Scarica Adolf Loos: l'architettura come spazio interno - Prof. Menna e più Appunti in PDF di Storia Dell'architettura Contemporanea solo su Docsity! ADOLF LOOS • Nasce nel 1870 a Brno,Moravia. • FIGURA CENTRALE PER LO SVILUPPO ARCHITETTURA MODERNA IN EUROPA poiché : 1. creò una rottura con l’Art Nouveau per seguire qualcosa di più moderno; 2. il suo lavoro era incentrato sullo spazio interno più che sull’esterno,( ponendosi in contrasto con l’eclettismo storicistico ottocentesco e in accordo con la vera essenza dell’architettura e cioè la spazialità interna; essendo stato in America, egli fu un entusiasta sostenitore di tutto ciò che era ipermoderno e si affermò attraverso architetture all’avanguardia, senza mai dimenticare il valore della storia e della tradizione). 3. affermato un linguaggio essenziale, puro. Adolf Loos non era considerato dai suoi coetanei razionalisti come uno di loro, perché dava molta importanza alla storia. Successivamente, però, quando il Movimento Moderno e il razionalismo, negli anni ’50 e ’60, sono andati in crisi e si sono rigenerati attraverso una ripresa della storia, allora si è compreso il valore della figura di Loos. • PREMESSA FONDAMENTALE DI ADOLF LOOS: La premessa fondamentale di Adolf Loos pone una netta differenza tra la casa e il monumento: la prima ha a che fare con un bisogno vitale, mentre il monumento è un atto gratuito che non incide sulla vita umana. Inoltre sosteneva che l’architettura non ha nulla a che vedere con l’arte, poiché soddisfa esigenze umane pratiche: sosteneva che tutto ciò che è al servizio di uno scopo pratico è escluso dall’arte. Cosa è l’architettura? I. COSTRUZIONE: cioè qualcosa di fisico, la messa in opera dei materiali, è tecnica. L’architetto dunque si occupa di costruire, di tutto ciò che concerne la struttura, mentre non gli appartiene quello che non riguarda la struttura (mobili e arredi); II. CONFORMAZIONE DELLON SPAZIO: che con Loos si conforma con l’individuazione delle funzioni e delle dimensioni necessarie e ciò si concretizza come dei blocchi che vengono incastrati tra di loro in altezza in modo che essi possano essere chiusi in un’unica scatola. Dato che si hanno altezze differenti, l’architettura diventa una sorta di gioco di incastri che porta ad avere delle sezioni diverse. Questo modo di progettare viene nominato con un neologismo di Loos stesso: Raumplan (piano dello spazio/stanze) e quindi lo spazio viene concepito come l’incastro di volumi diversi, ma conclusi da un unico tetto a ricomporre la scatola. Da ciò dipende un vantaggio sul piano economico perché si sfrutta razionalmente la cubatura e la superficie. Sul piano espressivo si determina all’esterno un distribuzione asimmetrica delle aperture sulle facciate, mentre all’interno si ha un ricca articolazione spaziale. LOGICHE CONCETTUALI SU COME SI COSTRUISCE. • Attraverso una pratica della rinuncia Le rinunce sono quelle legate alla rappresentazione dell’architettura, all’autogratificazione narcisistica, a un’idea di architettura come ricerca formale, alla decorazione di natura artistica. Il nihilismo loosiano non è rottura, ma ricongiungimento col passato con una mentalità che mirava appunto a discriminare l’utile dall’accessorio, l’essenziale dal superfluo. La critica dell’ornamento di Loos è continua e ha varie ragioni: 1. Economiche: costo maggiore che il proprietario dei mezzi di produzione tenta di scaricare sui lavoratori. 2. Sociali: per competere col pezzo seriale, quello artigianale esige aumento tempi lavorazione all'interno della giornata. Va altresì ricordato che un pezzo bello=costoso non è per tutti. 