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Dispensa economia e gestione della banca primo parziale prof. Milena Migliavacca, Dispense di Economia e gestione della banca

Dispensa economia e gestione della banca primo parziale prof. Milena Migliavacca

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 12/09/2023

martinaamutti
martinaamutti 🇮🇹

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Scarica Dispensa economia e gestione della banca primo parziale prof. Milena Migliavacca e più Dispense in PDF di Economia e gestione della banca solo su Docsity! 1. IL SISTEMA ECONOMICO Il sistema economico È l’insieme dei soggetti che svolgono attività atte a procurarsi beni e servizi funzionali al soddisfacimento dei propri bisogni all’interno di un framework regolamentativo. Può essere diviso: - l’economia/il sistema reale. L’insieme di beni, servizi e forza lavoro scambiati. Si interroga sull’ottimizzazione del loro scambio e del comportamento degli individui - l’economia/il sistema finanziario. In contropartita di tutti questi scambi ci sono dei flussi finanziari in cui viene trasferita moneta, mezzi di pagamento alternativo o strumenti finanziari. È costituito da contratti, mercati finanziari, intermediari, autorità di regolamentazione e vigilanza Non è un sistema stagno: i due sono interdipendenti, non avrebbe senso l’uno senza l’altro: sono l’uno il movimento in contropartita degli scambi dell’altro. Quando si parla di economia in senso lato ci si riferisce al sistema economico, sia agli scambi reali che a quelli finanziari. Non esiste uno shock nel lato finanziario che non comporti un cambiamento nell’economia reale e viceversa Queste due metà devono rimanere in equilibrio, affinché lo sia tutto il sistema economico. Dalla teoria economica si ha P * Q = M * V, che devono uguagliare nel medio/lungo termine. P sono i prezzi e Q sono le quantità di beni reali e definiscono il sistema reale. M è la quantità di moneta e V è la velocità di circolazione della moneta e definiscono il sistema finanziario. È molto difficile che l’uguaglianza sia effettivamente verificata, perché la capacità di queste quattro variabili di restaurare l’equilibrio è molto diversa La velocità di circolazione della moneta è la velocità alla quale viene scambiata un’unità di conto in un dato periodo di tempo. Più ci sono scambi nel sistema reale e più circola la moneta nel mondo finanziario, più è la velocità, maggiori sono i livelli di consumi e minori quelli di risparmio La quantità di moneta si può immaginare proprio come la quantità di moneta presente all’interno di un sistema finanziario. Esistono vari tipi di moneta Si ipotizza uno shock dal lato del sistema reale: uno shock dei prezzi che salgono. Per restaurare l’equilibrio si può o abbassare Q, se si vuole agire sempre sul sistema reale, o alzare M e/o V, se si vuole agire sul sistema finanziario. Nella pratica però è complicato, infatti se si agisce sul sistema reale abbassando la quantità di beni reali, significa o che si produce di meno o che vengono chiuse le aziende produttive. In questo modo però esplode la disoccupazione e il PIL precipita, dunque non è il cambiamento adatto. Inoltre servono mesi e mesi, non sono manovre che si possono fare da un giorno all’altro. È difficile intervenire sulla velocità di circolazione della moneta, è difficile far fare maggiori acquisti mentre i prezzi stanno salendo Intervenire sulla quantità di moneta è invece più ragionevole, si aumenta la moneta all’interno del sistema finanziario. È quella variabile che è più efficace nel riportare equilibrio. Ci sono comunque diversi modi tramite cui aumentare la quantità di moneta. Affinché la quantità aumentata di moneta riesca a raggiungere il mercato e dunque riesca effettivamente a restaurare questo equilibrio, gli intermediari finanziari devono trasmettere questo impulso, questo aumento di moneta, al mercato. Perché l’aumento e la diminuzione della quantità di moneta è nelle mani della banca centrale, che però non può arrivare fisicamente al mercato, dà solo l’impulso. La sua trasmissione è completamente nelle mani del sistema bancario, degli intermediari finanziari Si ipotizza ora, invece, uno shock delle quantità, che salgono nel sistema reale. Per restaurare l’equilibrio si può o abbassare P, se si vuole agire sempre sul sistema reale, o alzare M e/o V, se si vuole agire sul sistema finanziario. L’inflazione ha un ruolo fondamentale in questo shock. Imporre una diminuzione dei prezzi “barbara” non è semplice e così anche un aumento della velocità di circolazione della moneta (non è facile costringerei i consumatori a consumare di più o di meno) Si ipotizza ora, invece, uno shock della quantità di moneta, che sale nel sistema finanziario. Per restaurare l’equilibrio si può o abbassare V, se si vuole agire sempre sul sistema finanziario, o alzare Q e/o P, se si vuole agire sul sistema reale Si ipotizza ora, invece, uno shock della velocità di circolazione della moneta, che sale nel sistema finanziario. Per restaurare l’equilibrio si può o abbassare M, se si vuole agire sempre sul sistema finanziario, o alzare Q e/o P, se si vuole agire sul sistema reale Le bolle speculative Se nonostante si mettano in atto queste manovre lo squilibrio persiste, allora c’è il rischio concreto di una bolla speculativa. È una situazione di squilibrio persistente, nella maggior parte dei casi nel lato del sistema finanziario, ma non può essere puramente finanziaria, ci deve essere un sottostante reale. Coinvolge entrambe le metà del sistema economico In un momento sull’economia reale si registra un eccesso di domanda di un determinato bene e quindi un aumento dei prezzi vertiginoso. Si crea una sorta di scarsità sintetica di quel bene. Si dice sintetica perché in realtà è il lato della domanda che è aumentato in modo imprevisto e vertiginoso. Questo aumento della domanda e dei prezzi crea un’aspettativa dal lato degli attori economici di continua crescita di questi prezzi: tutti vogliono quel determinato bene, il suo prezzo sta salendo enormemente e ci sono evidenti possibilità di affari e di rendimenti anomali. Per questo tutti iniziano ad investire, è come se partisse la “moda” di un determinato bene o di un determinato strumento finanziario. Tutti entrano nel mercato, anche attori economici non esperti Nel momento in cui un mercato diventa un mercato fuori controllo, con un eccesso di domanda anche da parte di attori non professionali ed educati, avviene uno scollamento tra quello che si chiama valore del sottostante, ovvero il valore di quel bene determinato dalle sue caratteristiche e dal gioco della domanda e dell’offerta, e il prezzo. Il sottostante può avere un valore che cresce perché cresce la domanda, ma solo fino ad un certo punto, perché se i prezzi impazziscono e salgono in modo scollato, senza una ratio economica e senza che ci sia un collegamento con il sottostante, allora lì generalmente la bolla sta per scoppiare Si collocano nuove società per sfruttare le occasioni offerte dalla condizione di euforia del mercato. Gli attori economici in questo momento iniziano a sovra investire e ad investire a leva, ovvero ad investire indebitandosi. Generalmente in quel momento la domanda di credito è alta, quindi ci si indebita ad alto prezzo con dei tassi richiesti dagli intermediari alti, ma lo si fa lo stesso perché si spera di beneficare di questa bolla. Inoltre scende la capacità di pagare debiti perché diminuisce la liquidità Ciò finché la bolla scoppia, cessa completamente la domanda perché il livello di debito è salito eccessivamente e perché il mercato si satura, non si possono trovare compratori all’infinito. Quindi se si vuole iniziare a vendere perché si vuole ottenere il proprio guadagno, si inizia a non trovare più compratori, tutti hanno già comprato. Inizia quindi ad esserci il panico, tutti a quel punto vogliono cercare di vendere perché si capisce che il mercato non è più liquido, ovvero non si riesce a monetizzare il proprio investimento, a smobilizzarlo. In un istante si ribalta l’equilibrio: da eccesso di domanda ad eccesso di offerta. Questo cambio repentino fa esplodere la bolla Si aprono 3 scenari: - il primo è il fallimento del mercato. Se hai il bene devi tenerlo perché non c’è nessuno che vuole comprarlo e se sei indebitato la banca chiede gli interessi. Il mercato di quel bene viene chiuso - nel secondo invece interviene il prestatore di ultima istanza, ovvero una banca centrale, un governo… qualcuno che saldi i debiti al posto di chi è fallito. Ora è molto raro, prima no - il terzo è lasciare che il mercato agisca: si svendono le posizioni, ovvero le si vende ad un prezzo bassissimo, e in questo caso gli speculatori riescono a reperire sul mercato quel bene, che fino a quel momento valeva tantissimo, a nulla. Si lascia dunque che piano piano il mercato si aggiusti in automatico. Tutti quelli che sono costretti a svendere registrano una perdita, si lascia dunque la potenzialità di fallimento di alcuni attori, ma il mercato continua perché ci sono sempre contrattazioni, a pochissimo prezzo, ma c’è comunque una compravendita In realtà spesso non si opta per una piuttosto che per l’altra opzione (uno dei tre scenari), ma per almeno due delle tre contestualmente. Alcuni esempi di bolle speculative sono la bolla immobiliare che poi ha causato la crisi finanziaria e poi reale del 2008 negli Stati Uniti (crisi dei sub-prime) e la bolla dei tulipani che ha dato il via alla prima crisi speculativa Il sistema finanziario I sitemi finanziari possono essere studiati seguendo il profilo strutturale, dunque studiarne la struttura, gli elementi che li compongono, i contratti, i mercati, gli intermediari, l’autorità di vigilanza… La struttura è poco stabile, sia sotto la spinta di fattori esogeni (perché il settore finanziario è uno di quelli con un grado di innovazione tra i più alti o per la regolamentazione…) sia sotto la spinta di fattori endogeni (la concorrenza, l’innovazione finanziaria…). L’innovazione può essere sia endogena, ad esempio quella finanziaria, che esogena, ad esempio quella tecnologica Gli elementi che costituiscono il sistema finanziario sono: il chi (gli intermediari, ovvero le imprese la cui attività è basata sulla produzione e negoziazione di strumenti finanziari e dei servizi connessi alla loro circolazione), il cosa (gli strumenti, una particolare categoria di contratti aventi ad oggetto diritti e prestazioni di origine finanziaria), il dove (i mercati, luogo di scambio degli Questi soggetti devono in primis esistere ed in secondo luogo essere messi nella condizione di scambiarsi queste risorse e affinché ciò avvenga è necessario un certo grado di finanziarizzazione dell’economia. Ovvero il surplus di risorse finanziarie, la ricchezza, la parte di reddito non consumata dai soggetti in surplus, deve poter essere incorporata in un contratto standardizzato. Questi