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ADONE CANTO 1 DI MARINO, TESAURO E ACCETTO, Appunti di Letteratura Italiana

Parafrasi adone canto 1 di Marino, Tesauro e Accetto

Tipologia: Appunti

2020/2021
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Caricato il 28/01/2021

mariachiara-de-falco
mariachiara-de-falco 🇮🇹

3.4

(6)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica ADONE CANTO 1 DI MARINO, TESAURO E ACCETTO e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! L’adone di Gian Battista Marino ha una sua particolare struttura, si tratta di una lettera a Maria De Medici e continua con una prefazione di un letterato francese e poi ci presenta 20 canti di ottave, ogni canto introdotto da un’allegoria, un argomento ai quali seguono poi le ottave che costituiscono il canto. OTTAVA: è un tipo di strofa che è composta da 8 versi di endecasillabi con un sistema di rime fisso, ovvero 3 rime alternate e l’ultima rima baciata ABABABCC, si indicano con lettera maiuscola perché si tratta di versi endecasillabi , mentre il settenario viene indicato con lettera minuscola . ENDECASILLABO: è un verso il cui ultimo accento tonico cade sulla decima sillaba. SETTENARIO: è un verso il cui ultimo accento tonico cade sulla sesta sillaba. Arriva dopo l’invocazione la dichiarazione dell’argomento, ad essere narrata è un’esile storia d’amore , e anche con il finale tragico perché nel canto diciottesimo Adone muore. L’epica del passato cantava invece grandi battaglie. PARAFRASI 3 Dettami tu del giovinetto amato Venere dettami le avventure e le glorie alte e superbe le venture e le glorie alte e superbe, del giovinetto amato Adone, (qui si ricalcano i modelli qual teco in prima visse, indi qual fato dell’epica antica, i termini sono quelli dell’epica alta l’estinse, e tinse del suo sangue l’erbe ma i contenuti non corrispondono più a quelli dell’epica. E tu m’insegna del tuo cor piagato Adone di alto e superbo non ha fatto niente e la storia di a dir le pene dolcemente acerbe, Venere e di Adone non ci mostrano nulla di alto e superbo). e le dolci querele e ’l dolce pianto Dettami quel periodo in cui lui visse con te , indice poi quale e tu de’ cigni tuoi m’impetra il canto. accidente lo portò alla morte e tinse l’erba del suo sangue. E tu insegnami a dire del tuo cuore ormai piegato , vinto d’amore le pene dolcemente acerbe (anche qui ci troviamo di fronte ad una forma ossimora, sono acerbe perché conducono alla morte ma sono dolci perché sono pene legate all’amore che i due riescono a vivere e quindi sono quelle che possono essere da un lato pene piacevoli perché sono legate al sentimento amoroso , dall’altro lato sono anche acerbe perché vedono la morte di uno dei protagonisti e quindi si possono trasformare in pene dolcemente acerbe). E le dolci chiacchierate e il dolce pianto , e tu ispirami il canto dei tuoi dolci cigni . 4 Ma mentr’io tento pur, diva cortese, Ma mentre io tento, divina cortese, o Venere d’ordir testura ingiuriosa agli anni, di costruire un poema che sia immortale prendendo a dir del foco che t’accese prendendo a dire del fuoco d’amore che ti accese i pria sì grati e poi sì gravi affanni gli affanni prima così grati e poi così gravi, (tecnica tipica Amor, con grazie almen pari a l’offese barocca, costruzione simmetrica , se noi mettessimo da una lievi mi presti a sì gran volo i vanni, parte “affanni” e da un’altra “i pria sì grati” e sotto “poi si e con la face sua, s’io ne son degno, gravi affanni “ ci troveremo di fronte ad una costruzione dia quant’arspra al cor luce a l’ingegno. Simmetrica che però pone in evidenza un particolare gioco di parole, grati e gravi , ci troviamo di fronte ad un processo tipico del barocco nel quale il piano del significante e quello del significato vanno analizzati in maniera diversa, se mettessimo vicino e in simmetria uno sopra l’altro “i pria sì” e “poi sì” ,l’occhio tenderebbe a pensare di trovarsi di fronte a due formule sinonimiche perché si trovano due parole che si somigliano molto “gravi” e “grati” ma che sul piano del significato sono completamente diversi ) Amore con grazia almeno pari alle offese Mi presti le ali per un volo così grande E con la sua face , se io ne sono degno Dia luce all’ingegno quanto arsura da al cuore. Il lessico amoroso ed erotico si esplica nell’immagine del fuoco, della passione; tipico da Petrarca in poi nella descrizione del sentimento amoroso. Subito dopo l’invocazione arriva la dedica a Luigi XIII alla mamma Maria De Medici. Le lettere presentano solitamente un topus modestiae , ovvero un’attestazione di modestia, spesso il letterato dichiara di non essere degno di narrare le sue gesta . troveremo prima un’esaltazione di Luigi XIII estrema e poi troveremo il debile intelletto , quello per il quale si può identificare a scrittura di Marino . PARAFRASI 5 E te, ch’Adone istesso, o gran Luigi, E te , o gran LuigiXIII che lo stesso Adone vinci di bellezza di beltà vinci e di splendore abbagli e abbagli di splendore, e seguendo ancora giovane la strada e, seguendo ancor tenero i vestigi di tuo padre Enrico defunto ,quasi lo pareggi del morto genitor, quasi l’agguagli, per il quale vulcano suda, (per preparare le sue armi , per cui suda Vulcano, a cui Parigi vulcano nell’antichità forgia l’armatura di Achille) convien che palme colga e statue intagli, al quale conviene che parigi accolga palme e intagli statue prego intanto m’ascolti e sostien ch’io prego e intanto mi ascolti e sostienimi affinchè io intrecci intrecci il giglio tuo col lauro mio. Il tuo giglio con il mio lauro (il tuo simbolo, la tua politica con la mia poesia, io ti prego affinchè la mia arte sia un tutt’uno con la tua superiorità) 6 Se movo ad agguagliar l’alto concetto se io muovo la penna che da sola non potrebbe cantare le tue gesta la penna, che per sé tanto non sale, a provare ad agguagliare il tuo alto concetto facciol per ottener dal gran suggetto lo faccio per ottenere dal gran soggetto , da te Luigi col favor che mi regge et aure et ale. Col favore che mi deve riempire d’orgoglio e che mi deve far salire Privo di queste, il debile intelletto, privo di queste cose , il mio intelletto debole ch’al ciel degli onor tuoi volar non vale, che non è degno di volare al cielo dei tuoi onori teme a l’ardor di sì lucente sfera teme di stemprare l’audacia cera stemprar l’audace e temeraria cera all’ardore di una sfera così lucente. 7 Ma quando quell’ardir ch’or gli anni avanza, ma quando quel coraggio che ora anticipa gli anni sciogliendo al vento la paterna insegna sciogliendo al vento l’insegna paterna per domar la superbia e la possanza per domare la superbia e la potenza del tiranno crudel che ’n Asia regna, del tiranno crudele del re d’Asia vinta col suo valor l’altrui speranza (è un richiamo alle future imprese di LuigiXIII che vincerà contro fia che ’n su ’l fiore a maturar si vegna, il re d’Asia) allor, con spada al fianco e cetra al collo, quando accadrà questo,tu Luigi con la spada al fianco e io letterato l’un di noi sarà Marte e l’altro Apollo. Uno sarà Marte e l’altro Apollo. 8 Così la dea del sempreverde alloro, così Minerva , alla quale era cara l’alloro, Parca immortal de’ nomi e degli stili, come la Parca,che fila e spezza il filo della gloria dei poeti, a le fatiche mie con fuso d’oro possa filare la vita alle mie fatiche di stame adamantin la vita fili, con filo di diamante e fuso d’oro e dia per fama a questo umil lavoro e conceda con la fama a questo mio modesto lavoro viver fra le pregiate opre gentili, di vivere tra le opere più note come farò che fulminar tra l’armi come renderò possibile che,col rumore delle armi, s’odan co’ tuoi metalli anco i miei carmi. Si ascoltino anche le mie poesie con i tuoi metalli.