3. Etiche: poiché dal suo punto di vista la storia umana la si può anche vedere come una progressiva emancipazione dal mondo dei selvaggi (civiltà) e dall’ornamento, infatti quest’ultimo è particolarmente presente, sottoforma di simboli e pitture corporee, nelle società più primitive. L’uomo moderno è, infatti, asciutto ed essenziale nel modo di vestire e di pensare e, quindi, liberarsi dall’ornamento vuol dire veramente creare un’architettura più civile. L’ornamento è anche sintomo di assenza di pensiero, è una malattia dell’intelligenza perché invece di pensare un manufatto, lo si decora; 4. Estetiche: è il mezzo col quale i mediocri credono di rendere 'arte' ciò non deve esserlo, celando la dimensione dell’utile. D'altra parte oggi: - l'arte mostra sempre più un approccio analitico, no simbolico, no narrativo, no decorativo. La pianta mostra: la posizione dell’ingresso nell’angolo, la sala con i tavolini e la sala con i tavoli da biliardo. Non adotta nessuna connotazione estetica espressiva. Sul soffitto, realizzato come una volta a botte, lascia a vista le canalette per il passaggio dell’impianto. elettrico. Propone delle lampade minimaliste, rivoluzionari per il tempo, adottando un linguaggio industriale e molto semplificato e concettuale. CASA LOOS 1903 In questo progetto affiora l’understatement (Atteggiamento volutamente alieno da enfasi e retorica). L’appartamento non è grande. C’è un piccolo camino di mattoni articolato in casse contenenti mensole. C’è il cassettonato. È una casa molto inglese. La camera da letto, essendo la parte privata, viene realizzata con un linguaggio completamente diverso: viene messa in risalto la dimensione onirica con la forte presenza di bianco (una tenda fascia buona parte del perimetro della stanza, non limitandosi alle sole finestre, ma andando a coprire anche le pareti); lo spazio del letto è evanescente e diafano. 1903 - Fonda 'DAS ANDERE’. Pubblicata a Vienna: È una rivista della quale usciranno soltanto due numeri ed è finalizzata all’introduzione della cultura occidentale (americana) in Austria. Sono scritti inerenti l’abbigliamento e il cambiamento del gusto allora in uso verso uno più moderno. Fondata da Loos e destinata a vita breve ,sottotitolo ”Giornale per l' introduzione della civiltà occidentale in Austria” VILLA KARMA 1904/06 È una realizzazione importante che viene fatta per un medico di grande cultura filosofica orientale ed esoterica, Theodor Beer. In realtà si tratta di una ristrutturazione di una villa esistente sulle rive del Lago Ginevra, nei pressi di Montreaux: effettua un ampliamento circondando la preesistenza con una parte nuova: si tratta di galleria aventi grandi aperture verso l’esterno. È un nuovo che profuma di antico, infatti l’ingresso è risolto con una pianta ovale ed è preceduto da un pronao tetrastilo dorico. La polizia municipale interviene dicendo di dover cambiare il progetto in quanto esso non era in armonia con l’ambiente. È un edificio che contiene i principi professati da Loos stesso: esterno è bianco e silenzioso, al contrario di un interno molto ricco; c’è un rapporto con il luogo e il committente; negazione dell’ornamento; semantica dei materiali perché all’interno egli si affida molto al significato culturale che può avere la scelta di un materiale piuttosto che di un altro. L’ingresso, dunque, è ovale e ha una pavimentazione a scacchi concentrici: c’è un rapporto tra il bianco, il nero, il marmo e ornamenti. Uno degli angoli è occupato da un corpo cilindrico avente sulla sommità una loggia. Gli interni sono realizzati in legno e marmo (tavoli, librerie scavate nel muro, controsoffittature, un leggero cassettonato, ecc.) KARNTNER-BAR (American bar) 1908 In uno spazio angusto realizza un bar all’americano rielaborando i canoni viennesi. L’esterno è diviso in due parti: la parte di sotto simmetrica in marmo e ottone e con grandi aperture per far entrare la luce; sopra pone un elemento scatolare rivolto verso l’esterno caratterizzato da una bandiera americana, su cui aggiunge l’intestazione Karntner-Bar; sopra, ancora, viene posta un’ulteriore fascia su cui viene scritto American Bar. L’interno è caratterizzato da: pochi tavolini con sedute imbottite, un bancone all’americana con sedute più alte, la pavimentazione è a scacchiera, le pareti sono coperte da pannelli di legno ed ospitano anche degli specchi che girano su tutti i lati per mettere in risalto il cassettonato a quadrati concentrici del soffitto e per dilatare lo spazio. Mette, inoltre, in risalto le travi ricoperte di marmo. Sulla parete dell’ingresso sono disposte delle lastre di alabastro lucido. Geschaftshaus Goldman & Salatsch (Looshaus) di Adolf Loos (1910/1911) È l’edificio più importante a carattere pubblico di Loos. Esso