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Dispensa I e II modulo di Economia Aziendale, Giacomo Magnani, Dispense di Economia Aziendale

Dispensa completamente sostitutiva alle lezioni e al libro di testo, contenente appunti di tutte le lezioni di economia e bilancio con esercizi svolti e testimonianze. Corso di studi in Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo, professore Giacomo Magnani.

Tipologia: Dispense

2022/2023
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Scarica Dispensa I e II modulo di Economia Aziendale, Giacomo Magnani e più Dispense in PDF di Economia Aziendale solo su Docsity! L’ECONOMIA AZIENDALE Disciplina economica e umanistica (esseri umani che impiegano tempo lavorando) che studia gli istituti ovvero le organizzazioni che gli esseri umani realizzano per soddisfare dei rari bisogni, rari poiché i bisogni economici vengono soddisfatti da beni economici i quali non sono disponibili a tutti nella quantità e qualità desiderata ma si acquisiscono con l’attività economica (produrre e consumare ricchezza). Per soddisfare questi bisogni è necessario realizzare degli istituti, tutte le persone sono membri di istituti e per questo i bisogni non sono solamente economici (ad esempio l’istituto “famiglia” non nasce per un bisogno economico, certo si svolgono attività economiche ma non si produce, si consumano invece i beni economici scarsi per soddisfare a dei bisogni più alti come l’istruzione, la sicurezza. L’istituto “impresa” invece soddisfa un bisogno economico perché hanno come scopo l’accumulare ricchezza.) Tutti gli istituti hanno quindi una loro dimensione economica ovvero una loro azienda (azienda=dimensione economica). Possiamo scandire 4 diversi istituti con relativa azienda. DIMENSIONE ECONOMICA DEGLI ISTITUTI - Famiglia: azienda di consumo familiare (prevalentemente di consumo) - Impresa: azienda di produzione (prevalentemente di produzione perché se questa non produce più ricchezza di quella che consuma non genera profitto) - O.N.P.: Azienda non profit (azienda composta perché possiamo avere sia volontari che impiegati che devono essere retribuiti) - Pubbliche amministrazioni: (azienda composta pubblica perché eroga beni non escludibili gratuiti o in minima spesa che soddisfano direttamente dei bisogni (Es. bisogno di avere la strada asfaltata, di avere la sanità ecc., mentre l’impresa non soddisfa direttamente un bisogno perché nessuno ha il bisogno di lavorare in un’impresa) BENI E BISOGNI I bisogni economici (ovvero l’esigenza di un bene necessario) degli istituti possono essere classificati secondo gerarchia: per esempio possono essere bisogni primari o secondari in base all’urgenza di soddisfarli e inoltre sono dinamici perché mutano nel tempo. I beni che invece soddisfano questi bisogni si possono classificare come: - Beni non economici: disponibili quantità e qualità sufficienti per tutti - Beni economici: beni scarsi, non disponibili per tutti e per i quali quindi bisogna investire una parte di ricchezza prodotta grazie agli istituti. I beni economici si dividono a loro volta in: - Primari o secondari - Complementari (consumati insieme) o fungibili (se ne consumo uno non ne consumo un altro) - Differenziabili (possono essere percepiti come unici) o non differenziabili/commodity (comuni). Es. la coca cola è un bene differenziabile perché è un bene unicamente prodotto da quell’azienda. Il caffè invece è un bene non differenziabile perché lo si trova in tutti i bar. - Di consumo o a utilizzo singolo. Es. Un’auto è un bene di consumo perché viene usata più volte. Un panino invece è un bene a utilizzo singolo perché lo mangio solamente una volta. - Privati (forniti da imprese, soggetti privati) o pubblici (dallo Stato o dalle pubbliche amministrazioni) questo perché ai privati non converrebbe offrire beni pubblici caratterizzati quindi dalla non escludibilità (bene per cui non posso escludere qualcuno dal consumo). BISOGNI SODDISFATI DAI BENI CULTURALI Sono bisogni formativi, educazionali, ludici e pubblicitari (es. promozione di un’immagine attraverso attività culturali) I bisogni culturali possono avere un maggior legame con un bene tangibile (BBCC, beni culturali) e un minor legame con un bene tangibile (AACC, attività culturali). Le aziende che si occupano di offrire questi beni culturali è possibile distinguerle in due grandi campi: - Aziende culturali in senso stretto: si occupano di conservare e valorizzare prodotti culturali già esistenti - Aziende culturali in senso lato: si occupano di creare nuovi prodotti culturali. Da un punto di vista economico-aziendale sono molto simili alle aziende che producono beni di largo consumo. La separazione non è netta perché alcune aziende saranno sia in senso stretto che in senso lato (gruppi musicali, video ecc.) Es. nelle biblioteche (azienda in senso stretto) ci troviamo i libri, i quali vengono prodotti dalle case editrici (azienda in senso lato). Più in generale (ma comunque diverse) sono le aziende creative, le quali operano nei settori creativi (design, moda, advertising, videogiochi ecc.) *** ASSETTO ISTITUZIONALE L’assetto istituzionale è l’insieme dell’assetto organizzativo e dell’assetto tecnico. - L’assetto organizzativo è l’organizzazione dell’organismo personale (perché all’interno dell’impresa si hanno persone che svolgono compiti differenti con competenze differenti,) - L’assetto tecnico è l’organizzazione del patrimonio Decisioni dell’assetto istituzionale: - Costituzione dell’istituto - Soci (chi farà parte dell’istituto) - La prima scelta e personalità giuridica: scelta dei diritti e dei doveri che avrà l’impresa. Es. Un bimbo, quando nasce, non sceglie che diritti e doveri avrà, invece quando si crea un’impresa abbiamo a disposizione una serie di modelli che la legge ci propone con determinati diritti e doveri da parte di ciascuno (S.r.l. , S.p.a. …). L’impresa potrà operare in un certo modo in base a cosa sceglie. - Configurazione degli organi di governo ***: definire chi farà parte di questi organi e quindi chi prenderà le decisioni. - Acquisizioni, fusioni, scissioni di istituti: es. due soci che non vanno più d’accordo possono decidere di scindere un istituto. - Stipulazione di alleanze - Liquidazione dell’istituto *** Ogni istituto si relaziona con dei soggetti che possono essere interni o esterni e che a loro volta hanno interessi di tipo economico e interessi di tipo non economico. IMPRESA Soggetti istituzionali Soggetti non istituzionali Interessi economici - conferente di capitale di rischio - prestatori di lavoro - conferenti di capitale di prestito (banche e altri finanziatori) - fornitori - partner - pubbliche amministrazioni (es. Stato) -> perché fornisci beni pubblici attraverso tributi che gravano sia sulle persone fisiche che sulle imprese Interessi non economici - responsabile sicurezza (prestatore di lavoro) - conferente di capitale di rischio (per il prestigio di essere imprenditore) - collettività (che opera nei territori dove lavora l’impresa e che vuole che l’impresa ad esempio non inquini e abbia un comportamento responsabile a livello ambientale e sociale) * In un’impresa tutti i soggetti istituzionali hanno sia interessi economici che non economici. In una famiglia tutti i soggetti istituzionale hanno sia interessi economici che non economici. (VALE ANCHE PER LO STATO E PER LE ORGANIZZAZIONI NON PROFIT) Soggetto di istituto (SI): insieme dei portatori di interessi istituzionali (economici e non). Ha diritto e dovere di governare l’istituto. Soggetto economico (SE): insieme dei portatori di interessi istituzionali economici. Ha il diritto e dovere di esercitare influenza sulle decisioni di tipo economico. Va detto però che in alcuni casi lo steccato ist. / non ist. è un po’ più labile (es. quando un’azienda ha tanti debiti nei confronti della banca, soggetto esterno, questa avrà diritto ad essere partecipe nelle decisioni dell’azienda). STRUTTURA DI GOVERNO TIPICA NELLE IMPRESE ITALIANE: Questa teoria non è sempre rispettata infatti normalmente nelle imprese italiane i prestatori di lavoro non esprimono la stessa possibilità di condizionare le scelte rispetto ai conferenti di rischio. Nel caso italiano quindi il SI e il SE sono organi formati solamente dal conferente di capitale di rischio che se è più di uno è sostituito dai soci (o azionisti se si tratta di una società operazioni). Dato che, sopratutto nelle grandi società il SI e il SE è formato da migliaia di soci e associati non sarebbe funzionale riunirli tutte le volte tutti, l’assemblea dei soci eleggerà un più ristretto numero di persone che amministrino la società e che fanno parte dell’assemblea dei soci, mentre i restanti faranno parte del consiglio di amministrazione (collegio sindacale). INTERESSI CONVERGENTI NEGLI ISTITUTI È importante capire quali siano gli interessi in gioco, se questi convergano o divergano. Bisogna quindi valutare le ricompense in base alle competenze, al tempo, all’impegno, alle energie che un determinato prestatore di lavoro ci offre. (Es. Se l’attesa è superiore ai contributi che un prestatore di lavoro può darmi ma, in ogni caso, questi contributi hanno un grande potenziale, posso decidere di aumentare la sua rimunerazione). * (eliminazione degli sprechi) Sussidiarietà verticale: lo stato interviene qualora appaia non adeguata l’azione degli organi periferici Sussidiarietà orizzontale: intervento pubblico rispetto all’iniziativa privata IL PATRIMONIO È l’insieme delle condizioni di produzione e di consumo in un preciso momento (che riflettono la storia passata dell’azienda ma al tempo stesso la base della vita futura di questa). Queste condizioni patrimoniali possono essere: - Positive: credito, ciò che spetta all’azienda per aver fornito un prodotto/servizio - Negative: debito, obblighi nei confronti di altre aziende o fornitori - Esogene: prodotte dall’esterno (es. risorse ambientali) - Indogene: prodotte dall’interno - Materiali: hanno natura fisica (es. terreni, impianti, macchinari) - Immateriali: non hanno natura fisica. Es. know-how (capitale intellettuale), relazioni con i clienti o con il team (capitale relazionale), reputazione dell’azienda nei confronti dei portatori di interesse (capitale reputazionale) - Monetarie: cassa, debiti, capitale netto - Ambientali: trasporti, cultura locale CAPITALE DI FUNZIONAMENTO: Rappresentazione del patrimonio sotto forma di valori economici (es. valore dei crediti, dei debiti, della cassa, valore degli impianti ecc.) -> risorse che possono essere rappresentate soltanto economicamente (rientra nell’assetto tecnico). VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO Può voler significare “attribuire un valore economico al patrimonio”, “valorizzare il patrimonio per sfruttarlo al meglio”, oppure, nel caso delle AC, “valorizzare il patrimonio culturale. Scelte di valorizzazione del patrimonio: - Integrazione verticale: gamma delle competenze sviluppate e integrabili (es. vendo nei negozi ma decido di vendere anche online) - Integrazione orizzontale: aggiungo combinazioni economiche parziali (es. sono una casa editrice e decido di organizzare anche delle mostre) - Fusioni, acquisizioni, alleanze: acquisisco anche il patrimonio di altri - Cercare nuovi conferenti di capitale di rischio: nuovi soci o investitori che apportino capitale di rischio INDIRIZZI STRATEGICI - Diversificazione correlata: quando si valorizza un patrimonio è bene usare la logica di diversificazione correlata, cercare di diversificarsi (es. se faccio una fusione è bene che lo faccia cercando un patrimonio diverso, che mi permetta di aumentare le combinazioni economiche che posso attuare) - Economie di replicazione: dall’altra parte è bene però replicare ciò che so fare bene e che mi apporta profitto - Competenze distintive: mantenere attive quelle competenze e caratteristiche che ci distinguono dagli altri in modo tale da lavorare in un settore esclusivo difficilmente replicabile da altre imprese. - Evitare eccessi di cambiamento: significa quindi non rispettare le competenze distintive, il