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Adone di Marino prime 20 ottave, Appunti di Lingue e letterature classiche

Appunti prime 20 ottave, opera molto bella

Tipologia: Appunti

2017/2018
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Caricato il 18/06/2018

Rocco117
Rocco117 🇮🇹

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Anteprima parziale del testo

Scarica Adone di Marino prime 20 ottave e più Appunti in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! 1 L'ADONE di Giovan Battista Marino 1. DESCRIZIONE DELL'OPERA 1.1 Una mole eccezionale L'Adone è un'opera di lunghezza sterminata: 40.984 versi, circa tre volte la Commedia di Dante. Il poema è strutturato in venti canti, come la Gerusalemme Liberata di Tasso (che però ha solo 15.328 versi), e in ben 5123 ottave. Quanto mai fragile è invece la storia che vi è raccontata: si tratta degli amori della dea Venere e del giovane Adone e della morte di quest'ultimo, ucciso da un cinghiale lanciatogli contro, per gelosia, dal dio Marte. Nella narrazione di Ovidio (Metamorfosi, X, 519-59 e 708-39), la vicenda occupa solo 73 versi. Non c'è, nella letteratura mondiale, una così ampia versione del mito di Adone; e non c'è, nella letteratura italiana, un'opera in versi che raggiunga le dimensioni del capolavoro di Marino. Dopo una trentennale incubazione, l'opera esce a stampa, a Parigi, il 24 aprile 1623, con dedica a Luigi XIII, re di Francia. 1.2 Il genere epico e gli altri generi Formalmente, l'Adone è un poema epico, come dimostrano l'invocazione, la protasi, il metro, la lunghezza, la divisione in venti canti. Ma sul tronco epico è innestato un can- zoniere lirico, affidato ai pensieri e alle parole dei protagonisti (si è parlato in questo sen- so di un «poema-madrigale»). Tanti altri generi sono presenti nell'Adone, dall'idillio all'au- tobiografia, dalla canzone erotica alla poesia della natura, dal riferimento erudito a quello scientifico, dall'allegoria alla novella di stampo classico, e così via. Una particolare novità è costituita, nei canti XII-XIV, dall'intreccio tra l'epico e il romanzesco. L'autore stesso definirà in una lettera il suo poema una «gonnella rappezzata». 1.3 Le fonti L'ispirazione fondamentale dell'Adone è ovidiana (e non più virgiliana, a differenza della Gerusalemme di Tasso). Ma stupefacente è la prevalenza, nelle fonti, di autori greci sui la- tini (anche se Marino conosce le opere greche solo nelle traduzioni latine). Tra queste opere, sono privilegiate da Marino le Dionisiache di un poeta greco del quinto secolo, Nonno di Panopoli (Egitto), un poeta geniale ma incapace di misura, epigono della lette- ratura ellenistica. A Nonno, considerato la sola alternativa greca a Omero, si deve l'im- pianto epico dell'Adone, che volta le spalle alla tradizione omerica dell'epica italiana fino a Tasso. Quanto ai latini, la preferenza di Marino va ad autori minori della decadenza, co- me Claudiano, Apuleio, Lucano. Tra i poeti italiani, una presenza non indifferente nell'Adone è quella di Dante, del quale sono incastonati versi famosi; e un modello è an- che Ariosto, puntualmente imitato nei canti XII-XIV, caratterizzati dalle peripezie più romanzesche. Notevole infine è l'influsso di Tasso: non tanto del Tasso della Gerusalemme (il cui nesso tra armi e amori è respinto da Marino, sensibile solo agli amori), ma del Tas- so del Mondo creato (pubblicato per intero nel 1605), la cui concezione cosmogonica eser- cita grande suggestione in alcuni passi dell'Adone. Ma netto rimane il divario tra l'ispira- 2 zione prevalentemente storica di Tasso e quella prevalentemente mitologica di Marino. Nella scia di Nonno e di Claudiano, Marino trasforma nell'Adone l'epica in mitologia. 