contratti sono una forma di investimento per i soggetti in surplus e una forma di finanziamento per chi usa questo surplus di risorse finanziarie Il titolo di Stato ad esempio è un contratto finanziario standardizzato, è una forma di investimento per coloro che lo acquistano, i detentori del contratto, ed una forma di finanziamento per l’utilizzatore finale, che è lo Stato, colui che lo emette. Lo Stato infatti utilizza le risorse finanziarie in surplus delle famiglie finché il contratto scade e in quel momento lo Stato restituisce quanto si è investito più un tasso di rendimento. È fondamentale che questi contratti siano standard Questo potenziale scambio di flussi tra soggetti dal punto di vista teorico può avvenire in tre modi: - scambio diretto autonomo. È una modalità teorica che avviene tra due soggetti, uno in surplus ed uno in deficit, che autonomamente scambiano l’eccesso di ricchezza del soggetto in surplus a benefico del gap di potere di acquisto del soggetto in deficit. Ciò avviene autonomamente, si cerca un qualcuno che ha un bisogno compatibile sia con l’eccesso di risparmio che con l’orizzonte temporale. Si parla di scambio diretto autonomo anche quando il passaggio di ricchezze avviene in modo autonomo sui mercati finanziari - scambio diretto assistito. Implica la presenza di un intermediario, che però non entra direttamente nello scambio, che consiste comunque di un contratto da soggetto in surplus a soggetto in deficit. L’intermediario facilita solamente l’incontro tra domanda e offerta. Ciò avviene ogni volta che si lasciano dei soldi sul conto corrente o che si compra un’obbligazione da una banca. Non si sa a chi la banca darà i soldi, ma si sa che la banca utilizzerà quel denaro - scambio indiretto o intermediato. Avviene tramite l’intermediario finanziario che si interpone tra il soggetto in surplus e quello in deficit, il flusso avviene tramite due contratti: uno tra soggetto in surplus e intermediario (tipicamente banca) e uno tra intermediario e soggetto in deficit. L’intermediario agisce da dealer (operatore-intermediario che negozia titoli o beni per conto della clientela) non solo indica al soggetto in surplus chi sarebbe il soggetto in deficit più affine alle proprie richieste, ma si interpone anche fisicamente. Il soggetto in surplus non ha la minima voce in capitolo su chi sta finanziando Le giacenze che gli individui lasciano nel conto corrente della banca la banca le dà ad altri soggetti in deficit sotto forma di credito. C’è questa trasformazione delle scadenze (ritirare quando si vuole e restituire in due anni) perché le necessità dei soggetti in surplus ed in deficit sono molto diverse. I soggetti in surplus hanno bisogno di depositare a breve e brevissimo termine e i soggetti in deficit hanno bisogno in modo più stabile delle risorse finanziarie di cui non godono. Gli investimenti tipicamente sono pluriennali e non si possono interrompere a vista. Per questo il saldo sul conto corrente è un saldo puramente virtuale, la maggior parte di quei soldi in realtà non ci sono, la banca non li ha perché li ha impiegati in contratti creditizi che non arriveranno se non a scadenza di questi contratti. Questo modo di operare della banca si chiama fractional reserve system: sistema a riserva frazionata, ovvero la riserva che una banca detiene di tutti il surplus che i correntisti le hanno affidato è solo frazionaria, la maggior parte è investita Le tre leve Affinché la funzione creditizia avvenga fluidamente il sistema finanziario ha 3 leve: - la standardizzazione degli strumenti, garantisce o almeno aiuta notevolmente la negoziabilità - la funzione di trasformazione dei rischi compiuta dagli interme. fina., se essi non trasformassero i rischi sottostanti in prestito o in credito la funzione credi. non sarebbe così fluida ed efficiente - il trattamento delle informazioni sui datori e soprattutto sui prenditori di fondi È così importante garantire che la funzione creditizia sia fluida perché le prestazioni creditizie sono differite nel tempo: i depositi vengono dati subito, ma i prestiti vengono restituiti in anni. È il differimento temporale tra le due prestazioni che fa sì che l’erogazione del credito sia rischiosa, perché in questo tempo può succedere di tutto al prenditore di fondi, ad esempio il suo progetto finanziario può non andare a buon fine, può fallire, può scappare… Il rischio di credito, ovvero che la controparte possa non restituire tutto o in parte il dovuto, fa sì che è necessario che il sistema finanziario e dunque gli intermediari intervengano È così importante che i contratti creditizi (ma in realtà tutti i contratti finanziari, dunque anche tutti i prodotti finanziari, le obbligazioni, le azioni…) siano standardizzati, ovvero abbiano delle caratteristiche standard facilmente riconoscibili, perché ciò garantisce la probabilità di questi contratti di essere venduti. Garantisce che se il datore di fondi prima dello scadere del proprio contratto abbia necessità di riavere parte della liquidità investita egli possa vendere questo contratto ad un secondo investitore. Se non ci fosse l’intermediario finanziario e il soggetto in surplus desse i suoi depositi direttamente al prenditore di fondi, ovvero al soggetto in deficit, non sarebbe possibile avere due tempistiche differenti: se è un contratto ad hoc privato non c’è modo di svincolarlo prima della scadenza, non si può ritirare prima che l’altro abbia restituito Se il contratto è standardizzato e ha delle caratteristiche comuni al mercato del credito, allora c’è un mercato per questo contratto ed esso può essere venduto a più persone. Quindi il fatto che duri tot anni non significa necessariamente che il datore di fondi debba mantenere per tot anni in portafoglio congelato quell’investimento, ma può smobilizzarlo (negoziabilità) Gli asset Un asset negoziabile è un asset facilmente vendibile sul mercato secondario, ovvero in tempi ragionevolmente brevi. Il fatto che sia standardizzato garantisce che quel contratto possa passare di mano in mano anche prima della scadenza. Anche se il credito non fosse intermediato il fatto che i contratti siano standardizzati aiuta moltissimo a far fluire le risorse da un soggetto all’altro. Per la prima leva non è necessaria la presenza di un intermediario, ma perché le ultime due possano essere utilizzate è necessario che ci sia Un asset liquido invece è facilmente trasformabile in moneta senza perdite. È molto difficile trovare sui mercati un asset liquido, è più semplice trovare un asset facilmente trasformabile in moneta, quindi che abbia un mercato secondario attivo, ma è più difficile che ciò avvenga senza perdite. Un asset che si è comprato a 100 può essere definito liquido se si è sicuri di poterlo rivendere almeno a 100. La standardizzazione aiuta la negoziabilità, ma non garantisce che potrà essere venduto allo stesso prezzo del prezzo di acquisto, quindi che quell’asset sia liquido Sia l’asset broker che l’asset transformer facilitano la funzione creditizia, ma con un’efficacia diversa. Non necessariamente un intermediario è solo broker o transformer, sono due funzioni: - gli asset broker sono individui che agiscono sui mercati e che agevolano il passaggio di fondi da un soggetto all’altro o consigliano quale strumento acquistare. Sfruttano le economie di scala per ridurre i costi fissi unitari di transazione, al crescere dei volumi di attività. Non operano una trasformazione dei rischi di credito e di liquidità tipica degli intermediari creditizi e bancari - gli asset transformer sono coloro che entrano negli scambi indiretti, intermediati. I circuiti indiretti infatti necessitano di un soggetto che trasformi le caratteristiche dei flussi dei soggetti in surplus affinché questi siano più affini alle richieste dei soggetti in deficit Per questo la banca che prende un prestito a vista e lo trasforma in un contratto a due anni sta agendo da asset transformer, sta trasformando la scadenza. Ma può agire anche da asset broker, ovvero agevolare e trovare il match tra domanda e offerta. Le banche sono entrambi. Come asset transformer agiscono sui circuiti puramente indiretti. Lo scambio diretto che sia autonomo o no non trasforma le caratteristiche del surplus di denaro Con i circuiti indiretti i depositi passano dall’attivo delle famiglie (surplus) al passivo delle banche (con il primo contratto, perché le banche devono pagare gli interessi sui depositi e perché hanno l’obbligo di restituzione), poi passano all’attivo delle banche (quando diventano prestiti), poi al passivo dell’impresa (che si indebita ogni volta che contrae un prestito) e infine in attivo dell’impresa (il prestito si trasforma in investimento reale nel progetto che sta finanziando) La trasformazione non si limita solamente alla scadenza, ma anche alla natura e al rischio, perché se garantisce ai datori di fondi che i depositi sono a vista, allora annulla il rischio di liquidità: il soggetto in surplus può ritirare le giacenze, anche se queste sono state in parte o in tutto date ai prenditori di fondi. Anche se la banca ha come liquidità soltanto una frazione dei depositi. Il soggetto in surplus non vede né i frutti né i rischi del credito che è stato fatto con i suoi depositi I depositanti hanno fiducia nella promessa della banca per 3 fattori: - la diversificazione del portafoglio impieghi (pooling) - il contratto di debito e l’impegno di capitale proprio della banca - la presenza di schemi di assicurazione dei depositi e di un prestatore di ultima istanza Allo stesso modo l’intermediazione annulla il rischio di prezzo, ovvero la banca rimborsa il surplus e quindi i propri depositi al nominale: se si mettono 100€ su un conto corrente il valore nominale (o facciale) di quel deposito non cambia nel tempo. Cambia invece il valore reale, ovvero che cosa si può comprare con quei 100€. La banca diversifica il proprio portafoglio crediti e ciò abbatte notevolmente il rischio di un portafoglio, un portafoglio ben diversificato è un portafoglio meno rischioso di un portafoglio che si concentra solamente su una certa tipologia di progetti da finanziare. In questo modo se un tot di progetti falliscono, se si manifesta il rischio di credito dei prenditori di fondi, sull’intero portafoglio questo rischio è più che compensato dalle altre posizioni che invece continuano ad essere in attivo Il contratto di debito, quello tra la banca ed il prenditore di fondi, come caratteristiche ha l’obbligo di restituzione dei fondi e l’obbligo del pagamento del tasso di interesse. Se non si rompono i vincoli contrattuali i soggetti in surplus sono tranquilli, sanno che i soggetti in deficit che hanno preso i loro soldi per tot anni, restituiranno a scadenza quel prestito e pagheranno alla banca quando dovuto e quei flussi serviranno a garantire che possano sempre prendere il loro deposito Inoltre la banca impiega del proprio capitale a