Scarica Analisi Canti Purgatorio Dantesco e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! - CANTI DEL PURGATORIO DANTESCO - Canto 1 (vrs 25-133) Proemio del Purgatorio 13-27 DANTE CONTEMPLA LE QUATTRO STELLE DEL POLO ANTARTICO 25 Il cielo pareva rallegrarsi\ godere della luce riflessa delle stelle: lʼarea settentrionale del cielo che era priva di stelle(vedovo, termine biblico) 27 poi che non poteva guardare e ammirare le stelle! (quelle!) 28-39 APPARIZIONE DI CATONE Come io distolsi lo sguardo dalle 4 stelle. volgendo lo sguardo allʼaltro polo (polo artico) 30 la dove le stelle del carro dellʼorsa maggiore erano già sparite (scesa sotto lʼorizzonte) vidi vicino a me un vecchio solo (CATONE) degno di tanta reverenza nellʼaspetto (in vista) 33 di più di quanta ne deve al padre ogni figliolo. aveva lunga la barba e di pelo bianco mista ed era simile ai suoi capelli 36 che gli scendevano dalle spalle sul petto in una doppia ciocca\banda I raggi delle 4 stelle (luci sante) ornavano (fregiavano) la sua faccia di luce 39 lo vedevo (Dante) come se il sole stesse davanti a lui e lo illuminasse (le 4 virtù in lui) 40-49 RAMPOGNE DI CATONE E RISPOSTA DI VIRGILIO “ Chi siete voi che risalite contro il fiume (cieco, perché sotto terra) Siete fuggiti dallʼinferno (prigione eterna) ? 42 chiede Catone muovendo la barba (oneste piume) “Chi vi ha guidati, o che cosa vi ha illuminato il cammino uscendo fuori dalla profonda notte 45 che avvolge in un eterna oscurità la valle\voragine dellʼinferno? Sono state infrante le leggi dʼabisso? o è subentrato\cambiato nel cielo un nuovo decreto\legge (consiglio) 48 per cui benché siate dannati potete raggiungere le mie grotte\roccie (luogo a lui affidato) ?”. Lo duca mio (la mia guida ,Virgilio) allora mi afferrò (diè di piglio) e con parole e con mani e con cenni (polisindeto “e” parole e gesti simultanei) 51 reverenti mi esortò ad inginocchiarmi e a chinare gli occhi e il capo (reverenza) Poi rispose lui: “ Non venni di mia iniziativa: una donna scese dal cielo e per le sue preghiere 54 con la mia compagnia aiutai costui (Dante) ma poichè è tuo volere\ tuo desiderio che più\meglio ti si spieghi quale sia la nostra vera condizione 57 non può essere che il mio volere si opponga al tuo Questo(Dante) non ha ancora visto lʼultima sera (cioè non è ancora morto) ma per la sua follia (la sua superbia intellettuale e i suoi peccati) le fu vicino (a morire) 60 molto poco tempo mancava che fosse perduto (morto in senso spirituale) Così come io ti dissi fui mandato ad esso Clara Villa 13\14 per salvarlo (per lui campare) e non cʼera altra via 63 che questa per la quale io mi son avviato\incamminato mostrato a lui ho tutta la gente dannata dellʼinferno (ria) e ora intendo mostrargli quegli spiriti\anime 66 che si purificano (purgan sè) sotto la tua custodia. Come io lʼho condotto(tratto)fin qui, sarà lungo da dirti che è la virtù che dal cielo scende e mi aiuta 69 a condurlo a vederti e udirti. Ora compiaciti e gradisci il suo arrivo è la piena libertà che va cercando che è la cosa più preziosa\cara 72 come ben sa chi per lei (per la verità) alla vita rinuncia (come catone) Tu lo sai bene che non fu amara la morte per amore della libertà In Utica (città africana dove morì) il suicidio dove lasciasti 75 il corpo\le vesti che nel gran giorno (giorno del giudizio) sarà si chiara\lumin. cm i beati Non sono gli editti\le leggi eterne di Dio violate da noi (per noi guasti) perché Dante vive e io (Virgilio) non sono legato alla giurisdizione di Minosse 78 ma sono del cerchio dove ci son gli occhi casti\puri (cioè del 1 cerchio, il limbo) di Marzia tua (di Catone) che nellʼatteggiamento ancora ti prega o santo petto che la consideri sempre come tua moglie 81 per il suo amore a noi dunque ti chiediamo (piega) Lasciaci andare per\attraverso i tuoi 7 regni (7 cornici del purgatorio sotto la sua giurisdizione) ringrazierò anche lei x il favore che ci hai conces. x amor suo, parlerò dll tua benignità 84 se di essere ricordato là giù (nellʼinferno\linbo) ti degni\vuoi (se ti ritieni degno) 85 - 111 REPLICA DI CATONE E SUA SPARIZIONE “Marzia piaceva tanto ai miei occhi mentre\finchè io ero di là (in vita)”, disse egli (Catone) allora 87 “ che tutte le grazie\i favori che volle da me gli feci. Ora che di là dal cattivo fiume (lʼacheronte) dimora non mi può più smuovere, per quella legge 90 che fu stabilita quando io me ne uscii fuori (dal Limbo) Ma se una donna del cielo ti muove e guida (regge) come tu hai detto, non cʼè bisogno (mestier) di lusinghe 93 è sufficiente che a suo nome tu mi richieda (richegge). Va dunque, e fai in modo di cingere (ricinghe) alla vita costui con un giunco (simbolo di umiltà) liscio (schietto) e che si lavi il viso 96 così che ogni sudiciume\bruttura (simbolo dei peccati) si cancelli perchè non sarebbe conveniente (non si converria), con lʼocchio offuscato (sorpriso) da qualche nebbia, andare davanti al primo (angelo custode) 99 ministro, che è uno di quelli del paradiso. Questa isoletta tutto intorno nella sua parte più bassa lungo la spiag. (ad imo ad imo) la giù dove è battuta dallʼonda del mare 102 porta i giunchi sopra