Scarica Dispensa di Prodotti cosmetici e più Dispense in PDF di Farmacia solo su Docsity! PRODOTTI COSMETICI Esame integrato scritto con: 18 punti: 6 domande aperte (0-3) 12 punti: 12 domande a risposta multipla (0-1) 2 punti bonus: abilità comunicative Si possono sostenere i due moduli in due appelli diversi a successivi l’uno all’altro invece se sostenuti insieme entrambi devono essere positivi. Se vengono sostenuti in due appelli diversi nelle note bisogna inserire quale modulo viene fatto. Presumibilmente l’esame sarà in presenza anche se coloro che sono a distanza possono farlo a distanza. Programma: - Pelle e annessi cutanei - Materie prime di uso cosmetico - Formulazioni di uso cosmetico PELLE E ANNESSI CUTANEI Prodotto cosmetico: “sostanza o miscela destinata a essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) o sui denti e mucose della bocca allo scopo di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli in buono stato o correggere gli odori corporei. I prodotti cosmetici non hanno finalità terapeutiche né possono vantarne”. La pelle è stratificata su diversi piani: epidermide, derma e ipoderma e gli annessi invece sono ghiandole e follicolo pilifero. Questi strati non sono disegnati in scala perché l’epidermide è molto piccolo in spessore 100-150micron, il derma 2-3mm (molto più spesso), ipoderma o strato diffuso sottocutaneo è variabile (anche detto pannicolo adiposo) maggiore in soggetti obesi e minore nei magri. Nell’epidermide spesso si suddivide in: epidermide vivente e strato corneo (sottilissimo 10micron e più superficiale) e insieme sono circa 100micron. Le cellule dell’epidermide vivente sono cheratinociti poiché ricchi di cheratina, nello strato corneo sono i corneociti. Nel derma le cellule sono poche e si dicono fibroblasti mentre nell’ipoderma sono poche le cellule e sono gli adipociti. Gli annessi cutanei possono essere sede dell’azione di cosmetici come anti- acne. Lo strato corneo rappresenta l’ultimo gradino dell’evoluzione delle cellule dell’epidermide: le cellule partono dallo strato basale germinativo e subiscono processi di involuzione fino ad arrivare dopo qualche giorno ad essere corneociti ossia cellule dello strato corneo appiattite, rinsecchite e senza nucleo a differenza delle altre che ce lo hanno, questo perché sono cellule morte. Vi è poi dopo lo strato basale quello spinoso per la presenza di spine, quello granuloso per la presenza di granuli e poi lo strato lucido (strato di transizione presente solo in certe regioni, soprattutto nella pianta del piede e sul palmo delle mani). Queste spine, responsabili del nome dello strato spinoso, sono arrotondate e sono chiamati desmosomi e rappresentano il principale tipo di giunzione intercellulare cioè ne provocano la compattezza dei tessuti epiteliali, grazie a 3 tipi di legami: desmosomi, le tight junction e gap junction. Queste ultime due sono anche nell’epitelio vascolare con proteine mentre nella pelle i desmosomi e sono formati da filamenti perché sono filamenti di natura proteica che tengono unite le cellule intrecciandosi tra di loro e consentendo al tessuto una maggiore compattezza e resistenza. L’epidermide subisce un rinnovamento differenziale cioè le cellule dello strat basale è formato da un unico strato di cellule cilindriche a palizzata che possono replicarsi e quando una si divide in due: una rimane a rimpiazzare lo strato basale, l’altra subisce una trasformazione e diventa cellula dello strato granuloso ricco di cheratolalina in circa 4 settimane. Le cellule dello strato corneo si allontanano così dalla superficie cutanea con un processo di desquamazione e vengono rimpiazzate da quelle sottostanti così c’è rigenerazione cellulare. In caso di psoriasi il rinnovamento avviene in una settimana con difetti. L’epidermide vivente è formata da: - Strato granuloso: a. Granuli di cheratoialina b. Vescicole contenenti lipidi - Strato spinoso: a. Desmosomi b. Cellule di Langheran’s - Strato basale: a. Cellule basali cubiformi disposte a palizzata b. Melanociti Strato corneo Troviamo la Cornified envelope è la parete cellulare inspessita di lipidi, lipidi intercellulari (tra una cellula e l’altra) e il fattore di idratazione naturale fatto a goccioline e prodotto a livello dei corneociti. Sottostante vi è lo strato granuloso con corpi lamellari composti da lipidi. È una struttura bricks (mattoni) e mortal (cemento) dove i corneociti rappresentano i mattoni e il cemento intracellulare che unisce i corneociti rappresenta la matrice extracellulare nella quale sono immersi i corneociti. I lipidi presenti che si originano nello strato granuloso sono nei corpi di olland e vanno a costituire il cemento/matrice dello strato corneo e deriva dai corpi lamellari/goccioline lipidiche dello strato granuloso. Vi sono di solito da 10 ai 20 strati di corneociti appiattiti e sovrapposti gli uni agli altri. I desmosomi sono i punti di giunzione dei corneociti ma poi ogni tanto si devono rompere altrimenti avremmo uno spessore molto grande. L’esfoliazione, quindi il distacco dei corneociti dalla superficie cutanea, avviene in maniera impercettibile a meno che non si stacchi come aggregati di corneociti come scagliette; il distacco avviene per rottura dei corpi dei desmosomi e avviene sotto controllo enzimatico solo per attivazione di enzimi proteolitici che rompono i corpi dei desmosomi (fibre di natura proteica) e la loro attivazione è controllata in un modo molto sofisticato del quale non conosciamo ancora tutto ed è legato al contenuto di acqua dello strato corneo. Ne parleremo in futuro quando vedremo la pelle secca perché c’è un forte legate fra secchezza cutanea (inestetismo) e desquamazione. È formato al 65-85% di proteine e 15-35% da lipidi: - Fosfolipidi 2-4% - Colesterolo solfato 1-10% - Lipidi neutri 60-78%: a. Steroli liberi 14-33% b. Acidi grassi liberi 9-19% c. Trigliceridi 6-25% d. Esteri sterolici e cere 4-7% e. Squalene 3-7% f. Alcani 3-4% - Sfingolipididi in tracce: a. Glicosfingolipidi tracce b. Ceramidi 18-35% composto più caratteristico e sfruttate anch’esse nei prodotti cosmetici, infatti, esistono diverse creme a base di queste componenti Ceramidi Sono lipidi polari ossia una sostanza apolare che presenta delle lunghe catene carboniose con lunghezza variabile ma hanno anche una porzione polare con gruppo OH detta sfingosina. Si parla di ceramidi al plurale perchè ce ne sono diverse e se ne scoprono sempre delle nuove, denominate con corpuscolate che sono responsabili della sensibilità tattile, pressoria e termica. Son tutte terminazioni che rappresentano il sistema afferente ma anche un sistema efferente che è legato principalmente alla gestione della temperatura: nel momento in cui le terminazioni afferenti portano al SNC informazioni termiche, c’è una reazione a livello cutaneo tramite le ghiandole sudoripare che contribuiscono alla dermoregolazione e tramite l’attivazione del muscolo erettore del pelo (pelle d’oca). La pelle, soprattutto l’epidermide, rappresenta una barriera nei confronti dell’ambiente esterno, infatti, è il tessuto che è a contatto con l’ambiente esterno, è una: - Barriera meccanica essendo più coriaceo lo strato corneo delle mucose - Barriera chimica: se soluzione acida come suco di limone va su mucose e occhi brucia, sulla pelle no - Barriera antibatterica: a livello cutaneo ci sono le condizioni che evitano un’eccessiva proliferazione di microorganismi soprattutto di batteri. - Batteria termoregolatoria grazie a: a. Apparato vascolare: i capillari reagiscono a uno stimolo termico dilatandosi o restringendosi (caldo=pelle rossa quasi paonazzi per vasodilatazione capillare che tende a disperdere più calore nell’ambiente. Freddo=pelle bianca per vasocostrizione) b. Ghiandole sudoripare c. Peli d. Ipoderma - Barriera sensoriale Tipologie cutanee di tipo dermato-cosmetologico 1. Cute grassa: cute spessa, translucida, sbocchi follicolari evidenti, comedoni aperti e/o chiusi, iperplasia delle ghiandole sebacee. Esistono due tipi: pelle grassa oleosa e acneica che apparentemente non sembra grassa 2. Cute secca: cute sottile, ruvida al tatto, tendenza alla desquamazione, sbocchi follicolari scarsamente visibili, sensazioni di tensione e prurito 3. Cute normale: 4. Cute sensibile: sensazioni SOGGETTIVA di prurito, bruciore, pizzicore, formicolio e tensione in occasione del contatto con prodotti cosmetici senza corrispondenza tra quadro clinico e sensazioni percepite e nessun segno di irritazione 5. Pelle mista: mix a zone di pelle di solito normale e grassa oppure secca e grassa. Ci sono regioni cutanee come intorno alle narici, fronte e guance che tendono ad essere più grasse ANNESSI CUTANEI (peli, unghie e ghiandole) Sono sedi di azioni cosmetiche. Follicolo pilifero Ha una papilla che riceve l’innervazione perché il fusto è morto quindi la parte aerea del capello non ha sensibilità, se invece strappiamo il capello fa male perché è la papilla che è vascolarizzata e innervata. È nella papilla che si ha produzione di fusto. Per i capelli con ciclo di vita lungo di qualche anno (lunghi, spessi e grossi) … Il fusto di un capello, visto in sezione, sembra il fusto di un albero e presenta diverse regioni che dall’esterno verso l’interno si chiamano: - Cuticola: porzione più esterna, ha cellule appiattite leggermente sovrapposte le une alle altre. È compatta e impenetrabile e le cellule presenti sono composte da cheratina dura perché ha un elevato contenuto di zolfo (tanti residui di cisteina che formano i legami covalenti della cheratina rendendolo molto resistente) - Corteccia: porzione centrale con cellule fusiforme e melanina (eumelanina e feumelanina a econda del colore) - Midollo Unghie I cosmetici per capelli sono molto numerosi: condizionanti, balsami, shampoo, cosmetici per lo styling (schiume, gel, ecc.), per modificare la forma (uso esclusivo dei parrucchieri) e il colore. Ci sono aziende veramente specializzate come Pantene che è un marchio dedicato solo a prodotti per capelli. Anche a Parma c’è un’azienda chiamata Davines per uso professionale. Anche i capelli, come le unghie, sono definiti annessi cornei per il loro contenuto la cheratina dura, costituente principale delle unghie. Per unghia noi intendiamo l’insieme che comprende lamina ungueale, radice unghia, cuticola e letto dell’unghia. La differenza tra unghia e pelle è che l’unghia contiene molti meno lipidi rispetto a quelli presenti nello strato corneo. Ghiandole A livello cutaneo abbiamo 3 tipi di ghiandole: A. Ghiandole esocrine. Abbiamo 3 tipi di ghiandole con 3 tipi di secrezione diverse: - Secrezione olocrina: nel riversare all’esterno il loro secreto c’è anche il distacco della cellula che lo ha prodotto. Ex ghiandole sebacee - Secrezione merocrina: le cellule producono il loro secreto che va nel dotto ghiandolareespulso all’esterno e le cellule rimangono intatte. Ex ghiandole sudoripare - Secrezione apocrina: via di mezzo ossia le cellule non si distaccano completamente ma si stacca un pezzo dell’apice della cellula stessa durante la produzione di secreto. Ghiandole sebacee B. Ghiandole apocrine: Sono definite anche ghiandole sudorali ma è improprio, non sono ubiquitarie come le ghiandole sebacee ma si trovano localizzate in regioni come zona inguinale e ascellare e qui sono anch’esse associate al pelo/capello. Hanno struttura a gomitolo, e, quando presenti, sono sempre associate a pelo/capello. Hanno funzione lubrificante e sono coinvolte nella produzione di ferormoni C. Ghiandole sudoripare eccrine: sono ghiandole eccrine con una secrezione merocrina, forma a gomitolo, composte da un glomerulo, dotto escretore e poro sulla superficie cutanea a non sono associate a peli ma sono isolate. Hanno secrezione merocrina. SECREZIONI Ciò che noi ritroviamo sulla superficie cutanea non deriva solamente da ciò che viene rilasciato dalle ghiandole sebacee e sudorali. Sulla superficie cutanea troviamo un film che è chiamato film idrolipidico cutaneo di una secrezione che riveste l’intera superficie cutanea, che noi eliminiamo con le azioni cosmetiche detergenti (doccia) ma lui si riforma continuamente in tempo qualche ora. È composto da: Lipidi: a. 90% lipidi sebacei (TG, FFA, cere, squalene) b. 5% lipidi di origine epidermica Sali e acidi organici dalla sudorazione NMF dalla desquamazione cutanea Acqua Funzioni del film idrolipidico: - Garantisce e contribuisce alla plasticità della pelle soprattutto strato corneo. Infatti, in assenza, la pelle si presenta come ruvida al tatto e poco elastica - Limitazione della perdita d’acqua grazie alla sua componente lipidica - Neutralizzare agenti chimici estranei ed è quindi responsabile di essere la barriera chimica della pelle - Controllo proliferazione microorganismi - Protezione - pH ottimale di circa 5 comunque acido. Se viene alterato possono subentrare patologie, non direttamente, ma la pelle po' subire l’attacco di diversi microorganismi che portano allo sviluppo di patologi - Deriva da: - Fattore di idratazione naturale (NMF, idrofilo) - Secrezione sudorale (di tipo idrofila) - Secrezione sebacea (di tipo lipofila) Fattore di idratazione naturale NMF Il fattore di idratazione naturale NMF ha una sintesi regolata finemente. La Filaggrina è una proteina che viene scissa in uno degli strati dello strato corneo detto strato compatto, con formazione di un complesso di sostanze chiamato fattore di idratazione naturale che è una miscela di aminoacidi 40%, acido piroglutammico 12%, lattato di sodio 12%, urea 7%, zuccheri e aminozuccheri 8,5% e Sali e altre sostanze qb a 100g. l’NMF è correlato all’età e varia e rappresenta quell’elemento di idratazione fisiologico della pelle. Con l’età diminuisce in quantità. È di natura idrofila per gli aminoacidi, l’urea, gli zuccheri, l’acido piroglutammico, ecc. Abbiamo anche una componente lipofila grazie alla secrezione sebacee composta da: - Squalene 12% - Trigliceridi 41% e digliceridi 2% - Cere ed esteri sterolici 25% - Acidi grassi 16% - Colesterolo 2% ed esteri del colesterolo 2% Le ghiandole sudorali producono un liquido acquoso, composto per il 99% da acqua e piccola % di Sali come cloruro di sodio e acido organici come l’acido lattico, riversati sulla superficie cutanea. Quindi il film idrolipidico è composto da secrezione sebacea, secrezione sudorale e NMF. Il pH cutaneo è tendenzialmente più acido per la presenza di acido lattico e lattato di sodio. MICROBIOOGIA CUTANEA La superficie cutanea non è sterile ma contiene microrganismimicroflora cutanea. Tra i microrganismi abbiamo la microflora residente che troviamo normalmente sulla pelle di tutti e, generalmente, non è patologica fintanto che rimane li. Possiamo anche avere una microflora occasionale che non possiamo prevedere e può essere anche patologica. La microflora residente è localizzata generalmente sullo strato corneo ma anche nei follicoli piliferi e ha una maggiore densità, infatti, dove ci sono i follicoli piliferi come nel cuoio capelluto ed resistente sia alla detersione che alla disinfezione anche perché si annida nei corneociti che hanno superfice irregolare e li protegge. I componenti tipici della flora: Batterica (Staphylococcus Epidermidis, Propionibacterium acnes) Fungina (Pityrosporum ovale o Malassezia furfur Fauna (Demodex Folliculorum) Controllo della flora cutanea Secchezza della superficie cutanea (10% di acqua). Poca acqua sulla superfice cutanea porta a limitare lo sviluppo e la proliferazione dei microorganismi Desquamazione: avviene continuamente con distacco dei corneociti superficiali e si porta dietro i microorganismi adesi Scarsità di elementi nutritivi: pochi zuccheri e pochi elementi nutritivi Relativa acidità I. Biopolimeri tra cui collagene, elastina, acido ialuronico non penetrano per il loro PM. Ad esempio, il collagene forma delle fibre e il monomero del collagene ha un PM di circa 300 kDa, così come l’elastina e l’acido ialuronico che arrivano a milioni di Dalton tant’è che possiamo affermare che nessun applicazione esterna di acido ialuronico può neanche lontanamente raggiungere gli effetti delle iniezioni cutanee infatti viene usato come filler per le rughe pertanto i termini “filler” e “riempitivo” possono essere ingannevoli per il consumatore e dare origine a una pubblicità ingannevole. Esempio di pubblicità di “una lunga ricerca svizzera e infine la certezza: la bellezza di ben 6 tipologie di acidi ialuronici, con diverso peso molecolare, possono penetrare negli strati cutanei medi e profondi (test ex-vivo) generando un effetto di riempimento a livello dermo-cosmetico, per aiutare a rialzare depressioni ed aumentare volumi”. NBcosa molto rilevante è come il prodotto è presentato perché nell’ambito cosmetico è molto importante e in effetti si presenta in una confezione nella quale c’è un cassonetto preformato (come quelli usti per le iniezioni) con due formulazioni (polvere e soluzione) contenuti in flaconcini di un iniettabile da mescolare, l’applicatore che è una vera siringa con ago mozzo che non punge ma l’aspetto è quello di una siringa e la pubblicità dice: “primo FILLER dermo- cosmetico ad uso domiciliare per i solchi di rughe e preparato cosmetico per uso esterno”. Se si guarda quindi l’immagine si pensa ad un farmaco ma se si guarda la composizione: - Hyaluronic Acid: 1.000 Da - Hydrolyzed Sodium Hyaluronate: 5.000 Da - Hydrolyzed Hyaluronic Acid: 50.000 Da - Sodium Hyaluronate: 200.000 Da - Sodium Hyaluronate: 2.000.000 Da - Sodium Hyaluronate Crosspolymer: Acido ialuronico reticolato - Contiene fattore di protezione solare SPF 15 - Antirughe temporaneo In effetti, un prodotto di questo tipo viene definito prodotto antirughe temporaneo perché i biopolimeri presenti non hanno la facoltà di attraversare lo strato corneo ma sono ammorbidenti e idratanti in superficie. Alcuni come l’acido ialuronico e il collagene sono definiti antirughe temporaneo perché sono soluzioni che, applicate sulla superficie cutanea, il sovente evapora e si forma un film che tira la pelle in maniera meccanica distendendola ma è solo un effetto temporaneo perché, una volta lavato via il prodotto, l’effetto cessa. Questa pubblicità ha ricevuto una multa nel 2014 da AGCM (associazione garante del commercio e della pubblicità) di 150.000 euro per pubblicità ingannevole. Nella maggior pare dei casi sono molecole presenti in % talmente piccole da non avere attività e comunque un cosmetico è talmente complesso. Considerazioni conclusive: nella maggioranza dei casi gli attivi cosmetici sono presenti a concentrazioni talmente basse nel cosmetico che quand’anche penetrassero la barriera cutanea l’effetto, positivo o negativo che sia, sarebbe difficilmente rilevabile. Le sostanze con peso molecolare superiore a 500 dalton e idrofile (solubili in acqua) possono penetrare la barriera cutanea solo minimamente. Assorbimento, penetrazione, permeazione cutanei sono fenomeni complessi regolati da molti fattori, la struttura chimico- fisica di una sostanza è solo uno di questi. Mucosa orale La mucosa orale è di tipo: sublinguale e buccale (cheratinizzata e non cheratinizzata). La sua struttura si compone di: Epitelio Lamina propria Submucosa I lipidi presenti sono: epitelio cheratinizzato e non cheratinizzato. Vi è anche il muco dello spessore < 1 micrometro, da protezione e lubrificazione ed è composto da acqua al 95% e mucina, glicoproteine, lipidi e Sali al 5%. La saliva invece si occupa di: - Lubrificare e proteggere - Manutenzione dell’integrità dei denti - Attività antibatterica - Gusto e digestione - Pulizia È composta da: acqua al 99% e all’1% materiale organico e inorganico. Tra i meccanismi di trasporto: Endocitosi (non rilevante) Trasporto attivo mediato da carrier: - Monosaccaridi e aminoacidi Diffusione passiva: - Transcellulare - Paracellulare: Hydrophobic (lipid domain) e Hydrophilic (aqueous channels) La mucosa è più permeabile della pelle e, in modo particolare, la mucosa sublinguale è la più permeabile, seguita dalla mucosa buccale non cheratinizzata, seguita dalla mucosa buccale cheratinizzata e seguita infine dalla pelle con una bella differenza cioè la pelle è molto ma molto meno permeabile delle altre mucose. Come si fanno gli studi per l’assorbimento cutaneo in vitro Questi studi seguono delle linee guida, pubblicate da un po’ di tempo su una rivista, da un gruppo di lavoro che comprende una serie di aziende cosmetiche ancora attuali, per gli studi di assorbimento dermico e di applicazione cutanea di ingredienti cosmetici. Cella di diffusione verticale Uno studio in vitro dell’assorbimento cutaneo ha come principio quello di applicare la sostanza o la formulazione su un disco di pelle intatta, posizionato tra due camere di una cella di diffusione. Quindi simuliamo l’organismo con uno strumento di vetro piccolino. C’è il compartimento ricevente che simula l’organismo (quello che sta sotto alla pelle) e il compartimento donatore che applica il cosmetico e quello in verde è un disco di pelle. La sostanza rimane a contatto con la pelle per un periodo di tempo variabile a seconda del tipo di prodotto: - Prodotto leave-on ossia che lo applico e lo lascio li come una crema da viso, lo posso tenere su diverse ore anche 24 - Prodotto a risciacquo tipo una maschera per 20-30 minuti e lo risciacquo. Dopo questo periodo di tempo posso esaminare la quantità di sostanza di interesse rimasta sulla pelle (è un indice dell’effetto cosmetico del prodotto stesso) e quanta invece ha attraversato la pelle (è indice dell’effetto tossicologico che potrebbe avere il prodotto). Posso utilizzare diversi tipi di pelle. Abbiamo visto una foto rappresentante un campione di dischetto di pelle dal quale è stata isolata l’epidermide ed è stata aperta. Il distacco avviene nella membrana basale che separa derma ed epidermide. Questi studi possono avere utilità anche dal punto di vista tossicologico, ad esempio questo è uno studio nel quale sono state prese 3 creme commerciali (1 crema Nivea e 2 creme Oil of Olaz) che contengono metilparabene, etilparabene e propilparabene ed è stato studiato quanto di questi conservanti, che sono molto sotto l’occhio del ciclone (vedi prodotti “paraben free”), si accumula sulla pelle e quanto la penetra. Questo tipo di studio permette di valutare il potenziale tossicologico di determinati ingredienti cosmetici presenti nella formulazione. ANALISI DELLA PELLE Tramite metodi strumentali di skin bioengineering. Hanno tra i vantaggi: Valutazione oggettiva Non invasivi Studiano proprietà fisiologiche cutanee Consentono un approccio strumentale multiplo Tra i punti critici invece: Taratura