garanzia dei crediti: ogni volta che la banca eroga un credito deve tenere una frazione di capitale per cercare di diminuire il più possibile il rischio di credito. Ci sono oltre a tutte queste assicurazioni i cosiddetti schemi di assicurazione dei depositi: ovvero dei fondi sovranazionali nei quali le banche sono tenuti a contribuire, che garantiscono la tenuta del sistema creditizio nazionale ed europeo. Tutte le banche europee sono obbligate a depistare dei fondi in questo sistema di garanzia dei depositi: più sei attivo dal punto di vista della funzione creditizia, ovvero più eroghi credito e più questo è rischioso, più devi contribuire. Dunque fisicamente devono lasciare fermo del capitale a garanzia del buon fine non necessariamente solo dei propri crediti, ma del sistema creditizio nazionale ed europeo in generale. Nel caso in cui fallisse una banca si troverebbe a restituire ai vari depositanti quel capitale che evidentemente una banca fallita non ha, allora può prenderlo dal fondo La trasformazione del rischio È la seconda leva che il sistema finanziario ha per far fluire e funzionare meglio il passaggio di risorse da un soggetto all’altro. Esistono due famiglie di rischi: quelli puri e quelli speculativi/ finanziari. I rischi puri sono quelli che non possono essere diversificati e sono quelli che possono colpire la persona e indirettamente il patrimonio: invalidità, perdita del lavoro, morte, furto del patrimonio… Non può nemmeno essere abbattuto, tutto ciò che si può fare è coprirlo con delle polizze assicurative, si può trasferirlo. È però un rischio asimmetrico perché è sempre sfavorevole I rischi finanziari invece possono essere eliminati: nella maggior parte dei casi un investitore o una banca nel proprio portafoglio crediti riesce a ridurre moltissimo il rischio finanziario diversificandolo. È il rischio che il proprio asset sia volatile nel tempo: il rischio in finanza è volatilità, non perdita. La rischiosità di uno strumento sia che abbia preso o perso tot punti percentuali è identica ai fini del calcolo del rischio puro finanziario. Se ho un fondo di investimento che prevedo valere 100 non cambia se poi effettivamente esso varrà 98 o 102, la variazione percentuale non cambia, non conta se sia in positivo o in negativo. Ciò perché lo scarto viene elevato al quadrato, quindi scostamenti positivi e negativi danno lo stesso contributo alla rischiosità. Il rischio puramente finanziario è il rischio che il valore finale dell’investimento, qualunque esso sia, si discosti dal valore atteso, nel bene e nel male. È misurato con la deviazione standard. Il rischio speculativo è simmetrico: può essere a favore o a sfavore, si parla di rischio di perdita e di rischio di guadagno Ciò che importa è che il valore finale dell’investimento sia facilmente predicibile, cioè che lo scarto nel bene o nel male sia poco. In questo caso non si vuole massimizzare lo scarto positivo, meglio di qualunque cosa soprattutto per una banca è uno strumento che non si sposta e si comporta in modo facilmente predittivo, rispetto ad uno strumento che dà alte possibilità di guadagno, ma anche alte possibilità di perdita. In generale regge sempre alto rischio uguale alto rendimento. Il rischio di credito è detto anche rischio di controparte, perché è il rischio che il prenditore di fondi, qualunque esso sia, o fallisca, dunque non ripaghi il proprio debito (totale), o non paghi gli interessi (parziale). Il rischio di controparte in questo caso si traduce sempre in una perdita, infatti in quel caso non si misura con la volatilità, ma con la perdita attesa. Si parla di rischio di perdita Ci sono tre atteggiamenti nei confronti del rischio: avversione, ovvero lo si evita, neutralità, ovvero si è indifferenti, e propensione, ovvero si valuta maggiormente una situazione rischiosa rispetto ad un investimento certo. La finanza comportamentale ha ideato dei test molto semplici per distinguerli: nella posizione di avversione al rischio un investitore preferisce 100€ certi che un gioco in cui lancia una moneta e se esce testa ottiene 200€ e se esce croce ottiene 0€. Nella posizione di neutralità al rischio un investitore è indifferente tra 100€ certi e il gioco. Nella posizione di propensione al rischio un investitore preferisce il gioco che 100€ certi. Il 99,9% degli investitori è avverso al rischio, ma ognuno in quantità differenti. I propensi al rischio invece • lo strumento di pagamento è un sostituto temporaneo della moneta che permette di ritardare l’esborso monetario ad un momento successivo alla conclusione dello scambio • le procedure di pagamento rappresentano i sistemi di riferimento della titolarità della moneta - la moneta elettronica: è un valore monetario, memorizzato elettronicamente, che rappresenta un credito vantato nei confronti dell’emittente incorporato in un dispositivo elettronico ed accettato come mezzo di pagamento da imprese diverse dall’emittente - la cripto moneta é una moneta virtuale che costituisce una rappresentazione digitale di valore e può essere utilizzata come mezzo di scambio o detenuta a scopo di investimento. Possono essere trasferite, conservate o negoziate soltanto all’interno di una blockchain, ovvero soltanto online. Non sono utilizzabili come mezzo di pagamento o come estinzione di debito I mezzi di pagamento non sono considerabili strumenti finanziari. Tutte le tipologie di pagamento che si espletano tramite app di una banca si appoggiano su moneta elettronica, ma non è da confondere l’online banking con lo strumento di pagamento, ad esempio anche un bonifico fatto in filiale si appoggia su moneta elettronica. Queste sono le 4 tipologie di moneta a livello micro. Se c’è un supporto fisico è moneta bancaria, se non c’è è moneta elettronica. 3 di queste (elettronica, bancaria e legale) 4 hanno le seguenti funzioni: - mezzo di regolamento degli scambi, quando si utilizza moneta ci si libera del debito contratto - unità di conto, fa sì che si riesca ad attribuire un valore intrinseco ad un bene - scorte di liquidità, funge da riserva. Se si lascia ferma, sotto forma di liquidità, la moneta si mantiene sì il potere di acquisto nominale/valore facciale, ma cambia il potere di acquisto reale, che scende. La moneta funge da scorta di liquidità, ma non ripara dalla perdita di potere d’acquisto reale, che l’inflazione fa diminuire anno su anno L’unico modo per mantenere il potere d’acquisto reale effettivo stabile è investire. Esistono dei prodotti che si chiamano inflation link: ad esempio un BTP in Italia, un buono del tesoro poliennale, il cui rendimento è in parte collegato all’inflazione. Se l’inflazione sale sale anche il rendimento in modo coerente e se scende scende anche il rendimento (ci sono delle salvaguardie sulla deflazione: segue il valore dell’inflazione purché sia positivo, non può diventare negativo) Il sistema dei pagamenti è costituito da strumenti, che possono essere tradizionali o elettronici, norme, procedure, produttori e autorità di controllo, ovvero la vigilanza che è la BCE (banca centrale europea) e le BCN (banche centrali nazionali). Tutta questa struttura cambia ed è in continua evoluzione a causa dell’enorme impatto che la digitalizzazione e il FinTech hanno portato all’interno della funzione monetaria e in particolare del sistema dei pagamenti Questi pagamenti in Europa avvengono all’interno della SEPA (single euro payments area, l’area unica dei pagamenti in euro), che permette di avere condizioni omogenee all’interno di tutta l’area, cioè la comunità europea (ancora oggi il Regno Unito ne fa parte). È l’area in cui i cittadini, le imprese, le pubbliche amministrazioni e gli altri operatori economici possono effettuare e ricevere pagamenti in euro, sia all’interno dei confini nazionali che fra paesi che ne fanno parte, secondo condizioni di base, diritti ed obblighi uniformi. Il suo scopo è quello di creare un mercato dei pagamenti armonizzato che offra degli strumenti di pagamento comuni che possono essere utilizzati con la stessa facilità e sicurezza su cui si può contare nel proprio contesto nazionale Il FinTech Nel 2015 è nata l’esigenza di una nuova regolamentazione del sistema dei pagamenti e nel 2018 è entrata in vigore la PSD2 (direttiva sui servizi di pagamento). È l’iniziativa legislativa della commissione europea tesa ad ordinare in un singolo quadro normativo la materia dei pagamenti Le novità rispetto alla 1 sono che apre le porte al FinTech: a lato degli intermediari bancari sono state riconosciute altre 3 figure che possono operare nel sistema dei pagamenti. Sono i PISP (payments initiation service provider), dei fornitori di servizi di pagamento, gli AISP (account information service provider), ovvero gli attori che hanno creato le piattaforme su cui poi di PISP hanno potuto vendere e commercializzare i propri servizi, i CISP (card issuer service provider), ovvero le carte di pagamento, che possono ufficialmente non essere brandizzate da una banca. Con FinTech si intende l’innovazione finanziaria resa possibile dall’innovazione tecnologica, che può tradursi in nuovi modelli di business, processi o prodotti e in nascita di nuovi operatori Dopo che sono stati riconosciuti ufficialmente provider anche se non hanno nulla a che fare con l’intermediazione bancaria possono entrare all’interno della funzione monetaria. C’è ovviamente però una direttiva, sono comunque altamente regolamentati. Si sono creati dei sistemi di pagamento completamente sconnessi e autonomi da quelli bancari (i primi precursori sono stati Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Google). Negli Stati Uniti, ma non in Italia, si può pagare con Facebook e Amazon eroga prestiti attraverso algoritmi che pesano i clienti come prenditori buoni o cattivi in base agli acquisti fatti su Amazon Con FinTech si indica l’utilizzo massivo di innovazione tecnologica all’interno del mondo finanziario. In particolare il FinTech si appoggia alle DLT (Distributed Ledger Technology), ovvero a quelle tecnologie non accentrate che si basano sul concetto di network, di nodo, e che quindi si mettono in netta opposizione al sistema bancario puro accentrato, che vende la necessità dell’esistenza di una banca per poter movimentare del denaro. Con il FinTech non è più accentrato, non si deve più passare da una banca, ma attraverso queste tecnologie più aperte e attraverso degli algoritmi che permettono di rimanere in anonimo, ma identificabile e quindi permettono delle transazioni sicure, ma decentralizzate Non bisogna confondere i Bitcoin, o qualsiasi tipo di cripto valuta, utilizzato con funzione di pagamento e Bitcoin utilizzato come strumento finanziario. Oggi l’utilizzo delle cripto valute non è a finalità di pagamento, ma a fine speculativo, ovvero di investimento Il FinTech ha cambiato enormemente, tanto che è stato riconosciuto ufficialmente. Ma soprattutto è cambiata la percezione da parte delle banche: fino a qualche anno fa c’era uno scontro tra nuovi entranti e banche. È passato da una minaccia al conto economico (abbatte la marginalità di banca rubando possibili clienti) ad un alleato, tanto che le banche hanno assorbito molte piattaforme FinTech internalizzandole 4. LA FUNZIONE DI TRASMISSIONE DEGLI IMPULSI DI POLITICA MONETARIA Trasmissione di politica monetaria Come il sistema finanziario e in particolare quello bancario riescano ad essere dei punti focali nella trasmissione degli impulsi che dalla banca centrale europea raggiungono o quantomeno dovrebbero raggiungere il mercato. La politica monetaria è l’insieme delle azioni intraprese dalla BCE per influenzare il costo e la disponibilità di denaro nell’economia. La parola cardine è denaro, ma anche influenzare, che è un termine volutamente molto ampio, significa creare un effetto che sia o positivo o negativo o forte o debole Il denaro ha la funzione di determinare il costo dei beni di consumo e ha esso stesso un costo. È strano pensare al costo di qualcosa, ovvero il denaro, che determina il costo dei beni al consumo. Con disponibilità di denaro si intende quanto denaro è disponibile all’interno del sistema finanziario e fa da specchio alle due variabili cardine del sistema finanziario, ovvero la quantità di denaro/moneta e la velocità di circolazione della moneta. Il termine è equivoco perché la BCE non definisce mai cosa sia e dal punto di vista tecnico-finanziario non significa nulla. Abbiamo visto dal punto di vista micro quali sono le 4 tipologie di moneta e ora vediamo altre tre tipologie, che vanno con diversi ruoli a riempire di significato la parola da un punto di vista tecnico: - la moneta circolante o legale o contante, è l’insieme delle banconote e della moneta metallica, è tutto l’insieme della moneta fisica - la moneta offerta, è il circolante, ovvero tutta la moneta fisica più i depositi, che sono le giacenze che i correntisti lasciano sui conti delle banche - la base monetaria, è il circolante più le riserve bancarie, quelle libere più quella obbligatoria Le banche devono detenere un certo ammontare di liquidità presso la banca centrale in qualità di riserva obbligatoria e poi volendo possono detenere quantità di liquidità ulteriore in qualità di riserve libere. Quelle obbligatorie sono legiferate, hanno un minimo di mantenimento, mentre le riserve libere non hanno vincoli normativi Ci sono delle variabili all’interno di queste tre che la banca centrale non può influenzare, hanno un’efficacia diversa per restaurare l’equilibrio. Quanto lasciare sul conto corrente, quindi i depositi, è deciso dal correntista, non può essere determinato dalla banca centrale. Ci sono dei modi in cui può influenzarlo. Per le riserve libere non c’è un limite o massimo legale, quindi anche su ciò la banca centrale ha poco potere di intervento. Può influenzare indirettamente, ma non direttamente La base monetaria è direttamente gestita dalla banca centrale europea, ma non rappresenta l’intera quantità di moneta a disposizione del pubblico, perché non include i depositi bancari. La BCE può gestire la quantità di moneta presente nel sistema direttamente sulla base monetaria, tranne che nella componente di riserve libere e i depositi. Con le sue politiche la banca centrale può ampliare la base monetaria: immettendo euro o concedendo credito. Oppure la distrugge quando drena euro o vengono estinti prestiti. Può fare ciò non direttamente, ma attraverso 3 grandi strumenti che ha a disposizione per farlo indirettamente Il rapporto tra la moneta offerta, quindi il circolante e i depositi, e la base monetaria, quindi il circolante e le riserve, si chiama moltiplicatore della moneta. Minore è il rapporto riserve/depositi maggiore è il volume di prestiti effettuati dalle banche e la quantità di moneta bancaria. Minore è il rapporto circolante/depositi minore è la quantità di base monetaria rappresentata dal circolante e maggiore quella rappresentata dalle riserve bancarie • p = C/D = M/D - 1, è il rapporto tra moneta legale e moneta bancaria, è la propensione del pubblico a mantenere moneta legale, è funzione inversa dei tassi. M = C+D (quantità di moneta) • b = R/D = BM/D - p, sono le riserve delle banche, funzione del costo implicito, del vincolo di riserva obbligatoria e dei movimenti di moneta legale. BM = C+R = C+RL+RO (base monetaria) • M = p+1 / p+b * BM • p+1 / p+b è il moltiplicatore della moneta Gli aggregati La BCE o la BCN quando vogliono vedere se la loro politica monetaria ha l’effetto sperato utilizzano tre aggregati monetari, in ordine decrescente in termini di negoziabilità e liquidabilità: - M1, l’aggregato ristretto, la moneta offerta. È il più facilmente liquidabile perché il circolante è quanto di più liquido esista ed è l’unica variabile/l’unico asset finanziario che gode della proprietà della liquidabilità. Anche i depositi sono capaci di trasformarsi in mezzi di pagamento praticamente in modo istantaneo e automatico. Il circolante è già disponibile, il deposito può essere velocemente ed economicamente trasformato in un mezzo di pagamento con bonifico - M2, l’aggregato intermedio, che oltre a M1 contiene anche i depositi monetari, quindi quelli con una durata/scadenza inferiore a 2 anni, oppure quelli che hanno una scadenza superiore, ma che sono ritirabili con un preavviso massimo di tre mesi. La capacità di liquidità di questi due è un po’inferiore a quello del circolante e dei depositi, non è così trasformabile come M1 - M3, l’aggregato ampio, che oltre a M2 contiene i titoli obbligazionari con scadenza inferiore a 2 anni e le quote di fondi comuni monetari con un periodo consigliato di investimento sotto i 18 mesi, che è la definizione di fondo monetario. Un’obbligazione con una scadenza fino ai 5 anni sicuramente si può rivenderla prima dei 5 anni, ma non necessariamente al prezzo di acquisto, magari è una perdita, si trasforma in contante, ma non mantiene il valore facciale dell’acquisto Bisogna sempre distinguere la funzione monetaria, quindi la capacità di uno strumento di essere utilizzato quale unità di scambio e quindi essere moneta, e la funzione di investimento Gli aggregati sono l’anello conduttore, devono essere liquidi perché la banca centrale influenza il costo e la disponibilità di denaro, non di strumenti finanziari: influenza M1 ed è molto facile che influenzi M2, ma M3 non è direttamente influenzabile. La banca centrale può rendere più o meno costoso il denaro, ma per cambiare M3 deve anche influenzare la propensione degli investitori ad acquistare titoli obbligazionari o quote di fondi comuni. Per questo motivo la banca centrale monitora tutti e tre gli aggregati, ma tiene d’occhio in modo particolare proprio M3 perché lo controlla di meno, ma in realtà è l’aggregato più stabile Gli strumenti Una definizione più formale di politica monetaria è: un processo a più stadi in cui si fa ricorso a diversi strumenti perseguendo target operativi, intermedi e finali per ottenere un obiettivo primario ed un obiettivo secondario 3 categorie di strumenti che la banca centrale ha per influenzare costo e disponibilità di denaro: - le operazioni di mercato aperto • operazioni di rifinanziamento principale. Operazioni segnaletiche temporanee di immissione di liquidità, pronti contro termine effettuati ogni settimana (scadenza di 7 gg) • operazioni a più lungo termine. Pronti contro termine a 3 mesi effettuate ogni mese • operazioni strutturali. Pronti contro termine, emissioni certificati di debito, raccolta di depositi, modificano la quantità di moneta a lungo termine, non hanno scadenza fissa • operazioni di fine tuning. Non hanno frequenza prestabilita, mirano a controllare oscillazioni impreviste di liquidità e tassi, sono eseguiti dalla BCN e eccezionalmente dalla BCE - le operazioni attivabili su iniziativa delle controparti • operazioni di deposito presso la BC. Depositi overnight, in condizioni normali non sono previsti limiti quantitativi. Il tasso di interesse è il limite minimo nel mercato overnight che fa parte dell'eurozona, quindi si è modificata l’asticella degli asset accettabili, cioè erano accettati anche asset e strumenti finanziari che davano una garanzia non così forte e perfetta Se il tasso di deposito è il minore in assoluto il tasso di rifinanziamento che la banca centrale chiede alle singole banche che chiedono liquidità è il massimo. La banca centrale quando le singole banche danno un deposito paga pochissimo e quando chiedono un finanziamento fa pagare tantissimo, è la controparte più scomoda. L'incentivo se il tasso di rifinanziamento marginale è il più alto del mercato è andare a prendere liquidità da altre parti, ovvero sul mercato interbancario, è molto più conveniente per le singole banche scambiare liquidità tra loro (il tasso che si trova sull’interbancario è l’euribor ed è compreso tra il tasso di deposito e il tasso di rifinanziamento marginale. Questi due tassi infatti si dice che determinano il corridoio dei tassi) Il tasso di rifinanziamento principale è compreso nel corridoio. Questi sono i tre tassi importanti della banca centrale: il tasso di rifinanziamento principale, che è il tasso segnaletico per eccellenza, il tasso di rifinanziamento marginale e il tasso di deposito overnight. Sono importanti perché l’andamento di questi tassi fa sì che il mercato capisca qual è l’intenzione della banca centrale: se essi diventano più stringenti, quindi i rifinanziamenti salgono, vuol dire che la banca centrale sta cercando di drenare liquidità, concede sempre liquidità, ma ad un tasso più alto, ad un prezzo più caro. Se questi tassi scendono significa che la banca centrale sta cercando di dare più liquidità possibile alle banche in modo che esse a loro volta la facciano fluire sui mercati Nell'ultimo anno il tasso di interesse principale ha iniziato a salire per la prima volta in decenni ed è arrivato al 3% (sempre stato intorno allo 0) e ciò è un messaggio molto chiaro al mercato: la banca centrale sta rendendo sempre più oneroso per le banche prendere a prestito liquidità, sta cercando di drenare liquidità dal mercato. Anche il tasso sui depositi è aumentato dall’1,5 al 3% e il tasso dei prestiti marginali è aumentato fino al 3,25% (per anni anche negativo) Maggiore è la distanza tra i tassi interbancari e quello marginale maggiore è la gravità della situazione in quel periodo storico, maggiore è il messaggio che la banca centrale vuole far passare. Se si ha bisogno di liquidità per un brevissimo tempo (per una giornata) si paga un tot e un altro tot si paga se questa liquidità serve per una settimana. Maggiore è la differenza tra i tot e maggiore è l’urgenza con la quale la banca centrale vuole far passare il messaggio. Se si è poco stabili e si ha solo un buco va bene, ma non va per niente bene se quel buco diventa una necessità più stabile di liquidità, non si può avere bisogno di liquidità per una