il molle terreno nessun altra pianta che mettesse foglia (facesse fronda) o che avesse fusto ligneo (indurasse) vi potrebbe aver vita 105 xchè questa le percosse dellʼonda nn asseconderebbe(non si piega quindi si spezza) Poi non vi sia da questa parte un vostro ritorno (Poscia non sia di qua vostra reddita) il sole che ormai sorge vi mostrerà 108 in quale punto risalire il monte in modo più agevole”. Così sparì; e io sù mi levai (mi alzai da terra, Dante fin ora era rimasto in ginocchio) senza parlare, e tutto mi accostai\strinsi (ritrassi) Clara Villa 13\14 Mi rispose: “ Così come io ti ho amato nel mio corpo mortale (in vita), così ti amo anche ora che sono libero dai vincoli corporei: (sciolta) 90 per ciò\ questo (però) mi fermo (mʼarresto), ma tu perché fai questo viaggio ? (vai) “Casella mio (tono affettuoso), per tornare un altra volta dopo la morte là dove io sono ora (nel purgatorio) faccio ora questo viaggio” (viaggio dal valore salvifico) 93 dissi io: “ ma a te come mai ti è stato tolto tanto tempo? (comʼè tanta ora tolta)(xchè solo ora sei qui) Ed egli rispose a me: “ Nessuno mi ha fatto ingiustizia\ oltraggio se lʼangelo nocchiero fa salire sulla barca le anime scegliendole secondo il volere di Dio 96 più volte mi ha negato questo passaggio; xché il volere dellʼangelo deriva da un potere giusto: (quello di dio) (che di giusto voler lo suo si face) tuttavia (veramente) da tre mesi egli ha tolto questa imposizione (dallʼinizio del Giubileo) 99 e chi ha voluto è potuto entrare con tutta pace (senza opposizione) Quindi io che mi ero rivolto (ero andato) allora (chʼera ora) sul\nel mare (marina) dove lʼacqua del Tevere diventa salata 102 benignamente fui da lui (dal nocchiero) accolto nella barca (ricolto) A quella foce (del Tevere) ha egli indirizzato la ali\vela della barca perché sempre alla foce del Tevere si raccolgono tutte le anime (sempre quivi ai ricoglie) 105 che verso lʼAcheronte non vanno” (si calano)(le anime che non vanno allʼinferno) E io (Dante risponde): “ Se una nuova legge non ti toglie la memoria o lʼuso dellʼamoroso canto 108 che solitamente mi tranquillizzava tutti i miei affanni\ dolori con questo (con il canto) se vuoi tu possa consolarmi in quanto la mia anima che con il mio corpo (la mia persona) 111 venendo qui si è affannata tanto!” “Amor che ne la mente mi ragiona” (canzone di dante presente nella Vita Nova) cominciò egli allora così dolcemente 114 che la dolcezza ancora dentro lʼanima mi risuona Il mio maestro ed io e quella gente (tutte le anime) che erano con lui (con Casella) parevano così contente 117 come se a nessuno avesse altro pensiero (come a nessun toccasse altro la mente) 118- 133 RIAPPARIZIONE DI CATONE E FUGA DELLE ANIME Noi eravamo tutti fissi e attenti alle sue note; ed ecco il vecchio onesto (Catone) 120 gridando: “Che cosʼè, spiriti pigri\infingardi (lenti) ? quale negligenza, quale fermata\indugio (stare) è questo? Correte al monte a purificarvi \ spogliarvi dalla scorza che riveste lʼanima (scoglio) 123 che essa impedisce a voi la visione di Dio” (chʼesser non lascia a voi Dio manifesto). Come quando, cogliendo biada o loglio (sono due erbe) i colombi radunati intorno al cibo (pastura) 126 quieti, senza mostrare lʼuso dellʼorgoglio che appare quando essi hanno paura subito lasciano stare lʼesca 129 perché sono assaliti da maggior preoccupazione (cura) (quella di mettersi in salvo) così vidi io (Dante) quella schiera\ gruppo (masnada) giunta di recente (fresca) lasciare il canto (lʼattenzione per esso) e fuggire verso il pendio del monte (costa) 133 come ognuno che stava andando non sa dove andrà a finire (fuggono verso il monte a caso) ne il nostro allontanamento fu meno sollecito e frettoloso (ne la nostra partita fu men tosta). Clara Villa 13\14 Canto 3: Antipurgatorio 1-15 RIPRESA DEL CAMMINO Allontanatisi rapidamente anche i due poeti, Virgilio manifesta esteriormente il rimorso per aver ceduto ad un sentimento umano ed esser venuto meno al suo compito: le coscienze nette provano un gran dolore anche per un fallo lieve, quando finalmente Virgilio rallenta il passo, Dante rinfrancato alza lo sguardo verso la montagna. 16-45 SPIEGAZIONE DI VIRGILIO SULLA NATURA DEI CORPI. Dante alzando lo sguardo vede lʼombra solo davanti a se e si volge sbigottito credendo che Virgilio sia scomparso, questi lo conforta spiegandoli che i trapassati hanno corpi aerei che lasciano passare i raggi: non ostante ciò possono soffrire tormenti, come ciò avvenga è un mistero e stolto è lʼuomo che crede con la sola ragione di poter penetrare i misteri divini; egli deve rinunciare a conoscere la cagione delle cose: se così non fosse non sarebbe stata necessaria la Rivelazione. Compiange infine i grandi spiriti che senza di quella invano hanno cercato la verità e pensando che tra quelli è anche lui stesso, tace turbato. 46-102 INCONTRO CON UNA SCHIERA DI ANIME. Arrivati i due poeti ai piedi dellʼerto pendio della montagna, si rendono conto che in quel punto è impossibile salire: si arrestano e Virgilio medita sul da farsi; Dante intanto scorge un gruppo di anime che avanzano lentamente e lo dice al maestro, questi decide di andar loro incontro e giunti ad una certa distanza, alle anime che si sono arrestate chiede dove sia possibile la salita; ma costoro che si sono accorte che Dante è vivo indietreggiano stupefatti, solo quando Virgilio spiega la natura del loro viaggio, rispondono indicato la strada per salire al monte. 