che può causare uno squilibro all’interno dell’azienda, anche economico. EQUILIBRIO ISTITUZIONALE Un istituto può dirsi in equilibrio istituzionale quando i membri del soggetto d’istituto: - Si riconoscono all’interno dell’istituto e condividono i valori, gli obbiettivi e le modalità di questo governo - Ricevono ricompense e benefici giudicati equi rispetto ai contributi che apportano (perché l’istituto identifica una serie di stakeholder ai quali assegneranno determinati contributi e ricompense) -> perché se io non conferisco le adeguate ricompense ai diversi portatori di interesse, questi faranno venire meno i contributi e quindi l’istituto non potrà sopravvivere. L’equilibrio istituzionale - È dinamico poiché si raggiunge all’interno di relazioni tra numerosi stakeholder ed è quindi una ricerca continua che non garantisce stabilità ma dà la possibilità all’istituto di durare nel tempo. - Garantisce autonomia -> capacità di lavorare senza interventi di sostegno altrui. EQUILIBRIO ECONOMICO (ECONOMICITÀ) Per raggiungere l’equilibrio istituzionale è però condizione essenziale raggiungere l’equilibrio economico. L’equilibrio economico si ha quando l’istituto è in grado di attrarre risorse sufficienti per rimunerare le condizioni di produzione e di consumo utilizzate per svolgere le attività economiche. (L’ equilibrio economico viene prima di quello istituzionale perché se non sono in grado di ricompensare le spese investite nella produzione e nel consumo, non sono nemmeno in grado di soddisfare gli interessi economici degli stakeholder). Perché l’economicità possa essere raggiunta occorre che le aziende si impegnino a rispettare 5 target: - Equilibrio reddituale: si ottiene quando i ricavi saranno almeno uguali ai costi (se R > C allora avrò un utile: profitto che l’impresa genera e che andrà a remunerare i conferenti di capitale di rischio il cui contributo è il primo che viene apportato all’azienda ma l’ultimo ad essere remunerato, una volta remunerato il capitale di rischio. Non bastano quindi i ricavi=costi ma i ricavi > costi altrimenti non si potrà remunerare ne il conferente di capitale di rischio e di conseguenza neanche i prestatori di lavoro) - Equilibrio monetario: si ottiene quando le entrate sono almeno uguali alle uscite (bisogna considerare che entrate e uscite non sono simultanee perché magari ho bisogno di €100 che al momento non ho ma fra tre mesi mi entreranno €120 perché ad esempio il cliente paga a rate: in questi casi occorre attivare la gestione finanziaria) - Efficienza e flessibilità: riuscire a minimizzare il più possibile i costi pur mantenendo lo stesso livello di efficacia (efficacia vs efficienza; es. se mi do un obbiettivo e lo raggiungo sono efficace, se la mia collega raggiunge lo stesso obbiettivo spendendo dimeno è efficiente). Devo essere in grado di minimizzare i costi per raggiungere gli obbiettivi ma devo essere anche disposto ad adattare la mia struttura per questi soli. - Congruità delle rimunerazioni: la retribuzione degli stakeholders deve essere misurata in termini di ore di lavoro, di attenzione, energia e competenze - Capacità di risparmio: si ricollega all’equilibrio reddituale Il patrimonio netto è una ricchezza che l’azienda non deve restituire ad un certo tempo ad un soggetto esterno ma che dovrebbe restituire al conferente di capitale di rischio qualora l’azienda si liquiderà. A (attività) - P (passività) = N (capitale netto) => (se Il risultato e negativo possiamo dire che il tuo patrimonio è in mano alle banche, a chi ci ha prestato il denaro) e da qui A = P + N Il risultato reddituale dell’esercizio dello stato patrimoniale si calcola facendo: CNfin - CNiniz = risultato esercizio reddituale dove CN = capitale netto Infine se A = P + CNiniz + (R-C) A + (C-R) = P + CNiniz CONTO ECONOMICO, STATO PATRIMONIALE E RENDICONTO FINANZIARIO Sappiamo che hai CPR seguono delle entrate mentre ai CNR seguono le uscite (ovvero del flusso monetario che entra/esce in azienda) Tra ciò che produco (flusso reddituale) e ciò che vendo (flusso monetario) vi è un collegamento ma non una sincronia infatti potrebbero interporsi due altre grandezze: il credito e il debito (es. un cliente acquista a rate una parte della mia ricchezza; acquisto da un fornitore ma lo pago tra 1 settimana). - Il flusso reddituale compone il reddito d’esercizio (trova la sua rappresentazione nella tavola del reddito d’esercizio/conto economico) - Il flusso monetario trova rappresentazione nel rendiconto finanziario -> perché nello stato patrimoniale vedo rappresentato il patrimonio (attraverso la tavola del capitale di funzionamento) in un determinato momento e si parlerà quindi di valori stock/fondo. Nel rendiconto finanziario invece si parla di valori flusso, ovvero quei valori che riesco a mostrare solo in un intervallo di tempo. Se si confronta, con lo stato patrimoniale, la liquidità che un’azienda ha al 31.12.2021 con quella del 31.12.2022 si potrà vedere se la liquidità è aumentata o diminuita ma non si potrà sapere perché e come quella liquidità sia aumentata. CAPITALE DI FUNZIONAMENTO Ci permette di vedere quali sono i beni e i diritti che l’azienda possiede, ovvero le condizioni di produzione che l’azienda possiede in un dato momento e che consentiranno lo svolgimento delle combinazioni economiche future. - Colonna sx: attività, beni e diritti che l’azienda possiede - Colonna dx: passività, come l’azienda si è finanziata ciò che possiede (dove può aver preso i soldi per costruire il patrimonio che vediamo nella colonna sx) grazie a due possibili modalità: - Debiti: che l’azienda ha nei confronti dei conferenti di capitale di prestito o di altri stakeholder - Capitale netto: investimento prodotto dal conferente di capitale di rischio (ricchezza che l’azienda non deve restituire ad un certo tempo ad un soggetto esterno ma che l’azienda restituisce al conferente di capitale di rischio qualora questa si liquidasse). ATTIVITÀ Le operazioni che l’azienda può fare con il suo patrimonio si dividono in due grandi gruppi: - Operazioni di gestione caratteristica: operazioni tipiche per cui si è costituito un determinato istituto (es. le operazioni di gestione caratteristica di un forno che produce il pane sono tute quelle operazioni che servono a produrre il pane). - Crediti verso i clienti - Immobilizzazioni materiali: beni ad uso pluriennale (che posso usare più volte) - Immobilizzazioni immateriali: diritti, ovvero marchi e brevetti che non hanno consistenza fisica - Partecipazioni: quote di altre società con lo scopo di utilizzare queste società per il proprio business (es. tre imprese, una di che vende oggetti in oro, l’altra in argento, e l’altra in marmo, decidono di fondersi creando una quarta società commerciale per la distribuzione dei loro prodotti. Ciascun impresa possederà il 33% di questa quarta società. Queste quote vengono chiamate partecipazioni perché sono riferite ad un pezzettino di questa proprietà) - Operazioni di gestione patrimoniale: investire la liquidità in avanzo in attività in modo tale che io possa far tornare liquide quelle attività nel momento del bisogno. - Cassa e conti correnti attivi: in cassa non frutterà nulla; sul conto corrente bancario la mia liquidità frutterà perché, depositandoli sul conto corrente, prestiamo soldi alla banca la quale ci remunera con gli interessi attivi. - Titoli, obbligazioni e azionari: comprando le obbligazioni delle altre imprese, ovvero il loro debito, si è remunerati con il rimborso della somma versata e con degli interessi attivi (es. un soggetto che normalmente vende le proprie obbligazioni è lo Stato. Quando le imprese comprano le obbligazioni dello Stato, lo stanno finanziando e avranno dei crediti nei confronti di quello Stato); comprando i titoli di proprietà di altre imprese, non come strumento del mio business, ma perché faccio un investimento nel momento in cui credo sia opportuno diventare socio di un’azienda che farà successo. PASSIVITÀ Mi ritrovo nella passività quando sono nella situazione opposta rispetto alla gestione patrimoniale, ovvero la gestione finanziaria. La gestione patrimoniale la attivo quando ho della liquidità in avanzo, la gestione finanziaria quando ho un fabbisogno finanziario, non mi basta la liquidità che ho. Operazioni di passività possono essere: - Debiti verso i fornitori - Debiti verso i conferenti di capitale di prestito - Conti correnti passivi: si prelevano più soldi di quanti si versano grazie al fido - Mutui bancari - Debiti verso lo Stato: imposte che non vengono pagate in determinati momenti dell’anno - Debiti verso i prestatori di lavoro: TFR (trattamento di fine rapporto), somma monetaria che viene incrementata anno dopo anno e che viene retribuita al portatore di lavoro alla fine della vita lavorativa in base al suo stipendio e al tempo impiegato in azienda. - Debiti verso i conferenti di capitale di rischio (finiscono nel capitale netto!): - Capitale sociale: capitale conferito dai soci al momento della nascita dell’azienda - Utile: ricchezza prodotta nell’ultimo esercizio e che non sappiamo che fine farà - Riserva da utile: parte di utile che i soci hanno deciso di non dividersi bensì di investire dall’anno precedente per il nuovo esercizio Esempio 1 A = P + CN ci fa capire come un ‘azienda si è finanziata le sue attività (con i debiti o con la propria ricchezza). Dei soci fanno nascere un’azienda alla quale conferiscono denaro pari a €100, marchi pari a €50 e immobilizzazioni materiali pari a €150. L’attivo (patrimonio) varrà quindi €300, e questi €300 saranno quindi la somma delle passività più il capitale netto. Essendo però stato finanziato interamente dai soci e quindi senza debiti, il patrimonio netto coincide con l’attivo che chiamiamo, in questo caso, capitale sociale, perché è quella ricchezza conferita dai soci all’inizio della vita dell’azienda Un debito -> Passivo Ricchezza netta che non devo restituire -> Patrimonio netto Fattore produttivo (ricchezza) che ho consumato -> CNR Fattore produttivo (ricchezza) che ho prodotto -> CPR LOGICHE E TECNICHE DI RILEVAZIONE Ci consentono di capire come si passa dalle operazioni (ovvero le combinazioni economiche svolte dai collaboratori) alle tavole di sintesi. Queste operazioni sono, sopratutto all’interno di aziende, rilevanti dal punto di vista economico -> a queste operazioni sono quindi attribuiti delle quantità economiche (dei numeri) che possono essere certe (grandezze certe) o frutto di valutazioni (stima / congettura). GRANDEZZE CERTE Quelle quantità economiche che hanno dei valori incontrovertibili (non si possono contestare, vi è solo un’opinione). - Prezzi costo / prezzi ricavo - Interessi - Retribuzioni - Crediti di regolamento - Debiti di finanziamento - Liquidità in cassa GRANDEZZE CONTROVERSE Quelle quantità economiche controverse che possono essere quindi valutate in modo diverso da persone diverse. STIMA Si determina un valore, frutto di ipotesi, rispetto ad un dato già certo. Dato il principio di competenza, non posso inserire nel bilancio un valore che non so se sarà veritiero per questo inserirò un valore ipotetico, una stima. Es. Un cliente potrebbe non pagarmi l’intero credito perché la sua azienda sta fallendo. Prevedo che mi pagarà meno di quanto mi deve ma non so quanto (quando un’impresa fallisce non fallisce istantaneamente quindi potrò solo avere un stima di quando l’azienda fallirà ma non so quanto andrò a perdere) CONGETTURA Si tratta sempre di un’ipotesi, ma di un’ipotesi-finzione ovvero: non c’è un dato vero che prima o poi conoscerò ma c’è e si è prodotto un qualcosa a cui devo per forza attribuire un valore arrivandoci con il ragionamento. Es. 1: Quote di ammortamento. Ho comprato un immobilizzazione che valeva €1000, l’ho ammortizzata per €100 (me lo ricorda il fondo ammortamento), alla fine del 1º anno varrà €900, alla fine del 2º varrà 800… Es. 2: Sulla base di un ragionamento logico, se ipotizzo di utilizzare un computer per 10 anni probabilmente il 1º anno lo utilizzerò di più perché poi verrà superato dalle nuove tecnologie