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2024 Paniere PEDAGOGIA GENERALE E SOCIALE SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 27004) Man, Panieri di Pedagogia

2024 Paniere PEDAGOGIA GENERALE E SOCIALE SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 27004) Mancini Riccardo Risposte Aperte Ecampus

Tipologia: Panieri

2023/2024

In vendita dal 25/03/2024

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Scarica 2024 Paniere PEDAGOGIA GENERALE E SOCIALE SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 27004) Man e più Panieri in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Lezione 000 01. L’educazione è prima di tutto salvaguardia delle diversità e tutela delle potenzialità che ognuno di noi custodisce e che non aspettano altro che essere espresse. Si rifletta, in né più né meno di sette righe, su tale principio. L’educazione permette di superare concretamente “la paura del negativo”: è effettivamente un teso ro, una grande risorsa che riesce a cancellare il potenziale negativo nascosto nella nostra tradizione dell’io, supera il solipsismo in cui rischia di nascondersi l’individuo, isolandosi e proteggendosi dalla diversità, la quale, invece, rappresenta per l’educazione terreno di arricchimento, di miglioramento, di crescita assieme. Insegna che il bisogno di interiorità non esclude la socialità dell’uomo. La relaz ione educativa dimostra il significato profondo dell’ineliminabile ed eterno bisogno di conoscersi e l avorare su di sé, ma, allo stesso tempo, dimostra che è altrettanto necessaria e arricchente la con oscenza dell’altro. L’Io non deve trovare ragion d’essere esclusivamente in sé stesso, ma aprirsi all’i ncontro – confronto. 02. L’educazione è sempre più una urgenza sociale planetaria. Si rifletta, in né più né meno di sette righe, sul valore che oggi assume lo sviluppo delle potenzialità che ognuno di noi custodisce e della necessità di una costante valorizzazione dell’essere umano. La società odierna è definita complessa, o come afferma Baumann “liquida”, una società in cui sott o si sposta con facilità. La situazione educativa è influenzata da questa instabilità e dal divenire se mpre più frenetico e incontrollato. L’ambiente sicuramente è capace di esperienza, ma da solo non può essere capace di educare. Affinchè l’esperienza educativa si compia, è necessario che l’ambien te venga vissuto con un certo ordine, cioè criterio, che sono opera dell’educazione, più precisamen te dell’educatore. Occorre sempre più che “l’agire educativo” non sia un’azione ad esclusivo appann aggio dell’occasionalità o della casualità o genialità del docente, ma guidata e orientata verso obiet tivi precisi e funzionali all’epoca che stiamo vivendo. 03. A livello generale il corso è possibile distinguerlo in due macro argomenti: il primo caratterizzato da una legittimazione epistemologica della pedagogia e l’altro dalla sua operatività. Si scelga un argomento dell’uno e dell’altro aspetto ed in maniera sintetica, cioè in né più né meno di sette righe, si rifletta sulla relazione che intercorre tra gli argomenti scelti. La pedagogia può essere considerata tra le scienze naturali di quella metafora piagetiana che la coll oca all’interno del “circle de sciences”, in cui ogni disciplina è rivestita di una dignità scientifica. Oc corre,quindi, codificare le informazioni derivanti da una vigilanza epistemologica, dove ogni soggetto è in grado di tradurre i dati sociali in cambiamenti significativi. Comte e Durkeim definiscono peda gogia come “la scienza dell’educazione”, in cui si incarica di meditare sull’educazione e sulla reale v alenza sociale. Solitamente ogni azione educativa e formativa avviene per mezzo di una relazione gruppale, in cui al suo interno produce e promuove delle dinamiche. 04. Il secolo trascorso è stato caratterizzato fin dai primi anni da illustri Maestri dell’educazione. In questo modo, se ne prenda in considerazione uno, determinandone, in né più né meno di sette righe, l’apporto offerto all’epistemologia pedagogica. Dewey: dalla pedagogia tra l’agire educativo, in cui la finalità dell’educazione diventa sociale a sostegno della democrazia (perno della scuola basata sull’esperienza e sul fare). Democrazia e educazione sono in stretta reciprocità, non solo perché la democrazia è principio educativo, ma perché la scuola è strumento per fare democrazia. Affermava che a scuola e la realtà quotidiana devono essere ben salde, al fine di permettere al fanciullo di apprendere conoscenza funzionali al suo agire. Una scuola che si apra alla vita e che non si isoli dal resto della società. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 PANIERI VERIFICATI ECAMPUS LUISA BARRI 2024 05. Molti sono stati gli argomenti che sono stati affrontati all’interno del corso e tutti apparentemente di uguale importanza. Di certo, però, alcuni hanno colpito di più e risultati maggiormente interessanti. Tralasciando una possibile gerarchia, si rifletta, in né più né meno di sette righe, su uno di questi macroargomenti, determinando le motivazioni scientifiche che hanno determinato tale scelta. Da principio le neuroscienze aprono una querelle di notevole importanza epistemologica nel discorso pedagogico ed educativo. Nel riflettere sul discorso neuroscientifico è possibile affermare che esso t ende a fare della persona un ente poliedrico, in cui il gioco degli elementi culturali, psicologici, soc iali e filosofici vengono armonizzati dalla componente biologica e fisiologica del cervello. In questo caso viene accreditata la visione antropologica espressa da Erickson di un uomo avente una triplice valenza: psicologica, sociale, biologica. La struttura biologica del cervello influisce in maniera determ inante nell’apprendimento, soprattutto il suo organigramma neuronale e connettivo. Lezione 01 07. Qual è l'apporto del Vesovo Comenio alla scienza pedagogica? L’apporto più rilevante di Comenio alla pedagogia è stato la sua Didattica Magna. In quest’opera egli indaga sulle pratiche di avviamento del bambino alla conoscenza e al mondo. Secondo Comenio, all’interno di ogni persona esiste un lumicino, basta accenderlo. Con lumicino vuole indicare il nostro potenziale educativo. 08. Quali caratteristiche deve possedere una scienza per definirsi autonoma? Una scienza per definirsi autonoma deve avere un determinato campo di applicazione che è rappresentato dell’educazione stessa; Uno specifico statuto epistemologico, che è rappresentato da tutti quegli elementi logico- conoscitivi che sono riferibili a un determinato settore del sapere umano. L’oggetto di studio, che è rappresentato dalla concezione che abbiamo della persona. 09. Quando è che si può definire una scienza autonoma? La pedagogia non può essere considerata la scienza per definizione, ma una scienza l'interno del cerchio Piagetiano. La pedagogia è scienza autonoma in quanto dotata di un proprio statuto epistemologico, cioè tutti i fondamenti logico conoscitivi di una determinata disciplina, un campo di applicazione, nel nostro caso la poliformia dell'educazione stessa, un oggetto di studio, la persona. Da un punto di vista pratico la pedagogia trova la sua solida base scientifica nella programmazione, nella sua declinazione, nella progettazione, realizzazione e valutazione. 10. Si definiscano i riferimenti teorici della pedagogia come scienza autonoma e il suo campo di applicazione. Il termine pedagogia, da un punto di vista storico, compare per la prima volta sul finire del V sec a. C., lo ritroviamo infatti nella letteratura di Euripide risalente al 408. In tale periodo, il significato semantico di pedagogia viene ricondotto esclusivamente all’allevamento della prole, al passaggio di conoscenze ed abilità spendibili nel vivere quotidiano. Successivamente, riflette G. Genovesi, “con la parola Pedagogia si cominciò ad intendere l’insieme di tutte quelle pratiche che i pedagoghi, ossia i servi a cui erano stati affidati i rampolli di casa, mettevano in atto per portare a compimento i loro compiti”. La pedagogia è “la scienza e l’arte dell’insegnamento”. Viene considerata scienza perché ogni intervento progettato per educare non può essere affidato all’estro o alla genialità dell’insegnante, ma necessita di una riflessione ed una legittimazione che assicurino il successo educativo e tengano alla larga dalla prevaricazione e dalla pretesa che l’insegnante, possa fare ciò che vuole rispetto a colui che non conosce e vuole apprendere. Viene considerata arte, perché si affida alla sensibilità dell’insegnante, alla sua genialità creativa, al suo amore nei riguardi dell’allievo, alla sua passione ed intelligenza nell’ educare. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 15. Come è possibile definire l’istruzione? Quando parliamo di istruzione intendiamo quel processo di alfabetizzazione che ogni soggetto compie nel pervenire alle informazioni, un processo spesso passivo in quanto può essere descritto come un travaso di conoscenze. 16. Come può essere sintetizzato il termine formazione? Per formazione invece intendiamo un processo di apprendimento permanente e di arricchimento del proprio sapere che ogni soggetto sviluppa e potenzia al fine di garantire un aggiornamento delle proprie competenze, abilità capacità legate spesso anche al con testo lavorativo punto si tratta insomma di migliorare costantemente la propria azione umana ad apprendere, imparare ad imparare. 17. Il termine persona è presente in tutto il percorso didattico riferito al corso di pedagogia generale e sociale. Il candidato rifletta, in né più e né meno di 7 righe, su tale assunto educativo, determinandone le caratteristiche e gli elementi che lo contraddistinguono e dell’importanza che esso riveste all’interno del panorama pedagogico. Tra le definizioni date di persona rientrano tutti quei paradigmi che fanno capo al personalismo e convalidano la natura trascendentale, spirituale e metafisica dell’uomo. Il termine persona assume un significato sempre più importante nell’ambito della cultura pedagogica come dimensione fondamentale per dare senso alla concretezza e complessità dell’esistere umano. Risulta fondamentale mettere al centro dell’interesse pedagogico la persona perché questo da la possibilità di cercare nella persona il punto di partenza per diventare tramite di incontro e apertura verso l’altro, poiché la persona è relazione. Essa non esiste senza il suo altro, senza il suo tu, senza il tuo prossimo, in un incontro di corpi che interagiscono. 18. Attraverso i contributi dei grandi Maestri della Pedagogia si definiscano i termini di Educazione – Istruzione – Formazione Secondo i grandi maestri della pedagogia quando parliamo di istruzione intendiamo quel processo di alfabetizzazione che ogni soggetto compie nel pervenire alle informazioni, un processo spesso passivo in quanto può essere descritto come un travaso di conoscenze. Per formazione invece intendiamo un processo di apprendimento permanente e di arricchimento del proprio sapere che ogni soggetto sviluppa e potenzia al fine di garantire un aggiornamento delle proprie competenze, abilità capacità legate spesso anche al con testo lavorativo punto si tratta insomma di migliorare costantemente la propria azione umana ad apprendere, imparare ad imparare. Per educazione possiamo intendere quell’ insieme di processi e di strumenti attraverso cui una società trasmette il proprio patrimonio di conoscenze, tradizioni, comportamenti da una generazione all'altra. Ecco che i tre termini, educazione, istruzione e formazione suscitano notevoli dibattiti nell’ambito della pedagogia. In realtà pur avendo accezioni differenti, i termini si legano tra loro in modo simbiotico. Se l'istruzione è considerato un processo di alfabetizzazione che avviene tramite la trasmissione di informazioni, la formazione a sua volta si può definire come un consolidamento dell’istruzione stessa e assieme all’educazione un’unitarietà che rende l’individuo artefice del divenire sociale. Pur avendo distinto i significati distruzione, formazione e educazione, ciò che viene messo in luce e la loro indiscussa inseparabilità. Non è infatti possibile parlare di educazione senza formazione, così come non è possibile avere una formazione che non parta da una corretta istruzione. L'uomo ha necessità di continue sfide virgola di mettersi costantemente in discussione questo fenomeno legittima ogni aspetto dell’educazione, reclama una scrupolosa formazione che sia sorretta da una puntuale istruzione. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 Lezione 003 13. Si definiscano le funzioni della pedagogia sociale nella gestione delle relazioni e nel contrasto ad ogni forma di bullismo. Vivere all’interno di una società multiculturale presenta l’insorgere di esigenze del tutto nuove nel rapporto tra persone di provenienza etnica diversa e anche nel rapporto tra generazioni. Diventa perciò difficile porre argine alle devianze estreme e alle forme di aggressività. La pedagogia sociale, se ben utilizzata, può essere uno strumento adeguato a fornire interventi e risposte. Essa potrebbe sicuramente essere, oggi, un argine al bullismo e al cyberbullismo. Il bullismo è una forma di aggressività distruttiva che un singolo ragazzo, un gruppo o un branco commettono con prepotenze fisiche e psicologiche nei confronti di un altro ragazzo o di un gruppo, considerati come vittime sacrificali e predestinate, che subiscono, in maniera ripetuta e senza alcuna possibilità di difendersi, violenza, impartita con forti dosi di malvagità. 14. Come può essere distinta la pedagogia in base alla temporalità dell’intervento L'educazione deve essere considerata come un evento dinamico, di costruzione, di evoluzione, di sviluppo, che si colloca nella temporalità rivolgendo lo sguardo al futuro. Il futuro è la dimensione temporale a cui è rivolta l’intenzione a modificare che, tenendo sempre in considerazione il passato, tende a trasformare la situazione presente progettando e proiettandosi nel futuro. L'educazione può definirsi tale solo se produce cambiamento. Considerando la temporalità dell’intervento dobbiamo necessariamente riferirci alla pedagogia sociale che si pone gli obiettivi di educare attraverso le istituzioni, le persone alla socialità, alla responsabilità, alla solidarietà e sensibilizzare gli stessi organi istituzionali. Mai come oggi è necessario chiarire il rapporto tra bisogni educativi, dinamiche sociali. Le aree di intervento educativo infatti si aggiornano costantemente, partendo dall'analisi delle agenzie educative quali famiglia, scuola, università, servizi sociali, volontariato, etc. 15. Dare una definizione di PEDAGOGIA SOCIALE La pedagogia sociale è la scienza della società educante, che ha lo scopo di promuovere nelle istituzioni sociali e nei gruppi, la conoscenza della loro funzione educante e l'azione necessaria per far sì che esse siano il luogo in cui le persone promuovono lo sviluppo delle proprie conoscenze. La pedagogia sociale si pone principalmente due obiettivi, educare attraverso le istituzioni, le persone alla socialità, alla responsabilità, alla solidarietà e sensibilizzare gli stessi organi istituzionali. Mai come oggi, il nesso tra bisogni educativi, dinamiche sociali, ha bisogno di essere chiarito. Le possibili aree di intervento educativo si aggiornano costantemente, partendo dall'analisi delle cosiddette agenzie educative quali le famiglie, la scuola, le università, i servizi sociali, il volontariato, etc. 16. Si definiscano gli elementi, i principi e le funzioni della pedagogia sociale I contenuti e i confini della ricerca in pedagogia sociale sono continuamente interessati da rielaborazioni e revisioni dovute al rapido mutare delle variabili sociali, economiche, politiche e culturali. Tutto ciò mette in evidenza le nuove esigenze di formazione proprie della società contemporanea. Ne consegue che gli oggetti interessati dall’i indagine della pedagogia sociale sono identificabili nelle valenze educative delle diverse istituzioni sociali (famiglia, scuola, università, lavoro, servizi) e nella progettazione di modalità di intervento finalizzate alla promozione del benessere personale e sociale e alla prevenzione del disagio. Si prospetta una pedagogia sociale sensibile perché attenta ai cambiamenti della società e carica di significati educativi atti ad incrementare spazi di azione sempre più efficaci ed efficienti. La pedagogia sociale prendendo atto del concreto e articolato procedere storico di una data società, ha come obiettivo quello di studiare progetti educativi riguardanti l’andamento della comunità sociale, le singole istituzioni educative, il ruolo e le funzioni dei soggetti in esse agenti, in questo modo si trova ad interpretare le esigenze sociali per offrire un servizio a tutti. La pedagogia sociale, può essere considerata la risposta ad una quantità di bisogni, consapevoli o Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 inconsapevoli, che hanno tutti il loro asse portante nel diritto alla formazione dei soggetti. La società può essere educatrice ed educante, fondandosi su un orientamento democratico che dovrebbe attraversare tutte le sue istituzioni di cui è responsabile, ossia la famiglia, la scuola, la Chiesa, gli organi legislativi, i mass-media, i servizi sociali, le associazioni di vario genere, ecc. Alla luce di ciò, la pedagogia sociale diviene strumento di riflessione per analizzare e studiare le strutture e i processi educativi collegati con la socializzazione e la crescita della persona nei vari contesti in cui si trova inserita sin dalla sua nascita. 17. Quali tipologia di pedagogia si sono prese in considerazione? Si definiscano i caratteri e le funzioni di ognuna All’interno di questo corso, si sono prese in considerazione varie articolazioni della pedagogia, quali: La pedagogia sociale che si interessa della trama di relazioni del soggetto in apprendimento, analizza gli aspetti del vivere comune e dell’impatto che l'educazione ha nella società. La pedagogia sociale si interessa anche di pedagogia della famiglia che soprattutto nei giorni nostri assume caratteristiche differenti sia a livello di nucleo familiare sia per la presenza o meno di parenti affini; La pedagogia sperimentale che trova il suo fondamento nel metodo positivista dove tutto ciò che è conoscibile è anche misurabile, è quella pedagogia che sperimenta le tecniche e i metodi; La pedagogia speciale che riguarda l'educazione dei disabili, destinata a combattere il disagio. Possiamo descriverla attraverso una definizione data dall’ Unesco che esplicita la pedagogia speciale come “una forma arricchita di educazione generale, che tende a migliorare la vita di coloro che soffrono di handicap diversi, arricchita perché fa appello a metodi pedagogici moderni e a materiale tecnico per porre rimedio a certi tipi di deficienze”. Le neuroscienze che rappresentano l’ultima frontiera delle scienze pedagogiche e che esprimono l’importanza che il buon funzionamento cerebrale assume per la corretta maturazione del soggetto. 18. Le neuroscienze rappresentano l’ultima frontiera della ricerca pedagogica. Si definiscano le funzioni dei neuroni specchio nell’agire sociale dell’individuo. L’incremento che hanno avuto in questo ultimo periodo le neuroscienze obbliga, ad una riflessione su di esse. Si crede che sia doveroso ribadire l’importanza assunta dallo studio del cervello, descritto come “pilota automatico”, e del comportamento umano, che forniscono spiegazioni di abitudini atteggiamenti che talora sconfinano nella patologia e inoltre svelano la vera natura dell’uomo e del suo apprendere. È innegabile la stretta relazione che esiste tra organismo, mente e apprendimento, i quali danno conto, della complessa “costituzione umana”. A tal proposito si può osservare che le funzioni che oggi siamo nella condizione di attribuire al cervello sono notevoli e se abbiamo detto che esso è come un calcolatore, perché elabora, trattiene e restituisce le informazioni, è altrettanto vero che si avvale dei sensi per percepire il mondo dell’esperienza, per ottenere risposte giuste alle domande emergenti. Le neuroscienze entrano a far parte del cerchio piagetiano che arricchisce, sul piano dell’antropologia pedagogica, la solidarietà tra le varie discipline. Il cervello che rappresenta il “pilota automatico” del nostro comportamento, stabilisce relazioni empatiche attraverso i neuroni mirror detti anche neuroni specchio. I neuroni specchio sono cellule localizzate in una precisa parte del cervello e sono capaci di reagire non soltanto ad un semplice stimolo, ma anche di comprendere il significato di quello stimolo. Questi giocano un ruolo sinergico fondamentale poiché sono gli unici capaci di rappresentarci i movimenti e i pensieri che un altro soggetto compie o potrà compiere. 19. Come si esprime la pedagogia sociale all’interno dell’ambito scolastico? La pedagogia sociale all'obbligo di ricollocare al centro dello sviluppo la persona e la comunità, definendo il proprio compito nel consentire a ciascuno di sviluppare i propri talenti e le proprie potenzialità creative secondo il principio di educazione permanente. La pedagogia sociale, tra le altre cose, ha come ambito di intervento quello legato all'organizzazione funzionale della scuola. Potremo partire dal contributo di grandi maestri della corrente mistica quali Montessori e le sorelle Agazzi, dove ritroviamo una forte operatività e presenza della pedagogia nei contesti istituzionali d'istruzione e formazione popolare, a partire dalla scuola Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 amore nei riguardi dell’allievo, alla sua passione ed intelligenza nell’ educare. L’insegnamento ci riporta necessariamente al signum agostiniano: quello, cioè, che consente di individuare, attraverso l’indicazione del maestro la fonte di verità. Insegnare significa dare qualcosa, sotto forma di contenuto, di informazione o formazione a qualcuno. 14. La persona sviluppa il proprio essere secondo due direttrici: esistenzialità/essenzialità. Si argomenti il significato ontologico di questi due termini Per quanto attiene le finalità dell’azione educativa la persona umana è dotata di potenzialità interiori profonde che chiedono di essere liberate ed espresse. Esse si orientano sul piano dell’esistenzialità e dell’essenzialità. Parliamo di esistenzialità se pensiamo alla cura della salute fisica, psichica e mentale, mentre di essenzialità quando ci riferiamo alla dimensione trascendentale che conduce alla valorizzazione dello spirito. La ricerca scientifica sostiene questo impegno, sia quando attinge i propri contenuti alla psicologia, sia quando si interessa ai fenomeni relazionali propri del sapere sociologico, sia alla biologia quando configura gli aspetti corporei dell’apprendimento. Ma il quadro antropologico tende sempre più ad allargarsi fino a comprendere, nel momento attuale, il portato delle neuroscienze che svelano la natura della “scatola magica”, cioè del nostro cervello. Lezione 005 05. Quali sono gli elementi che legittimano, sul piano teorico e pratico la pedagogia come scienza autonoma? Lo studente definisca tali elementi e il loro riferimento alla semantica di Husserl e di Rosati. La pedagogia è considerata una scienza autonoma a tutti gli effetti, sia da un punto di vista della conoscenza e della legittimazione che della ricerca nella prassi. È assodato che la pedagogia si renda autonoma grazie all’acquisizione dei tre elementi che sono il campo di applicazione, uno specifico statuto epistemologico, un proprio oggetto di studio. È chiaro che la pedagogia venga legittimata come scienza autonoma sia sotto il profilo teorico che quello operativo quando viene definita come scienza “vera e propria” richiamando le semantiche husserliane di rigore e fondatezza epistemologica. Potremo pertanto annoverare la pedagogia nell'ambito delle scienze dell'educazione al pari di altre discipline quali la sociologia, la psicologia e la filosofia. Anche Rosati riferendosi alla didattica riassume la richiesta di legittimazione insita nella prospettiva pedagogica. Egli sottolinea infatti che la pedagogia avendo un suo campo di applicazione, un suo metodo, i propri contenuti, le finalità e le tecniche per conferire a questo sapere disciplinare, ha di conseguenza un’autonomia propria su piano epistemologico delle scienze dell'educazione. 06. Quale identità oggi per la pedagogia? Si delineino gli elementi chiave dello statuto epistemologico della pedagogia in relazione ai processi fondamentali per lo sviluppo etico e civile dell’individuo nel mondo contemporaneo. Oggi la pedagogia si occupa dell’educazione e della formazione di tutti i soggetti durante l'intero arco della vita e non ha più come unico oggetto di studio il bambino. Oggi più che mai l’istruzione è indispensabile per la costruzione di una realtà consapevole e stabile che sia in grado di far fronte adeguatamente alle nuove richieste della società. Vi è stata un’evoluzione del concetto stesso di alfabetizzazione, non sono più sufficienti infatti lo scrivere e il far di conto, ma è necessaria una formazione continua, fatta di saperi che spaziano tra le varie discipline e che abbandonano il sapere dogmatizzato in favore di una forma mentis più flessibile e critica. Le informazioni apprese devono essere mantenute, quindi non destinate solamente all’età della crescita ma all’intero arco della vita. La grande sfida pedagogica è quella di apprendere ad apprendere. Per i nostri adulti del domani è compito della scuola aprire nuove frontiere educative rappresentate dall’educazione ambientale, la multicultura, l’educazione alla pace, questo ci viene imposto in un certo senso dalla globalizzazione che ci obbliga a fissare nuovi obiettivi che solo l’educazione ci permetterà di raggiungere. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 07. Cosa si intende con la semantica “ideale pansofico”? Per Ideale pansofico si intende il soggetto che è ritenuto custode di possibilità educative da dover far innalzare attraverso una formazione aperta a tutti, distaccata da quell’idea di una formazione di élite riconosciuta solo alle classi più benestanti. La pedagogia si trova ad un punto nodale: il suo riconoscimento universale come disciplina investigativa sull’ educazione. 08. L’epistemologia pedagogica è di fondamentale importanza soprattutto perché permette di determinare quale siano i fini, i principi e le caratteristiche che l’educazione deve possedere. Si rifletta, in né più né meno 7 righe, su tale assunto, cercando anche di determinare la relazione che esiste tra epistemologia e pedagogia. In pedagogia la riflessione epistemologica si presenta come riflessività radicale esercitata sui fondamenti, sul senso e sulla natura del sapere e agire pedagogico, a cui è possibile affiancare anche un’indagine riflessiva che si sviluppa nella e sulla prassi delle azioni formative. Se da un lato epistemologia è riflessione sulla conoscenza in senso fondativo e regolativo, da un altro è riflessione sulla propria conoscenza quale sistema epistemologico assunto per interpretare il mondo. Se per “epistemologia” intendiamo il modo in cui il singolo soggetto o un collettivo costruisce, negozia e usa la conoscenza, è inevitabile che le “posizioni epistemiche” cambieranno a seconda dei processi di costruzione e decostruzione delle conoscenze che singoli e collettivo attiveranno volta per volta. 09. Quali sono i due termini che vengono richiamati nella semantica pedagogia? I due termini che vengono richiamati nella semantica pedagogica sono fanciullo e condurre. Il termine pedagogia deriva dalle parole greche pàis che significa fanciullo e agoghé termine usato per identificare un determinato stile di condotta da parte dell’educatore, nonché il condurre e il guidare il soggetto in apprendimento. Una riflessione critica che ha l’obbligo di indagare sulla formazione e sull’educazione del soggetto considerandolo nella sua totalità psico-fisica, determinandone i fini che si debbono raggiungere, il metodo più adeguato alla realizzazione degli obiettivi e l’arte con cui intraprendere tale viaggio. 10. La pedagogia è ormai divenuta a pieno titolo una scienza autonoma all’interno delle scienze umane e dell’educazione. Si spieghi, in né più né meno di 7 righe, quali caratteristiche deve possedere una scienza per definirsi autonoma. La pedagogia non può essere considerata la scienza per definizione, ma una scienza l'interno del cerchio Piagetiano. La pedagogia è scienza autonoma in quanto dotata di un proprio statuto epistemologico, cioè tutti i fondamenti logico conoscitivi di una determinata disciplina, un campo di applicazione, nel nostro caso la poliformia dell'educazione stessa, un oggetto di studio, la persona. Da un punto di vista pratico la pedagogia trova la sua solida base scientifica nella programmazione, nella sua declinazione, nella progettazione, realizzazione e valutazione. 11. Qual è il contributo dell'epistemologia alla scienza pedagogica? L'epistemologia è quella branca della filosofia che si occupa delle condizioni sotto le quali si può avere conoscenza scientifica e dei metodi per raggiungere tale conoscenza. In un'accezione più ristretta l'epistemologia può essere identificata con la filosofia della scienza, la disciplina che si occupa dei fondamenti e dei metodi delle diverse discipline scientifiche. Quando si parla di una pedagogia come scienza, con propri oggetti di indagine e specifici metodi di ricerca, si intende che si vuol dare a questa disciplina uno statuto epistemologico individuabile e definito. Sia che la si voglia interpretare da un punto di vista filosofico, sia che la si voglia guardare da un punto di vista scientifico. Il grande contributo si può individuare nella peculiarità epistemologica della pedagogia è che non si appoggia a uno statuto invariante, benché si tratti di uno statuto specifico e determinato. Egli è infatti, nello stesso tempo, uno statuto dinamico e flessibile nella propria complessità funzionale. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 Lezione 006 10. Secondo la corrente mistica l’educazione si origina ed ha come fine quello “secondo natura”. Lo studente definisca i fondamenti teorici e gli impulsi che scaturiscono da tale pensiero. Gli esponenti della corrente mistica, derivanti dal lavoro di Rousseau i quali hanno nella loro matrice un’idea positiva di una educazione secondo natura. Di questa corrente fanno parte, tra gli altri, Lew Tolstoy, con la sua scuola di Jasnaja Polijana fondata sulla libertà del discente, e Makarenko, per mezzo del suo collettivo pedagogico. Tramite una forte operatività nei contesti istituzionali di formazione, a partire dalla scuola dell’infanzia fino a giungere a quella elementare, possono essere accreditati all’interno della corrente mistica maestri come Maria Montessori, le sorelle Agazzi, con l’idea di ordine a base della libertà soggettiva, e Maria Boschetti Alberti (la maestra dalla penna rossa), che sottolineò l’esigenza di una vera a propria “personalità dell’educatrice” quale componente fondamentale per ogni agire formativo. Gli impulsi cagionati da tale corrente sono tre. Occorre che la pedagogia sviluppi il proprio pensiero al fine di orientare il percorso formativo; Sulla scorta di queste riflessioni, derivanti soprattutto dal pedagogista francese R. Cousinet nei secoli successivi la pedagogia si legittima come scienza autonoma, distaccandosi definitivamente dalla filosofia, assumendosi la responsabilità di cercare percorsi che facilitino l’espressione delle capacità del bambino; Divenire scienza dell’educazione che ha per oggetto di studio il processo formativo del soggetto e i rapporti che quest’ultimo ha con il contesto culturale e sociale che lo circonda. 11. Decroly definisce l’educazione come un bisogno e un processo mentale di soddisfazione e di maturazione. In cosa consiste il lavoro pedagogico secondo tale visione pedagogica? Tra i grandi maestri che possiamo annoverare all’interno della corrente scientifica occorre ricordare i contributi di Ovide Decroly, il cui apporto risiede particolarmente nell’aver definito l’educazione come un bisogno e un processo mentale di soddisfazione e maturazione. Egli sostiene che la pedagogia deve ricercare il suo fine partendo dai bisogni fondamentali che l’uomo deve soddisfare per potersi adattare all’ambiente. Questi bisogni sono semplicemente quelli di nutrirsi, proteggersi dalle intemperie, difendersi dai nemici, ricrearsi e lavorare in comune. Una volta raggiunta l’età matura, il soggetto saprà rispondere a questi bisogni, quindi sarà in grado di adempiere a funzioni individuali e sociali che gli saranno utili per la conservazione dell’individuo e alla conservazione della specie. Da qui la necessità di dirigere l’insegnamento verso quegli elementi che costituiscono la vita, ovvero lo studio dell’individuo e lo studio dell’ambiente. Da qui l’inevitabile critica alla scuola tradizionale e direzione verso una scuola rinnovata che prepari alla vita. 12. Cosa si intende con battitori liberi? Quale contributo hanno offerto alla scienza pedagogica? I battitori liberi sono quegli autori che sono rimasti esclusi dalle varie classificazioni ma che hanno comunque contribuito in maniera rilevante a rendere la pedagogia una scienza autonoma. Facciamo riferimento ad autori non appartenenti ad una specifica corrente ma che all’interno della loro opera educativa si rintracciano le basi della pedagogia moderna e il discorso pedagogico con le implicazioni didattiche. Alcuni di questi autori sono Piaget, Bruner, Gatullo, Mancarelli. 13. Lo statuto epistemologico appartenente alla pedagogia generale è ricco di grandi Maestri dell’educazione, ognuno dei quali con determinate teorie e pratiche. In questi termini si si richiede di analizzare, in né più né meno di sette righe, le varie correnti di pensiero attraverso cui è possibile compiere una classificazione. Tra i grandi maestri dell’educazione del 900, possiamo nominare Dewey, le cui idee abbracciano l’intero campo delle scienze umane, è convinto della necessità di una scuola laboratorio e dell’idea che democrazia ed educazione sono in stretta reciprocità. Piaget ha elaborato un modello integrale dello sviluppo del bambino. Secondo lo psicologo, il processo evolutivo del bambino avviene tramite un’influenza tra soggetto e ambiente sociale. Bruner, per l’apprendimento propone un’organizzazione degli apprendimenti secondo Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 Lezione 008 09. Quale erano i principi educativi espressi dalla Maria Boschetti Alberti? Maria Boschetti Alberti è stata indentificata come la maestra dalla penna rossa. Pur non essendo una vera e propria pedagogista incarnava tutti i caratteri del buon educatore. Proponeva una scuola serena basata sul discente, fondata sulla semplicità e l’amore. Il focus educativo era la cura dello spirito, l’esaltazione e l’ideale di libertà e la flessibilità didattica. L’insegante voleva promuovere un’educazione attiva capace di svegliare l’interesse del ragazzo per lo studio. Nello scritto “La scuola serena di Agno” la Boschetti propone di rendere serena la scuola comune a figli di contadini e operai, poveri ragazzi in generale. L’Alberti ha rappresentato per decenni il punto di riferimento dei maestri di scuola di ogni ordine e grado. La sua idea di educazione era mossa più dalla grande propensione e naturalità all’educare, che da aspetti scientifici e programmatici. 10. Illustrare il pensiero pedagogico delle sorelle AGAZZI Il metodo delle sorelle Agazzi fu fondato su due principi cardine, ordine e rigore. Con questi due elementi è possibile esercitare la propria libertà senza traumi, obblighi e affanni; giocando con le cianfrusaglie presenti nella scuola e nella classe selezionate/scelte dall’insegnante. Nel metodo delle due sorelle è importante il colloquio, la relazione che si instaura tra i maestri e i bambini, e l’igiene personale. L’Asilo di Mompiano diretto dalle sorelle proclamava l’esercizio dell’ordine, il metodo intuitivo, l’osservazione delle cose naturali, il gioco, l’uso del linguaggio, l’operosità, modi gentili. Attraverso il gioco, l’ascolto, il fare e l’osservare si educa e si forma indirettamente. Il metodo delle sorelle trova applicazione nell’asilo di Mompiano che dirigevano magistralmente. L’educazione nasceva da questi elementi, secondo il metodo delle sorelle, un’educazione che trova i suoi natali in un’intensa vita in comune di collaborazione e rispetto reciproco. 11. Come veniva diretto e secondo quale credo educativo l’asilo di Mompiano? L’Asilo di Mompiano diretto dalle sorelle Agazzi proclamava l’esercizio dell’ordine, il metodo intuitivo, l’osservazione delle cose naturali, il gioco, l’uso del linguaggio, l’operosità, modi gentili. Attraverso il gioco, l’ascolto, il fare e l’osservare si educa e si forma indirettamente. Il metodo delle sorelle Agazzi trova applicazione nell’asilo di Mompiano che dirigevano in modo magistrale. Un’ educazione, quella delle sorelle Agazzi, che trova i suoi natali in un’intensa vita in comune di collaborazione e rispetto reciproco. Il fatto di vestire il medesimo grembiulino, portare gli stessi zoccoletti, mangiare gli stessi pasti, favoriva il superamento di pregiudizi sociali e appianava eventuali storture della famiglia. Un’educazione, insomma, che nella lealtà sociale e nel riconoscimento individuale poneva le basi per un corretto sviluppo soggettivo e collettivo. 12. Illustrare il pensiero pedagogico di MAKARENKO Makarenko, pedagogista dell’educazione vissuto tra la fine dell’800 e i primi del‘900, rappresenta uno dei grandi Maestri del passato, soprattutto per la creazione e l’organizzazione della colonia di Gorkij. In questa colonia, il lavoro all’interno della classe era svolto con molto rigore e ai bambini veniva richiesto il massimo sforzo possibile con metodi a volte molto duri. Tale modello educativo voleva creare un uomo collettivo, espressione di un uomo morale, sociale e politico. Per Makarenko l’educazione dev’essere un’azione comune che coinvolge alunni e insegnanti il suo pensiero fu diretto da 2 principi, uno politico e l’altro ideologico. I principi educativi espressi da Makarenko sono: Educazione come socializzazione; L’educazione avviene attraverso la pratica; Creare il perfetto cittadino socialista che lavora con la collettività e si contrappone al cittadino borghese; Collettivo e disciplina cosciente azione comune che coinvolge in modo naturale insegnanti e alunni; L’uomo del collettivo è sociale, morale e politico; Politica e Pedagogia si fondono. La sua opera più significativa è “Il poema Pedagogico” che rievoca l’esperienza della colonia di Gorkij, capolavoro del realismo socialista e della letteratura pedagogica mondiale del pensiero e della prassi del Makarenko. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 13. Illustrare il pensiero pedagogico di BOSCHETTI-ALBERTI Maria Boschetti Alberti è stata indentificata come la maestra dalla penna rossa. Pur non essendo una vera e propria pedagogista incarnava tutti i caratteri del buon educatore. Proponeva una scuola serena basata sul discente, fondata sulla semplicità e l’amore. Il focus educativo era la cura dello spirito, l’esaltazione e l’ideale di libertà e la flessibilità didattica. L’insegante voleva promuovere un’educazione attiva capace di svegliare l’interesse del ragazzo per lo studio. Nello scritto “La scuola serena di Agno” la Boschetti propone di rendere serena la scuola comune a figli di contadini e operai, poveri ragazzi in generale. L’Alberti ha rappresentato per decenni il punto di riferimento dei maestri di scuola di ogni ordine e grado. La sua idea di educazione era mossa più dalla grande propensione e naturalità all’educare, che da aspetti scientifici e programmatici. 14. Si argomenti la seguente espressione del Makarenko: soltanto attraverso la cooperazione, la cooptazione e l’aiuto reciproco è possibile educare e formare in maniera significativa e completa Per Makarenko l’educazione deve essere un’azione comune, che coinvolge in modo naturale gli insegnanti e alunni. Il collettivo pedagogico assume una valenza educativa affermando che soltanto attraverso la cooperazione, la cooptazione e l’aiuto reciproco è possibile educare e formare in maniera significativa e completa. Il collettivo è la struttura portante dell’intero processo di formazione della personalità e quindi si ha un rovesciamento della pedagogia come spontaneità individuale è una necessità storica: l’educazione deve porsi al servizio della politica, dello stato e dei fini individuali e collettivi. Il soggetto dell’educazione non è l’individuo singolo ma il collettivo come organismo sociale unitario e non come insieme di singoli individui. L'educazione non prende avvio dal soggetto ma da qualcosa che è al di sopra del soggetto e per questo richiede il sacrificio degli interessi e delle motivazioni individuali in nome delle esigenze sociali e si basa sulla disciplina. Makareko dà molta importanza al metodo e alla base di questo c'è il collettivo, un organismo unitario, organico e pedagogicamente totalizzante. 15. La corrente dell’attivismo è stata particolarmente importante per il pensiero dell’Alberti e delle sorelle Agazzi. Si rintraccino, in né più né meno di 7 righe, quali principi pedagogici è possibile all’interno dei due modelli. L’attivismo crea una nuova idea di rapporto tra docente e discente, dove il primo non è più la figura centrale dell’educatore, ma solo un facilitatore. Nelle scuole nuove si escludono la memorizzazione delle nozioni, basandosi sugli interessi dei discenti e su un’alternanza di un’attività teorica e pratica. Si ha quindi il passaggio da una scuola centrata sulla figura del maestro ad una fondata sugli interessi dell’alunno. L’Alberti con la sua idea di educazione era mossa più dalla grande propensione e naturalità all’educare, che da aspetti scientifici e programmatici. Il metodo delle sorelle Agazzi fu fondato su due principi cardine, ordine e rigore. Nel metodo delle due sorelle è importante il colloquio, la relazione che si instaura tra i maestri e i bambini, e l’igiene personale. 16. Illustrare il pensiero pedagogico di TOLSTOJ Per Tolstoj l’educazione rappresenta un diritto alienabile della persona e rappresenta un insieme di norme e comportamenti generali che vigilano e regolano i rapporti tra gli uomini e perciò ha l’obbligo si essere accessibile a tutti. Per Tolstoj è possibile educare e formare senza la paura di castighi e punizioni, e non potendo professare il suo credo all’interno della scuola statale, fonda la scuola Jasnaja Polijana dove c’era la volontà di donare e ricevere conoscenza. In questa scuola il discente apprendeva nella massima libertà ed autonomia, secondo Tolstoj l’educazione è la cultura imposta con la forza, mentre la cultura è l’espressione di libertà individuale e collettiva. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 17. Il candidato illustri, tra i metodi pedagogici del positivismo, il modello educativo che maggiormente esprime la flessibilità didattica. Il positivismo vuole ancorare la pedagogia al fatto e al dato scientifico; diviene quindi prioritario rifondare scientificamente l’apparato teorico e pratico della pedagogia in collegamento con gli altri saperi dell’uomo e ridefinire i percorsi formativi sulla base di una fiducia di sapore illuministico nella capacità dell’educazione di diventare attraverso la scuola, motore del progresso sociale. Il modello educativo che indubbiamente esprime la flessibilità didattica è quello dell’Alberti, che proponeva una scuola serena basata sul discente, fondata sulla semplicità e l’amore. L’insegante voleva promuovere un’educazione attiva capace di svegliare l’interesse del ragazzo per lo studio. Nello scritto “La scuola serena di Agno” la Boschetti propone di rendere serena la scuola comune a figli di contadini e operai, poveri ragazzi in generale. L’Alberti ha rappresentato per decenni il punto di riferimento dei maestri di scuola di ogni ordine e grado. La sua idea di educazione era mossa più dalla grande propensione e naturalità all’educare, che da aspetti scientifici e programmatici. 18. Ordine e rigore sono elementi ineludibili nell’educazione alla libertà. Si illustri il metodo pedagogico che nella lealtà sociale e nel riconoscimento individuale poneva le basi per un corretto sviluppo soggettivo e collettivo. Ordine e rigore sono gli elementi cardine del metodo delle sorelle Agazzi. Con questi due elementi è possibile esercitare la propria libertà senza traumi, obblighi e affanni, giocando con le cianfrusaglie presenti nella scuola e nella classe selezionate/scelte dall’insegnante. Nel metodo delle sorelle Agazzi è importante il colloquio, la relazione che si instaura tra i maestri e i bambini, e l’igiene personale. L’Asilo di Mompiano diretto dalle sorelle proclamava l’esercizio dell’ordine, il metodo intuitivo, l’osservazione delle cose naturali, il gioco, l’uso del linguaggio, l’operosità, modi gentili. Attraverso il gioco, l’ascolto, il fare e l’osservare si educa e si forma indirettamente. Il metodo delle sorelle Agazzi trova applicazione nell’asilo di Mompiano da loro diretto in modo magistrale. L’educazione che trova i suoi natali in un’intensa vita in comune di collaborazione e rispetto reciproco. 19. All’interno del periodo zarista le due figure di riferimento all’interno del panorama pedagogico sono senza dubbio il Makarenko e Tolstoj. Si determinino, in né più né meno di 7 righe, quali sostanziali differenze esistono tra i due modelli. La differenza tra i due maestri è che Tolstoj parla di libertà dell’alunno, l’educazione da lui concepita è una crescita interiore in autonomia e indipendenza senza costrizioni ed uso della forza, Makarenko invece parla di rigore nella sua Colonia di Gorkij e metodi duri con massimo sforzo. Makarenko è fautore dell’ideale e dell’agire educativo comunista attraverso il collettivo pedagogico mentre Tolstoj che è rivoluzionario ed azzardato per i suoi tempi, parla di libertà quasi a voler criticare il regime sotto il quale lui stesso vive. Makarenko pone l’accento sulla socialità e sull’azione comune e che coincidono con la moralità. Ambedue sono d’accordo contro il prevalere della classe borghese. Lezione 009 17. Illustrare il pensiero pedagogico della MONTESSORI Maria Montessori può essere considerata una grande rinnovatrice dell’educazione infantile all’interno dell’attivismo. Essa parte dal concetto che il bambino è un essere attivo, stimolato da forze interne e lo scopo dell’educazione è di permettere il libero sviluppo di tali forze. Poiché la Montessori intende eliminare tutti gli ostacoli che il bambino potrebbe e può incontrare durante il suo sviluppo, essa crea un apposito ambiente “privo di ostacoli”. Il suo progetto educativo presuppone tre elementi molto importanti, l’ambiente, il materiale didattico e l’insegnante. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 23. Il rispetto del soggetto, anche portatore di deficit, è alla base del metodo montessoriano, tanto da abolire ed eliminare il confine tra “normale e anormale”. Il candidato definisca il modello didattico che deriva da tale idea di educazione. Con la Montessori inizia l’attenzione ai bambini disabili che costituirà il filo conduttore del discorso pedagogico di tutto il Novecento. La Montessori, medico, diventa pedagogista e prepara i maestri ai metodi speciali per bambini con ritardo mentale. Nel 1900 apre la prima scuola ortofrenica e nel 1907 la prima casa dei bambini. A proposito della Casa dei bambini la stessa Montessori dichiara che con la sua istituzione è stato fatto un progresso che riguarda la pedagogia scientifica. Essa, basandosi sullo studio antropologico dell’allievo da educare, toccava solo una parte della questione positiva che tende a trasformarla. L’uomo non è solo un prodotto biologico, ma anche un prodotto sociale. La Montessori afferma di aver aperto la casa alla luce dei nuovi processi della civiltà e che grazie a questo, sia stato possibile l’attuale pratica dei principi fondamentali della pedagogia scientifica. Il rispetto del soggetto resta alla base del suo metodo, tanto da abolire ed eliminare il confine tra “normale e anormale”. Il metodo, si concentra sul bambino, il quale fa perno sui sensi, quale porta dell’anima, per un apprendimento di senso. Così l’educazione “sensoriale” diventa fondamentale non solo per una corretta educazione e sviluppo di ogni potenzialità del discente, ma anche per un proficuo apprendimento. Proprio per questo la Montessori sostiene che il problema dell’educazione risiede nel rispetto della personalità del bambino e nel lasciarne libera l’attività spontanea anziché reprimerla e dominarla. 24. Si definisca il contributo che il Cousinet ha offerto alla pedagogia Secondo Cousinet l'insegnamento tradizionale ha il doppio limite di impedire l'individuazione e di non favorire la socialità. Il lavoro scolastico dovrebbe essere compiuto in un ambiente stimolante per la mente, ma anche adeguato allo sviluppo delle relazioni con gli altri. Il gruppo permette di raggiungere entrambi gli obbiettivi. Con il metodo di lavoro libero per gruppi, gruppi liberi svolgeranno l'attività di apprendimento. Una didattica efficace richiede che i gruppi si formino liberamente, secondo le simpatie e le predisposizioni dei fanciulli, può capitare che inizialmente cambieranno spesso gruppo. La vita di gruppo è una straordinaria fonte di esperienze, confronto e crescita comune, sia sotto il profilo emotivo che sotto quello intellettuale, ma presenta anche caratteri di conflittualità. Tuttavia il gruppo è in grado di gestire tale conflittualità. La classe di Cousinet è organizzata con una notevole quantità di materiale e strumenti didattici, in modo che ogni gruppo possa procedere autonomamente. Poiché il lavoro è basato innanzitutto sulla ricerca, documenti appositi divisi per materie, sono gli strumenti principali a disposizione dei gruppi. Il nuovo metodo comporta una "ristrutturazione" della figura dell'insegnante, che non deve più presentarsi come onnisciente e portatore di autorità, ma come adulto ragionevole e responsabile, che lavora accanto ai propri allievi sostenendoli nella loro attività. Egli quindi non dovrà guidare gli allievi nella ricerca, ma solamente aiutare, dovrà riconoscersi il ruolo di collaboratore dei gruppi. L'insegnante si preoccuperà di mostrare in che cosa consiste ciascun lavoro, stabilite le regole di fondo il gruppo potrà procedere con la massima libertà. L'insegnante si metterà a disposizione di ciascun gruppo. 25. Si definisca il contributo che il Claparede ha offerto alla scienza pedagogica Claparede sostiene che l’educazione deve essere funzionale, ovvero partire dai bisogni del bambino e dai suoi interessi spontanei. L’interesse è la disposizione della mente verso determinate situazioni, cose o persone, alle quali si presta attenzione. È la forza propulsiva, fondamento dell’educazione, senza la quale, le conoscenze trasmesse diventerebbero delle nozioni sterili e aride. Occorre seguire i bisogni e gli interessi spontanei degli allievi e suscitarne di nuovi affinché il percorso educativo non sia fine a se stesso. La scuola deve essere funzionale all’allievo e non viceversa, è naturale che i discenti prestino maggiore attenzione a ciò a cui sono interessati, per questo motivo, la scuola funzionale deve stimolare continuamente la loro curiosità. Infatti, la validità dell’azione educativa dipende dalla preparazione degli insegnanti, i quali, devono porre il bambino al centro dell’atto educativo, dei programmi Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 e dei metodi, rispettandone le tappe evolutive e individuandone le potenzialità, i bisogni, le peculiarità e, soprattutto gli interessi. Gli insegnanti devono comprendere le attitudini dei loro allievi, in modo da soddisfare i loro interessi profondi verso ciò che desiderano imparare o mettere in pratica. Anche il gioco infantile ha una grande importanza poiché soddisfa l’interesse profondo, diventando un esercizio di apprendimento spontaneo. L’educazione non deve essere basata sulla paura della punizione o sul desiderio di una ricompensa, in questo caso, perde la sua connotazione funzionale. Ovviamente, i rinforzi possono alimentare e stimolare la curiosità e gli interessi: un soggetto è portato ad impegnarsi di più se un suo comportamento viene premiato e tende a ripetere con meno frequenza le azioni per le quali è stato punito, tuttavia, l’educazione non deve mai perdere la sua funzionalità. 26. Si definisca il contributo che il Decroly ha offerto alla scienza pedagogica All’interno della corrente scientifica dobbiamo ricordare il contributo dato alla scienza pedagogica dal maestro Decroly. Ad egli va riconosciuto di aver definito l’educazione come un bisogno e un processo mentale di soddisfazione e maturazione. Nella sua opera il La scuola per la vita identifica alcuni punti fondamentali quali Il metodo fondato nei centri di interesse dove l’interesse rappresenta la molla che stimola l’apprendimento; La funzione di globalizzazione dove l’insegnamento tradizionale vede il passaggio dal semplice al complesso e dalle parti al tutto, Decroly propone, un apprendimento che parta dal tutto e si diriga alle parti; Idee associate il fanciullo, i suoi bisogni e il suo ambiente si relazionano attraverso la relazione di associazioni osservative. 27. Si definisca il contributo che la Montessori ha offerto alla scienza pedagogica Maria Montessori può essere considerata una grande rinnovatrice dell’educazione infantile all’interno dell’attivismo. Essa parte dal concetto che il bambino è un essere attivo, stimolato da forze interne e lo scopo dell’educazione è di permettere il libero sviluppo di tali forze. Poiché la Montessori intende eliminare tutti gli ostacoli che il bambino potrebbe e può incontrare durante il suo sviluppo, essa crea un apposito ambiente “privo di ostacoli”. Il suo progetto educativo presuppone tre elementi molto importanti, l’ambiente, il materiale didattico e l’insegnante. Il materiale didattico non rispecchia la vita familiare o reale, bensì esso è appositamente costruito per il bambino: tavoli e sedie molto leggere e facili da spostare, lavagnetta portata di mano, arredamento dei vari locali a portata dei bambini. In questo modo il bambino non ha la sensazione di andare a scuola, ma di andare in una casa che è sua. Il materiale didattico montessoriano non deve servire all’insegnante, ma deve servire direttamente ai bambini stessi, come succede per i giocattoli. In questo modo viene stimolata la libera attività dei bambini rendendo possibile, col fare e rifare, l’autocorrezione dell’errore. Esiste un materiale per l’educazione dei singoli sensi ed un materiale per ogni attività prevista (lettura, scrittura, calcolo). Il ruolo dell’insegnante deve limitarsi ad insegnare al bambino a conoscere ad usare i mezzi esteriori per poterli usare. 28. Il globalismo conoscitivo e i centri di interesse sono i due pilastri della teoresi decroliana. Si rifletta, in né più né meno di sette righe, su tali principi pedagogici. Declory è una delle massime autorità del positivismo europeo e dalle sue tesi si evincono due principi fondamentali, il globalismo conoscitivo e i centri di interesse. Il globalismo conoscitivo che esprime la necessità del bambino di una matrice e di una visione globale delle cose proveniente dall’osservazione. Un insegnamento di cose e non sulle cose, attraverso un metodo individualizzato che proceda dal complesso al semplice. Un metodo che risulta più facile comprendere ed assimilare da parte del bambino in quanto una cosa semplice ed astratta risulta più difficile da capire che una cosa complessa, ma concreta. I centri di interesse dove l’apprendimento nasce dagli interessi ed essi scaturiscono dai bisogni quali nutrirsi, difendersi e agire, ogni percorso formativo deve possedere centri di interesse specifici dai quali derivano, a cascata, altre relazioni. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 Lezione 010 09. Si definisca il contributo che il Bruner ha offerto alla scienza pedagogica Bruner, propone una sintesi del tutto personale dell’educazione. Una delle sue grandi idee, su cui si fonda la scuola italiana, è quello dell’organizzazione dei contenuti, secondo una “spirale a progressione ottimale”. La flessibilità dei contenuti è data da quelle che vengono definite le fasi di sviluppo dell’apprendimento, le quali seguono momenti rappresentativi attivi. La teoria dell’istruzione, elaborata da Bruner, ha la sua origine e fonte di legittimazione nell’idea di struttura, la quale conferisce all’argomento la sua fondamentale semplicità, rendendolo percepibile dal soggetto che lo apprende. Le strutture concettuali sono il pilastro dell’apprendimento, consolidano il perché e la funzione di una conoscenza e approfondiscono il concetto stesso. Le varie nozioni, per essere apprese, devono rientrare in quel contesto o schema. L’educazione diviene, secondo Bruner, una continua azione di apprendimento delle strutture, conservate e riutilizzate. 10. Illustrare il pensiero pedagogico di MENCARELLI Mencarelli con il suo spirito critico ha generato profonde riflessioni sull’educazione permanente, della creatività e della scuola. Concetto di Educazione permanente che si pone come educazione totale, per il rispetto dovuto ad ogni essere umano; educazione integrale, per la necessità di cogliere l’unità dell’educazione umana; educazione critica, per educare al progresso commisurato sul valore della persona; educazione alla sintesi operativa, per educare all’originalità; educazione al dialogo, per educare alla tolleranza sollecitata da una conoscenza pluralista. L’educazione permanente trova le sue radici in una scuola nuova dove la concomitante crescita rende la scuola stessa più agile, una scuola di base dove le energie liberate trovino modo di potersi svolgere ulteriormente. L’istituzione educativa per Mencarelli, deve promuovere nei ragazzi la capacità di essere liberi nella responsabilità, di maturare un pensiero organizzato, aperto, di attivare un’intelligenza critica e costruttiva, di esprimersi creativamente affermando sempre la propria originalità. 11. Illustrare il pensiero pedagogico di BRUNER Bruner, propone una sintesi del tutto personale dell’educazione. Una delle sue grandi idee, su cui si fonda la scuola italiana, è quello dell’organizzazione dei contenuti, secondo una “spirale a progressione ottimale”. La flessibilità dei contenuti è data da quelle che vengono definite le fasi di sviluppo dell’apprendimento, le quali seguono momenti rappresentativi attivi. La teoria dell’istruzione, elaborata da Bruner, ha la sua origine e fonte di legittimazione nell’idea di struttura, la quale conferisce all’argomento la sua fondamentale semplicità, rendendolo percepibile dal soggetto che lo apprende. Le strutture concettuali sono il pilastro dell’apprendimento, consolidano il perché e la funzione di una conoscenza e approfondiscono il concetto stesso. Le varie nozioni, per essere apprese, devono rientrare in quel contesto o schema. L’educazione diviene, secondo Bruner, una continua azione di apprendimento delle strutture, conservate e riutilizzate. 