichiamo come: 𝑁𝑋 = 𝑋 − 𝑃𝑊 𝐸𝑃 𝑄 = 𝑋 − 𝑄 𝜀 Tasso di cambio reale (𝜀= 𝐸𝑃 𝑃𝑤 ሻ: prezzo relativo di un'unità di merce nazionale in termini di merce estera. Esso è l'indicatore più semplice e più utilizzato di competitività di prezzo delle merci (o dei produttori) nazionali. L'aumento del tasso di cambio reale segnala che le merci nazionali sono diventate più care (relativamente alle merci estere) e pertanto la competitività dei produttori nazionali è diminuita (mentre aumentata la competitività dei produttori stranieri). La diminuzione del tasso di cambio reale segnala che le merci nazionale sono diventati meno care e pertanto la competitività dei produttori nazionali aumentata. Una diminuzione del tasso di cambio reale provoca un aumento delle esportazioni e una diminuzione delle importazioni. Una diminuzione del tasso di cambio reale può avvenire per una serie di circostanze che coinvolgono le tre variabili che compaiono nella sua definizione: • Tasso di cambio nominale • Prezzo delle merci nazionali in valuta nazionale • Prezzo delle merci straniere in valuta straniera Se il tasso di cambio nominale rimane costante, il tasso di cambio reale diminuisce (aumenta la competitività delle merci nazionali) quando: 1. i prezzi all’estero crescono più rapidamente dei prezzi all'interno. 2. si verifica una diminuzione del tasso di cambio nominale (deprezzamento) NB un aumento del tasso di cambio nominale (apprezzamento) comporta un aumento del tasso di cambio reale e quindi una diminuzione della competitività di prezzo delle merci nazionali. IL MERCATO DEI CAMBI IN REGIME DI CAMBI FLESSIBILI L'offerta complessiva di euro in cambio di dollari coinciderà con il valore in euro delle importazioni: 𝐸𝑈𝑆 = 𝑄ሺ𝐸ሻ 𝐸 L'offerta di euro in cambio di dollari (domanda di dollari espresso in euro) è una funzione del tasso di cambio nominale, ossia del prezzo in dollari di un euro. Silvia Maullu 40 • Diminuisce la competitività del prezzo delle merci nazionali (esportazioni) Un apprezzamento del tasso di cambio reale può essere dovuto da: − Un aumento del livello medio delle merci nazionali (€) − Una diminuzione del livello dei prezzi dei beni del resto del mondo ($) − Un apprezzamento del tasso di cambio nominale Un aumento del tasso di cambio nominale comporta: • Una diminuzione delle esportazioni • Una diminuzione della domanda di moneta nazionale contro valuta estera sul mercato dei cambi Graficamente, immaginando un deprezzamento (un tasso di cambio più basso), otterremo una nuova retta IS parallela alla precedente è spostata verso l’alto. Ci sono quindi tante rette IS quanti sono i possibili livelli del tasso di cambio. Quelle più spostate verso l’alto e verso destra sono caratterizzate da un più basso livello del tasso di cambio. Se il tasso di cambio nominale fosse prefissato ad un certo livello (come il regime di cambi fissi) ci sarebbe un’unica retta IS. I punti che si trovano al di sopra di ciascuna retta IS sono caratterizzati da un eccesso di offerta di beni. I punti che si trovano al di sotto della retta sono caratterizzati da un eccesso di domanda di beni. In presenza di un eccesso di offerta, le imprese sono indotte a diminuire la produzione e, viceversa, in presenza di un eccesso di domanda le imprese sono indotte a aumentare la produzione. L’equilibrio sul mercato della moneta è rappresentato dall’equazione della retta LM. L’offerta di moneta è esogena solo in regime di cambi flessibili. In regime di cambi fissi, l’offerta di moneta è determinata dalle condizioni del mercato dei cambi. Ad esempio, se c’è un disavanzo della bilancia dei pagamenti (eccesso di domanda di valuta straniera sul mercato dei cambi), in regime di cambi fissi le autorità monetarie saranno costrette ad intervenire vendendo valuta straniera e generando una riduzione dell’offerta di moneta nazionale. In regime di cambi fissi la quantità di moneta è endogena. Il saldo della bilancia dei pagamenti risulta pari a: BP = NX + MC La domanda estera netta dipende: • Positivamente dal tasso di cambio • Negativamente dal livello del reddito Supponiamo