103-145 COLLOQUIO CON MANFREDI Una delle anime si rivolge a Dante, e lo invita a guardarlo per vedere se lo riconosce, ma Dante dopo averlo fissato intensamente, gli dichiara di non averlo mai visto prima, lʼanima allora si rivela per Re Manfredi e prega il poeta, quando sarà tornato nel mondo di annunciare alla figlia Costanza la sua salvazione, anche se sulla terra si dice altrimenti; Manfredi dichiara di essersi pentito in punto di morte e non ostante gli orrendi peccati, di essere stato perdonato da Dio, nella sua infinita misericordia. Ma i suoi avversari hanno infierito sui suoi miseri resti, che disseppelliti vennero sparsi al vento al di là dei confini del regno; spiega poi a Dante che la scomunica ecclesiastica si paga nellʼAntipurgatorio con un attesa, prima di poter cominciare lʼespiazione, uguale a 30 volte il periodo vissuto in contumacia della chiesa, anche ciò dovrà il poeta dichiarare alla figlia Costanza perché con le preghiere si può ottenere un abbreviamento della pena. Canto 4: Antipurgatorio, balzo 1 1-18 OSSERVAZIONI DI DANTE SUL TRASCORRERE DEL TEMPO. ARRIVO AL LUOGO DOVE SI SALE AL 1° BALZO. Dante osserva che il tempo è passato senza che egli se ne accorga perché tutto intento a parlare con Manfredi e a meditare sulla sorte di lui: questa esperienza dimostra, lʼerronea dottrina della pluralità delle anime; sono infatti trascorse 3 ore ed egli con Virgilio e con il gruppo degli scomunicati è giunto ad un luogo che viene indicato come lʼerto sentiero che porta al 1°balzo dellʼAntipurgatorio. 19-54 FATICOSA SALITA. Per mezzo di uno stretto ed erto sentiero tagliato nella roccia i due poeti salgono le prime pendici del monte, giunti ad un ripiano, Virgilio esorta Dante a continuare lʼascesa fino ad un balzo che cinge tuttʼintorno la montagna, qui giunti dopo molta fatica, i due poeti si pongono a sedere riguardando con soddisfazione la via percorsa. 54-84 SPIEGAZIONE DI VIRGILIO SUL CORSO DEL SOLE NELLʼEMISFERO AUSTRALE. Alzati gli occhi verso il sole, Dante si accorge con grande stupore che essendo egli volto verso levante, ha il sole alla sua sinistra; Virgilio intuisce il perché di quello stupore e spiega il fatto, essi si trovano nellʼemisfero opposto a quello abitato: guardando verso levante il sole che passa verso lʼequatore, risulta a Clara Villa 13\14 destra per gli abitanti dellʼemisfero boreale, a sinistra per quelli dellʼaltro emisfero; Dante soddisfatto dichiara di aver ben compreso la spiegazione e la amplia con un altra osservazione. 85-96 CARATTERISTICHE DELLA MONTAGNA DEL PURGATORIO Soddisfatto della spiegazione, Dante chiede ora a Virgilio quanto cammino dovranno fare, perché la montagna è così alta che gli occhi non ne vedono la cima, Virgilio risponde che caratteristica di quel monte è la difficoltà della salita al principio, difficoltà che si fa via via più lieve, man mano che si sale. Quando Dante salirà senza accorgersene e il procedere gli sembrerà così lieve come il corso di un nave secondo corrente, ciò significherà che è giunto alla fine del suo cammino e potrà riposarsi. 97-139 INCONTRO CON BELACQUA Non appena Virgilio ha finito di parlare, risuona poco lontano una voce che dice: “ Forse avrai bisogno di fermarti prima!” i due poeti si voltano e vedono un grande masso, di cui prima non si erano accorti e da dove sembra essere venuta la voce, si avvicinano e scoprono seduti e raccolti intorno a quel pietrone un gruppo di anime in atteggiamento svogliato: una in particolare colpisce Dante, che la indica a Virgilio, vien poi riconosciuta come Belacqua con il quale il poeta intreccia un dialogo affettuosamente scherzoso e ironico: da lui Dante viene a sapere che tutti costoro, che sono stati negligenti in terra, tardando per negligenza a pentirsi devono rimanere in attesa fuori dal Purgatorio tanto quanto è stato il tempo della loro vita, alla fine del colloquio Virgilio invita Dante a riprendere il cammino, perché é ormai mezzogiorno. Canto 5 (vrs 43-136) Antipurgatorio, balzo 2 43-63 PRIMO COLLOQUIO CON LE ANIME 43 “ Questa gente che si spinge (preme) intorno a noi è molta e vengono a pregarti” disse il poeta: 45 “ però continua a camminare (pur va) e intanto che cammini ascolta” “ O anima che vai per ottenere la beatitudine (purificandosi con questo viaggio) con quel corpo (membra) con il quale sei nato 48 noi (anime) veniamo gridando “ un po il passo rallenta\ferma”. Guarda se qualcuno di noi hai mai (unqua) conosciuto così che di lui di là (nel mondo dei vivi) buona notizia porti : 51 perché vai ? perché non ti fermi ? Noi siamo stati tutti uccisi (assassinati) violentemente (per forza) e siamo stati peccatori fino al momento della morte 54 ma qui (nel momento della morte) la luce\la grazia di Dio dal cielo ci ha illuminati (consap. dei pecc.) tanto che pentendoci dei nostri peccati e perdonando i nostri nemici, fuori dalla vita uscimmo (morimmo) riconciliati\ in pace con Dio 57 che con il desiderio di vederlo ci tormenta”. (che del disio di sè nʼaccora) E io: “ Per quanto nei vostri visi guardi attentamente (guati) non riconosco nessuno, ma se a voi fa piacere\ volete 60 quello che posso fare per voi spiriti destinati alla beatitudine (ben nati) ditemelo e io lo farò per quella pace che dietro ai piedi di questa guida (Virgilio) 63 di mondo in mondo (da regno a regno) sto cercando”. 