2. LA STRUTTURA 2.1 Una calcolata dismisura La caratteristica più evidente del capolavoro mariniano è la dismisura: la mole del poema è assolutamente sproporzionata rispetto all'esilità della vicenda di Adone. Gli studi più recenti hanno tuttavia dimostrato che tale dismisura non è il risultato di un caotico ac- cumularsi di materiali in tempi successivi, ma è viceversa calcolata con estrema attenzio- ne da parte del poeta. Come sostiene Giovanni Pozzi, un principio ordinatore binario presiede a tutta l'opera. Il racconto ha due inizi (due incontri tra gli amanti) e due scio- glimenti (il matrimonio e l'elezione a re). Le azioni dei personaggi si ripetono a due a due: Venere si congiunge ad Adone, Marte si congiunge a Venere, Adone (dopo il se- condo incontro) si congiunge a Venere, il cinghiale si congiunge ad Adone. La freccia di Amore accende all'inizio Venere, alla fine il cinghiale. Venere vince un concorso di bel- lezza all'inizio, e Adone lo vince alla fine. La struttura geminata riguarda anche i tempi del racconto (il primo incontro avviene d'estate e a mezzogiorno, il secondo di primavera e all'aurora) e i modi di presentazione dei personaggi (nel primo incontro Venere è de- scritta come bionda, nel secondo come bruna; nel primo si traveste da Diana, nel secon- do da zingara). Perfino la metrica obbedisce alla “legge del due”: l'ottava è strutturata in prevalenza a distici. 2.2 Le due parti La dismisura non riguarda solo la mole complessiva dell'opera, ma anche, all'interno, le sue parti. Ineguale è la distribuzione delle ottave: nei primi dieci canti esse sono 2050, negli ultimi dieci canti sono invece 3063 (sono escluse dal computo le dieci ottave che aprono il poema). Il materiale poetico contenuto tra il canto XII e il XX è molto più esteso (ben 575 ottave in più) rispetto a quello relativo ai primi undici canti. Nella secon- da parte, infatti, c'è molta più azione da parte del protagonista, inerte e passivo nella pri- ma parte. La differenza tra le due parti è così specificata da Francesco Guardiani: «la prima parte del poemetto è dedicata ad una visione di uno stato felice, mentre la seconda ad una presa di coscienza della cruda realtà; abbiamo cioè uno stato edenico che rapida- mente si trasforma in condizione angosciosa» (Guardiani 1989, p. 68). 2.3 Le sezioni Possiamo distinguere, nell'Adone, una vicenda centrale di amore e morte (canti III- XVIII) e due sezioni marginali, all'inizio (canti I-II) e alla fine (canti XIX-XX). La prima sezione, formata dai due canti iniziali, si risolve nella celebrazione di un puro idillio pastorale. In un poema la cui vicenda centrale è molto fragile, l'interesse dell'autore si concentra necessariamente sulle digressioni (sui cosiddetti «racconti secondi»). Un grande racconto nel racconto è, nel canto II, l'episodio del giudizio di Paride: una rasse- gna di bellezze femminili (Giunone, Minerva, Venere), che prefigura la rassegna di bel- lezze maschili del canto XVI. 5 «L'amore appare come l'occupazione dominante, il pensiero principale di una vita elegan- te e lussuosa, e sembra diventare esso stesso una forma di lusso squisito. È l'unica attivi- tà concepibile in questo mondo di immobile splendore decorativo, l'unica possibilità di azione in questa cornice dorata di cose perfette» (Getto 1969, p. 56). Marino opera una trasposizione dal registro mistico a quello erotico: il rapimento mistico diventa nel suo poema accensione dei sensi (un autorevole modello gli è offerto in tale direzione dal bi- blico Cantico dei cantici). Sorprende, in un poema pansessualistico come l'Adone, la parte minima concessa all'atto sessuale in se stesso: esemplare, in questo senso, è il canto VIII, dove ai preparativi si concedono ben duemila ottave, mentre la consumazione del ma- trimonio è affidata a una sola ottava. Ma sorprende ancor di più il fatto che il poeta, do- po aver rappresentato la vita coniugale di Venere e Adone, passi a descrivere (con una