che I movimenti di capitale siano legati esclusivamente alla compravendita di titoli nazionali e titoli esteri. Si ha un afflusso di capitali quando i residenti: − Vendono titoli nazionali a cittadini stranieri − Vendono titoli esteri il loro possesso a cittadini stranieri Si ha un deflusso di capitali quando i cittadini stranieri: − Vendono titoli esteri ai residenti − Vendono titoli nazionali il loro possesso ai residenti Il saldo dei movimenti dei capitali è legato alle scelte di portafoglio dei residenti e dei cittadini stranieri, che a sua volta dipenderà dalla differenza o spread tra il rendimento dei titoli nazionali (tasso di interesse interno) e il rendimento dei titoli esteri (tasso di interesse prevalente nel resto del mondo). Consideriamo il tasso di interesse prevalente nel resto del mondo una variabile esogena. Silvia Maullu 41 Si possono identificare tre casi: 1) BP = 0 equilibrio sul mercato dei cambi 2) BP > 0 (surplus di BP) eccesso di offerta di $ (eccesso di domanda di €) 3) BP < 0 (deficit di BP) eccesso di domanda di € (eccesso di domanda di $) La condizione di perfetta sostituibilità tra titoli nazionali e titoli esteri è: 𝑖𝐼𝑃 = ሺ1 + 𝑖𝑤ሻ 𝐸𝑡 𝐸𝑡+1 𝑒 − 1 Questa è la condizione di parità scoperta dei tassi di interesse. Essa afferma che l’investitore è indifferente tra detenere titoli nazionali e titoli esteri in portafoglio quando il tasso di interesse corrente è uguale a livello benchmark. Il tasso di IP si può approssimare: 𝑖𝐼𝑃 ≅ 𝑖𝑤 − 𝐸𝑡 𝐸𝑡+1 𝑒 Esso può essere interpretato come la differenza tra il tasso estero e la variazione percentuale attesa del tasso di cambio. Il tasso di cambio corrente è uguale al tasso di cambio atteso: gli operatori si attendono che il tasso di cambio rimanga invariato. Il tasso di IP è uguale al tasso estero 𝑖𝑤. Uno shock ha generato un apprezzamento del cambio corrente di modo che il cambio corrente e ora maggiore di quello futuro atteso. Dal momento che il tasso di cambio futuro atteso non è variato, quando il cambio corrente è superiore a quello atteso gli operatori si attendono un deprezzamento del cambio in futuro, ossia una riduzione del tasso di cambio che riconduca al punto iniziale. Pertanto gli investitori stranieri richiedono un premio (pari al valore assoluto del deprezzamento atteso) per il rischio di cambio per detenere titoli nazionali. Un deprezzamento del cambio corrente: poiché il tasso di cambio futuro atteso non è variato, quando il cambio corrente inferiore a quello atteso gli operatori si attendono un apprezzamento del cambio in futuro, ossia un aumento del tasso di cambio che riconduca al punto iniziale. Gli investitori che detengono titoli nazionali si accontentano di un tasso interno inferiore al tasso estero perché la detenzione dei titoli nazionali garantisce loro un premio per l’apprezzamento del titolo. Possiamo affermare che il saldo dei movimenti di capitale è funzione crescente della differenza tra il tasso di interesse corrente e il tasso di interesse nazionale che garantirebbe la IP. L’equazione del saldo dei movimenti di capitale si può scrivere come: 𝑀𝐶 = 𝜃ሺ𝑖 − 1 + 𝑖𝑤 𝐸ത 𝐸 + 1ሻ Il saldo dei movimenti di capitale è crescente nel tasso di interesse interno e decrescente nel tasso esterno. Inoltre, il saldo è decrescente nel tasso di cambio corrente. Infatti, l’apprezzamento del cambio corrente implica un deprezzamento atteso e quindi è un aumento del premio per il rischio: il tasso IP aumenta. Il parametro  misura la sensibilità del saldo dei movimenti di capitale allo scostamento del tasso interno dal tasso di IP. Quanto più alto, tanto maggiore la reattività dei movimenti di capitale al differenziale 𝑖 − 𝑖𝐼𝑃. 