64- 84 COLLOQUIO CON IACOPO DEL CASSERO E la prima anima (uno) (Iacopo del Cassero) incominciò: “ Ciascuno si fida del bene che ci prometti senza che tu lo giuri 66 purché lʼimpotenza di farlo (lʼ voler non possa) non recida\tronchi (ricida) il tuo volere. Perciò io che solo davanti agli altri ti parlo Clara Villa 13\14 21 che è facile attraversarlo senza accorgersi della verità (pericolo di fraintendere il vero). Io vidi quellʼesercito\schiera di anime gentili\nobili in silenzio poi riguardare in sù verso lʼalto 24 quasi aspettando pallido per il timore e umile (attesa devota) e vidi apparire nellʼalto e scendere giù due angeli con due spade infuocate (giustizia e misericordia o le 2 autorità) 27 tronche e private delle loro punte Verdi come le foglie appena nate (pur mo nate) erano le vesti che da verdi penne\ ali 30 che mosse(percosse) e ventilate tiravano dietro a loro. Uno (un angelo, lʼun) venne a collocarsi poco sopra di noi (sul fianco della valletta) e lʼaltro scese sulla sponda opposta 33 così che le anime (la gente) in mezzo venivano contenute da loro. ben si distingueva (discernea) in loro (negli angeli) la testa bionda ma nel volto lʼocchio si smarriva (per la luminosità) e lo splendore del viso 36 come virtù(cioè quella visiva)che si smarrisce\ si confonde per qualcosa che va oltre le sue possibilità “ Entrambi (gli angeli) vengono dal grembo di Maria” disse Sordello, “a guardia della Valle 39 per il serpente che verrà da un momento allʼaltro (vie via)”. Dunque io che non sapevo da quale parte (qual calle) mi guardai intorno e mi avvinghiai (accostai stretto) 42 tutto gelato (intimorito e ansioso) alle fidate spalle di Virgilio. 43 - 84 INCONTRO CON NINO VISCONTI E Sordello ancora: “ Ora scendiamo nella valle (avvalliamo) tra le grandi ombre (spiriti maligni) e parleremo ad esse 45 sarà loro assai gradito (grazioso) vedervi”. Io scesi solo tre passi e fui di sotto e vidi un tale che guardava con insistenza 48 verso di me come se mi volesse riconoscere. Era già il tempo in cui il cielo\ lʼaria si scuriva \ sʼannerava ma non era così buio che tra gli occhi miei e i suoi 51 non si rilevasse ciò che prima la distanza aveva impedito (non dichiarisse ciò che pria serrava). Verso di me si avvicinò e io verso di lui mi avvicinai: giudice Nin (Nino o Ugolino di Giovanni) nobile (gentile), quanto mi ha fatto piacere (piacque) 54 quando vidi che non eri tra i dannati! (rei) Nessun saluto(bel salutar) tra noi rimase in silenzio (si tacque)(si sono salutati) poi domandò: “Quandʼè che tu sei venuto 57 ai piedi del monte sulle spiagge del purgatorio (per le lontane acque)? ”. “ Oh!” dissi io a lui “attraverso luoghi tristi (lʼinferno) arrivai sta mattina e sono ancora in vita (prima vita cioè quella mortale) 60 per far si che lʼaltra (ancor che lʼaltra cioè la vita eterna) proseguendo io la raggiunga”. E come la mia risposta venne sentita Sordello e Nino in dietro si ritrassero (raccolse) 63 come persone da subito confuse per lo stupore. Sordello si rivolge a Virgilio e Nino a un tale che sedeva gridando: “ Su Corrado! (Corrado Malaspina) 66 vieni a vedere che cosa volle Dio per mezzo della sua Grazia”. Poi rivolto verso di me: “ Per quella singolare gratitudine (singular grado) che tu devi a colui che nasconde la ragione (cioè a Dio) 69 prima del suo operare (lo suo primo) perché non cʼè via (guado) possibile a comprenderla” Clara Villa 13\14 quando sarai di là dalle grandi onde (cioè nella terra dei vivi) di alla mia Giovanna che per me preghi (chiami) 72 la dove agli innocenti si risponde (la dove si ascoltano le preghiere degli innocenti,in chiesa o al cielo). Canto 9 (vrs 1-69) Antipurgatorio,valletta 1-33 DANTE SI ADDORMENTA E SOGNA 1 La moglie\concubina dellʼantico Titone si imbiancava di già al balcone (balco) dʼoriente 3 fuori dalle braccia del suo dolce amico la sua fronte (di fronte)era lucente (costellazione scorpione\pesci) di gemme (le stelle) poste nellʼaspetto del freddo animale 6 che con la coda percuote la gente (lo scorpione) e la notte che sale con dei passi (deʼ passi con che sale) (è mezzanotte) ne aveva fatti due nel luogo dove eravamo 9 e il terzo già stava terminando (chinava in giuso lʼale) quando io che corpo (meco) avevo di quelli dʼAdamo vinto dal sonno mi chinai sullʼerba 12 la dove già tutti e cinque sedevamo. (Dante,Virgilio,Sordello,Nino Visconti e Corrado Malaspina) Nellʼora che cominciano i tristi lamenti (lai) la rondinella vicino alla mattina 15 forse a memoria dei suoi primi guai (rimando al mito di Progne e Filomela) e la mente nostra pellegrina\si allontana di più dalla carne ed è meno presa dal pensiero 18 alle sue visioni è quasi divina mi pareva in sogno di veder sospesa (in aria sulle ali) un aquila (aguglia) nel cielo con penne dʼoro 21 con le ali aperte e intenta a calare ed mi pareva di essere là dove furono abbandonati i suoi (compagni) da Ganimede 24 quando fu rapito (ratto) dallʼalto concilio (sommo consistoro degli Dei) Fra me pensavo: Forse questa (lʼaquila) colpisce (fiede) soltanto qui (pur qui) per abitudine (per uso) e forse in altro luogo 27 disdegna di portare sù negli artigli (in piede) (la preda). Poi mi sembrava che, ruotata un poco discendesse terribile come una folgore 30 e mi rapisse su fino al fuoco. Dove (Ivi) pareva che ella ed io ardessimo e così lʼincendio immaginato scotto (cosse) 33 che convenne che il sonno si interrompesse. 