Calibrazione Variabilità biologica Sono metodi non invasivi ma sono sonde che si appoggiano sulla superficie cutanea dove studiano proprietà fisiologiche cutanee e rilevano determinati valori fisiologici o non fisiologici prima che si manifesti un inestetismo cutaneo come la secchezza cutanea. Quando ci rendiamo conto della secchezza cutanea? Quando non è più liscia ma irregolare con squamette, opacizzazione della pelle e tensione a livello tattile. In realtà, però, la secchezza inizia prima che si manifesti con queste manifestazioni visibili e un metodo strumentale ci consente di identificarla quando questa ancora non si manifesta. Abbiamo apparecchi combinati che associano 4 tecniche con 4 apparecchi diversi in un unico dispositivo come: - Corneometro: misura l'idratazione cutanea - pHmetro: misura il pH e l'acidità della pelle - Sebometro: misura i lipidi in superficie - Cutometro: misura elasticità Corneometria Stima il contenuto di acqua dello strato corneo da misure delle proprietà elettriche della pelle. Se lo strato corneo risulta idratato: la conduttanza (equivalente della conducibilità) e la capacitanza aumentano e l’impedenza (equivalente della resistenza elettrica) diminuisce. Corneometer: misura della capacitanza a bassa frequenza (40-75 Hz) e la pressione sulla pelle 3.5 N, area di contatto 49 mm2. Lo strumento ha una parte fissa che governa il software e una sonda molto piccola che viene appoggiato sulla pelle sempre con la stessa pressione perché altrimenti il contatto non è perfetto e la misura è sfalsata. Tra i fattori che influenzano la misura troviamo: Variazioni regionali. dipende da quanto è sottile lo strato corneo e dalla presenza di follicoli piliferi Presenza di follicoli piliferi Età – perché l’idratazione cutanea diminuisce con l’aumentare dell’età Temperatura e umidità controllate Di solito 50 è il valore normale: <50 è poco idratata, >50 è molto idratata. Correlazione tra valutazione soggettiva (x) e strumentale (y) Riporta la correlazione tra la valutazione soggettiva (asse X) con una scala della secchezza cutanea da 0 a 4 ed è basata su osservazioni. Sull’asse delle Y la scala di valutazione strumentale con 2 strumenti diversi: Stikon e Corneometer e vediamo una discreta correlazione tra i due dati: il valore strumentale diminuisce all’aumentare del grado di secchezza verificato cin la misura soggettiva. Se lo strumento viene usato correttamente ci dà valori oggettivi. È indicativa Lo strumento di misura si chiama Chromameter che converte il colore in un codice digitale L*a*b*. l’oggetto di cui vogliamo misurarne il colore viene colpito da una radiazione incidente e la radiazione riflessa viene raccolta e convertita in un codice digitale in 3 cifre. [ESEMPI DI DOMANDE D’ESAME: SPIEGARE IL PRINCIPIO DI MISURA DI UNA TECNICA COME PHMETRIA, CORNEOMETRIA, ECC] ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- NORME LEGISLATIVE RIGUARDANTI LA PRODUZIONE E VENDITA DEI PRODOTTI COSMETICI Legislazione Cosmetica: Passato e Futuro Direttiva sui cosmetici 76/768/CE recepita in Italia con Legge 11 ottobre 1986, n.713. Diverse modifiche: 7 aggiornamenti del Parlamento Europeo e del Consiglio, più di 50 adeguamenti della Commissione Europea, diverse linee guida da parte di autorità competenti. Nuovo Regolamento in materia di Cosmetici 1223/2009/EC (GU Europea L342 del 22/12/2009). Direttamente applicabile in tutti gli Stati Membri a partire dal 11 Luglio 2013: - Sostanze CMR - Aspetti riguardanti nanomateriali Atto parlamentare inglese (1770) ” tutte le donne di qualsiasi et , rango o professione, sia vergini che abbandonate o vedove, che avesseroà̀, rango o professione, sia vergini che abbandonate o vedove, che avessero sedotto e tratto in matrimonio un uomo utilizzando pitture, profumi, lozioni cosmetiche, denti artificiali, denti finti, sospensori metallici, busti, scarpe con i tacchi alti, fianchi steccati, saranno da trattare come truffatrici ed il matrimonio verr annullato o considerato privo di valore”. à̀, rango o professione, sia vergini che abbandonate o vedove, che avessero Il nuovo regolamento in materia di cosmetici 1223/2009/CE Ha lo scopo: armonizzare la Direttiva Europea 76/768/CEE e successive modifiche e il suo recepimento nei diversi Stati Membri. «Il regolamento ha portata generale. Esso è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri (art. 288 comma 2 TFUE)». Si tratta di un atto giuridico vincolante, cosiddetto "selfexecuting” ossia “direttamente applicabile” nel senso che, a differenza delle direttive, non necessita di alcun atto di recepimento o di attuazione negli Stati Membri. Il nuovo regolamento cosmetico CAPO I – AMBITO DI APPLICAZIONE E DEFINIZIONI Articolo 2: definizioni 7 1. Ai fini del presente regolamento si intende per: A. «prodotto cosmetico»: qualsiasi sostanza o miscela destinata ad essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo esclusivamente o prevalentemente di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli in buono stato o correggere gli odori corporei D. «fabbricante»: una persona fisica o giuridica che fabbrica un prodotto cosmetico oppure lo fa progettare o fabbricare e lo commercializza apponendovi il suo nome o marchio; E. «distributore»: una persona fisica o giuridica nella catena della fornitura, diversa dal fabbricante o dall’importatore, che mette a disposizione un prodotto cosmetico sul mercato comunitario; I. «importatore»: una persona fisica o giuridica la quale sia stabilita nella Comunità e immetta sul mercato comunitario un prodotto cosmetico originario di un paese terzo; K. «nanomateriale»: ogni materiale insolubile o biopersistente e fabbricato intenzionalmente avente una o più dimensioni esterne, o una struttura interna, di misura da 1 a 100 nm; I. «conservanti»: sostanze destinate esclusivamente o prevalentemente ad inibire lo sviluppo di microorganismi nel prodotto cosmetico; M. «coloranti»: sostanze destinate esclusivamente o prevalentemente a colorare il prodotto cosmetico, il corpo intero o talune sue parti …; sono inoltre considerati coloranti i precursori dei coloranti di ossidazione per capelli; N. «filtri UV»: sostanze destinate esclusivamente o prevalentemente a proteggere la pelle da determinate radiazioni UV attraverso l’assorbimento, la riflessione o la diffusione delle radiazioni UV; O. «effetto indesiderabile»: una reazione avversa per la salute umana derivante dall’uso normale o ragionevolmente prevedibile di un prodotto cosmetico; P. «effetto indesiderabile grave»: un effetto indesiderabile che induce incapacità funzionale temporanea o permanente, disabilità, ospedalizzazione, anomalie congenite, rischi mortali o decesso; Q. «ritiro»: qualsiasi provvedimento volto ad impedire la messa a disposizione sul mercato di un prodotto cosmetico; R. «richiamo»: qualsiasi provvedimento volto ad ottenere la restituzione di un prodotto cosmetico che è già stato reso disponibile all’utilizzatore; 2. Ai fini del paragrafo 1, lettera a), una sostanza o miscela destinata ad essere ingerita, inalata, iniettata o impiantata nel corpo umano non è considerata prodotto cosmetico. CAPO II – SICUREZZA, RESPONSABILITA’, LIBERA CIRCOLAZIONE Articolo 3: Sicurezza Responsabile della sicurezza è in generale “… il fabbricante o il suo mandatario o ogni altro responsabile della sua commercializzazione” (Direttiva 76/768/CE, art. 2). I prodotti cosmetici messi a disposizione sul mercato sono sicuri per la salute umana se utilizzati in condizioni d’uso normali o ragionevolmente prevedibili, tenuto conto in particolare di quanto segue: Presentazione Etichettatura Istruzioni per l’uso e l’eliminazione Articolo 4: Persona responsabile “… sono immessi sul mercato soltanto i prodotti cosmetici per i quali una persona fisica o giuridica è stata designata come PERSONA RESPONSABILE all’interno della comunità …” La Persona Responsabile deve: Adottare tutte le misure per rendere il prodotto conforme al regolamento Ritirare o richiamare il prodotto se non conforme al regolamento Informare immediatamente le Autorità Competenti in caso di rischio per la Salute Umana In seguito ad una richiesta motivata, collaborare con le Autorità Competenti fornendo tutta la documentazione e le informazioni per la conformità del prodotto CAPO III – VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA, DOCUMENTAZIONE INFORMATIVA SUL PRODOTTO, NOTIFICA Valutazione della Sicurezza Articolo 3: “i prodotti cosmetici messi a disposizione sul mercato sono sicuri per la salute umana se utilizzati in condizioni d’uso normali o ragionevolmente prevedibili…”. Allegato I è il modello di riferimento per la compilazione della Relazione sulla Sicurezza. L’Elaboratore della Relazione sulla Sicurezza: persona in di qualifiche formali ottenute in campo farmaceutico, tossicologico, medico o in discipline analoghe. Documentazione informativa sul prodotto (PIF) Descrizione del prodotto: Relazione sulla sicurezza Metodo di fabbricazione Dichiarazione relativa all’osservanza delle buone pratiche di fabbricazione Prove degli effetti attribuiti al prodotto cosmetico I dati concernenti le sperimentazioni animali Art. 11: la Persona Responsabile deve tenere la documentazione informativa sul prodotto a disposizione delle Autorità Competenti degli Stati Membri per un periodo 10 anni, dopo la data in cui l’ultimo lotto del prodotto cosmetico è stato immesso sul mercato. Composizione Composizione qualitativa conforme agli allegati (Art. 2) e sperimentazione sugli animali (Art. 2 bis): È vietata l’immissione sul mercato (produzione e importazione) di prodotti cosmetici la cui composizione finale, gli ingredienti o combinazioni di ingredienti, siano state oggetto di una sperimentazione animale (11 marzo 2009) Deroghe per ingrediente ampiamente utilizzato che non può essere sostituito Metodo di fabbricazione Articolo 10: La produzione ed il confezionamento dei prodotti cosmetici devono essere effettuati in officine con locali ed attrezzature igienicamente idonee allo scopo e sotto la direzione tecnica di un laureato in chimica industriale, in farmacia, in chimica e tecnologia farmaceutiche, in ingegneria chimica, in scienze biologiche iscritto al relativo albo professionale o in possesso di titolo equivalente di un Paese CEE. Notifica elettronica Articolo 12: prima dell’immissione sul mercato del prodotto cosmetico, la Persona Responsabile trasmette alla Commissione Europea le seguenti informazioni: o La categoria del prodotto cosmetico; il nome o i nomi che consentono la sua identificazione specifica; il nome e l’indirizzo della Persona Responsabile; il paese di origine in caso di importazione; lo Stato Membro in cui deve essere immesso sul mercato; le informazioni che consentano di contattare una persona fisica in caso di necessità o La presenza di sostanze sotto forma di nanomateriali o Il nome e il numero delle sostanze CMR, di categoria 1A o1B Le sostanze generiche (acqua, latte, miele, cera d’api) vanno citate utilizzando il nome latino assegnato dalla Farmacopea Europea (AQUA) Le sostanze colorate vanno citate utilizzando il numero assegnato dal Colour Index (CI 0000) Le sostanze destinate alla tintura dei capelli vanno citate utilizzando il nome chimico assegnato dall’INCI “International Nomenclatur of Cosmetics Ingredients” (N-PHENYLp-PHENYLENEDIAMINE SULFATE) 2. Qualora sia impossibile dal punto di vista pratico indicare sull’etichetta le informazioni di cui al paragrafo 1, lettere d) e g), vale quanto segue: Le informazioni sono indicate su un foglio, su un’etichetta, una fascetta o un cartellino allegati o fissati al prodotto cosmetico A meno che sia inattuabile, un riferimento alle suddette informazioni figura, in forma abbreviata oppure con il simbolo di cui all’allegato VII, punto 1, da indicare sul recipiente o sull’imballaggio per le informazioni di cui al paragrafo 1, lettera d) e sull’imballaggio per le informazioni di cui al paragrafo 1, lettera g) Articolo 20: Dichiarazioni relative al prodotto 1. In sede di etichettatura, di messa a disposizione sul mercato e di pubblicità dei prodotti cosmetici non vanno impiegati diciture, denominazioni, marchi, immagini o altri segni, figurativi o meno, che attribuiscano ai prodotti stessi caratteristiche o funzioni che non possiedono 3. Prodotto cosmetico sviluppato senza fare ricorso alla sperimentazione animale, solo a condizione che il fabbricante e i suoi fornitori non abbiano effettuato o commissionato sperimentazioni animali sul prodotto cosmetico finito, sul suo prototipo, né su alcun suo ingrediente e che non abbiano usato ingredienti sottoposti da terzi a sperimentazioni animali al fine di ottenere nuovi prodotti cosmetici. Efficacia & Claim Articolo 11.2(d): (product information file)file che contiene le informazioni sul prodotto e le prove a supporto dei claim vantati. Qualora la natura degli effetti o del prodotto lo giustifichi, le prove degli effetti attribuiti al prodotto cosmetico Articolo 20: claimin etichetta e in pubblicità i nomi, i marchi, figure o altre immagini non devono essere usati per attribuire al prodotto caratteristiche o funzioni che non possiede Per l’efficacia: qualora la natura degli effetti o del prodotto lo giustifichi, le prove degli effetti attribuiti al prodotto cosmetico” ovvero qualora nella presentazione del prodotto vengano enfatizzati alcuni effetti che non siano compenetrati nella sua natura (come è il caso, per esempio, della “naturale” attività detergente di un sapone) queste attività devono essere dimostrate attraverso valutazioni e studi che possano essere convalidati dalla comunità scientifica. Cosa si intende per «claim» del prodotto in cosmetica? Qualsiasi dichiarazione sulle caratteristiche di un prodotto in forma di testo, nomi, marchi, immagini e segni, figure o simboli di altro tipo utilizzati nell'etichettatura, nella presentazione per la vendita e la pubblicità dei prodotti. Claims accettabili: Riduzione media delle rughe Idratazione Riduzione inestetismi della cellulite Riduzione inestetismi delle smagliature Compattezza cutanea Tono ed elasticità della pelle Aiuta a prevenire la carie Facilita il rinnovamento cellulare Contribuisce a contrastare la formazione di smagliature Previene gli arrossamenti della pelle Favorisce la riduzione del sebo in eccesso Claims non accettabili ossia affermazioni con effetti rapidi e assoluti, risultati certi e raggiungibili. Esempi: Ripara tutti i danni causati dagli agenti atmosferici 100% diminuzione delle rughe 100% protezione radicali liberi Aiuta a snellire rapidamente Effetto lifting immediato Pubblicità Non soggetta ad autorizzazione da parte del Ministero e conforme al Codice del consumo (legge 229 del 2003): - Informazione adeguata e corretta - Composizione e qualità comunicate in modo da assicurare la consapevolezza del consumatore - Vieta la pubblicità ingannevole: condizionamento delle scelte del consumatore con dichiarazioni, presentazioni e immagini del prodotto false o ambigue relativamente alle caratteristiche ed agli effetti Tra le pubblicità ingannevoli possiamo notare il trattamento pancia e fianchi e il trattamento pancia e addome 4 settimane della Somatoline Cosmetics. Tra i riferimenti ingannevoli che possiamo incontrare ci sono: Betaina, un principio attivo... capace innanzi tutto di frazionare gli accumuli adiposi localizzati per poi scioglierli meglio” "Cellulite ridotta 82%" e "Dimensioni glutei ridotta 75%" “Uno studio clinico su 17 soggetti ha portato a individuare una diminuzione del volume della coscia pari a 1,2%” ma una ipotetica diminuzione del volume non porta necessariamente ad una diminuzione della cellulite. "Cellulite ridotta 82%" e "Dimensioni glutei ridotta 75%" si riferiscono alle percentuali dei soggetti testati che hanno osservato un qualche effetto derivante dall'uso del cosmetico in questione. Tra i risultati delle attivit di vigilanza del mercato eseguite dagli Stati membri notiamo:à̀, rango o professione, sia vergini che abbandonate o vedove, che avessero a. RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO sulle dichiarazioni relative al prodotto formulate in base ai criteri comuni nel settore dei cosmetici (settembre 2016) b. La percentuale di conformit e non conformit varia considerevolmente a seconda del tipo dià̀, rango o professione, sia vergini che abbandonate o vedove, che avessero à̀, rango o professione, sia vergini che abbandonate o vedove, che avessero distribuzione del prodotto – fino al 70% delle dichiarazioni non conformi era online, – 17% è stato rilevato sul prodotto effettivo e il 13% è stato riscontrato negli opuscoli c. Prestazioni del prodotto (supporto probatorio e onestà) bassa concentrazione della sostanza nel prodotto (es solare) d. Propriet mediche, dichiarazioni di capacità curative e di effetti terapeutici (decisioni informate,à̀, rango o professione, sia vergini che abbandonate o vedove, che avessero supporto probatorio, onestà, conformità alle norme): 1. Le pi pericolose e ingannevoli per i consumatoriù̀, rango o professione, sia vergini che abbandonate o vedove, che avessero 2. Ritenere che un prodotto cosmetico abbia effetti terapeutici e propriet mediche potrebbe indurreà̀, rango o professione, sia vergini che abbandonate o vedove, che avessero il consumatore a temporeggiare prima di consultare il proprio medico e a continuare a seguire il proprio trattamento e. Prodotti cosmetici che non contengono ingredienti autorizzati (correttezza): 1. Il 20% dei prodotti cosmetici controllati portava una dichiarazione del tipo "senza" e molti di essi erano "senza parabeni" 2. Tale dichiarazione funziona bene a fini di marketing 3. Alcuni Stati membri ritengono che sia contraria al criterio di "correttezza" perché denigra ingredienti legalmente autorizzati 4. Molti Stati membri hanno affermato che dichiarazioni riguardanti l'assenza di ingredienti come l'alcol, gli oli essenziali o il sapone sono state considerate conformi, poiché è essenziale che il consumatore sia in grado di scegliere di evitare tali ingredienti per ragioni specifiche, quali la religione o le allergie. f. Prodotti cosmetici che non contengono ingredienti vietati (conformità alle norme): il prodotto per il trattamento cutaneo senza idrochinone g. Dichiarazione "ipoallergenico" (supporto probatorio) – non erano supportate da documentazione o prove h. Dichiarazioni di presenza/assenza di ingredienti che non sono o sono stati rilevati nel prodotto (veridicità) i. Prodotti cosmetici "non testati sugli animali" e logo del coniglio (supporto probatorio) – la persona responsabile non disponeva di elementi di prova a riguardo per tutti i componenti cosmetici CONCLUSIONI: sulla base dei contributi inviati dagli Stati membri per la redazione della presente relazione, il 90% delle dichiarazioni relative ai cosmetici analizzate è risultato conforme ai criteri comuni di cui al regolamento (UE) n. 655/2013. La maggior parte delle dichiarazioni non conformi è risultata ingannevole per quanto riguarda la funzione e le prestazioni del prodotto cosmetico e occorre fare chiarezza sulle dichiarazioni "senza ..." e "ipoallergenico". Articolo 21: accesso del pubblico alle informazioni 1. La persona responsabile garantisce che le informazioni relative alla composizione qualitativa e quantitativa del prodotto cosmetico e quelle in merito agli effetti indesiderabili e agli effetti indesiderabili gravi derivanti dall’uso del prodotto cosmetico siano rese facilmente accessibili al pubblico con ogni mezzo idoneo 2. Le informazioni quantitative relative alla composizione del prodotto cosmetico che devono essere messe a disposizione del pubblico, sono limitate alle sostanze pericolose ai sensi dell’articolo 3 del regolamento (CE) n. 1272/2008 3. Eliminazione della possibilità di richiedere la non indicazione di una sostanza nell’elenco degli ingredienti Cosmetovigilanza a. Reazione dovuta alle caratteristiche del prodotto: 1. Ritiro volontario del prodotto 2. Verifica dell’avvenuto ritiro da parte del Comando dei Carabinieri per la Tutela della Salute b. Reazione non collegata al prodotto: 1. Archiviazione della segnalazione 2. Eventuale riconsiderazione in caso di nuove segnalazioni relative allo stesso prodotto Contiene alcuni allegati: Relazione sulla sicurezza dei cosmetici (Cosmetic Safety Report) (Allegato I) Sostanze vietate (Allegato II) Sostanze ad uso disciplinato (Allegato III) Coloranti ammessi (Allegato IV) Conservanti ammessi (Allegato V) Filtri UV ammessi (Allegato VI) Simboli da indicare in etichetta (Allegato VII) Elenco dei test alternativi convalidati (Allegato VIII) Direttive abrogate (Allegato IX) ESEMPI DI DOMANDE: Scrivere la definizione di prodotto cosmetico secondo il regolamento cosmetico 1223/2009/EC Indicare le regole della nomenclatura degli ingredienti cosmetici Indicare le regole di etichettatura di un prodotto cosmetico Indicare il contenuto delle tabelle allegate al regolamento cosmetico MATERIE PRIME DI USO COSMETICO e. Cera d’apicome corpo di consistenza in unguenti, emulsioni e fusioni lipidiche f. Lanolinapotere emulsionante dovuto agli alcoli sterolici e triterpenici Invece la frazione saponificabile è una porzione estratta con solvente durante il processo di saponificazione e corrisponde a tutto ciò che non ha natura gliceridica; ha composizione variabile da olio ad olio di idrocarburi, carotenoidi, xantofille, α, β, γ, δ tocoferoli, alcoli alifatici fino a 26C e terpenici e fitosteroli. L'Olio di Oliva uno dei più ricchi di frazione insaponificabile: effetti funzionali più specifici e più evidenti dei soli trigliceridi. La parte più interessante dal punto di vista cosmetico: nutrimento di pelle secca, disidratata, devitalizzata, con rughe e smagliature e di protezione per la prevenzione degli eritemi, contro arrossamenti sulla cute infantile e nel trattamento di screpolature, geloni, ecc… Tra tutti i componenti della frazione insaponificabile si studiano principalmente gli steroli (ma anche eritrodiolo e alcooli alifatici superiori) che caratterizzano qualitativamente e quantitativamente le differenti sostanze grasse (sofisticazione). Gli insaponificabili in cosmesi: sono fotoprotettivi, riepitelizzanti e decongestionanti (prodotti solari e doposole), stabilizzanti nelle emulsioni (co-emulsionanti), emollienti, ammorbidenti, seborestitutivi (pelli secche, disidratate, delicate e sensibili). Insaponificabile di olio di oliva, avocado, soja, germe di frumento, di sesamo e di burro di karitè. g. Olio di Argan: estratto a freddo dai semi della pianta di Argania Spinosa, un albero di 8 a 10 metri, in