Scarica Adolf Loos e la condanna dell'ornamento e più Sbobinature in PDF di Storia Dell'architettura Contemporanea solo su Docsity! ADOLF LOOS E LA CONDANNA DELL’ORNAMENTO Adolf Loss non appartiene a nessun movimento, è una sorta di figura anticipatrice che introdurrà il minimalismo, di cui ne parla Marco Biraghi nel secondo volume. Il minimalismo si sviluppa all’inizio del 900 e ha delle origini nella trattatistica di Loss, per poi avere riscontro nell’arte contemporanea nel secondo dopoguerra americano: prevale il concetto del lusso povero, antitetico rispetto al lusso ottocentesco, in cui invece la casa aveva un tripudio di decorazioni, arredi, quando ancora il lusso significava “avere di più”, mentre ora Loss è stato il primo autore di questa distruzione di immaginario ottocentesco che aveva ritrovato fortuna nell’Art Nouveau. Loos è il figlio di uno scultore, studia al Politecnico di Dresda e nel 1892 si sposta negli USA, ha quindi una prima formazione europea, delle belle arti, e politecnica. Ha uno zio in America, per cui decide di partire e di cercare fortuna all’estero in cui farà lavori di tutti i tipi, di fortuna, per riuscire a sopravvivere, questo è un nuovo viaggio di formazione: fino a quel momento tutti gli artisti viaggiavano attorno al Mediterraneo, prima il viaggio di formazione era il Brideron, il grand tour, Loos ha rotto questa tradizione. Adolf Loss, quindi, è uno dei primi a sviluppare una formazione in America, e invece di farla come disegnatore al seguito di un mecenate, lo fa come galoppino. In quegli anni riesce ad andare a Chicago, in cui nel 1893 avviene la Fiera Colombiana per l’anniversario della scoperta dell’America orchestrata da Sullivan, architetto americano dell’Auditorium Building di Chicago. Interessante è che sia Loos che Wright partecipano alla stessa fiera traendo idee diverse: Wright rimane affascinato dal tempio buddhista montato in Giappone da cui si ispirerà per la sua prima casa (idea del grande tetto sporgente e nel fronte davanti volume compatto con questo grande tetto grigio); mentre Loos si appassiona al lavoro di Sullivan, che Wright già conosceva perché ci aveva lavorato insieme. Di ritorno dagli USA, carico di questo bagaglio di novità conosciute in America, Loos si ferma a Londra dove anche lì soggiorna con mezzi di fortuna e dove comincia a farsi influenzare dalla moda inglese. Anche oggi questa è uno dei grandi capisaldi del modern design in quanto ricorre al modo di vestirsi raffinato in cui la qualità dei materiali, la lanetta, la vince sui dettagli; al contrario la sartoria italiana, in particolare quella napoletana, per raffinatezza intendeva la ricchezza di decorazioni. Abbiamo quindi due scuole diverse anche nel mondo degli abiti, cosa importante perché Loos porta avanti una battaglia che combatte da solo, ma che sarà recepita molto più avanti e avrà ricaduta molto importante nel futuro del mondo del gusto (cinema, moda…), e troviamo gli effetti del suo pensiero nel design degli interni o anche nella campagna attuale di Calvin Klein. Questa è un’immagine dell’esposizione colombiana di Chicago in cui domina il monumentalismo (statue, cupole, colonnati, archi), affianco a cui troviamo l’edificio dei trasporti di Sullivan, realizzato per raccogliere in una scatola unica tutte quelle che sono le nervature di connessione che permettono alle persone di raggiungere Chicago per vedere l’EXPO: l’elemento importante è quindi arrivare alla città per poi fluire all’esposizione. Questo lungo edificio è quindi un grande contenitore in cui il monumentale non c’è più, l’unico momento in cui si accentua l’architettura è l’ingresso, in realtà elemento funzionale perché in quel punto bisogna far vedere l’entrata in modo che le persone la trovino subito. Per il resto l’edificio è composto da un modulo che si ripete ed è figlio della tradizione del Crystal Palace: un grande contenitore fatto da strutture puntiformi che si ripetono con pareti trasparenti e un’accentuazione che funzionalmente lo richiede. La stessa cosa la trova Loos in Inghilterra quando si appassiona alla moda inglese, e di ritorno a Vienna agli inizi del 900 pubblicherà una rivista, Das Andere (l’altro), in cui in copertina dominano siluette maschili come pubblicità di moda: rivista che si occupa di tante discipline differenti tutte insieme, quindi tratta di architettura, design, moda, costume, musica… è come un settimanale di cultura e costume un po’ più colto e raffinato. È una rivista che propone ai viennesi una visione di un’altra maniera possibile di crescere e di vivere la propria educazione; quindi, l’altro da noi è un tema di confronto quasi filosofico che permette di mettere in discussione chi noi siamo: in qualche modo è quello che succede alle prime scoperte geografiche, in cui ci scontriamo con un’altra cultura e ci fa capire al massimo, attraverso queste differenze culturali, chi siamo noi. Questo altro è l’uomo di cultura anglosassone, che è diverso dalla cultura asburgica da cui proveniva Loos e che si era espresso al massimo con lo Jugendstil in Germania, e la Secession in Austria: massime espressioni della cultura asburgica di quegli anni che Loos ha rigettato andando nel mondo anglosassone per trovare un’altra strada legata più alla funzionalità: l’abito all’inglese è un abito svecchiato da tutti gli ornamenti e decori, i quali frenavano la libertà di movimento. Loos si ispira alle uniformi marittime: nel giornale sulla