settimana intera altrimenti essa viene fatta pagare tantissimo. La distanza è una tolleranza ad una tensione di liquidità. Ci può essere una piccola tensione che può essere sistemata nella giornata, ma questa crisi non può arrivare ad una settimana, è un enorme incentivo perché le banche non abbiano bisogno di liquidità per lunghi periodi Le misure non convenzionali Ci sono delle misure non convenzionali o straordinarie alcune delle quali possono essere inserite all’interno delle operazioni strutturali e altre non hanno effetto di lungo periodo perché vengono riassorbite. Sono due le grandi famiglie di operazioni non convenzionali: - il quantitative easing. È l’agevolazione massiva delle condizioni finanziarie sui mercati, non è convenzionale, ma è una misura straordinaria perché generalmente avviene quando la crisi sul sistema finanziario è particolarmente severa. Il caso più eclatante è stato quello effettuato da Mario Draghi in quanto presidente della BCE con la frase “faremo qualsiasi cosa sia necessaria per salvare/mantenere/supportare l’Unione Europea”. Con il termine qualsiasi cosa ha quantificato un quantitative easing senza giorno e senza fondo, ovvero un acquisto enorme e massivo di titoli da parte della BCE. La qualità dei titoli che acquista generalmente deve essere coerente con il tasso che richiede: se le singole banche danno come garanzia titoli molto stabili e altamente negoziabili il tasso che la banca centrale europea richiede è molto basso. Durante questi periodi di misure non convenzionali i tassi richiesti erano molto bassi e in certi momenti quasi a prescindere dalla qualità degli asset dati in garanzia. La banca centrale crea base monetaria, acquista titoli dalle banche e concede questi pronti contro termine anche a fronte di garanzie basse, in modo che le banche possono prendere a prestito liquidità dalla banca centrale a poco e darla altrettanto a poco ai prenditori di fondi, in modo che loro investono, spendono e idealmente l’economia esce dalla crisi - il quantitative tightening. È l’esatto opposto: politiche monetarie molto restrittive che si hanno quando la banca europea non solo distrugge base monetaria, che è fisiologico, ma riduce drammaticamente i titoli di stato o gli asset che prende come garanzia. Alzando i tassi e non volendo più acquistare asset e titoli la banca centrale drena liquidità dai marcati, se non vuole più acquistare non dà più liquidità in contropartita. Oppure vuole disfarsi di tutti gli asset e di tutti i titoli di stato che le sono stati dati e quindi non vuole più quel genere di asset come garanzia, o se ne danno altri o essa non dà liquidità. È quello che sta succedendo e si può evincere anche dal trend del tasso di rifinanziamento principale La riserva bancaria Il terzo strumento è la riserva obbligatoria, che è un deposito molto liquido che le singole banche devono detenere ferma presso la banca centrale nazionale. Non lo possono investire perché è una sorta di contrappeso e garanzia alla raccolta diretta, che sono i depositi. Più sono depositi più è la riserva. La differenza di tenerla sui conti è che non si prende l’interesse e non aumenta la riserva obbligatoria che si deve detenere. Una riduzione della riserva obbligatoria aumenta le possibilità di erogare credito e quindi tende a migliorare i conti del sistema bancario Maggiore è la raccolta diretta, i depositi, e maggiore è la quantità che in media si deve tenere sui conti della banca centrale nazionale. La banca centrale remunera questa riserva obbligatoria, ma la remunera al tasso di deposito overnight, quindi al tasso più basso del corridoio dei tassi. La riserva obbligatoria si calcola prendendo il bilancio della banca e identificando due aggregati: - l’aggregato A, ovvero tutti i depositi di durata inferiore a 2 anni, tutti i titoli di debito con scadenza fino a 2 anni e tutti i titoli del mercato monetario, ovvero quelli con scadenza inferiore ai 18 mesi. Questo fa capire la funzione della raccolta diretta dei depositi e poi delle obbligazioni che la banca vende, ma a breve termine - l’aggregato B, ovvero tutti i depositi vincolati sopra i 2 anni, tutte le operazioni di pronto contro termine e tutti i titoli di debito con scadenza sopra i 2 anni L’aggregato A è più liquido e l’aggregato B sono le stesse cose, ma con scadenza più lunga. Bisogna epurare questo calcolo dalle passività verso la BCE, tutte la passività verso la BCN e tutte le passività verso le altre banche. Quindi si vuole tenere soltanto depositi e le passività verso la clientela. Il calcolo è l’1% dell’ammontare che risulta dall’aggregato A. Bisogna quantificare anche l’aggregato B perché normalmente ad esso va applicato lo 0%, ovvero non viene contato, ma in momenti particolarmente complessi la banca centrale europea potrebbe decidere di aumentare la richiesta di riserva obbligatoria applicando una percentuale anche all'aggregato B La franchigia a 100mila euro significa che se l’1% dell’aggregato A è sotto i 100mila euro quella banca non deve riserve obbligatorie. Gli obiettivi della riserva obbligatoria sono principalmente due: stabilizzare i tassi e aumentare o allentare il fabbisogno di liquidità In media durante il periodo di mantenimento bisogna mantenere quel tot di euro sottoforma di riserva obbligatoria, cioè la banca può utilizzare quella liquidità a patto che in media durante il periodo di mantenimento quel minimo di riserva obbligatoria venga mantenuto. Oggi si può ritirare tutto il tot di riserva obbligatoria, ma bisogna fare sì che quello 0 in media sia sovrappesato nei giorni successivi. Quindi se il giorno dopo si hanno 2tot di euro va bene, perché in media si è mantenuto un tot di euro. Il periodo di mantenimento oscilla tra 6 e 7 settimane e viene fissato un calendario ufficiale della BCE. Alla banca centrale non interessa se per un giorno la banca prende (smobilizza) una parte o totalmente quella riserva. C’è una sanzione se non si rispetta Se la singola banca ha bisogno di liquidità prima di andarla a chiedere alla banca centrale europea e al mercato interbancario può prenderne un po’dalla propria riserva obbligatoria, a patto che compensi questa liquidità che prende nell’arco del periodo di mantenimento. Ciò stabilizza i tassi perché non crea quei picchi di domanda sul mercato interbancario né presso la BCE, perché può attingere a questa riserva e smobilizzare anche il 100%, quindi parte della richiesta di liquidità una banca può gestirla in autonomia prendendo la riserva obbligatoria La seconda funzione invece è il fabbisogno di liquidità: visto che ci sono questi tassi che determinano quanta porzione dell’aggregato A e idealmente dell’aggregato B, l’aumentare di quei tassi aumenta la quantità di liquidità che una banca deve detenere se invece si abbassassero la banca centrale sta cercando di rilasciare liquidità alle banche. Quindi il fabbisogno di liquidità è governato dalle due percentuali di A e di B da tenere I target I target servono per vedere se l’obiettivo è raggiunto oppure no. La politica monetaria è come un nastro trasportatore, da un lato ci sono le banche centrali che mettono il loro denaro sul nastro sperando che raggiunga il mercato, ma non sanno esattamente di quanto denaro c’è bisogno perché ne arrivi sul mercato, perché in mezzo ci sono le banche e se esse svolgono la loro funzione di trasmissione degli impulsi di politica monetaria, allora ciò che viene messo sul nastro e ciò che arriva al consumatore finale è praticamente identico, ma se le banche iniziano a fare credit crunch o comunque non trasferiscono totalmente questi impulsi si continua a mettere denaro sul nastro, ma al consumatore finale non arriva nulla. Per questo c’è bisogno di target intermedi su questo nastro che dicano se effettivamente la quantità di moneta che si è cercato di sbloccare sta arrivando sul mercato e sta dando gli effetti sperati. Non si può aspettare che sul mercato si crei l’effetto sperato perché il nastro è molto lungo e se al consumatore finale sta arrivando la moneta sperata allora sul nastro c’è molta altra moneta ancora che sta arrivando e quindi alla fine di tutta la politica al consumatore finale arriva più di quella che era necessaria Potrebbe anche essere che una parte non arrivi perché gli intermediari la rimandano alla banca centrale: la prendono con un rifinanziamento marginale e la ridanno con un’operazione di deposito, in quel modo tutta la liquidità che la banca ha dato l’ha ritrovata sui propri depositi - operativi. Si attivano per primi, reagiscono subito alle politiche della banca centrale. Sono le riserve bancarie e i tassi di mercato, dovrebbero rispondere alle politiche monetarie perché il mercato sa che una politica espansiva implica un aumento della base monetaria certo, non si sa se arriva prima o dopo e non si sa quanto tempo impiega, ma si sa che se la banca centrale ha una politica monetaria espansiva prima o poi tutta quella liquidità arriva sul mercato e quindi il tasso di compravendita si alza - intermedi. Agiscono in seconda battuta, quando si attivano il legislatore sa che la sua moneta sta arrivando sempre più vicino al mercato. Sono la quantità di moneta, la banca centrale infatti controlla abbastanza bene la base monetaria, ma la moneta è anche altro, sono anche i depositi, le riserve libere... e quindi quando la quantità di moneta effettivamente inizia ad alzarsi la banca centrale sa che la sua politica espansiva sta effettivamente funzionando. Così anche il credito: quando le banche iniziano a dare più credito vuol dire che effettivamente stanno trasmettendo il suo impulso al mercato - finali. Si attivano per ultimi, vuol dire che effettivamente si può iniziare a smettere ed invertire la politica perché l’obiettivo finale è quasi raggiunto. Sono i prezzi, il reddito e l’occupazione. Quando il reddito ad esempio inizia ad alzarsi dopo una politica espansiva si sa che si è raggiunto anche l’obiettivo di lungo termine. La politica ha funzionato, se si sono attivati si può smettere di inondare il mercato di liquidità perché l’obiettivo è raggiunto e non si può metterne di più di quanto sia necessario perché altrimenti questi target eccedono i livelli obiettivo e si deve invertire la rotta, ma la banca centrale non può continuare a dare e poi togliere liquidità in continuazione. I tempi delle politiche sono decennali Gli obiettivi della BCE - il mantenimento della stabilità dei prezzi. Mantenere il tasso di inflazione attorno al 2% nel medio termine. Prima era mantenerlo nell’intorno inferiore del 2%, ma dal luglio 2021 è cambiato in vista dell’iperinflazione. Attualmente il tasso di inflazione è fisso all’8% con picchi al 12%. Nel medio termine significa che nell'arco di 5/7 anni l’inflazione europea e quindi quella dei paesi che ne fanno parte, deve essere al 2%. Un giorno può essere dell’8 e quello dopo dello 0,5, ma in media nel medio termine deve essere del 2. Questo è