12. Illustrare il pensiero pedagogico di PIAGET Secondo Piaget, il bambino attraversa una serie di fasi evolutive e ogni fase ha una sua strutturazione che la rende diversa da quella precedente. La prima fase è quella senso-motoria. L’intelligenza, infatti, si sviluppa su una base pratica attraverso l’azione. A oggi il lavoro di Piaget rimane portante negli studi dei processi di apprendimento, la stessa definizione di apprendimento può derivare dai suoi studi quale inteso ad acquisire concetti, nozioni, elaborazioni, esperienze, ovvero prendere qualcosa su di sè. L’apprendimento è quel processo che permette di decodificare la realtà, produrre esperienze, operare un bilancio critico della stessa esperienza, capacità di costruire strutture conoscitive ovvero la mappa conoscitiva che ogni individuo si costruisce a partire dalla prima infanzia utilizzando gli stimoli. Più saranno forti gli stimoli come basi, più saranno grandi le mappe conoscitive con il passare degli anni. È il frutto dell’intelligenza che viene confrontato con i risultati, come capacità generale di apprendimento, questo è uno dei concetti chiave della didattica. Piaget ha il merito di Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 22. Per Dewey si impara facendo. Si definisca il pensiero del grande maestro partendo da tale assunto Nell’opera Democrazia ed educazione, Dewey usa l’espressione learning by doing, ossia “imparare facendo”. Partendo dal concetto di esperienza e di scuola attiva, Dewey sostiene che l’apprendimento attraverso il fare aiuta il fanciullo ad organizzare la sua conoscenza e non si può sostituire con lezioni frontali o con l’apprendimento da un testo. Ovviamente i libri sono uno strumento utile per apprendere, ma l’esperienza deve essere affiancata ai testi, in quanto favoriscono la vocazione attiva del bambino. In questo modo l’apprendimento non diventa un semplice strumento per superare un test, ma un bagaglio che risulta utile nella vita reale. 23. Piaget ha il grande pregio di aver elaborato un modello integrale dello sviluppo del bambino. Si analizzi tale modello Uno dei più significativi apporti offerti dal Piaget è senza dubbio di aver elaborato un modello integrale dello sviluppo del bambino. Per lo psicologo svizzero l’evoluzione avviene tramite una influenza reciproca e costante tra il soggetto e l’ambiente. Una crescita in cui giocano un compito indispensabile la natura biologica ed il pensiero. Di qui deriva l’espressione “epistemologia genetica” attribuita ai suoi lavori e ricerche. Lo sviluppo soggettivo “consiste essenzialmente in un cammino verso l’equilibrio”. L’evoluzione umana si compie per mezzo di quel concetto di “azione”, vista “come momento organizzatore ed unificatore di processi cognitivi e processi affettivi che costituisce un preciso passo in avanti per una introduzione del sociale nei rapporti mondo-uomo. Lezione 011 04. Piaget utilizza una metafora per definire la relazione che possiedono tra di loro le scienze umane e dell’educazione. Si rifletta su tale idea, in né più né meno di 7 righe, cercando di porre in evidenza quali caratteristiche possiede e di quale posto occupa la pedagogia e l’essere umano all’interno della metafora. La Pedagogia è considerata una tra le scienze fondamentali della Scienza dell’Educazione, pertanto è collocata all’interno del circolo delle Scienze, in cui ogni disciplina ha una propria dignità scientifica, appartenente ad un cerchio di discipline che indagano sul ‘uomo. La metafora obbliga anche a considerare ogni scienza come punto essenziale della circonferenza, eliminando un solo punto si romperebbe la figura geometrica, creando irrimediabilmente una rottura. Questo a sottolineare l’importanza del ruolo rivestito dalla pedagogia all’interno della metafora stessa, vista come tassello necessario a mantenere un certo equilibrio tra le scienze stesse. 05. La tecnologia ha dato un forte impulso al progredire educativo. Questo, però, non sempre ha determinato una vera e propria evoluzione pedagogica. In questi termini si evidenzi, in né più né meno di 7 righe, quali problematiche può sollevare il tecnicismo a livello educativo. Neuroscienze, didattica e tecnologia stabiliscono un legame di successo tanto che la tecnologia è destinata a incidere profondamente sull’assunzione di nuovi comportamenti, anche perché grazie ad essa, potranno essere raggiunte e possedute le informazioni, che vengono sempre inviate al cervello, in maniera sicuramente più ordinata e consistente di quella che garantisce semplicemente la memoria. Nonostante ciò, Il vivere secondo tecnicismo appare un vivere privo di senso che trova la sua strada solo nel momento in cui il soggetto ha la possibilità di interagire con la propria natura. Forte resta quindi il richiamo alla sensibilità di senso capace di smuovere ogni persona dallo stato di torpore. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 06. Secondo Rosati il tecnicismo potrebbe prendere il sopravvento su tutto quello che è l’Humanitas. Si rifletta, in né più né meno di 7 righe, su tale prospettiva. Secondo Rosati, il tecnicismo, potrebbe prendere il sopravvento su ciò che conferisce all’ humanitas il carattere di libertà ed autonomia e aiuta a riscoprire l’elemento di valore che rende feconda la pratica educativa. Questo a causa anche del perfezionamento degli strumenti di lavoro. Oggi più che mai nasce l’esigenza di umanizzare la tecnica e di recuperare a la dimensione estetica dell’educazione. Sono forse proprio la crisi e i cambiamenti attuali che ci impongono di recuperare ciò che rischia di andare smarrito dall’uomo. 07. Si descriva la metafora piagettiana del cerchio delle scienze Il cerchio delle scienze, in cui ogni disciplina è rivestita da dignità scientifica e appartenente a un complesso (rappresentato da un cerchio) di discipline che indagano sull’uomo. La metafora di Piaget conferisce l’unità scientifica ad ognuna e allo stesso tempo obbliga a considerare ognuna di esse come una circonferenza che depennando si può rompere assumendo la forma di una nuova figura geometrica. Ogni disciplina deve essere necessariamente considerata punto nodale della circonferenza che non esisterebbe se solo un punto venisse rimosso. 08. Cosa si intende con il termine “vigilanza epistemologica”? Oltre a riflettere sull’apparato epistemologico, è necessario codificare le informazioni derivanti dalla vigilanza epistemologica, ovvero ogni soggetto, deve essere in grado di tradurre i dati sociali in effettivi cambiamenti. 09. Cosa si intende per “pensiero nomade”? Per pensiero nomade possiamo intendere un pensiero non imbrigliato da codificazioni, ovvero aperto, flessibile, non autoreferente, dogmatico, in costante divenire. Un pensiero aperto alla novità e all'impensabile a diversità, alla molteplicità che ne determina la sua grande potenza. Lezione 012 01. Dehors introduce il concetto di alterità molteplice e plurale, di pensiero nomade. Il candidato sviluppi tale pensiero e il suo prendere forma nella relazione educativa. Per pensiero nomade possiamo intendere un pensiero non imbrigliato da codificazioni, ovvero aperto, flessibile, non autoreferente, dogmatico, in costante divenire. Un pensiero aperto alla novità e all'impensabile a diversità, alla molteplicità che ne determina la sua grande potenza. 02. L’agire educativo deve essere orientato al miglioramento del singolo e della comunità. Il candidato illustri le condizioni e gli strumenti che rendono l’azione educativa funzionale al miglioramento continuo. L'agire educativo si caratterizza come agire mediante relazioni interpersonali ed è fortemente connotato dalla specificità delle singole situazioni in cui prende forma. In questo modo assume valore strategico una progettualità libera da schemi e modelli predefiniti orientata a costruire percorsi educativi possibili. L'azione educativa è azione sociale, racchiusa in sistemi di norme, significati e tradizioni culturali che l'azione stessa contribuisce a formare e trasformare. Con una semplice riflessione possiamo pensare alla parola educare come parola in senso positivo, infatti dire di una persona che è educata significa riconoscerle una buona educazione. Educare significa agire in vista di un cambiamento, prefigurare possibilità di trasformazione sulla base di una situazione problematica e richiede l'ancoraggio costante al contesto e l'apertura necessaria al possibile. Educare è crescita, cambiamento, maturazione, miglioramento. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 Lezione 013 04. Il duplice significato etimologico del termine educare orienta in modo diverso l’azione educativa. Si definiscano i diversi paradigmi di riferimento dell’educazione e come si colloca fra essi la pedagogia. Il termine educazione possiede un doppio significato, educare che vuol dire nutrire; educare da e-ducere che significa portare fuori, liberare. Nel primo caso il significato è quello di un travaso di informazioni da un soggetto ad un altro o di trasferimento di conoscenze quantitative, visto come un processo passivo di acculturamento e indottrinamento. Nel secondo caso, il termine assume un significato completamente differente, non si tratta infatti di indottrinare o di mettere dentro nozioni e informazioni ma di tirare fuori, quindi aiutare ciascuno a diventare se stesso, a recuperare in senso profondo la propria identità. Fanno parte dell’identità personale anche quei valori che sono connessi all’insieme dei doni e del carisma che ciascuno ha, in percorso lungo quanto la vita. Come definisce Mancarelli “un perfezionamento del sapere, in disponibilità e tolleranza, in apertura e dialogo, in cooperazione e solidarietà”. 05. Educazione e democrazia sembrano ricercarsi continuamente. In particolare, all’interno del pensiero deweiniano i due termini si richiamano vicendevolmente, tanto da richiedere una doverosa riflessione in merito. Si determini, in né più né meno di 7 righe, quale rapporto esiste tra educazione e democrazia Dewey sottolinea la necessità di partire da un’educazione che riguardi gli interessi del soggetto svolgendo attività comuni e quotidiane, che creino una persona in grado di agire nella vita sociale. Perciò il fare deve essere orientato allo sviluppo soggettivo, e il lavoro attivo permette un aiuto costante ad uno spirito di liberazione delle proprie conoscenze. Democrazia e educazione sono in stretta reciprocità perché la scuola è strumento essenziale per permettere al fanciullo di apprendere conoscenze funzionali al suo agire. La finalità dell’educazione è sociale a sostegno della democrazia e di una scuola basata sull’esperienza e sul fare. Una scuola laboratorio che insegna il giardinaggio la cucina e si fonda sul processo “imparare facendo”. 06. Il candidato illustri quali possono essere le relazioni e i confini tra pedagogia ed educazione. Per definire le relazioni e i confini tra pedagogia e educazione potremo riallacciarci alle teorie di Comte e Durkheim. Essi consideravano la pedagogia una sfaccettatura soprattutto teorica dell’educazione. Questa a sua volta però, può essere considerata come azione, nel senso più generale del termine, tesa a far esprimere le potenzialità che ogni soggetto possiede. Queste due accezioni hanno accompagnato per molto tempo l’idea che l’uomo ha nei confronti dell’educazione. Qualora si determini l’educazione quale momento di semplice travaso di informazioni da un soggetto ad un altro sotto un profilo quantitativo e a seconda dell’età del soggetto, la pedagogia ha il ruolo selezionare ciò che è fondamentale apprendere. Lezione 014 03. Si analizzi il metodo discorsivo Il metodo discorsivo, di impronta cattolica, è caratterizzato dal confluire di una moltitudine di informazioni sulla natura della persona sia di ordine sociologico che filosofico, ma anche biologico e psicologico. Tali informazioni potranno essere ordinate in modo da dare un quadro su dimensioni, risorse e bisogni della persona. Quindi potremo dire che per discorsivo intendiamo il cercare di far confluire più prospettive su un determinato argomento. La scienza discorsiva utilizza come metodo d’indagine la “ricerca qualitativa” la quale presuppone che i fenomeni studiati siano contestualizzati, orientati, sceverabili, interpretabili. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 la necessità di adattamento e accettazione. L’esercizio di questo ci conduce a rafforzare meglio noi stessi nell’ambiente. Lezione 015 02. Di certo l’educazione di oggi non può fare a meno di riflettere sulle dinamiche che interessano l’ecosistema. Si rifletta, in né più né meno di 7 righe, quale valore assume la prospettiva pronaturalistica La scuola è da sempre un luogo in cui i cittadini di domani vengono formati e guidati nella conoscenza di ciò che li circonda. In questo senso, oggi sempre di più l’educazione deve riflettere sulle dinamiche che interessano l’ecosistema. È in questo contesto che l’educazione ambientale assume un ruolo chiave all’interno delle aule scolastiche. Insegnare ai giovani il rispetto per l’ambiente, la distinzione fra energie rinnovabili e non rinnovabili, le cause che provocano l’inquinamento ambientale e altre tematiche simili, diventa una risorsa imprescindibile per poter formare dei cittadini consapevoli e in grado di agire un domani per il bene della comunità. 03. Miller evidenzia quattro principi che vigilano sulla conoscenza dell’habitat e dell’altro. Si rifletta, in né più né meno di 7 righe, su tali principi. Secondo Miller è possibile indicare quattro principi che vigilano sulla conoscenza dell’Habitat e dell’altro. Il primo è sentire ecologicamente che parte dal concetto che la vita umana sia una parte di un progetto più grande che vede l’uomo in stretta simbiosi con la natura che però oggi si è persa. Ogni uomo inoltre ha l’esigenza di vivere e lavorare in organizzazioni, le quali sono di varie dimensioni e dipendenti dalla società e nelle quali l'uomo deve essere la misura. È necessario esaltare il principio della non violenza che non veda sottomissioni e che s basi su una cultura del rispetto reciproco. L’esaltazione del concetto di andragogia che rappresenta una teoria unitaria dell’apprendimento degli adulti, e in quanto tale, modellato sulle esigenze della fase dell’adultità, vista come una condizione in cui il soggetto è inteso come persona completa. 04. Quale è la prospettiva sociale della pedagogia ecologica? È necessaria la prospettiva “eco” dell’educazione, soprattutto alla luce delle ultime scoperte circa lo stato di salute del nostro pianeta. La nostra società è solo capace di sfruttare indiscriminatamente ogni ricchezza elargita con parsimonia dalla natura. Di qui la necessità di fornire al soggetto l'opportunità di “utilizzare” l’ambiente attraverso un rapporto di rispetto e condivisione. L'educazione ambientale rappresenta una nuova proposta di cui tuttavia si discute troppo tempo in un senso di profonda inerzia. Ogni singolo essere umano dovrebbe avere la capacità di porre l’umanità in un rapporto equilibrato con l’ambiente ed incentivare quella “banca di valori” richiamata da Agnese Rosati. L’uomo oltre ad essere in constante contatto con l’alterità, si ritrova immerso nella terra che viene definita “famiglia globale”. Ogni essere vivente risulta essere connesso all’habitat che lo circonda attraverso ad esempio all'attività fisica con e nell'ambiente, in questo modo il soggetto ha la possibilità di percepire l’ecosistema e la natura. L’esperienza è una relazione costante tra aspetti interconnessi alla natura dove l’uomo interagisce con l’ambiente attraverso i sensi. L’ambiente è quindi il luogo educativo e formativo, ed il comportamento umano è il risultato di tale interazione. 05. Quale è il significato del termine ECOLOGIA in pedagogia. In quanti e quali livelli si suddivide l’ecologia? L’ecologia è lo studio della vita, con particolare attenzione alle relazioni tra organismi ed ambiente. Tale ambito di ricerca, presta particolare attenzione a tutte le relazioni o i modelli di relazione tra gli organismi ed il loro ambiente. Il termine ecologia in pedagogia rappresenta una complessa e articolata riflessione-azione sulle possibilità di apprendimento dalle esperienze e dai contesti, in rapporto sia agli ambienti naturali sia agli ambienti costruiti dall’uomo. Detto in termini pedagogici per ecologia è giusto intendere la condizione di un fenomeno nei più ampi contesti. Il termine ecologia viene utilizzato da autori come Bronfernbrenner e Bateson ed è paradigma centrale nella pedagogia clinica e diagnostica ove indica l’intervento educativo Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 diretto all’integralità del fenomeno, cioè la presa in carico globale della persona. L’ecologia si può distinguere in ecologia di primo livello, volta all’interezza della persona e delle sue funzioni e ecologia di secondo livello, incentrata ai contesti ove la persona esercita il proprio essere. 06. Secondo Miller quali sono i quattro principi su cui vigila l’assunto di ECOLOGIA? Secondo Miller è possibile indicare quattro principi che vigilano sulla conoscenza dell’Habitat e dell’altro. Il primo è sentire ecologicamente che parte dal concetto che la vita umana sia una parte di un progetto più grande che vede l’uomo in stretta simbiosi con la natura che però oggi si è persa. Ogni uomo inoltre ha l’esigenza di vivere e lavorare in organizzazioni, le quali sono di varie dimensioni e dipendenti dalla società e nelle quali l'uomo deve essere la misura. È necessario esaltare il principio della non violenza che non veda sottomissioni e che s basi su una cultura del rispetto reciproco. L’esaltazione del concetto di andragogia che rappresenta una teoria unitaria dell’apprendimento degli adulti, e in quanto tale, modellato sulle esigenze della fase dell’adultità, vista come una condizione in cui il soggetto è inteso come persona completa. 07. Perché l’ambiente è luogo di educazione e formazione? L’ambiente fisico e sociale è da considerarsi fattore essenziale per lo sviluppo di un progetto educativo. L’ambiente di per se, non è capace di educare ma lo possiamo considerare come “terzo educatore” e gioca un ruolo decisivo nel determinare la qualità degli apprendimenti. La situazione educativa non può prescindere dai i luoghi e i contesti educativi. Tutte quelle strutture che raccolgono la scuola, i servizi per l’infanzia, l’Università, gli ambiti della formazione professionale, etc., sono alcuni esempi di attuazione della proposta educativa e luoghi in cui la situazione educativa vive. L’azione formativa deve essere necessariamente posizionata e organizzata nei luoghi e negli spazi dove è richiesta un’opera volta a educare. L’ambiente è considerato un fattore del processo educativo che deve tener conto di ciò che si è e di ciò che si deve essere, del presente e del futuro; L’azione educativa deve inserirsi nelle possibilità attuali, ma allo scopo di permettere che queste procedure portino alla formazione del domani, l’ambiente deve essere in grado di favorire tale processo. Nonostante tutto non è possibile avere un ambiente ad hoc, le problematiche sono sempre varie. L’ambiente è complesso e tale caratteristica comporta la necessità di adattamento e accettazione. L’esercizio di questo ci conduce a rafforzare meglio noi stessi nell’ambiente. 08. Si illustri il concetto di ECO AMBIENTE La situazione educativa è inesorabilmente legata con il concetto di ambiente cioè il luogo entro cui si compie formazione. La terra è quello che noi consideriamo l’ambiente per eccellenza. Di qui l’esigenza di un’azione progettuale che veda una prospettiva educativa legata all’ “eco”, inteso come il rispetto per l’ambiente, la salvaguardia dell’ecosistema, la tutela della flora e della fauna mondiale che si relazionano con una socialità intelligente e vicina alla natura. La pedagogia, che come scienza investiga e riflette sull’educazione, ricopre un ruolo fondamentale nel potenziamento di un sentimento legato al rispetto e alla cura dell’ambiente in cui viviamo. Goleman definisce come “Intelligenza ecologica” quei principi teoretico-conoscitivi capaci di dotare ogni insegnate di quegli strumenti in grado di cogliere la sensibilità ambientale. 09. I principi della “non-violenza” si basano su un assunto di alterità come reciprocità. Si definisca il ruolo della diversità nell’interculturalità. Molti maestri hanno postulato principi basati sulla non violenza. Tolstoy ad esempio affermava che l’educazione è l’azione coercitiva, unilaterale, esercitata da un individuo su un altro individuo; mentre la formazione culturale implica un rapporto libero tra le persone, la formazione culturale è libera. Questi principi si basano sul fatto che l’alterità non è espressione di sottomissione di una cultura rispetto ad un’altra, piuttosto di non cercare di ridurre il “diverso” in oggetto di odio e di condanna. Occorre instaurare un rapporto in cui le parti in gioco si relazionino in modo pacifico, libero e senza pregiudizi. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 10. L’esperienza umana è sempre sociale. Il candidato sviluppi tale pensiero alla luce della teoria della motivazione umana. Come definito da Mancini, l'esperienza umana è sempre sociale poiché globale, organica, in quanto tutti gli organismi viventi sono strettamente connessi al loro ambiente. Il comportamento, le abitudini, i desideri, i bisogni non si verificano in modo isolato ma derivano da un’interazione tra un organismo e il suo ambiente fisico. L'esperienza è una relazione in corso d’opera tra aspetti interni ed esterni della natura umana ed è un obiettivo primario. L’uomo, nel suo evolvere interagisce con l’ambiente; attraverso i sensi scopre ciò che lo circonda e da esso viene condizionato. L’ambiente è il luogo educativo e formativo, ed il comportamento umano è il risultato di tale interazione. Il processo educativo non può avvenire senza la presenza di una determinata motivazione sia da parte del discente che del docente, senza motivazione ogni apprendimento resta superficiale. La motivazione è un continuo interscambio di verità e stimoli che conducono l’essere umano verso la continua ricerca del miglioramento del proprio sé. Lezione 016 02. La città come aula didattica decentrata impone una riflessione sull’urgenza di cambiamento nelle infrastrutture e nelle istituzioni formative. Il candidato descriva il modello della Masdar City. Masdar è una città sperimentale nel cuore degli Emirati Arabi a circa sei chilometri dal centro di Abu Dhabi. Rappresenta un’ambizione economica, progettata per essere un centro urbano a zero emissioni di carbonio e una risorsa per il futuro di un Paese la cui economia è basata sul petrolio. Masdar city sorgerà su un'area di 640 ha ed ospiterà 50.000 abitanti, sarà una città completamente sostenibile, esente da emissioni inquinanti, non vi sarà alcun deposito o stoccaggio di rifiuti in quanto verranno riciclati per il 99%, mentre il rimanente 1% finirà in appositi impianti di compostaggio e termovalorizzazione. Per quanto riguarda il fabbisogno di acqua della città, questa sarà pescata dal mare e messa a disposizione dopo essere stata desalinizzata, trattata e filtrata. Il fabbisogno energetico di Masdar sarà garantito per intero da fonti rinnovabili come l'energia termica solare ed eolica. Masdar che in arabo significa "sorgente", ospita un numero eccezionale di centri di ricerca, formazione e in parte anche produzione nel campo delle energie alternative, oltre a società di finanziamento e commercializzazione specializzate nel settore. La strategia di ricerca della Abu Dhabi Future Energy Company ha come obiettivo di creare un grande polo della ricerca per l’energia del futuro, in modo da sviluppare proposte e sistemi sempre più efficienti, spinti dalla consapevolezza che il petrolio presto sarà una fonte di energia sempre più limitata e sempre più sconveniente. 03. Si definisca cosa si intende con l’espressione “Sviluppo sostenibile” Con sviluppo sostenibile si intende il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Si tratta, in sostanza, di trovare soluzioni che permettano un buono sviluppo economico, tenendo contemporaneamente alta l'attenzione sulla salvaguardia dell'ambiente. Il concetto di sviluppo sostenibile ha necessità di essere condiviso e promosso in ogni angolo della terra. È fondamentale trovare il giusto equilibrio tra ambiente e scienza, infatti spesso si tende a demonizzare lo sviluppo tecnologico e scientifico. La cultura della sostenibilità costituisce per diversi aspetti un bene pubblico e una risorsa collettiva. Ciò appare evidente soprattutto nella ridefinizione dei confini dei soggetti sociali che non solo nel nostro paese hanno visto il sorgere di un rinnovato protagonismo da parte di movimenti e gruppi informali in grado di rivoluzionare approcci passivi, caratterizzati da rischi ambientali e forti problematiche di sistema, costruendo vere e proprie “comunità informali e reti di conoscenze e di apprendimento”. Queste nuove tendenze hanno generato una crescente attenzione e consapevolezza nei gruppi di cittadini, nei soggetti economici ed istituzionali e di fatto hanno introdotto una nuova grammatica per la vita delle famiglie e i valori delle persone. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 questa relazione “atteggiamento scientifico” e identifica otto macro fasi della ricerca: identificazione del problema; rassegna sull’argomento; esplicitare le ipotesi della ricerca; dall’analisi delle variabili si procede alla loro valutazione; costruire un piano sperimentale; l’applicazione del piano sperimentale; interpretazione dei dati particolari e generali. L’insieme delle osservazioni fatte nel corso della sperimentazione, l’insieme dei risultati quantitativi e qualitativi scientificamente analizzati permetteranno al ricercatore; la pubblicazione. 08. Si tratteggino le fasi della ricerca evidenziate dal Mialaret e dal Dewey Mialaret sostiene che la ricerca teorica, definita come “pura”, e la ricerca “applicata” non possono essere prese in esame secondo una unilateralità e dicotomia, ma devono costantemente relazionarsi, egli chiama questa relazione “atteggiamento scientifico” e identifica otto macro fasi della ricerca: identificazione del problema; rassegna sull’argomento; esplicitare le ipotesi della ricerca; dall’analisi delle variabili si procede alla loro valutazione; costruire un piano sperimentale; l’applicazione del piano sperimentale; interpretazione dei dati particolari e generali. L’insieme delle osservazioni fatte nel corso della sperimentazione, l’insieme dei risultati quantitativi e qualitativi scientificamente analizzati permetteranno al ricercatore; la pubblicazione. Dewey identifica sette fasi: 1. Definizione del problema 2. Raccogliere informazioni e dati su quel problema 3. Evidenziare le variabili e formulazione di ipotesi di risoluzione 4. Organizzazione di un piano operativo 5. Svolgimento della ricerca 6. Analisi dei dati a cui si è giunti 7. Valutazione dei risultati. 09. Molti autori hanno riflettuto circa il concetto e la prassi della ricerca. All’interno dello scenario pedagogia ed in generale educativo, Mialaret definisce le caratteristiche e le fasi della ricerca. Si relazioni, in né più né meno di 7 righe, circa l’apporto del Mialaret su tale argomento. Si può affermare che nel settore dell’educazione, teoria e pratica si sono, per lunghi secoli, sviluppate separatamente senza arricchirsi reciprocamente. Mialaret sostiene che la ricerca teorica, definita come “pura”, e la ricerca “applicata” non possono essere prese in esame secondo una unilateralità e dicotomia, ma devono costantemente relazionarsi, egli chiama questa relazione “atteggiamento scientifico” e identifica otto macro fasi della ricerca: identificazione del problema; rassegna sull’argomento; esplicitare le ipotesi della ricerca; dall’analisi delle variabili si procede alla loro valutazione; costruire un piano sperimentale; l’applicazione del piano sperimentale; interpretazione dei dati particolari e generali. L’insieme delle osservazioni fatte nel corso della sperimentazione, l’insieme dei risultati quantitativi e qualitativi scientificamente analizzati permetteranno al ricercatore; la pubblicazione. 10. Si definisca, in massimo sette righe, cosa si intende con ricerca empirica Col termine ricerca empirica si intende un tipo di ricerca che basa le conclusioni sull’osservazione diretta o indiretta dei fatti. La ricerca empirica può essere descrittiva, sperimentale o interpretativa e si occupa della rilevazione sistematica dei dati in un contesto reale; può avere diversi obiettivi; è importante il rigore nei passaggi di costruzione di conoscenze, quindi la pianificazione. Si definisce empirica la dimensione esperienziale del farsi educativo e dell’indagine su di esso. La ricerca empirica è pertanto quel tipo di indagine che si colloca nell’esperienza e comporta un intervento sul campo allo scopo di rilevare dati o di indirizzare i fenomeni in una direzione desiderata. 