quindi il valore di ammortizzamento crescerà ogni anno di più. *** QUANDO REGISTRIAMO QUESTI VALORI? Quando abbiamo contezza dell’avvenuta operazione economica, ovvero all’arrivo di un documento ufficiale. COME REGISTRIAMO QUESTI VALORI? Inizialmente in prima nota -> prima operazione iniziale con la quale annotiamo tutto quanto successo. Successivamente in modo ordinato e cronologico grazie al libro mastro e libro giornale. LIBRO MASTRO Appare come un insieme di mastrini ciascuno dei quali è associato ad un conto, ognuno dei quali a sua volta avrà un titolo o denominazione seguito da una parentesi che specifica se si tratta di uno stato patrimoniale o di un conto economico. Lo si pensa come una specie di sottocartella delle tavole di sintesi: se clicchiamo con il puntatore su una voce dello SP, (ad esempio i debiti verso i fornitori pari a €100) si aprirà il libro mastro che inquadra il conto debiti che ci spiegherà in che modo i debiti sono aumentati e diminuiti per arrivare a €100. Es. mastro merci c/acquisti contiene un raggruppamento di diversi nastrini merci c/ acquisti bulloni, merci c/acquisti martelli, m/c acquisti chiodi… Dove inserisco i valori? Si collocheranno a dx (dare) o a sx (avere), a seconda di dove è collocato il conto in questione nelle tavole di sintesi (es. banca c/c nelle tavole di sintesi è ha sinistra; quindi quando il conto c/c un incremento lo metterò a sx, quando subirà invece un decremento, a dx) PARTITA DOPPIA Ogni volta che registriamo un’operazione il movimento, la variazione, la partita o la posta non sarà mai una sola ma ogni movimento va a collocarsi in almeno due conti (es. se pago un debito questo porterà all’avverarsi di due operazioni: un variazione sul conto debito e una variazione sul conto cassa o banca) -> si dirà che ho inserito un movimento a dx (o in dare) o un movimento a sx (o in avere). CANONE FONDAMENTALE DELLA CONTABILITÀ Ogni volta che si registra un’operazione (che in realtà sono due), il movimento in avere deve essere uguale al movimento in dare. Se si tratta di un movimento di più conti (es. 2 in dare e 1 in avere) la somma dei due dare deve essere uguale all’avere. Quando non accade ciò si parla di eccedenza o saldo (differenza tra i movimenti). Aprire un conto: addebito/accredito per la prima volta Chiudere un conto: iscrivere nel conto il saldo nella sezione opposta all’eccedenza Cambiali allo sconto X Cambiali a%ve X Cambiali passive X Cancelleria e stampaF X Capitale sociale X ClienF c/acconF X Concessioni X ConF correnF postali X ContribuF FUS (Fondo Unico per lo Spe-acolo) X CosF competenz. amministr. X CosF competenze sindaci X CosF di ampliamento X CosF di manut. e rip. (plur.) X CosF di pubblicità (es.) X CosF di pubblicità (plur.) X CosF di ricerca (es.) X CosF di ricerca e svil. (plur.) X CosF di trasporto X CosF di vigilanza X CosF d'impianto X CosF diversi del personale X CosF per consulenze X CosF per energia X CosF telefonici X Cred. per rimborsi imposte X CrediF insoluF X CrediF v/clienF X CrediF v/clienF diversi X CrediF v/collegate X CrediF v/isFtuF previdenz. X Deb. commerc.V/collegate X Deb. commerc.V/controllanF X Deb. commerc.V/controllate X DebiF tributari X DebiF v/altri finanziatori X DebiF v/collegate X DebiF v/fornitori X DebiF v/isFtuF previdenziali (INPS) X Denaro in cassa X Diri% di breve-o (breve%) X Diri% uFliz. opere ingegno X Diri-o di sfru-amento edificio X Donazione X EmolumenF amministratori X Erario c/acconto imposte X FabbricaF X Finaziamento regionale X Fondo amm.to imm. Immat. X Fondo amm.to imm. Mater. X Fondo buoni sconto X Fondo concorsi a premio X Fondo di Dotazione X Fondo garanzia prodo% X Fondo manutenz. Cicliche X Fondo per imposte X Fondo responsabilità civile X Fondo rischi ambientali X Fondo rischi cause legali X Fondo svalutazione crediF X ImpianF e macchinari X Imposta di bollo X Interessi a%vi bancari X Interessi a%vi postali X Interessi a%vi v /controllanF X Interessi a%vi v/clienF X Interessi a%vi v/collegate X Interessi a%vi v/controllate X Interessi pass. v/collegate X Interessi pass. v/controllate X Interessi passivi bancari X Interessi passivi su mutui X Interessi passivi v/fornit. X Interessi su Ftoli X Lascito testamentario X Lavanderia X Licenze X Magazz. Mat. di consumo X Magazz. Mat. Sussidiarie X Magazz. Materie prime X Magazzini SemilavoraF X Magazzino Merci X Magazzino Prod. In lav. X Magazzino Prodo% X Marchi e simili X Spese meeFng X Merci c/vendite X Noleggio a-rezzature di cucina X Oneri finanziari diversi X Oneri fund raising X Oneri sociali X Partecipaz. Diverse X Partecipaz. in collegate X Partecipaz. in controllate X Perdite su crediF X Perdite su Ftoli X Perno-amenF X Personale c/retribuzioni X Plusval. da alienaz. Ord. X Plusval. da alienaz. Straord. X Premi a clienF X Premi da fornitori X Premi di assicurazione X Prodo% c/vendite X ProvenF da raccolta fondi X ProvenF finanziari diversi X Quote associaFve X R I (rimanenze iniziali ) materie di consumo X R I materie prime X R I materie sussidiarie X R I merci X R I prodo% X R I prodo% in lavorazione X R I semilavoraF X R.F. (rimanenze finali) lav. in corso su ord. X R.F. materie di cons. X R.F. materie prime X R.F. materie suss. X R.F. prodo% FiniF X R.F. prodo% In lavor. X R.F. semilavoraF X Ratei a%vi X Ratei passivi X Ribassi e abbuoni a%vi X Ribassi e abbuoni passivi X Ricavi gesFone commerciale X Rimborsi spese vendita X RisconF a%vi X RisconF passivi X Riserva legale X Riserva per azioni proprie X Riserva statutaria X Riserva straordinaria X RoyalFes sfru-amento immagini di opere di proprietà X Salari e sFpendi X Sopravvenienze a%ve X Sopravvenienze passive X LIBRO GIORNALE Si presenta con 5 colonne (colonne estreme sono più piccole, colonna centrale è più grande). Ogni volta che facciamo una registrazione a libro mastro dobbiamo registrare parallelamente l’articolo (registrazione) a libro giornale. • 1º colonna: data, che in realtà potrebbe essere collocata in alto al centro facendo venir meno una colonna. • 2º colonna: codici che identificano i diversi conti attraverso una logica di capoconti e sottoconti (es. tutti i codici dei debiti iniziano con un certo codice, tutti i debiti verso i fornitori continuano con lo stesso codice, e l’ultimo debito che corrisponde al fornitore x avrà l’ultimo numero diverso). Data l’impossibilità di ricordarci tutti i codici a memoria, la seconda colonna troverà indicato il numero dell’operazione (es. l’operazione 1 con codice 1, l’operazione 2 con codice 2 e così via…); lo stesso numero lo andremo ad inserire anche a lato, tra parentesi, nel movimento che mettiamo nel libro mastro -> questo ci consente, dopo aver fatto tutte le registrazioni, di tornare indietro per fare una verifica. • 3º colonna: nomi dei conti che andiamo a movimentare, sopra avremo il nome dei conti in avere, sotto il nome dei conti in dare. • 4º colonna: valori dei conti che ho movimentato in dare. • 5º colonna: valori dei conti che ho movimentato in avere. Esempio Il 15.11.2022 abbiamo conferito ad un’azienda €400 di capitale sociale distribuiti così: del denaro che versiamo in banca per il valore di €110 e degli immobili dal valore di €290. A livello di libro mastro avremo tre conti: Nel libro giornale: QUANDO SI RILEVANO I VALORI? Si dovrebbero registrare quando si manifesta la variazione numeraria ovvero la variazione che riguarda il denaro, tuttavia in alcuni casi la variazione numeraria potrebbe non avvenire in tempi molto ravvicinati (ad esempio quando vi sono di mezzo crediti o debiti). Per questo si è deciso che il momento in cui si deve registrare un’operazione è quello in cui si emette fattura => MOMENTO DI COMPETENZA Mentre, il momento di cassa corrisponde al pagamento. La fattura può coincidere con la consegna? Sì, quando insieme alla merce arriva la fattura. La fattura può coincidere con il pagamento? Sì, quando per esempio compro un microfono da un fornitore: nel momento in cui il fornitore mi consegna il microfono, mi consegna la fattura e io pago. ESERCIZIO 1 a) Operazione di acquisto di materie prima con pagamento differito (€100) -> Significa che non pago immediatamente. Quali sono i due conti? - Materie prime c/acquisti (acquisto le materie prime dai fornitori… come li pago?) - Debito v/fornitori (li pago in differita quindi avrò un debito nei loro confronti) Avrò quindi un libro mastro di questo tipo: a) Operazione di vendita di beni di consumo in riscossione differita (€300) -> Significa che non mi pagano immediatamente. Quali sono i due conti? - Merci c/vendite: (vendo la merce ai clienti) - Credito v/clienti: (perché i clienti mi pagheranno successivamente e quindi ho un creduto nei loro confronti) Avrò quindi un libro mastro di questo tipo Il libro giornale che racchiude queste 2 operazioni sarà invece strutturato in questo modo: ESERCIZIO 2 Pagamento di un debito di regolamento sorto con l’acquisto (operazione a) di materie prime (€100). Quali sono i conti che movimenterò? - Debito v/forn. (ciò che pago… ma come lo pago?) - Banca c/c (ciò con cui pago il debito) Libro mastro: COME REGISTRO L’ACQUISTO? Quando registro un costo vado ad inserire quel valore nei CNR, ovvero in dare. Il conto che movimento come contropartita sarà nella maggior parte dei casi il conto debiti v/fornitori. Nel momento in cui si verificherà il pagamento di questo debito, ridurrò questo debito documentando il debito v/ fornitori in avere. IN CHE MODO ALLORA POSSO PAGARE UN FORNITORE? - Contanti: c/banca o c/cassa - Rilascio assegni, bonifico bancario: banca c/c - Assegni circolari: assegni in cassa (assegni che richiedo in banca e che la banca compila e che quindi richiederò in anticipo e che metterò in un cassetto dei miei uffici) - Cambiali (pagherò/tratte): cambiali passive - Girata di cambiali (si cedono effetti): cambiali attive Libro giornale: Esercizio 2 per casa Pensare a 4 situazioni diverse in cui ci sia: - Equilibrio reddituale ed equilibrio monetario - Squilibrio reddituale e squilibrio monetario - Equilibrio reddituale e squilibrio monetario - Squilibrio reddituale ed equilibrio monetario Operazioni semplici che producono dei flussi monetari e reddituali tali per cui in un periodo si abbiano queste 4 situazioni. RICLASSIFICAZIONE DEL BILANCIO Riclassificare significa riorganizzare le voci del bilancio in ordine diverso e ci consente di esprime un giudizio riguardo l’economicità dell’azienda. Scopo del conto economico: far emergere come si è ottenuto l’equilibrio reddituale Scopo dello stato patrimoniale: far emergere se vi sia equilibrio patrimoniale RICLASSIFICAZIONE DEL CONTO ECONOMICO Il conto economico si riclassifica secondo lo schema “a ricavi e costo del venduto”. Va a guardare in modo particolare come le diverse gestioni contribuiscono a produrre o a non produrre l’equilibrio reddituale. Quali sono le gestioni all’interno delle quali è possibile scomporre le diverse operazioni economiche? - Gestione caratteristica: operazione tipiche per cui noi abbiamo costituito quell’istituto. Abbiamo ricavi netti (es. ricavi di vendita) ai quali si sottraggono i costi del venduto (somma di tutti i costi che ho sostenuto per generare ciò che ho venduto) -> otteniamo così il reddito operativo di gestione caratteristica. - Gestione patrimoniale: investire la liquidità in avanzo in attività che posso rendere di nuovo liquide al momento del bisogno. Sommo i proventi della gestione patrimoniale e a questi sottraggo gli oneri della gestione patrimoniale -> questo risultato che si somma al reddito operativo della gestione caratteristica prende il nome di reddito operativo. - Gestione finanziaria: non mi basta la liquidità che ho e quindi mi devo far finanziare (gestione che produce CNR). Al reddito operativo vado a togliere gli oneri della gestione finanziaria (ovvero gli interessi) e ottengo il reddito lordo di competenza. - Gestione straordinaria: eventi inattesi che influiscono sulla formazione del risultato economico di un’azienda (es. plusvalenza ∼ differenza positiva tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita ∼ ; minusvalenze ∼ differenza negativa tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita∼). Al reddito lordo si aggiungeranno o sottrarranno i componenti straordinari positivi o negativi di reddito. -> ottengo il reddito ante imposte. - Gestione tributaria: infine sottraggo le imposte d’esercizio e ottengo il reddito netto. Un’azienda di produzione genera CPR grazie ai ricavi di vendita. In un’azienda culturale invece i costi superano i ricavi di vendita poiché il listino prezzi deve essere inclusivo (es. diverse fasce di prezzo per l’acquisto di un biglietto), ed è proprio per questo che si attivano le raccolte fondi che avranno senza’altro costi ma che ovviamente genereranno dei ricavi superiori ai costi. Un’organizzazione culturale ha poi senz’altro una gestione patrimoniale come nelle imprese ma molto spesso le aziende culturali, per aiutare l’equilibrio economico dell’organizzazione, posto che la gestione istituzionale è tipicamente una gestione che produce più perdite che utili, possiedono anche una gestione commerciale che offre quindi dei prodotti e dei servizi che vengono venduti non più con una logica inclusiva ma a prezzi di mercati (es. corsi, gadget del museo, servizio di caffetteria, affitto di spazi interni, per esempio, per una sfilata…) Gestione finanziaria, straordinaria e tributaria sono uguali come nelle imprese ma ovviamente quella tributaria prenderà una serie di tassazioni e tributi più favorevoli rispetto alle imprese. RIASSUNTO BILANCIO - Dare dello stato patrimoniale: attivo - Avere dello stato patrimoniale: in senso stretto -> passività, in senso lato -> patrimonio netto Patrimonio netto: A - P (in senso stretto), composto da capitale sociale (valore nominale delle risorse messe in azienda dai soci, rappresentato da azioni e quote), riserve, utili o perdite (perché gli utili e le perdite sono sempre dei soci) A - P = valore dell’azienda (es. ho €100 in cassa ma ne devo €70 alla banca, l’azienda allora vale €30) SOTTOCONTO: centro di imputazione di valori contabili di 2° livello -> si esplica attraverso i mastrini. Es. sono un’azienda metalmeccanica e uso - un mastrino per tutti i tornio che compro: tornio x l’ho pagato €100, tornio y l’ho pagato €80, poi ho venduto il tornio x per €100 e mi è rimasto €80 di saldo. - Un mastrino per le frese - Un astrino per le presse CONTO: centro di imputazione di valori contabili di 1° livello -> si esplica attraverso il mastro. (Sono le voci dello SP e del CE) (es. macchinari, immobili, titoli, cassa). Se ho €230 di macchinari, nel bilancio dello stato patrimoniale vedrò 230 accanto alla voce macchinari. Questo vuol dire che se nel gestionale facessi doppio click su macchinari mi si aprirebbe un mastro che mi esplicherebbe come si è composto questo 230. PIANO DEI CONTI ESEMPLIFICATIVO PARTITA DOPPIA: ogni faccenda aziendale ha un aspetto economico (es. compro la carta: ha un costo) e un aspetto finanziario (perché la carta la devo pagare). Ma non tutte le scritture in partita doppia implicano un conto economico e uno stato patrimoniale perché ad esempio se io incasso un credito o pago un debito non tocco il conto economico. REGOLA OPERATIVA 1. Individuazione del fatto rilevante: di cosa si tratta? Di un acquisto, di una vendita… (es. acquisto della risma di carta: è un acquisto) 2. Individuazione dei conti interessati: (es. quali sono i conti interessati per l’acquisto di una risma di carta? Mat. I c/acq. e banca c/c) 3. Stesura mastrini interessati 4. Imputazione mastrini CE - SP 5. Scrittura a libro di giornale COSA POSSO COMPRARE? - Beni strumentali - Immobili - Impianti - Macchinari - Marchio - Brevetto - Beni merce e servizi - Materie prime - Merci - Materie di consumo - Lavorazioni di terzi - Consulenze - Utenze COME POSSO PAGARE IL MIO FORNITORE (DEBITO)? RICAVI - COSTI DEL VENDUTO Il costo del venduto è la somma dei costi sostenuti dall’azienda per realizzare quei beni e servizi che hanno generato i ricavi di cui sopra. Che cosa può essere compreso nei costi del venduto? - Acquisto di materie prime o rimanenze iniziali - Quote di ammortamento - Utenze - Salari + vari oneri legati al costo del lavoro - Fitti passivi - Servizi, spese di logistica - Pubblicità RIMANENZE INIZIALI (input): materie prime che l’azienda ha acquistato/prodotto nell’esercizio precedente, che ha avanzato e che si è ritrovata all’inizio dell’anno. RIMANENZE FINALI (output): materie prime che l’azienda ha acquistato/prodotto ma che non ha ancora venduto nel corso dell’esercizio. Vanno nella gestione caratteristica ma non possono andare nei ricavi di vendita perché sono state prodotte me non vendute e quindi vanno nei costi del venduto con il segno -. Per quanto riguarda lo stato patrimoniale andranno nell’attivo come “magazzino rimanenze finali di prodotti finiti” -> perché è ricchezza che ho prodotto ma che non ho ancora venduto. COSTRUZIONI IN ECONOMIA Voce che va nel costo del venduto con il segno -. Rappresentano le attrezzature costruite internamente (risorse endogene). Se costruisco un’attrezzatura internamente questa non si può classificare come ricavo di vendita in quanto la finalità non sarà quella di venderla bensì di utilizzarla all’interno dell’azienda e quindi anche qui il suo valore (costo utilizzato per produrla) verrà sottratto ai costi del venduto -> anche perché, per costruire un’attrezzatura, andrò a consumare un po’ di lavoro (salario), un po’ di materie prime, un po’ di semilavorati, un po’ di ammortamento dei macchinari, un po’ di utenze (es. luce) e quindi anziché togliere un pezzettino di valore da tutti questi fattori produttivi sottraggo direttamente la somma di tutti questi valori, impiegata per la costruzione del macchinario, al costo del venduto. COME SI REGISTRANO LE VENDITE? Quando vendo qualcosa mi ritrovo un credito che movimento nel dare essendo, i crediti, un elemento patrimoniale attivo. La contropartita sarà invece merci c/vendite, prodotti finiti c/vendite, servizi c/vendite oppure semplicemente ricavi di vendita -> e andranno in avere del conto economico. Nel momento in cui incasso un credito, movimenterò gli stessi identici conti che avevo movimentato nel momento in cui avevo pagato un debito. PERDITE SUI CREDITI Cosa può accadere ai crediti che non accade ai debiti? Una parte dei crediti potrebbe essere non esigibile -> potremmo perdere una parte di credito che i clienti ci devono (con i debiti non funziona perché non possiamo rifiutarci di pagare un debito) perché i clienti sono in difficoltà finanziaria. Le perdite che andiamo a registrare possono essere due: - Certa: ho la sicurezza che una parte o tutto il credito non mi verrà pagato -> si opera uno stralcio su crediti - Presumibile: si appoggia al principio di competenza (es. se si è ragionevolmente sicuri di perdere una parte o tutto il credito, non posso far apparire nel bilancio un credito che vale €100 anche se sono ragionevolmente sicuro, anche se non al 100%, che ne perderò metà) -> creo un fondo svalutazione crediti nello SP e una svalutazione credito nel CE. ESERCIZIO 1ª ipotesi 1. II 30.07, un cliente verso il quale si vanta un credito pari a 5000 euro (frutto dell'operazione 0) ci chiede una forte dilazione di pagamento poiché versa in gravi difficoltà finanziarie stimiamo di perdere 3500 euro. 2. Il 05.09 si viene a conoscenza del fallimento del cliente in difficoltà: si è certi di perdere quanto stimato («utilizzo» del fondo). -> Allora si “chiude” il fondo svalutazione crediti (non deve più comparire che ho il dubbio di perdere dei soldi) quindi nei crediti v/clienti scaleremo €3500 2ª ipotesi 1. II 30.07, un cliente verso il quale si vanta un credito pari a 5000 euro (frutto dell'operazione 0) ci chiede una forte dilazione di pagamento poiché versa in gravi difficoltà finanziarie stimiamo di perdere 3500 euro. 2. II 05.09 si viene a conoscenza del fallimento del cliente in difficoltà: si è certi di perdere 4000 euro a fronte di 3500 euro stimati. -> devo stralciare il credito per €4000 (quindi metto €4000 nell’avere dei crediti v/clienti e devo chiudere il fondo (perché ormai la perdita è certa!) ovviamente mettendo €3500 in dare . Rimango fuori €500 che rappresenta una perdita aggiuntiva che registro soltanto ora perché solo ora ne sono informato che non è più presunta (perché ne sono già certo) e quindi non la chiamerò più “svalutazione crediti” ma la chiamerò “perdita su crediti”. Lezione 15.11.2022 AMBIENTE DI UN ISTITUTO Rappresenta l’insieme degli elementi che si collocano al di fuori del perimetro della nostra azienda e che la condizionano in modo positivo (favoriscono risultati attesi) o negativo (ostacolano la possibilità di ottenere risultati attesi). L’ambiente di un istituto può avere dimensione economica o non economica in base al fatto che i fenomeni che condizionano la vita dell’istituto siano di tipo economico o non economico. (Es. Nel caso delle aziende culturali in senso stretto, molte volte vi è l’intervento dello Stato a sostegno del consumo culturale: si tratta di una politica economica e prende quindi parte all’ambiente esterno dell’azienda culturale la quale non può controllarlo ma del quale può beneficiare). (Es. fenomeni come l’innovazione tecnologica o la cultura locale rappresentano risorse non economiche dell’ambiente esterno di un istituto: non sono controllabili dalla singola impresa ma questa è in grado di avvantaggiarsene). MERCATI E SETTORI (insieme omogeneo di aziende) MERCATI Rappresenta l’insieme di clienti portatori degli stessi bisogni. Le aziende hanno bisogno di merci, capitale e lavoro -> la presenza di mercati più o meno floridi può impattare sulle decisioni e sulle azioni di un’azienda (es. se posso facilmente accedere al capitale di rischio o di prestito, la mia iniziativa imprenditoriale sarà più facile da raggiungere rispetto a quella di un mio omologo il quale paese ha meno disponibilità di capitali) SETTORI Imprese che soddisfano il medesimo bisogno con una tecnologia uguale o simile (es. car2go e share now lavorano nello stesso settore in quanto soddisfano un bisogno di trasporto con modalità digitali; anche ATM soddisfa un bisogno di trasporto ma lo fa con modalità differenti e per questo non fa parte dello stesso settore). I limiti del settore possono essere molto ristretti nel momento in cui si definisce una particolare tecnologia (es. se facciamo riferimento a dei vaccinari specifici che prelevano il liquido da una parte e lo pompano in un’altra, i produttori che utilizzano questa tecnologia famano parte di un micro-settore) N.B. Per quanto riguarda le aziende culturali, queste rappresentano un unico settore il quale si rivolge a più mercati. I mercati ai quali l’azienda culturale vende i suoi prodotti/servizi sono: - Famiglie e individui: coloro che fanno un consumo diretto di questi - Imprese (es. le imprese che acquistano i biglietti di uno spettacolo per regalarli ai propri dipendenti durante le festività) - ONP e Pubbliche Amministrazioni (mercati istituzionali): (es. triennale di Milano che offre attività di consulenza al comune di Milano per decisioni riguardanti il design e l’urbanistica essendo un punto di riferimento per l’architettura e il design in città) (es. museo di fotografia che fornisce consulenza a ONP, Pubbliche Amministrazione o imprese che hanno al loro interno un patrimonio fotografico che non sanno come conservare perché questa attività richiese competenze diverse da quelli di aziende culturali che si basano sul supporto fotografico) N.B. Il settore e il mercato (insieme omogeneo di aziende) e le negoziazioni (domanda dei prodotti/servizi) vengono condizionati da fattori macro-ambientali (fattori economici e non economici dell’ambiente esterno). (Es. è probabilmente vero che un grado superiore di istruzione possa far accrescere la domanda di spettacoli teatrali). Lezione 15.11.2022 IL SISTEMA COMPETITIVO Rappresenta una parte dell’ambiente esterno di un istituto all’interno della quale le aziende competono. Modello delle 5 forze competitive: individua 5 tipologie di soggetti che impattano sulla possibilità di un’impresa