l’obiettivo primario, ovvero la prima cosa fondamentale che la banca centrale deve ottenere con i suoi strumenti. Solo e soltanto se questo obbiettivo è centrato, allora può prodigarsi per l’obiettivo secondario - il sostenimento di politiche di economia reale, piena occupazione e crescita economica Questa è l’enorme differenza tra BCE e FED, tra banca centrale europea e federal reserve banlk americana: nella FED non esiste un obiettivo primario o secondario, ci sono tre obiettivi con pari dignità: il mantenimento dell’inflazione, piena occupazione e crescita economica. Cerca di raggiungere un buon compromesso di tutti e tre gli obiettivi contestualmente. In Europa non è così, prima si centra l’obiettivo primario e poi eventualmente ci si occupa del secondario. La politica monetaria più tecnicamente è dettata dal sistema europeo delle banche centrali, ovvero il SEBC che comprende: la BCE, che ha potere decisionale, le BCN delle nazioni che fanno parte della comunità europea, che hanno potere attuativo, e le BCN extra europee, che hanno ruolo soltanto consultivo, non prendono direttamente decisioni, vengono solo consultate I tre consigli che decidono i tassi, quando invertire le manovre di politica monetaria... sono: • il consiglio direttivo. È responsabile della formulazione di politica monetaria, quindi decide se è più o meno espansiva, se continuare una politica nel solco di quello fatto negli anni precedenti o se è il momento di invertire la rotta. É la strategia Nella maggior parte dei casi il rimborso a scadenza avviene al nominale, ovvero al valore che deve essere restituito a scadenza che è pari al prezzo di acquisto, ma non è necessariamente detto che il prezzo di acquisto e il rendimento sono uguali. Ci sono altri due elementi da considerare quando si calcola il tasso rendimento, uno di questi è il tasso di cambio: se l’obbligazione è comprata in dollari bisogna stare molto attenti a come oscilla in questi 5 anni il cambio euro-dollaro. Ogni volta che si compra un’obbligazione estera bisogna guardare se ci aspetta che il cambio con gli euro della valuta di quello specifico asset rimarrà stabile nell’arco di tempo di investimento, si può guadagnare un po’di più se la valuta si apprezza o un po’di meno se si deprezza. L’ultimo elemento è l’inflazione: se si ha un tasso di inflazione superiore al tasso di rendimento in realtà il rendimento reale è negativo, bisogna tenere conto del tasso inflattivo Il rendimento è parametrato al rischio dello strumento: più lo strumento è rischioso e più il rendimento atteso sarà alto. Gli asset class sono insiemi omogenei di attività finanziarie. Il rendimento atteso è quello che ci si aspetta, quello ex post è quello che effettivamente si ottiene quando si chiude il proprio investimento. Da una liquidità ci si può aspettare un rendimento bassissimo, lasciare soldi sul conto corrente non rende nulla, ma anzi al netto nei bolli si paga. I bond governativi sono un po’più rischiosi, ci si può aspettare un rendimento anche se contenuto essendo poco rischiosi, anche la banca centrale li utilizza come asset preferito perché sono idealmente le attività finanziarie meno rischiose. Le azioni emesse da emittenti privati hanno alto rendimento rispetto al resto del mercato obbligazionario essendo obbligazioni ad alto rischio Storicamente c’è sempre stato uno stacco tra il rendimento che ci si può aspettare da un’obbligazione e quello che ci si può aspettare da un’azione: ci si può aspettare un rischio e quindi un rendimento medio-alto da un’azione quotata sui mercati, che si alza ulteriormente se si sta facendo un investimento su un’azione non quotata di un emittente privato e ancora di più se si sta cercando di finanziare un’impresa ad alto potenziale all’inizio del suo sviluppo. Questa è la teoria, ma poi la pratica può essere diversa: sui mercati emergenti il tasso di rendimento può essere nettamente superiore a quello di un’azione quotata emessa da un paese occidentale ben messo dal punto di vista politico. La parte fondamentale per determinare rischio e rendimento è la natura del contratto, il tipo di rapporto contrattuale, ma è solo una delle caratteristiche viste, è la più importante e di solito basta a trascinare il rendimento: più la natura del contratto è rischiosa e più ci si aspetta un rendimento superiore, ma ci sono anche altre caratteristiche che a volte riescono a sovra pesare la prima. Rischio e rendimento però vanno sempre di pari passo La natura dell’asset Ce ne sono quattro più una ibrida. Il grosso spartiacque è tra le attività finanziarie con natura di indebitamento, ovvero le obbligazioni/bond e con natura di partecipazione, ovvero le azioni/ equity. La differenza sostanziale è che le obbligazioni prevedono la rinuncia a qualsiasi forma di ingerenza della gestione dell’emittente: se si acquista un’obbligazione di un’impresa si diventa semplicemente un creditore, l’obbligazionista non ha nessuna voce in capitolo su come l’impresa venga gestita, ma ci si può aspettare una remunerazione. Se la natura del contratto è di indebitamento il diritto alla remunerazione è sancito. Oltre alla remunerazione si ha diritto anche alla restituzione del capitale a scadenza e nel caso l’emittente fallisse durante la durata del contratto gli obbligazionisti sono tra i primi ad essere rimborsati (con la liquidità che rimane all’impresa fallita si cerca di pagare tutti i creditori e gli obbligazionisti sono tra i primi) Completamente diverse sono invece le azioni, i contratti di partecipazione e i diritti dell’azionista, esso diventa socio quota parte dell’emittente dell’azione che acquista. “Quota parte” significa che fatto cento il capitale si prende una percentuale pari alla quota che si possiede, si diventa un socio con quella percentuale lì di potere decisionale. Per questo ci sono soci di maggioranza e di minoranza. Un emittente si dice a capitale diffuso quando ha tantissimi soci di minoranza, il suo capitale è diffuso e distribuito, questi soci sono tutti coloro che acquistano azioni di quell’emittente. Nel momento in cui si acquista un’azione si diventa un socio e quindi si ha potere di ingerenza. Il potere però è comunque quota parte e si rinuncia a qualsiasi garanzia di remunerazione e restituzione del capitale. Quando si compra un’azione quell’azione/strumento non ha una scadenza, quindi la si può rivendere se c’è qualcuno disposto ad acquistarla, ma lo strumento di per sé non ha scadenza, un’azione è perpetua. Si può contare sullo stacco di dividendi annuali, i dividendi sono il surplus di liquidità che l’emittente decide di distribuire ai propri azionisti sottoforma di remunerazione. I dividendi non sono obbligatori per l’emittente, un’azionista non può pretendere un dividendo a fine anno. Inoltre in caso l’emittente fallisse l’azionista sarebbe l’ultimo in assoluto a venire rimborsato e se un emittente fallisce significa che non ha la liquidità per rimborsare tutti i creditori, altrimenti non fallirebbe, quindi si è certi che si avrà una perdita, si perderà in tutto o in parte il capitale investito Le altre tipologie di contratto sono quelli di assicurazione, quindi dietro il pagamento di un premio assicurativo l’emittente del contratto, ovvero la società assicuratrice, tutela dal manifestarsi di un evento avverso. I contratti derivati invece, di natura finanziaria, non hanno un valore intrinseco, ma deriva da quello dell’attività sottostante, che può essere una qualsiasi attività finanziaria oppure uno strumento con natura reale (ad esempio un paniere di beni o un bene qualsiasi dell’economia). I contratti composti invece nascono dalla combinazione delle quattro tipologie di contratto appena viste. Ad esempio le obbligazioni perpetue o quelle strutturate hanno sì una natura di indebitamento, ma hanno delle caratteristiche proprie dei contratti di partecipazione Dal punto di vista giuridico si diventa soci nel momento in cui si acquista un’azione, si condivide il rischio imprenditoriale, per questo quando si compra un’azione nel bilancio dell’emittente entra il capitale di rischio: se si sta conferendo capitale di rischio probabilmente a parità di altre condizioni il rischio che deriva da questo asset è elevato. Se l’attività operativa di quell’azienda che ha emesso quell’azione va bene, allora si può sperare che il prezzo di quell’azione salga e quindi quando si vorrà smobilizzarla dal proprio portafoglio, ovvero rivenderla, ci sarà qualcuno che la acquista ad un prezzo rialzato. Se l’azienda va bene ci saranno sempre più persone che vorranno investire in quella azienda ed il valore e il prezzo dell’azione crescerà. Nel caso delle obbligazioni invece un obbligazionista può aspettarsi il rimborso a scadenza e gli interessi. Quando si compra un’obbligazione nel bilancio dell’emittente entra il capitale di debito Se si vuole smobilizzare un’obbligazione si hanno due vie: aspettare che scada e che l’emittente rimborsi, se ha le risorse, oppure rivendere quell’obbligazione ad un altro investitore che vorrà acquistarla. Se invece si è azionisti si ha solo una via per smobilizzare quello strumento, ovvero rivenderlo sul mercato. Per questo si è molto più esposti alle oscillazioni di prezzo dell’azione: se si ha urgenza di smobilizzare un investimento azionario bisogna solo sperare che in quel momento sui mercati le azioni quotino ad un prezzo perlomeno uguale o superiore a quello di acquisto, ma piuttosto che non avere liquidità si potrebbe essere costretti a rivenderla ad un prezzo inferiore. La prima fonte di guadagno di un’azione è la differenza di prezzo tra acquisto e vendita, la seconda fonte sono gli stacchi annuali dei dividendi, che però non sono obbligatori e certi Le cedole possono avere diversa natura: o fisse, ovvero ogni tot tempo ci si aspetta una certa percentuale, oppure possono essere variabili, ovvero la cedola dell’obbligazione segue ad esempio l'euribor, lo stacco dunque dipende da quanto quota in quel semestre il tasso, sono quindi indicizzate perché il valore della cedola è collegato a un indice sottostante. Esistono anche obbligazioni che non prevedono lo stacco di cedole e si chiamano ZCB, il loro guadagno deriva solo dalla differenza tra prezzo di acquisto e restituzione del capitale a scadenza. A parità di tutto il resto e di qualsiasi altra caratteristica sono più rischiosi rispetto a quelli che le prevedono All’interno delle obbligazioni ci sono almeno tre tipologie di strumenti che vengono rimborsati con una priorità diversa: i primi sono quelli che hanno un’obbligazione senior o garantita, si chiamano creditori chirografari, se avanzano risorse vengono rimborsati gli obbligazionisti ordinari e dopo ancora coloro che hanno acquistato obbligazioni subordinate o ibride. Dopo di essi ci sono gli azionisti, ma non si arriva mai a pagare tutti gli obbligazionisti subordinati e gli azionisti Il tasso di rendimento effettivo a scadenza Quando si compra