11. In quali termini la ricerca risulta essere trasformativa? La ricerca risulta essere trasformativa poiché, trattando di processi in continua evoluzione, è continuamente esposta al cambiamento. In pedagogia, infatti, c’è da osservare che la ricerca risulta essere estremamente “trasformativa”, dato che ha come scopo quello di elargire sistemi educativi capaci di sostituire quelli pregressi e soddisfare i bisogni del bambino o del soggetto in un determinato periodo storico e culturale. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 12. Il candidato definisca il campo di ricerca della pedagogia e la differenza tra ricerca empirica e ricerca sperimentale in pedagogia. Tra gli oggetti privilegiati di indagine della pedagogia sociale sono identificabili nelle valenze educative delle diverse istituzioni sociali e nella progettazione di modalità opportune di intervento finalizzate alla promozione del benessere personale e sociale e, di conseguenza, alla prevenzione del disagio. La ricerca empirica è quel tipo di indagine che si colloca nell’esperienza e comporta un intervento sul campo allo scopo di rilevare dati o di indirizzare i fenomeni in una direzione desiderata. Per ricerca sperimentale si intende tutto ciò che non sia abitudine o che, in qualche modo, comporti l’uso di strumentazione non consueta, ad esempio un’apparecchiatura tecnologica. 13. La ricerca azione entra nella scuola come opportunità di cambiamento individuale e di comunità. Come cambia il lavoro dell’insegnante nella ricerca-azione? La ricerca-azione è una particolare ricerca per la scuola. Si tratta di un’indagine che richiede e prevede la partecipazione dei docenti e dei discenti in tutte le sue fasi di svolgimento. Attraverso la ricerca si prova a risolvere da sé i problemi di natura didattica che si incontrano nel quotidiano, nonostante spesso la ricerca teorica appaia lontana dalla pratica scolastica. Studiare un problema vuol dire interessarsene e quindi riferirsi a una determinata aspettativa che può essere ancora male espressa che determina l’oggetto di studio. La ricerca viene vista come possibilità di azione e acquisizione di potere, il potere di fare. La ricerca azione cambia il lavoro dell’insegnante poiché egli stesso si ritrova ad analizzare in maniera critica le problematiche relative al suo lavoro. Ma non solo, nella ricerca-azione vi possono essere delle triangolazioni e quindi un insegnante può trovarsi ad esaminare una situazione di insegnamento considerando il proprio punto di vista, quello degli studenti e dell’osservatore esterno. Potranno emergere concordanze di significato ma anche dissonanze utili ad approfondire la conoscenza stessa del problema indagato. 14. Qual è il ruolo della ricerca all'interno delle scienze umane e dell'educazione, ed in particolare della pedagogia? La pedagogia, forse più di altre scienze, adotta e si avvantaggia di molteplici prospettive o paradigmi conoscitivi per comprendere e operare nel variegato ambito educativo. L'impostazione positivistica, ad esempio, si ritrova spesso alla base di indagini pedagogiche che si propongono d'orientare le politiche educative; l’approccio della pedagogia critica mira ad un’analisi storico sociale in funzione della consapevolizzazione delle dinamiche di mercato e di potere. La coesistenza di molteplici punti di vista viene spesso guardata con sospetto e non di rado alimenta tensione e contrapposizione tra gli stessi ricercatori ed educatori, identificati rigidamente nelle rispettive prospettive e metodiche. Tuttavia, per superare tale rigidità e per non compromettere lo spirito critico è importante saper valutare, far dialogare e applicare criticamente i diversi paradigmi che caratterizzano la pratica e la riflessione pedagogica. Lezione 019 07. Secondo Acone che differenza c’è tra la ricerca teorica e la ricerca empirica? Acone sintetizza il problema della ricerca attraverso la duplice prospettiva teorico-empirico, la ricerca teorica e la ricerca empirica. La ricerca teorica si caratterizza per necessità di imbastire un discorso fondato sul paradigma filosofico, nella rivendicazione di modelli derivanti dalle idee che si hanno di uomo, di persona, di educazione e dal suo ragionare sul e con il pensiero critico; La ricerca empirica, come espresso, è l’oggetto di studio ad essere preso come punto nodale, nel suo parcellizzarsi e dipartirsi. Di qui fasi, momenti, progettualità che investigano la natura dell’uomo attraverso tecniche e strumenti, nonché metodi, capaci di fornire informazioni, di natura sperimentale, attraverso il paradigma scientifico-tecnologico-tecnico. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 08. Il gap tra teorie pedagogiche ed esperienza educativa rende urgente una nuova scienza pedagogica vicina alla pratica quotidiana, capace di indagare metodi e tecniche funzionali ad una scuola inclusiva e aperta a tutti. Si definisca il ruolo della ricerca nel miglioramento della pratica educativa. La ricerca teorica, non può essere presa in esame in modo unilaterale, ma deve costantemente relazionarsi per calibrare il processo educativo e diventare il più funzionale possibile. Deve crearsi una sinergia capace di aggiornarsi e adattarsi alle mutazioni sociali. Il dibattito sulla ricerca in ambito educativo e scolastico si ripartisce in quegli anni tra laici e cattolici. Entrambi gli schieramenti appaiono favorevoli all’introduzione di pratiche di ricerca scientifica nell’ambito educativo e scolastico ma con approcci e accentuazioni diversi. In area laica il riferimento è soprattutto a Dewey, a un modello di scuola-laboratorio secondo cui la classe e la scuola sono pensati come dei laboratori nei quali verificare l’attendibilità di progetti teorici e la pedagogia è vista essenzialmente come riflessione scientifica sull’esperienza concreta di ciò che accade nella classe, nell’interazione tra insegnante e allievi. Come Dewey, altri nel corso degli anni hanno manifestato l’intenzione di trovare nuovi metodi e tecniche funzionali, necessari a rispondere alle innovazioni, ai cambiamenti sociali o all’avvento della tecnologia, indispensabili allo svecchiamento della scuola. È chiaro quindi che la ricerca gioca un ruolo fondamentale nell’intento di migliorare la pratica educativa. 09. Quali sono secondo Mialaret e secondo Dewey le fondamentali fasi della ricerca? Mialaret sostiene che la ricerca teorica, definita come “pura”, e la ricerca “applicata” non possono essere prese in esame secondo una unilateralità e dicotomia, ma devono costantemente relazionarsi, egli chiama questa relazione “atteggiamento scientifico” e identifica otto macro fasi della ricerca: identificazione del problema; rassegna sull’argomento; esplicitare le ipotesi della ricerca; dall’analisi delle variabili si procede alla loro valutazione; costruire un piano sperimentale; l’applicazione del piano sperimentale; interpretazione dei dati particolari e generali. L’insieme delle osservazioni fatte nel corso della sperimentazione, l’insieme dei risultati quantitativi e qualitativi scientificamente analizzati permetteranno al ricercatore; la pubblicazione. Dewey identifica sette fasi: 1. Definizione del problema 2. Raccogliere informazioni e dati su quel problema 3. Evidenziare le variabili e formulazione di ipotesi di risoluzione 4. Organizzazione di un piano operativo 5. Svolgimento della ricerca 6. Analisi dei dati a cui si è giunti 7. Valutazione dei risultati. 10. Il candidato sviluppi i fondamenti teorici e i caratteri specifici del modello pedagogico discorsivo. All’interno di un dis-corso pedagogico (metodo discorsivo), nel quale si scrutano i fini e i valori a cui ogni processo educativo deve tendere, si riscontra la necessità di far correre assieme la pluralità di elementi al fine di accreditare le informazioni sull’uomo. Il modello pedagogico discorsivo è formato da tre elementi: Antropologia pedagogica che risponde alla domanda sul come deve essere affrontato un discorso pedagogico. Si intende l’uomo nella sua completezza e tutti i punti di vista (sociale, pedagogica, filosofica, biologica, ecc...). Metodologia pedagogica che comprende molti metodi e la scelta deriva dalla concezione che abbiamo dell’uomo e dalla competenza dell’educatore. Bisogna fare delle azioni coerenti e consequenziali al fine di evitare interventi che influenzano il metodo. Teologia pedagogica in cui il fine dell’educazione è possibile riassumerlo nel concetto di retines e cioè la disponibilità ad apprendere da solo, a comunicare e assumere nuove informazioni. 11. Quali sono i tre elementi da cui è formato il modello pedagogico discorsivo? Il modello pedagogico discorsivo è formato da tre elementi: Antropologia pedagogica che risponde alla domanda sul come deve essere affrontato un discorso pedagogico. Si intende l’uomo nella sua completezza e tutti i punti di vista (sociale, pedagogica, filosofica, biologica, ecc...). Metodologia pedagogica che comprende molti metodi e la scelta deriva dalla concezione che abbiamo dell’uomo e dalla competenza dell’educatore. Bisogna fare delle azioni coerenti e consequenziali al fine di evitare interventi che influenzano il metodo. Teologia pedagogica in cui il fine dell’educazione è possibile riassumerlo nel concetto di retines e cioè la disponibilità ad apprendere da solo, a comunicare e assumere nuove informazioni. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 capace di assumere una procedura che autorizzi a stabilire le linee dell’azione, prescindendo da un esame oggettivo della potenzialità del soggetto da educare per condurlo ai traguardi dell’essenzialità. Per fare ciò la ricerca pedagogica ha a disposizione un ventaglio di metodi che eterogenei e che la De Santis descrive in questi termini: “il metodo induttivo, il metodo sperimentale, il metodo deduttivo, il metodo intuitivo, il metodo comparativo, il metodo fenomenologico e il metodo discorsivo. Ognuno di questi metodi ha una funzione non surrogabile. Qui può essere molto rapidamente ricordata la mediazione che il metodo discorsivo consente tra i tanti dati offerti dalle singole scienze dell’educazione e dalle scienze dell’uomo” 15. Si definiscano il metodo induttivo, deduttivo ed inventivo I metodi della ricerca educativa sono: Metodo inventivo: offre i procedimenti con i quali dalle condizioni note si passa ad analizzare quelle ignote. Metodo induttivo: passaggi che vanno dal particolare al generale. Metodo deduttivo: passaggi che vanno dal generale al particolare. 16. Per quali ragioni nelle scienze umane e dell'educazione si hanno infiniti metodi da utilizzare? Si hanno infiniti metodi perché ci sono tanti spazi educativi. Secondo Mialaret è possibile distinguere sei fattori che influenzano la situazione educativa e di conseguenza la scelta di un metodo adeguato al raggiungimento di un determinato obiettivo. Questi fattori sono il tipo di società, possiamo affermare che ogni società ha determinate caratteristiche, economiche, storiche, politiche, tecniche e sociali che la contraddistinguono; Il sistema educativo, che produce un proprio impianto educativo, di finanziamento, di organizzazione e normativo a seconda di quali siano i fini e gli obiettivi che la società stessa intende perseguire; Programmi generali e particolari, ogni sistema educativo produce un programma che definirà il contenuto dei vari insegnamenti e dell’educazione stessa; Metodi e tecniche, al fine di attuare i programmi si producono metodologie specifiche a seconda dei vari programmi e insegnamenti, così come l’avanzamento tecnologico e scientifico produce tecniche sensibili e flessibili di applicazione dei metodi; Architettura scolastica, in cui rientrano le risorse ambientali, gli edifici predisposti e adatti al lavoro pedagogico, il materiale per l’elaborazione di metodi tecnologici e gli strumenti capaci di accompagnare ogni situazione educativa; Reclutamento e della formazione degli educatori, si riferisce alla preparazione culturale e deontologica che ogni educatore deve possedere. La società deve farsi carico di impianti formativi adeguati, sia iniziali, che in itinere, attraverso corsi di perfezionamento e aggiornamento. 17. Ricerca e metodo sono due termini che caratterizzano il progredire pedagogico ed in generale di tutte le scienze. Si determini, in né più né meno di 7 righe, quale relazione instaurano tra di loro, di quali principi si fanno carico e di quale apporto offrono alle scienze umane e dell’educazione. G. Acone sintetizza il problema del metodo e della ricerca, determinandone la derivazione epistemologica nell’idea che guida l’una o l’altra tipologia di ricerca e, di conseguenza, la scelta del metodo. Nella ricerca teorica si sente l’assoluta necessità di imbastire un discorso fondato sul paradigma filosofico derivante dalle idee che si hanno di uomo, di persona, di educazione. Nell momento pratico si assume il paradigma scientifico ed è quindi l’oggetto di studio il punto principale Da qui la sostituzione del pensiero filosofico in quello scientifico che investiga la natura dell’uomo attraverso metodi capaci di fornire informazioni esatte scienze esatte che investigano la natura. 18. Il metodo per essere affrontato ha bisogno di un vero e proprio discorso. Si rifletta su tale questione, in né più né meno di 7 righe, cercando di determinare quali ed in che modo si sviluppano i vari metodi che è possibile annoverare all’interno della ricerca pedagogica. Il termine metodo sta ad indentificare la via da percorrere per giungere ad un determinato obiettivo. In senso più ampio descrive l’insieme delle fasi, a volte anche dell’utilizzo degli strumenti, che si attivano al fine di Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 giungere a nuova conoscenza. Il metodo serve sia per ordinare, classificare sia per incrementare la conoscenza o avvalorare quella già esistente. Di qui si evincono: il metodo sistematico, che indica le norme con le quali il sapere viene ordinato e il metodo inventivo, che offre i procedimenti coi quali dalle cognizioni note si passa a quelle ignorate. 19. Il termine metodo è argomento spinoso in tutte le scienze. In particolare, il metodo assume caratteristiche e principi del tutto particolari quando tenta di investigare sull’essere umano. In questi termini si definisca, in né più né meno di 7 righe, il concetto di metodo, di quali metodi sono presenti all’interno del panorama pedagogico e di quali elementi si connotano. Il termine metodo sta ad indentificare la via da percorrere per giungere ad un determinato obiettivo. In senso più ampio descrive l’insieme delle fasi, a volte anche dell’utilizzo degli strumenti, che si attivano al fine di giungere a nuova conoscenza. Il metodo serve sia per ordinare, classificare sia per incrementare la conoscenza o avvalorare quella già esistente. Di qui si evincono: il metodo sistematico, che indica le norme con le quali il sapere viene ordinato e il metodo inventivo, che offre i procedimenti coi quali dalle cognizioni note si passa a quelle ignorate. Lezione 024 07. Teoria e prassi sembrano occuparsi di settori del sapere differenti e quanto mai distanti. Si analizzino, in né più né meno di 7 righe, il valore che assumono all’interno di una prospettiva pedagogica ed educativa. I due principi verso cui si orienta la pedagogia sono quello teorico, o speculativo, in cui le riflessioni e il pensiero critico vengono ad essere mobilitati, e quello pratico, chiamato in causa nel momento di attuazione del modello teorico di riferimento. Quest’ultimo principio si distingue a seconda dei contenuti entro cui opera, delle variabili ambientali, degli elementi contestuali, dell’unicità della persona. Aspetto teorico e pratico sono tra loro complementari diversificandosi dalla prospettiva da cui si parte per analizzare il tema. Lezione 025 07. In quali termini il processo educativo è trasformativo? La pedagogia risulta essere un elemento di “mediazione” tra ciò che è già esistente, la persona nel suo status quo, e ciò che essa potenzialmente può divenire attraverso il processo educativo di trasform- azione. Uno sviluppo, infatti, che matura e promuove l’idea di: - tras, modificazione del soggetto - forma, assumere la propria forma - azione, momento pratico dell’agire 08. La pedagogia risulta essere un processo di mediazione. Si argomenti tale assunto La pedagogia risulta essere un elemento di “mediazione” tra ciò che è già esistente, la persona nel suo status quo, e ciò che essa potenzialmente può divenire attraverso il processo educativo di trasform- azione. Uno sviluppo, infatti, che matura e promuove l’idea di: - tras, modificazione del soggetto - forma, assumere la propria forma - azione, momento pratico dell’agire Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 09. Cosa è la didattica? quale relazione instaura con la pedagogia? Fino a non molto tempo fa, l’impianto educativo era sorretto dalla pedagogia e la didattica era relegata al momento pratico del teorizzare pedagogico. Oggi le cose sono cambiate tanto da assegnare alla didattica possibili riflessioni sia sul piano logico-empirico che pratico e di azione. La didattica oggi è una vera e propria scienza autonoma che indaga sull’insegnamento e l’apprendimento. Vi è un interscambio tra pedagogia e didattica che trova connotazione e realizzazione tramite lo statuto epistemologico, il quale viene confermato dal territorio della conoscenza. Si è avvalorata quale scienza all’interno della metafora piagettiana. Didattica e pedagogia sono autonome e separate, dotate di determinati campi di applicazione, di teorie e modelli di un determinato oggetto di studio, e specifiche finalità. Per entrambe l’oggetto di studio è la persona e il campo di applicazione l’educazione. Il rapporto stabilito fra loro è di due saperi che dirigono il loro contributo scientifico verso la maturazione totale del soggetto, anche attraverso feconde intersezioni ed un continuo dialogo. 10. Se fino a non molto tempo fa la didattica era considerata la parte pratica della pedagogia, oggi si distinguono come due scienze autonome appartenente al cerchio piagetiano. Si determini, in né più né meno di 7 righe, tale passaggio e lo stato attuale. Fino a non molto tempo fa, l’impianto educativo era sorretto dalla pedagogia e la didattica era relegata al momento pratico del teorizzare pedagogico. Oggi le cose sono cambiate tanto da assegnare alla didattica possibili riflessioni sia sul piano logico-empirico che pratico e di azione. La didattica oggi è una vera e propria scienza autonoma che indaga sull’insegnamento e l’apprendimento. Vi è un interscambio tra pedagogia e didattica che trova connotazione e realizzazione tramite lo statuto epistemologico, il quale viene confermato dal territorio della conoscenza. Si è avvalorata quale scienza all’interno della metafora piagettiana. 11. Molti sono i modelli didattici che sono stati analizzati all’interno del corso. In particolare si prenda in esame, in né più né meno di 7 righe, il modello delle tre I, descrivendone gli elementi e le funzioni che assolve all’interno della società che Bauman avrebbe definito come liquida. Il modello delle tre I ha consentito, attraverso una profonda riflessione e contestualizzazione, di gettare le basi per un riferimento di analisi moderna. Tale modello si esprime e prevede che ogni scienza dell’educazione indaghi secondo informatica, inglese e impresa. Tre perni che rappresentano la possibilità di ogni persona di essere “cittadino del proprio tempo” e non sentirsi mai totalmente estraneo ai repentini mutamenti che la società impone. Per Bauman la società liquida è la società soggetta al consumismo e alla globalizzazione, che smantella le sicurezze rendendo la vita sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del gruppo. Lezione 026 05. All’interno di uno scenario pedagogico il termine cultura si definisce secondo caratteristiche proprie e definite. Si rifletta, in né più né meno di 7 righe, su quale definizione è stata data a tale termine e quali implicazioni pedagogiche determina. Dolch afferma che con il termine pedagogia della cultura è lecito intendere un insieme di idee e correnti di pensiero in cui “la visione del fenomeno educativo è concepita in base alle civiltà storiche oggettivamente intese ed in cui assunsero corrispondentemente una posizione predominante concetti come campi culturali, valori culturali, processo culturale, energia culturale e simili”. In questo modello diviene fondamentale la contestualizzazione del fattore cultura e, di conseguenza, dell’agire educativo e formativo. Per Willmann la cultura “rappresenta l’insieme delle idee riflesse nel corso della storia; in essa confluiscono le forme e i contenuti della scienza, della moralità, della religione acquisiti dall’umanità nel suo faticoso cammino. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 Lezione 027 02. Si definiscano i termini di relazione che possono esserci tra pedagogia sociale, comparata e speciale La pedagogia trova la sua più ampia espressione nel dialogo che istituisce con le altre scienze, dando origine a sfaccettature teoretiche e al dialogo con vari campi. La pedagogia sociale ha tratto spunti dall’educazione permanente e si annuncia come promozione umana ad ampio respiro e risposta ai bisogni sociali. Il mondo sociale rappresenta il terreno d’indagine di questa disciplina e ha la facoltà di promuovere azioni di senso circa le idee di trasformazioni della società stessa. Conduce ad una revisione dei programmi educativi calibrati da un’ottica sociale e una società che si responsabilizza a divenire essa stessa progetto e programma formativo. Società della conoscenza. La pedagogia comparata è il risultato di uno studio prodotto da più teorie che hanno determinato la formazione e la realizzazione concreta di istituzioni educative; le teorie pedagogiche vengono comparate, così da essere rispondenti a verità che risultano dal confronto e dalla raccolta di più informazioni. Per darle un senso occorre la conoscenza della lingua del paese da cui vogliamo trarre le idee e spunti educativi e una profonda interpretazione del suo sviluppo culturale, sociale, storico e politico. La pedagogia comparata ha un valore più concreto all’ educazione, ponendo le basi per una pedagogia internazionale ed un contributo alla formulazione della rivoluzione permanente nel campo educativo e l’evoluzione della scuola in centri comunitari di cultura. A dar voce alla pedagogia speciale è stata la Montessori. Ha delimitato il suo campo di applicazione in maniera precisa, connotandosi come pedagogia dei diversamente abili. Il diverso visto come persona con una sua dignità, libertà, diritto all’educazione con tutte le qualità nonostante le condizioni particolari. Risultano inadeguate le scuole speciali del tempo remoto che hanno contribuito solo ad una emarginazione. 03. Cosa studia la pedagogia comparata? La pedagogia comparata è il risultato di uno studio prodotto da più teorie che hanno determinato la formazione e la realizzazione concreta di istituzioni educative; le teorie pedagogiche vengono comparate, così da essere rispondenti a verità che risultano dal confronto e dalla raccolta di più informazioni. Per darle un senso occorre la conoscenza della lingua del paese da cui vogliamo trarre le idee e spunti educativi e una profonda interpretazione del suo sviluppo culturale, sociale, storico e politico. La pedagogia comparata ha un valore più concreto all’ educazione, ponendo le basi per una pedagogia internazionale ed un contributo alla formulazione della rivoluzione permanente nel campo educativo e l’evoluzione della scuola in centri comunitari di cultura. 04. Su cosa riflette la pedagogia sociale? La pedagogia sociale ha tratto spunti dall’educazione permanente e si annuncia come promozione umana ad ampio respiro e risposta ai bisogni sociali. Il mondo sociale rappresenta il terreno d’indagine di questa disciplina e ha la facoltà di promuovere azioni di senso circa le idee di trasformazioni della società stessa. Conduce ad una revisione dei programmi educativi calibrati da un’ottica sociale e una società che si responsabilizza a divenire essa stessa progetto e programma formativo. Società della conoscenza. 05. Quale è il campo di indagine della pedagogia speciale? A dar voce alla pedagogia speciale è stata la Montessori. Ha delimitato il suo campo di applicazione in maniera precisa, connotandosi come pedagogia dei diversamente abili. Il diverso visto come persona con una sua dignità, libertà, diritto all’educazione con tutte le qualità nonostante le condizioni particolari. Risultano inadeguate le scuole speciali del tempo remoto che hanno contribuito solo ad una emarginazione. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 06. La pedagogia si distingue in molteplici sfaccettature, in particolare in pedagogia sociale e pedagogia comparata. Si analizzino, in né più e né meno di 7 righe, tali settori della pedagogia. La pedagogia trova la sua più ampia espressione nel dialogo che istituisce con le altre scienze, dando origine a sfaccettature teoretiche e al dialogo con vari campi. La pedagogia sociale ha tratto spunti dall’educazione permanente e si annuncia come promozione umana ad ampio respiro e risposta ai bisogni sociali. La pedagogia comparata è il risultato di uno studio prodotto da più teorie che hanno determinato la formazione e la realizzazione concreta di istituzioni educative; le teorie pedagogiche vengono comparate, così da essere rispondenti a verità che risultano dal confronto e dalla raccolta di più informazioni. La pedagogia sociale che ha delimitato il suo campo di applicazione in maniera precisa, connotandosi come pedagogia dei diversamente abili. 07. All’interno del corso si è potuto osservare che non esiste una sola pedagogia. Su tali termini si definiscano, in né più né meno di 7 righe, i termini della frammentazione pedagogica sia da un punto di vista di sviluppo umano, sia contestuale La pedagogia trova la sua più ampia espressione nel dialogo che istituisce con le altre scienze, dando origine a sfaccettature teoretiche e al dialogo con vari campi. La pedagogia sociale ha tratto spunti dall’educazione permanente e si annuncia come promozione umana ad ampio respiro e risposta ai bisogni sociali. La pedagogia comparata è il risultato di uno studio prodotto da più teorie che hanno determinato la formazione e la realizzazione concreta di istituzioni educative; le teorie pedagogiche vengono comparate, così da essere rispondenti a verità che risultano dal confronto e dalla raccolta di più informazioni. La pedagogia sociale che ha delimitato il suo campo di applicazione in maniera precisa, connotandosi come pedagogia dei diversamente abili. Lezione 028 05. Cosa si intende con la semantica "potenziale educativo"? Il potenziale umano coincide con quel sublime mistero che permette l’esplosione del linguaggio, della scrittura, del numero, sorprendenti e perciò imprevedibili creazioni della mente umana, espressioni di una forza interiore che si libera e si sprigiona, in virtù del suo potere assorbente, come lo ha definito la Montessori, che fa sì che il processo delle conoscenze possa essere compiuto. Il potenziale educativo è dunque la tensione, utopistica, all’infinito apprendere che spinge il soggetto ad evolversi attraverso gli insegnamenti appresi, verso un obiettivo di educazione completa e totale. 06. All’aspetto sperimentale più proprio della pedagogia spetta, quindi, il compito di preparare ed analizzare, quantificando i dati raccolti, lo stesso percorso pedagogico-didattico, al fine di permettere, al teorizzare pedagogico, una lettura trasversale ed ipotizzare nuove forme di educazione. Si analizzi quanto espresso in né più e né meno di 7 righe. 07. Quali sono gli elementi caratterizzanti della pedagogia sperimentale? Nel settore dell’educazione teoria e pratica si sono state, per lunghi secoli, sviluppate separatamente senza arricchirsi reciprocamente. La pedagogia sperimentale “deve essere fondata sull’osservazione e l’esperienza, deve essere prima di tutto sperimentale; non intendiamo qui per esperienza quel vago impressionismo delle persone che hanno visto molto; un’indagine sperimentale, nell’accezione scientifica del termine, è quella che contiene documenti raccolti metodicamente e riportati con sufficiente dettagli e precisione perché si possa, con questi documenti, ricominciare il lavoro dell’autore, verificarlo o trarre delle conclusioni che egli non ha rilevato”. Più che alla ricerca di una definizione univoca, nella pedagogia sperimentale è doveroso determinare quali possano essere le difficoltà che si incontrano nell’ esperimento. Mialaret, a tal proposito, Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 afferma che possono essere riassunte in tre grandi contenitori, la diversità tra i soggetti e tra lo stesso soggetto in un arco di tempo determinato; l’ampia gamma di strumenti e metodi; le variabili di dispersione dei soggetti e degli elementi facenti parte l’esperimento; Il campo di applicazione è la classe, dove, grazie al rapporto tra insegnante e risorse, la ricerca progredisce incessantemente. Il compito è quello di analizzare i dati raccolti dall’esperimento e costruire un dis-corso. Preparare ed analizzare, quantificando i dati raccolti, lo stesso percorso pedagogico-didattico, al fine di permettere, al teorizzare pedagogico, una lettura trasversale ed ipotizzare nuove forme di educazione. La sperimentazione non significa utilizzo meccanico di dispositivi tecnici, ma implica partecipazione non subalterna degli operatori pedagogici e quindi competenza specifica ai vari livelli di intervento. 