di ottenere un certo successo rispetto ai competitor. CONCORRENTI (potenziali e non) La loro competizione dipende da: - Numerosità di essi - Marginalità media (quanto si guadagna mediamente in quel settore) - Domanda superiore all’offerta - Fase del ciclo di vita: vi sono prodotti che hanno ormai visto una domanda matura (es. i frigoriferi, che tutti già possiedono) e prodotto che sono all’inizio della loro vita. - Barriere all’entrata: - Brevetti - Economie di scala - Immagine - Accesso alla rete distributiva (es. piccoli produttori avranno difficoltà nel realizzare quantità di beni così grande da essere venduta nei magazzini più importanti del mondo: l’avvento di internet e le piattaforme online ha abbassato questa barriera all’ingresso) CLIENTI E FORNITORI Sulla base del potere negoziale che questi hanno, più questo sarà sbilanciato a favore dei: - Clienti -> più la competizione sarà pressante (domanda inferiore all’offerta). Cosa vuol dire elevata competizione? Dover sopportare maggiori costi e lottare per ottenere un risultato reddituale positivo anche nel momento in cui il cliente impone condizioni di pagamento a lui favorevoli e a me no (es. prezzi più bassi; tempi di pagamento più lunghi) perché ha possibilità di scelta su una vasta gamma di fornitori). - Fornitori -> più la competizione sarà bassa (domanda superiore all’offerta) -> vi sono pochi prodotti sostituibili al nostro e quindi pochi fornitori sul mercato. La minaccia si sostituzione di un altro produttore da parte del cliente dipende da: - Propensione dell’acquirente alla sostituzione (es. non voglio rinunciare al parrucchiere 2 volte a settimana) - Rapporto vantaggio/prezzo (es. se al posto di pagare €10 al barbiere, mi compro il regola barba a €50, in 5 volte che vado dal barbiere ho recuperato la soma spesa) Lezione 15.11.2022 - Costi di passaggio: bisogna mettere in conto se si risparmia passando da un fornitore all’altro anche se il passaggio mi figura dei costi aggiuntivi (es. passo da un impianto x ad un impianto y perché conviene ma aggiungendo i costi di sostituzione dell’impianto, questo rimane comunque più conveniente dell’altro?) ANALISI DI CONCORRENTI Quando sono dentro un settore, è fondamentale, per elaborare le mie strategie, condurre un analisi a partire dai concorrenti cercando di capire quali sono i loro: - Obbiettivi - Strategie attuali - Competenze - Valutazione che questi danno rispetto al settore Questo ci consente di elaborare strategie che i consentano di ottenere un buon risultato in termini competitivi (es. rubare clienti alle imprese, ottenere maggiore visibilità…) ma ci da’ anche la possibilità di valutare se entrare o meno in un settore che penso possa essere la mia prossima destinazione delle mie attività. CONCORRENZA NELLE AZIENDE CULTURALI Anche nelle aziende culturali esiste competizione sul mercato principale (clienti, utenti…) ma esiste anche competizione basata sulla collaborazione con più enti (es. accordo tra piccoli teatri per realizzare opere in comune che consentano l’acquisto di un cartellone pubblicitario che non potrebbe essere acquistato dai singoli teatri in quanto privi di risorse necessarie). MODELLO STRUTTURA-COMPORTAMENTO-RISULTATI Perché studiamo i soggetti che compongono il sistema competitivo? Perché una certa struttura del settore influenza il comportamento delle aziende e determinerà un certo risultato. Il modello struttura-comportamento-risultati è strutturato secondo la modalità A consegue B, B consegue C, C consegue D (talvolta potrebbero però esserci una serie di concatenazioni di diversi elementi). CONDIZIONI DELL’AMBIENTE (fenomeni che hanno impatto sull’intero settore) possono essere: - Struttura istituzionale normativa: norme di un certo settore (es. in Italia le norme che riguardano i beni culturali sono più vincolanti che in Svizzera -> impatto positivo sulla ricchezza del patrimonio italiano; negativo sul mercato delle opere, le quali vengono maggiormente controllate) - Cultura - Domanda e offerta di lavoro - Progresso tecnologico - Domanda di capitali - Mercati di merci e servizi STRUTTURA DEL SETTORE caratterizzata da: - Barriere all’entrata - Economie di scala - Concentrazione: una maggiore frammentazione del mercato porta ad una maggiore pressione competitiva, a livello locale; un’elevata concentrazione del settore sposta la dimensione del contendere a livello internazionale. - Differenziazione dei prodotti: far riconoscere il prodotto/servizio come unico - Fedeltà della marca (es. nel settore dello sport, quasi nessuno cambia squadra preferita) COMPORTAMENTO DELL’AZIENDA in base a: - Politiche dei prezzi-ricavi: vi sono settori che richiedono particolari input più o meno costosi, settori dove prevalgono i costi fissi e altri dove prevalgono i costi variabili, settori in cui la domanda è elastica (nel momento in cui cresce il prezzo, si abbassa la domanda) o inelastica Lezione 15.11.2022 Il vantaggio competitivo si può ricondurre a due tipologie: - Vantaggio di costo: punto ad ottenere un vantaggio competitivo che porti il cliente a comprare da noi perché conviene (es. compagnie di volo low cost) - Vantaggio di differenziazione: il cliente preferisce il nostro prodotto perché lo considera come unico e differente rispetto a quello di altre aziende. I vantaggi competitivi possono essere dati da: - Materiali e gamma dei beni offerti (es. vado da Esselunga o Conad sulla base dei prodotti che possiamo trovare) - Caratteristiche immateriali (es. brand, reputazione) - Condizioni economiche - Sviluppare strutture e risorse che vantino di competenze distintive in modo tale che i concorrenti possano difficilmente imitarle. Come? Proteggendole attraverso dei brevetti. Le competenze distintive possono essere: - Capacità di progettare certi prodotti - Strutture efficienti - Accumulare e diffondere conoscenze (importante sopratutto nelle società di consulenza) - Rapporti di fiducia e cooperazione con clienti - Immagine e reputazione - Archivi ECONOMIE DI SCOPO O RAGGIO D’AZIONE Rappresentano un vantaggio economico che si ha nel momento in cui il costo per la realizzazione simultanea di 2 prodotti è inferiore al costo che un’azienda sostiene realizzando non simultaneamente 2 prodotti. Perché questo accade? Perché fare A e B insieme consente di sfruttare dei fattori produttivi congiuntamente e quindi di registrare una sola volta un costo che serve a più prodotti. Esempio: per fare la crema pasticciera impieghiamo tuorli, zucchero, farina, latte, attrezzature di cucina e scorza di limone; per fare le meringhe ci vuole invece zucchero, albumi e gocce di limone. Ci sono tre aziende: una che produce solo crema pasticciera, una che produce solo meringhe e una terza che produce entrambe. La terza azienda avrà costi più bassi rispetto alla somma dei costi tra le due aziende che le producono separatamente -> questo perché sfruttando le economie di scopo, si è riuscito ad utilizzare un ingrediente per due lavorazioni. Lezione 8.11.2022 LA CAPACITÀ PRODUTTIVA Rappresenta il massimo di output (massimo dei prodotti/servizi disponibili) che un’azienda può realizzare in un dato momento. - Nel caso delle aziende manifatturiere si misura in base al numero massimo di prodotti che questa può realizzare. - Nel caso delle aziende che erogano servizi (intangibili) la misura dell’output sarà invece più complessa perché determinata sulla base di unità di misura differenti che non registrano una quantità fisica di beni tangibili (es. se voglio misurare la capacità produttiva di un teatro questa sarà data dal numero di spettatori che potrò far accomodare ad ogni rappresentazione). La capacità produttiva non si misura solamente in base alle combinazioni economiche più tipiche della trasformazione tecnica (Es. Potrei avere un’azienda manifatturiera con cp di 100 ma che, in riferimento alla distribuzione, ha una cp di 90 e infine una struttura amministrativa di 95 in quanto questa non riesce a processare tutti gli ordini che servono a realizzare 100 pezzi. La cp dell’azienda sarà quindi di 90 poiché anche se questa riesce a realizzare 100 pezzi, non riuscirà a distribuirne più di 90). Quando ci troviamo di fronte ad una realtà che ha processi diversi con relativi cp diverse, ci troviamo davanti ad un collo di bottiglia. Es. Nel caso dei fast food, il collo di bottiglia potrebbe essere rappresentato dalla distribuzione dei piatti. Vi sarà quindi un forte impatto sulla qualità in quanto i clienti non sono soddisfatti quando attendono più del dovuto. ‣Capacità produttiva nominale: valore massimo atteso dell’output senza interruzioni, soste o qualsiasi tipo di imprevisto. ‣Capacità produttiva teorica: valore massimo dell’output ragionevolmente ottenibile (tiene conto di possibili inceppamenti nelle combinazioni economiche). È importante sapere che non sempre gli output che realizzo corrispondono al 100% della nostra cp (non sempre si vende il massimo) -> GRADO DI UTILIZZO DELLA CP. COSTI VARIABILI E COSTI FISSI Variabili: costi che variano a variare del volume produzione Fissi: costi che non variano al variare del volume della produzione, ma che variano solo se cambia la scala produttiva (investimenti che si realizzano in un periodo di tempo superiore ad un anno) (Es. ammortamenti degli impianti, costi di riscaldamento, canoni di locazione). Lezione 8.11.2022 - Costi fissi di struttura: sono indispensabili perché servono al mantenimento dell’azienda - Costi fissi di sviluppo: costi superflui che non servono quindi al mantenimento dell’azienda ma alla sua innovazione (es. costi di ricerca e sviluppo, pubblicità). Comprendere i costi fissi e i costi variabili ci consente anche di capire come può muoversi il nostro reddito e quindi fare delle proiezioni sul futuro. Il conto economico riclassificato a ricavi e a costo del venduto è generalmente un conto economico che parte dai ricavi e va a sottrarre a questi i costi del veduto. Se ci concentriamo sui costi del venduto, possiamo dividere questi in costi fissi e variabili. Avremo quindi che: ai ricavi verranno sottratti i costi variabili ottenendo così il margine di contribuzione e a questo verranno sottrati i costi fissi, ottenendo così il reddito operativo di gestione caratteristica. Esempio: - Ipotesi 1: Ricavi pari a 1200, costi variabili pari a 3000 e quindi margine di contribuzione pari a 9000; avrò poi costi fissi pari a 8000 e quindi un reddito operativo di gestione caratteristica pari a 1000. Valuto adesso quale potrebbe essere il risultato sul mio conto economico in presenza di delle variazioni delle quantità vendute. - Ipotesi 2: Decido quindi di ipotizzare di vendere metà. Avrò ricavi pari a 6000, costi variabili pari a 1500 e quindi un margine di contribuzione esattamente dimezzato rispetto all’ipotesi 1; Avrò poi lo stesso valore di costi fissi della prima ipotesi in quanto questi non variano al variare della produzione. Il mio reddito operativo di gestione caratteristica sarà pari a -3500. Aumento dei costi fissi (solo quando salto ad un livello di capacità produttiva superiore) Lezione 8.11.2022 ECONOMIE DI APPRENDIMENTO (o esperienza) Ci permettono, grazie all’esperienza lavorativa, di ridurre i costi medi unitari, minimizzare gli sprechi, generare miglioramenti qualitativi e risparmiare i tempi di attesa -> se ho più esperienza riuscirò ad effettuare dei risparmi a livello di costi. Sono quindi caratterizzate da: - Crescente abilità nello svolgimento delle attività - Migliore selezione delle risorse produttive: nel tempo imparo a selezionare meglio le risorse (es. evito di comprare sacchetti scadenti che possano rompersi) - Coordinamento più efficiente: migliore coesione tra dipendenti all’interno dell’attività lavorativa. - Più elevata programmabilità delle attività: conoscere in quali momenti è opportuno produrre di più (es. un ristorante vicino l’università che produce di più il giovedì a pranzo perché sa che in quel giorno e in quella fascia oraria si intersecano più corsi tra di loro). - Semplificazione dei prodotti e dei processi: semplificare prodotti o processi per