grado di vivere anche 150-200 anni. Regione del Souss, un triangolo di deserto tra Marrakech, Agadir ed Essaouira affacciato sull’Oceano Atlantico. Nell’olio di argan troviamo diversi acidi grassi tra cui l’acido palmitico, stearico, oleico, alfa-linolenico e squalene. h. Olio di palma: contiene acido stearico, palmitico, oleico, linoleico e alfa-linolenico. Contiene inoltre steroli, olio di cocco e di palmisto. i. Olio di canapa: contiene acido Palmitico, Stearico, Oleico, Linoleico, gamma-linolenico, alfa- linolenico e Tocoferolo Animale: Cere Sintetica: Isopropil miristato e Siliconi Esteri gliceridi in cosmesi Hanno struttura molto grossa à impedimento sterico: difficile emulsionabilità, difficile stendimento sulla pelle. Gli acidi grassi insaturi vanno incontro a ossidazione e irrancidimento Trigliceridi naturali spesso colorati e con odore, non facilmente copribili Lipidi sintetici o Trigliceridi a media catena (MCT): a. Trigliceride caprilico/caprico C8-C10 b. Liquido c. Alternativa agli oli vegetali. E’ stabile all’ossidazione perché completamente saturo. Il basso peso molecolare gli conferisce un tocco setoso e proprietà emollienti o Isopropil miristato e isopropil isostearato: sono liquidi, hanno ottima stendibilità, uno skin after feel vellutato e una buona capacità solvente per principi attivi lipofili e coloranti liposolubili Lipidi semisintetici 1. Oli vegetali idrogenati: tra questi olio di palma (consistenza, stabilità, conservabilità e costo) 2. Olio di ricino idrogenato: si presenta sotto forma di polvere fine di colore dal bianco al giallo, solubile in olio. Ha proprietà viscosizzanti dei sistemi lipidici ai quali conferisce un comportamento tixotropico I LIPIDI IN COSMESI Effetto lubrificante Riempimento della fase lipidica nei sistemi bifasici Economicità degli oli minerali idrocarburici Resistenza all’irrancidimento dei prodotti saturi Versatilità dei prodotti di sintesi Spalmabilità, scorrevolezza, untuosità Lipidi sebosimili L’insieme dei lipidi cutanei è costituito da un complesso composto di squalene, trigliceridi, esteri cerosi, alcoli sterolici, acidi grassi, ceramidi. Sebosimile sarà quindi una corretta miscela di lipidi e non certo un solo lipide! La comedogenicità è la chiusura del follicolo sebaceo con comparsa di pustole L’acneicigità è la follicolite provocata da sostanze irritanti che danneggiano il follicolo e consentono al sebo di determinare nella cute una reazione tossica. Scelta del lipide Tra gli oli e grassi vegetali più sebosimili troviamo l’olio di vaselina e vaselina. Si emulsionano bene, danno creme bianche e stabili, non irrancidiscono e costano poco TENSIOATTIVI ED EMULSIONANTI Molecole anfifiliche aventi la proprietà di abbassare la tensione superficiale di un liquido, dotate di proprietà schiumogene, bagnanti, detergenti e solubilizzanti. Sono: a. Schiume liquido/gas b. Emulsioni liquido/liquido c. Detersione liquido/liquido e solido/liquido Tensioattivi Anionici: a. Saponi b. Alchilsolfati (Sodium Lauryl Sulfate) c. Alchileteresolfati (Sodium Laureth Sulfate) Anfoteri: Alchil betaine Non ionici: Polisorbato 20, Span 20 Cationici CONSERVANTI E ANTIMICROBICI CUTANEI È un argomento piuttosto rilevante perché da un lato i prodotti senza conservanti dall’altro la necessità che il prodotto si conservi perché alla fine la loro funzione è di impedire la crescita dei microrganismi mediante un’attività di tipo biocida (non battericida perché agiscono anche sui lieviti e muffe non solo su batteri) ossia di uccisione dei microbi o biostatica ossia ne inibiscono la crescita. Quindi in generale, conservante e antimicrobici hanno lo stesso tipo di azione impendendo che i microrganismi crescano anche perché i prodotti cosmetici non sono prodotti sterili come invece sono i farmaci. Oltretutto, una volta aperto il contenitore, soprattutto per alcuni come i vasetti, contaminiamo il prodotto perché lo preleviamo con le dita. Che differenza c’è tra conservanti e antimicrobici? La differenza è legata alla funzione: un conservante ha come finalità quella di impedire lo sviluppo dei microrganismi nel prodotto e di garantire la sicurezza del prodotto cosmetico, mentre un antimicrobico contribuisce all’attività del prodotto oltre che evitare lo sviluppo di microrganismi nel prodotto. Esempio: deodorante contiene sostanze microbiostatiche o gli shampoo contro la forfora (che ha una componente di tipo microbico. La differenza sta nella finalità: la sostanza può anche essere la stessa, infatti, il conservate è una sostanza di base mentre l’antimicrobico è di tipo funzionale perché contribuisce all’azione del prodotto stesso. Inquinamento microbico Il prodotto cosmetico non è certo un prodotto sterile, ci sono numerose forme di inquinamento legate all’ambiente di produzione e alle materie prime. Ci sono quindi dei requisiti: come che l’officina di produzione deve essere installata in ambienti idonei ma in ogni caso non sarà sterile e quindi va ridotta al minimo la contaminazione. Poi ci sono le materie stesse che possono già contenere dei microrganismi. Per questo motivo le materie di origine vegetale possono essere più critiche perché possono essere contaminate di per sé e tendenzialmente ci dobbiamo preoccupare di batteri gram + (meno rischiosi perché non patogeni) e gram – patogeni. Non solo batteri però ma anche funghi e muffe. Può capitare di: - Vedere la crema che lasciata li e non usata per un po’ porta a muffetta in superficie ed è dovuta a problemi del conservante. Ma non sempre c’è la muffa che è evidente ma ci può essere anche un cambiamento quasi impercettibile - Cambiamento del colore del prodotto - Perdita di viscosità come, ad esempio, nei prodotti solari utilizzati l’estate dopo questo perché i microrganismi hanno consumato i viscosizzanti che spesso sono derivati della cellulosa, prodotti degradabili usati dai microrganismi - Sviluppo di odore sulfureo - Rigonfiamento del contenitore ed è indice di crescita microbica perché i microrganismi utilizzano l’ossigeno, producono CO2 e gonfiano il contenitore Come conservanti noi possiamo utilizzare quelli presenti nell’allegato V del regolamento cosmetico visto la lezione precedente. Vediamone qualche esempio: a. Acido deidroacetico b. Imidazolidil urea: agisce non direttamente perché dalla sua decomposizione libera formaldeide. È una sostanza cancerogena e tossica quindi questo è il suo unico utilizzo c. Fenossietanolo d. Metilisotiazolinone e. Acido benzoico f. Acido sorbico g. Acido 4-idrossibenzoico (parabeni). Utilizziamo solo parabeni a corta catena Parabeni Negli ultimi anni sono stati un po' demonizzati limitandone l’uso perché sospettati essere distruttori ormonali legandosi ai recettori per gli estrogeni. In realtà, il panel creato a livello europeo per valutarne la sicurezza nei prodotti cosmetici conclude che i parabeni Metilparabene, Etilparabene, Propilparabene e Butilparabene a catena lineare sono sicure nelle presenti modalità di utilizzo che sono: Metil ed etil parabene 0.4%, max 0.8% in combinazione Butil e propil parabene max 0.19% Isopropilparabene, isobutilparabene, fenilparabene, benzilparabene e pentilparabene non si possono più utilizzare dal 2014 (parabeni ramificati) Prodotti cosmetici “preservative free” possono anche essere ottenuti per sintesi e per legge sono considerati analoghi al naturale. Ci sono l’acido carminico, annatto arancione, crocetina giallo (zafferano) e clorofilla verde. I carotenoidi invece sono a parte. Sono un complesso di sostanze naturali. Vengono dal carotene. Comprendono i caroteni ma anche i caroteni colorati detti xantofille. Un esempio è il licopene usato anche come integratore alimentare perché tutte queste sono antiossidanti naturali per i loro doppi legai. Il licopene è nei pomodori. b. Sintetici hanno grande varietà di colori, sono stabili ed economici Pigmenti Sono prodotti insolubili sia in acqua che in olio e sono usati nei cosmetici decorativi. Anche qui abbiamo una suddivisione tra: a. Pigmenti organici : hanno colorazioni più luminose e sature; tra questi il nero fumo (CI 77266), carbonio amorfo che si ottiene per parziale combustione del gas naturale ad esempio usato nei mascara b. Lacche : derivano da coloranti organici solubili che vengono precipitati (resi insolubili) su un corpo inorganico di base, definito supporto o substrato. Sono colori più brillanti rispetto ai pigmenti organici e maggiore stabilità. Gli elementi di partenza sono: la sostanza colorante solubile, l’agente precipitante (sali solubili di Al, Na, Ba, Ca, Sr) e il supporto (allumina, BaSO4, talco, caolino, ecc). Vengono usate nei rossi per labbra e negli smalti per unghie. c. Pigmenti inorganici : tra questi ossido di ferro (pigmenti rossi), ossidi di cromo (pigmenti verde), biossido di titanio e ossido di zinco (pigmenti bianchi entrambi). d. Perle : la perlescenza è un effetto dovuto a simultanei fenomeni di riflessione, rifrazione e trasmissione della luce, quando essa incontra strati più o meno sottili a diversa densità ottica. Abbiamo perle organiche (guanina), e inorganiche (l’ossicloruro di bismuto, la mica e il borosilicato). I pigmenti perlescenti hanno un’anima di mica sulla quale vengono stratificati / depositati biossido di titanio e un ossido metallico. Esempio di perlescenza sono le squame dei pesci tant’è che i primi smalti venivano fatti con queste squame. A spessore di TiO2 ridotto si ottengono le perle bianche a diversa granulometria. Variando tale spessore si hanno dei riflessi pi o meno colorati e coprenti e stratificando Mica/TiO2/FeOx siù̀, rango o professione, sia vergini che abbandonate o vedove, che avessero ottengono le gamme cromatiche dell’oro, rame, marrone. Coloranti a ossidazione: la colorazione del capello avviene facendo avvenire una reazione chimica sul capello ed è una colorazione a ossidazione. La colorazione si sviluppa a seguito della reazione di un intermedio con un agente copulante in presenza di un ossidante Opacizzanti e perlanti per tensioliti: sostanze aggiunte ai prodotti destinati alla pulizia del corpo e dei capelli allo scopo di dare un aspetto “cremoso” al prodotto e mascherare la torbidità del prodotto. Tra questi ci sono esteri degli acidi grassi, polimeri stirenici e vari… Texturizzanti: Sostanze aggiunte ad un prodotto cosmetico al fine di migliorarne la scorrevolezza, la stendibilità e/o ridurne l’untuosità. La Texture è insieme delle caratteristiche di un prodotto che lo rendono piacevole al tatto. Le polveri fini costituite da particelle sferiche o lamellari di dimensioni dell’ordine dei micron (eccezione: polimeri e crosspolimeri siliconici), con basso coefficiente di attrito. I texturizzanti sono quasi tutti di origine inorganica, tra questi ci sono: 1. Silici amorfe con texture leggera, scorrevole, tocco asciutto da 3-20 micron sferiche e scorrevoli poiché riducono l’untuosità dei componenti lipidici 2. Nitruro di boro con texture dal tocco setoso e lubrificante 3. Talco con texture dal tocco untuoso perché sono scagliette molto adesive (ciprie, ombretti) Vi sono anche texturizzanti organici di sintesi: 1. Nylon-12: polimero amidico ottenuto per polimerizzazione del lauril lattame, particelle porose ad elevato potere adsorbente (5-20 µm) e texture: tocco setoso, riduce l’untuosità. Favorisce la compressione delle polveri e la dispersione dei pigmenti 2. Polimetil metacrilato: particelle sferiche e texture: migliora stendibilità del prodotto 3. Poliuretani: particelle sferiche estremamente elastiche – Texture: cremoso o setoso e. Metallici Solventi Acqua: nei prodotti cosmetici si usa acqua depurata, sterile con bassa carica microbica Etanolo: - Etanolo e alcol (INCI Alcohol e Alcohol Denat) - Licenza UTF - Alcol denaturato (per ettolitro di etanolo) a. Denatorium benzoato 0.8 g + alcol ter-butilico 78.8 g (profumeria alcolica) b. Dietil ftalato 500 g + alcol ter-butilico 78.8 g (profumeria alcolica) c. Alcol isopropilico 5000 g + alcol ter-butilico 78.8 g (lacche e prodotti per capelli) d. Muschio naturale o sintetico 39.5 g + alcol ter-butilico 78.8 g (deodoranti e altri prodotti per la pelle) e. Timolo 5000 g (prodotti per l’igiene dei denti e della bocca) Propellenti Esistono i gas compressi e i gas liquefatti. In un prodotto cosmetico la dimensione delle goccioline erogate non è critica così come nel settore farmaceutico. Si usano i propellenti per: a. Lacca spray b. Schiume SILICONI I siliconi, il cui nome vero e proprio è polisilossani, sono derivati del silicio e sono macromolecole ossia polimeri del silicio, nei quali la catena di base prevede un’alternanza di atomi di silicio e idrogeno con presenza anche di radicali carboniosi. Hanno proprietà particolari che non ritroviamo in altre categorie: a. Chimico-fisiche: sono inerti al calore, stabilità, assenza di colore e odore b. Caratteristiche cosmetiche: particolare texture, effetto water-proof, effetto gloss o mat, versatilità c. Proprietà dermo-tossicologiche: non irritanti, non sensibilizzanti, non occlusivi, non comedogenici, limitato assorbimento, inerti Negli anni ’50 sono stati introdotti nella cosmesi per eliminare l’effetto bianco di alcune creme ossia non si assorbono bene e danno effetto” bianco”. Vengono ancora usati nel settore farmaceutico come anti- schiuma. Alla fine degli anni ’60 sono state introdotte piccole quantità di siliconi nelle creme solari per renderle più idrorepellenti. Poi introdotti anche nei cosmetici per capelli per dare l’effetto lucido e aiutano a districare. Purtroppo, non sono biodegradabili quindi a livello ambientale non sono buoni ma sono dannosi come lo sono anche il biossido di titanio e l’ossido di zinco nei prodotti solari che stanno distruggendo la barriera corallina. Tra i vantaggi: Conferiscono una texture gradevole, morbida Eliminano la sensazione di untuosità tipica degli emollienti idrocarburici Ottima stendibilità La maggior parte non sono occlusivi, quindi non comedogenici ma vi è la possibilità di regolare il grado di occlusione modificando i sostituenti (es. stearyl dimeticone; C30-45 Alchil Dimeticone) Ottima tollerabilità cutanea Riducono l’irritazione cutanea causata dai tensioattivi anionici Tra le prevalenti applicazioni troviamo: 1. Protezione: alcuni formano film protettivi sulla pelle poiché sono sostanze idrofobe (Dimeticone) 2. Detersione: modificando il tipo e la natura dei sostituenti posso renderli più idrofili: es. dimeticone copolioli formano schiuma densa e stabile 3. Additivi reologici: per esempio C30-45 Alchil Meticone per aumentare la viscosità della fase esterna in emulsioni A/O o A/siliconi 4. Sono alla base dei cosmetici decorativi NO-TRANSFER tra cui ciclometiconi nei rossetti: servono a disperdere cere e pigmenti (al posto di oli non volatili). Dopo evaporazione: film di cere e pigmenti Anche nel settore del hair care hanno diverse applicazioni: Balsamo (dimeticone copolioli) Riduzione dell’irritazione oculare Amodimeticone: affinità per il capello (effetto condizionante) e riduce il tempo necessario per asciugatura Combinazioni complesse di diversi tipi di siliconi Lucentezza Effetto Seta Favoriscono l’uniforme distribuzione dei prodotti sul capello Processo di sintesi La sintesi dei siliconi avviene a partire dalla sabbia. Sono composti del silicio e si ottengono per pirolisi della sabbia ad alte temperature (1400°C), in presenza di carbonio, si ha la riduzione del silicio a silicio elementare. Esso viene fatto reagire col clorometano a 300°C e a 1,5 bar per dare una miscela di metilclorosilan ossia il passaggio da prodotto inorganico (sabbia) a prodotto organico nel quale abbiamo questi metilclorosilani derivati da silicio e clorometano. In realtà, si forma una miscela di metilclorosilano in cui il prevalente è il dimetilclorosilano (70-90%). Mentre abbiamo piccole percentuali del trimetil, del nonometil e tetrametil. Questo dimetilclorosilano, che può essere isolato per distillazione, viene sottoposto a idrolisi controllata in presenza di acqua e si ha la sostituzione degli atomi di cloro con gruppi OH e otteniamo il dimetilsilanolo che viene sottoposto a condensazione. Può dare origine a prodotti lineari oppure ciclici a seconda che si chiuda o meno la catena. Per fare in modo che non si chiuda si aggiunge il terminatore della catena l’esametil di silossano altrimenti la reazione continuerebbe. L’unità di base degli alchilsilossani è quella in foto con una catena formata da Silicio e ossigeno. Sul silicio ci sono gruppi R variabili in metile, gruppi alchilici. Dipende anche da n ossia dal grado di polimerizzazione, da quanto la catena è lunga. Se n è molto lungo, avremo prodotti con caratteristiche diverse rispetto a quando n è più corto; dipende anche dal grado di reticolazione perché si possono avere anche legami trasversali e ottenere siliconi trasversali. Il mondo dei siliconi è un mondo a parte perché il legame Si-O è diverso dagli altri ed ha caratteristiche particolari rispetto al legame C-C. tutti i prodotti organici che conosciamo hanno legame C-C e particolari caratteristiche. Innanzitutto, il legame Si-O è più lungo del legame C-C e l’angolo presente tra due atomi di carbonio è sempre 112 gradi mentre nel caso di Si-O varia da 105 a 180 perché ha maggior possibilità di movimento, è un legame flessibile. L’energia gravitazionale, infatti, è più piccola infatti la molecola è più flessibile. Inoltre, il legame covalente C-C è molto forte e ancora di più S-O ed è per questo che sono così inerti e così stabili. Le caratteristiche dei siliconi derivano in primis dalle caratteristiche del legame Si-O. sono molecole flessibili con legame particolarmente stabile con maggiore stabilità del prodotto stesso. Esistono alcune unità funzionali indicate da una lettera: unità D (Dimetilsilossano) in cui R è un metile e unità M (gruppi terminali delle catene lineari), gruppi T e gruppi Q tipici delle resine nelle quali abbiamo un solo legame Si-C gli altri sono Soluzioni: acquose, idroalcoliche, silico-alcoliche, oleose Tensioliti detergenti: Sono formulazioni a base di tensioattive dotate di finalità di tipo detergente. Questi tensioliti, in realtà, si presentano con forme cosmetiche diverse: solidi, semisolidi (creme detergenti), fluidi Gel: acquosi, idroalcolici; solidi, semisolidi, fluidi Paste acquose e idrogliceriche Emulsioni Unguenti, lipogeli, paste lipidiche, stick Polveri SOLUZIONI È una formulazione stabile poiché è una miscela di due o più componenti che formano una dispersione omogenea molecolare. È una forma termodinamicamente stabile a meno che non ci siano variazioni di temperatura. Tipi di soluzioni: - Acquose analcoliche (idroliti): soluzione acquose di un estratto vegetale ottenute con tecniche diverse - Idroalcoliche: costituite da miscele acqua-alcol - Silico-alcoliche: costituite da una miscela di silicone fluidi con alcol - Oleose (oleoliti): come oli per capelli ed oli da massaggio Vantaggi: sono stabili fisicamente, è una preparazione semplice (bisogna solo scaldare e mescolare) e la trasparenza (importante per quanto riguarda il marketing: se pensiamo agli shampoo purificanti per capelli grassi sono trasparenti mentre quelli idratanti sono cremosi ed opachi. Quindi c’è un impatto psicologico. Un prodotto trasparente dà l’idea di essere puro, pulito e anche magari più detergente). Applicazioni cosmetiche Tonici o soluzioni toniche : Soluzioni acquose limpide trasparenti ad azione tonificante ossia purificante, rinfrescante, astringente (in caso di pelle grassa), decongestionante (per pelle arrossata). La composizione tipica di un tonico prevede: a. >90% base acquosa (soluzione idroalcolica, acqua distillata) b. 5% Estratti vegetali tra cui camomilla (decongestionante, calendula, ecc) c. 0,1% profumo o olio essenziale d. 0,9% solubilizzante (tensioattivo) perché l’olio essenziale non è solubile in acqua. Tra questi l’olio di ricino, sorbitan, gliceril. e. Altri componenti: 1. Polialcoli (glicerina, sorbitolo, glicole propilenico) 1-5% con azione umettante, ammorbidente, co-solvente, conservante 2. Sostanze acidificanti e sostanze tampone (Acido citrico e acido lattico, lattato di sodio, urea, allantoina, cloruro di sodio, amminoacidi) 3. Sostanze funzionali (estratti vegetali, urea, allantoina, sali di alluminio, idrolizzati proteici) 4. Alcol Dopobarba: composto da etanolo 96% 40%, acqua con conservanti 50%, estratto fluido idroalcolico o tintura (Estratti vegetali: Rusco, ippocastano, calendula, camomilla, malva, piantaggine) 5%, Bisabololo 0,5%, Aroma 0,5%, Solubilizzante 1,5% e Fattore idratante 2,5%. Profumi: quota alcolica da un minimo del 10% ad un massimo del 90% che aiuta la solubilizzazione. A seconda della percentuale di composizione profumata: a. Acqua di colonia classica o di lavanda 3-5% b. Acqua di colonia fantasia 4-6% c. Acqua di toeletta 6-8% d. Acqua di profumo 8-10% e. Profumo di toeletta 10-12% f. Profumo concentrato 12-15% Oli Alcol (etanolo e alcol) Usato alcol denaturato (per ettolitro di etanolo): - Denatonium benzoato 0.8 g + alcol ter-butilico 78.8 g (profumeria alcolica) - Dietil ftalato 500 g + alcol ter-butilico 78.8 g (profumeria alcolica) - Alcol isopropilico 5000 g + alcol ter-butilico 78.8 g (lacche e prodotti per capelli - Muschio naturale o sintetico 39.5 g + alcol ter-butilico 78.8 g (deodoranti e altri prodotti per la pelle) - Timolo 5000 g (prodotti per l’igiene dei denti e della bocca) Per esempio, il profumo tipico di parma, la violetta di parma, conteneva olio essenziale di viola e veniva inserito in acqua e alcol e si aveva il profumo. Oggi vengono preparati in modo sostanzialmente diverso. Oli essenziali e fragranze Dal p.d.v chimico, le essenze sono miscele di sostanze aromatiche volatili, presenti in materiali organici e inorganici. Possono essere: a. Aromi di derivazione vegetale: Oli essenziali (per distillazione o pressione a freddo o estrazione con fluidi supercritici) e l’applicazione sulla pelle è pericoloso perché così come tale sono irritanti dando lesioni e infiammazioni della cute Concreti e resinoidi (macerazione seguita da evaporazione). Si ottengono mescolando i fiori (o essudati di piante per resinoidi) ad un solvente come l’esano. Il solvente viene poi fatto evaporare per ottenere una massa cerosa e profumata che contiene anche materiali non fragranti (acidi grassi) e dal 20% all’80% di materiali aromatici solubili in alcol (dai quali si otterrà l’assoluta. Essenze assolute o assoluti ed estratti con CO2 (estrazione con solventi o fluidi supercritici) b. Aromi di derivazione animale (Ambra grigia (capodogli) c. Muschio (cervo muschiato) d. Aromi