08. Quale relazione sussiste tra pedagogia generale e sperimentale? La pedagogia può essere definita come la ricerca che mira a stabilire i fini e i metodi del processo educativo attraverso il quale in una società avviene la trasmissione delle conoscenze e dei valori da una generazione all'altra; questo processo generalmente avviene all'interno di una relazione tra l'educatore e l'allievo all'interno dello stesso contesto socioculturale. Un problema ancora dibattuto nell'ambito della pedagogia riguarda la questione se i fini educativi vadano individuati dalla pedagogia stessa o se essa debba avere come oggetto di ricerca solo le metodologie educative, in altri termini se rientri nei suoi compiti quello di trasmettere determinati valori sociali o quello di suscitare nell'allievo capacità creative e spirito critico rispetto a quegli stessi valori. La pedagogia sperimentale trova la sua ragione in quanto “settore specifico degli studi pedagogici interessato all’analisi delle azioni educative attraverso il metodo sperimentale”. Nel settore dell’educazione teoria e pratica si sono state, per lunghi secoli, sviluppate separatamente senza arricchirsi reciprocamente. La pedagogia sperimentale “deve essere fondata sull’osservazione e l’esperienza, deve essere prima di tutto sperimentale; non intendiamo qui per esperienza quel vago impressionismo delle persone che hanno visto molto; un’indagine sperimentale, nell’accezione scientifica del termine, è quella che contiene documenti raccolti metodicamente e riportati con sufficiente dettagli e precisione perché si possa, con questi documenti, ricominciare il lavoro dell’autore, verificarlo o trarre delle conclusioni che egli non ha rilevato”. 09. Su quali elementi si fonda la pedagogia sperimentale? La pedagogia sperimentale “deve essere fondata sull’osservazione e l’esperienza, deve essere prima di tutto sperimentale; non intendiamo qui per esperienza quel vago impressionismo delle persone che hanno visto molto; un’indagine sperimentale, nell’accezione scientifica del termine, è quella che contiene documenti raccolti metodicamente e riportati con sufficiente dettagli e precisione perché si possa, con questi documenti, ricominciare il lavoro dell’autore, verificarlo o trarre delle conclusioni che egli non ha rilevato”. Più che alla ricerca di una definizione univoca, nella pedagogia sperimentale è doveroso determinare quali possano essere le difficoltà che si incontrano nell’ esperimento. Mialaret, a tal proposito, afferma che possono essere riassunte in tre grandi contenitori, la diversità tra i soggetti e tra lo stesso soggetto in un arco di tempo determinato; l’ampia gamma di strumenti e metodi; le variabili di dispersione dei soggetti e degli elementi facenti parte l’esperimento; Il campo di applicazione è la classe, dove, grazie al rapporto tra insegnante e risorse, la ricerca progredisce incessantemente. Il compito è quello di analizzare i dati raccolti dall’esperimento e costruire un dis-corso. Preparare ed analizzare, quantificando i dati raccolti, lo stesso percorso pedagogico-didattico, al fine di permettere, al teorizzare pedagogico, una lettura trasversale ed ipotizzare nuove forme di educazione. La sperimentazione non significa utilizzo meccanico di dispositivi tecnici, ma implica partecipazione non subalterna degli operatori pedagogici e quindi competenza specifica ai vari livelli di intervento. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 considerazione della complessità dell’epoca moderna. È un sapere che tiene costantemente conto delle variabili e dei cambiamenti sociali, intesi anche come diversità. È proprio in questa caratteristica che si lega in qualche modo alla pedagogia speciale perché anche essa volge uno sguardo alla diversità, all’integrazione, alla disabilità. Citando una definizione dell’UNESCO, potremo affermare che la pedagogia speciale è una forma arricchita di educazione generale, che tende a migliorare la vita di coloro che soffrono di handicap diversi, arricchita perché fa appello a metodi pedagogici moderni e a materiale tecnico”. A sua volta la pedagogia speciale è strettamente collegata alla pedagogia generale perché come essa è una scienza che pone al centro del suo pensiero l’educazione e i bisogni ad essa correlati. 07. Quale contributo offrono l'economia dell'educazione e la pedagogia speciale alle scienze dell'educazione? L’Economia dell’istruzione si occupa di quella parte dell’analisi teorica e dell’economia applicata che analizza gli effetti sul sistema economico dell’acquisizione di conoscenze da parte degli individui che in esso operano attraverso l’attività di formazione svolta da organizzazioni pubbliche, private o del terzo settore. La pedagogia speciale è un sapere in divenire poiché le scoperte portano con sé continue migliorie. Alla pedagogia speciale sono dovuti molti dei risultati sul piano della lotta alla marginalità sociale e per il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. È strettamente collegata alla pedagogia generale perché come essa è una scienza che pone al centro del suo pensiero l’educazione e i bisogni ad essa correlati. In ogni epoca il diverso ha suscitato paura e repulsione in coloro che si considerano normali, questa reazione porta all’esclusione di tali soggetti. La pedagogia speciale pone al centro del suo pensiero l’educazione di questi soggetti speciali che hanno bisogni speciali, lotta per rivendicare il loro diritto ad essere considerati persone educabili anche se vivono ai margini di un’esistenza che richiede sempre aiuto e sostegno. Essi infatti sono in grado di attivare le loro potenzialità in risposta ad interventi educative speciali. 08. Come è possibile definire all’interno del mondo del lavoro il potenziale umano? Si definisca ed argomenti Una buona gestione delle risorse umane è sempre più importante per un sano e solido sviluppo d’impresa. Le persone hanno caratteristiche individuali e sociali che ne differenziano il comportamento produttivo e, quindi, il potenziale che sono in grado di sviluppare nel mondo del lavoro. Se alla base del cambiamento vi sono i comportamenti delle persone e lo sviluppo delle loro potenzialità, è da questo che si deve partire per potenziare le loro abilità. Grazie allo sviluppo del potenziale, persone e aziende possono aumentare i loro successi senza sostenere costi aggiuntivi ma semplicemente sfruttando al meglio la ricchezza del potenziale stesso. Potremo semplificare affermando che sviluppo del potenziale umano significa aiutare le persone a trovare e valorizzare le loro preziosità. Lezione 033 03. Le tecnologie hanno generato una vera e propria rivoluzione educativa. All’interno di questa metamorfosi le TIC hanno avuto e avranno un ruolo sempre più decisivo. Si determini, in né più né meno di sette righe, cosa significa l’acronimo TIC e di quale valore assumono nella prassi pedagogica. TIC è l’acronimo di Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione. Attraverso le TIC è possibile far fronte alle continue esclusioni sociali ed ambientali che impediscono a determinate categorie di accedere al sapere e all’educazione. Richiedono nuove competenze a abilità sia da parte degli insegnanti che dei discenti. Le TIC permettono l’accesso illimitato a nuove relazioni, le nozioni sono sempre disponibili, riducono le distanze, hanno la capacità di ravvivare la motivazione. Va da se che la loro diffusione ha cambiato il modo tradizionale di insegnare e di apprendere. I confini sfumano e l’apprendimento formale si mescola con quello informale, il reale con il virtuale, l’insegnante con lo studente; la formazione diviene un viaggio lungo tutta la vita. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 04. Le tecnologie stanno sempre più divenendo punto nodale di ogni processo di insegnamento- apprendimento. Si analizzi, in né più né meno di sette righe, quali possono essere i pregi ed i difetti del modello didattico-pedagogico legato alle tecnologie. Le nuove tecnologie, possono giocare un ruolo fondamentale nei processi di apprendimento ed insegnamento, permettendo di ampliare la possibilità di accedere alle informazioni e di comunicare con altri individui. Tuttavia, queste potenzialità non comportano automaticamente l’ampliamento della conoscenza e della capacità di comunicare da parte degli utenti. Ciò è possibile solo se si possiedono le abilità richieste per l’utilizzo di tali. Tutto ciò impone una ridefinizione dei compiti educativi della scuola che non può restare ai margini della società informatizzata. Il nuovo compito per la scuola è quello di garantire il passaggio dall’informazione alla conoscenza, guidando gli studenti a discernere tra le informazioni e i percorsi possibili ed alla capacità di comunicare quanto appreso. 05. Neuroscienze, didattica e tecnologie stabiliscono una intersezione di sicuro successo. Si analizzi tale relazione in né più né meno di 7 righe. In questo ultimo decennio la didattica e la pedagogia hanno trovato nelle neuroscienze un valido supporto per incrementare maggiormente il loro grado di efficacia formativa, così da ottimizzare la comprensione del processo educativo in ogni sua particolarità e sfaccettatura. Sono nuove scienze nel panorama delle scienze dell’educazione, ma non per queste possono essere lasciate in disparte nella tracciabilità dell’azione di apprendimento. Certamente rimane forte il legame con le tecnologie dell’istruzione e del progresso tecnologico più in generale, in quanto da essi trae linfa la ricerca sull’incremento conoscitivo. Lezione 034 06. La figura dell’educatore è sempre più cuore nevralgico all’interno della scuola di ogni ordine e grado. Si definiscano, in né più né meno di 7 righe, quali caratteristiche, peculiarità, competenze, etc. presenta tale figura. Quello dell’educatore è considerato da Freud un “mestiere impossibile”. L’educatore lavora al recuperare e al reinserimento sociale di persone in difficoltà e in situazioni di disagio. Solitamente lavora con soggetti portatori di handicap psichici o fisici, persone con problemi di dipendenza, anziani e anche detenuti. Esistono quindi due diverse strade per l’educatore, quella che lo vede agire nell’ambito sanitario e quella che lo colloca nell’ambito formativo. Quest’ultima è quella di nostro interesse. Le situazioni e le problematiche con cui deve confrontarsi questa figura sono varie e piuttosto complesse, l’obiettivo finale è il recupero delle potenzialità dell’allievo e il raggiungimento di livelli sempre più avanzati di autonomia, collaborando con la famiglia e il contesto sociale. 07. L’educazione del bambino possiede caratteristiche proprie. In particolare il gioco assume un valore formativo senza pari, tale da dover essere analizzato e scandito in ogni sua più intima peculiarità. Si esamini, in né più né meno di 7 righe, tali assunti. Il gioco nel percorso di apprendimento del bambino è molto importante, esso garantisce ed assicura uno sviluppo adeguato e armonico della personalità. C’è da dire inoltre che è un’azione incondizionata, non legata ad un determinato fine o scopo, è un’attività naturale volta alla preparazione della vita. Nel gioco il bambino sviluppa una maturazione che lo rende sempre più indipendente, rispettoso di sé, conscio dei propri punti di forza e debolezza, aumentando così la fiducia in sé stesso e l’autonomia che gli permetterà di affrontare la vita. Grazie a queste “doti” il gioco assume funzioni pedagogiche e psicologiche tali da essere utilizzate come metodo di insegnamento. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 Lezione 035 04. La necessità di un rallentamento dei ritmi di vita è sempre più una vera e propria urgenza sociale. In particolare tale necessità si fa principio educativo all’interno dell’educazione del bambino. Si rifletta su tale proposta in né più né meno di 7 righe I ritmi di vita sempre più frenetici e vorticosi che caratterizzano la società moderna hanno inevitabilmente investito anche la scuola, che spesso non rispetta i tempi di apprendimento dei bambini e li costringe ad una spasmodica corsa, finalizzata al raggiungimento di sempre più incalzanti obiettivi ed alla realizzazione delle più varie proposte progettuali. A scuola è necessario bandire la fretta e gli alunni devono avere la possibilità di crescere nel rispetto dei loro ritmi, dei loro modi e dei loro tempi di apprendimento. Zavalloni, il fautore della cosiddetta “pedagogia della lumaca” indica delle strategie didattiche di “rallentamento” utili per far vivere ad ogni bambino la scuola come un luogo in cui si cresce in modo naturale e tranquillo. 05. Cosa è la pedagogia della lumaca e su quali principi educativi riflette? Zavalloni, il fautore della cosiddetta “pedagogia della lumaca” indica delle strategie didattiche di “rallentamento” utili per far vivere ad ogni bambino la scuola come un luogo in cui si cresce in modo naturale e tranquillo. L'ascolto è un’esperienza fondamentale della didattica rappresenta la premessa di quell’empatia necessaria per fare dell’insegnamento una relazione di aiuto. È necessario dedicare tempo per parlare insieme, nel rispetto di tutti, per scoprire e apprezzare le piccole cose, quelle che diamo per scontate. Si può perdere tempo a giocare perché il gioco educa alla convivenza, camminare che aiuta a conoscere il territorio, a crescere. È indispensabile avere un progetto fondato sul recupero della naturalità dell’apprendere, quale unica arma per contrastare la frenesia e l’impazienza che oggi sembra si sia impossessata di noi. Lezione 036 04. Cosa intende lo psicologo Csizentmihalyi con il termine “FLOW” riferito al gioco? Lo psicologo Csizentmihalyi con questo termine vuole sintetizzare una condizione mentale nella quale si è completamente immersi e concentrati in quello che si sta facendo, tale da favorire un approccio positivo verso l’apprendimento, l’esperienza fisica, sociale, emotiva e intellettiva. 05. Il gioco è sempre più un elemento fondante per la valorizzazione e lo sviluppo delle potenzialità umane. Si analizzi, in né più né meno di 7 righe, il valore che il gioco assume a livello educativo Il gioco nel percorso di apprendimento del bambino è molto importante, esso garantisce ed assicura uno sviluppo adeguato e armonico della personalità. C’è da dire inoltre che è un’azione incondizionata, non legata ad un determinato fine o scopo, è un’attività naturale volta alla preparazione della vita. Nel gioco il bambino sviluppa una maturazione che lo rende sempre più indipendente, rispettoso di sé, conscio dei propri punti di forza e debolezza, aumentando così la fiducia in sé stesso e l’autonomia che gli permetterà di affrontare la vita. Grazie a queste “doti” il gioco assume funzioni pedagogiche e psicologiche tali da essere utilizzate come metodo di insegnamento. 06. Quali sono le caratteristiche indispensabile per il gioco? Il gioco nei bambini è estremamente importante, lo stesso Piaget distingue il gioco in vari periodi della vita dal senso motorio dei primi anni di vita, quello simbolico dell’infanzia e quello specifico in età scolare. Per tali motivi il gioco deve caratterizzarsi per alcuni aspetti fondamentali. Deve infatti stimolare gli interessi; Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 dirigere, pertanto questo termine fa riferimento alla capacità di un individuo di saper guidare un gruppo di persone. In ambito lavorativo è colui che conduce una squadra al raggiungimento di determinati obiettivi. Nel fare ciò combina l’abilità a comprendere quali siano gli obiettivi raggiungibili con la capacità di motivare gli altri. Lezione 038 06. La relazione tra pedagogia e società è da sempre il fulcro di ogni discorso educativo e formativo. Tale settore del sapere, sintetizzato in particolare dalla pedagogia sociale, volge lo sguardo alla relazione educativa così come alla socializzazione. In questo quadro d’insieme si analizzi, in né più né meno di sette righe, cosa è lecito intendere per socializzazione e di quali siano i problemi legati alla definizione numerica di gruppo. Potremo definire gruppo un insieme di due o più persone che si riconoscono in un’identità comune, interagendo con regole proprie e per il raggiungimento di obiettivi comuni. Ogni componente del gruppo ha uno stesso obiettivo e collabora con gli altri per raggiungerlo. Avere obiettivi comuni è la causa principale di formazione di gruppi, nonché uno dei requisiti basilari. Il gruppo implica socializzazione, quindi aprirsi all’altro, partecipare, cooperare, costruire assieme, operare nello spirito di gruppo. In un gruppo la persona trova negli altri comprensione e protezione che la fa sentire al sicuro. Questo senso di appartenenza incrementa i legami reciproci tra i membri del gruppo che a loro volta sono percepiti come tali dagli altri. 07. Si definiscano quali orientamenti sono stati espressi nei confronti della leadership Esistono diverse concezioni e orientamenti della leadership, negli anni 40 avevamo un orientamento Personologico che considera la leadership come derivata da tratti della personalità umana. Negli anni 60 un orientamento interattivo che prende in esame la persona nel contesto di gruppo. Una persona è leader quando a differenza di altre gli viene affidato il ruolo in base all’importanza attribuitagli nelle relazioni con gli altri. Negli anni 80 troviamo un orientamento funzionalista che concepisce la leadership come fenomeno legato al raggiungimento degli obiettivi, cioè alle funzioni di gruppo. Gli anni 90 sono gli anni del nuovo funzionalismo che concepisce la leadership sempre come fenomeno legato al raggiungimento degli obiettivi, e alle funzioni di gruppo ma il leader deve possedere la “vision”, ovvero sintesi positiva tra prestigio, influenza, potere e suggestione. 08. La leadership è una funzione in continua evoluzione soprattutto perché legata al raggiungimento di determinati obiettivi. In questo senso si prendano in considerazione, in né più né meno di sette righe, i vari orientamenti ed approcci con cui è possibile determinare le varie tipologie e direzioni che può assumere tale funzione. Per quanto concerne il concetto di leadership, è fondamentale fare una distinzione tra leadership formale e leadership informale. La figura del leadership formale è quella che viene spesso associata al leader imposto dall'esterno, quella del leadership informale deriverebbe invece dall'interno del gruppo. Possiamo inoltre distinguere vari ruoli della leadership, quello manifesto, quello presunto, quello reale e quello adeguato. Il ruolo manifesto, cioè quello esplicito e ufficiale è quello formalmente ricoperto da una data persona in una data organizzazione o struttura sociale, indipendentemente dalle dimensioni, dalla natura e dalla ragione della struttura stessa. Il ruolo presunto è quello che la persona vive e reputa come suo proprio, che si è messo per così dire in testa, che suppone, immagina di svolgere. Il ruolo reale, che si può indicare anche come esistente, quello effettivamente svolto, che è di fatto realizzato, attuato, posto concretamente in pratica. Il ruolo adeguato, nel senso di quanto sarebbe auspicabile per la natura delle cose, di quanto sarebbe normativamente appropriato, conforme e conveniente. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 09. Nell’esercitare la propria funzione, il leader può assumere determinati ruoli e stili di leadership. Si rendiconti, in né più né meno di sette righe, tali caratterizzazioni. Il leader può distinguere vari ruoli della leadership che sono quello manifesto, quello presunto, quello reale e quello adeguato. Il ruolo manifesto è quello formalmente ricoperto da una data persona. Il ruolo presunto è quello che la persona vive e reputa come suo proprio. Il ruolo reale, che si può indicare anche come esistente, quello effettivamente svolto, che è di fatto realizzato, attuato, posto concretamente in pratica. Il ruolo adeguato, nel senso di quanto sarebbe auspicabile per la natura delle cose, di quanto sarebbe normativamente appropriato, conforme e conveniente. 10. La relazione tra pedagogia e società è da sempre il fulcro di ogni discorso educativo e formativo. Tale settore del sapere, sintetizzato in particolare dalla pedagogia sociale, volge lo sguardo alla relazione educativa così come alla socializzazione. In questo quadro d’insieme si analizzi, in né più né meno di sette righe, cosa è lecito intendere per socializzazione e di quali siano i suoi stadi e i suoi elementi caratterizzanti. Potremo definire gruppo un insieme di due o più persone che si riconoscono in un’identità comune, interagendo con regole proprie e per il raggiungimento di obiettivi comuni. Ogni componente del gruppo ha uno stesso obiettivo e collabora con gli altri per raggiungerlo. Avere obiettivi comuni è la causa principale di formazione di gruppi, nonché uno dei requisiti basilari. Il gruppo implica socializzazione, quindi aprirsi all’altro, partecipare, cooperare, costruire assieme, operare nello spirito di gruppo. In un gruppo la persona trova negli altri comprensione e protezione che la fa sentire al sicuro. Questo senso di appartenenza incrementa i legami reciproci tra i membri del gruppo che a loro volta sono percepiti come tali dagli altri. 11. Come si è evoluto il concetto di leadership nel corso del tempo? Nel corso del tempo il concetto di leadership si è evoluto, infatti negli anni 40 avevamo un orientamento Personologico che considera la leadership come derivata da tratti della personalità umana. Negli anni 60 un orientamento interattivo che prende in esame la persona nel contesto di gruppo. Una persona è leader quando a differenza di altre gli viene affidato il ruolo in base all’importanza attribuitagli nelle relazioni con gli altri. Negli anni 80 troviamo un orientamento funzionalista che concepisce la leadership come fenomeno legato al raggiungimento degli obiettivi, cioè alle funzioni di gruppo. Gli anni 90 sono gli anni del nuovo funzionalismo che concepisce la leadership sempre come fenomeno legato al raggiungimento degli obiettivi, e alle funzioni di gruppo ma il leader deve possedere la “vision”, ovvero sintesi positiva tra prestigio, influenza, potere e suggestione. Lezione 039 03. Si definiscano le fasi del lavoro di gruppo Il noto pedagogista Munari, a metà degli anni Settanta, individua quattro fasi del lavoro di gruppo. La prima fase caratterizzata dalla ricerca di un’empatia della durata di 10/15 minuti, durante la quale si ricerca una lunghezza d’onda comune. Ci si scruta, si cerca di reperire i ruoli, ci si sforza di individuare gli spazi ecc… La seconda che definisce gli obiettivi, dove la cosa fondamentale è la produzione e la sensibilizzazione. La terza fase per la realizzazione del programma, considerata la fase meno impegnativa, dove si attiva ciò che è stato prodotto nelle fasi precedenti. Può essere considerata una fase-test dove si scrutano pregi e difetti della stessa programmazione didattica. L’ultima e quarta fase caratterizzata dall’analisi, dalla transizione e dalla separazione. In questa fase si fa il punto della situazione e si instaura una relazione tra docenti e si confrontano varie idee. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 04. L’animatore e i partecipanti sono due elementi che caratterizzano il gruppo. Si analizzi, in né più né meno di 7 righe, gli elementi e le funzioni svolte. Un gruppo è costituito da un insieme di individui che interagiscono tra loro con una certa regolarità, nella consapevolezza di dipendere l’uno dall’altro e di condividere gli stessi obiettivi e gli stessi compiti. Ognuno svolge un ruolo specifico e riconosciuto, sotto la guida di un leader, basandosi sulla circolarità della comunicazione, preservando il benessere dei singoli e mirando parallelamente allo sviluppo dei singoli componenti e del gruppo stesso. L’animatore ha il compito di richiamare all’obiettivo, elaborare un programma, proporre innovazioni, ispirare fiducia, stimolare l’espressione soggettiva, favorire l’autostima, agevolare le decisioni, favorire la coesione del gruppo. Lezione 040 06. Si spieghi, in né più né meno di sette righe, cosa è lecito intendere per cooperative learning. Nasce in Gran Bretagna nel XVIII secolo con le scuole del mutuo insegnamento o scuole monitoriali. Il cooperative learning è una metodologia di insegnamento cooperativo. Ogni soggetto apprende insieme ad altri provando soddisfazione in quello che fanno e sentendosi parte di un progetto comune, rispettando le peculiarità di ciascuno. Un percorso in cui si da valore alle peculiarità e diversità individuali in modo da creare un percorso formativo a misura del discente in questo modo le esperienze e conoscenze individuali vengono messe a disposizione di tutti nell’ottica di raggiungere l’obiettivo in modo più facile e sicuro da un punto di vista della genesi. 07. La relazione tra pedagogia, soggetto in apprendimento e società è da sempre il fulcro di ogni discorso educativo e formativo. Tale settore del sapere, sintetizzato in particolare dalla pedagogia sociale, volge lo sguardo alla relazione educativa così come alla socializzazione. In questo quadro d’insieme si analizzi, in né più né meno di sette righe, cosa è lecito intendere per relazione educativa e di quali siano i suoi elementi caratterizzanti. Il termine relazione richiama la cooperazione tra due o più unita. Nella relazione educativa subentrano tutte le variabili riferibili all’educatore, in modo tale che le esperienze soggettive e le conoscenze dei singoli, condivise, diventino patrimonio di tutti. La capacità di coinvolgimento nella relazione educativa è parte costitutiva dell’educatore che dovrà avere competenze indispensabili per l’interazione e per instaurare delle relazioni educative profonde e efficaci. Perché una relazione sia educativa, non è sufficiente la presenza di più soggetti, ma è necessario che tra questi vi sia fiducia, rispetto, così da garantire la crescita continua della relazione stessa. Per questo è necessario utilizzare una metodologia adeguata, per evitare che venga distrutta la vitalità soggettiva. 08. Nella relazione educativa subentrano tutte le variabili, incertezze e precarietà che si possono riferire ad ogni singola azione formativa. Qual è il ruolo giocato dalla pedagogia? La relazione educativa richiede rigore, passione e competenze specifiche che intervengono in ogni processo educativo all’interno di un gruppo. Ciò Vale sia per gli aspetti cognitivi, sia nelle trasformazioni di un singolo. Nella relazione educativa possono subentrare variabili, incertezza e precarietà, è compito della pedagogia stimolare una maturazione ed evoluzione individuale in modo che queste esperienze diventino patrimonio collettivo. Lezione 041 03. Il gruppo possiede una forte valenza educativa e formativa. Si rifletta, in né più né meno di sette righe, su tale assunto pedagogico. Il lavoro in gruppo è esperienza di maturazione ed esperienza educativa. Gli elementi positivi che fanno parte del gruppo, devono essere definiti e rispettati al fine di garantirne uno sviluppo armonico e funzionale. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 originalità, qualità umane che vanno preservate a ogni costo, tuttavia, l’uso costante di mezzi che ci rendono la vita “facile” rischia di portarci a un appiattimento anche da questo punto di vista. Sostituendosi a noi nelle piccole mansione quotidiane, il rischio che corriamo è proprio l’appiattimento intellettuale, il progressivo isolamento e la dipendenza da essa. 03. Perché risultano tanto importanti le tecnologie all’interno della scuola? A scuola la tecnologia viene impiegata sia per informare e comunicare che per apprendere e conoscere. Le tecnologie dell'apprendimento e della conoscenza sono quelle tecnologie didattiche che servono a realizzare mappe concettuali, ipertesti e video, libri digitali, applicazioni e software scolastico. L'introduzione del digitale a scuola è capace di offrire uno stimolo per innovare il metodo d'insegnamento rendendolo interattivo e sociale. Le risorse digitali di studio possono essere condivise con tutti, abbattendo le barriere create da spazio e tempo. Quando uno studente ha l'opportunità di rivedere una video-lezione del proprio docente, piuttosto che navigare all'interno di una presentazione dinamica o di avere a disposizione la sintesi vocale o una piattaforma per gli approfondimenti anche a casa e rielaborare tutti questi materiali con tempi più rilassati rispetto a quelli che solitamente si dispongono in classe, è chiaro che la scuola stia offrendo un'opportunità di apprendimento aumentata e una risorsa inclusiva per chi ha difficoltà nello studio. L'impiego della tecnologia a scuola ha anche un ruolo importante nella formazione delle future generazioni e nell'ambito dei progetti di alternanza scuola-lavoro. Non dimentichiamoci che uno dei requisiti maggiormente richiesto oggi dal mondo del lavoro è proprio la competenza digitale, ovvero la capacità di elaborare delle informazioni, creare nuovi contenuti, comunicare, saper risolvere problemi. 04. Quale funzione pedagogica assolve la tecnologia? La pedagogia si relaziona costantemente con la tecnologia, sia per la sua natura disciplinare e sperimentale, sia per una forte legittimazione costante. La pedagogia fa proprie queste tecniche affermando che esse costituiscano un’estensione della mente, in grado di potenziare le capacità cognitive e di costruire una rete di risorse in grado di accrescere in maniera esponenziale la vita dell’uomo. Basti pensare alla tecnologia utilizzata quale strumento di linguaggio e di trasmissione, o ancora l’educare alla tecnologia. Le implicazioni didattiche della tecnologia si possono organizzare ad esempio intorno ai temi del learning modalità attraverso le quali gli apprendimenti si organizzano nella società dell'informazione. 