34-45 IL RISVEGLIO Non altrimenti Achille si riscosse gli occhi svegli guardando in giro 36 e non sapendo dove là fosse quando la madre lo trafugò da Chirone a Sciro mentre nelle sue braccia stava dormendo 39 poi la dove i Greci (Ulisse e Diomede) lo allontanarono che mi scossi io così come dalla faccia Clara Villa 13\14 mi fuggì il sonno e diventai smorto 42 come fa lʼuomo che spaventato rabbrividisce (agghiaccia). Da una parte cʼera soltanto il mio conforto (Dallato mi era solo) (Virgilio) e il sole era già alto da più di due ore 45 e il viso mio era rivolto (torto) al mare (alla marina). 46-69 VIRGILIO SPIEGA IL SIGNIFICATO DEL SOGNO “Non aver paura (tema)” disse il mio signore “ rassicurati dato che noi siamo a buon punto 48 Non stringere\frenare ma riallarga (rallarga) ogni vigore. Tu sei ormai giunto al purgatorio: vedi là il balzo\la parete che lo chiude intorno 51 vedi lʼentrata la dove pare disgiunto\interrotto. Davanti nellʼalba che precede (procede) il giorno quando lʼanima tua dentro dormiva, 54 sopra i fiori dovʼè laggiù eri adorno venne una donna e disse: “Io sono Lucia lasciatemi prendere costui che dorme 57 così lo agevolerò per la sua via”. Sordello rimase e le altre nobili\gentili anime (genti forme) ella ti portò via e come il giorno fu chiaro 60 se ne venne sù e io dietro le sue orme. Ti posò qui ma prima i suoi begli occhi mi mostrarono quella entrata aperta 63 poi ella e il sonno ad una se ne andarono”. Come (guisa) uomo che il dubbio si accerta e che muta in conforto la sua paura 66 poiché la verità gli si è scoperta\ rivelata mi cambiai io; e come senza paura\esitazione (cura) mi vide il duca\maestro mio, su per il balzo 69 si mosse e io procedevo dietro verso (inver) lʼaltura. Canto 10 (vrs 16-72) cornice 1 pena dei superbi 1-27 SALITA ALLA PRIMA CORNICE 13 E questo rese i nostri passi lenti (scarsi) (la difficoltà della salita lungo un sentiero tortuoso) tanto che la parte mancante (lo scemo) della luna 15 raggiunse il suo letto (lʼorizzonte) per tramontare (ricorcarsi) 16 prima che (che) noi uscissimo fuori da qlla strettoia del sentiero scavata nella roccia (cruna,metafor.) ma quando fummo liberi dalla strettoia e allʼaperto 18 lassù dove il monte rientra (in dietro) e lascia posto al ripiano\cornice che lo racchiude (si rauna) io stanco e entrambi incerti sulla strada da prendere, ci fermammo sul piano 21 solitario più che le strade lungo il deserto. Dalla sua sponda (orlo esterno) che confina con il vuoto (vano) al piede dellʼalto monte (ripa) che continuava a salire (pur sale) 24 misurerebbe tre volte un corpo umano (5 metri) e quanto lʼocchio mio poteva giungere guardando (trar dʼale, giungere quasi volando, metafora) Clara Villa 13\14 E se io (anima) non fossi impedito dal sasso che doma il mio collo superbo 54 per la quale conviene (convienmi) che porti il viso\lo sguardo basso codesto (Dante) che è ancora vivo e non dice il suo nome (non si noma) io guarderei per vedere se lo conosco 57 e per indurlo a pietà (per farlo pietoso) di questo mio peso (a questa soma). Io fui italiano (latino) e nato da un nobile (gran) toscano: (Tosco) Guglielmo Aldobrandesco fu mio padre 60 non so se il suo nome fu mai a voi noto (già mai fu vosco) Lʼantico sangue (lʼantichità e la nobiltà della stirpe) e le opere virtuose e nobili (lʼopere leggiadre) dei miei antenati (dʼi miei) mi resero così arrogante 63 che non pensando alla comune madre (Eva o la terra) (non pensando che tutti gli uomini sono uguali) ogni uomo avevo in disprezzo (despetto) oltre misura (tanto avante) che io morii come i Sienesi (Sanesi) sanno 66 e lo sa (sallo) in Campagnatico (il feudo di Omberto) ogni persona (anche i bambini) Io sono Omberto e non solo (non pur) a me fa danno la superbia perché ella ha trascinato (tratto) nella rovina (nel malanno) 69 tutti i miei consanguinei con sè. E qui conviene che io porti questo peso x la superbia (x lei) tanto che a Dio non si dia soddifazione (tanto che a Dio si soddisfacia) 72 poiché quello che io non ho fatto tra i vivi io lo faccia tra i morti” Canto 12 (vrs 16-72) Cornice 1 10-63 ESEMPI DI SUPERBIA PUNITA 16 Per far si che di loro (dei defunti) rimanga memoria sopra i defunti le tombe terragne (tombe scavate in terra i cui coperchi sono al livello del suolo) 18 portano inciso quello che loro erano prima (la loro figura da vivi) dove li (sulle tombe) molte volte si piange (ulteriormente la dipartita del defunto) per il