provenienti da materiali inerti (idrocarburi fossili) Gli oli essenziali (o essenze) sono ottenuti per estrazione diretta, mentre le fragranze sono ottenute per sintesi. La produzione delle prime fragranze sintetiche risale alla metà dell’800: cumarina isolata nel 1856 (sa di fieno appena tagliato) e vanillina isolata nel 1858. Aromi natural identici Sono ricostruiti in laboratorio a partire da componenti presenti in natura. Ad esempio, nell’aroma di rosa si ha la presenza di un aroma presente anche nell’idrocarburo fossile e allora lo prendiamo da lì. Si ha l’isolamento di frazioni altamente aromatiche presenti negli idrocarburi fossili, negli oli essenziali o nelle essenze, è una combinazione per riprodurre aromi naturali o per profumi che sono invenzioni commerciali (prodotti all’aroma di rosa, profumo di sandalo tradizionale e profumo di pulito o di mela verde). Fragranze Sono miscele prodotte attraverso la sintesi degli idrocarburi. Possono contenere anche natural-identici e rimpiazzano quasi completamente le essenze naturali. Presenza del termine «parfum» in etichetta. Tra le fragranze olfattive conosciamo: Agrumati (Ô de Lancôme di Lancôme) Fioriti (Chanel No. 5 di Chanel) Fougere (felce) (D&G di Dolce e Gabbana) Cipriato (Dioressence di Christian Dior) Boisé (legnosi) (Eau de Vetyver di Givenchy) Ambrati (Allure Homme di Chanel) Muscati o cuoiati (Eau D'Hermes di Hermes) Note di testa: durano solo qualche minuto. Sono essenze agrumate come limone, arancio, mandarino, bergamotto, ma anche zenzero, eucalipto e lavanda, oli si timo, salvia e rosmarino Note di cuore, possono persistere per qualche ora. Sono fruttate (pesca) o fiorite (rosa, mughetto, fresia, tuberosa, camomilla, gelsomino e ylang ylang), ma possono anche evocare una natura verdeggiante o i profumi dell’oceano Note di fondo che hanno una durata di qualche giorno. Sono le ultime ad essere percepite e hanno un aroma ricco, intenso e speziato alcune note legnose quali incenso, patchouli, cedro e sandalo. Altre note di fondo sono l’iris e l’eliotropio, dalle sfumature cipriate e dall’inconfondibile aroma di vaniglia, ma anche caramello, cacao e caffè, così come le essenze di cuoio, muschio e betulla. Soluzioni silico-alcoliche L’acqua può essere sostituita con ciclosiliconi, miscibili con etanolo. Nei deodoranti si ha 75% etanolo/25% ciclosiliconi. Nei cosiddetti “oli secchi” l’alcol è presente in dose minore: Olio secco silico- alcolico: Cyclopentasiloxane, alcohol denaturato, olio di Jojoba, menthol ed eucaliptol. L’olio secco scintillante multi-funzione: nutre, lenisce e illumina viso, corpo, capelli. Tra gli ingredienti più comuni: Octyldodecanol Caprylic / Capric Triglyceride Isodecyl Neopentanoate Isononyl Isononanoate Trigliceridi a media catena (MCT): trigliceride caprilico/caprico C8-C10, liquido. È un’alternativa agli oli vegetali. E’ stabile all’ossidazione perché completamente saturo. Il basso peso molecolare gli conferisce un tocco setoso e proprietà emollienti Soluzioni oleose E’ possibile usare uno o più oli, olio minerale o miscele complesse (miscele sebosimili composte da idrocarburi, trigliceridi, esteri non glicerici, alcoli e acidi grassi). Possono essere presenti profumi, oli essenziali, estratti liposolubili. Se nelle soluzioni oleose sono introdotti ciclosiliconi, si devono utilizzare lipidi solubili nei ciclosiliconi. Per esempio: Squalane, Cocoglycerides, Coco Caprylate/Caprate, Camomilla recutita e Parfum. EMULSIONANTI Insieme di due componenti non miscibili fra loro in diversa proporzione in un sistema termodinamicamente instabile. o Fasi: Interna ed esterna o Consistenza: Fluida (latte) e cremosa (creme) La prima crema per uso cosmetico elaborata dall’uomo è passata alla storia con il nome di “Ceratum galeni” dal nome del suo inventore, Galeno, medico greco emigrato a Roma nel II secolo d.C. La composizione del ceratum galeni: 60% di olio d’oliva, 20% di acqua di rose, 20% di cera d’api. Galeno sperimentò questa formula senza immaginare che la capacità di tenere insieme, in emulsione, la fase acquosa (acqua di rose) e la fase oleosa (olio d’oliva) fosse attribuibile agli acidi grassi contenuti nella cera d’api ed ai fitosteroli presenti nella frazione insaponificabile dell’olio d’oliva. All’inizio del XX secolo, ad Amburgo, un medico di nome Unna osservò che la lanolina (grasso ottenuto dal vello del montone) incorporava grandi quantità di acqua e che questa capacità era ancora più evidente nella frazione degli alcool di lanolina (colesterolo, lanosterolo, agnosterolo). Unna creò una crema bianca che divenne nota nel mondo con il nome di Nivea (=candida). L’antica formulazione della crema Nivea prevedeva: alcool di lanolina, olio di vaselina, acqua, stearato di magnesio e altri additivi. Tipologia di emulsioni Molecole come il PEG-30 poliidrossistearato sono utilizzati per le emulsioni Acqua in Olio A/O. Agiscono con meccanismo ancora diverso: la molecola ha porzione idrofila centrale (PEG) e da due catene lipofile, ha forma a V. questa molecola è in grado di interagire con un’emulsione A/O. la fase idrofila di PEG si trova nella fase acquosa, la porzione lipofila (Poliidrossistearato) si trova nella fase lipofila e quindi questo tipo di emulsionanti sono in grado di favorire la formazione di goccioline molto piccole e invertire l’inversione di fase anche quando la fase interna acquosa è presente in % molto elevata. È un altro tipo di emulsionanti diverso sia da quelli tradizionali che quelli polimerici. 3. Emulsionanti polimerici siliconici Sono una categoria di emulsionanti di tipo siliconico che funzionano come degli emulsionanti non ionici, quindi, agiscono in modo tradizionale da un certo punto di vista. Gli emulsionanti polimerici siliconici sono basati sulle molecole di silicone: alternanza di Si-O con gruppi metilici sul silicio ma presentano anche catene alchiliche e poli eteree come catene laterali. Le catene alchiliche consentono di aumentare l’affinità per l’olio, le catene poli eteree laterali aumentano l’affinità per l’acqua. Si dispongono all’interfaccia A/O con la porzione alchilica a contatto con la fase oleosa e la porzione eterea a contatto con la fase acquosa. Vantaggi rispetto agli emulsionanti non ionici convenzionali come Twin e Span: grazie alla flessibilità della molecola siliconica, alla libertà rotazionale, la disposizione all’interfaccia è favorita e l’ingombro sterico dovuto alle dimensioni della molecola struttura il film interfacciale stabilizzando l’emulsione stessa. Vediamo un esempio di emulsione Acqua/Silicone che contiene il ciclopentasilossano (silicone ciclico estremamente volatile), dimeticone poliolo (emulsionante polimerico siliconico), C12-C15 alchilbenzoato (fase lipofila) e ancora ciclopentasilossano. Queste emulsioni A/Si hanno la caratteristica di avere elevata % di fase acquosa che arriva anche fino al 60-70%, son o infatti chiamate emulsioni A/Si quando in realtà la fase esterna comprende l’emulsionante siliconico, siliconi volatili e piccola % di lipidi. Applicazioni cosmetiche: Creme viso e corpo Creme detergenti Deodoranti Prodotti solari GEL Sono sistemi dispersi con una certa consistenza dovuta alla presenza di un modificatore reologico che conferisce la consistenza al prodotto stesso. In realtà c’è una varietà di prodotti estremamente elevata: i gel possono avere diversa consistenza: - Gel scorrevoli confezionati nei tubetti come gel per contorno occhio - Gel solido confezionati nei vasetti come gel per capelli La differenza la fa la sua concentrazione e il tipo di modificatore reologico. I gel possono essere trasparenti/ incolori o colorati con coloranti insolubili. Alcuni incorporano bollicine d’aria e hanno aspetto diverso (a volte sembra un difetto altre è una caratteristica). Tra gli agenti gelificanti troviamo: I- Polimeri naturali II- Polimeri naturali modificati - eteri di cellulosa III- Polimeri e copolimeri acrilici, vinilici, maleici, ecc. IV- Esteri di acidi grassi a struttura stereoisomera modificata – Sali bi-trivalenti di acidi grassi V- Anidridi siliciche pirogeniche e precipitate VI- Silicati alcalino-terrosi a struttura lamellare colloidale, tal quali o resi organici per quaternizzazione Tra le applicazioni cosmetiche: Prodotti per capelli Prodotti per viso e corpo Gel doposole Maschere (prodotti di uso periodico) SOSPENSIONI Sono preparazioni liquidi o semisolide nelle quali abbiamo delle particelle solide disperse in un mezzo fluido, liquido o semisolido. Sono formulazioni complesse perché sono di per sé instabili. Come ci insegna la legge di Stokes, tendono a separare, a meno che le caratteristiche della fase dispersa come ad esempio la densità, siano uguali al mezzo disperdente. Le applicazioni cosmetiche classiche sono: Smalti: contengono pigmenti insolubili. Smalti trasparenti non hanno pigmenti Filtri solari STICK Formulazioni solide che sono destinati ad essere strofinate sulla superficie cutanea per liberare un film colorato (cosmetici decorativi come rossetti) o emollienti (burro cacao) o profumi. I rossetti sono miscele di lipidi solidi, su base lipofila mentre gli stick deodoranti sono su base idrofila. MISCELE MECCANICHE Sono delle miscele compatte oppure no poiché abbiamo sia polveri compattate che libere; in genere sono polveri di origine inorganica miscelate con sostanze anche di natura organica che servono per renderle più aderenti alla superfice cutanea o dare un effetto più emollienti. Sono tipicamente: - Prodotti decorativi - Prodotti per il corpo come il talco o Sali da bagno La tecnologa di queste miscele per le polveri compatte ricorda molto la tecnologia delle compresse perché sono polveri compattate con caratteristiche molto diverse anche se la tecnologia +è quasi la stessa. CEROTTI Hanno struttura particolare. Vediamo qualche esempio di cerotto transdermico. L’applicazione più comunemente usata per i cerotti è come anticellulite applicati sulla superfice cutanea; spesso sono piccoli quando magari la cellulite ha un’estensione superiore. Ci sono anche cerotti antirughe (Sant’Angelica). FORME PRESSURIZZATE Sono formulazioni confezionate in recipienti ermeticamente chiusi che contengono un propellente quindi un gas compresso o un gas liquefatto che consentono l’erogazione, agendo sulla valvola, di prodotti spray o schiume a seconda del tipo di formulazioni. Le formulazioni cosmetiche sono spray per capelli, schiume e deodoranti. COSMETICI DETERGENTI Insieme di formulazioni che hanno una finalità di tipo detergente quindi di tipo igienico. Nell’ambito dei cosmetici detergenti troviamo prodotti applicati su diverse zone cutanee: - Detergenti corpo (doccia o bagno) - Detergenti solamente per il viso e per lo strucco - Detergenti per i capelli (shampoo) - Detergenti per l’igiene dentale (dentifrici) Vediamo ora i detergenti applicati solamente sulla superficie cutanea. Parlando di detersione della superficie cutanea che è quella tradizionale, la possiamo classificare in: Semplice Struccante normale/casalingo o professionale (come per levare il cerone degli attori) Profonda (scrub) Tra i diversi metodi: a. Per contrasto: basato sull’impiego fondamentalmente di una sostanza tensioattiva. Ex quando ci laviamo le mani o quando facciamo la doccia. È una soluzione acquosa di un tensioattivo. Per contrasto perché uso una soluzione acquosa per rimuovere qualcosa di lipidico. Quindi per contrasto rispetto alla sostanza che vogliamo rimuovere tipo per il sebo uso acqua ma con il tensioattivo. b. Per affinità: molto spesso usato nei neonati o nelle persone con una pelle sensibile, anche per i capelli, e consiste nell’impiego di oli che agiscono solubilizzando le sostanze lipidiche presenti sulla cute o sui capelli. Contengono anch’esso una piccola parte di tensioattivo per rimuovere poi i residui di olio Che cosa dobbiamo rimuovere? Sostanze idrofile sudore (insieme di sostanze idrofile) così come anche il fattore di idratazione naturale (AA, aminoazuccheri, ecc) Sostanze lipofile secrezione sebacea dalle ghiandole sebacee. Per i componenti lipofili abbiamo bisogno di sostanze che ci diano una mano a eliminare lo “sporco” Sostanze insolubili smog, cosmetici decorativi Storia del sapone Il sapone ha una storia molto antica, basti pensare che già nel 2800 a.C. era conosciuto tra i babilonesi; secondo un’antica leggenda romana il termine sapone deriva da “Monte Sapo”, che è il luogo dove si sacrificavano gli animali. Nell’800 la Francia si impose nella scuola dei saponieri. Nel corso dei secoli man mano che anche il concetto di igiene personale si diffondeva si è sviluppata l’arte del sapone, ma fino allo scorso secolo era considerato un oggetto di lusso adatto soprattutto alle classi più abbienti. Il processo antico prevedeva l’utilizzo di un grasso e della lisciva. Le regioni in cui la tradizione voleva il sacrificio di moti animali sfruttavano grassi animali (sego o sugna), così come regioni in cui erano diffusi vegetali “oleosi” (olivo, mandorlo, ecc…) utilizzavano prevalentemente grassi vegetali. La lisciva veniva ottenuta dalla cenere attraverso un processo di pulitura che prevedeva prima una filtrazione e poi una sorta di “cottura”. Dopo la bollitura una successiva filtrazione con un panno di cotone forniva un liquido abbastanza limpido che poteva essere conservato per lunghi periodi in recipienti di vetro. Proprietà di un detergente Desiderate: 1. Eliminazione dello sporco superficiale e delle secrezioni 2. Rimozione delle cellule morte 3. Riduzione della flora patogena 4. Mantenimento della pelle in buone condizioni Indesiderate: 1. Eccessiva deplezione dei lipidi dello SC 2. Alterazione del film idrolipidico 3. Denaturazione delle proteine della pelle 4. Irritazione 5. Sensibilizzazione Detersione semplice Abbiamo come sostanza basilare i tensioattivi, che hanno come finalità di migliorare le caratteristiche lavanti dell’acqua, adatta per l’allontanamento di sostanza idrosolubili dalla cute, ma non sufficiente per sostanze liposolubili. Impiego di tensioattivi atti a migliorare le caratteristiche lavanti dell’acqua. Le sue caratteristiche sono: a. Solubilizzante b. Bagnante b. 100g di olio di semi di arachidi c. 100g di olio di semi di mais d. un cucchiaio di farina di riso e. 300g di acqua (meglio se distillata) f. 128g di soda caustica (pura 96-99%) Come fare il sapone fatto in casa (senza la soda caustica): Ingredienti: a. 5 litri d’acqua b. 1 kg di cenere c. 750 ml di olio di oliva d. 50 gr di amido e. I vostri profumi preferiti La cenere contiene carbonati ed ossidi. Ha reazione (pH) alcalina a causa della presenza massiccia di ossido di calcio (anche più del 40% in CaO) e funge da soda caustica. Per il controllo del pH ho utilizzato delle cartine al tornasole graduate da pH 3.5 a pH 14 ed è risultato, dopo soli 3 gg pH 10, dopo 15 gg pH 9.5 e dopo un mese pH 9. Per cui completata la stagionatura (io la porterò almeno a 2 o 3 mesi) il sapone sarà sicuramente di ottima qualità. Detergenti sintetici (Syndet – Syntetic Detergent)) Alternativa ai saponi classici. Sono prodotti di sintesi o semi sintesi hanno il vantaggio che, a seconda della molecola che scegliamo, danno in soluzione acquosa un pH fisiologico 3-7 quindi valori compatibili col pH cutaneo. Inoltre, possono essere usate con qualunque tipo di acqua e non precipitano con le acque dure (anche se questo non è uno svantaggio drammatico). Questo perché non mi dà il pH alcalino sulla superficie cutanea e lo mantiene in condizioni fisiologiche. Tra gli svantaggi: a. Costo maggiore dei saponi classici b. Hanno maggior potere sgrassante c. Possono essere irritanti e dare dermatiti tossiche penetrando e facendo penetrare sostanze tossiche Per questo motivo di solito si associa a un detergente anionico primario, un detergente anionico secondario che ne mitiga un po’ il potere irritante: meno efficace come detergente ma rende il primo meno irritante. Tra i detergenti sintetici anionici più usati troviamo gli Alchilsolfati e Alchileterosolfati: sono dei Sali sodici di esteri solforici di acidi grassi ossia non hanno gruppo carbossilico ma solforico. Nel sodio lauril solfato abbiamo un alcol a lunga catena ma non hanno gruppo COOH ma SO4 e questo fa sì che non idrolizzino in acqua perché l’acido solforico è forte, e non precipitano con le acque dure. Il sodio lauril solfato è noto anche con le sigle di SLS o SDS; l’alcol laurilico è a 12C quindi sono sinonimi. Il sodio lauril solfato è il capostipite di alchil solfati invece il sodio lauril eteresolfato è un alchil etere solfato. La differenza è l’introduzione tra la catena dell’alcol grasso e il gruppo solfato un derivato del PEG, un CH2CH2O quindi è un etere e lo rende un pochino meno aggressivo. Gli alchil solfati, come il Sodio lauril solfato (SDS), sono usati sia in ambienti industriali che per cosmesi casalinga (saponi detergenti, shampoo, bagni schiuma). È degradato quasi completamente da enzimi batterici utilizzati nel trattamento di depurazione delle acque reflue da abitazione o attività industriali. La "American Cancer Society" ha dichiarato che l'SDS non è cancerogeno, e precisa che la sostanza, anche se nella sua funzione di detergente è irritante per la pelle, inizia ad essere pericolosa solo ad alte concentrazioni, maggiori di quelle usate correntemente in cosmesi. Gli alchiletere solfati che sono oggi i tensioattivi primari più comuni, nella maggioranza dei detergenti. Hanno maggiore tollerabilità degli alchilsolfati. Hanno buon potere schiumogeno e detergente anche con acque dure e dà una schiuma meno cremosa dei precedenti quindi più voluminosa ma meno compatta. Come tensioattivi anionici primari, principali responsabili dell’azione detergente, abbiamo visto i saponi classici, gli alchil solfati e gli alchiletere solfati. Tensioattivi anionici secondari Accanto a questi, per render il prodotto più tollerabile ed eudermico (simile e tollerato dalla pelle) si aggiungono anche tensioattivi anionici secondari che rispetto ai primari hanno minor potere detergente ma sono meglio tollerati dalla pelle, hanno anche costo maggiore e mediamene sono più difficili da viscosizzare. Tra questi troviamo: gli Acil glutammati che derivano dall’acido glutammico (hanno due gruppi carbossilici) e portano un residuo di acido grasso e sono salificati con il sodio o trietanolamina o con altre basi. Hanno buon potere detergente e buona tollerabilità cutanea. Altri possono essere i condensati proteici con acidi grassi come: sodio cocoyl (gli acidi grassi derivano dall’olio di cocco) barley (orzo) aminoacid in effetti vengono ottenuti per acilazione di idrolizzati proteici di origine vegetale o animale. Hanno un potere schiumogeno limitato ma ottima tollerabilità cutanea tant’è che gli aminoacidi sulla cute sono idratanti. Tensioattivi non ionici Quelli usati nell’ambito della detersione sono il lauril glucoside e il decil glucoside eteri tra oligomeri del glucosio (polimeri del glucosio con un n piccolo) e acidi grassi. Sono di origine vegetale da fonti non rinnovabili, infatti, la porzione di oligomeri di glucosio deriva da un amido come amido di mais o riso e la porzione alcol grasso deriva da oli vegetali come olio di cocco e di palma. N dell’oligomero del glucosio è piccolo (2-3) vuol dire che ci sono poche unità glicosidiche. Tensioattivi amfoteri Molecole con carica positiva e negativa. Un esempio è Cocamidopropyl Betaine che presenta un gruppo carbossilico carico negativamente e un gruppo amminico caricato positivamente. Deriva da cocammide (ammidi e acidi grassi dell’olio di cocco) e dalla betaina ed è indicato per tutti i prodotti per la detergenza e per le pelli sensibili come la pelle dei bimbi appena nati. Tensioliti Sono le formulazioni cosmetiche detergenti. Un prodotto cosmetico può essere fluido (ossia ha una viscosità tale da essere in grado di fluire da un flacone), semifluidi (consistenza cremosa e confezionati in tubetti) e solidi (saponi e saponette solide che oggi hanno uso meno esteso del passato anche per ragioni igieniche). Tra le categorie: - Shampoo - Shampoo doccia e bagno doccia - Olio da bagno - Detergenti viso-mani - Detergenti intimi - Pediluvi schiumogeni - Prodotti per rasatura È stato istituito un test per valutare l’irritabilità dei prodotti tensioattivi detto test della Zeina (proteina vegetale nel mais insolubile in acqua ma, con tensioattivi, si solubilizza): è basata sulla capacità dei tensioattivi di solubilizzarla. Esiste una correlazione tra il potere irritante del tensioattivo e la sua capacità di solubilizzare la Zeina (numero di Zeina). Il sodio lauril solfato ha maggior numero di Zeina e infatti è anche il più irritante, poi il sodio lauril etere solfato sta a metà. SAL o % di SAL: SAL è un acronimo per sostanza attiva lavante che da un’idea della quantità di tensioattivo presente indipendente dal tensioattivo. È una proprietà additiva. Si calcola facendo: % di tensioattivo da aggiungere x SAL di tensioattivo/100 = SAL finale. Tra le forme cosmetiche troviamo: Shampoo: contenuto medio di SAL 15-20% sono in genere liquidi scorrevoli in flaconi anche se oggi vanno anche di moda gli shampoo solidi utilizzando un sapone classico e darà origine a uno shampoo solido. Sono limpidi o gli shampoo per i capelli grassi o per la prima infanzia perché danno idea di purezza e delicatezza. Possono essere perlacei (con esteri di acidi grassi che formano le lamelle) o opachi (che danno idea di maggiore morbidezza del prodotto come quelli perlacei). Contengono tensioattivo primario in genere di alchil solfato o alchiletere solfato, un tensioattivo secondario per migliorare le caratteristiche di aggressività del primo, sostanze funzionali specifiche per quel tipo di indicazioni (capelli grassi, forfora, rinforzante), agenti condizionanti/sostantivanti (rendono il capello più morbido da pettinare), un viscosizzante e poi profumo che sono legati al tipo di prodotto tipo shampoo all’albicocca che di solito è arancione legato al colore di albicocca e col profumo di albicocca. Infine, i conservanti Shampoo doccia: contengono sodio lauril etere solfato (soluzione 20% non come tale se no la SAL sarebbe troppo alta) come tensioattivo anionico primario, cocamide propil amina come tensioattivo secondario, PEG 40 olio di ricino idrogenato è un altro tensioattivo non ionico e tensioattivo polimerico con polimero acrilico che agisce come viscosizzante. Sono a metà strada tra shampoo e bagnoschiuma sia come lavante che come % di profumo. Possono essere limpidi, perlacei o opachi Bagnoschiuma/bagnodoccia: hanno maggiore contenuto di sostanza attiva