05. Si determini cosa si intende con il modello dell’istruzione programmata La teoria dell’istruzione programmata è una teoria dell’istruzione elaborata da Skinner, basata sulla concezione secondo cui, è utile per migliorare l’ apprendimento, organizzare i contenuti da apprendere in forme sequenziali, costruite attraverso la concatenazione di cause-effetti e unità di apprendimento- comportamento, funzionali a obiettivi pianificati in modo organico. Questa teoria si basa sulla concezione che le conoscenze progrediscono se il soggetto produce dei comportamenti desiderati che vengono rafforzati dall’effetto positivo prodotto. Attraverso questa metodologia gli studenti apprendono in modo graduale, lineare, sequenziale iniziando con la soluzione di un problema semplice e proseguendo nella risoluzione di problemi sempre più complessi. All’interno di questo processo il feed-back ha un ruolo fondamentale proprio perché è la ricompensa a promuovere la nuova risoluzione di un problema e lo sviluppo dell’apprendimento. Il modello dell’istruzione programmata ha ottenuto grande successo negli USA fino alla fine degli anni Settanta. 06. Su quali presupposti si fonda l’istruzione programmata? La teoria dell’istruzione programmata si basa sulla concezione che le conoscenze progrediscono se il soggetto produce dei comportamenti desiderati che vengono rafforzati dall’effetto positivo prodotto. Attraverso questa metodologia gli studenti apprendono in modo graduale, lineare, sequenziale iniziando con la soluzione di un problema semplice e proseguendo nella risoluzione di problemi sempre più complessi. La realizzazione di una istruzione programmata, oltre a prevedere l’utilizzazione delle tecnologie, si basa su Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 alcuni punti fondamentali tra cui l’individuazione degli obiettivi da raggiungere in termini di comportamento osservabile e misurabile; la suddivisione delle fasi che portano al raggiungimento di quell’obiettivo; Ognuna delle due fasi prevede la presentazione di una nuova conoscenza da far apprendere, la presenza di uno stimolo motivazionale capace di promuovere una risposta e un rinforzo che trasformi l’apprendimento in una funzione del soggetto. 07. Chi sono i nativi e gli immigrati digitali? Quando si parla di uso delle reti in ambito educativo, viene richiamata anche la distinzione fra nativi e immigrati digitali. I nativi sarebbero coloro che, nati dopo la diffusione di massa dell’informatica, cioè dopo la metà degli anni 80, si sono trovati in un mondo già informatizzato; gli immigrati invece, nati prima, hanno dovuto abituarsi ad usare le tecnologie da adulti. 08. Come si è evoluta la relazione educativa nell’era del digitale? La digitalizzazione favorisce l'interattività, cioè la possibilità da parte di ogni utente di poter agire attivamente in ogni contenuto come in ogni forma comunicativa informativa. Le strategie ipermediali rappresentano un’efficace azione didattica in grado di rompere lo schema classico del conoscere, a favore di un attivo scambio tra i soggetti coinvolti nelle connessioni concettuale del sapere. Le dimensioni comunicative collaborative con il computer escono rafforzate e ancora di più lo diventano oggi con la rete mediante continui confronti e scambi. Lo strumento informatico promuove un processo costruito e partecipato, dando l'opportunità di rendere l'utente costruttore e autore di una nuova cultura. La scuola si è aperta all’ introduzione dei media nei processi educativi in maniera qualificata con le tecnologie comunicative. La scuola insomma si è evoluta e aggiornata acquisendo caratteristiche sempre più rispondenti alle nuove esigenze dettate dal progresso tecnologico. Basti pensare alla formazione a distanza, l’e-learning, una nuova tecnologia formativa, come evoluzione della stessa formazione online che si occupa di costruire ambienti virtuali di apprendimento, in cui gli utenti connessi vivono la comunità interagendo e condividendo il sapere. 09. Quali problematiche solleva un discorso educativo sulle tecnologie? L’ambiente creato dalla rete non è rappresentativo del nostro mondo reale, internet è un insieme di piazze; per la rete non esistono confini. Non si distinguono più posti buoni e posti cattivi. La rete presenta identità fasulle ed evidenti rischiosità. I vantaggi della rete sono evidenti e sotto gli occhi di tutti; ma presuppongono un’educazione che è la somma di competenze tecniche e di discernimento. Occorre sviluppare un sano spirito critico. La rete ha determinato un nuovo modo di esprimersi e ha notevoli implicazioni semantiche. Però bisogna tener sempre presente che il messaggio è costituito dal contenuto e non dallo strumento di comunicazione. Si pone quindi un problema educativo, tenendo presente che il pacchetto complessivo offerto dalla rete è maggiore e diverso rispetto alla somma degli strumenti adoperati. Vi è il rischio evidente di non percepire il discorso complessivo e di limitarsi a guardare le cose al di fuori. Altro problema è il tipo di relazione educativa che si può stabilire attraverso la rete o con gli strumenti digitali. Lezione 047 07. Come si caratterizza una buona lettura? Per una buona lettura si può riferire il fatto che esistano due modi per affrontare un testo, una riconducibile all’idea di Zwaan, dove l’attenzione è focalizzata sull’astrazione e l’analisi (approccio afferente). L’altra riconducibile a Kintsch che identifica una modalità opposta, si legge per il gusto di farlo (approccio estetico). Qui il lettore si trova a contatto diretto con le proprie emozioni, riuscendo a far diventare il libro proprio. L’atto di lettura però non consiste solo in una semplice trasformazione di sillabe, per giungere ad una Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 comprensione, il lettore si serve di due tipi di informazione, quella visiva e quella non visiva. La prima è l’informazione che riceve attraverso agli occhi, la seconda è ciò che il lettore porta di se stesso nel testo. 08. Se è pur vero che lo studio prevede sia la scrittura che l’ascolto, si chiede di determinare, in né più né meno di sette righe, cosa è giusto intendere con la fase di lettura, e come sia giusto compierla. Il processo di lettura si suddivide in fasi. La prima è quella di avere un libro in mano; La seconda rappresenta la memorizzazione di alcuni elementi come il titolo, sottotitolo, autore; Nella terza fase occorre riflettere sulla struttura del libro, indice, prefazione, introduzione, suddivisione dei capitoli e conclusione; La quarta fase consta nel leggere le parti evidenziate, sottolineare e fare appunti; L’ultima fase, la quinta, rappresenta l’azione di riassumere. In questa ultima fase infatti, che è la più importante per avere una corretta interiorizzazione, si elabora un riassunto delle parti lette. 09. Lo studio risulta di fondamentale importanza in qualsiasi processo educativo e di apprendimento- insegnamento. In questi termini si analizzi le fasi, gli elementi e le variabili che sono state analizzate nei confronti della metodologia dello studio È necessario premettere che ognuno di noi possiede un proprio stile cognitivo che gli consente di apprendere in maniera funzionale e quindi una giusta metodologia di studio. Per studio è legittimo intendere ogni attività strategia e autodiretta da una persona, la quale definisce gli scopi, organizza, elabora, comprende, memorizza e rievoca. Ogni studente utilizza stili, strategie e metodi di studio individuali. Appare ovvio che ogni pratica di studio preveda all’inizio dell’attività la lettura. Si legge per scrivere, si legge per comprendere ciò che è stato esposto da altri. Zwaan dichiara che bisogna avere un approccio afferente, l’attenzione si concentra sull’analisi di ciò che si è letto. Per Kintsch vi è un approccio più estetico, si legge per il gusto di farlo. Dopo una lettura, si passa alla scrittura e a mettere in pratica cosa si è compreso. Ecco allora che compaiono le varie fasi, la riflessione, la produzione di appunti, riassumere ed infine elaborare. Lezione 048 01. Quali possono essere i difetti nella lettura? I difetti che possiamo riscontrare nella lettura sono: arco di riconoscimento limitato, molte fissazioni, regressioni frequenti, vocalizzazione, e i disturbi specifici dell’apprendimento quali dislessia, discalculia, disortografia. 02. Si definiscano i termini baconiani di come leggere un testo Bacone sintetizza la questione della lettura dicendo che “Certi libri vanno assaggiati; altri inghiottiti; altri ancora masticati e poi digeriti”. In base a questa distinzione baconiana, esistono tre modalità di approccio ad un libro. Il primo approccio è quello di assaggiare ovvero guardare sommariamente il tema trattato, selezionando i punti salienti. Per inghiottire, intende sfiorare rapidamente l’intero testo. Per masticare e digerire intende studiare l’intero testo con la massima attenzione. 03. Ascoltare è un’azione che sempre più viene a mancare all’interno di un processo educativo. Si analizzi, in né più né meno di 7 righe, il valore dell’ascolto da un punto di vista pedagogico. Ascoltare rappresenta una delle maggiori funzioni che l’uomo mette in atto per giungere a nuova conoscenza. Ascoltare è il primo processo di socializzazione. Promuovere la cultura dell’ascolto è fattore vincolante per una relazione educativa di senso. Quando si attiva l’ascolto intervengono in questa “relazione” i neuroni specchio facendo entrare in gioco l’empatia. Nella relazione empatica ogni partecipante si sente Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 Il documento descrive la reminiscenza e il flashback di un determinato evento o di un percorso intrapreso. Nella prospettiva educativa il documento è uno strumento importante per richiamare alla coscienza tutti quegli elementi, variabili ed esperienze che si sono compiuti fino a quel momento, gli eventuali errori o interventi riusciti con successo o insuccesso così come quelle attività che abbiamo progettato. Il documento nell’azione pedagogica autorizza l’educatore a stabilire il rapporto esistente tra l’evento attuale e quello pregresso al fine di progettare quello futuro nella maniera più funzionale e pertinente possibile priva di ostacoli e inopportune ripetizioni. 03. Come si è modificato il concetto ed il valore del documento dopo la rivoluzione determinata dalle tecnologie? La rivoluzione messa in atto dall’avvento della tecnologia segna un passaggio che potremo definire come un movimento da un universo informativo limitato quello caratterizzato dai testi cartacei, ad un universo infinito caratterizzato da supporti come chiavetta, DVD, database, e non da meno internet. L’accesso libero alla rete apre le porte ad una fonte immensa quanto inesauribile di informazioni. È sufficiente infatti entrare in un qualsiasi motore di ricerca e digitare l’argomento che interessa per vedere apparire un imponente elenco di risultati collegati con l’argomento. Le ricerche possono essere le più svariate, possono spaziare dalla storia, la scienza, cultura, cucina. Non importa cosa si cerchi, sulla rete è possibile trovarlo. Oggi non sussiste più infatti la problematica della reperibilità delle informazioni quanto della loro validità, veridicità e corretto utilizzo. Quel che resta del valore del documento è la soggettività di questo, cioè la produzione personale che assume un significato unico solo se vissuto in prima persona attraverso un’esperienza del tutto personale. 04. Quale relazione esiste tra programmazione e documentazione? Esiste un legame importante tra programmazione e documentazione, perché la programmazione prevede una determinata quantità di documenti che si arricchiscono man mano che l’azione didattica programmata procede nel suo farsi progetto. Tale legame genera un’azione di senso basata su determinati vincoli e principi enucleati informa cartacea o digitale. 05. Quali sono i rischi ed i vantaggi di una documentazione on-line? La rivoluzione messa in atto dall’avvento della tecnologia segna un passaggio che potremo definire come un movimento da un universo informativo limitato quello caratterizzato dai testi cartacei, ad un universo infinito caratterizzato da supporti come chiavetta, DVD, database, e non da meno internet. L’accesso libero alla rete apre le porte ad una fonte immensa quanto inesauribile di informazioni. È sufficiente infatti entrare in un qualsiasi motore di ricerca e digitare l’argomento che interessa per vedere apparire un imponente elenco di risultati collegati con l’argomento. Le ricerche possono essere le più svariate, possono spaziare dalla storia, la scienza, cultura, cucina. Non importa cosa si cerchi, sulla rete è possibile trovarlo. Oggi non sussiste più infatti la problematica della reperibilità delle informazioni quanto della loro validità, veridicità e corretto utilizzo. Lezione 052 05. La programmazione è la legittimazione della prassi educativa. Secondo tale principio si determinino, in né più né meno di sette righe, le fasi e gli elementi che entrano in gioco nella programmazione. Il presupposto base per una corretta programmazione sono le competenze specifiche dell’educatore nell’ideazione, nella messa in opera e nella valutazione di un programma. Egli infatti dovrà essere abile a scegliere le strategie d’intervento più consone ed efficaci, decidere quale tecniche e strumenti da utilizzare Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 nella prassi, attribuire significato all’azione educativa. La programmazione è la legittimazione della prassi educativa e prevede sia la libera inventiva dell’insegnante e della sua creatività sia una predisposizione a priori delle azioni formative attraverso le sue 3 fasi che sono la progettazione, la realizzazione e la valutazione. 06. Da quali problematiche pedagogiche e culturali ha origine la programmazione? Il problema diventa quello di una corretta formulazione di contenuti capaci di far maturare nel soggetto tutte le potenzialità in esse contenute. La programmazione rappresenta lo strumento che autorizza chi educa a personalizzare ogni intervento senza sprechi di tempo e di risorse. È importante sottolineare che essa ha che fare con il contesto in cui si trova ad operare. Un rapporto tra programmazione e ambiente può essere analizzato a partire dalla considerazione del concetto di ambiente come luogo geografico e storico che presenta una sua cultura, sue tradizioni e costumi, caratteristiche che anche morfologiche che privilegiano alcuni componenti piuttosto che altre. 07. Quali sono gli elementi che determinano una buona programmazione didattica? Si descriva, in né più e né meno di sette righe, quali caratteristiche presenta una buona programmazione. L’insegnante, per una buona programmazione, deve operare secondo regole razionali inerenti alla propria attività di insegnamento e non secondo punti di vista personali. Le caratteristiche di una buona programmazione sono: la definizione di un team teaching; Descrizione dei ruoli; Organizzazione intelligente degli spazi; Esplicitazione degli strumenti; Cultura dei laboratori; Fattibilità (condizioni di realizzazione del programma); Rigore (sostanzia il lavoro in un percorso scientifico al fine di non procedere con casualità); Professionalità del docente; Modalità di intervento (discorsiva, con strumentazioni). 08. La necessità di una cultura della programmazione è sempre più impellente. In questi termini si descriva, in né più né meno di sette righe, quali sono le origini e gli elementi che caratterizza la programmazione curriculare e didattica La programmazione didattica è composta da una serie di operazioni che l’insegnante o gli insegnanti compiono per organizzare il loro lavoro didattico in un tempo definito, all’interno della scuola in cui operano, si attua con l’uso quotidiano e la verifica di strumenti e spazi nei tempi programmati. La programmazione curriculare tiene conto dei bisogni della popolazione scolastica e delle risorse del territorio. Essa consiste in una serie di operazione che vanno alla conoscenza oggettiva dei bisogni del soggetto per definirne gli obiettivi educativi e didattici. 09. Quali caratteri appartengono alla programmazione? La programmazione si caratterizza per la sua opera di realizzazione dei contenuti esposti nei programmi; Per l’azione di raccordo tra programmi; Individui scuola e contesto sociale; Per la consapevolezza del ruolo che l’intervento didattico e la sua verifica hanno in termini di efficacia dell’azione formativa. La progettazione esige scientificità di metodo nel suo percorso di elaborazione dei contenuti. Lezione 053 07. Quali funzioni assolve la progettazione? Il metodo progettuale non è altro che una serie di operazioni necessarie, disposte in ordine logico, dettato dall’esperienza. Il suo scopo è quello di giungere al massimo risultato con il minimo sforzo. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 La progettazione è designata come lo strumento di controllo, gestione e pianificazione all'interno dei servizi educativi. Riconosce l'educatore come colui che progetta, documenta e valuta dimensioni di disagio, di benessere, di sviluppo culturale della società e contribuisce a elevarlo. Il progetto per un educatore rappresenta anche una forma di interpretazione intelligente della realtà. 08. Due risultano i momenti importanti per lo stato di apprendimento del discente: l’analisi dei bisogni formativi e la motivazione. Si descriva quale relazione instaurano con la programmazione. L’analisi dei bisogni formativi si occupa di analizzare le necessità della classe o del discente. Questi possono essere bisogni come affettivo, cognitivo, psicomotorio o la motivazione che è rappresentata dalla capacità di relazionarsi, di condivisione dei fini, di partecipazione cosciente. La motivazione e la salvaguardia dei bisogni formativi, insieme, avvaloreranno l’intero processo di programmazione, lasciandolo alla larga da sprechi sia economici e in termini di tempo. 09. La programmazione rappresenta il fondamento scientifico nelle scienze dell’educazione nel loro momento prassico-operativo. Su quali assunti è eretto tale principio? La programmazione rappresenta il fondamento scientifico nelle scienze dell’educazione nel loro momento prassico-operativo. Questo principio si basa su determinati principi che sono, il rigore metodologico; il ruolo svolto dallo strumento di intervento/osservativo; la tracciabilità della figura docente inserita in un contesto di team teaching; la libertà di espressione di ogni singolo membro dell’agire educativo. 10. Due risultano i momenti importanti per lo stato di apprendimento del discente: analisi dei bisogni educativi e la motivazione. Si descrivano questi due elementi caratterizzanti la programmazione. L’analisi dei bisogni formativi si occupa di analizzare le necessità della classe o del discente. Questi possono essere bisogni come affettivo, cognitivo, psicomotorio o la motivazione che è rappresentata dalla capacità di relazionarsi, di condivisione dei fini, di partecipazione cosciente. La motivazione e la salvaguardia dei bisogni formativi, insieme, avvaloreranno l’intero processo di programmazione, lasciandolo alla larga da sprechi sia economici e in termini di tempo. Lezione 054 05. Cosa si intende per fattori motivanti e demotivanti? I fattori motivanti sono quegli elementi che conducono l’essere umano verso la continua ricerca del miglioramento del proprio sé. I fattori demotivanti invece sono tutti quegli elementi che indeboliscono la forza della motivazione e a volte addirittura spegnendola definitivamente. Esistono dei pericoli di demotivazione, che si diversifica dall’assenza di motivazione, tra cui è possibile ricordare la carenza delle strategie di apprendimento; attese e convinzioni negative nell’esecuzione del compito; variabili invalidanti dal contesto; noia o disinteresse; ansia; depressione; l’adozione di comportamenti inadeguati. 06. Come è possibile definire la motivazione? Maslow definisce la motivazione come “carenza di un ‘oggetto’ desiderato, talchè la persona orienta il suo comportamento per raggiungerlo o per soddisfare il relativo bisogno”. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 Lezione 056 01. La progettazione pur essendo un’attività che è presente in ogni attività formativa, nella scuola dell’infanzia svolge un ruolo a dir poco di fondamentale importanza. Si rifletta su tale assunto. La progettazione nella scuola dell’infanzia svolge un ruolo a di fondamentale importanza. L’organizzazione delle varie attività ed esperienze che ogni bambino svolge durante il tempo passato a scuola appare essere sempre più importante perché si possa considerare una scuola di qualità. L’educatore suddivide la propria attività in attività e routine. Le attività si suddividono in attività libere, momenti ludici, di espressione e di sfogo, ed attività strutturate, tendenti al raggiungimento degli obiettivi specifici definiti nella programmazione. Le routine sono i momenti che si ripetono ogni giorno, quindi il contatto, il sonno, il pasto, etc. Sia le routine quotidiane che le attività libere devono essere oggetto di particolare attenzione nella progettazione. Ugualmente importante diviene fare oggetto di progettazione l’organizzazione didattica del servizio in termini di spazio, di tempo, di scelta di attività, un’organizzazione che deve rispondere ad essere congruente alla finalità educativa del servizio. 02. Spesso la progettazione si relaziona con il volere tecnologico, da cui legittima il suo progredire. Si determini quali sono i caratteri di tale relazione e gli obiettivi che si pongono in essere a livello educativo. Sotto un profilo tecnologico la progettazione si propone 5 obiettivi primari: La formazione di esperti in grado di realizzare pacchetti formativi sulla base delle più recenti teorie in campo pedagogico, didattico, sociologico e psicologico. La capacità di programmare, organizzare e valutare percorsi formativi attenti alla creazione di una sola cultura di base orientata verso il mondo contemporaneo; Far acquisire conoscenze tecniche e competenze operative nel settore della formazione e dell’educazione. Capacità di sviluppare l’innovazione tecnologica attraverso applicazioni integrate. Creare uno spin-off che consenta la realizzazione e la distribuzione di pacchetti innovativi per le diverse esigenze di formazione a distanza. Lezione 057 03. La realizzazione è la fase che unisce il progetto alla sua valutazione. La concretizzazione è un momento assai critico all’interno di uno scenario educativo, tanto da richiedere profonde riflessioni. In questi termini si analizzi la realizzazione progettuale, in né più e né meno di sette righe. La realizzazione è il compiersi del progetto messo a punto nella fase precedente di progettazione. La realizzazione è descrivibile a posteriori, mentre la progettazione lo è a priori. Nella realizzazione si ha la cosiddetta singolarità decisionale, soprattutto in un contesto didattico, il realizzatore del progetto ha in sé la responsabilità di condurre a buon fine il lavoro programmato. L’azione rappresenta un momento operativo, ma diviene anche la legittimazione dell’intero processo educativo e didattico. La realizzazione spinge ogni partecipante all’azione. Nella realizzazione si può affermare che si mettono a verifica non solo le ipotesi di fattibilità ma anche le abilità di colui che svolgerà l’attività di realizzazione. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 04. La realizzazione è una fase di crociale importanza per la riuscita o meno di un progetto, basti porre a mente la funzionalità e l’efficienza che può avere o non avere una lezione. Proprio da questo espresso deriva la necessità di determinare le caratteristiche e i principi di una buona lezione. Si risponda, in né più e né meno di sette righe. La realizzazione è la messa in pratica del progetto formativo, è caratterizzata dalla concretizzazione dell’operato del docente e si sviluppa attraverso la lezione. La realizzazione è espressione di un lavoro di gruppo e richiama la responsabilità di diverse figure quali l’emittente, individuabile nel consiglio di classe, i destinatari, rappresentati dai discenti e dal contenuto del messaggio. Questi elementi devono trovarsi in costante relazione tra loro per permettere che la fase di realizzazione sia sensata e scientificamente sostenuta. I principi di una buona lezione sono scanditi da fasi quali: iniziare la lezione con una breve sintesi dei temi trattati; enunciare gli obiettivi; presentazione del materiale; dare istruzioni chiare; dare la possibilità allo studente di fare domande; guidare gli studenti durante l’esercizio; Offrire feed-back; Fornire indicazioni personalizzate qualora il percorso non fosse per tutti corretto. 05. La realizzazione, detta nella maniera più semplice possibile, è la messa in pratica del progetto formative. Si definiscano gli elementi e i principi di tale fase progettuale, ponendo particolare attenzione alla lezione. La realizzazione è la messa in pratica del progetto formativo, è caratterizzata dalla concretizzazione dell’operato del docente e si sviluppa attraverso la lezione. La realizzazione è espressione di un lavoro di gruppo e richiama la responsabilità di diverse figure quali l’emittente, individuabile nel consiglio di classe, i destinatari, rappresentati dai discenti e dal contenuto del messaggio. Questi elementi devono trovarsi in costante relazione tra loro per permettere che la fase di realizzazione sia sensata e scientificamente sostenuta. I principi di una buona lezione sono scanditi da fasi quali: iniziare la lezione con una breve sintesi dei temi trattati; enunciare gli obiettivi; presentazione del materiale; dare istruzioni chiare; dare un alto grado di esercizio attivo dello studente; dare la possibilità allo studente di fare domande; guidare gli studenti durante l’esercizio; Offrire feed-back; Fornire indicazioni personalizzate qualora il percorso non fosse per tutti corretto. Lezione 058 02. L’azione è fonte di conoscenza, sanciva Damiano sul finire dello scorso secolo. Si rifletta su tale assunto educativo riferendosi alla realizzazione didattica della progettazione. Quella realizzativa è una fase che segna il passaggio dall’idea al tangibile quindi al misurabile e quantificabile. In questo momento di carattere didattico-pedagogico, il docente attuerà gli step organizzati nella fase progettuale. L’azione è capace di essere atto volontario diretto all’acquisizione di un apprendimento. Si può parlare di azione educativa in quanto scommette su obiettivi incisivi e totalizzanti e che aiutano il soggetto a prendere coscienza dell’ambiente che lo circonda ed avvicinarlo alla cultura. 03. Quali caratteristiche possiede la realizzazione all'interno della programmazione didattica? La realizzazione del progetto e della programmazione è legata a quello dell’intenzionalità e assume pertanto un valore estremamente importante. Questa sua caratteristica riduce il rischio di una conduzione dell’intervento educativo basata su criteri di ovvietà, ad una forma impersonale di pensiero e alla rinuncia di motivazione personale. Evita l’improvvisazione che indirizza l’intervento secondo logiche casuali, spogliando l’educatore di quel ruolo di responsabilità che richiede. Lezione 059 Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 06. Quale rapporto instaura la valutazione con le scienze umane e dell’educazione? Si rifletta in particolare sulla relazione che la valutazione ha con la pedagogia, la psicologia, sociologia e docimologia La valutazione viene collocata in una nuova prospettiva e rappresenta un processo ed un metodo al centro di ogni attività formativa. Di qui la presa in carico di nuovi modelli di analisi e di paradigmi attraverso cui sia possibile interpretare la valutazione nella maniera più pertinente possibile. Tra le più significative innovazioni che si sono registrate nello sviluppo del concetto di valutazione rientrano di diritto: La sperimentazione; La docimologia; Criteri di scientificità; Indicatori. 07. L’intelligenza pedagogica, cioè il compito di educare e quindi aiutare nella crescita fisica e mentale il soggetto discente, esige naturalmente che si conoscano le potenzialità di ognuno al fine di educarlo e valutarlo. Si rifletta su tale assunto pedagogico. Secondo la modellistica offerta da Bruner, la valutazione ha l’obbligo di indagare, formare, educare e sviluppare determinati elementi quali: La conoscenza dell’alunno; Cosa l’alunno già conosce; Cosa deve ancora imparare per raggiungere un determinato obiettivo; Quale è stato fino ad allora il suo rendimento; Lo stile di apprendimento; Quali siano i principali interessi, abilità e problemi inerenti lo sviluppo individuale; Il livello motivazionale; Il percorso fatto fino ad allora; Le potenzialità espresse e quelle ancora da far manifestare. L’obiettivo è quello di portare ogni soggetto alla massima espressione delle sue potenzialità. 