𝐵𝑃 = 𝑋ത − 𝑥𝐸 − 𝑞𝑌 + 𝜃 ሺ𝑖 − 1 + 𝑖𝑤 𝐸ഥ 𝐸 + 1ሻ Il saldo della bilancia dei pagamenti è funzione crescente del tasso di interesse e funzione decrescente del reddito e del tasso di cambio. Quando il tasso corrente E aumenta (apprezzamento): − NX diminuisce, perché diminuisce la competitività dei prodotti nazionali − MC diminuisce perché il tasso 𝑖𝐼𝑃 aumenta L’apprezzamento del cambio corrente si accompagna a un deprezzamento atteso. Il mercato dei cambi è in equilibrio quando la bilancia dei pagamenti è in pareggio, ossia BP = 0. La condizione di equilibrio per il mercato dei cambi è: 𝑋ത − 𝑥𝐸 − 𝑞𝑌 + 𝜃 (𝑖 − 1 + 𝑖𝑤 𝐸ഥ 𝐸 + 1) = 0 Questa equazione esprime una relazione lineare tra il reddito Y, il tasso di interesse 𝑖 e il tasso di cambio 𝐸 che vale in equilibrio per il mercato dei cambi. Silvia Maullu 42 Per ogni livello del tasso di cambio, la retta BB è il luogo dei punti sul piano che rappresenta combinazioni di tasso di interesse e livello del reddito di equilibrio per il mercato dei cambi, dato quel livello del tasso di cambio. Il piano è coperto da un fascio dirette parallele: quelle più spostate verso l’alto e verso sinistra sono caratterizzate da un più alto livello del tasso di cambio. I punti che si trovano lungo la BB sono associati ad una situazione di pareggio della bilancia dei pagamenti. Ciò significa che non. Lungo la BB il saldo della bilancia commerciale allo stesso valore assoluto ma segno posto rispetto al saldo dei movimenti di capitale: 𝑁𝑋 = −𝑀𝐶. Soltanto nel punto A il pareggio della bilancia dei pagamenti scaturisce dal pareggio sia della bilancia commerciale che dei movimenti di capitale (pareggio pieno). Tutti i punti lungo la BB compresi tra l’intercetta e il punto A sono caratterizzati da un saldo positivo di bilancia commerciale e da un saldo negativo dei movimenti di capitale. I punti che si trovano al di sopra della retta BB, come C (tratto rosso) sono caratterizzati da un avanzo della bilancia dei pagamenti e quindi da un eccesso di offerta di valuta estera. I punti che si trovano al di sotto della retta BB come B (tratto azzurro) sono caratterizzati da un disavanzo della bilancia dei pagamenti e quindi da un eccesso di domanda di valuta. Analizziamo un aumento del parametro , che comporta una rotazione della retta BB attorno al punto A. Se il tasso di interesse interno sale al di sopra del tasso di IP, si verifica un avanzo massiccio dei movimenti di capitale e viceversa. I capitali (flussi di fondi generati da transazioni finanziarie) si spostano massicciamente e con estrema rapidità da e verso il resto del mondo ogni volta che si crea un divario anche modestissimo tra tasso corrente e tasso di IP. Affinché ciò accada occorre che non vi sia alcun impedimento (barriere fisiche, ostacoli amministrativi, costi di transazione, disincentivi fiscali) alla libera circolazione dei capitali, ovvero vi sia perfetta mobilità dei capitali. In questo caso un divario di tasso di interesse e costituisce un incentivo rilevante a modificare i portafogli e a spostare i capitali. Per questi motivi lo scenario in cui il parametro  tende ad infinito etichettato di perfetta mobilità dei capitali. L’avanzo tendenzialmente infinito dei movimenti di capitale generato da un differenziale positivo tra tasso di interesse corrente e tasso di IP manda in avanzo la bilancia dei pagamenti. Tutti i punti che si trovano al di sopra della IP sono caratterizzati da un surplus della bilancia dei pagamenti e viceversa. Quando c’è IP il saldo dei movimenti di capitale finito ma non necessariamente nullo. La condizione di IP non implica che il saldo dei movimenti di capitale sia nullo, come nel caso in cui il parametro  è finito. Consideriamo un caso speciale. Silvia Maullu 45 CAPITOLO 9: CONSUMO, RISPARMIO E INVESTIMENTO Analizziamo le determinanti della domanda interna privata, che si compone di spesa per beni di consumo delle famiglie e spesa per i beni di investimento delle imprese. Secondo la funzione Keynesiana il consumo, .la spesa in beni di consumo delle famiglie dipende esclusivamente dal reddito. La fondazione microeconomica neoclassica della funzione del consumo è basata sulla teoria della scelta intertemporale, formulata originariamente da Fisher (modello in cui viene analizzato il modo in cui il consumatore decide di allocare le proprie risorse fra consumo e risparmio in periodi di tempo diversi). Il modello bi-periodale mostra che il consumatore, dato il tasso di interesse e reddito dei due