risparmiare tempo pur mantenendo lo stesso valore di qualità e prezzo (es. una rosticceria che produce pizze quadrate piuttosto che tonde perché nel forno ve ne stanno 5 piuttosto che 4). Conoscere i risparmi ottenibili dalle economie di apprendimento ci consente di: - Fare analisi di lungo periodo (es. comprendere che vi sono spettacoli che attirano un grande pubblico e che costano meno rispetto ad altri) - Gestire la leva del prezzo nel breve tempo (es. last-minute) - Agire in base ai competitors ottenendone vantaggi - Organizzare la divisione del lavoro in modo da evitare i colli di bottiglia N.B. Le economie di scala e le economie di apprendimento sono fenomeni che si sovrappongo e che spingono le aziende a replicare o aumentare ciò che fanno, o in senso di capacità produttiva o in senso di saturazione della capacità produttiva (es. aprire più sedi di un ristornate e quindi replicare il servizio) Lezione 22.11.2022 Un’azienda è in grado di estendersi e di aumentare le loro combinazioni economiche in funzione di una crescita interna o di una crescita esterna. CRESCITA INTERNA Quando le imprese crescono in termini di combinazioni economiche, sviluppano delle competenze per svolgere queste nuove combinazioni e lo fanno in modo indipendente (siamo noi a decidere di quali risorse avremo bisogno per svolgere nuove combinazioni economiche) -> questo tipo di soluzione non garantisce però successo (può portare a degli errori). Qual’è l’alternativa? CRESCITA ESTERNA che rientra nell’ambito degli AGGREGATI AZIENDALI Distinguiamo gli aggregati in base ai legami che intercorrono tra le due aziende, si parla di: - Integrazione se intercorrono legami forti - Cooperazione se intercorrono legami deboli (gli istituti continuano a lavorare autonomamente ma mettono qualcosa in comune). Si possono avere: - Relazioni cooperative: prevedono una certa stabilità nell’accordo tra i diversi soggetti - Relazioni collaborative: ci si limita a condividere alcune decisioni dentro alcuni accordi (es. accordo di fornitura che prevede l’acquisto di materie prime insieme da parte delle due aziende in modo tale a ottenere un prezzo vantaggioso grazie ad un acquisto più grande di beni) Perché sorgono questi aggregati? Per rispondere alle esigenze dettate dall’ambiente -> sono decisioni di carattere strategico. Possono essere risposte che le imprese trovano a favore di: - Opportunità di progresso tecnologico - Mercati finanziari più o meno efficienti - Contesti culturali/giuridici N.B. Spesso le ragioni sono anche opportunistiche -> se crescono le complessità del mercato, piuttosto che competere, ci alleiamo. AUTONOMIA/INDIPENDENZA GIURIDICA Spesso queste soluzioni di crescita esterna possono far venir meno l’autonomia giuridica dell’istituto (se due istituti si fondono dando luogo ad un’unica società, una di queste verrà acquisita dall’altra che ne acquisirà tutti i doveri e i diritti) (es. gran parte delle banche italiane sono frutto di fusioni o acquisizioni -> risultato di un’aggregazione che ha fatto venir meno l’autonomia di una o più banche che hanno deciso di fondersi). A livello giuridico, l’integrazione può consentire di: - Rimanere distinti -> aggregato interaziendale (es. nel caso delle AC, due musei possono scambiare alcuni pezzi della loro collezione, stabiliscono quindi dei contratti disprezzo ma non viene attuata alcun tipo di aggregazione -> vi è solo uno scambio/prestito di pezzi del nostro patrimonio). Gli aggregati interaziendali sono possibili: - Scambiando capitali di rischio: date due aziende, l’una diventa comproprietaria dell’altra (magari di qualcosa in comune) (es. joint ventures) - Mediante strutture comuni che hanno impatto sui diritti di proprietà delle aziende in gioco -> la società che controllerà questa aziende si chiama holding. - Fondersi in una sola società -> aggregato monoaziendale che si forma per: - Acquisizione: un istituto nel compra un altro - Fusione: due imprese ne diventano una sola che potrà essere o una terza società dove confluiranno tutti i diritti e i doveri delle due precedenti o il risultato dell’incorporazione di una da parte dell’altra. (es. nel caso delle AC, due musei, uno del comune e uno del cantone si fondo e si decide di collaborare al punto di arrivare ad una aggregazione totale) -> rara nell’ambito delle AC essendo queste espressione di autorità locali e di tradizioni. Lezione 22.11.2022 LE CLASSI DI AGGREGATI AZIENDALI - Gruppi economici: gruppi privati e pubblici di aziende di produzione, joint venture (società terza che si attiva per far si che questa svolga precise operazione che diverse realtà vogliono mettere a fatto comune; es. per la costruzione di un aeroporto si decide di mettere insieme imprese che operano in settori diversi con il solo scopo di costruire l’aeroporto) e gruppi di gestioni patrimoniali familiari. - Associazioni formali di aziende: creazione di aggregati basati su atti formali -> non vi è scambio di capitali ma vi sono accordi basati su contratti nei quali si individuano una serie di strutture e risorse comuni. Tra questi troviamo i consorzi (organizzazione stipulata grazie al contratto tra più imprenditori per svolgere insieme alcune attività e all’interno della quale vi sono delle regole comuni) (es. la parmigiano reggiano che aggrega più imprese agricole che avranno quindi in comune il marchio e che ne faranno parte solamente dimostrando di avere certe caratteristiche come utilizzare il latte di determinate vacche e rispettare determinate procedure) o i franchisor (es. McDonald’s che consente ad un imprenditore di aprire un punto di ristorazione con quel marchio stabilendo delle regole in termini di contributi, procedure e standard di qualità). - Associazioni informali di aziende: non vi sono sono contratti ma si creano dinamiche che vanno oltre l’accordo fornitore-cliente, cliente-fornitore, concorrente-concorrente. Tra queste troviamo ad esempio i distretti industriali (aree territoriali caratterizzate dalla presenza di imprese che operano nel medesimo settore -> all’interno di quel territorio esistono, oltre che accordi formali, anche accordi informali: es. fornitori che si collocano in quelle zone per la grande presenza di imprese che vi è), si parla anche di distretti culturali (es. aree dove la presenza di attori portasse a nuove iniziative creative o alla capacità di questi attori di essere attratti turistici). - Aggregati intra-aziendali o monoaziendali: troviamo le aziende diversificate ovvero quelle aziende che diversificano il loro business in una nuova aree d’affare oppure le aziende multiunit (aziende che non diversificano. Es. Albergo che ne compra altri) LE FORZE AGGREGANTI E DISAGGREGANTI All’interno degli aggregati aziendali, vi sono forze che giocano un ruolo positivo e forze che giocano un ruolo negativo. FORZE AGGREGANTI (perché aggregarsi) Di tipo economico - Economie di scala/raggio d’azione/transazione (aggregarci ci consente di mettere insieme fattori produttivi e di ottenere quindi vantaggi economici dati dalla scala produttiva più ampia / vantaggi in fase di acquisto) - Competenze distintive: acquisire competenze distintive dell’altra impresa - Condivisone dei rischi tra le due o più aziende - Ci si avvicina al monopolio (se i concorrenti sono pochi e questi si alleano ci si avvicina al monopolio) Di altra natura - Reti di relazioni sociali FORZE DISAGGREGANTI (perché non aggregarsi) Di tipo economico - Ultracomplessità organizzativa: rischio di creare un’organizzazione ultracomplessa la cui gestione dedica più risorse a controllare la struttura che a svolgere le operazioni fini all’azienda (es. settori molto creativi che si aggregano con settori tecnologici i quali richiedono, a differenza dei prima, una divisione del lavoro molto dettagliata e quindi stili di gestione differenti) Lezione 24.11.2022 Differenza tra prezzo unitario e costo variabile unitario, fa capire quanto devo produrre e vendere per ricoprire i costi fissi (e magari guadagnarci qualcosa). Es. la bottiglia costa al cliente 50 centesimi (prezzo unitario), dalla vendita l’azienda guadagna 50 centesimi (prezzo unitario) - costo variabile unitario di 20 centesimi (somma dei costi di plastica e acqua) -> il margine di contribuzione unitario sarà quindi di 30 centesimi che contribuiranno alla copertura dei costi fissi. QUANTITÀ DI PAREGGIO Divide i costi fissi per il margine di contribuzione unitario, fa capire quanto devo produrre e vendere -> la quantità di output minima sotto la quale non si può andare, pena: ottenere un risultato negativo. Ci consente quindi anche di vedere cosa accadrebbe se cambiassi i costi. La quantità di pareggio, nel grafico, è rappresentata come il punto di incontro tra la retta dei costi totali e la retta dei ricavi. Se produco e vendo meno di questa quantità, la retta dei costi totali sarà sopra la retta dei ricavi totali -> vi è una perdita. Se produco e vendo più di questa quantità, la retta dei ricavi totali sarà sopra la retta dei costi totali -> vi è un utile. FATTURATO DI PAREGGIO Margine di contribuzione in termini percentuali Es. Il fatturato di pareggio di una bottiglietta d’acqua il cui mdcu è di 30 e il suo prezzo unitario è di 50 è il 60%. Lezione 24.11.2022 IL RISCHIO OPERATIVO Probabilità che davanti al fluttuare dei volumi di produzione e di vendita, i risultati reddituali siano positivi o negativi. - Se il rischio è elevato: al crescere dei volumi, cresce di tanto il risultato reddituale; al diminuire dei volumi cala di tanto il risultato reddituale. - Se il rischio è basso: al crescere dei volumi, cresce di poco il risultato reddituale; al diminuire dei volumi, cala di poco il risultato. È un rischio che le imprese sopportano in base alla loro struttura dei costi che può essere più o meno rigida a seconda della prevalenza di costi fissi o costi variabili: - Se ho una struttura con tanti costi fissi, vado incontro ad un rischio operativo più alto perché è vero che all’aumentare dei volumi il profitto aumenta in modo molto positivo, ma è anche vero che se i volumi dimezzano sarebbe un disastro perché i costi fissi da mantenere sarebbero molto alti. - Se ho una struttura con tanti costi variabili, vado incontro ad un rischio operativo più basso in quanto al crescere dei volumi di vendita crescono anche i costi variabili ma è anche vero che, in caso di volumi i vendita ridotti, i costi fissi da sostenere sono molto bassi. In generale, il rischio operativo dipende da: - Scelte strutturali - Dimensionamento - Estensione verticale o orizzontale - Gradi di meccanizzazione e automazione (se automatizzo, tendo ad abbassare alcuni costi fissi legati al costo del lavoro) Lezione 29.11.2022 STRUTTURA ORGANIZZATIVA DI UN’AZIENDA Rappresenta la configurazione unitaria e ordinata degli organi aziendali e dei compiti e responsabilità a loro assegnati -> definendo la struttura organizzativa vado ad identificare quali saranno gli organi che dovranno occuparsi di certe operazioni sapendo che tutte le operazioni dell’azienda dovranno essere svolte da qualcuno. Questo perché, nel momento in cui si crea un nuovo istituto, le persone che svolgono le combinazioni economiche non saranno autonome a capire cosa serve a quell’istituto (dobbiamo riferirgli cosa fare = individuare degli organi all’interno dei quali si svolgeranno quelle mansioni che servono, nel loro insieme, a realizzare lo scopo dell’istituto). Le scelte riguardanti la struttura organizzativa (e quindi le decisioni volte a creare i diversi organi aziendali) sono possibili grazie alla composizione dell’assetto organizzativo (prende decisioni in merito alla struttura organizzativa e meccanismi operativi: definisce la dimensione dell’azienda, le caratteristiche qualitative, i comportamenti, indirizza gli obbiettivi individualmente e a livello di gruppo) il quale deriva da una pianificazione strategica (riguarda obbiettivi di medio-lungo raggio, scelte di campo fondamentali come la decisione di operare più prodotti su diversi mercati, estensioni orizzontali/verticali) (es. il decidere di localizzare i punti vendita