sinistra vediamo un modellino che indossa quasi l’outfit di un marinaio proposto all’uomo comune, al borghese; mentre sulla destra vediamo il classico cappotto lungo con il cilindro alto e il bastone da passeggio: le linee sono pure, mancano completamente decori e ornamenti, la ricchezza dell’abito è data ora dalla qualità del materiale. Loos figura molto affascinante che ha lasciato un’impronta sulla cultura del mondo che ha conosciuto, non a caso è stato soggetto di dipinti di Kokoschka, vicino al mondo della Secession, e fotografato da Man Ray, vicino al surrealismo francese. Significa che Loos ha un carisma particolare, è figura molto osteggiata, difficile da collocare, che però per queste ragioni è amato dall’avanguardia artistica; aveva anche un viso pallido con caratteri somatici inquietanti, con espressioni profonde e serie, che potevano permettergli di far parte di un film horror: caratteri che avevano affascinato gli artisti. Quali sono i suoi primi lavori da progettista? American Bar Come primo lavoro ristruttura un bar a Vienna, che richiamerà American Bar, proprio negli anni in cui Hoffman, sempre a Vienna (1907), progetta il caffè Fledermaus ricco di ornamenti, rappresentando così al massimo il gusto asburgico: pavimento a scacchiera bianca e nera e parete composta da piastrelline unite insieme in cui ognuno aveva la possibilità di dipingere ciò che voleva. Al contrario, Loos con questo bar fa trionfare questo gusto anglosassone, non solo per l’America ma anche per l’Inghilterra con i pub, una tradizione che non appartiene al mondo asburgico in cui dominavano i Caffè che avevano invece la caratteristica di essere appunto molto decorati. L’American Bar ha un’insegna su strada, leggibile in vari modi, con i profili degli infissi in ottone dorato, e in facciata dominano queste quattro grandi paraste rivestite in marmo: non c’è nulla di decorativo se non la decorazione della scritta e la bandiera americana che diventa parte dell’insegna. Quindi, quello che parla in facciata sono i materiali: non sono colonne evocate attraverso capitelli e basamenti, ma è la presenza massiccia di quel materiale venato di un rosso veronese che ci fa comprendere la presenza di una massa e di un’architettura: sembra quindi un templio con le quattro colonne ripreso del mondo greco che ora però viene rifiutato, in quanto Loos distrugge gli ornamenti. All’interno tornivamo il classico pavimento viennese, a scacchi bianchi e neri, ma all’interno Loos si distanzia completamente dalla cultura viennese, non a caso scompaiono decorazioni tipiche di quegli ambienti, sostituite da strutture in legno, con soffitto a cassettoni bassi a forme geometriche, il quale rievoca il tema della castonatura dei grandi palazzi nobiliari dal Medioevo in poi. Queste scelte hanno una precisa funzione: materiali come il legno sono ottimi insonorizzanti sul piano acustico e isolanti sul piano termico, quindi permettono di rendere migliore l’acustica e anche di aumentare il caldo nell’ambiente; inoltre la forma a cassettoni del soffitto è si un motivo grafico che rimanda all’amore della geometria e della pulizia del disegno tecnico, ma è anche uno stratagemma per rompere le onde acustiche e per rendere meglio l’acustica dell’ambiente (rompe le onde acustiche, come delle bolle di sapone, che quando trovano gli spigoli scoppiano). Inoltre, fa delle sedute imbottite in pelle verde, colore molto utilizzato nel bar inglesi, che deriva dall’amore verso il sottobosco, la caccia, la natura, mentre il legno è l’elemento naturale per eccellenza, venato in verticale, come se sullo sfondo ci fosse un bosco introiettato, con in alto il suono che si rompe nelle nuvole. L’illuminazione è povera, tipica di quegli anni, prodotta dalle prime lampadine elettriche all’interno di una struttura metallica, filtrata da una struttura di tela, in modo che si ottimizzi la resa della luce evitando l’abbagliamento: c’è l’idea che il bar è un dopo lavoro, e le persone stanche, dopo una giornata in fabbrica, devono essere accolte e messe in una condizione riposante il più possibile. In altro c’è una grande fascia vetrata funzionale per rendere meno stretto un locale molto piccolo e anche per far risultare lo spazio più luminoso. Ornamento e delitto Arriviamo al momento fondamentale della carriera di Loos: la stesura ornamento e delitto, testo fondamentale per tutti gli architetti, pubblicato nel 1908, molto breve, attraverso cui condanna l’ornamento dal punto di vista morale sostenendo che è un delitto e va punito (idea antipopolare in quanto ci troviamo negli anni della Secession). Dice molte cose ed è molto categorico sulla società contemporanea: il bambino e il papua (selvaggio della Nuova Guinea), sono amorali e per questo giustificati a dipingere tutto, ad imbrattare le pareti, perché appunto è la loro prima espressione artistica; ma ciò che è naturale nel papua e nel bambino è una manifestazione degenerata dell’uomo moderno, perché questo ha tanti modi per esprimersi. L’evoluzione della civiltà è sinonimo dell’eliminazione dell’ornamento dall’oggetto d’suo: Loos si fa interprete della sua cultura e dice all’uomo di oggi che l’uomo non decora perché ha piacere estetico nell’assenza di decorazioni. In questo scritto accusa anche lo Stato facendo riferimento alle commesse architettoniche che hanno decorazioni: dovrebbe migliorare in questa disamina al posto di scegliere la via sbagliata, ovvero quella dell’ornamento.