periodi, sceglie il valore del risparmio o quello dell’indebitamento che gli permette di raggiungere i valori ottimali del consumo nei due periodi. Variazioni del tasso di interesse reale influenzano le scelte dei consumatori in merito alla distribuzione del consumo tra presente e futuro. Per un consumatore che sta risparmiando: un aumento del tasso di interesse comporta un minore consumo nel periodo corrente e un maggiore consumo in futuro. L’aumento del tasso di interesse reale ha sul consumo a due effetti: • Tramite l’effetto di sostituzione tende a far rimandare il consumo al futuro • Per mezzo dell’effetto reddito tende a far aumentare sia il consumo presente che il consumo futuro Una variazione del livello del reddito, in qualunque periodo essa si verifichi, agisce sul vincolo di bilancio Inter temporale, allentando tale vincolo nel caso di un aumento del reddito e rendendolo più stringente nel caso di una sua diminuzione. Effetti di una variazione del reddito sul consumo corrente futuro dell’individuo sono: 1. Beni normali: un aumento del reddito in uno dei due periodi comporta un aumento del consumo in entrambi i periodi LA TEORIA DEL CICLO DI VITA Nella teoria del ciclo di vita di Modigliani, l’individuo pianifica il consumo su un orizzonte temporale composto di due periodi. Il primo periodo è costituito dall’intervallo temporale in cui l’individuo lavora e guadagna (vita lavorativa); Il secondo periodo è il tempo segnato del ritiro dall’attività lavorativa. In ciascuno dei due periodi egli ricava soddisfazione dal consumo. L’obiettivo dell’individuo in questo contesto consiste nel mantenere stabile il consumo sull’intero orizzonte di vita. QUINDI l’individuo risparmierà durante il primo periodo per poter accumulare risorse da spendere per finanziare il consumo nel secondo periodo. Il consumo (e risparmio) corrente, ovvero effettuato nel primo periodo, dipende essenzialmente dal reddito del primo periodo (e dalla ricchezza) e dalla durata relativa della vita lavorativa e della vita residua non lavorativa. LA TEORIA DEL REDDITO PERMANENTE La teoria del reddito permanente di Friedman mette l’accento sulle determinanti reddituali di breve e di lungo periodo del consumo. A questo fine vengono distinte variazioni permanenti e variazioni transitorie del reddito. La funzione del consumo è lineare nel reddito permanente. Il reddito permanente si stima mediante una media ponderata, con pesi decrescenti, dai redditi dei periodi passati. Quindi il consumo corrente finisce per dipendere non solo dal reddito corrente ma anche dal livello di reddito di ciascuno dei periodi passati, con propensioni al consumo che decrescono esponenzialmente. LA PIANIFICAZIONE FINANZIARIA DEGLI INVESTIMENTI Ci occupiamo della funzione di investimento. Vi sono due formulazioni: 1) La prima specificazione (derivata da una semplice teoria della pianificazione finanziaria di impresa) mette l’accento sulla relazione tra spesa per beni di investimento e tasso di interesse. La decisione di intraprendere o meno un certo progetto di investimento è legata al confronto tra il tasso di rendimento del progetto e tasso di interesse di mercato. • Tasso di rendimento del progetto: tasso di interesse (utilizzato per attualizzare i profitti futuri legati al progetto di investimento) che rende nullo il valore attuale netto del progetto stesso, ossia che eguaglia il valore attuale del progetto al suo costo. Il progetto verrà realizzato se il suo tasso di rendimento è superiore al tasso di interesse di mercato. Se l’impresa ha un portafoglio di progetti di investimenti con diverso saggio di rendimento, essa realizzerà tutti quelli che hanno un saggio di rendimento superiore al tasso di mercato. QUINDI il livello degli investimenti dipenderà dal tasso di interesse di mercato. Silvia Maullu 46 Un aumento del tasso di interesse di mercato costringerà l’impresa a tagliare uno o più progetti, che non verranno realizzati perché non sufficientemente profittevoli a seguito dell’aumento del tasso di interesse. NB la spesa complessiva in beni di investimento