un’obbligazione ed essa è quadriennale ci si può aspettare dei flussi intermedi e il rimborso a scadenza. Si suppone che questa obbligazione abbia uno stacco di cedola annuale al 5%, quindi in quattro anni quattro cedole. Al tempo 0 si pagano i 100 euro di valore nominale dell’obbligazione, dopo un anno ci si aspetta 5 euro, dopo due anni altri 5 euro, lo stesso dopo tre e al quarto anno l’ultima cedola da 5 euro e il rimborso a scadenza, ovvero i 100 euro pagati. Per stimare qual è il rendimento effettivo di questa obbligazione si devono analizzare i pagamenti intermedi e quello a scadenza Apparentemente il rimborso è al nominale, non si perde niente, ma non è così perché in finanza il tempo ha un valore: 100 euro adesso sono meglio della promessa di 100 euro tra quattro anni. Per questo motivo si deve scontare per il tempo tutti i flussi che si ottengono in futuro: più è remoto, quindi lontano dal tempo 0 questo futuro, maggiore è il tasso al quale si deve scontare. Le quattro cedole sono uguali, hanno la stessa grandezza, ma la prima a parità di tutto il resto è meno rischiosa della quarta, perché per riceverla si deve aspettare soltanto un anno e non quattro. Quindi il valore attuale, ad oggi, della prima cedola è maggiore del valore attuale dell’ultima. Il valore secco della cedola deve essere scontato per 1 più un tasso di sconto elevato al tempo che si deve aspettare. Dunque questo denominatore cresce passando dalla prima alla seconda cedola, perché al posto di t ci sarà prima t al quadrato, poi t al cubo, poi t alla quarta.. Il vero tasso di rendimento di un’obbligazione è il TRES, tasso di rendimento effettivo a scadenza: viene calcolato come quel tasso i che rende uguale il prezzo di acquisto, il prezzo che si paga oggi, al valore attuale di tutti i flussi futuri, che è la prima cedola diviso 1 + il TRES alla prima, più la seconda cedola diviso 1 + il TRES alla seconda, più la terza cedola diviso 1 + il TRES alla terza, più la quarta cedola diviso 1 + il TRES alla quarta, più il valore di rimborso a scadenza (i soldi pagati inizialmente) diviso 1 + il TRES alla quarta. Tutta questa sommatoria è eguagliata al prezzo di acquisto ed è un’equazione ad un’incognita, ovvero il TRES, quindi si riesce a ricavarlo Se si ha un’obbligazione che promette un rendimento atteso del 5% e la si paga 100 e tra un anno sul mercato escono nuove obbligazioni dello stesso emittente che promettono un rendimento dell’8%, il prezzo della prima obbligazione scenderà, perché nessuno vuole un’obbligazione che promette il 5% quando sul mercato c’è un’obbligazione identica che promette l’8%. Per questo se i tassi sul mercato salgono il prezzo dell’obbligazione a tasso fisso scende. Se si vuole smobilizzare il proprio investimento si deve farlo accontentatosi di un prezzo inferiore, perché si deve compensare con un prezzo inferiore il fatto che colui che acquisterà l’obbligazione riceverà solo il 5% e non l’8%. Sono inversamente proporzionali La curva dei tassi La curva dei tassi è una descrizione grafica delle aspettative di mercato sull’andamento dei tassi di interesse, ovvero è un grafico che esprime come nell’arco del tempo il mercato si aspetta che i tassi di rendimento cambieranno. Le aspettative cambieranno nel tempo, dunque la curva dei tassi può cambiare forma. Per disegnare le curve dei tassi è necessaria la scadenza degli investimenti che ci sono su quel mercato, ad esempio sul mercato obbligazionario con emittente lo stato italiano si hanno titoli ad un anno, a 5 anni, a 10... Si ha poi bisogno del rendimento effettivo a scadenza. È il grafico di come ci aspetta che i tassi cambieranno su uno specifico segmento di mercato, ovvero su strumenti che sono uguali in tutto tranne che nella durata, quindi si riesce a dare un prezzo al passare del tempo. Ad esempio se un'obbligazione di 2 anni dà il 3% e una uguale in tutto, ma di 10 anni dà l’8% si ha una misura pulita di quanto costa e quanto viene pagato quel periodo aggiuntivo di tempo Le quattro principali forme delle curve dei tassi sono: la curva sana e fisiologica, che si ha in un’economia sana in cui gli strumenti a breve hanno un rendimento atteso inferiore rispetto a quelli a lungo, a parità di tutto il resto. Il problema però è che “a parità di tutto il resto” sul mercato non esiste, si fa finta. Se un’obbligazione scade tra 2 anni o tra 10 è evidente che quella che scade tra 2 paghi di meno di quella che scade tra 10 Ci sono anche curve discendenti in cui i titoli a breve a parità di tutto il resto pagavano di più di quelli a lungo o ancora più comune curve in cui i titoli a breve e medio termine pagano molto e quelli a lungo pagano meno. Rischio e rendimento vanno di pari passo. Questa ultima curva dei tassi è giustificata dal fatto che ultimamente l’incertezza sui mercati è molto elevata e il mercato pensa che nel breve periodo la situazione finanziaria-economica-politica sarà molto incerta, ma se il mercato sopravvive nel breve-medio il pericolo è scampato, quindi i suoi tassi potranno tornare quelli fisiologici. È una forma di incertezza nel breve periodo. È la curva di un emittente sano che affronta un problema temporaneo. Se supera quel periodo i tassi torneranno a scendere, non si avrà più bisogno di promettere tassi così alti affinché qualcuno compri le obbligazioni Gli strumenti derivati Gli strumenti derivati sono degli strumenti sintetici, ovvero che il loro valore deriva dal sottostante, dall’asset sul quale sono costruiti. Questo asset, qualunque esso sia, si chiama attività sottostante/sottostante e la sua natura può essere duplice: o finanziaria, cioè gli strumenti derivati seguono in vario modo l’andamento di un asset finanziario (uno strumento finanziario, un’azione, un’obbligazione...) o reale, cioè gli strumenti derivati seguono in vario modo l’andamento di una materia prima (l’oro, il piombo, il gas naturale, il petrolio, il caffè...) o di un paniere di questi asset (del mercato energetico, agricolo...). Di per sé il derivato non ha delle specificità o caratteristiche proprie, ma derivano le loro caratteristiche dal sottostante.Tuttavia ci sono diverse specificità che distinguono diverse tipologie di derivati. Speculativo non ha accezione negativa, ma significa investire per ottenere il massimo del rendimento possibile Gli strumenti derivati hanno una finalità di copertura, ovvero quando l’investitore possiede in portafoglio un asset e poi acquista il derivato costruito su quel medesimo asset. Ad esempio si ha un’azione di una certa società e affinché lo strumento derivato che si compra sia di copertura forward essendo un contratto privato tra due controparti si può aggiustare e personalizzare al 100% in funzione delle necessità del compratore e del venditore. Da una parte il forward è molto più rischioso perché se la controparte fallisce si ha una grossa perdita, ma è molto più flessibile I fondi comuni di investimento I fondi comuni di investimento possono essere visti effettivamente come strumenti, ma per come sono costruiti sono anche degli intermediari, dei broker di per sé, possono quindi essere sia uno strumento finanziario sia un attore finanziario. Sono dei portafogli che contengono degli strumenti, quindi delle azioni, delle obbligazioni, dei derivati... sono dei contenitori. Se si acquista una parte di un fondo comune il rendimento di quel fondo seguirà il rendimento di tutti gli strumenti che ne fanno parte. Se si hanno 100 euro di liquidità extra si può decidere se investirli in un’obbligazione, in un’azione, oppure in un fondo comune di investimento, ovvero di comprare una fetta di esso e così si investe su un paniere di titoli. Questa è la forza del fondo, probabilmente non si sarebbe in grado con i 100 euro di comprare tutti i titoli che ci sono nel fondo comune, ma comprando una quota di esso comunque si ha un rendimento identico a quello dell’investitore che ha comprato ogni strumento all’interno del fondo singolarmente. Solitamente i fondi hanno centinaia di titoli in portafoglio. Questo è un vantaggio enorme, permette di diversificare anche un portafoglio piccolo Questo portafoglio si dice essere gestito in monte, ovvero da una società di gestione del risparmio, che amministra il patrimonio nel fondo comune di investimento senza che coloro che hanno comprato le quote possano avere un’ingerenza, ovvero dire la loro sulle scelte di investimento. Quindi si acquista una quota, semplicemente si guadagna quando il gestore del fondo guadagna da quel portafoglio e si perde quando il gestore del fondo perde, ma non si può dirgli nulla. Il fatto che il patrimonio sia autonomo fa sì che se colui che gestisce il fondo dovesse fallire coloro che hanno comprato le quote di quel fondo possono comunque rifarsi su quel portafoglio, perché è autonomo dal capitale della società che lo gestisce. Dunque se il gestore fallisce i creditori del gestore non possono rifarsi sul fondo, ovvero sul valore di quel portafoglio, che viene rimborsato quota parte a tutti coloro che hanno comprato una quota - fondi flessibili, in cui il gestore ha carta bianca sulla composizione del portafoglio, ovvero il gestore decide al 100% quante obbligazioni, quante azioni e quanti derivati metterci - fondi comuni azionari, in cui almeno il 70% del portafoglio deve essere investito in azioni e il resto in obbligazioni o derivati - fondi obbligazionari puri, che non possono investire in azioni - fondi obbligazionari misti in cui il gestore può inserire fino al 20% di azioni, quindi la componente principale rimane obbligazionaria - fondi bilanciati, che sono i più comuni insieme a quelli flessibili, in cui il gestore può investire in azioni dal 10 al 90% - fondi monetari o fondi liquidità, che investono in strumenti del mercato monetario, ovvero in strumenti che hanno una scadenza al massimo di 18 mesi, di brevissimo termine Dall’unione tra azioni e fondi comuni di investimento qualche anno fa sono nati gli ETP, ovvero gli exchange traded products, che sono strumenti che sono quotati come le azioni, ovvero il mercato ne valuta il prezzo ogni istante e il possessore li può comprare o vendere sul mercato a piacimento, in ogni momento. Questa caratteristica la prendono dalle azioni, perché se si ha un fondo comune di investimento non si può comprare o venderlo in ogni istante e se si decide di venderlo non si sa esattamente a che prezzo lo si venderà, perché si deve aspettare 1/3/5 giorni che effettivamente l’ordine di vendita arrivi. Non c’è un prezzo, ma il NET (net asset value), ovvero il valore che tra tre giorni tutti gli asset dentro a quel fondo avranno. Sono strumenti ibridi, seguono l’andamento di un paniere quindi come se fossero fondi comuni di investimento, ma sono scambiabili tutti i giorni e in ogni istante di negoziazione hanno un prezzo certo. Uniscono il buono dei fondi, quindi una grande diversificazione, al buono di uno strumento come le azioni, quindi