dolore (la puntura) del ricordo (della rimembranza) 21 che spinge solo le anime pietose (pii) (che hanno cura dei loro cari) io (Dante) le vidi li (le tombe terragne) ma di miglior aspetto secondo lʼarteficio dellʼarte (secondo il magistero) rappresentato 24 tutto lo spazio che dal monte sporge e forma la via percorsa dai penitenti. (quanto per via di fuor ..) Vedeva colui che fu creato nobile (Lucifero) più di qualsiasi altra creatura, giù dal cielo 27 precipitando (alla velocità del fulmine, folgoreggiando) da un lato. (del pavimento della cornice) Vedeva giacere Briareo trafitto dalla saetta\dardo(dal telo)(Gigante,prese parte alla lotta contro gli dei) celestiale dallʼaltra parte (del pavimento della cornice su cui sono raffigurati) 30 presente (grave) sulla terra con il suo grande corpo senza vita (per lo morta gelo) Vedeva Timbreo (cioè Apollo), vedeva Pallade (cioè Atena) e Marte ancora armati intorno al padre loro (Giove) 33 ammirare le membra sparse (sparte)dei giganti vinti. Vedeva Nembròt ai piedi (piè) del grande lavoro (la torre di babele che voleva raggiungere il cielo) quasi smarrito a riguardare le persone\ i compagni (le genti) 36 che in Sennaàr (pianura di Babilonia dove vi era la torre)con lui furono superbi\ peccarono di superbia. O Niobè che con gli occhi pieni di dolore (dolenti) (si vantò con Latona di avere più figli) io (Dante) vedevo te incisa\scolpita (segnata) sul pavimento della cornice (in su la strada) 39 tra sette e sette (cioè tra i 14, 7 femmine e 7 maschi) i tuoi figlioli morti (spenti!). O come Saul che sopra la propria spada (come in su la propria spada) (re dʼIsraele vinto in battaglia) Clara Villa 13\14 qui apparivi (quivi parevi) morto in Gelboè (Gilboa monte della Palestina) 42 che non sentì (sulla quale non discese) ne pioggia ne rugiada! (come voleva Davide nel lamento) O folle Aracne, io vedevo te (aveva sfidato Minerva a tessere la tela più bella) già mezza trasformata in ragno (mezza ragna) triste sopra gli stracci 45 dellʼopera che ti fece disgrazia (che mal per te si fè) (del suo ricamo strappato da Atena). O Roboamo qui già non sembri più minaccioso (re dʼIsraele aggravò il gioco fiscale delle sue tribù) ma la tua immagine scolpita (quivi ʻl tuo segno) è piena di spavento (le tribù insorgono e lui scappa) 48 è portato (nel porta) da un carro senza che che altri lo inseguano. Mostrava ancora il duro pavimento come Alcmeone e sua madre (Erifile) fecero 51 apparire caro(xché pagato cn la vita) lo sventurato ornamento(la collana porta svent. a chi la indossa). Mostrava come i figli si gettarono con violenza sopra Sennacherìb (loro padre e re dʼAssiria a cui Jahvè sterminò lʼesercito) dentro al templio 54 e come morto il padre, li lo lasciarono (e fuggirono). Mostrava la rovina (dellʼesercito persiano) e il crudele scempio (del cadavere di Ciro) che fece Tamiri (regina degli sciiti che tagliò la testa a Ciro e la mise nel sangue)quando disse a Ciro: 57 “Di sangue eri assetato e io di sangue ti sazio” (“Sangue sitisti e io di sangue tʼempio”). Mostrava come disordinatamente fuggirono (in rotta si fuggirono) gli Assiri poiché era morto Oloferne (il generale decapitato da Giuditta per salvare il suo popolo) 60 e anche ciò che resta del marito (decapitazione) Vedeva Troia in cenere e svuotata (in caverne) (dallʼincendio) o Ilio bassa e vile come 63 mostrava la raffigurazione (il segno) che li si vede! (che li si discerne) 64- 72 PERFEZIONE DEGLI INTAGLI E APOSTROFE Quale vi fu maestro di pennello o di stile(di pennel fu maestro- pittore\ disegnatore- o maestro di stile) che fosse capace di ritrarre le figure (le ombre) e i loro lineamenti (eʼ tratti chʼivi) 66 come quelle che qui(nel Purgatorio)farebbero meravigliare(mirar)anche un artista di sottile ingegno? I morti sembravano morti e i vivi sembravano vivi non vide meglio di me chi vide il vero (cioè chi assistette ai fatti) 69 di quello che io calpestai con i piedi finché camminai chinato (quantʼio calcai, fin che chinato givi). “Ora insuperbite e procedete camminando con la testa alta figlioli di Eva (umani) e non chinate il volto 72 affinché non vediate il vostro cattivo sentiero” (frase ironica che vuole significare il contrario) Canto 18 (vrs 130-145) Allʼingresso della cornice 4 130- 138 ESEMPI DI ACCIDIA PUNITA 130 E quello che mi prestava soccorso ad ogni mio bisogno(E quei che mʼera ad ogne uopo)(cioè Virgilio) disse: “ Girati di qua: Vedi due (spiriti che corrono dietro agli altri) venir mordendo per accidia”. 133 Di dietro a tutti dicevano (gli spiriti che correvano): “Per prime furono(prima fue morta la gente a cui) morte le persone a cui il Mar Rosso si aprì per volere divino (quando erano inseguiti dal faraone) prima che il Giordano (Iordan) vedesse i suoi eredi” (le rede sue)(la Palestina vedesse gli Ebrei) 136 E: “quella gente che lʼaffanno\la fatica non sopportò fino alla fine con il figlio dʼAnchise (cioè Enea) se stessi si offrirono ad una vita senza gloria”. 