in più città è una decisione che ha impatto sull’assetto organizzativo perché dovrò assumere nuove persone). I risultati che si hanno tenendo conto della strategia e dell’assetto organizzativo verranno infine verificati con l’attività di controllo così da, eventualmente, passare in rettifica gli obbiettivi o l’organizzazione e la gestione dell’azienda -> approccio che viene in parte superato dalle teorie manageriali moderne perché talvolta l’assetto organizzativo può condizionare le strategie e perché il controllo non è solo un’attività che svolgo alla fine (un manager identifica degli obbiettivi solo se consapevole che questi funzionino, effettuando un controllo su questi) LE VARIABILI ORGANIZZATIVE, LE PERSONE E I COMPORTAMENTI Vi sono, all’interno dell’azienda, una serie di leve che impattano sulle variabili organizzative. Lezione 29.11.2022 un servizio al direttore generale ma anche alle diverse unità organizzative (es. prendendo appuntamenti). Modello che funziona bene quando un’azienda opera in una sola area strategica (un solo mercato) Struttura divisionale: struttura che entra in azione quando, all’interno di medie e grandi aziende, convivono più aree strategiche (mercati disomogenei) alle quali appartengono, di conseguenza, logiche diverse (diversificazione non correlata-> prodotti e mercati non più omogenei, sistemi di prodotto molto distanti). Anche se per entrambe ci saranno attività uguali (es. marketing), queste saranno così diverse che non sarà possibile collocarle sotto lo stesso responsabile (es. fare ricerca medica e fare ricerca farmacologica non è la stessa cosa). Il potere è decentrato e tra i valori ritroviamo l’imprenditorialità (è come se all’interno dell’azienda stessa ci fosse più aziende) Struttura mista (modello matriciale): aziende medio-grandi che adottano una struttura prevalentemente divisionale ma che dispone di un unico ufficio amministrativo che non viene sdoppiato. In questo modello vengono inter-connesse verticalmente e orizzontalmente le linee gerarchiche (diversificazione correlata -> alcuni fattori, prodotti e risorse sono gli stessi). Il potere è decentrato e di tipo manageriale, vi è inoltre la figura del project manager: colui che coordina attività diverse per fare in modo che tutte queste vengano svolte in determinati modi per garantire dei prodotti/servizi in un certo tempo (es. project manager che coordina le attività di produzione degli alberi di natale per far si che questi arrivino nei negozi prima di Natale) -> valori di flessibilità ed efficienza. N.B. Spesso le aziende grandi sono il risultato evolutivo di piccole aziende che sono cresciute -> può essere immaginabile che le 4 strutture possano rappresentare i 4 stadi evolutivi di un’azienda. LE 5 VARIABILI PER LA SCELTA FUNZIONALE E DIVISIONALE Nelle strutture organizzative più sofisticate abbiamo una struttura prevalentemente (se non esclusivamente) funzionale o divisionale. In base a cosa scegliamo se la nostra azienda deve avere una struttura funzionale o divisionale? FUNZIONALE: struttura che fa risparmiare perché da’ la possibilità di sfruttare le economie di scala e le economie di raggio d’azione (es. avere un solo ufficio anziché 3 che si occupano di processi simili mi permette di avere, all’interno di questo, una capacità superiore) (es. se decido di produrre nella stessa fabbrica la crema pasticciera e le meringhe, riesco a sfruttare un ingrediente per più preparazioni). Altro fattore che fa propendere la scelta sulla struttura funzionale è quella della possibilità si specializzare gli impiegati in singole funzioni (es. ho un’azienda che si occupa di danza, teatro e musei. Se ho 3 diversi uffici per le 3 diverse aree strategiche e, in ciascuno di questi, è presente l’attività di marketing, chi si occupa di questa attività dovrà fare tutte le attività che si configurano come attività di marketing; se invece decido di far lavorare insieme i 3 responsabili delle attività di marketing delle 3 aree strategiche, ad una chiederò di lavorare solo sull’analisi dei dati, all’altra sulla gestione degli stakeholder e all’altra ancora sugli sponsor) DIVISIONALE: dall’altra parte però il legame che vi è tra le diverse funzioni riferite ad una singola area strategica è più forte di quello che vi è tra la medesima funzione di aree strategiche diverse (es. è più importante collocare sotto lo stesso capo chi si occupa di marketing della divisione farmaceutica e sotto un altro chi si occupa del marketing della divisione cosmatologica). Lezione 29.11.2022 MOTIVAZIONE AL LAVORO La motivazione a lavoro da parte dei lavoratori nasce dalla loro consapevolezza che, la prestazione a versare contributi all’azienda, consentirà loro di soddisfare dei bisogni. Maslow parla di classi di bisogni individuate secondo una piramide dove, in basso, vi sono i bisogni fondamentali, soddisfatti i quali si avvertirà un bisogno di livello più alto e così via. I bisogni sono quindi organizzati da Maslow secondo un criterio di priorità e poi soddisfatti secondo i criteri di Hertzberg: ‣ 1º livello: bisogni elementari soddisfatti dalla retribuzione (per un consumatore sono quei beni che soddisfano bisogni fisiologici; per un lavoratore rappresentano il bisogno di ottenere una remunerazione). ‣ 2° livello: bisogni di sicurezza soddisfatti da un contratto che ci dia garanzia, sicurezza fisica e struttura organizzativa chiara (verifichiamo che questo stipendio sia garantito, che ci sia quindi un contratto e che l’ambienta sia salubre). ‣ 3° livello: bisogni di socialità soddisfatti dalla possibilità di interazione, dai gruppi di lavoro e iniziative di socializzazione (il lavoratore vede nel posto di lavoro dove passa la maggior parte del tempo un’occasione di socialità). ‣ 4° livello: bisogni di stima soddisfatti dal riconoscimento di ciò che faccio ‣ 5° livello: bisogni di autorealizzazione soddisfatti da mansioni che permettono di esprimere quelle competenze maturate negli anni favorendo quindi l’imprenditorialità (portare in ciò che facciamo qualcosa di nostro). N.B. la motivazione va considerata anche quando parliamo di altri stakeholders (clienti, collaboratori, volontari…) dove non vi è retribuzione ma sicuramente una forte motivazione intrinseca -> questo non significa che l’azienda non la debba tenere elevata. LA REDDITIVITÀ DELLE AZIENDE CULTURALI La redditività non è l’obbiettivo delle aziende culturali ma presidiarla significa comunque monitorare una condizione essenziale per l’autonoma e duratura sopravvivenza delle aziende culturali. C’è un sistematica difficoltà a raggiungere l’equilibrio reddituale da parte delle aziende culturali legato al fatto che queste sopportano costi fissi elevati per lo svolgimento di attività che non vengono immediatamente remunerate da alcuni consumatori e che, quando vengono poi remunerate, seguono listino prezzi inclusivi. Vi sono quindi una serie di condizioni aggiuntive che le aziende culturali devono considerare per raggiungere efficacia (che non coincide con l’attività economica) -> la dimensione reddituale fa quindi riferimento a operazioni di gestione diverse da quelle di aziende comuni: - La gestione caratteristica sarà sostituita dalla gestione istituzionale affiancata dalla gestione fundraising. - La gestione patrimoniale diventa più articolata nell’ambito delle aziende culturali in quanto a questa viene affiancata la gestione commerciale (che nelle imprese corrisponde a quella caratteristica). GESTIONE FUNDRAISING Rappresenta l’insieme di operazioni che servono all’azienda culturale per stimolare la motivazione di chi può conferirci delle risorse. Risorse che possono arrivare da enti pubblici o da privati -> chi sono? I nostri stessi clienti a quali, oltre che offrire un sistema di servizio remunerato con il pagamento del biglietto, offriamo qualcos’altro come, per esempio, la possibilità di essere associati all’immagine di un museo, di diventare un partner… Tra le risorse che possono essere conferite all’azienda culturale da parte di terzi troviamo le donazioni -> donazioni specifiche magari legate ad un fenomeno emergenziale (es. presenza sul mercato dell’ultima struttura di Michelangelo che con una raccolta fondi viene acquisita dal Comune). Vi sono donazioni che prevedono un’erogazione liberale dove un donatore particolarmente importante (mecenate) dona denaro e talvolta opere a beneficio di un’azienda culturale. PARTNERSHIP Possiamo far fruttare le donazioni riconoscendo qualcosa a chi dona (es. dedicare una sala a chi ha contribuito al restauro). La forma più estrema di partnership che un’azienda culturale può instaurare con un soggetto privato è quella di coinvolgerlo negli organi di governo. SPONSORIZZAZIONI Anche le imprese possono essere coinvolte a sostenere le iniziative delle aziende culturali grazie a dei contratti di scambio che non riguardano lo scambio di beni per denaro bensì l’acquisto, da parte dell’impresa, di spazi di visibilità che permetterà all’azienda culturale di porre una luce sul marchio o sull’impresa che la sta sostenendo consentendo, per esempio, che il logo dell’impresa sia presente sui biglietti. Lezione 10.11.2022 2) A fine esercizio (31.12) si rileva l’ammortamento del bene che avrà un utilizzo di 10 anni e quote di ammortamento costanti -> avremo quindi che il valore iniziale dell’impianto sarà di €100.000, lo utilizzeremo per 10 anni e quindi ogni anno perderà €10.000 di valore (quote di ammortamento: quanto valore scaliamo ogni anno dall’anno precedente; andremo a registrare anche il fondo ammortamenti dove inseriremo il valore che il macchinario perde con l’accumularsi degli anni: somma dei diversi ammortizzamenti negli anni) 3) In data 1.1. n+2 vendiamo l’impianto per € 65.000 Lezione 10.11.2022 COSA ACCADE QUANDO COSTRUIAMO UN BENE INTERNAMENTE (COSTRUZIONE IN ECONOMIA)? Dovrò movimentare i conti: macchinario (SP) e costruzione interna (CE) Esercitazione 15.11.2022 ACQUISTO DI BENI AD UTILITÀ PLURIENNALE (O RIPETUTA) -> attraverso il sistema di ammortamenti Esempio 1 Compro un macchinario per €100 -> la scrittura è macchinari (SP) e banca c/c (SP). Se questo macchinario ha utilità pluriennale di 10 anni a quote costanti, il suo valore di €100 passerà nel CE nell’anno 1, anno 2 … anno 10 sotto forma di “ammortamento macchinari”. Come contropartita avrò il fondo ammortamenti (totale del valore che ha perso, fino ad, ora, il macchinario). Il 1º anno il macchinario varrà 100 - 10 = €90 Il 2º anno il macchinario varrà 100 - 20 = €80 … Se alla fine dei 10 anni, quando il mio macchinario vale 0, decido di venderlo a €12 ad un rivenditore che commercia l’usato avrò un benefit -> valore che andrà scritto nel CE come plusvalenza (non come merci c/vendite in quanto non è un vendita di un oggetto della mia produzione ma è la vendita di un bene strumentale) Ma se vendo il macchinario dovrò stornare la voce “macchinari” e il fondo ammortamenti. Esercitazione 15.11.2022 - Imposte: movimentiamo €1800 in avere di erario c/ritenute (SP) -> perché rappresenta un credito verso l’erario in quanto non abbiamo ancora pagato le imposte! - Stipendi: - €900 in dare di salari e stipendi (CE) -> perché rappresenta un costo per l’azienda! - ⟨come contropartita⟩ €6300 in avere di deb. V/ dipendenti -> N.B. Perché €6300 e perché in avere? Lo calcoliamo facendo la somma di quanto ci manca per pareggiare dare e avere Al 10.04 risaneremo invece tutti i debiti dovuti ai pagamenti differiti: - 2700 in avere dei deb. V/INPS - 1800 in avere di erario c/ritenute (SP) - 6300 in dare di deb. v/forn. - ⟨Come contropartita⟩ 6300+2700+1800 in avere di banca c/c 6) 15.3. Si acquista impianto luci per 12.000. Pagamento dilazionato. “Pagamento dilazionato” significa pagamento a rate. - 1200 in dare di impianti (SP) - 1200 in avere di fornitori (SP) -> perché è un debito, non lo paghiamo subito! 7) 20.3 Si acquista abbigliamento specifico per il primo spettacolo per 5.200. Pagamento dilazionato. 