lavante e maggior quantità di profumo. Possono contenere anche microsfere/microparticelle con effetto scrub. Anche qui sodio lauril etere solfato come tensioattivo primario. Oli da bagno: funzionano generalmente non per contrasto ma per affinità ossia sono prodotti su base oleosa che quindi svolgono la loro azione detergente per affinità coi lipidi cutanei. Esistono diversi tipo di oli da bagno da prodotti oleosi (miscela di oli e profumo) che non fanno schiuma e non si disperdono ma rimangono sulla superficie dell’acqua a prodotti che contengono più o meno quantità di tensioattivi per farli disperdere nell’acqua del bagno. Tra i vari tipo possono essere iposchiumogeni (contengono tensioattivo e dispersi producono una piccola quantità di schiuma), disperdibili (formano emulsione lattiginosa no schiuma), solubili (si sciolgono e lasciano l’acqua limpida) e flottanti (si dispongono sulla superficie dell’acqua). Il vantaggio degli oli da bagno lascia la pelle morbida perché ripristinano il film idrolipidico cutaneo nella loro porzione lipidica. Sono molto usati in pelli patologiche (dermatiti topiche, pelle di neonati) Detergenti intimi: sono delle soluzioni più o meno viscose che come caratteristiche fondamentali devono contenere dei tensioattivi delicati presenti in piccola quantità con un pH acido. Tensioattivi delicati, infatti, non c’è il sodio lauril solfato come tale anche se troviamo il tea-Lauryl Sulfate e l’ammonium Lauryl Sulfate, troviamo in piccole quantità dell’acido lattico oltre che degli estratti di origine vegetale e garantisce un pH acido al prodotto che è importante per le mucose. se vediamo la Saugella, specializzata in questo: è a base di estratti naturali di timo e salvia (antibatterici) a pH acido di 3.5 (fisiologico che protegge da microorganismi come la candida) Struccanti: cosmetici detergenti destinati a rimuovere altri prodotti cosmetici ossia i cosmetici decorativi. Storicamente i primi erano delle emulsioni tra olio di vaselina, sapone classico e acquaemulsione fluida perché non aggiungiamo addensanti e funziona perché rimuove i cosmetici decorativi applicati ma è poco eudermica, fisiologica perché: 1. Olio di vaselina è una sostanza grassa poco affine ai lipidi cutanei perché sono nello strato corneo abbiamo colesterolo, squalene, nelle secrezioni sebacee i trigliceridi quindi niente di simile all’olio di vaselina che è soprattutto alcani e ha poca affinità per i lipidi cutanei 2. Impiego del sapone classico topo stearato di sodio come tensioattivo perché sappiamo che a contatto col l’acqua sviluppano una reazione di tipo alcalino e quindi noi applichiamo sulla pelle del viso (la più delicata) un prodotto col pH non fisiologico Oggi si utilizzano sempre delle emulsioni ma che utilizzano dei tensioattivi molto più fisiologici, meno aggressivi e che non danno pH alcalino. I latti detergenti e gli struccanti sono detergenti che funziona con un meccanismo di affinità e non contrasto quindi la componente lipidica del latte detergente è in grado di asportare la componente grassa presente sulla superficie cutanea che deriva dal cosmetico decorativo o con le secrezioni (sporco). Contiene anche una frazione acquosa che asporta le sostanze c. Colletto: porzione intermedia tra corona e radice, spesso piuttosto delicata perché in corrispondenza del colletto finisce la mucosa gengivale e nel solco gengivale po' esserci accumulo di materiale e microrganismi o anche dei fenomeni infiammatori. Quindi grossolanamente quello che ci interessa è la corona poiché è la porzione esterna e sulla quale agiamo con prodotti cosmetici. Per quanto riguarda i tessuti che compongono il dente abbiamo 3 tipi di tessuti: a. Polpa: porzione più interna e innervata (quando ci fa male un dente deriva dal fatto che è esposta la polpa agli agenti esterni) e irrorata. Circondata da uno strato spesso costituito dalla dentina, materiale che è composto da collagene calcificato quindi ha matrice di sostanze organiche che costituisce circa il 30% della dentina stessa e il resto è fondamentale composto da Sali (carbonato e fosfato di calcio). Ha una certa resistenza meccanica. La dentina è, nella sua porzione esterna, rivestita dallo smalto dentale. b. Smalto dentale: è quello che noi vediamo, è la parte aerea ed esposta e su cui agiscono i cosmetici. Lo smalto è il tessuto più duro dell’organismo ed è composto per oltre il 95% da minerali, di cui il prevalente è l’idrossiapatite: fosfato di calcio idrato insieme a una piccola percentuale di sostanze organiche. La dentina è quindi il materiale più duro di tutto l’organismo ed è composta per il 95% dal fosfato di calcio idrato detto idrossiapatite. Vi è poi il cemento, strat che unisce nella radice, la dentina con l’osso. L’osso invece ha un contenuto minerale più basso della dentina, infatti circa il 33% di sostanze organiche. L’osso ricorda più la dentina che lo smalto come composizione. Sottolineiamo questi concetti perché è sullo smalto che i cosmetici agiscono. Essendo l’idrossiapatite composta da fosfato di calcio, sarà un tessuto sensibile agli acidi quindi anche la dentina può essere danneggiata dagli acidi. Altra considerazione è che, se per qualche motivo in qualche punto lo smalto non è completo, può succedere nel colletto e la dentina viene esposta, sappiamo che ha una resistenza chimica e meccanica minore perché ha un contenuto di Sali minori dello smalto. Patologie dentali Le più frequenti e comuni sono: 1. Tartaro : formazione di uno strato di materiale minerale aderente al dente. Deriva dalla placca dentale o batterica: film con microorganismi strettamente legato al dente e difficile da eliminare perché i microrganismi producono proteine con caratteristiche adesive che lo ancorano alla superficie dello smalto e sono difficili da eliminare. Se la placca non viene rimossa con cura può mineralizzare, si depositano sali soprattutto di calcio, che la fanno diventare dura e dev’essere rimossa meccanicamente dal dentista. 2. Parodontite : il tartaro può anche portare, se non rimosso con regolarità, po' indurre infiammazione cronica nella gengiva (poiché è comunque qualcosa di estraneo) e i microrganismi proliferano, chiamata parodontite e può portare alla caduta dei denti; ha incidenza molto alta negli adulti, le forme lievi colpiscono il 20-30% degli adulti e gravi 10-15% degli adulti. Tant’è che ci sono anche dentifrici che dovrebbero aiutare la prevenzione delle parodontiti anche se in realtà, essendo un’infiammazione cronica, non è banale ed è l’igiene dentale che la previene meglio 3. Carie : patogenesi multifattoriale e che è caratterizzata dalla formazione di cavità nei tessuti duri del dente (smalto, dentina); quando questa cavità arriva vicino alla polpa dentale, il dente fa male perché gli stimoli arrivano a livello della polpa dove vi è l’innervazione. Eziopatogenesi carie eziologia multifattoriale e i fattori sono: microrganismi (perché è una patologia microbica e svolgono un ruolo rilevante), ospite perché ci sono persone più o meno predisposte, tempo e dieta. Tutto questo può portare alla formazione della carie. I microrganismi coinvolti sono quelli che formano la placca dentale: film strettamente aderente alla superficie del dente grazie alla ipnologia die microrganismi (Streptococcus mutans e Lactobacillus acidofilo) che producono proteine adesine che aderiscono sulla superficie del dente. Questi sono ubiquitari (sui denti di tutti) ma non tutti hanno la stessa tendenza a sviluppare carie. Come mai possono portare alla carie? Formano la placca e rimangono adesi, sopravvivono grazie al nostro cibo introdotto. Questi usano gli elementi basilari (zuccheri nei residui di cibo che rimangono nella bocca) li usano per la loro sopravvivenza e utilizzando zuccheri portano a formare acidi (come acido lattico). Essendo aderenti alla superficie del dente, queste piccole quantità dia cidi, creano un micro ambiente acido sulla superficie del dente nella placca. Ma siccome abbiamo visto che lo smalto si scioglie con l’acido, tende a produrre una demineralizzazione dello smalto, ed è reversibile nella prima parte del processo. Remineralizza grazie a Sali e fosfati che si depositano nuovamente. È un equilibrio continuo. Se l’equilibrio si rompe e prevale la demineralizzazione può formarsi una cavità nel dente dove ristagnano microrganismi e residui di cibo dove continuano a lavorare e la cavità nel corso degli anni può arrivare vicino alla polpa dentale. Per quanto riguarda l’ospite, dipende da: - pH salivare vicino alla neutralità ma ci sono persone con pH più acido o più alcalino (favorevole perché meno dannoso per l’idrossiapatite) - Predisposizione genetica - Uso di farmaci - Patologie sistemiche - Gravidanza igiene orale Per quanto riguarda la saliva: estremamente importante, è un fattore protettivo per la carie essenziale perché è un sistema tampone e tende ad annullare l’abbassamento di pH prodotto dai microrganismi e svolge anche un’azione detergente meccanica perché lava via i residui di cibo dalla bocca e contiene di per sé enzimi che riducono la crescita dei microrganismi tra cui lisozima, lactoperossidasi, fagociti, IgA secretorie. Per quanto riguarda la dieta: si parla di cariogenicità della dieta cioè di propensione a facilitare lo sviluppo della carie rispetto alle nostre abitudini alimentari. In genere, le sostanze più pericolose sono gli zuccheri semplici come il saccarosio, substrato usabile subito dai microrganismi per la loro nutrizione ma anche dieta ricca di acidi. Fondamentale è la frequenza di assunzione del cibo per rispettare l’alternanza dei processi di demineralizzazione e remineralizziamone del dente, per queto l’altor fattore è il tempo. Per questo motivo avremo dentifrici che cercheranno di prevenire e curare queste patologie. Nelle varie fasi dell’igiene dentale, troviamo: 1. Spazzolino: fondamentale, forse ancora più del dentifricio. Lo spazzolino svolge un’azione meccanica, rimuove meccanicamente la placca ed eventuali residui di cibo sui denti. 2. Dentifricio: ha azione coadiuvante e anche specifiche 3. Filo interdentale e scovolino: il filo rimuove residui di cibo e placca negli spazi stretti fra i denti e gli scovolini negli spazi maggiori fra denti 4. Collutorio: completa l’azione igienica effettuata con gli altri strumenti. Tra le tipologie di dentifrici, troviamo: Liquidi Secchi: polveri e compresse dentifrice In gel: sono translucidi, non opachi Paste dentifrice: decisamente opache Dal punto di vista funzionale non ci sono differenze, hanno uguale azione. Per quanto riguarda gli ingredienti dei dentifrici distinguiamo in quelli di base, presenti in tutti e poi quelli specifici in base alle caratteristiche del prodotto. Tra gli ingredienti di base troviamo: o Solventi come l’acqua (alcol) o Viscosizzanti (1-2%) per conferire stabilità fisica e consistenza oltre che plasticità. Tra questi: idrossietilcellulosa, carbossimetilcellulosa sodica, gomma xanthan, carragenani e gel di silice. In genere si usano miscele di gomma xantana/carragenani con idrossietilcellulosa per poter avere un dentifricio consistente ma che mi consenta di scorrere fuori al tubetto grazie a una leggera pressione o Schiumogeni (1-2%): tensioattivi (SDS) o Aromi (1-3 %) o Edulcoranti (1-3%) o Umettanti (10-40%): evitano l’essiccamento del prodotto in superficie, tra cui Glicerolo, sorbitolo, xilitolo o Abrasivi (15-50%): considerati le sostanze funzionali del dentifricio. Sono piccole particelle con dimensioni < a 5 micron solide, possono essere microsfere polimeriche (dentifrici con microgranuli), più comunemente contengono sali insolubili (Carbonato di calcio, fosfato di calcio, allumina, gel di silice). Classificazione dei dentifrici in base all’abrasività: bassa abrasività (RDA da 60 a 70) media abrasività (RDA da 70 a 100) moderata abrasività (RDA da 100 a 120) alta abrasività (RDA da 120 a 200) Dentifrici in gel Qual è la differenza fra un dentifricio in gel o in pasta? Quelli in gel anno, normalmente, un minor contenuto di abrasivo che è composto da silice insieme a grandi quantità di umettanti, infatti in un dentifricio in gel ci sono molti più umettanti e meno abrasivo in quanto i solventi (umettanti e acqua) rappresentano il 70% e l’abrasivo il 30%; mentre in un dentifricio in pasta, la parte liquida di glicerina e acqua è meno del 50%. Quindi, in generale, i dentifrici in gel hanno un minor contenuto di abrasivi e questi sono formati da gel di silice che, in presenza di grandi quantità di umettanti, diventa trasparente. Dal punto di vista funzionale sono uguali alle paste dentifrice, con uguali ingredienti e funzioni. Additivi funzionali Anti alitosi : Clorofilla, aldeide cinnamica, eugenolo, mentolo, cannella Antimicrobici : Clorexidina (antibatterico contenuta nei dentifrici sotto ad una certa % perché al di sopra diventa un dispositivo medico), triclosan, argento colloidale Antiplacca : SLS (agente denaturante per le proteine e l’affinità per gli ioni calcio lo fa aderire per ostacolare la formazione della placca), tensioattivi cationici, clorexidina, iodio povidone e Sali di metalli (alluminio, zinco, rameagiscono come SLS ossia precipitazione delle proteine e riducono l’adesione dei microrganismi sulla superficie del dente) Sbiancanti : Bicarbonato di sodio, microsfere a bassa abrasività, perossido di urea (agisce liberando acqua ossigenata), perlite (silicato amorfo di origine naturale e rientra nelle microsfere a bassa abrasività). Esistono proprio dei kit sbiancante per uso professionale (come Opalescence) nei quali sono presenti siringhe contenenti prodotto che viene applicato su un sostegno poi applicato su tutti i denti e il risultato può essere anche abbastanza evidente. Sono a base di perossidi in particolare perossidi di carbammide con concentrazioni diverse (6-10-16%) ossia una forma stabile dell’acqua ossigenata. In questi kit è anche contenuto il fluoro (diverse funzioni sul dente) e il nitrato di potassio con azione desensibilizzante del dente perché uno dei principali inconvenienti nell’uso di questi kit è dare una certa sensibilità dentale che è abbastanza fastidiosa. Astringenti : sali di alluminio, sali di zinco, allume, acido tannico. Inducono precipitazione delle proteine per ridurre il sanguinamento gengivale così come anche i dentifrici salini che hanno NaCl in concentrazioni elevate e per effetto osmotico riducono il sanguinamento gengivale. N realtà, bisognerebbe andare alla base del sanguinamento gengivale!!! Dentifrici salini : Sale (10-15%) Antitartaro : Pirofosfati (hanno valenza -4 per il loro doppio gruppo fosfato) e fluoruri Trattamento denti sensibili : Cloruro di stronzio, nitrato di potassio, zinco citrato e Idrossiapatite Dentifrici ripara-smalto Sono in grado di ridurre la sensibilità dentale per il loro meccanismo d’azione. in alcuni smalti trattati con acido fosforico non appare completamente liscio ma ci sono micro cavità e sono la demineralizzazione dello smalto indotta dall’acido un po’ come succede nella genesi della carie vista nella lezione precedente. Acne Patologia con un insieme di distrofie nell’apparato pilosebaceo che interessano anche le one circostanti perché la distrofia non è limitata al follicolo ma interessa anche le zone dermiche ed epidermiche circostanti. La patogenesi dell’acne comporta due situazioni che si verificano simultaneamente: a. Ostruzione di cheratinizza osteo-ghiandolare e il sebo ristagna nei follicoli b. Alterazione della secrezione sebacea con iperproduzione di sebo con alterata composizione: più viscoso e non fluido che non fuoriesce La situazione iniziale (comedone iniziale) quasi impercettibile, ghiandola sebacea produce sebo e ristagna nel follicolo. Nel comedone più avanzato si vede l’accumulo di sebo. Fino a qua siamo in condizioni di inestetismo. La patologia scatta con due fenomeni: a. Fenomeno infiammatorio di irritazione b. Fenomeno infettivo Nei follicoli abbiamo una microflora non patogena che risiede dove abbiamo più follicoli. Se rimane sebo nel follicolo, la microflora scinde i trigliceridi liberando acidi grassi grazie a enzimi lipolitici e questi acidi grassi rimangono nel follicolo. Alcuni acidi grassi (8C e 14C) sono irritanti per le pareti del follicolo così si ha una prima infiammazione. In più, in queste condizioni anaerobiche, ci può essere proliferazione di un microrganismo (Propionibacterium acnae) che produce una vera e propria infezione e infiammazione più o meno marcata poiché libera sostanze immunologicamente attive. Inizialmente si formano papule e pustole poi si possono avere noduli e cisti. Il trattamento per l’acne è farmacologico mediante somministrazione sistemica di antibiotici che eliminano i microrganismi scatenanti. Poi ci saranno trattamenti dermocosmetici per trattare le cicatrici ma è secondario. Si usa anche l’acido retinoico (farmaco) per ridurre la secrezione sebacea. Obbiettivi trattamento cosmetico Migliorare l'aspetto della pelle, rendendola visibilmente meno unta Detergere delicatamente per evitare l’effetto rebound Purificare la pelle e normalizzare/contenere la secrezione sebacea Esfoliare la pelle Contrastare la crescita batterica Facilitare la chiusura dei pori Idratare Proteggere dagli insulti atmosferici Sostanze funzionali principali Astringenti e sebo-normalizzanti: Tannini (precipitano le proteine), Derivati organici dello zolfo, vitamina A Cheratolitici e cheratoplastici: Alfa e beta-idrossiacidi, aminoacidi solforati, allantoina Antibatterici: Acido azelaico, clorexidina, acido undecilenico Opacizzanti: Caolino, amido, talco, ossido di zinco Cosmetici per pelle pre-acneica 1. Detergenti contenenti tensioattivi cationici 2. Syndet (detergenti sintetici) a pH acido (è il pH fisiologico della pelle) 3. Crema da giorno: O/A non grassa (max. 5%) contenente allantoina, derivati organici dello zolfo 4. Crema da notte: A/O/A contenente steroli, Vitamina A e allantoina 5. Evitare gli oli minerali che sono comedogeni 6. Maschere argillose PELLE SECCA Per prima cosa devo determinare che tipo di secchezza cutanea ha la mia pelle per impostare un certo tipo di azione cosmetica. Pelle secca per disidratazione Il contenuto di acqua dello strato corneo (10-30 %) è funzione di: a. Umidità relativa dell'ambiente b. Quantità di NMF (insieme di sostanze che deriva dal disfacimento cellulare e che ha la funzione di idratare) c. Quantità di lipidi idrofili Il contenuto d’acqua dello strato corneo è strettamente legato alla desquamazione cutanea. Nello strato corneo abbiamo diversi tipi di legami: o Covalenti per i corneodesmosomi agganciano diversi corneociti (legame predominante). Desquamazione : è necessario che si rompano i corneodesmosomi perché avvenga la desquamazione. La degradazione avviene da proteasi e glicosidasi. Un esempio è un enzima in grado di scindere il legame e si chiama Stratum Corneum Chymotryptic Enzyme SCCE; questo di solito è inattivo nello strato corneo e viene attivato da enzimi triptino simili. Perché ci sia attivazione dell’SCCE tramite enzimi triptino simili è necessario che ci sia una certa quantità di acqua nello strato corneo. Se lo strato corneo è disidratato la desquamazione non avverrà in modo corretto ma l’acqua nello strato corneo dipende dall’integrità della barriera cutanea che la trattiene e dalla presenza dell’NMF (deriva dall’idrolisi della filaggrina quando il contenuto di acqua tende a diminuire e subisce autoregolazione; composto da aa e altri derivati come acido pirrolidoncarbossilico, urea, lattato di sodio, zuccheri e amminozuccheri). o Forze di van der walls o Interdigitazione Secchezza cutanea (xerosi) Situazione in cui la pelle è estremamente secca e dimostra il legame tra la desquamazione e la secchezza cutanea. La xerosi è una condizione cutanea di secchezza particolarmente marcata, provocata da: - Condizioni ambientali (vento e freddo) - Saponi - Età - Ereditarietà - Patologie La secchezza è accompagnata da alterazione della desquamazione: le cellule più esterne non si staccano regolarmente: aggregati di cellule si staccano a scaglie in seguito a frizione. Le caratteristiche presenti nella xerosi sono: a. Ridotta attività enzimatica b. Ridotta presenza di NMF c. Alterata composizione lipidica Nella xerosi: 1. L’attività della SCCE è molto minore, meno della metà rispetto a quella che si ha nella pelle normale. 