139-145 DANTE SʼADDORMETA E SOGNA Clara Villa 13\14 139 Poi quando furono da noi tanto lontane (fuor da noi tanto divise) (gli spiriti si allontanano) quelle ombre\spiriti che non si potevano più vedere un nuovo pensiero dentro di me si insinuò (si mise) 142 dal quale ne nacquero molti altri e diversi tra loro (non coerenti) e tanto in uno come nellʼaltro vaneggia (dice cose senza senso\delira9 che gli occhi per il vagare dei pensieri chiusi (ricopersi) 145 e il pensiero si trasforma in sogno . (Dante si addormenta e sogna) Canto 19 (vrs 1-65) Cornice 4\5 1-33 IL SOGNO DI DANTE 1 Nellʼora in cui il calore del giorno non può più intiepidire il freddo della luna 3 perché viene estinto (vinto) dal freddo della terra stessa e anche (talor) da Saturno quando i geomanti il segno della Fortuna Maggiore vedono in oriente prima dellʼalba (innanzi allʼalba) 6 sorgere da quella parte del cielo (per via) che per poco le rimane oscura (che poco le sta bruna) mi apparve (venne) in sogno una femmina balbuziente (balba) negli occhi storta (guercia) e sopra i piedi sciancata (distorta) 9 con le mani rattrappite (con le man monche) e scolorita (di colore scialba) (pallore lucido e stinto). Io la guardavo, e come il sole rinvigorisce (conforta) il freddo corpo (membra) che la notte appesantisce. 12 così il mio sguardo le fece sciogliere (scorta) la lingua e poi tutta la raddrizzava in poco tempo (poco dʼora) e il volto senza colore\stinto (lo smarrito volto) 15 come vuole lʼamore così gli si colorava\ravvivava. Poiché ella aveva la parlata libera da impacci (disciolto) cominciò a cantare così a stento (con pena) 18 da lei avrei distolto la mia attenzione (mio intento rivolto). “Io sono” cantava “Io sono dolce e sirena (serena)” che incantò (dismago) marinai in mezzo al mare 21 tanto sanno di piacere a essere udite! (a sentir piena) Io distolsi (volsi) Ulisse dal suo bramoso (vago) cammino con il canto mio (al canto); e chiunque si abitua (e qual meco sʼausa) 24 raramente si allontana (raro sen parte)se ne è appagato! (sì tutto lʼappago)” Non aveva ancora richiuso la bocca\ Non aveva ancora finito di parlare quando apparve una donna santa e premurosa (santa e presta) 27 accanto a me (lunghesso me) per confondere\smascherare lei (la donna balba)(far colei confusa). “O Virgilio, Virgilio chi è questa ?!” fieramente diceva; ed egli (Virgilio) veniva (venià) 30 con gli occhi fissi soltanto (fitti pur) in quella donna onesta (nella donna onesta). prendeva lʼaltra e davanti lʼapriva strappandole le vesti (fendendo i drappi) e mostratomi il ventre 33 quella mi svegliò con la puzza che ne usciva. 34-51 IL PASSO DEL PERDONO: LʼANGELO DELLA SOLLECITUDINE. Io spostai lo sguardo (mossi gli occhi) e il buon maestro (Virgilio): “Almeno tre Clara Villa 13\14 dellʼalto\sommo reggente (cioè Dio), vendicò le ferite (fora) 84 da dove uscì il sangue (di Cristo) venduto da Giuda con il nome che è più duraturo e più onorevole (nome di poeta) ero io di là (nel mondo)”: rispose quello spirito 87 “ero assai famoso ma ancora senza fede. (non era ancora cristiano) Tanto fu dolce il mio canto poetico (vocale spirto) che il tolosano mi portò da se a Roma 90 dove mi meritai lʼornamento di mirto sulle tempie (riconoscimento come poeta) Stazio la gente ancora di là (in vita) mi nomina: cantai di Tebe e poi del grande Achille; (riferimento alle opere Tebaide e Achilleide) 93 ma morii (caddi in via) con la seconda fatica (soma)(morì lasciando lʼopera incompleta) 94-102 STAZIO ESALTA “LʼENEIDE” Al mio ardore (poetico) diedero origine (fuor seme) le scintille (faville) che mi scaldarono della divina fiamma 96 di cui si sono illuminati più di mille (poeti). Dellʼ Eneide dico che fu mia mamma e mia nutrice nel poetare (poetando): 99 senza di essa non creai\fissai (non fermai) cosa che avesse peso\valore (dramma che avesse peso). E per essere vissuto di là quando visse Virgilio acconsentirei (assentirei) un sole (cioè un altro anno) 102 in più che non devo per uscire dal mio esilio (bando)”. 103-120 IMBARAZZO DI DANTE Queste parole fecero volgere Virgilio verso di me con viso che tacendo diceva “taci” 105 ma la volontà (la virtù) non può tutto quello che vuole perché riso e pianto sono tanto vicini alla passione da cui ciascuno si scaturisce (spicca) 108 che meno seguono la volontà (voler)nei più sinceri\veraci. Io soltanto (pur) sorrisi come lʼuomo che accenna (ammicca) perché lʼombra\lʼanima si zitti e riguardandomi (lʼanima si accorge che Dante sorride) 111 negli occhi dove lʼespressione (lʼsembiante) più si imprime (ficca) e “ Possa tu (Se) in felice esito (in bene) con tanta fatica (labore) condurre a termine (asommi)” disse “perché la tua faccia, adesso (testeso) 114 un lampeggiante sorriso mi dimostra?”. Ora sono io da una parte e dallʼaltra preso: (entrambe le parti, Virgilio e Stazio) Una mi fa tacere, lʼaltra scongiura 117 che io dica; dunque io sospiro e vengo compreso dal mio maestro e “ Non aver paura” mi dice “ di parlare; ma parla e digli 120 quello che domanda con tanta cura\insistenza”. 