sorge su una piazza del centro di Vienna (Michaeler-platz) dove si trovano grandi monumenti della grande architettura storica viennese: si presentò il problema di voler realizzare un edificio moderno in un contesto storico. Riceve l’incarico dalla sartoria per cui, qualche anno prima, aveva già fatto gli interni. L’architettura si divide in una parte commerciale e in una abitativa (sopra). La pianta irregolare è divisa in due parti: una pentagonale il cui ingresso, preceduto da quattro colonne (che richiama il pronao di s. Michele), è scavato con un profilo curvilineo e ciò gli da la possibilità di riallacciarsi all’Hofburg: risulta essere una sintesi virtuale delle presenze che stanno nella piazza. Nella parte alta c’è l’intonaco bianco a calce, come sono i palazzi di Vienna. L’opera fu violentemente attaccata perché sembrava un edificio popolare a causa della grande semplicità. Loos si difende affermando che un edificio moderno per essere considerato tale non poteva che avere un’essenzialità nel linguaggio. Il primo progetto che propose prevedeva un tetto alto e dei fregi sul fronte. Il secondo presenta dei filari orizzontali sulle facciate. Nel terzo progetto semplifica ancora e toglie tutto e lascia il bianco con le aperture quadrate. I lavori vennero bloccati poiché ci fu la richiesta di apporre delle fioriere con gerani e, così, ci fu la quarta idea progettuale. Trattandosi di un edificio misto tra parte commerciale e abitativa, Loos non aveva riferimenti e dovette di fatto inventare una tipologia. Per faro ciò riprende l’idea americana di Hotel avente nel piano terra una parte pubblica (lobby) dove chiunque può accedere. C’è un riferimento alla colonna: la base caratterizzata da un marmo cipollino d’Eubea e le cui colonne (anch’esse in marmo) sono collegate a un architrave di ferro e non hanno una funzione portante, ma sono un elemento di finzione necessaria utile a collegarsi col portico della chiesa di S. Michele e rappresentano un simbolo dello spazio pubblico dove si condensano le tracce della storia e della civiltà. La base si compone anche di un piano ammezzato che ospita bowindi inquadrati da piccole colonne; il fusto è il corpo in cemento armato intonacato di bianco destinato agli alloggi che si sviluppa in altezza ed è virtualmente scanalato dalle strisce verticali delle bucature. Ricorre il tema della dissociazione tra interno ricco ed esterno semplice, della dissociazione dei materiali (residenze in intonaco e negozi in marmo), della dissociazione tra il cemento armato della struttura e la forma architettonica dell’involucro murario indipendente dal telaio; il capitello è il tetto, che è molto inclinato per sfruttare lo spazio in atelier con forte legame con la tradizione che prevede un cornicione aggettante e una copertura in rame. L’interno è scandito dalla presenza del telaio con coperture lignee utile a far percepire lo spazio principale di forma cubica. Il soffitto ha le travi in rilievo e, collegandosi ai pilastri, creano una sorta di cubo cartesiano. Sono presenti gli specchi e i lucernai che dilatano e addolciscono lo spazio. La scala, raffinata nei dettagli, prevede prima una rampa unica e poi si biforca. L’edificio rappresenta la sintesi massima di tutto il pensiero loosiano. VILLA SCHEU 1912 È la prima vera casa volutamente progettata a terrazze. Lo fa perché è interessato alle nuove tecniche di costruzione atte a rendere impermeabili i tetti piani. L’edificio si pone come una scatola bianca all’interno della quale sono ricavati gli spazi a diverse altezze che si manifestano esternamente con delle aperture non corrispondenti le une con le altre. VILLA HORNER 1913 Ricompare nuovamente il tema della volta, questa volta per intero e non a metà e dunque il vincolo imposto dalla norma diviene chance espressiva per l’architettura e detta la forma Cafè Capua di Adolf Loos (1913). Apertura di una scuola e lo scoppio della Guerra • Adolf Loos apre una scuola privata. Tra gli allievi spiccano i nomi di Neutra, Engelmann e Kulka. La scuola chiude dopo pochi mesi a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914. La fine della guerra e la sconfitta dell’Impero Asburgico comportò per