08. Quale contributo ha offerto il Bruner alla valutazione? Bruner definisce la valutazione come forma di intelligenza pedagogica, che ha il compito di educare e di aiutare nella crescita fisica e mentale il soggetto. Per fare ciò è necessario che si conoscano le potenzialità di ognuno al fine di educarlo. Secondo Bruner, la valutazione ha l’obbligo di indagare, formare, educare e sviluppare determinati elementi quali: La conoscenza dell’alunno; Cosa l’alunno già conosce; Cosa deve ancora imparare per raggiungere un determinato obiettivo; Quale è stato fino ad allora il suo rendimento; Lo stile di apprendimento; Quali siano i principali interessi, abilità e problemi inerenti lo sviluppo individuale; Il livello motivazionale; Il percorso fatto fino ad allora; Le potenzialità espresse e quelle ancora da far manifestare. L’obiettivo è quello di portare ogni soggetto alla massima espressione delle sue potenzialità. Lezione 060 07. La valutazione è la terza fase della programmazione e di certo la più soggetta a critiche. Per tali ragioni si riporti, in né più e né meno di sette righe, cosa è lecito intendere con il termine valutazione e di quali caratteristiche universali dovrebbe essere corredata. La valutazione è parte integrante della programmazione didattica, essa risponde a funzioni fondamentali tra le quali, verificare l’acquisizione degli apprendimenti programmati; adeguare le proposte didattiche e le richieste alle possibilità individuali e del gruppo; predisporre eventuali interventi di recupero o consolidamento, individuali o collettivi; fornire agli alunni indicazioni per orientare l’impegno e sostenere l’apprendimento, etc... La valutazione può essere considerata un bilancio che dà utili indicazioni sia sulla validità del lavoro svolto sia sulla direzione del lavoro da svolgere”, ma soprattutto pone “in evidenza il valore e il significato del processo educativo nei confronti di ogni alunno”. 08. La valutazione è un argomento che si pone da sempre sul crinale della ricerca educativa, in particolare nel momento in cui è chiamata in causa ad assegnare voti a determinate performance. Proprio all’interno Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 L’effetto pigmalione è un pensiero o una convinzione che una persona ha e che ha il potere di influenzare il proprio comportamento e le proprie aspettative nei confronti di se stessi o di qualcun altro, tanto da determinare proprio ciò che si pensava. Possiamo avere l’effetto pigmalione quando un soggetto si pone positivamente o sicuro di un successo nell’affrontare un determinato problema, avrà più probabilità di riuscita, potremo ottenere invece l’effetto contrario se il soggetto si ponesse in maniera negativa, come se fosse vittima di una persecuzione del negativo. Sicuramente un effetto di stampo psicologico ma che ha una forte spinta conoscitiva e di maturazione. 05. In che modo può essere definibile il termine verifica? Come si distingue da quello di valutazione? La verifica è la raccolta sistematica di dati attraverso strumenti come test, prove strutturate, saggi, elaborazione di testi, questionari, prove pratiche, interrogazioni, osservazioni ecc. Nel momento della verifica, il docente si limita a raccogliere dati, a misurare fenomeni e a registrare dei comportamenti. Una volta raccolto un numero sufficiente di dati, legge i diversi risultati, li raffronta e li interpreta in base a dei criteri. A questo punto potrà esprimere un giudizio, ovvero la valutazione vera e propria. La verifica, quindi, è la raccolta dei dati, mentre la valutazione è l’interpretazione del loro significato. Da questa distinzione si può evincere che i dati desunti dalle verifiche, specie se con strumenti strutturati e standardizzati, possono essere di carattere prevalentemente quantitativo, mentre il giudizio, la valutazione, rispondono a criteri qualitativi. Le verifiche registrano conoscenze, abilità, talvolta aspetti della competenza, mentre il giudizio valutativo rende conto anche dell’andamento dell’apprendimento in relazione a progressi, regressi, impegno, motivazione, capacità critiche, abilità metodologiche. 06. Oltre agli effetti, all’interno del processo valutativo si possono innescare delle vere e proprie distorsioni. Cosa si intende con l’infedeltà di uno stesso o più correttori? Uno stesso correttore non può giudicare sempre alla stessa maniera perchè entrano in gioco diversi fattori ambientali, emotivi, relazionali, culturali etc. questi possono far diversificare la valutazione di un elaborato anche a distanza di poco tempo. Inoltre i correttori possono avere la qualità di formulare più giudizi che poi verranno riassunti in un unico voto finale, ma hanno anche il difetto di non conoscere il soggetto valutato. Per questo motivo la loro misurazione sarà soggettiva e ricca di pregiudizi, per questo motivo il giudizio rischia di non essere attendibile. 07. Oltre agli effetti, all’interno del processo valutativo si possono innescare delle vere e proprie distorsioni. Cosa si intende con la distorsione forzata dei risultati? La distorsione forzata dei risultati è la distribuzione che il docente può utilizzare implicitamente e esplicitamente per riutilizzare gli esiti individuali di una prova. L’insegnante in tal modo stabilisce una graduatoria forzata differenziando e valutando, talvolta anche in modo inconscio i voti attribuiti. Si tratta di un fenomeno legato all'assunto implicito, da parte dei docenti, secondo il quale la riuscita degli alunni seguirebbe una distribuzione gaussiana, similmente a quanto accade per molti fenomeni naturali, con frequenze modeste nei valori estremi, ovvero per i risultati altamente positivi o decisamente negativi, e più elevate nei valori centrali, corrispondenti alle valutazioni mediane. Gli insegnanti, implicitamente, tenderebbero a ritenere 'normale' che solo una percentuale limitata di studenti possa ottenere valutazioni ottimali, considerando gli alunni, di fatto, come soggetti appartenenti ad una popolazione con caratteristiche distribuite casualmente e la scuola e l'insegnamento come limitatamente incidenti sulle potenzialità di base dei discenti. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 08. Molti sono gli effetti che subentrano nel processo educativo/valutativo. In particolare si rifletta sull’effetto di contagio L’effetto di contagio è detto anche effetto di sovrastima o di sottostima, in quanto gli studenti ritengono che una performance precedente, che sia positiva o negativa, influenzi sulla successiva, per tal motivo si tende a evitare una interrogazione immediatamente successivamente alla precedente. Questo anche per il ragionamento effettuando pensando che un insegnante si aspetti una prestazione sempre migliore dopo una andata male o bene, in particolare qualora questa sia andata negativamente. 09. Molti sono gli effetti che subentrano nel processo educativo/valutativo. In particolare si rifletta sull’effetto alone e stereotipia L’effetto alone agisce su chi valuta e rappresenta una determinata caratteristica, del soggetto esaminato, che influisce positivamente e negativamente chi valuta. Si presenta quando si fanno rientrare nel giudizio tutti gli elementi positivi o negativi di un soggetto che hanno un gran peso. Per stereotipia, invece, si può intendere una constatazione dei risultati di un soggetto derivante da impressioni riceventi ad esempio dall’insegnante. Da qui la contaminazione dei risultati che influenzano i risultati non solo di una performance, ma di più prestazioni dello stesso soggetto. 10. Cosa si intende con i termini attendibilità e validità nella valutazione? Per validità si intende quando una prova rivela tutto ciò che ci si era preposti di rivelare. Rappresenta l’esattezza di una misurazione di una prova in rapporto ad un criterio dato. L’attendibilità rappresenta l’esattezza della misurazione, indipendentemente da ciò che viene ad essere misurato, e viene espresso solitamente per mezzo di indici di correlazione. Lezione 064 02. Secondo la lettura pedagogia l’innovazione diviene elemento cardine per una evoluzione non solo di ogni soggetto, ma anche per un nuovo tipo di scuola. Quale è il ruolo dell’innovazione all’interno di uno scenario pedagogico-valutativo? L’innovazione ha importanza quale primo elemento teorico-pratico, capace di dare continuità e validità nel processo educativo. Secondo la lettura pedagogica l’innovazione diviene elemento cardine per una evoluzione non solo di ogni soggetto, ma anche per un nuovo tipo di scuola, più opportuno e vicino alle esigenze. L’innovazione percorre dall’interno i sentieri dell’educazione, provocando lo studio e l’analisi di strumenti e tecniche sempre nuovi ed aggiornati e risulta un sapere dell’intero panorama educativo, dalle cui relazioni dei risultati dipende molto la qualità della formazione di ogni soggetto in apprendimento. 03. La valutazione spesso viene ad essere confusa con termini che comunque non la completano, come ad esempio quello di verifica Quale differenza esiste tra valutazione e misurazione? La valutazione consiste in una serie di operazioni che fondandosi sui dati della misurazione, attribuisce loro un significato dal punto di vista educativo. Il processo della valutazione fornisce le basi per un giudizio di valore che dovrebbe consentire di prendere migliori decisioni pedagogiche. Un processo sistematico per determinare il grado con cui gli obiettivi educativi sono stati raggiunti dagli allievi. La misurazione è una stima operata in base a regole che richiedono procedure sistematiche mediante le quali si attribuiscono caratteristiche o proprietà quantitative e qualitative a comportamenti, processi, oggetti. Dal confronto emerge che la valutazione è qualcosa di più della misurazione: non solo tiene presente molti fenomeni qualitativi che possono essere ridotti a misure, ma, anche implica il confronto con gli obiettivi. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 Lezione 065 02. La pedagogia si avvale di tecniche per l’indagine, la rilevazione, la gestione, l’organizzazione e la legittimazione del soggetto in apprendimento. Quale valore assumono le tecniche nella pedagogia, e ancora più in specifico nella valutazione? La complessità dei fenomeni educativi richiedono alla pedagogia una pluralità di forme di intervento, di indagine e di investigazione. La pedagogia si avvale di tecniche per l’indagine, la rilevazione, la gestione, l’organizzazione e la legittimazione del soggetto in apprendimento e della sua forma educativa. L’esigenza di allargare la conoscenza dei sistemi educativi fonda le sue radici nella presa di coscienza, che la pedagogia non può essere più stimata quale scienza che arresta la il suo impegno solo su aspetti empirici. La ricerca pedagogica ha stabilito la profonda relazione che esiste tra una programmazione di qualità e valutazione, in particolare sul concetto di valutazione scolastica, che dovrebbe riqualificare il sistema scolastico. La valutazione tende a mettere in luce non solo il raggiungimento degli obiettivi educativi, ma anche la qualità dell’offerta formativa e delle relazioni poste in essere dallo stesso docente. La valutazione diviene ricerca e conoscenza del processo educativo in senso generale, quindi risorsa indispensabile per orientare il progetto e la formazione. 03. Ciò che risulta palese è che le tecniche e gli strumenti devono essere considerati un supporto essenziale dell’atto educativo, ma mai essere accreditati come istanze formative a sé stanti, un sostegno, quindi, che si calibra flessibilmente a seconda delle necessità. Si convalidi o smentisca tale assunto. Potremo sostenere che un percorso didattico non può essere improvvisato, ma ha necessità di essere progettato, monitorato, modificato se necessario e valutato. L’insegnante è colui che padroneggia le tecniche didattiche e gli strumenti, anche connessi alle nuove tecnologie. Oltre ad avere la padronanza deve avere la capacità di utilizzarle in modo integrato al fine di raggiungere il successo formativo. Ogni obiettivo formativo infatti ha una sua specificità e può essere raggiunto solamente attraverso strumenti e percorsi adeguati che tengano conto sia delle finalità da conseguire, sia della personalità e della situazione di partenza degli allievi. Questo inevitabilmente comporta che il docente non solo padroneggi le tecniche e le strategie ma che abbia anche la capacità di utilizzarle in modo creativo, adattandole al contesto. Va da se che gli strumenti sono da considerarsi un supporto dell’atto educativo, un sostegno che hanno però necessità di essere flessibili per adattarsi ai contesti specifici. 04. Quali sono le finalità a cui tendono le tecniche e gli strumenti pedagogici? La pedagogia si avvale di tecniche per indagine, le rivelazioni, la gestione, l’organizzazione e la legittimazione del soggetto in apprendimento e della sua forma educativa. Le tecniche e gli strumenti sono capaci di fornire adeguate negazioni soprattutto nel momento di attuare un progetto. La tecnica si fa carico di quei valori che donano senso e completezza all’intera esperienza educativa. Gli strumenti e le tecniche che la pedagogia adotta non solo partecipano e sostengono l’errore pedagogico all’interno della scuola, ma assistono al suo essere sicura. Lezione 066 08. Il problem solving è una delle tecniche maggiormente utilizzate in campo pedagogia. Si determini il valore educativo che riveste. Con problem solving si vuol indicare l’insieme dei criteri volti a studiare, esaminare e trovare soluzioni a determinate situazioni. Questo intervento assume un valore soprattutto per le strategie che servono per raggiungere gli obiettivi. Mentre la lezione lascia l'alunno sempre in una posizione di dipendenza dall'insegnante che dispensa il sapere, la ricerca di soluzioni, non solo porta ad una più sicura comprensione, ma insegna a procurarsi da soli le conoscenze, quindi insegna un metodo per apprendere. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 persone, situazioni, all’interno di un contesto, inserite in un ambiente. L’osservazione è un elemento basilare nel processo di ricerca scientifica ed è anche alla base della professionalità di educatori ed insegnanti, come cardine fondante la progettualità educativa. 05. Secondo quali principi l’osservazione può essere espressa sia come metodo che tecnica? Per condurre e documentare percorsi di educazione ci si avvale di alcuni strumenti di lavoro. Non esiste un metodo o una tecnica di osservazione validi in assoluto, esistono obiettivi e contesti e fasi diversi, che sono determinanti nella scelta del metodo e della tecnica di osservazione da adottare. L’osservazione, per poter essere utile, deve passare dall’osservazione puramente occasionale a vera e propria osservazione sistemica, che dovrà essere il più possibile accurata, scientifica e efficace nella raccolta delle informazioni. 06. Esistono svariate forme di osservazione. Si analizzi, in né più né meno di 5 righe, nei suoi tratti distintivi l’osservazione etologica L’osservazione etologica richiede che l’osservare sia libero da teorie o ipotesi di lavoro, e che l’osservazione non venga influenzata. L’osservatore non influenza in alcun modo il comportamento che è interessato a studiare e annulla il più possibile la soggettività, il risultato è una descrizione dettagliata e obiettiva. L’osservatore si nasconde dietro lo specchio unidirezionale e se ciò non è possibile inizia ad osservare solo quando è ignorato dai soggetti osservati, in alcuni casi si usano strumenti di audio o videoregistrazione, si raccoglie una descrizione dettagliata e completa degli eventi e poi si interpreta alla luce delle ipotesi. Uno dei limiti dell’osservazione etologica è la mancanza dell’assoluta oggettività. 07. Quale valore assume da un punto di vista pedagogico l'osservazione? L’osservazione rappresenta il punto di partenza di ogni intervento educativo. L’osservazione consente di avere un quadro preciso e dettagliato del comportamento sul quale si intende intervenire. Gli elementi che connotano l’osservazione sono la finalità e l’intenzionalità, una persona che osserva ha un preciso obiettivo che consiste nella conoscenza e nella descrizione, il più possibile oggettiva, fedele e completa, di un determinato fenomeno, considerato rilevante e significativo rispetto a particolari interessi, motivazioni, curiosità. L’osservazione si configura come un processo cognitivo, in quanto non solo è orientata alla lettura di un fenomeno o situazione ma soprattutto alla sua comprensione. Osservare significa mettere in luce alcune caratteristiche relative ad una cosa, persona, situazione ponendole in relazione con altre cose, persone, situazioni, all’interno di un contesto, inserite in un ambiente. L’osservazione è un elemento basilare nel processo di ricerca scientifica ed è anche alla base della professionalità di educatori ed insegnanti, come cardine fondante la progettualità educativa. L’osservazione è molto importante nei momenti di difficoltà nella gestione educativa e risulta estremamente utile nei casi di disabilità anche gravi e in particolare con i bambini affetti da autismo. Lezione 069 02. Generalmente nel momento in cui si compiono azioni di valutazione, di osservazione, di monitoraggio o di attuazione di una determinata tecnica o strumento educativo si giunge alla formulazione di un giudizio. Si descriva tale termine in né più né meno di 7 righe. Ogni comunità scolastica è caratterizzata da valutazioni, che rimandano al cosiddetto curricolo informale, in cui attori della valutazione sono sia gli insegnanti che gli alunni e le altre persone coinvolte negli scambi comunicativi. La valutazione, come atto formale ed esplicito, vede generalmente gli insegnanti quali attori, Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 impegnati nella formulazione di giudizi che rappresentano un atto connesso all’esercizio della loro professione, socialmente dovuto ed atteso. La formulazione del giudizio risulta essere un’azione complessa che investe sia la totalità della natura del discente, sia quella del docente. È riassumibile come un atto della mente che associa un pensiero ad un altro o ad un evento esprimendone il grado di relazione, o come il risultato di un processo critico di confronto tra dati osservativi e costrutti teorici. 03. Quale relazione c’è tra il giudizio e l'osservazione da un punto di vista educativo? Il principale rapporto tra osservazione e giudizio in campo educativo è dato dalla formulazione di giudizi sui fenomeni verificatisi, dopo un accurato periodo di osservazione. Grazie all’osservazione, infatti, si è in grado di esaminare in maniera critica ogni processo formativo, fino a giungere ad un’attenta analisi nella costruzione e somministrazione dei test quali elementi per il prelevamento di dati. 04. Quali caratteristiche possiede il giudizio valutativo? Il giudizio valutativo consiste nella massima espressione della valutazione, le sue caratteristiche base sono il fatto che il contenuto della valutazione non deve limitarsi alla presa di coscienza di determinate caratteristiche di un discente o della presenza o meno di elementi quantitativamente osservabili della conoscenza, ma deve combattere e sfidare quell’alone formato da giudizi formulati sulla base di standard educativi, e quindi tenere conto delle varie caratteristiche oggettive. 05. Una corretta formulazione di un giudizio è un’azione che procede per gradi e determinate fasi. Si descriva lo sviluppo di un giudizio di senso. Per avvalorare un giudizio come fonte di un’azione educativa è necessario seguire meticolosamente delle procedure o fasi. Per questo motivo, nella formulazione di un giudizio è sempre opportuno tenere in considerazione gli stadi del suo sviluppo. Innanzitutto occorre stabilire l’oggetto sottoposto a controllo, gli obiettivi a cui si vuole tendere, e le modalità attraverso cui giungere a formulare un giudizio. Dopo di che si fissano le fasi con cui procedere, a partire da quella di controllo in cui vi è stimolazione o somministrazione di prove, una successiva della registrazione delle prestazioni e poi un’adeguata lettura delle informazioni raccolte ed elaborazione dei dati ottenuti. 06. Spesso il risultato di un processo valutativo è un giudizio. Quale rapporto esiste tra questi due elementi educativi? Se pensiamo alla parola valutazione, come sinonimo potremo trovare giudizio. La valutazione è un giudizio basato sulla raccolta e sull’interpretazione di informazioni, e si configura pertanto come un processo di ricerca. A questo punto potremo però fare una distinzione. La valutazione è la volontà di raccogliere ogni informazione utile, plausibile, affidabile, in merito al processo sottoposto ad analisi, e la successiva operazione di analisi e interpretazione, che rende la valutazione diversa da un qualunque giudizio. In quanto attività di ricerca, la valutazione accetta di sottostare a una serie di regole tipiche di ogni comunità scientifica diventando ricerca valutativa. Per valutazione più generale, si può intendere il processo di formulazione di giudizi. Il giudizio associato alla valutazione diviene una relazione percettiva del soggetto valutato e nei confronti di determinati dati o elementi derivanti dal soggetto valutativo. Lezione 071 04. A grandi linee la motivazione può essere estrinseca ed intrinseca. Si definiscano queste due tipologie di motivazione Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 Motivazione intrinseca più forte di quella estrinseca e può essere suddivisa in innata (bisogni) e cognitivamente mediata (obiettivi). Estrinseca è di ordine comportamentistica, pone le sue radici dialettiche sul rinforzo (premio o punizione). 05. La motivazione gioca un ruolo determinate all’interno del panorama educativo. Se prenda in considerazione tale termine evidenziando il forte influsso in un processo apprenditivo? Il processo educativo non può avvenire senza presenza di una determinata ed elevata motivazione. Senza motivazione ogni apprendimento resta superficiale ed epidermico. La motivazione è spesso legata alla posizione che ogni insegnante cerca di trasmettere soprattutto per la bellezza che il sapere dovrebbe generare. Lezione 072 06. Quale prospettiva assume il concetto di humanitas? La parola humanitas in latino sintetizza gli elementi che definiscono l’uomo. Il termine è un composto dell’aggettivo humanus (“proprio dell’uomo”) unito al suffisso –tas che indica la sostanza di ciò che è proprio, tipico dell’uomo. Il concetto di humanitas assume la prospettiva come un rapporto profondo, il quale chiede amore ed apertura che nel tempo è capace di ripagare allo stesso modo. Credere nella Persona e nella sua educazione significa contare su quelle grandi idee, che trovano il loro costante punto di riferimento nell’essere umano e sono destinate a restare perenni, non suscettibili di mode o culture, in grado di consentire un reale investimento in umanità. 07. La persona è nucleo fondante ed epicentro di ogni persona educativo. Si analizzi questo termine cercando di sottolinearne gli elementi e i tratti distintivi. La parola persona deriva dal latino persona, espressione usata per porre relazione la maschera teatrale col carattere. Boezio intende la persona come un essere individuale di natura ragionevole. Secondo Leibniz la persona è un’entità che ha la propria essenza nella coscienza di se, mentre per Kant la persona è un essere ragionevole, libero e responsabile. Da ciò si può affermare che la persona è un essere cosciente di se e moralmente autonomo. La persona è sostanza razionale, libera, è entità che possiede una poliformità funzionale. Sue caratteristiche sono l’autonomia, caratterizzata dalla cultura, una persona è libera quando può offrire allo stesso simbolo diversi significati e ciò è possibile nel momento in cui una persona diventa colta; La creatività, momento di massima espressione della singolarità della persona. Gli elementi che caratterizzano la singolarità della persona quali la fantasia, l’intelligenza, si riassumono attraverso l’atto creativo. L’amore è inteso come relazione della persona con il mondo. 08. La singolarità è la più alta espressione della persona, tanto da essere un vero e proprio elemento imprescindibile. Quali caratteri dell’essere umano di vogliono evidenziare da un punto di vista educativo? Gli elementi che caratterizzano la singolarità della persona sono: fantasia, intelligenza, intuito. Tutti questi elementi si riassumono attraverso l’atto creativo. l’atto creativo si attua soltanto tramite l’autonomia che permette di padroneggia la realtà che ci circonda. La diversità quindi diviene elemento essenziale per il cambiamento e la creatività come spinta al cambiamento. L’ educazione ha un ruolo fondamentale. Un’educazione mirata, infatti, consente di costruire le condizioni ottimali per permettere all’individuo di esprimere la propria creatività. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 06. Durante il corso si sono prese in considerazione diverse parti del cervello. Quali ritenete le più importanti all’interno della ricerca pedagogica? L’apprendimento a livello biologico deve rapportarsi con la sfera delle emozioni, infatti quando si attiva la sfera emotiva si verifica un aumento della concertazione sui particolari più importanti di una data esperienza e si apprende di più. Il cervello emotivo ha un valore predominante nello svolgere la funzione di apprendimento di ogni soggetto, infatti basta ricordarsi del rapporto che esiste tra emozione e memoria, presumibilmente il ricordo più nitido è quello legato ad un’emozione profonda. I maggiori apprendimenti si verificano in presenza di stati emotivi forti, di sentimenti capaci di imprimere nella memoria un’informazione in modo duraturo. Vi sono parti del cervello che hanno un’importanza rilevante da questo punto di vista e sono: l’amigdala che è la sede delle emozioni come paura e gratificazione; Il ganglio basale e l’insula che sono sede del disgusto; La corteccia cingolata prefrontale e anteriore che è la zona deputata al controllo cognitivo delle emozioni che orientano ogni flusso emotivo. Ogni capacità deriva dalla “plasticità neuronale” che è la funzionalità ed elasticità dei neuroni di attivarsi e comunicare tra loro. 07. Quali sono le basi biologiche dell’apprendimento? L’apprendimento a livello biologico deve rapportarsi con la sfera delle emozioni, infatti quando si attiva la sfera emotiva si verifica un aumento della concertazione sui particolari più importanti di una data esperienza e si apprende di più. Il cervello emotivo ha un valore predominante nello svolgere la funzione di apprendimento di ogni soggetto, infatti basta ricordarsi del rapporto che esiste tra emozione e memoria, presumibilmente il ricordo più nitido è quello legato ad un’emozione profonda. I maggiori apprendimenti si verificano in presenza di stati emotivi forti, di sentimenti capaci di imprimere nella memoria un’informazione in modo duraturo. Vi sono parti del cervello che hanno un’importanza rilevante da questo punto di vista e sono: l’amigdala che è la sede delle emozioni come paura e gratificazione; Il ganglio basale e l’insula che sono sede del disgusto; La corteccia cingolata prefrontale e anteriore che è la zona deputata al controllo cognitivo delle emozioni che orientano ogni flusso emotivo. Ogni capacità deriva dalla “plasticità neuronale” che è la funzionalità ed elasticità dei neuroni di attivarsi e comunicare tra loro. Lezione 075 04. All’interno delle scienze umane e dell’educazione l’intelligenza e la creatività sono potenzialità umane da dover sfruttare e sviluppare. Quale relazione esiste tra intelligenza e creatività. Secondo Gardner esiste un legame indissolubile tra creatività e intelligenza al punto che lo studioso, parlava di intelligenze creative. La creatività, quando la si vuole indagare, assume una specificità particolare, in questo modo è possibile riconoscere l'intelligenza come lo strumento principale dell'intelletto umano e la creatività come la capacità e la potenzialità del soggetto di elaborare nuove e singolari strategie e idee risolutive comunque nella creatività e nell'intelligenza. 05. In quali termini intelligenza e creatività possono essere riconosciute come elementi di diversità ed uguaglianza della persona? Intelligenza e creatività sono due caratterizzazioni ed elementi che possono essere riconosciuti come fattori di diversità ed uguaglianza della persona. Queste differenze esistenti tra soggetto e soggetto sono determinate dal DNA individuale, ma anche dai condizionamenti derivanti dall’appartenenza ad una cultura specifica, dall’ambiente di vita, dalle relazioni interpersonali, le quali cambiano le situazioni di apprendimento e di metodo. 06. Intelligenza e creatività spesso vengono ad essere confuse o usate come sinonimi. A livello pedagogico, però, questi due termini assumono caratteristiche specifiche e singolari. Si descrivano in né più né meno di 7 righe. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 L'intelligenza viene descritta quale unica funzione di conoscenza e strumento principe dell’intelletto umano a disposizione della persona per comprendere l'ambiente che lo circonda e risolvere problemi e situazioni impreviste e imprevedibili. Mentre la creatività invece viene identificata come una precisa forma d'intelligenza particolarmente acuta non presente come intelligenza globale, di nicchia a volte latente, la quale sta in attesa di essere attivata nel momento in cui ci si trova davanti ad un quesito a cui si deve rispondere utilizzando le capacità e potenzialità del soggetto nell’elaborazione di nuove e singolari strategie e idee risolutive. Lezione 076 06. Molte sono le classificazioni che sono state fatte delle intelligenze, tra cui quella di Bruno Rossi. Si rifletta sulle tassonomie espressa dal noto pedagogista, il quale evidenzia le intelligenze per educare. Oltre alla classificazione e distinzione espressa dal Gardner, Bruno Rossi identifica quattro “intelligenze per educare”. L’intelligenza ermeneutica che dona al soggetto la possibilità di ricostruire il suo passato, leggere criticamente il proprio presente e progettare il futuro, un’intelligenza progettuale quale esercizio costante di autodirezione e autogestione; L’intelligenza affettiva, capace di destare l’uomo da quella alessitimia (analfabetismo emotivo) che attanaglia ogni soggetto appartenente alla società moderna; L’intelligenza interculturale che è l’unico strumento a disposizione della persona per risolvere le difficoltà sociali e di comunicazione tra culture; L’intelligenza riflessiva che accompagna ogni persona nel labirinto dell’introspezione e del pensiero riflessivo. 07. Si definisca la tassonomia dell’intelligenza espresse dal Gardner Il noto psicologo americano, classifica 7 tipi di intelligenza, ognuna delle quali corrispondente ad una determinata personalità conosciuta e creativa. L’intelligenza linguistica è quella che permette l’espressione verbale e non verbale, essa consente al soggetto di essere nella condizione ottimale per relazionarsi all’altro in maniera positiva; L’intelligenza logico matematica dà al soggetto “l’abitudine all’onestà perfetta”, poiché invita costantemente la persona, all’osservare il mondo fenomenico e la sua riproduzione sperimentale, utilizzando la ragione e la percezione quantitativa della misura; L’intelligenza musicale che trova la sua massima espressione nell’arte delle note, nel sentire e distinguere un rumore da una melodia. L’intelligenza spaziale che dà ragione della percezione che ogni soggetto ha di ciò che lo circonda e si riferisce alla capacità di rappresentare il mondo esterno all'interno della nostra mente. L’intelligenza corporeo – cinesica che è il sentire e conoscere il proprio corpo come espressione comunicativa, artistica e dei rapporti causa effetto. L’intelligenza interpersonale che si applica alla vita di relazione e si realizza nel donarsi agli altri come espressione di “amore” e come forma di socialità attiva e volontà; L’intelligenza intrapersonale che fa riferimento all’introspezione come capacità di guardarsi dentro, di comprendere se stessi e sapere chi siamo, cosa possiamo fare, cosa vogliamo fare. 08. Si analizzino le sette intelligenze creative espresse da Gardner Il noto psicologo americano, classifica 7 tipi di intelligenza, ognuna delle quali corrispondente ad una determinata personalità conosciuta e creativa. L’intelligenza linguistica è quella che permette l’espressione verbale e non verbale, essa consente al soggetto di essere nella condizione ottimale per relazionarsi all’altro in maniera positiva; L’intelligenza logico matematica dà al soggetto “l’abitudine all’onestà perfetta”, poiché invita costantemente la persona, all’osservare il mondo fenomenico e la sua riproduzione sperimentale, utilizzando la ragione e la percezione quantitativa della misura; L’intelligenza musicale che trova la sua massima espressione nell’arte delle note, nel sentire e distinguere un rumore da una melodia. L’intelligenza spaziale che dà ragione della percezione che ogni soggetto ha di ciò che lo circonda e si riferisce alla capacità di rappresentare il mondo esterno all'interno della nostra mente. L’intelligenza corporeo – cinesica che è il sentire e conoscere il proprio corpo come espressione comunicativa, artistica e dei rapporti causa effetto. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 L’intelligenza interpersonale che si applica alla vita di relazione e si realizza nel donarsi agli altri come espressione di “amore” e come forma di socialità attiva e volontà; L’intelligenza intrapersonale che fa riferimento all’introspezione come capacità di guardarsi dentro, di comprendere se stessi e sapere chi siamo, cosa possiamo fare, cosa vogliamo fare. Lezione 077 06. La creatività non sempre si manifesta, ma può celarsi in uno stato di latenza che aspetta solo il verificarsi delle condizioni ideali per esprimersi. Quale valore assume l’ambiente per lo sviluppo della creatività? La creatività non sempre si manifesta, ma può celarsi in uno stato di latenza che aspetta solo il verificarsi delle condizioni ideali per esprimersi. L’ambiente in questo caso gioca un fattore determinante, perché il contesto nel quale agisce e vive la persona, come i fattori sociali-culturali, psicologici e fisici, sono il risultato dell’interazione tra persona e l’ambiente stesso. Esse nel complesso influenzano l’accesso alle informazioni e all’espressione delle capacità del proprio potenziale creativo, permettendo alla persona di sentirsi e di essere se stesso. 07. La creatività è guidata ed alimentata dell’educazione permanente. Si evidenzi, in né più né meno di 7 righe, tale relazione. La creatività è un’abilità intrinseca dell’essere umano ed è alimentata dell’educazione permanente. Il desiderio di innovare, di esplorare nuovi percorsi, di realizzare sogni, con il fine di raggiungere la piena realizzazione di sé, sia a livello sociale che professionale in un percorso che duri quanto dura la vita. L’educazione permanente trasmette alla creatività i meccanismi di trasformazione della conoscenza, del pensiero produttivo precedentemente acquisito, verso nuove produzioni e soluzioni originali tramite la ricombinazione degli elementi conosciuti in piena autonomia. Lezione 078 06. Secondo lei perchè Mario Mencarelli ha definito la creatività come uno stato di interfunzionalità? Mario Mencarelli ha definito la creatività come uno stato di interfunzionalità, dove tutto funziona al meglio, cioè dove ogni parte neurologica compie il suo operato nella maniera migliore. Non si tratta solo di un centro che presiede le funzioni linguistiche ma anche quello che riguarda le aree del colore, creatività, forme, amore, sentimento ma anche nomi comuni e i nomi propri, la natura. Sono aspetti della vita che chiamano in causa la funzionalità dell’emisfero destro, quello alogico, che non si oppone all’emisfero opposto ma ne richiama sempre l’unità. Proprio per questa interfunzionalità, quando ci si trova davanti ad un problema, nella mente si attivano una serie di processi che impiegano tutte le risorse che un individuo ha. Questo cercare nuove strategie utili porta a trovare molteplici soluzioni a molteplici problemi o una pluralità di soluzioni a un solo problema. Mencarelli sostiene che la creatività è un modo di essere, di vivere, di porsi di fronte alla realtà, il modo più vero ed autentico di realizzarsi della persona nella sua unicità e originalità. 07. La creatività è un processo che avviene per gradi. Si descrivano le fasi della creatività in né più né meno di 7 righe. Le fasi della creatività sono 4. La prima è la preparazione che porta alla produzione creativa attraverso attività di osservazione, raccolta dati, slanci immaginativi e fantastici mantenendo uno stato di autocensura che serve a legittimare responsabilità e sacrificio. Il secondo stadio è quello della frustrazione, contrassegnato da Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 09. L’educazione permanente è considerabile prospettiva e metodo. Si definisca il motivo di tale definizione. L’educazione permanente è considerabile come prospettiva e metodo, perchè riguarda tutti i processi, tutte le fasi della formazione e degli apprendimenti formali e non formali, conseguiti dall’individuo nel corso della sua intera esistenza. La prospettiva e il metodo comprendono tutti i mezzi necessari, con il fine di raggiungere il massimo dei traguardi possibili a livello sociale e professionale, mediante un processo che duri, quanto dura la vita. Lezione 082 03. Quale valore educativo assume il termine sfida? Si descriva in né più e né meno di 7 righe. Apprendere è un’attività voluta e libera del soggetto. Essa si pone in rapporto con l’insegnamento, ma nell’ apprendimento la responsabilità educativa passa dall’educatore all’educato. Colui che apprende è il protagonista delle proprie scoperte e costruisce il proprio sapere ed è interprete delle proprie sfide. Le sfide sono necessarie a realizzare condizioni oggettive per far si che la persona possa crescere in armonia col mondo e con se stessa. Le sfide rappresentano gli impegni, i traguardi verso cui l’essere umano muove, le esigenze di mutamento che sono sollecitate dal bisogno di miglioramento e che comportano la creazione di opere. Le sfide sono i tramiti per la conquista della cultura e della piu’ alta realizzazione di se stessi con gli altri. 04. Quali elementi e caratteristiche porta in serbo il concetto di sfida all’interno delle scienze umane e dell’educazione? Le sfide sono necessarie a realizzare condizioni per far si che la persona possa crescere in armonia col mondo e con se stessa. Le sfide rappresentano gli impegni, i traguardi verso cui l’essere umano muove, sono le esigenze di mutamento che sono sollecitate dal bisogno di miglioramento e che comportano la creazione di opere. Le sfide sono tramiti per la conquista della cultura e della più alta realizzazione di se stessi con gli altri. Lezione 083 02. La sfida educativa più importante che concerne la pedagogia si compie certamente all’interno nei contesti scolastici di ogni ordine e grado. Si analizzi tale espressione offerta dal Gardner in né più né meno di sette righe. La sfida educativa più importante riguardante la pedagogia si compie all'interno dei contesti scolastici di ogni ordine e grado. Le scienze pedagogiche, ricorda Debesse, pongono l'accento sul lavoro formatore, sui mezzi e sui metodi adatti ad assicurare l'educazione. Il lavoro della pedagogia e della scuola dovrà definirsi come uno sforzo coordinato e inteso ad identificare quelle concezioni e quelle pratiche che nel loro insieme rappresentano stadi e forme di comprensione in ciascuna delle principali aree disciplinari. L'identificazione di queste forme di comprensione non possono e non devono venire affidate ha un particolare gruppo di interesse ma da un’intensa collaborazione tra le parti interessate, soprattutto esperti disciplinari, insegnanti delle varie materie, psicologi particolarmente versateli nel campo dei processi cognitivi e dell'età evolutiva, studio di pedagogia. Una volta identificate le forme di comprensione, è possibile progettare modalità di valutazione capaci di promuovere l'acquisizione. 03. Una sfida che attende oggi la pedagogia è la capacità di rispondere alle continue sollecitazione provocate principalmente dall’ avanzare tecnologico attraverso la stipula di un contratto formativo che sia Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 costantemente sorretto da tecniche e strumenti sempre adeguati e efficienti. Si rifletta sul valore che la tecnologia possiede nei vari contesti educativi e di quale sfida reclama. La pedagogia non può essere più considerata quale scienza che sofferma la sua attenzione solo su aspetti empirici o speculativi, ma oggi vi è l’esigenza di estendere le riflessioni alle procedure di intervento educativo- pedagogico. La pedagogia non si limita solamente ad indicare, individuare e produrre strutture e dogmi originari e creativi o sistemi di riferimento sempre più complessi, ma si fa carico anche di promuovere interventi di natura pratica e concreta. La sfida che oggi attende la pedagogia è la capacità di rispondere alle continue sollecitazioni provocate dall'avanzare tecnologico attraverso la stipula di un contratto formativo che sia costantemente sorretto da tecniche strumenti sempre adeguati ed efficienti. Le tecniche rappresentano non solo di trovare la migliore strategia o soluzione per un determinato contesto problema, bensì la promozione di una mediazione tra il pensiero e l'azione nei diversi campi di applicazione. 04. Sotto quali termini il concetto di sfida assume un valore educativo? Il concetto di sfida assume un valore educativo quando, ci troviamo a cercare di migliorare la nostra situazione culturale e di realizzazione di noi stessi, rispetto al mondo che ci circonda. Acquista quel valore educativo perché è quella forza che ci spinge a raggiungere un determinato obiettivo sollecitando il bisogno di miglioramento e comporta l’utilizzo e l’acquisizione di nuove competenze. 05. Cosa si intende per sfida al tecnicismo? La funzione della tecnica è sia quella di individuare la migliore strategia o soluzione per un determinato problema sia quella di innescare una meditazione tra il pensiero e l'azione nei diversi campi di applicazione. Gli strumenti pedagogici disponibili hanno il compito di assistere e aiutare la pedagogia nella sua azione di senso e di portare a compimento il suo essere in quanto scienza. Quando si procede alla costruzione di un progetto formativo e alla sua messa in pratica, la scelta degli elementi strumentali e il loro corretto utilizzo, devono avvenire secondo coscienza e conoscenza. Il processo educativo, infatti, non si limita ad usare una sola tecnica o un solo strumento per raggiungere un obiettivo, ma fa riferimento alla molteplicità funzionale di questi, poiché ogni strumento è in grado di dare un apporto fondamentale che permette la completezza di visione. Le tecniche e gli strumenti sono soggetti a costanti modificazioni per essere flessibili a seconda delle esigenze. Lezione 084 04. La famiglia di certo è la prima agenzia formativa che ognuno di noi incontra fin dalla nascita. Si analizzi il valore che oggi la famiglia assume da un punto di vista educativo e sociale. La famiglia di certo è la prima agenzia formativa che ognuno di noi incontra fin dalla nascita, ad esempio Galli, afferma che la famiglia è tirocinio impareggiabile per apprendere l’amore, il dialogo, l’ascolto, la comprensione e l’aiuto reciproco. È importante che il nucleo familiare fondi il percorso genitoriale sul concetto di amore, se questo non fosse si potrebbero generare disturbi e distorsioni. Nella società odierna la famiglia è al centro di molti cambiamenti e di un vasto dibattito ideologico. La riflessione sociale si confronta con i problemi quali l'evoluzione della sua struttura, pensiamo alle famiglie nucleari, multietniche, alla convivenza e il divorzio. L'insieme di questi cambiamenti ha portato a una rivalutazione del suo ruolo affettivo, sociale e economico. La famiglia è una realtà di transizione all'interno della quale è possibile trovare modelli formativi contrastanti. Si caratterizza dal punto di vista educativo come il centro di una molteplicità di "progetti" che interagiscono tra loro e che variano a seconda dei contesti, delle strutture e delle varie visioni del mondo dei membri. La famiglia provvede alla trasmissione dei valori sociali e alla conseguente integrazione dei suoi membri nella società. È questo il motivo per cui occupa una posizione di primo piano tra le agenzie di socializzazione. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 05. Nella relazione generata dall’amore c’è sempre un incontro tra persone che tende a diventare dialogo di anime. In particolare questo accade all’interno della famiglia, la quale veste sempre più un ruolo nevralgico nell’educazione del bambino. Si rifletta su quanto espresso. La famiglia può anche essere definita come sistema emozionale plurigenerazionale, in quanto comprende nell’intero sistema emozionale almeno tre o quattro generazioni. Infine, la struttura relazionale della famiglia cambia anche in seguito alle trasformazioni che avvengono nel contesto sociale e culturale. Il legame d’amore tra un uomo e donna, viene concepito come la radice del sistema familiare, esso è l’elemento primo, intorno al quale ruota la vita personale e coniugale, il cardine, il fine di ogni nucleo famigliare. I legami interpersonali spesso sono messi in crisi e subiscono lacerazioni rischiando di decadere, perchè il “mistero dell’amore umano” dovuto dal "sentimento", porta il singolo soggetto verso un processo di decentramento dal sé, per fare posto ad un altro, il quale è “estraneo” e “diverso” dal "se stesso dall'Io". 06. La famiglia è considerata un sistema emozionale plurigenerazionale. Si rifletta, in né più né meno di 7 righe, su tale affermazione. La famiglia può anche essere definita come sistema emozionale plurigenerazionale, in quanto comprende nell’intero sistema emozionale almeno tre o quattro generazioni. Infine, la struttura relazionale della famiglia cambia anche in seguito alle trasformazioni che avvengono nel contesto sociale e culturale. Il legame d’amore tra un uomo e donna, viene concepito come la radice del sistema familiare, esso è l’elemento primo, intorno al quale ruota la vita personale e coniugale, il cardine, il fine di ogni nucleo famigliare. I legami interpersonali spesso sono messi in crisi e subiscono lacerazioni rischiando di decadere, perchè il “mistero dell’amore umano” dovuto dal "sentimento", porta il singolo soggetto verso un processo di decentramento dal sé, per fare posto ad un altro, il quale è “estraneo” e “diverso” dal "se stesso dall'Io". Lezione 085 05. Da un punto di vista educativo si è accennata l’esigenza di una vera e propria banca di valori. Quali significato assume tale espressione, e quale prospettiva pedagogica? Il significato banca di valori assume una prospettiva pedagogica, se per valore viene inteso un bene che viene valorizzato da comportamenti non casuali, che sono proprie dell'essere, come l'amicizia, il rispetto, l'onestà, gli affetti, la giustizia, la solidarietà e tante altre realtà che vivono intorno alla persona. Questi valori, non possono essere custoditi in un luogo in senso strutturale, come si fa comunemente con valori materiali come il denaro, ma come questo si possono investire, quindi utilizzare. È proprio con l’utilizzo dei valori che siamo in grado di farli “fruttare” ma occorre intenzionalità e volontà. L’investimento consiste nel dare amore, solidarietà, rispetto, etc, perché questi circolino nella comunità, tornando al mittente come risorsa. La ricerca di valori molto spesso è legata ad una crisi sociale, derivante da problematiche della società che bloccano lo sviluppo e il naturale circolo dei valori, l'unico rimedio è l'educazione il quale permette di ricostruire le fondamenta per ripartire. 06. Molte sono le funzioni che la famiglia svolge, sia da un punto di vista educativo che sociale. Si relazioni circa tali funzioni, cercane anche la matrice progettuale. La famiglia è legame di un gruppo di persone le quali si aiutano l’un l’altro unite dall’amore, capaci insieme di vincere le avversità dalla vita e questa relazione essendo generata dall’amore tende a diventare un dialogo di anime. Nel diventare genitori un elemento importante è accompagnare la prole durante il percorso della vita a prendere piena coscienza di sé e una corretta visione delle relazioni umane, aiutandola ad affrontare le difficoltà e ottenendo un equilibrio personale risultato di un lavoro di educazione e autoeducazione. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 05. L’uomo spesso è portato a tradurre in numeri il suo processo riflessivo, soprattutto perché tende ad analizzare i benefici che un modello teorico pedagogico comporta. Anche il concetto di meritocrazia non sfugge a questa legge tanto da poter stabilire, attraverso Young, una vera e propria equazione. Si descrivano i termini di tale formula e su quali assunti si basa. L’idea di merito si fonda su principi educativi che portano l’individuo a migliorare se stesso e ad avere incentivi derivanti da una competizione attiva e positiva, tale da incoraggiare il continuo miglioramento individuale e di conseguenza collettivo. Lo studioso Young definì il merito con un’equazione I + E = M, dove “I” è l’intelligenza della persona ed “E” è la volontà e l’impegno che esso impiega per raggiungere un determinato obiettivo, mentre “M” indica il risultato di questa somma e cioè il Merito quindi i benefici. 06. Su quali principi educativi si fonda l’idea di merito? L’idea di merito si fonda su principi educativi che portano l’individuo a migliorare se stesso e ad avere incentivi derivanti da una competizione attiva e positiva, tale da incoraggiare il continuo miglioramento individuale e di conseguenza collettivo. Lo studioso Young definì il merito con un’equazione I + E = M, dove “I” è l’intelligenza della persona ed “E” è la volontà e l’impegno che esso impiega per raggiungere un determinato obiettivo, mentre “M” indica il risultato di questa somma e cioè il Merito quindi i benefici. 07. Qual è il rapporto che si innesca tra il concetto di merito e quello di educazione? Sviluppare una società fondata sul merito e sulla sua educazione porta ad azzerare i privilegi e creare un sistema educativo eccellente, efficace e paritario. Un sistema educativo delle pari opportunità basato sulla meritocrazia genera continue spinte di sviluppo e di concorrenza, ciò significa aumentare le capacità di selezionare e formare il migliore, indipendentemente dalla propria provenienza e avviarlo alla migliore istruzione, costituendo un valore aggiunto per il mondo del lavoro come unica vera “credenziale” d'ingresso e superamento delle difficoltà. Lezione 091 05. L’essere genitori è uno dei compiti educativi più difficili. Quale significato assume il concetto di genitorialità consapevole? L’essere genitori è uno dei compiti educativi più difficili e il significato del concetto di genitorialità consapevole si basa sull’amore che rappresenta la chiave di svolta di ogni processo pedagogico. Tale idea viene ad essere confermata da Trufaut, il quale afferma che ognuno di noi “non può fare a meno di amare ed essere amato”, e così Aristotele che sostiene che “i genitori amano i figli come una parte di se stessi, i figli amano i genitori in quanto derivano da essi”. 06. L’essere genitore chiama in causa numerose competenze, tra cui la più importante è senza dubbio l’amore. Quale valore educativo assume nella relazione genitore-figlio l’amore? Ogni essere umano alla nascita è impossibilitato a sopravvivere senza l’ausilio di un fattore esterno, che nei casi più comuni è rappresentato dall’amore genitoriale. L'essere genitore si fonda sull’amore e sulle emozioni, le ansie e le paure, il tutto rappresenta il processo principale con cui sin dal primo momento viene a crearsi quel legame profondo tra genitore e figlio. La chiave nel processo di sviluppo pedagogico di formazione in ogni singolo essere, sia esso positivo o realizzato negativamente per mezzo di forme Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 oppressive, porta ad esporre la sua vera natura di sostentamento e incoraggiamento all’emancipazione quindi ad un’autonomia della persona. Lezione 092 03. Molti sono gli autori che già a partire dalla fine degli anni Novanta hanno sancito la crisi strutturale del mondo del lavoro. I quali termini si può parlare di crisi del lavoro? La crisi strutturale del mondo del lavoro, paradossalmente si riscontra dove il processo di tecnologizzazione è più sviluppato, poichè sono stati eliminati numerosi posti di lavoro senza produrne dei nuovi e il risvolto nella società è stato non riuscire a promuovere un'educazione o riqualificazione dei lavoratori. Questo ha portato ad un’esclusione di molti individui nel processo lavorativo e produttivo, perché non avendo competenze, con lo sviluppo delle tecnologie a livello globale non si è riusciti a seguire la trasformazione del mercato del lavoro. D'altro canto, la mutazione delle competenze richieste per entrare a far parte del mondo del lavoro, porta progressivamente all'aumentare della disoccupazione e l'unico rimedio si trova nell’educazione, quindi nell'eliminazione delle disuguaglianze formative tra gli individui creando una società capace di rispettare le diversità e singolarità di chi la compone. 04. Da un punto di vista educativo, il lavoro offre notevoli spunti educativi. Si rifletta sulle caratteristiche educative del lavoro in né più né meno di 7 righe. Da un punto di vista educativo il lavoro genera consapevolezza e acquisizione di competenze che offrono opportunità di crescita dei soggetti. Il concetto di educazione nel mondo del lavoro si contestualizza nei metodi, nelle finalità e nel compimento di formazione della persona come negli aspetti che permangono quali abilità tecniche strumentali, comunicative, autoriflessive o emancipatorie. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico strumentale, questa abilità tende a formare un soggetto capace di adeguati comportamenti sul proprio posto di lavoro, ma è solo un esempio, perché tutti i metodi sono basati su un processo educativo con intenzionalità del “saper fare e fare bene” con il fine di arrivare ad uno stato di autonomia. 05. Esiste una profonda relazione tra pedagogia e mondo del lavoro. Si evidenzi quale ruolo gioca l’educazione nell’evoluzione stessa del concetto di lavoro e di competenza Da un punto di vista educativo il lavoro offre una spinta alla consapevolezza e ad una conoscenza di competenze che offrono opportunità di crescita dei soggetti. Il concetto di educazione nel mondo del lavoro si contestualizza nei metodi, nelle finalità e nel compimento di educazione/formazione della persona come negli aspetti che permangono quali abilità tecniche strumentali, comunicative, autoriflessive o emancipatorie; Aspetto tecnico strumentale, questa abilità oltre a definire una formazione attraverso corsi di qualificazione e riqualificazione del soggetto tende a formare un soggetto capace di adeguati comportamenti sul proprio posto di lavoro; Aspetto comunicativo-pragmatico è una competenza che ha come fine quello far padroneggiare la gestione e l’organizzazione della quotidiana; Aspetto emancipatorio o autoriflessivo, capacità che ha come obiettivo quello dell’apprendere in senso generale del termine. Tutte sono basate su un processo educativo con intenzionalità del “saper fare e fare bene” con il fine di arrivare ad uno stato di autonomia. Lezione 093 03. L’unica salvezza dell’umanità può ormai consistere solo in una nuova assegnazione del valore dell’Essere. Quale prospettiva educativa è possibile estrapolare da tale concetto universale? Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466 La salvezza dell'umanità può consistere nell’assegnazione del valore dell’Essere. Per permettere a ciò che è dentro di noi di emergere è necessario scuotere la nostra coscienza e l’animo più profondo. Maritan afferma che l'uomo è possessore di intelligenza e volontà, egli non esiste e non si percepisce soltanto come essere biologico ma come un insieme di caratterizzazioni tali da rendere impossibile circoscriverlo con un solo aspetto e chiuderlo nella conoscenza empirica. Se fossimo costretti a ricercare la radice di tutto e del tutto umano dovremmo riconoscere la piena realtà filosofica di questo concetto che Aristotele delineava come Il principio della vita. L'essere diviene la chiave di volta di ogni sviluppo umano. Se ne riconosce la sua esistenza nel concetto di Aristotele dove l’essere è il più universale dei concetti e come tale anche il più indeterminato. 04. Non è possibile misconoscere il fatto che l’educazione gioca un ruolo fondamentale nell’edificazione della comunità e nell’identificazione di principi valevoli per una prospettiva educativa globale. In questo scenario la persona ed il bene comune acquistano valore universale. Si rifletta su questi due cardini pedagogici in né più né meno di 7 righe. Maritan afferma che l'uomo è possessore di intelligenza e volontà, egli non esiste e non si percepisce soltanto come essere biologico ma come un insieme di caratterizzazioni tali da rendere impossibile circoscriverlo con un solo aspetto ora chiuderlo nella conoscenza empirica. Il bene comune è lo strumento mediante il quale il potenziale umano viene portato a pieno compimento; è il dispositivo essenziale di cui si serve una società, per garantire libertà, possibilità d’azione, opportunità di sviluppo, ricchezza dello spirito, rettitudine morale, giustizia. Il bene comune parte a sua volta dalla soddisfazione di un bene individuale, valorizza l'Essere e il concetto di persona. 05. Il bene comune a sua volta parte dalla soddisfazione di un “bene individuale”. Questo principio universale orienta e dirige l’eduzione verso un senso specifico. Quale valore assegneresti a tale senso? Il bene comune è lo strumento mediante il quale il potenziale umano viene portato a pieno compimento; è il dispositivo essenziale di cui si serve una società, per garantire libertà, possibilità d’azione, opportunità di sviluppo, ricchezza dello spirito, rettitudine morale, giustizia. Il bene comune parte a sua volta dalla soddisfazione di un bene individuale, valorizza l'Essere e il concetto di persona. La persona nella sua esistenza naviga alla ricerca di se stesso, della conoscenza, di una sua autonomia, sviluppando capacità percettive e di giudizio. Questo percorso può trovare barriere insuperabili individualmente ma oltrepassabili grazie al bene condiviso, a patto che vi sia una società solida e ben costruita. L'educazione condivisa è molto importante nella formazione della persona, perché aiuta ad acquisire fiducia in se stessi tramite la condivisione della conoscenza e delle esperienze. Downloaded by Luca Rebuzzi ([email protected]) lOMoARcPSD|12936466