8) 10.5. Primo spettacolo dal titolo “il teatro dei conti”. Incasso al botteghino 8.650 - 8650 in avere dei ricavi (CE) - 8650 in dare di cassa (SP) Esercitazione 15.11.2022 9) 15.5. La banca invia l’ordine di pagamento della prima rata mutuo. Quota capitale 6.000, quota interessi 3.000. - La “quota capitale” rappresenta una piccola restituzione del mutuo -> 6000 in dare di mutui passivi (SP) (è come se risanassimo una piccola parte di debito) - Interessi passivi: 3000 in dare di interessi passivi (CE) - ⟨Come contropartita⟩ 6000+3000 in avere di banca c/c 10) 30.5 Si ha notizia del fallimento di una società per la quale si erano effettuati dei corsi di canto. Credito aperto 3.500. Il fallimento è una componente di costo (CE) certa -> costo identificato come “perdita su crediti”. - 3500 in dare di perdita su crediti (CE) - ⟨Come contropartita⟩ 3500 in avere di crediti v/clienti (SP) -> è uno stralcio di crediti! I 3500 rientrano quindi nelle passività. 11) 1.6. Si chiede ai fornitori una parziale dilazione di pagamento. Accettano a condizione di emettere loro un pagherò di 10.000 con 4 scadenze bimestrali. Nei nostri confronti la cambiale è passiva! - 10.000 in avere di cambiali passive (SP) - ⟨Come contropartita⟩ starò stornano 10.000 in dare di debiti v/fornitori Esercitazione 15.11.2022 /5.02 DAVE AVERE 3 | baxa ce 240.000 È Muiu PASSI ‘200.00 48.02 immobili 00.000 u sana cle [u00.000 10.03 5 | Salari E siipendi doo 5 | Ines contdbui cldita Abco 5 egaGo ci Ritenote \beo 5 deo. Vine 2700 5 deb v/dipendeni 6200 n0.0G 5 | eganio cadente A800 S | deo. vlines 270 6 |deb. v/digendeni 6300 Ss Barca cele Mo 200 16.03 6 |ingionti 2.000 = Somitogi n.000 0.03 7? |aboigiamento Sto 2 Sornitogi wo N0.05 è | cossa 650 b dica eso 19.05 A | mati passivi 600 A | imiege. qgE&U 3005 q barca cele Qo0o 30.09 DARE | ARE N0 | cEQddQ su crediti co no Red. Vlclhea 350 1.06 NA | Forster Ao-a00 na Gamdidi qasue Ao.000 Esercitazione 22.11.2022 (Punto 3 e 5) attrezzature di scena 45.000 + migliorie a queste 5000, durata 10 anni -> 5000 in dare di ammortamenti attrezzature di scena (CE) e 5000 in avere di f.do ammortamenti attrezzature di scena (SP) (Punto 4) spese di pubblicità (ricerca e sviluppo) 40.000, ammortamento in 5 anni -> 8000 in dare di ammortamenti spese R&S (CE), 8000 in avere di f.do ammortamenti spese R&S (SP) (Punto 5) attrezzature specifiche 60.000, aliquota ammortamento 25% -> 15.000 in dare di ammortamenti attrezzature specifiche (CE) e 15.000 in avere di f.do ammortamenti attrezzature specifiche (SP) 7) L’anno successivo gli impianti si rivelano obsoleti quindi l’1.03 si vende l’impianto a 70.000 euro. Non abbiamo più l’impianto quindi si chiude il mastrino impianti (SP) e f.do amm. impianti (SP) -> 100.000 in avere di impianti (SP) e 20.000 in dare di f.do amm. impianti (SP). Vendiamo l’impianto -> ci entrano 70.000 in dare di banca c/c (SP). Vediamo adesso quanto ci manca per pareggiare dare e avere: 10.000 in dare -> è una minusvalenza! 8) 30.04 Ponendo di aver conseguito l’anno precedente un utile pari a 12.000 euro si decide di destinare 2.000 euro a riserva legale e di distribuire dividendi per 10.000 euro. Inseriamo 12.000 in dare di utile esercizio precedente (SP). Questi soldi li destiniamo così: 2000 in avere di riserva legale (SP) e 10.000 in avere di soci c/ dividendi (SP). 9) 15.05 Si pagano i dividendi ai soci. Il primo conto sarà 10.000 in dare di soci c/dividendi (SP). I soldi scaleranno dalla banca -> 10.000 in avere di banca c/c (SP). Esercitazione 22.11.2022 49 4) |bara Je 130.00 4) | cqegai 0.00 4) | immogivi [»00.000 1) caplale sonale So. mo 45.9 2) impianti 400.000 9 deb. v[Scoa. See Wo 3) | ateezorve 00 3) deb. i] Scmà. Sao Z0.M u) RESE quiblicida‘ Lo.cco 4) den. v]Scona. GO.c00 AA 5) aNRERANIE peci Pi che 60.000 S) amaszioive di LEI 000 ; Ss) COSIANA. in Economiq go €) | comm. ragioni Wo. €) |anm. ate. «eno, 000 6) | amm. ateerz. cgeo8. 6.000 6) | amm. ese VR 85 000 e) S.do am. Ingiosti Can 6) L.d0 amm. atte. «cenq 592 6) C. do ogm. di0.<ped da ©) f. do cam. corse R£S seco 3) {banca cle t° 3) |{.do Gm. imgioni Ia ?) | ciorgaene Us ») agent 00.000 do. U 8) |urie eceaizio precedeme 12.00 è) gisegio legale Tao 8) sv claiidendì Mocco 165 9) | diudendi 40.000 a tone cle Ne Esercizio 1 L’Associazione “MUSEMENT”, al 1.10 mostra, tra le altre, le seguenti voci contabili: Inseriamo i valori nei mastrini 1) Il 30.12.2007 si vende un impianto acquistato in passato a 200.000 euro incassandone 20.000. Tale impianto era già stato ammortizzato per il valore di 180.000. Si registrino al 31.12.2007 le seguenti operazioni di fine esercizio Incassiamo 20.000 -> 20.000 in dare di banca c/c (SP) Non abbiamo più l’impianto -> chiudiamo il conto impianti (SP) e il conto f.do ammortamenti -> 180.000 in dare di f.do amm. impianti (SP) e 200.000 in avere di impianti (SP). Infine sommiamo dare e avere e vediamo se vi sono differenze: non vie ne sono -> non movimentiamo alcun conto. 2) Si procede all’ammortamento dei brevetti decennali per la realizzazione dei quali la società ha speso un importo complessivo di € 77.000. Ammortamento brevetti: €77.000 : 10 anni = 7.700 I conti saranno quindi 7.700 in dare di amm.to brevetto (CE) e 7.700 in avere di f.do amm.to brevetti (SP) 3) Vengono accantonati a TFR 25.000 euro. Il TFR è un debito -> va nello SP -> 25.000 in avere di f.do TFR (SP) Ma se c’è un fondo, c’è anche una quota di accantonamento (perché non lo pago subito! Ma solo quando il dipendente finisce il rapporto) -> 25.000 in dare di acc.to a f.do TFR (CE). 4) E’ stato versato un premio assicurativo di 52.000 euro che si riferisce ad una polizza annuale stipulata il 31.03 con pagamento del premio anticipato. Innanzitutto comincia a registrare il premio assicurativo -> 52.000 in dare di premi assicurativi (CE); la contropartita sarà 52.000 in avere di banca c/c (SP) Polizza annuale (12 mesi ; €4333 al mese) stipulato il 31.03: nell’anno di riferimento pago quindi solo 9 mesi (39.000) però mi vedo segnato, nei premi assicurativi, 52.000 -> cosa faccio per aggiustare la competenza? Metto i restanti 13.000 in avere di premi assicurativi (CE). Infine notiamo che in dare abbiamo in tot 52.000; in avere abbiamo in tot 65.000 -> mancano 13.000 in dare, di un conto che sarà uno SP (si tratta o di rateo o di risconto) ovvero un risconto attivo in quanto è una parte di costo che ho già pagato ma che è riferito all’anno prossimo. 5) Il 1.12 viene affittata a terzi una parte ancora sfitta dell’immobile civile di proprietà; il nuovo contratto di locazione prevede un canone di locazione di 33.200 euro a bimestre con pagamento posticipato. Avremo uno schema di questo tipo: rimanenze iniziali (CE) MA alla fine dell’esercizio vendo queste merci acquistate nel 2017 a €100 -> 100 in avere di ricavi (CE). Esercizio 1 1) Nell’esercizio “N” sono stati effettuati acquisti di merci per 5.000. Conti: 5000 in dare di merci c/acq. (CE) ; 5000 in avere di banca c/c (SP) 2) Al 31/12/N, le merci invendute e presenti in magazzino sono valutate pari a 300. Conti: le merci che sono state invendute hanno un valore di 300 -> 300 in avere di rimanenze finali (CE); 300 in dare di magazzino merci (SP). POSSIBILI ESERCIZI SULLE IMPOSTE Il conto che movimentiamo è quindi il conto imposte (CE); come contropartita avremo invece il conto debiti tributari (SP). Nel momento in cui paghiamo questi debiti, movimentiamo il conto banca c/c (SP) e risaniamo il debito in debiti tributari (SP). Che tipo di operazioni possiamo trovare? - “Si rilevino imposte pari a €30.000 cn pagamento l’anno successivo” Registriamo €30.000 in dare di imposte (CE) e 30.000 in avere di debiti tributari (SP). - “L’1.11 si rilevano imposte pari a €10.000 con pagamento a 15 giorni”. Registriamo 10.000 in dare di imposte (CE) e 10.000 in avere di debiti tributari (SP). Il pagamento avviene dopo 15 giorni -> in data 16.11 chiuderemo il debito tributario (SP) e movimenteremo il conto banca c/c (SP). - “Si pagano le imposte precedentemente rilevate” Se, nei punti precedenti avevamo registrato le scritture di cui sopra oppure se non abbiamo avuto le scritture di cui sopra ma ci siamo ritrovati, nei conti di partenza, una tabella dentro la quale, tra i vari conti, vi era debiti tributari pari ad x -> e allora risaneremo il debito tributario (SP) e movimenteremo il conto banca c/c (SP). CHIUSURA DEI CONTI Cosa accade quando abbiamo finito di registrare tutte le operazioni contabili? Si dovrà procedere alla chiusura dei conti (iscrivendo il saldo del conto nella parte opposta all’eccedenza). Come si fa? Si procede alla chiusura dei conti solamente quando abbiamo registrato tutte le operazioni d’esercizio e anche quelle di assestamento, integrazione e rettifica che, ai fini della prova, saranno solamente quale che il testo chiede (es. si registri l’ammortamento) o quelle che il testo non chiede espressamente ma per le quali ci sta dando tutte le informazioni (es. in data 1.11 si paga affitto semestrale -> sappiamo già che si dovrà fare la scrittura risconto -> a fine esercizio devo rettificare la quota che non è di competenza del nostro esercizio = registrare un riconto attivo). Solo alla fine di tutte queste scritture si può procedere alla chiusura dei conti. Perché si chiudono tutti i conti? Perché una volta registrate tutte le operazioni c’è la necessità di riportare tutti i valori sintetici all’interno delle tavole di sintesi. Si parte dai conti reddituali (CE): immaginiamo di avere una serie di conti movimentati, alcuni in dare, alcuni in avere, altri sia in dare che in avere. Andiamo ora ad inserire il saldo nella parte opposta (quando abbiamo un conto che ha viso più movimento in dare o in avere dovremmo fare somme e differenze). Inseriamo tutti i dati all’interno del conto economico. Qual è la logica conseguenza che possiamo trarre? Che abbiamo un utile di €4000 -> sappiamo che l’utile nel CE sta a sinistra -> pareggiamo ancora una volta non più il conto del astrino ma il conto del “mastrone” sempre con la logica della partita doppia -> qual è la contropartita di questo movimento di chiusura? Il patrimonio netto! Fatta questa operazione, cosa è ancora aperto? L’utile d’esercizio dello SP e tutti gli altri conti patrimoniali -> andiamo quindi a chiudere, secondo la stessa logica, tutti i conti patrimoniali compreso l’utile d’esercizio. Esercizio In questo caso l’utile d’esercizio nello SP sarà di 13.000 in avere A questo punto vado a chiudere i conti patrimoniali. greci Citanion (E) = Qicoi (te) = Gincnme inidile) solco _ (cl ALT (22) oa (5.000 14.000 18.000 11.00 16.00 [26.000 26 000 [20.000 4) foco SORADIE secicle (68) ssa (co) Regi (9) dieviti dabizati 6) = Sid cm ivo (50) Do ooo |To.co Lo |2o00 66.000 |42.000 (2 3.600 |3.6o0 meo loco 2) 6.200 [saro UU 5 (A 59.700 Ido di cprd.lee) odo rR_(GÌ marca (€) tuono le (SP) inpiofii 3) Loco [too 3.cc0 [ao 000 |a coco 29.000 [23.000 a | oo Coco (» C.so Sogni ® fponerito (c@) qusigene (ce sori. posse) —gipucio raaale (so) K) 2.000. |iuzco n.00 | ty 0co | 0 Zeco | 2000 teo |tooo 12.500 ) oo sii (60) ici ta aio) comioi où. 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Si acquista un macchinario per 10.000 euro con pagamento differito per il 40% del valore e rilascio di cambiale passiva per il restante 60%. • Il 25.09.18 si rileva il costo del personale: salari e stipendi 10.000, ritenute complessive INPS 3.000 (di cui oneri sociali INPS a carico azienda 2.000), ritenute fiscali a carico dipendente 2.500. • Il 30.09.18 si viene a conoscenza del fallimento di un cliente verso il quale si vantava un credito pari a nominali 3.500 euro, già oggetto di svalutazioni negli anni precedenti per 1.000 euro. Si decide di stralciare definitivamente il credito. • L’1.10.18 si incassa un affitto attivo per 12.000 euro, rata semestrale anticipata. • Si rilevino eventuali scritture d’integrazione/rettifica relative ai punti precedenti, tenuto conto che si prevede che gli impianti iscritti a bilancio abbiano una vita utile attesa pari a 10 anni, al termine dei quali il valore economico degli impianti sarà pari a zero. • Si redigano le tavole di sintesi e si riclassifichi il conto Economico secondo il “criterio gestionale”