2. L’NMF è correlato all’età e diminuisce con essa 3. Nella pelle secca c’è un minor contenuto di ceramidi Per cui: se lo strato corneo è disidratato diventa fragile perché l’acqua è un plasticizzantesi frattura e perde acqua, NMFminore capacità dello strato corneo di trattenere acqua e tutto ciò riduce l’attività dell’SCCEminore desquamazione e si ha ipercheratosi. Approcci all’idratazione a. Effetto occlusivo (poco eudermico): tra le sostanze oleose attraverso le quali l’acqua non riesce a passare: Gli oli minerali riducono la TEWL del 30% Siliconi (stearyl dimethicone, cere siliconiche) Vaselina: poco eudermica, comedogenica Sostanze che possono agire con questo meccanismo, sostanze lipidiche che impediscono l’evaporazione dell’acqua: Oli idrocarburici e cere, Siliconi, Grassi animali e vegetali, Acidi grassi, Alcol grassi, Cere, Fosfolipidi e Steroli. È un approccio che va bene nell’immediato ma è poco duraturo perché appena la formulazione viene rimossa si instaura nuovamente l’equilibrio originario. b. Idratazione diretta (uso di sostanze igroscopiche/umettanti): Umettanti sono sostanze igroscopiche, hanno la funzione di trattenere l’acqua sulla superficie cutanea e riempiono i vuoti presenti nello strato corneo attraverso il rigonfiamento pelle più liscia. Una tra queste è la Glicerina: aumenta la water holding capacity dello strato corneo, modula la fase lipidica e ha azione corneodesmolitica. Tra gli altri umettanti usati: Sorbitolo, maltitolo, Trealosio, Betaina (trimetil glicina), Pectine, Mucillagini (malva, tiglio, altea), Acido ialuronico, Sericina, sodio PCA (in concentrazione al 2%) e Urea (Rompe i legami idrogeno, liberando sui corneociti i siti disponibili per il legame con l’acqua e Promuove la desquamazione poiché ad alte concentrazioni è cheratolitica). c. Rafforzare la barriera cutanea tramite sostanze lipidiche d. Favorire la corretta desquamazione (applicazione topica di proteasi) Bestiario (cavolate) dell’idratazione cutanea che ritroviamo nelle pubblicità Un concentrato di oli essenziali purissimi e acido jaluronico per l’idratazione profonda della pellegli oli essenziali purissimi non hanno azione idratanti e possono essere rischiosi perché molto penetranti. L’acido ialuronico è un idratante di superficie e non da idratazione profonda Grazie agli oli vegetali e all’aloe dona un’idratazione naturale e duratura... gli oli vegetali agiscono con effetto occlusivo, l’aloe è idratante come tante altre mucillaggini Idrata la pelle grazie al collagene embrionale oppure marinosappiamo che il collagene agisce in superficie come l’acido ialuronico Idrata la pelle in profondità grazie alle microsfere di acido jaluronico Grazie all’idrolizzato di RNA marino idrata la pelle in profondit e ne stimola la rigenerazioneà̀, rango o professione, sia vergini che abbandonate o vedove, che avessero profonda Alipia cutanea (pelle secca per carenza di lipidi) Altro modo di avere la pelle secca, spesso associato al primo. Alipia cutanea sta per carenza di lipidi che vengono dal sebo (secrezione che riveste la superficie cutanea) quindi con scarsa produzione sebacea la pelle sarà secca per alipia. La produzione sebacea è legata a fattori di tipo endocrino e non riusciamo ad agire ma se la pelle è secca per alipia apportiamo lipidi dall’esterno. forniamo matrice lipidica per compensare la carenza tra corneociti. Una possibilità, che è anche il metodo più idoneo nel caso in cui la pelle sia secca sia per alipia che disidratazione, è fornire lipidi di barriera cioè quelli naturalmente presenti nello strato corneo (ceramidi, colesterolo e acidi grassi). Questi ripristinano i lipidi della barriera cutanea ma hanno l’inconveniente di essere molto costosi soprattutto le ceramidi per cui spesso vengono impiegati prodotti emollienti sebosimili ossia prodotti emollienti simili ai lipidi. Tra i lipidi della cute ci sono ceramidi, colesterolo e squalene, in generale possiamo usare li e grassi vegetali e animali (soprattutto se contengono acidi grassi insaturi che mimano i trigliceridi del sebo), squalene o squalano (equivalente saturo e meno soggetto a ossidazione), idrocarburi terpenici o acidi grassi polinsaturi. Sono tutti simili ai componenti del sebo e componenti di barriera. Il loro problema può essere l’untuosità: gli emollienti molto untuosi sono più difficili da spalmare e si usano per le creme da notte gli emollienti medio untuosi sono per le creme giorno gli emollienti ancora meno untuosi sono nei latti per il corpo Tra questi esistono: a. Sistemi enzimatici tra cui: Superossidodismutasi (SOD) 32500 Da catalizza la trasformazione dell’anione superossido a ossigeno ed acqua ossigenata. Effetti in vitro: protegge il DNA, inibisce la lipoperossidazione, inibisce la depolimerizzazione dell’acido ialuronico e ha Eeffetto antiinfiammatorio e anti irritante b. Sistemi non enzimatici tra cui: Glutatione (logP -6.4) Coenzima Q (antiossidante naturale) che Inibisce lipoperossidazione dei lipidi e proteine di membrana Vitamine: I. Vitamina A: attività legata alla formazione di acido retinoico. In particolare, l’acido retinoico (ha azione più marcata quindi non si può usare in cosmetici perché sono teratogene ma solo in farmaci): Stimola il rinnovamento cellulare Riduce la profondità delle rughe Metabolita attivo acido retinoico Usato per l’acne Nel settore cosmetico può essere usato solo il retinolo II. Vitamina C: Vitamina idrosolubile. Interviene nella sintesi del collagene. È un radical scavenger con azioni antinvecchiamento: Attività antiossidante Sintesi del collagene (cofattore nella idrossilazione della prolina e della lisina) Attività foto protettiva (si concentra nell’epidermide) Azione depigmentante (effetto schiarente sulle macchie cutanee) Attività immunostimolante È una molecola molto labile così sono stati sintetizzati derivati idrosolubili (capacità di penetrare la pelle bassa) stabili: Magnesio ascorbil fosfato e Ascorbil glucoside (zucchero+acido ascorbico). Un derivato stabile liposolubile è Ascorbil palmitato (più stabile della vitamina C, più liposolubile e penetra meglio nella pelle) III. Vitamina E: Vitamina liposolubile. È l’alfa-tocoferolo ed esso si intercala tra i fosfolipidi delle membrane biologici proteggendo i lipidi delle membrane dalla lipoperossidazione lipidica. c. Acido lipoico (INCI Thioctic acid) è il cofattore di reazioni enzimatiche, è un antiossidante (in vitro) insolubile in acqua con scarsa stabilità. Lo standard giapponese lo esclude dai cosmetici a contatto con le mucose e lo limita allo 0,01% negli altri cosmetici. d. Antiossidanti di origine vegetale, tra cui: Derivati polifenolici tra cui: a. Flavonoidi: sono molecole di sintesi o estratti vegetali con scarsa solubilità in acqua e colore intenso b. Isoflavoni: 1. hanno azione ormono-simile (interagiscono con i recettori, è un agonista debole e antagonista) 2. Azione non ormonale (antiossidante, Ricostituzione collagene , stimolazione sintesi collagene, acido ialuronico) Leviganti/esfolianti Per ridurre la visibilità delle rughe e dei segni del tempo, possiamo ricorrere a: a. Esfolianti chimici: o Alfa-idrossiacidi o Acido salicilico o Papaina: enzima proteolitico, usata come integratore di enzimi digestivi. Nelle paste dentifrice sbiancanti, creme depilatorie, lozioni per la detersione delle lenti a contatto e preparati per rimuovere i frammenti necrotici dalle ulcere cutanee. Può provocare reazioni allergiche, anche gravi (simili alle reazioni da lattice) b. Esfolianti meccanici: o Abrasivi (Minerali, Vegetali e Sintetici) o Microdermoabrasione cosmetica: tecnica cosmetica non chirurgica di esfoliazione con microcristalli inerti di corindone (Al2O3). Indicazioni: acne, cicatrici da acne, rughe, iperpigmentazioni. Vantaggi: non pericolosa. Svantaggi: servono diverse sedute. Miorilassanti Tossina botulinica: dal 2004 anche in Italia può essere fatta ma solo da specialisti. Sono sostanze ad uso cosmetico tra cui: a. Acetil-esapeptidi (Agirelina®): permea in vitro attraverso la pelle: nello strato corneo allo 0.22 %, nell’epidermide allo 0.01% e nel derma allo 0. Proprietà: p.m. 887 e logP -5.2 b. Lipopeptidi Meccanismo d’azione stimola il rilascio di messaggeri del rilassamento muscolare e attenua il rilascio di messaggeri della contrazione muscolare. Idratazione ed emollienza Dobbiamo cercare di ricostruire il film idrolipidico con ceramidi (prevengono anormale perdita di acqua, mantengono elasticità ed idratazione e regolano equilibrio del rinnovamento cellulare). Fiale d’urto Soluzioni acquose o glicoliche (acqua+glicerina) che vengono pubblicizzate con effetti lifting istantaneo. Sono in fiale e per fatto psicologico la fiala ricorda il farmaco e qualcosa di estremamente efficace. Sono antirughe temporanei, contengono proteine di origine animale come siero albumine bovine che hanno azione condivisa anche con collagene e acido ialuronico: formano un film, una volta evaporato il solvente, che tira meccanicamente la pelle. DOMANDE: Vitamina C: azioni cutanee, stabilità e derivati di impiego cosmetico Indicare gli approcci cosmetologici all'idratazione cutanea. Descrivere i fattori che influenzano la desquamazione cutanea Quale/i di queste sostanze funzionali cosmetiche sono indicate nel trattamento della pelle grassa? A) Astringenti; B) Sebornormalizzanti; C) Cheratolitici; D) Lipidi di barriera. ALFA IDROSSI ACIDI L’impiego degli alfa idrossi acidi è noto fin dall’antichità: l’uso popolare di sostanze naturali come il latte, del succo degli agrumi e del vino e infatti essi contengono alfa idrossi acidi. I primi trattamenti dermatologici risalgono alla fine del secolo scorso, seguiti a breve dell’introduzione sul mercato cosmetico di prodotti cosmetici a base di alfa idrossi acidi sul mercato americano. Ben presto però (1996) sorsero alcuni problemi di sicurezza che possono presentare gli alfa idrossi acidi. Tant’è che nel 1997 la FDA ha emesso le prime linee guida sull’uso sicuro di questi prodotti. Nel corso di questa lezione oltre agli alfa idrossi acidi, vedremo qualcosa anche sui beta idrossi acidi. Innanzitutto, gli alfa idrossi acidi sono acidi organici (carbossilici) che presentano un gruppo carbossilico in alfa rispetto al gruppo carbossilico e quindi la loro formula generale è RCOHCOOH. Come vedremo, ci sono anche dei beta idrossi acidi che trovano impiego nel settore cosmetico, con formula di struttura RCOHCH2COOH, con indicazioni analoghe ai primi. I beta idrossi acidi si differenziano perché il gruppo ossidrilico non è più in alfa ossia nel carbonio adiacente ma in beta. Tra i beta idrossi acidi ce ne sono due: 1. L’acido salicilico è un acido aromatico ossia presenta un gruppo benzenico ma non ha propriamente un ossidrile, ma ha un OH in beta rispetto al gruppo carbossilico. Viene usato come farmaco topico usato essenzialmente come cheratolitico, alla base dei prodotti per la rimozione dei calli (ispessimenti dello strato corneo). Nei farmaci viene usato in associazione con altri farmaci che devono agire localmente. 2. L’acido tropico Alfa idrossi acidi Tra gli alfa idrossi acidi più comuni troviamo: Acido glicolico Acido lattico (deriva dal NMF e dalla secreione sudorale). È una sostanza endogena, si forma durante il metabolismo del ciclo di Krebs del ciclo del glucosio Acido mandelico: acido aromatico Acido malico Acido tartarico Acido citrico: acido organico presente in tutti gli agrumi I primi 3 alfa idrossi acidi hanno un unico gruppo carbossilico mentre gli ultimi 3 nella fila hanno più di un gruppo carbossilico (acido malico ha un OH e 2 COOH, acido tartarico ha 2 COOH e 2 OH, l’acido citrico ha 3COOH). Inoltre, gli ultimi 3 alfa idrossi acidi sono simultaneamente alfa e beta idrossi acidi. Se comincio a contare dal carbonio del C del COOH dall’estrema destra della formula, la molecola è un alfa idrossi acido perché l’OH è in 2, ma se comincio a contare dal COOH all’estrema sinistra della formula è un beta idrossi acido perché l’OH è in beta e non in alfa. Gli alfa idrossi acidi sono presenti in natura nelle seguenti prodotti naturali, oggi vengono ottenuti essenzialmente per sintesi. Si trovano: - Acido glicolico nella canna da zucchero - Acido lattico nel latte - Acido malico nelle mele - Acido tartarico nell’uva - Acido citrico negli agrumi Molti di questi alfa idrossi acidi, soprattutto acido lattico, tartarico e citrico, hanno impieghi tradizionali come: Correggere il pH di alcuni prodotti anche cosmetici Come idratanti in quanto sono componenti dell’NMF come l’acido lattico Hanno applicazioni cosmetiche e dermatologiche e quello che fa la differenza tra uno e l’altro è la concentrazione di alfa idrossi acido. Quelli a basse concentrazioni sono impiegati come cosmetici mentre ad elevate concentrazioni hanno azioni più marcate di tipo dermatologico, sotto competenza medica anche se il meccanismo alla base è lo stesso. Applicazioni cosmetiche 1. Idratanti 2. Riduzione delle rughe superficiali 3. Azione tonificante 4. Aumento della luminosità della pelle 5. Levigazione cutanea Applicazioni dermatologiche 1. Acne 2. Xerosi L’acido lattico, molecola otticamente attiva con forma D e L, le due forme non hanno uguale efficacia ma l’acido L-lattico è la forma attiva infatti aumenta il contenuto delle ceramidi mentre il D no. Il racemo, una miscela delle forme L e D ha attività intermedia. L’acido lattico è in grado di stimolare la produzione di ceramidi perché interviene nel ciclo di sintesi delle ceramidi stessi ma questa attività è dovuta alla forma L. Le concentrazioni ammesse di acido lattico sono al max di 10% come esfoliante purché abbiano un pH > 3.5; po' essere usato sotto controllo medico per il trattamento dell’invecchiamento cutaneo fino al 30%. L’acido lattico è contenuto in alcuni detergenti intimi (dermogella) come correttore di pH per averlo acido ed è usato nel trattamento delle callosità cutanee analogamente all’acid salicilico nella linea Scholl. 3.Acido tartarico Non ha grossi impieghi come idratante e cheratolitico. È un acido dicarbossilico, molecola doppia rispetto all’acido glicolico. Svolge le stesse azioni anche se non viene sfruttato nei cosmetici. Essendo una molecola doppia è attivo a concentrazioni più basse ma a tempi di applicazioni più lunghi perché essendo una molecola più grossa penetra più lentamente. Viene usato prevalentemente nella cosmesi come prodotti più naturali. 4.Acido mandelico Usato per il peeling. Le applicazioni sono le stesse: acne, crono aging (invecchiamento indotto dal tempo), foto aging (invecchiamento indotto dai raggi UV), però l’acido mandelico al 50% è un dispositivo medico per indicare che al 50% è usato come peeling ma di competenza di tipo dermatologico e non cosmetica (questo lo sottolineiamo perché al 50% si trova anche su internet ma è pericoloso). Sempre parlando di peeling c’è una formulazione detta cook total body peel, miscela di acido glicolico al 70% e acido tricloro acetico al 40%. È una bomba e pericolosa ed è un trattamento di tipo dermatologico, applicato per un tempo brevissimo e poi subito dopo tamponata con una soluzione di bicarbonato di sodio. Però avere effetti importanti nel levare macchie e segni del tempo che scompaiono quasi completamente con colore più uniforme. Le precauzioni generali usate nell’acquisto e impiego di alfa idrossi acidi sono: 1. Acquistare prodotti che in etichetta riportino le concentrazioni e il pH e che abbiano concentrazioni inferiori al 10% e pH superiore a 3.5 perché ci garantisce di non incorrere in possibili effetti dannosi a livello cutaneo. 2. Utilizzati questi prodotti vanno usati prodotti solari anche in inverno, almeno 15 SPF e fare un patch test ossia un test di tollerabilità cutanea prima del primo impiego ed è molto meglio usare la protezione solare per prevenire le rughe, piuttosto che non usarla, farsi venir le righe e poi trattarle con gli alfa idrossi acidi. Beta idrossi acidi Non sonno così tanto usati, il più usato è l’acido salicilico che è un cheratolitico e antinfiammatorio. Inoltre, è una sostanza liposolubile per l’anello benzenico e questo fa sì che abbia un particolare efficacia per la pelle grassa perché, essendo molto più liposolubile, penetra meglio la pelle e il sebo sulla pelle. Per questo motivo è usato per avere l’apertura dei comedoni nell’acne. è più adatto per questo dell’acido glicolico lattico. Può essere usato in associazione a questi due acidi per avere dei peeling abbastanza leggeri perché la sua capacità di penetrazione è minore degli alfa idrossi acidi che sono più piccoli. Altre applicazioni sono: calli e verruche, psoriasi e ittiosi. In realtà ci sono anche dei limiti nell’impiego dell’acido salicilico: è ammesso nei prodotti per capelli da eliminare con gli shampoo per la sua azione cheratolitica nel caso di forfora (concentrazione massima del 3%), negli altri prodotti al massimo al 2%. Non può essere usato nei bambini sotto i 3 anni ad eccezione degli shampoo, perché possono verificarsi delle reazioni allergiche ai salicilati. Gli aspetti più nuovi relativi ad alfa e beta idrossi acidi sono che hanno dato origine a molecole più recenti, tra cui i poli idrossi acidi. Poli idrossi acidi Spesso vengono indicati con acronimo PHA come il gluconolattone. Sono idrossi acidi con più gruppi OH. Ad esempio, il gluconolattone, nella sua forma nella pelle apre il lattone che dà origine all’acido gluconico, acido monocarbossilico ma con più gruppi ossidrili. I poli idrossi acidi come il gluconolattone danno penetrazione cutanea molto più lenta e graduale e sono meglio tollerati e meno irritanti, la concentrazione va da 2 a 15%. Inoltre, il gluconolattone è anche una sostanza dotata di proprietà o capacità antiossidante naturale e protegge anche contro i raggi UV. Poli idrossi acidi complessi Tra cui l’acido lattobionico che è, analogo agli idrossi acidi, ma è complesso poiché è formato da una molecola di galattosio unita a una molecola acido gluconico, ossia ha un gruppo COOH e tanti gruppi OH. L’acido lattobionico ha un’azione cheratolitica molto delicata perché, analogamente al gluconolattone, penetra molto lentamente ed è un chelante del ferro, quindi, svolge indirettamente un’azione antiossidante perché limita i residui di metalli pesanti; inoltre, è molto igroscopico ancora più del glicerolo, tende così ad idratare la pelle per effetto igroscopico. Unico inconveniente di questi poli idrossi acidi complessi sono molto costosi e quindi lo saranno ancora i prodotti finali. COSMETICI PER CAPELLI Struttura de capello Porzione aerea del capello (stelo) è rivestita dalla cuticola, uno strato sottile (0,2-0,4 micron). Sono cellule appiattite leggermente sovrapposte le une alle altre con struttura compatta e impenetrabile e il cui componente principale è la cheratina. È una cheratina dura, ricca di zolfo, e si possono formare più legami covalente tra queste cellule rendendola ancora più compatta. La porzione vitale del capello è il bulbo pilifero dove arrivare i capillari venosi e arteriosi che portano nutrimento per la generazione dello stelo capillare. Ci sono infatti diversi prodotti cosmetici venduti in farmacia che agiscono sulla crescita dei capelli. Il ciclo di crescita del capello si compone di 3 fasi: a. Fase di crescita detta Anagen: dove troviamo il 90% di tutti i capelli che abbiamo sulla testa. Ha durata variabile (3-8 anni) e questo spiega perché la lunghezza massima che i nostri capelli possono raggiungere è diversa tra persone diverse. Durante questa fase il capello continua a crescere ma in alcuni dopo 3 anni si ferma la crescita e cade, in altri dura sino a 8 anni. b. Fase di transizione detta Catagen: alla fine di questa fase c’è la caduta dei capelli e verranno sostituiti da un nuovo capello in una successiva fase di anagen nello stesso bulbo nasce e cresce lo stesso capello, subisce un’involuzione e cade e dopo un breve periodo di riposo (10% di tutti i capelli della nostra testa) ricomincia la crescita. In questa fase ritroviamo la cheratinizzazione del bulbo con distacco dalla papilla dermica. Questa fase dura 1-2 settimane e si conclude con la caduta del capello c. Fase di riposo detta Telogen: dura circa 1-1.5 mesi, prima che riparta una nuova fase di anagen nella stessa papilla dermica Questo è il ciclo normale dei capelli, in alcuni individui subisce alterazioni con perdita dei capelli. Ci possono essere diverse ragioni: a. Ormonale: quella più comune che attacca molti uomini con gli androgeni che riducono la funzione follicolare e si può fare poco in questo caso b. Ridotta attività metabolica del follicolo e dello scalpo c. Condizioni di stress molto forti d. Dieta insufficiente: variando la dieta il capello ricresce e. Effetti collaterali di alcuni farmaci come alcuni antitumorali anche se in questo caso, togliendo il farmaco, i capelli ricrescono Per la perdita dei capelli ci sono alcuni prodotti che hanno una leggera azione migliorativa come: -Migliorare la circolazione sanguigna locale -Vitamina E -Stimolazione locale con tintura di capsico o la canfora che sono revulsivi -Antiseborroici se la causa è un eccesso di sebo -Cheratolitici -Antibatterici e antinfiammatori Tutto ciò che viene pubblicizzato come fiale per contrastare la perdita in realtà non hanno efficacia. Hanno poca efficacia farmaci come il Minoxidil. Alcuni anni fa fu molto usato perché usato come farmaco stimolava la crescita di peli e capelli e quindi venne usato per molto tempo come lozioni locali ma non aveva effetti eccezionali anche il Minoxidil. Cosmetici per capelli Shampoo Balsamo : Lacche, gel e schiume : Permanenti : Coloranti 1.Shampoo Tra i cosmetici detergenti sono presenti anche gli shampoo con finalità igienica per pulire i capelli. Possono essere fluidi, più o meno fluidi o più o meno viscosi, trasparenti ed opachi. Incide molto il marketing perché un prodotto più cremoso da idea di idratante e trasparente invece è più puro, usato per capelli grassi nel trattamento antiseborroico. Anche gli shampoo per i bambini sono trasparenti perché danno idea di maggiore purezza. Oggi stanno spuntando anche gli shampoo solidi. I requisiti degli shampoo sono: a. Capacità di pulizia b. Produzione di schiuma ricca e cremosa: quelli che producono più schiuma sono SLS e SLES (sodio lauril etere solfato) e sono anche i più aggressivi quindi bisogna bilanciare bene entrambe le cose c. Protezione dal danno della frizione d. Morbidezza dei capelli e. Sicurezza per capelli, pelle ed occhi: non dovrebbero contenere sostane alcaline che facilitano il sollevamento delle squame presenti sulla superficie della cuticola rendendo i capelli meno lisci, luminosi e lucidi. Bisognerebbe evitare anche sostanze ossidanti e riducenti perché potrebbero agire sui legami della cheratina f. Evitare alcali, ossidanti e riducenti Tra gli ingredienti principali: 1. Tensioattivi 9-15% 2. Stabilizzanti di schiuma 2-4% 3. Agenti condizionanti 0.5-2% 4. Agenti speciali 1-5% 5. Conservanti 0.1-0.5% 6. Agenti sequestranti come EDTA per facilitare l’azione dei tensioattivi affinché non sia inattivato 7. Regolatori di viscosità 8. Agenti opacizzanti 9. Profumi 10. Coloranti 11. Emollienti: Lanolina, Paraffina, Acidi grassi, Alcoli grassi Mentre per ottenere una modificazione permanente anche dopo il lavaggio devo agire sui ponti disolfuro. La modifica ottenuta agendo sui legami ionici e a idrogeno è reversibile nel momento in cui li lavo. Invece, la modifica ottenuta agendo sui ponti disolfuro, è permanente e se bagno i capelli rimangono come tali in maniera definitiva. La permanente era già provata dalle donne egiziane anche se non riuscivano. Può essere fatta anche una permanente a freddo agendo sui ponti disolfuro con una riduzione rendendo il capello plastico. Se nel momento in cui facciamo una riduzione dei ponti e diamo una forma diversa e poi ossidiamo otteniamo una modificazione permanente della forma del capello. I prodotti per la permanente contengono: Agenti riducenti: Acido tioglicolico e Acido tiolattico Agenti alcalinizzanti: Ammoniaca e Idrossido d’ammonio Agenti ossidanti: Perossido di idrogeno e Sodio bromato Stiratura con cheratina Serve per rendere i capelli lisci, lucidi e meno crespi e sensibili alle variazioni ambientali. Non serve quindi a modificare totalmente la fora dei capelli. Ha effetto lisciante. È un trattamento un pò più complesso: si compone di 2 fasi: 1. Pre trattamento di shampoo 2. Applicazione di formulazione di cheratina su tutta la lunghezza e la fissa a caldo con la piastra Così si forma un guscio protettivo che protegge i capelli per 2-3 mesi e man mano che crescono non avranno sopra la cheratina ma quelli trattati mantengono quell’aspetto. Molti prodotti però la cheratina non la contengono proprio e lo shampoo di pre trattamento è alcalino. I prodotti nativi di questa stiratura detta brasiliana