Scarica Adone di Giovan Battista Marino e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Adone di Giovan Battista Marino Il poema forse va considerato come il frutto più rappresentativo della letteratura barocca in Italia. Venne pubblicato nel 1623 dopo che l'autore vi lavorò per venticinque anni. Conoscere la trama e la struttura dell'opera può aiutare a comprendere meglio quest'epoca. Complessivamente si tratta di un poema epico formato da più di 40.000 endecasillabi, divisi in più di 5000 ottave e venti canti (tanti quanti quelli della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso), anche se il poeta cerca quanto più possibile di staccarsi dal modello dell'epica tradizionale, il che costituisce una caratteristica propria della sua epoca; il Barocco, infatti, cerca non solo di sorprendere il lettore, ma anche di applicarsi nella commistione dei generi, tanto che in arte la manifestazione più compiuta è rappresentata dal "bel composto", ossia dal misto di scultura, pittura e architettura che si può notare ad esempio nell'Estasi di Santa Teresa o nella tomba di Alessandro VI. Nel nostro caso, Adone non è un eroe epico, ma piuttosto una creatura dedita a godimento delle sensazioni temporanee e passeggere; inoltre, la storia non tratta di eventi bellici, come invece accadeva nella tradizione omerica. Analisi e commento dell'Adone La trama riguarda la favola mitologica di Adone e Venere: Venere si innamora del bellissimo Adone, ma tale sentimento induce la gelosia del dio Marte, che lo fa assalire da un cinghiale provocandone ferite mortali. L'esilità della storia costituisce solo un pretesto: si pensi infatti che il poeta latino Ovidio la racconta in poco più di settanta versi, mentre l'Adone è il poema più ampio della letteratura italiana! Lo scopo di Marino è un altro: costruire una sorta di enciclopedia di tutto ciò che è conosciuto, rappresentando l'intero Cosmo attraverso la parola nel suo continuo movimento. Sono presenti tutta una serie di narrazioni secondarie e parallele, che confluiscono in ampie digressioni; esse sono talmente lunghe che finiscono per far perdere il filo logico della narrazione. A volte la stessa scena è ripetuta e replicata più volte, attraverso la variazione, per mettere in luce il virtuosismo del poeta. Si può anche parlare di divagazione; un esempio è costituito, nel finale, dal matrimonio, benedetto dalla dea, tra Fiammadoro e Austria, ossia tra Francia e Spagna. L'idillio dell'esperienza amorosa ed erotica domina completamente la scena e diviene il senso ultimo della narrazione; del resto lo spazio è finto, artificiale, anche se la scena è ambientata a Cipro, e non sembra esistere nient'altro al di fuori del grande giardino dell'isola. Unico elemento di coesione del testo è costituito dal narratore, che è poi l'autore stesso, il quale descrive ed evoca una realtà ricca e preziosa, in cui l'appagamento dei sensi è la sola cosa importante. È stato anche detto che il vero protagonista dell'opera è il linguaggio, ricco di metafore e suggestioni, abbandonato con grazia al concettismo più minuzioso. Famosa è la seguente ottava in cui il narratore si rivolge alla rosa, che con una spina ha punto il piede della dea Venere; in essa, infatti, si ritrovano tutti gli elementi elencati: "Rosa riso d'Amor, del Ciel fattura, Rosa del sangue mio fatta vermiglia, pregio del mondo, e fregio di Natura, de la Terra e del Sol vergine figlia, d'ogni Ninfa e Pastor delizia e cura, onor de l'odorifera famiglia,