singolare inversione di tempi) lo sfrenato amore libertino della coppia. Non abbiamo prove di frequentazioni libertine di Marino a Parigi, ma sappiamo che l'epicureismo cir- colava largamente in Francia nel Seicento. In ogni modo, Marino sapeva dissimulare sa- pientemente il suo libertinismo sotto le apparenze della moralità, come dimostrano le al- legorie premesse a ogni canto: una fragile autodifesa preventiva contro le prevedibili ac- cuse di oscenità. Non è però insincera la celebre formula che leggiamo quasi ad apertura dell'Adone: «smoderato piacer termina in doglia» (canto I, 10). Si tratta di una formula concettosa, nella quale troviamo il gusto dell'antitesi (piacere / dolore), il riferimento al tema della metamorfosi («termina»), la tendenza alla dismisura («smoderato»). Soprattutto, è una formula pessimistica, che esprime radicale sfiducia nel mito di una felicità fondata sul piacere. Ambigua è nel poema mariniano anche la tematica sacra. Colpisce nell'Adone la commi- stione di sacro e profano, di cristiano e pagano. La figura di Adone, a partire dal canto XIII, assume i tratti di un santo e perfino di Cristo. Si discute in sede critica se questi ri- ferimenti sacri possano costituire una chiave di lettura dell'intero poema o se rientrino nella relativizzazione del mito cristiano, sincretisticamente mescolato al mito pagano. Da queste ricerche, comunque, la figura di Adone esce nobilitata: il suo rifiuto della corona e la sua fedeltà all'ideale amoroso lo riscattano, nella parte conclusiva, dalla sua passività e giustificano il suo sacrificio in vista di un mondo fondato sulla tolleranza e sulla pace. Accanto alla relativizzazione del mito (sia esso cristiano o pagano), un tema centrale dell'Adone è la relativizzazione della figura dell'eroe pubblico. Marino è certamente un poeta disimpegnato, ma esistono precise ragioni storico-politiche di questo suo disimpe- gno. Emigrato in Francia, il poeta non può farsi illusioni sull'assenza dell'Italia nella poli- tica europea e ne trae le conseguenze. Frutto di questo disincanto e di questo scetticismo politico è la scelta mariniana di sostituire la sfera pubblica dell'eroismo (tradizionale ma- teria della poesia epica) con la sfera privata dell'erotismo. Il poeta non rinuncia però a in- trodurre la materia moderna nel suo poema, dove, ad esempio, le guerre di religione oc- cupano un posto di riguardo. Significativi sono, nell'Adone, i passi di polemica anticorti- giana e antimilitarista; e importante è la conclusione del poema, all'insegna della pace e dell'attesa di un mondo migliore. La tematica forse più discussa dell'Adone è quella che concerne la materia scientifica. Gli studiosi sono passati, in proposito, da un estremo all'altro: si è attribuito da alcuni a Ma- rino un soverchiante interesse scientifico e si è ridotto da altri tale interesse nei termini di 6 una curiosità superficiale e mondana. Autentica è in realtà la competenza raggiunta da Marino nell'anatomia degli organi sensoriali: estremamente aggiornata è la terminologia di carattere scientifico da lui adottata nella celebre descrizione del «giardino dei sensi», anche se lo scopo che il poeta si propone è squisitamente letterario e non dettato da preoccupazioni scientifiche. Le ottave di elogio a Galileo come scopritore del telescopio sono indubbiamente di grande rilievo: esse mostrano che Marino ha in comune con il grande scienziato un orientamento antitradizionale e antiautoritario. L'interesse per il te- lescopio fa parte di un interesse più generale per la macchina. Ricchissimo è infatti il re- pertorio delle macchine presenti nel poema, dalle fontane (la cui descrizione passa attra- verso il funzionamento della macchina idraulica) al teatro, visto come un'operazione di ingegneria, e all'orologio, considerato come una macchina meravigliosa (canto XX, 2).