che sono quotati e che hanno un mercato di riferimento che determina il prezzo ad ogni istante. È un enorme vantaggio, lo svantaggio però è che al contrario dei fondi non hanno fisicamente un portafoglio di titoli, ma si comportano come derivati, ovvero utilizzano degli strumenti derivati per seguire l’andamento del sottostante/fondo Ci sono diversi tipi: se hanno un fondo come sottostante sono ETF, ovvero exchange traded funds, perché replicano l’andamento di un fondo comune. Se il sottostanne invece sono dei beni reali lo strumento è detto ETC, ovvero exchange traded commodities. L'ETN, ovvero exchange traded notes, invece significa che lo strumento segue l’andamento di un intero indice di mercato 6. I MERCATI FINANZIARI Cosa sono i mercati I mercati sono quei luoghi oggi non fisici, ma completamente informatici in cui si scambiano gli strumenti visti, ovvero le azioni, le obbligazioni, i derivati, i fondi comuni, gli ETP. In Italia il mercato per gli strumenti finanziari è gestito da Borsa Italiana, che per un decennio ha fatto parte del gruppo London Stock Exchange e dopo la Brexit è stato assorbito dall’Euronext, che è una piattaforma europea che gestisce le sedi di negoziazione oltre che italiane (di Milano) anche di Amsterdam, Bruxelles, Parigi, Lisbona, Dublino e Oslo. Non è LA piattaforma europea perché sono escluse alcune città, ma c’è un’enorme componente delle negoziazioni europee che insistono su questa piattaforma Generalmente ci sono due tassonomie dei mercati: i mercati in funzione degli strumenti che vi vengono negoziati (ad esempio il mercato obbligazionario, il mercato azionario, il mercato valutario, ovvero il mercato dove si comprano e si vendono valute o derivati su valuta come nel caso dei mercati degli strumenti derivati). La tipologia di strumento dunque da nome al mercato. Una seconda accezione è invece suddividere i mercati/creare una tassonomia dei mercati in funzione della loro attività, a seconda della funzione che svolgono i mercati possono essere: primario o secondario, monetario o dei capitali, regolamentato o OTC, all’ingrosso o al dettaglio Il mercato primario è il mercato delle nuove emissioni, quando un emittente crea per la prima volta uno strumento esso viene collocato sul mercato primario, la prima compravendita di uno strumento avviene qui. Quindi quando lo stato crea il nuovo BTP Italia e lo vende all’asta c’è la prima compravendita, il primo scambio tra l’emittente, ovvero il governo italiano, che ha creato il BTP e l’acquirente, che acquista appunto sul mercato primario perché sta acquistando direttamente dall’emittente. Un’azienda privata che si quota crea per la prima volta le sue azioni e coloro che vogliono diventare soci vanno sul mercato primario e le acquistano Tutte le compravendite successive alla prima, quindi quelle che avvengono tra due investitori avvengono sul mercato secondario. Se c’è un altro investitore che vuole acquistare quell’obbligazione può comprarla da qualcuno che in quel momento la vuole vendere prima della scadenza. Tutte le compravendite sul mercato primario avvengono tra emittente e investitore, tutte le compravendite sul mercato secondario avvengono tra due investitori. Nessuna liquidità scambiata sul secondario entra nelle casse dell’emittente. L’andamento di uno strumento sul secondario fa la ricchezza o le perdite degli investitori. Spesso gli emittenti riacquistano delle proprie azioni, perché si vuole tenere una parte del capitale sotto il proprio controllo. Questo però non succede con le obbligazioni, perché esse servono per prendere a prestito liquidità, non avrebbe senso se l’emittente ha bisogno di liquidità collocare delle obbligazioni e poi comprarsele da solo, perché se avesse la liquidità con la quale le compra non le emetterebbe Un’altra funzione del mercato secondario e soprattutto quello secondario azionario è che prezza/ valuta ogni istante il valore dell’azione, ovvero quanto vale una quota del capitale di quell’emittente, quindi indirettamente il mercato prezza l’emittente stesso: se il valore delle azioni dell’emittente salgono, significa che esso sta crescendo, sta avendo successo dal punto di vista economico-finanziario. Dà una valutazione nel continuo dell’emittente. Un’altra valutazione dell’emittente viene data dal bilancio, ma avviene una volta all’anno, si guarda il fatturato e l’utile, ma queste quantità si aggiornano una volta all’anno, se si vuole una valutazione più puntuale di ciò che sta succedendo ora all’emittente si guarda al mercato I fondi monetari sono quelli con degli strumenti a scadenza brevissima, i mercati monetari sono quelli su cui si scambiano strumenti a breve termine, quindi sotto i 12/18 mesi. Il mercato dei capitali invece generalmente è il mercato sul quale si scambiano strumenti a medio-lungo termine, ma non c’è una definizione tecnica. Il mercato regolamentato è quello in Italia disciplinato dal testo unico della finanza, ovvero il TUF, esistono delle regole di accesso, delle regole per l’operatività, i regolatori, ovvero delle autorità di vigilanza (in Italia CONSOV) che operano e fanno sì che su questi mercati avvengano delle compravendite in linea con le regole del mercato, inoltre c’è la cassa depositi e prestiti, che interviene nel caso di fallimento del venditore I mercati OTC I mercati non regolamentati vengono detti OTC (over the counter, sopra il bancone), ovvero tutti quegli scambi che non passano per la cassa, ma tra due investitori tramite contratti privati e non standardizzati. I future sono regolamentati e compravenduti sull’IDEM, ovvero il mercato regolamentato dei derivati, mentre il forward è uno strumento OTC. C’è la possibilità di personalizzarlo, ma non esiste un regolatore e una clearing house, in Italia però c’è una regolamentazione e un’attenzione alla protezione dell’investitore altissima e quindi CONSOV gestisce anche l’albo dei mercati OTC, ovvero l’albo degli acquisti e delle vendite, delle negoziazioni, che avvengono sopra il bancone, é il sistema di scambi organizzati. È un albo informale di coloro che operano e delle compravendite che avvengono OTC, ciò è fondamentale perché in passato gli strumenti derivati a fini speculativi sono stati utilizzati in modo molto pesante per abbattere, ovvero scommettere contro, la sostenibilità del debito pubblico italiano C’erano due controparti statunitensi che avevano legittimamente comprato degli strumenti short sul tasso di rendimento del debito pubblico italiano, scommettendo che esso sarebbe salito, quindi la rischiosità dello stato sarebbe salita, e loro ci avrebbero guadagnato. I titoli di stato in nuova emissione però non avevano tassi molto più elevanti di quelli precedenti, quindi gli investitori erano disposti ad accontentarsi di un tasso medio di mercato, perché non percepivano una rischiosità così crescente. Se la scommessa viene sbagliata però e non si concretizza chi ha venduto short perde, se si è due controparti grandissime e si muovono grandissimi capitali sui mercati finanziari si può decidere di entrare sopra il mercato in un mercato ad hoc solo per loro, in cui si decide di scambiare dei derivati che insistono sulla salute del debito pubblico italiano, quotandolo decine di volte sopra a quello corrente, quindi si scommette che da qui a sei mesi/un mese il rendimento medio sarà dieci volte sopra a quello corrente Le due controparti rimangono anonime, ma la scommessa cambia le aspettative del mercato, perché i grandi player finanziari non sono molti, quindi se si vedono delle contrattazioni così enormemente sballate, probabilmente ci si chiede come mai qualcuno sta scommettendo su un aumento così elevato del rendimento del debito pubblico italiano, quindi sta scommettendo sul fatto che il debito diventerà molto più rischioso, quindi se si possiedono dei titoli italiani si inizia a venderli senza sapere bene il perché. Magari non si vedono tutti, semplicemente ci si alleggerisce, ma seguendosi a catena si verificano le cosiddette aspettative auto avveranti: se tutti vendono effettivamente il rendimento sale. Ciò è quello che successo realmente, partendo da una compravendita OTC tra due controparti molto influenti con un ammontare enorme sottostante Una volta fatta la scommessa anche se essa non si avvera si fa in modo che si auto avveri e ciò è possibile se si è un intermediario reit maker, ovvero che fanno il mercato, che hanno delle quote talmente importanti da riuscire a spostare le aspettative. Generalmente questi movimenti avvengono con contrattazioni private, perché sui mercati regolamentati sono vigilati, trasparenti, se si investe short leva 150 è difficile trovare uno strumento che scommetta così sproporzionalmente contro un emittente, a maggior ragione se è uno stato sovrano, mentre se la contrattazione è privata è più facile Nel mercato all’ingrosso operano investitori istituzionali, ovvero investitori che fanno del trading e dell’investimento la loro professione, sono ad esempio coloro che gestiscono i fondi, le banche... Quindi le operazioni su un mercato all’ingrosso sono di una taglia molto grande, con un controvalore enorme, si cambiano milioni ad ogni transazione. Il mercato al dettaglio invece è fatto per quegli investitori che comprano e vendono strumenti con un controvalore unitario per transazione molto basso. Quando una persona fisica singola accede ad un mercato accede a quello al dettaglio. Generalmente sui mercati all’ingrosso si scambiano strumenti più rischiosi L'efficienza di mercato Qualunque mercato può essere più o meno efficiente, più o meno organizzato, più o meno liquido e il grado di efficienza si può misurare con degli indicatori. Si parla di 3 tipi di efficienza: - quella informativa. In che misura e in quanto tempo un’informazione relativa ad un emittente viene assorbita nei prezzi, ovvero in quanto tempo un’informazione viene prezzata. Un titolo azionario può infatti salire o scendere a seconda della salute economico-finanziaria dell’emittente, perché incorpora l’informazione relativa al suo emittente • i mercati godono di un’efficienza in forma debole se tutti i prezzi sul mercato incorporano le informazioni storiche relative agli emittenti degli strumenti che vi vengono negoziati. Ad esempio se una società va male perché nell’ultimo bilancio si è visto che il rendimento del capitale proprio è sceso, allora le azioni scendono e incorporano quella informazione che deriva dal bilancio, ovvero da ciò che è successo almeno un anno fa • i mercati godono di un’efficienza in forma semi forte quando i prezzi incorporano tutta l’informazione pubblica, appena esce una notizia subito il mercato reagisce e incorpora quell’informazione nel valore dell’azione dell’azienda. L’informazione è contemporanea • i mercati godono di un’efficienza in forma forte quando i prezzi incorporano tutta l’informazione: storica, presente, pubblica e privata. Quella privata è quella che possono