contenevano formaldeide perché è in grado d reagire con la cheratina a formare una pellicola protettiva. In realtà però la formaldeide è cancerogena e viene usata solo nei prodotti per le unghie come indurenti perché agisce con lo stesso meccanismo: reticola la cheratina rendendola impermeabile e dura alla concentrazione massima di 5%. Può essere usata anche al 2.5% come conservante. Il problema non è per il cliente ma per il parrucchiere che si espone a quantità troppo elevate di questo cancerogeno. Al posto della formaldeide hanno alternative ammissibili come l’acido gliossilico (formula simile alla formaldeide) e agisce nello stesso modo. 4.Coloranti I coloranti per capelli si possono classificare secondo due criteri diversi: durata e meccanismo. Secondo la durata classifichiamo el colorazioni in: a. Temporanei: va via con uno shampoo. Il colorante non penetra nel capello ma viene applicato all’esterno come una resina a. Semipermanenti: dura 1-1.5 mesi. Il colore in parte penetra il capello e così può anche uscirne b. Permanenti: tendenzialmente dura per sempre. Il colorante penetra tutto l’interno (cuticola e corteccia) del capello e li rimane Secondo il meccanismo si può avere: b. Diretto: usiamo direttamente la sostanza colorata c. Ossidativo: consiste nel far avvenire una reazione chimica sul capello, di ossidazione Colorazione temporanea Usiamo pigmenti ad alto PM che vengono fissati sulla superficie del capello tramite una resina, un fissante tipo quello nelle schiume e in spray. In genere sono pigmenti (coloranti insolubili) ad alto PM con caratteristiche acide per facilitarne l’adesione sulla superficie del capello. Sono rimuovili con uno shampoo, non possono schiarire il capello e sono liquidi, gel, schiume e spray. Il solvente evapora velocemente rimane il film colorante sul capello. Colorazione semipermanente Usiamo coloranti a basso PM, sono coloranti solubili perché qua il colorante deve penetrare un pochino nel capello, di solito cuticola e corteccia; sono coloranti azoici. La formulazione contiene anche alcol benzilico e isopropanolo (2 solventi) che facilitano l’ingresso del colorante nel capello perché essendo semipermanente se ne va con diversi lavaggi non solamente con uno. Ogni volta che laviamo i capelli perdono un pò di colore perché, avendo moleocle piccole, così come entra esce anche. Sono indicate per quelle persone con pochi capelli bianchi o che vogliono modificare la colorazione andando verso lo scuro sapendo che la durata è limitata dalle 4-6 settimane e non possiamo schiarire il colore del capello alla base. Colorazione permanente Può essere diretta o ossidativa. La colorazione diretta (più comune e frequente) è la colorazione ottenuta con l’hennè che è composto da foglie essiccate e macinate della pianta Lawsonia inermis della famiglia delle Lythracee che vive nei paesi sudorientali come Sudan, Egitto e India. È permanente e significa che il colorante penetra il midollo e lì si lega, il colore non si esaurisce e permane per molto tempo. Il metodo consiste nel preparare un impasto di polvere di foglie e di applicarlo sui capelli e tenerlo per un paio d’ore: a livello del capello le foglie che contengono un colorante naftochinonico (lausone: molecola piccola che colora permanentemente perché lega la cheratina dentro al capello). Quando la pasta di hennè viene applicata sui capelli e lo ricopre, il lausone, migra dalla pasta di hennè al capello e si lega alla cheratina e distribuisce in tutta la corteccia del capello stesso. Quando vediamo un capello colorato con l’hennè colpito dalla luce, questa viene riflesso ed è una miscela del colore del lausone legato alla cheratina (arancione) e del colore naturale del capello. Sui capelli scuri da riflessi rossi, sui capelli chiari o bianchi da colorazione arancione. Si può avere l’hennè di anche altre colorazioni però sarà hennè mescolato ad altre colorazioni insieme quindi non puro. Altro colorante che viene usato insieme all’hennè è l’indaco (azzurrino) estratto dalle foglie della pianta indago e insieme otteniamo le colorazioni intermedie diverse. La colorazione ossidativa, invece, nella quale abbiamo una vera reazione chimica all’interno del fusto del capello. Consiste nell’applicare sul capello molecole di piccole dimensioni non colorate che sono i precursori, penetrano il capello e viene ossidato formando molecole colorate di gradi dimensioni che non sono più in grado di uscire dal capello. Inoltre, contenendo il prodotto, un agente ossidante (acqua ossigenata), questa colorazione consente anche di schiarire i capelli e non solo di scurirli. Combinando diverse molecole (precursore + accoppiante) facciamo avvenire la reazione con due molecole diverse e possiamo ottenere praticamente tutti i colori che vogliamo. Sono formulazioni formate da colorante + rivelatore (soluzione di acqua ossigenata stabilizzata) in rapporti diversi a seconda del colore che si vuole. Vengono mescolati immediatamente prima di applicarla perché avviene subito la reazione chimica. Decoloranti La colorazione permanente consente di schiarire i capelli perché contiene l’acqua ossigenata. Esistono anche formulazioni decoloranti che servono a decolorare i capelli. Contengono acqua ossigenata (sostanze ossidanti) in ambiente alcalino perché facilita la penetrazione dell’acqua ossigenata nel capello. Anche qua abbiamo la soluzione alcalina + rivelatore mescolati e applicati. Anche qui contengo p tensioattivi per facilitare la penetrazione dei componenti nel capello. PRODOTTI SOLARI Sono preparati che possono avere delle forme cosmetiche diverse: soluzioni da spruzzare, spray, gel, oli e creme destinati ad essere applicati sulla superficie cutanea con lo scopo principale di proteggerla dai raggi solari. Proteggono la pelle dai raggi UV con diversi meccanismi: posso assorbire i raggi, disperdere o riflettere a seconda delle sostanze. L’impiego è iniziato negli anni ’60 e soltanto dopo la Seconda guerra mondiale l’abbronzatura è diventata sinonimo di benessere, prima significava povertà. Negli USA i prodotti solari sono farmaci OTC senza obbligo di prescrizione perché hanno azione protettiva. I raggi UV presenti nello spettro solare sono classificati in 3 sottocategorie: Raggi UVC con lunghezza d’onda 200-290 nm (più piccola) e frequenza maggiore Raggi UVB con lunghezza d’onda 290-320 nm Raggi UVA lunghezza d’onda 320-400 nm più vicini alla radiazione visibile (400-900nm) Le radiazioni UV sono solo il 10% delle radiazioni che dal sole raggiungono la terra. Queste 3 sottocategorie raggiungono la terra in % diversa ma globalmente il 10%. I raggi UVA hanno lunghezza d’onda maggiore (320-400 nm) e rappresentano il 98% dei raggi UV che colpiscono la terra. Hanno ottimi effetti sull’abbronzatura e moderati sul danneggiamento cutaneo; penetrano il derma. Sono preferiti anche nelle lampade abbronzanti. I raggi UVB rappresentano il 2% della radiazione UV, hanno minor capacità di penetrazione con lunghezza minore (280-320 nm) e frequenza maggiore. Si limitano ad azione a livello dell’epidermide, ma possono modificare il materiale genetico e provocano maggiormente eritemi degli UVA. I raggi UVC sono i più pericolosi per la lunghezza d’onda minore (100-280 nm) e frequenza maggiore con capacità penetrante molto maggiore ma non arrivano sulla terra. Hanno elevato potere cancerogeno ma fortunatamente vengono trattenuti dalla fascia di ozono nella stratosfera e la % che arriva è molto piccola. Il rischio aumenta in alta quota. Effetti benefici del sole 1. Effetti termici 2. Sintesi della melanina 3. Azione antidepressiva 4. Attivazione della vitamina D 5. Riduzione pressione sanguigna e frequenza cardiaca 6. Azione antisettica e antibatterica 7. Azione terapeutica (psoriasi, eczemi, vitiligine…) Effetti negativi dei raggi UV 1. Acuti (immediati, giorni, settimane): a. Eritema: Rossore, edema, prurito, dolore Si forma quando viene superata la soglia MED (Minimal Erythema Dose, Dose minima eritematogena) 10-24 ore dopo irraggiamento UVB più eritematogeni di UVA b. Desquamazione: scottatura significativa c. Acantosi: aumento dello spessore dell’epidermide. L’irraggiamento influenza la mitosi e proliferazione cellulare a livello dello strato basale; porta a prolungamento del periodo di divisione cellulare. Se l’irraggiamento è ripetuto, lo spessore dell’epidermide aumenta in alcuni giorni. Massima acantosi entro 3-4 settimane. Nessun ulteriore aumento in seguito a successivi irraggiamenti. Il fattore di protezione 2-4 d. Pigmentazione: può essere - Immediata (IPD, Immediate Pigment Darkening): provocata dai raggi UVA per ossidazione dei precursori incolori della melanina. Si ha colorazione blu-grigia. Più evidenti nei fototipi III e IV ed è transiente, scompare dopo alcune ore. Non conferisce protezione dai raggi UV - Abbronzatura: stimolazione della sintesi di melanina da parte dei raggi UVB Sintesi melanina: in cellule specializzate dette melanociti con forma tentacolare co propaggini, localizzate nello strato basale dell’epidermide. Viene sintetizzata nei melanosomi dalla Tirosina mediante la tirosinasi che trasforma la tirosina in L-Dopa e poi in Dopachinone; subisce ulteriori reazioni che porta a formare feomelanine (persone bionde o rosse) o eomelanine (persone con capelli scuri nei quali l’abbronzatura è molto evidente). La melanina è un pigmento insolubile raccolta sotto forma di granuli che vengono trasferiti sopra al nucleo delle cellule dello strato color index C177891 e il suo nome INCI è titanium dioxide. Data questa sua azione di foto catalizzatore e possibile rischio tossicologico che possa avvenire qualcosa a livello cutaneo sono stati fatti filtri a base di biossido di titanio nanometrici rivestiti con silice e cetil fosfato e con biossido di manganese. Ci può essere una certa penetrazione cutanea di nanoparticelle ma sono comunque molto poche. In effetti, sono state ritrovate nanoparticelle di titanio e di argento dopo la somministrazione topica di titanio e argento ma nell’epidermide e nel derma sono veramente pochissime; se ne trovano nello strato corneo dove è più facile che rimangono intrappolate. 2.Filtri organici: molecole organiche di classi chimiche abbastanza diverse tra di loro tra cui derivati dell’acido para-aminobenzoico, derivati dell’acido salicilico, derivati dell’acido cinnamico, composti terpenici e derivati del benzofenone. Assorbono le radiazioni UV di tipo A, B o entrambi e questi saranno i filtri ad ampio spettro. Agiscono assorbendo le radiazioni UV; sappiamo che quasi tutte le sostanze organiche, soprattutto con anelo benzenico, assorbono le radiazioni UV a lunghezza d’onda diverse a seconda della struttura della molecola per questo alcune sono solo UVA o UVB o altri ancora entrambi. Per cui, quando queste moleocle vengono a contatto con le radiazioni UV, aumentano il loro contenuto energetico perché assorbono la radiazione, questa passerà da uno stato di base a uno stato eccitato e la radiazione viene poi dispersa o per isomerizzazione o per delocalizzazione di risonanza. In ogni caso, diciamo che la radiazione viene assorbita e non colpisce più la pelle. Una sostanza perché possa essere usata come filtro organico non dev’essere tossica e deve poter assorbire grosse quantità di radiazioni UV anche a concentrazioni molto basse. Queste sostanze agiscono quando sono in soluzionei filtri organici vengono sciolti nel prodotto cosmetico con pericolo dal punto di vista tossico perché in soluzione, co dimensioni non troppo grandi, possono essere assorbite. L’Acido p-aminobenzoico è stato uno dei primi negli anni 50 e 60, è attivo su UVB e poco su UVA, insolubile in acqua ma può essere una fonte di allergia crociata ad esempio con i sulfamidici e si può comportare come allergizzante. Oggi non viene usato come fate ma in forma idrossilata con il PEG in modo tale, cosa che non penetri la pelle che da solo farebbe. Tra i filtri solari più usati troviamo: o Filtri UVA: o Filtri UVB: Etilesil metossicinnamato il suo spettro di assorbimento misurato tramite spettrofotometro, il suo massimo di assorbimento è attorno a 310 nm. o Filtri ad ampio spettro: Tinosorb M, Tinosorb S assorbono sia UVB (290-320 nm) sia UVA (320-400 nm) Avobenzone. Hanno il vantaggio di proteggere sia dai filtri UVA che UVB; se non ce li abbiamo si possono associare filtri sia per UVA che UVB. L’ossido di zinco, filtro inorganico, ha un assorbimento piatto in funzione della lunghezza d’onda e agisce per riflessione e scattering. Ci sono anche filtri organici di nuova generazione come i filtri organici particolati ossia insolubili che agiscono per: - Riflessione - Scattering - Assorbimento Tra cui Tinosorb S e Tinosorb M. questi presentano anche minor problemi di assorbimento attraverso la pelle perché essendo particolati sono insolubili. Abbiamo anche filtri organici incapsulati, ad esempio, etilesil metossicinnamato incapsulato in silice cosicché si mantenga la sua azione protettiva riducendone il suo assorbimento cutaneo. Come faccio a dimostrare che questi filtri solari sono efficaci? Metodo per la determinazione del fattore di protezione solare SPF. Il fattore di protezione solare è un indice che ci dà la misura quantitativa riguardo l’azione protettiva di un filtro solare (principalmente di tipo UVB in quanto il fattore si basa sulla misura dell’eritema cutaneo e abbiamo detto che le radiazioni UVB sono più eritematogene della radiazione UVA). Inizialmente, devo definire la MED (minima dose eritematogena) ossia la quantità di radiazione UV di tipo B che è necessaria per produrre un eritema percettibile definito come la prima percettibile e non ambigua reazione di rossore con bordi non definibili dopo 16-24 ore dall’esposizione. Per determinare la MED non siamo le radiazioni solari che variano moltissimo in intensità in base a: -Ora -Altitudine -Periodo dell’anno Per determinare MED e poi l’SPF utilizziamo delle lampade, simulatori solari ossia lampade che danno tutto lo spettro di radiazione nello spettro UVB (290-320nm). Utilizzando una lampada, la dose di radiazione, se la potenza (irradianza in watt al metro quadro) sono costanti, la dose di raggi UV è proporzionale al tempo. La MED, quindi, è una caratteristica del soggetto, dipende dal fototipo: fototipo 1 avrà una MED bassa perché si scotta subito e fototipi 6 al contrario. Come faccio a determinare l’SPF? Misuro la MED in presenza di filtro solare e sarà molto più alta rispetto allo studio senza filtro SPF = MED con filtro / MED senza filtro Studio: valutiamo 20 soggetti di fototipo 1,2,3 (quelli più sensibili ai raggi UV), vengono irradiati con lampada che produce una certa intensità di radiazioni UV di solito sulla schiena. Ogni raggio a cui verranno esposti sarà il 25% maggiore rispetto al precedente in modo tale da avere la determinazione della minima dose eritematogena. Ovviamente la stessa cosa deve essere fatta con e senza il prodotto solare. Applico una quantità di crema pari a 2 mg di prodotto/crema/olio x cm^2. Si stima che un prodotto solare, nelle reali condizioni di utilizzo, protegga di circa il 30% in meno del valore riportato in etichetta (valore di protezione solare reale). L’SPF sarà quindi un numero sempre >1 e tanto maggiore è il numero, maggiore sarà la protezione che il prodotto dà nei confronti dei raggi UV quindi l’eritema, in presenza del prodotto, comparirà molto più di rado. Protezione da UVA Non esiste un metodo standardizzato e di uso generale come per gli UV di topo B (metodo mondiale). In questo caso ci sono: a. Metodi in vivo: sfruttano la pigmentazione temporanea dovuta all’ossidazione dei precursori della melanina dopo irraggiamento con le radiazioni UV di tipo A (usato in Giappone, simile a quello per la determinazione dell’SPF per gli UVB). Si usano persone di fototipo 3 e 4 perché negli 1 e 2 non è così evidente b. Metodi in vitro: metodo australiano è una semplice misura di assorbanza. Il metodo usato in Inghilterra è la lunghezza d’onda critica ed è UVA/UVB ratio star rating che è una valutazione della protezione nei confronti delle radiazioni UV di tipo A è indicata con numero di stelle da 1 (protezione da UVA è modesta) a 4 (protezione elevata). Resistenza all’acqua Maggiore è la lunghezza d’onda critica, c’è elevata protezione da UVA, se è bassa da una protezione modesta. Esiste un metodo ufficiale anche per determinare la resistenza all’acqua dei prodotti solari. Resistenti all’acqua significa che superano questo test che simula quello che noi facciamo quando andiamo al mare. La resistenza all’acqua è importante perché al mare entriamo e usciamo dall’acqua e può essere lavato via. Si utilizza una piscina, con temperatura a 29°C, disinfettata con cloro, si misura SPF UVB prima e dopo l’immersione in acqua in condizioni controllate. Nel caso di prodotti definiti resistenti all’acqua vengono fatte due immersioni ciascuna da 20 minuti intervallate da 15 minuti. Un prodotto è definito molto resistente all’acqua quando l’SPF, dopo 4 immersione da 20 minuti intervallate da 15 minuti di break, è ancora il 50% del valore iniziale. Forme cosmetiche Sono abbastanza numerose e diverse. Spesso sono emulsioni (nella maggior parte dei casi) O/A con diverse viscosità: a. Creme b. Latti c. Latti spray d. Gel e acque solari (soprattutto queste ultime oggi sono molto frequenti) spruzzate sulla superficie cutanea e rinfrescano perché l’acqua evapora. In genere queste acque solari e gel hanno scarsa sostantività e danno bassa protezione e. Prodotti per il viso: fondotinta e stick labbra Con anche diverse combinazioni di filtri e alcune contengono anche pigmenti colorati magari perlescenti che danno un aspetto già più abbronzato alla pelle stessa. L’etichettatura dei prodotti cosmetici richiede che in etichetta venga riportato: SPF Categoria SPF (si associa a numeri): a. 6-10 protezione bassa b. 15-25 protezione media c. 30-50 protezione alta d. 50+ protezione molto alta Ultimamente sono state proibite alcune diciture come “schermo totale” sostituite da “protezione molto alta”. Esposizione corretta ai raggi UV 1. Evitare l’esposizione in estate dalle 11 alle 15 perché i raggi UV sono perpendicolari alla superficie terrestre e molto intensi 2. Usare una protezione solare, occhiali da sole, cappelli e indumenti 3. Attenzione soprattutto con i bimbi che hanno una pelle molto delicata e vanno esposti solo nelle prime ore del mattino e nelle ultime ore del pomeriggio 4. Per una protezione allargata, spesso si consigliano: a. Vitamine liposolubili A e E, vitamina C antiossidante la cui concentrazione nella pelle diminuisce in seguito a esposizione a raggi UV b. Usare lipidi vegetali che prevengono la disidratazione perché prevengono l’allontanamento dei lipidi dalla cute c. Estratti vegetali bisogna stare attenti perché alcuni sono foto tossiche però alcuni, soprattutto i biologici e naturali, contengono molecole purificate o ottenute per sintesi Tutto ciò per prevenire disidratazione e foto invecchiamento. Nei bambini: la pelle è più sottile e più permeabile alle sostanze e ai raggi UV, i meccanismi di protezione della pelle (sintesi di melanina) non sono completamente sviluppati hanno bisogno di una maggiore attenzione. È stato dimostrato ce scottature solari soprattutto nei primi 18 anni di vita aumenta il rischio di cancro. Un prodotto può essere considerato un buon prodotto se: Non contiene parabeni I filtri inseriti sono di ultima generazione dunque stabili Li troviamo in concentrazione elevata (sono ai primi posti degli ingredienti) I filtri presenti coprono sia gli UVA che UVB Autoabbronzanti Sostanze che vengono usate con finalità di ottenere una colorazione simil abbronzatura alla pelle. Simil perché il prodotto che applichiamo non è colorato ma può sviluppare un pigmento di colore bruno che con rivestimento idrofobico o idrofilo a seconda che debbano essere dispersi in un prodotto idrofilo o idrofobico. Quello idrofobico può essere fatto con un silicone o con la lauril lisina con acido laurico invece idrofilo con idrossido di alluminio o con la silice per aumentarne la dispersione c. Coerenza e trasparenza: sono funzione della differenza dell’indice di rifrazione nel quale sono disperse. Se i prodotti hanno indice di rifrazione simile al prodotto nel quale sono dispersi sono trasparenti invece se gli indici sono moto diversi daranno effetto di coprenza. Alta coprenza è caratteristica del correttore che contiene anche opacizzanti per coprire molto il colore di base. Oggi sono molto utilizzati anche quelle materie prime cosmetiche che danno effetto soft focus o effetto flou ossia un effetto che è preso dall’ambito della fotografia ed è un filtro che viene usato. È una sfocatura leggera dell’immagine e si vedono meno i dettagli (difetti). Usiamo così prodotti cosmetici che producono così un effetto soft focus. Viene ottenuto con microparticelle con indice di rifrazione simile a quello della pelle, provocano lo scattering della luce quindi le microparticelle si infilano nelle rughe e le rendono meno visibili. Classificazione prodotti In base alla matrice: a. Polvere libere e compatte b. Lipo-cerosi fluidi e solidi c. Emulsioni e gel fluidi e strutturate In base alla tecnologia della fabbricazione: a. Da impasto cotti, estrusi e dosati b. Matite temperabili e meccaniche c. Inchiostri d. Smalti per unghie Tra i prodotti più comuni troviamo: Fondotinta • Polveri Mascara – Eye liner Matite Rossetti Smalti 1.Fondotinta Sono prodotti cosmetici applicati all’area del viso e che svolgono un’azione coprente e colorante quindi coprono le imperfezioni/discromie minimizzandole, rendono uniforme la superfice cutanea e colorano l’incarnato, quindi: a. Uniformare b. Colorare c. Opacizzare / Illuminare d. Minimizzare imperfezioni e. Proteggere / Filmare I fondotinta esistono in diverse forme cosmetiche: emulsioni più o meno consistenti (tubetto), più consistenti (vasetto), possono essere colati o polveri pressate applicati come tali con la spugnetta o con la spugnetta bagnata trasformandosi in una sorta di fondotinta fluido. Tra i requisiti: Asciugatura veloce Facilità di rimozione Stabilità Non essere appiccicoso, untuoso, o secco al tatto Migliorare l’aspetto in modo “naturale” No transfer Tenuta Texture Fondotinta emulsioni sono formulazioni tradizionali, le prime prodotte. Sono emulsioni in genere O/A (A/ O sono troppo untuose e pesanti perché è la fase esterna dell’emulsione che condiziona le sue caratteristiche e se la fas esterna è olio tendono ad essere troppo untuosi) o anche A/Silicone con aggiunta di pigmenti e opacizzanti che ne determinano