decresce all’aumentare del tasso di interesse. LA TEORIA NEOCLASSICA DELLE DECISIONI DI INVESTIMENTO La funzione degli investimenti ricavata dalla regola di pianificazione finanziaria non riesce a dar conto della volatilità della spesa in beni di investimento. Le variazioni del tasso di interesse non sono in grado, da sole, di spiegare la variabilità degli investimenti. La teoria neoclassica dell’accumulazione di capitale amplia lo spettro delle determinanti degli investimenti. La fondazione microeconomica neoclassica nella funzione degli investimenti è basata sulla massimizzazione del valore dell’impresa (massimizzazione del profitto destinato ad essere distribuito agli azionisti sotto forma di dividendi). Dalla soluzione del problema si ottiene l’impiego ottimale di lavoro e di capitale. Lo stock di capitale desiderato risulta funzione: • del tasso di interesse • del livello di output che l’impresa produce Sostituendo questa definizione del capitale desiderato nella legge di moto del capitale si ottiene la funzione di investimento, che dipende dal tasso di interesse e dalla variazione della scala di produzione decisa dall’impresa. Silvia Maullu 47 CAPITOLO 10: DOMANDA E OFFERTA DI MONETA La moneta è definita dalle sue funzioni. Ricopre il ruolo di moneta qualunque ente che sia universalmente accettato come intermediario degli scambi, quale che sia la sua natura o il suo valore intrinseco: le monete cognate con metalli preziosi hanno valore intrinseco e sono quindi moneta merce ma anche le banconote sono moneta (fiat money) anche se non hanno valore intrinseco. La teoria della domanda di moneta di Baumol-Tobin configura la domanda di moneta da parte di un individuo come determinazione ottimale delle scorte liquide. Nell’economia considerata, l’individuo deve gestire il proprio portafoglio (composto da monete titoli) in modo da minimizzare la somma di due costi: 1) Costo della trasformazione di titoli (relativamente in liquidi) in moneta utilizzabile per l’acquisto di beni e servizi 2) Costo opportunità di detenere moneta (con rendimento nullo) invece di titoli (con rendimento positivo); Dalla minimizzazione della somma di questi costi l’individuo deriva il livello ottimale di scorte liquide (la domanda di moneta), che risulta funzione crescente del reddito e decrescente del tasso di interesse. QUINDI il modello di Baumol-Tobin costituisce una microfondazione regolo rigorosa della semplice equazione comportamentale di domanda di moneta usata nel modello IS-LM. L’offerta di moneta nel modello IS-LM è considerata esogena perché sotto il controllo della Banca Centrale (monetary targeting). MA l’offerta di moneta è la somma di circolante e depositi e solo il livello del circolante è pienamente controllata dalla banca centrale. La Banca centrale può controllare pienamente l’intera offerta di moneta nella misura in cui il moltiplicatore della moneta è costante. INFATTI dato il moltiplicatore variazioni della base monetaria (che l’aggregato monetario per definizione sotto il controllo della Banca centrale) si traducono in variazioni nella stessa direzione e di ammontare multiplo della quantità di moneta. PERÒ i coefficienti che compaiono nel moltiplicatore potrebbero non essere esogeni (dati) ma dipende anche dal tasso di interesse. Se così fosse, il moltiplicatore della moneta sarebbe crescente nel tasso di interesse e quindi l’offerta di moneta (ossia il prodotto della base monetaria per il moltiplicatore) sarebbe anche essa crescente nel tasso di interesse. Il regime di monetary targeting si può considerare come una specificazione dello schema basato sulla concentrazione di: • Strumenti • Obiettivi intermedi • Obiettivi finali Consente di analizzare l’assetto istituzionale della politica monetaria. In monetary targeting, l’obiettivo intermedio è la quantità di moneta. Nel regime di interest rate setting, l’obiettivo intermedio è il tasso di interesse. In base all’analisi di Poole l’interest rate setting è preferibile quando la volatilità caratterizza il mercato monetario (più che il mercato dei beni).