Vienna un duro colpo: da grande Stato imperiale diventa una piccola repubblica. Le elezioni dopo il conflitto vedono la sinistra vittoriosa e ciò definisce un’amministrazione socialista che decise di dare una risposta al problema delle abitazioni degli operai e nacque il progetto Vienna Rossa. Adolf Loos si mette a disposizione per questo programma e diventa Architetto Capo del Dipartimento dell’Edilizia del comune di Vienna. Si occupò principalmente di due progetti: Stedlung am Heuberg e Garten Stadt Stedlung Friedenstadt. La sua idea di casa per operai prevedeva abitazioni a due piani con due giardini (anteriore e posteriore), per creare delle piccole case borghesi. Questo lo pose in conflitto coi suoi colleghi che avevano pensato a dei grandi blocchi in cui far vivere gli operai insieme (modello hofe). Per arginare i costi e i tempi di costruzioni, arrivò ad elaborare delle case prefabbricate: ‘Case con un solo muro’. Pur osteggiando divisa in due in funzione del materiale, la parte inferiore, rettangolare, di pietra (fisicità e massività); quella superiore quadrata, di intonaco bianco (dal materico si passa all’astratto ed evanescente). Si utilizza la pietra per i tre livelli della casa denotandone l’uso: il primo livello da dare in affitto, gli altri per l’abitazione del poeta. All’alloggio da affittare si accede da un patio coperto, dal giardino. Una scala principale attraversa la pianta del primo e secondo piano incontra altri livelli, fino al piano nobile. L’insieme denota una geometria pura, con un uso radicale della simmetria nella quale il grande vuoto centrale della balconata è protagonista e a questa risponde il ritmo delle tre aperture simmetriche minori del livello inferiore. La base si distacca per l’uso della pietra, che fa da “struttura” a differenza del paramento superiore, più che altro una “pelle” dell’edificio. L’interno mette insieme ambienti a differenti quote in un volume unico (raumplan). Risponde alla concezione loosiana di un interno privato avulso dalla immagine pubblica data dalla facciata. Villa Josephine Baker di Adolf Loos (1927) Adolf Loos realizzò questa casa per Josephine Baker, una delle celebrità più belle di Parigi, di cui si era innamorato. L’abitazione si pone come un blocco massiccio che viene stemperato dalla facciata, al di sopra della fascia basale monocroma e liscia, caratterizzata dalla bicromia in bianco e nero (probabile omaggio alla destinataria), a strisce orizzontali che ne marcano l’estensione longitudinale, interrotte da sporadici vani finestrati. Il cubo principale, in cui sono evidenti gli spigoli vivi, si incastra con un corpo cilindrico. L’interno prevede una singolarissima piscina in elevazione, con le pareti perimetrali vetrate e trasparenti, in modo da costituire una sorta di acquario in cui chi vi nuota sia in esposizione. L’ingresso da su una grande scala che porta ai piani superiori fino alla grande hall/soggiorno caratterizzato da tre grandi vetrate che affacciano verso la strada. Vi è poi uno spazio, ovvero una galleria interna che gira intorno alla piscina sopracitata. In questo progetto si ha modo di vedere un razionalismo provocatorio che si carica anche di Art Deco. Villa Müller di Adolf Loos (1930) Successivamente ritorna a Vienna e si occupa di un nuovo lavoro. Con questo progetto Loos ritorna al rigore razionalista: il progetto si compone come un cubo con la parte centrale che fuoriesce leggermente e protegge il portoncino d’ingresso. Esternamente domina il bianco, le finestre non hanno cornici, non ci sono decorazioni, sono presenti le terrazze. La particolare progettazione nello spazio, definita Raumplan, in questa villa raggiunge il suo apice portando a termine un lungo processo di sperimentazione (già presente nel progetto di Villa Steiner, 1910). Lo spazio viene caratterizzato, anche all'interno di una stessa stanza, dal mutare in altezza dei livelli di calpestio, indicando il cambiamento di una funzione o la simbolica importanza di una determinata area. Gli interni infatti, al contrario della semplice facciata esterna, sono caratterizzati da mobili confortevoli e superfici di rivestimento in marmo, legno e seta. 1933 muore a Kalksburg .