il potere coprente. Sono quindi creme diratanti contenenti olii emollienti, lipidi sebosimili con pigmenti e opacizzanti. Le creme colorate sono una via di mezzo tra una crema idratante e il fondotinta percè hanno pochissimi picìgmenti e colorsno leggermente. Caratteristiche: a. Fluidità, Leggerezza, Cremosità, Consistenza b. Coprenza c. Tipologia (A/O, O/A, A/S) Sono formulazioni difficilissimi da preparare perché è un sistema trifasico con fase acquosa, oleosa e solida è quindi una sospensione in un’emulsione. Ha un numero molto grandi di componenti: Fase oleosa: a. Stearic acid b. Propylene glycol monostearate c. Lanolin alcohols and mineral oil d. Cetyl palmitate e. Isopropyl Myristate Pigmenti: a. Kaolin b. Titanium dioxide c. Yellow Iron Oxide d. Brown Iron Oxide Fase acquosa: a. Acqua b. Trietanolamina (con acido stearico forma l’alto tensioattivo) c. Carbossimetilcellulosa (agente viscosizzante della fase esterna) d. Magnesio silicati e. Lecitina (tensioattivo e conservanti perché abbiamo il 64% di acqua) f. Aroma, fragranza e profumo Fondotinta colato è un prodotto su base lipidica come stick o contenuto in un tubetto, composto prevalentemente cere e oli insieme a polimeri fissanti e assorbenti. Rispetto al precedente è un composto prevalentemente lipidico con poca acqua. Ha effetto coprente e protettivo, applicato sempre con una spugnetta. Le sue caratteristiche sono: -Cremosità -Consistenze per cere e materiale solido -Coprenza data dai pigmenti Fondotinta in povere pressata prodotto abbastanza comuni. È chiamato così perché è formato da un insieme di polveri come base. Queste polveri sono riempitive o filler che sono diluenti in polveri. Contiene anche pigmenti, anche bianchi come coprenti, polimeri sensoriale e leganti che tengono la polvere insieme. Dà un effetto abbastanza naturale. Dev’essere setoso al tatto (no granulosità), leggero come in applicazione e oggi sono più frequenti i prodotti che possono essere usati come tali senz’acqua o bagnando la spugnetta con cui vengono applicate. Importante è la scelta del fondotinta in funzione del tipo di pelle. Se ho una pelle normale posso usare qualunque tipo di prodotto (fluido, cremoso, colato o compatto in polvere). Un fondotinta fluido viene preferito con poco potere coprente perché tanto non abbiamo difetti particolarmente accentuati in caso contrario sceglieremo un prodotto con maggior coprenza. In caso di pelle grassa, evitare i colati che sono su base lipofila, si preferiscono così fondotinta compatti in polvere che elimina anche l’effetto lucido della pelle grassa. Per una pelle secca va bene il fondotinta cremoso e colato ed evitiamo quello in polvere che dà un effetto “secco”. In generale i prodotti a matrice in polvere (fondotinta, fard, ombretti), ci sono materie prime che hanno sempre lo stesso tipo di ruolo, tra cui i componenti a riempimento. Sono composti da filler tra cui amido di mais e mica. Il talco facilita la spalmabilità e dà sensazione un po' di untuosità, mentre i carbonati di calcio e magnesio hanno elevato potere assorbente verso i lipidi come anche il caolino dando effetto opaco (adatti per la pelle grassa). Gli stearati metallici, le cere e gli esteri danno scorrevolezza e potere legante (facilitano la compattezza della polvere). Gli amidi danno scorrevolezza. La mica è un filler translucido e dà un effetto ottico particolare. Il nitruro di boro dà scorrevolezza e adesività. I cosmetici in polvere sono formati da filler con potere adesivo, coprente e adsorbente (come silice e mica), insieme a sostanze colorate (pigmenti) e additivi (profumi, conservanti e pigmenti perlescenti per effetto illuminante). Il potere coprente è la capacità di una sostanza di impartire opacità alla pelle (riflettere la luce incidente) -> aumenta quando le particelle tendono alla sfericità o quando si aggiungono pigmenti gialli o neri alle polveri bianche. Tra questi pigmenti: a. Carbonato di Calcio b. Carbonato di Stronzio c. Carbonato di Zinco d. Litopone e. Carbonato basico di Bismuto f. Stearato di Zinco e di Alluminio Il potere adesivo è la capacità di una sostanza di aderire alla superficie cutanea. Le pelli aride permettono un’adesione più limitata rispetto alle pelli grasse (sostanze finemente macinate, leggere e con caratteristiche colloidali). Troviamo: a. Amido b. Bentonite c. Caolino d. Alcuni silicati Il potere assorbente per le ciprie questa attività deve essere limitato eccessiva disidratazione e depauperazione del grasso cutaneo. Tra questi: a. Talco b. Amido c. Carbonato di Mg Esempi di formulazioni 1.Esempio: contiene tanto talco (80%) sarà una polvere leggera e trasparente 2.Esempio: polvere con tanto carbonato di calcio ed elevato grado di opacità e coprenza e meno effetto naturale 3 e 4.Esempio: danno un’opacità media e contenuto elevato di ossido di talco 5.Esempio: da buona copertura e media opacità 6.Esempio: adatta per pelli grassi perché contiene caolino Fabbricazione delle polveri compatte Si producono con una tecnologia simile a quella delle compresse: si omogenizzano le polveri, si mescolano i componenti diversi (leganti, agglutinanti, adesivi) e la polvere ottenuta viene compressa con una comprimitrice. Si ottengono formelle asciugati per eliminare solventi e poi confezionate. Vediamo un esempio: contiene talco (fondotinta leggero e poco coprente), biossido di titanio nanometrico (protegge dalle radiazioni UV), mica, polimeri siliconici, trietossicaprilessilano, allumina (filler), idrossido di alluminio, ossidi di ferro, acido sorbico (conservante antimicrobico). però manca totalmente il colorante come pigmenti colorati e bianchi né fissatori. L’emollienza può essere esaltata con l’aggiunta di lecitina di soia (componente lipidico), olio di avocado e vitamina F. possono contenere anche filtri solari. 6.Vernici ungueali o smalti Sono prodotti di consistenza liquida e viscosi che vengono applicati sulla superfice dell’unghia tramite un pennellino e, dopo l’evaporazione del solvente organico contenuto, lasciano uno strato lucente completamente incolore, colorato ma trasparente, colorato opaco, effetto perlescente. Le vernici ungueali hanno come finalità prevalenti quello di: Rinforzare l’unghia Proteggere Decorare I componenti sono il veicolo (base) + corpo colorante. Il veicolo è composto da: a. Filmogeni primari derivati della cellulosa: polimeri insolubili in acqua come Nitrocellulosa (primo utilizzato), Etil cellulosa, Acetobutirrato di cellulosa b. Filmogeni secondari: Polivinilacetato c. Plastificanti: Ftalati che rendono il film più plastico e meno rigido e più aderente alla superficie d. Solventi: Veri tra cui l’acetone, l’etile acetato, l’etilglicole; poi i solventi latenti tra cui l’alcol isopropilco e alcol n-butilico Il corpo colorante è composto da: a. Colori per vernici trasparenti: Coloranti azoici solubili b. Pigmenti per smalti: Biossido di titanio, Ossido di cromo, Coloranti organici azoici, Guanina Tra le tipologie di vernici: } Vernici incolori: Prodotti di fondo Vernici colorate: Colori solubili simulanti colore naturale Smalti: Pigmenti insolubili e Pellicole coprenti Smalti gel sono più di uso professionale. La differenza tra gli smalti normali e quelli in gel è che in quest’ultimo non applichiamo il polimero preformato (negli smalti normali si usa un polimero della cellulosa). Qua si stende come un normale smalto ma per fissarlo dev’essere esposto ai raggi UV per pochi secondi e lo smalto non contiene il polimero preformato ma contiene un monomero (derivato acrilico), foto iniziatore e stabilizzatore che, nel momento in cui lo smalto steso è esposto ai raggi UV, questi ultimi producono la polimerizzazione del monomero. Quindi la polimerizzazione e il fissaggio del gel avvengono sulla superficie dell’unghia che rimane intatto e lucido per molto tempo. Normalmente si applicano: base, smalto colorato e top coat che dà brillantezza e protegge lo smalto rendendolo brillante. La durata è di 3-4 settimane anzi di più ma vanno rimossi perché si vede la ricrescita dell’unghia. La rimozione può essere meccanica, limando via lo smalto con la fresa, o col solvente ma per immersione prolungata. Essendo così difficile da rimuovere ed essendo la polimerizzazione avvenuta sull’unghia sono anche più dannosi per l’unghia. Sotto l’unghia rimane più morbida e plastica perché rimane coperta da uno strato impermeabile per tanto tempo. DOMANDE APERTE: Indicare le differenze tra uno smalto tradizionale e uno smalto gel Indicare le categorie di ingredienti dei rossetti Spiegare la composizione dei diversi tipi di fondotinta REAZONI AVVERSE AI PRODOTTI COSMETICI Per reazioni avverse ai prodotti cosmetici intendiamo tutte quelle reazioni negative che possono insorgere dopo l’uso d questi. In realtà, le patologie da cosmetici o reazioni avverse rientrano in diverse categorie. Abbiamo: a. Patologie cutanee determinate direttamente dai cosmetici b. Patologie provocate da cosmetici di dubbia provenienza che anno ingredienti che danno effetti negativi c. Patologie cutanee provocate o peggiorate da un uso non corretto dai prodotti cosmetici 1.Patologie cutanee determinate direttamente dai cosmetici Sono le più numerose e in questo ambito troviamo: - Irritazione soggettiva o sindrome della pelle sensibile - Dermatiti da contatto (irritative, allergiche, fototossiche o fotoallergiche) - Orticaria da contatto - Acne da contatto In realtà esistono anche altre potenziali patologie come mucosite da contatto, alterazione di unghie, capelli o granulomi ma sono casi più rari e non li faremo. Irritazione soggettiva o sindrome della pelle sensibile: è un’intolleranza soggettiva nei confronti delle sostanze che vengono a contatto con la pelle. Le manifestazioni sono quelle di una irritazione come bruciore, sensazione di pizzicore o di prurito ma senza una evidenza di tipo dermatologico ossia non c’è una manifestazione cutanea, è una sensazione in seguito a sostanze comuni presenti nei prodotti cosmetici come propilen glicole o acido benzoico ce di per sé non sono irritante. La concomitanza con malattie come la rosacea e la dermatite atopica possono favorire la comparsa di questa sindrome. Questa sindrome, portato all’estremo, si traduce in uno status cosmeticus, ossia sindrome da intolleranza ai cosmetici. È una situazione più pronunciata rispetto alla sindrome della pelle sensibile e si traduce con un’intolleranza nei confronti di qualunque sostanza che noi applichiamo sulla pelle. Per fortuna questo status cosmeticus è isolato mentre la sindrome da pelle sensibile è piuttosto comune. I fattori predisponenti sono: a. Sesso femminile b. Razza caucasica (bianca) c. Giovane età d. Zona del corpo: viso e. Presenza di altre patologie (dermatosi) f. Fattori ambientali g. Prodotti cosmetici Dermatite irritativa da contatto: la differenza di base è che questa fa parte delle dermatiti ed è una patologia prodotta da sostanze/agenti chimici, fisici e biologici che ledono la cute con meccanismo diretto nella sede del contatto. È provocata da sostanze che sono effettivamente irritanti come tensioattivi (in soluzioni concentrate o per periodi lunghi), sostanze con pH troppo alto (creme depilatorie) o basso, solventi organici, sostanze di origine naturali come capsaicina (dà il piccante nei peperoncini). Le manifestazioni sono: comparsa di chiazze rosse eritematose, bruciore, microvescicole, desquamazione nella zona di contatto. È particolarmente frequente se la cute è già danneggiata di per sé perché avrà maggiore permeabilità nei confronti delle sostanze esogene che vengono a contatto. Dermatite allergica da contatto: molto diversa dalla precedente, infatti, questa è una dermatite eczematosa ossia si manifesta con eczema cutaneo però è provocata dal contatto cutaneo o mucoso con una o più sostanze verso le quali l’organismo ha sviluppato una sensibilizzazione quindi mentre quella irritativa deriva da irritazione per contatto con la sostanza, quella allergica deriva da un contatto con una sostanza verso cui l‘organismo ha già sviluppato una sensibilizzazione precedente. Le manifestazioni: rossore, prurito, formazione di papule. Le manifestazioni possono essere nella zona di contatto ma anche lontana dalla zona di contatto: le tinture per capelli su palpebre e collo e gli smalti su palpebre e volto. Ci sono sostanze come profumi, conservanti e coloranti che le danno più frequentemente. Queste allergie sono quindi composte da due fasi: - Fase di induzione: penetrazione di apteni/antigeni attraverso lo strato corneo, cattura d parte delle cellule di Langerhans e migrazione ai linfonodi regionali e contatto con Linfociti T - Fase di sviluppo o elicitazione: le cellule di Langerhans presentano l’antigene ai linfociti T della memoria e si ha sviluppo della reazione infiammatoria In assenza di contatto con l’aptene è autorisolutiva. Le sostanze maggiormente responsabili, troviamo: Componenti del veicolo: Lanolina, resine degli smalti Conservanti: Katon CG, parabeni Altri componenti: Coloranti, profumi, aromi, essenze Le sostanze naturali sono spesso causa di dermatiti allergiche da contatto. Danno spesso dermatiti allergiche da contatto, soprattutto gli olii essenziali che sono anche molto penetranti attraverso la pelle e infatti si parla di dermatite allergica da profumi. Dermatite da profumi Tra le sostanze identificate come responsabili di dermatiti da contatto sono: Aldeide cinnamica e composti correlati: profumi e aromatizzanti Idrossicitronellale: profumi floreali, antisettici e insetticidi Eugenolo: analgesici dentali topici, antisettici Alcol benzilico: antisettico, conservante Benzofenone-3: filtro solare Conservanti che rilasciano formaldeide (DMDM idantoina, quaternium-15) Se questi superano una certa % nel composto, c’è l’obbligo di indicarli in etichetta. È stato fatto uno studio nel corso di 4 anni (1987-1991) nella clinica dermatologica di Siena su più di 300 pazienti ed è stata vista l’incidenza della dermatite allergica da contatto nei pazienti tra cui il balsamo del Perù, parafenilendiamina (colorante permanente ossidativo dei capelli), isogenolo, acido cinnamico, glicole Tra i vantaggi dell’uso di nanomateriali nel settore cosmetico, ritroviamo: Produce aumento dell’area superficiale e maggiore funzionalità del prodotto cosmetico per unità di massa Miglior controllo delle proprietà del materiale Comparsa di nuove proprietà legate alle nano dimensioni Miglioramento della dispersibilità Minor uso di sostanza Miglior assorbimento Protezione UV efficace Liposomi Il primo prodotto cosmetici immesso sul mercato contente nanomateriali è un prodotto del 1980 ed è una crema anti aging della Dior e contiene liposomi. I liposomi sono composti da fosfolipidi riarrangiati a dare queste sferette contenenti fosfolipidi e colesterolo. I liposomi possono inglobare sostanze lipofile nel doppio strato fosfolipidico e idrofile nella fase acquosa. Esempio: Collistar idro-crema gel ai liposomi d’acqua e la pubblicità dice che: grazie agli innovativi liposomi d’acqua, idrata la pelle in profondità e assicura ai tessuti una riserva di freschezza e vitalità per tutta la giornata. Ideale per chi ama le texture super assorbibili. I liposomi sono composti sicuri. Questa idro-crema gel contiene acqua, conservati con concentrazioni massime di 0,4%, lecitine, fosfolipidi. Esistono altri “somi”, sistemi di dimensioni nanometriche che ricordano i liposomi come: a. Nanosomi b. Niosomi c. Etosomi (20-50% etanolo) d. Transfersomi (edge acEvator) e. Transetosomi f. Novasomi g. Cubosomi Che sono delle variazioni ma alcuni sono anche usati nel settore cosmetico come i nanosomi (piccoli liposomi ottenuti con metodi particolari come l’impiego di fluidi supercritici). Inoltre, i niosomi sono vescicole simili ai liposomi ma senza fosfolipidi ma con tensioattivi non ionici e hanno caratteristiche un minimo diverse. Il primo prodotto in commercio esiste ancora di Lancome (del gruppo di Loreal) nel 1987 con nome di niosome. I novasomi sono vescicole non fosfolipidiche contengono altri tensioattivi. I fitosomi in cui la sostanza funzionale (polifenolo o terpene) è complessato coi fosfolipidi. Esempio è la crema di Euphidra anti rughe. Quando c’è il suffisso “somi” significa che ci sono strutture analoghe ai liposomi. Altro tipo di sistemi sempre di dimensioni nanometriche sono i cristalli liquidi. Ci sono soprattutto prodotti per capelli. Sono liquidi/fluidi trasparenti anisotropi ossia hanno struttura non omogenea, struttura analoga ai liquidi cristallini. Sono a metà strada tra i solidi cristallini e i liquidi perché hanno aspetto dei liquidi ma struttura anisotropa. Si ottengono cristalli liquidi usando miscele di molecole organiche (tensioattivi, fosfolipidi) in opportuni solventi polari o non polari. Le molecole organiche tendono ad aggregarsi in micelle di forma non sferica disperse nel solvente. Questi aggregati si trovano immersi nel sovente ed interagiscono fra di loro dando origine a diverse fasi liquido cristalline al variare della concentrazione. Ci sono linee e sono in molti prodotti per capelli. Le creme presentano però bassa tollerabilità cutanea perché hanno concentrazioni di tensioattivi molto elevata anche fino al 70-80%. Nanoparticelle polimeriche Si usano nel settore farmaceutico e nei prodotti cosmetici come la crema di Loreal del 1998 Revitalift con acido ialuronico e Primordiale di Lancome (sempre dle gruppo di Loreal). Nanoparticelle di metalliche (soprattutto di argento) Hanno azione antibatterica e conservante tant’è che vengono usate in tanti ambiti anche al di fuori dei prodotti cosmetici tra cui: cerotti contenenti argento. Anche per frigoriferi antimuffa che hanno nelle pareti interne di materiale plastico contengono nanoparticelle di argento per abbattere la carica microbica di muffe, batteri e lieviti. Si trovano anche nei dentifrici come antibatterici (Elmex-pulizia intensiva). Oltre all’argento i dentifrici possono acontenere idroassiapatite (Biorepair come particelle per riparare lo smalto) o biossido di titanio che, essendo bianco, da effetto ottico sbiancante. Colloidal gold Prodotti cosmetici che contengono oro, linee di prodotti chiamate gold con queste nanoparticelle di oro. Ci sono prodotti anche di marche famose come la Prairie. Le nanoparticelle possono penetrare i dotti ghiandolari o le imperfezioni dello strato corneo se sono molto piccole, più grandi possono penetrare attraverso i follicoli piliferi. L’oro è un metallo assolutamente inerte e c’è da chiedersi cosa faccia l’oro. Nanoparticelle lipidiche SLN (solid lipid nanoparticle) Sono nanoparticelle lipidiche solide con un diametro compreso tra 50 e 1000 nm. Sono composte da una matrice solida, stabilizzata con tensioattivi, contenenti sostanze funzionali disciolte o disperse. Le particelle più piccole lasciano meno spazi tra una nanoparticella e l’altra e danno effetto occlusivo. Tra i cosmetici contenenti SLS sono: prodotto per la pelle secca della Scholl per i piedi e una super vitam cream. Nanoemulsioni Sono emulsioni molto fini. Nelle creme normali le particelle sono di qualche micron e la formulazione appare opaca, lattiginosa. Se riduciamo le dimensioni delle goccioline di fase dispersa a una microemulsione diventano trasparenti. Le microemulsioni hanno dimensioni minori delle nanoemulsioni. Hanno vantaggio di essere molto più fini trasparenti e vengono usati nel Bepanthol come crema ultra protettiva e gel solare. Filtri solari Le nanotecnologie sono usate anche nei filtri solari. I filtri inorganici micronizzati come biossido di titanio e ossido di zinco, se sono presenti in dimensioni di micrometri, danno effetto coprente bianco, se diventano di pochi nm diventano trasparenti. Il biossido di titanio è un foto catalizzatore ossia è in grado di agire come catalizzatore di reazioni di ossidazione grazie alla sua reazione, in presenza di raggi UV, con l’ossigeno atmosferico. Per questo motivo, è stato effettuato a livello europeo una valutazione da parte del comitato scientifico per valutare se i prodotti solari a base di biossido di titanio in forma nanometrica sono tossici per la salute. È stato dimostrato che né in forma nanometrica che non, penetra la pelle ma è consigliabile non utilizzare nanoparticelle di biossido di titanio in applicazioni che possono dare esposizione per inalazione come in prodotti solari spray. È inoltre consigliabile trattare in superficie con rivestimento di silice o biossido di manganese, il biossido di titanio per ridurre la sua attività foto catalitica. Vediamo un esempio: Vediamo che contiene polvere di platino che, come l’oro, ci si chiede quale sia realmente la sua funzione. Questa è la lista completa di tutti gli ingredienti di questo prodotto X che possono essere valutati. Tra i claims: “Puro. Raro. Persistente. XXXXXXX è dotato di proprietà straordinarie. Alcune preziose gocce di questo ingegnoso siero ringiovanente aiutano a preservare l'equilibrio elettrico della pelle per un autentico risultato anti-età. La barriera di idratazione naturale della pelle viene ripristinata, per migliorare idratazione e protezione. Ma è solo l'inizio. Gli agenti rassodanti, un complesso che conferisce luminosità alla pelle e potenti anti-ossidanti rendono la pelle più tonica, luminosa, ringiovanita. Per una bellezza senza età”. Contiene: a. UMETTANTI: Glycerin, Butylene Glycol, Bis-PEG-18 Methyl Ether Dimethyl Silane, Propylene Glycol, Hexylene Glycol, b. SISTEMA CONSERVANTE: Phenoxyethanol, Potassium Sorbate con l’aiuto di Alcohol Denat., Alcohol, Disodium Edta, Ethylhexylglycerin, Butylene Glycol, Caprylyl Glycol, Hexylene Glycol, Silver Oxide c. GELIFICANTI: è una lozione gel e contiene gelificanti tra cui gomma xantana, Glyceryl Acrylate/Acrylic Acid Copolymer, Poloxamer 188, Carbomer, Chondrus Crispus (Carrageenan), Hydroxyethylcellulose d. TENSIOATTIVI: olio di ricino idrogenato legato al PEG, PPG-26-Buteth-26, Polysorbate 80 e. SOSTANZE ATTIVE: Glycoproteins, Palmitoyl Tripeptide-5, Polygonum Cuspidatum Root Extract, Niacinamide, Saccharomyces/Xylinum/Black Tea Ferment, Hesperidin … f. PIGMENTI: biossido di titanio, ossidi di ferro, mica (pigmento bianco), estratto di ematiti, estratto di malatite, ossido di zinco g. ALLERGENI: idrossi citronellale, linalolo, amil cinnamalo, esil cinnamale, ecc Cos’è questo prodotto? È un prodotto della Prairie chiamato cellular serum platinum rare e costa 639 euro per 30ml (21.000/L) senza che la composizione lo giustifichi. ATTENZIONE, STARE ATTENTI A LEGGERE LE ETICHETTE DEI PRDOTTI COSMETICI PERCHE’ SPESSO VENDONO ESSENZIALEMNTE PUBBLICITA’.