121-136 DANTE PRESENTA VIRGILIO A STAZIO. SUA AMMIRAZIONE E DIMOSTRAZIONE DI REVERENZA. Quindi io: “Forse che tu ti meravigli antico spirito del sorridere che io feci 123 ma io voglio che tu sia preso da un ammirazione più grande. Costui che guida in alto i miei occhi Clara Villa 13\14 è quel Virgilio dal quale tu togliesti\prendesti 126 forza (forte) a cantare degli uomini e degli dei. Se credesti ad un altra ragione del mio sorridere lasciala perché non è vera, e credi 129 a quelle parole che dicesti di lui”. Stava già inchinandosi per abbracciare i piedi alla guida (mio dottore), ma egli gli disse: “ Fratello (Frate?) 132 non farlo che tu sei ombra e un ombra qui vedi.” Ed egli alzandosi (sorgendo): “ Ora puoi comprendere la quantità dʼamore che per te mi scalda 135 quando io dimentico la nostra vanità\incorporeità trattando le ombre\anime come una cosa consistente”. Canto 22 (vrs 19-99) dalla cornice 5 alla 6 10 - 54 STAZIO SPIEGA IL SUO VERO PECCATO 19 Ma dimmi, e come amico mi perdonerai (Parla Stazio e lʼamico è Virgilio) se troppa sicurezza (sicurtà) mi allarga il freno (se parlo con troppa franchezza) 21 e come amico (Stazio medesimo) ragiona ormai con me (meco). come poté trovare luogo (loco) dentro al tuo seno lʼavarizia tra così tanto senno\ ragione 24 di quanto per tua cura fosti pieno? (la saggezza che aveva era merito suo) Queste parole fecero muovere un poco Stazio a riso prima; poi rispose: 27 “Ogni tua parola dʼamore è un segno caro a me. Veramente più volte appaiono cose che danno a dubitare falsa materia (matera) 30 per le vere ragioni che sono nascoste. La tua domanda mi fa certo esser (mʼavvera esser) tua opinione (tuo creder) che io fossi avaro nellʼaltra vita 33 forse per quella cerchia in cui ero. Ora sappi che lʼavarizia fu troppo lontana (partita) da me e questa lontananza (dismisura) 36 per migliaia di mesi (lunazioni) mi ha punito. (500 anni Stazio rimane nella cornice) E se non fosse che io raddrizzai\corressi il mio proposito quando io posi attenzione (intesi) là dove tu mi chiami (passo dellʼEneide) 39 quasi tormentato (crucciato) verso la natura umana: “Perché non freni (reggi) tu la giusta (sacra) fame (Passo Virgiliano) dellʼoro e lʼappetito dei mortali ? ” 42 voltando sentirei le due schiere miserevoli (grame giostre). Allora mi accorsi che troppo potevano aprire le ali (allargarsi) le mani a spendere e mi pentii 45 così di quello come degli altri mali. Quanti risorgeranno con i crini mozzi (crini scemi) per lʼignoranza che di questa pecca 48 toglie il pentimento sia vivendo che negli estremi della morte ! (morendo) E sappiate che la colpa che contrappone (rimbecca) nel senso opposto (per dritta opposizione) alcuni peccati 51 con esso insieme qui si cancella\si inaridisce\si espia (verde secca); perciò(però) se io sono stato tra quella gente Clara Villa 13\14 che piange lʼavarizia per purgarmi 54 mi è accaduto (mʼè incontrato) per il suo contrario ”. 55 - 93 TIEPIDO CRISTIANESIMO DI STAZIO “Ora quando tu cantasti le crude armi (riferimento a Etèocle e Polinice) della doppia tristezza di Giocasta” (i 2 fratelli figli di Edipo e Giocasta) 57 disse il cantore dei bucolici carmi (Bucoliche opera di Virgilio) “Per quello che Clio vicino ti accompagna (teco li tasta) non appare che ti facesse ancora fedele 60 la fede senza la quale fare bene non basta. Se è così, quale sole o quali candele ti tolsero dalla tenebre così che tu raddrizzasti le vele 63 poi dietro al pescator ?”. Ed egli a lui : “Tu prima mi invitasti verso il Parnaso a bere nelle sue grotte (Parnaso e Castalia indica la poesia) 66 e prima vicino (appresso) a Dio mi illuminai. Facesti come quello che va di notte che porta il lume dietro e non giova 69 a sé ma dietro a sé rende le persone consapevoli (non ignare del cammino) quando dicesti: Secolo si rinnova torna giustizia (Astrea dea della giustizia) e il primo tempo umano (lʼetà dellʼinnocenza dellʼeden) 72 e progenie nuova scende dal cielo. Per te fui poeta, per te cristiano: ma perché tu veda meglio (veggi mei) ciò che io disegno 75 a colorare stenderò la mano. Già era il mondo tutto quanto ripieno della vera credenza seminata 78 grazie al messaggero (li messaggi) dellʼeterno regno e la tua parola sopra citata (toccata) si accordava (si consonava) a nuovi predicanti 81 quando io mi abituai (usata) a frequentarli (visitarli). Venendo poi sembrano (Vennermi poi parendo) tanto santi che quando Domiziano gli perseguitò 84 i loro pianti non furono senza le mie lacrime e finché (mentre) di là in vita io stetti io li aiutai (li sovvenni) e i loro costumi onesti (dritti) 87 fecero dispregiare a me tutte le altre sette. E prima che io conducessi i Greci ai fiumi di Tebe poetando ebbi io battesimo 90 ma per paura fui io cristiano di nascosto (chiuso) mostrando a lungo di essere pagano e questa tiepidezza il quarto cerchio 93 mi fece percorrere (cerchiare) per più di quattro secoli. 94 - 114 VIRGILIO NOMINA ILLUSTRI PERSONAGGI DEL LIMBO Tu dunque che hai sollevato il coperchio che nascondeva quanto bene io dico (cioè la fede) 96 mentre ci è rimasta (soverchio) della salita (del salire) dimmi dovʼè il nostro antico Terenzio Cecilio e Plauto e Varro, se lo sai: Clara Villa 13\14 E come lʼuomo che di correre (trottare) è stanco (è lasso) (riferito a Forese) lascia andare i compagni e così passeggia\va al passo 72 finché si sfoga lʼansimare (lʼaffollar) del petto (casso) si lasciò oltrepassare (trapassar) dal gruppo santo Forese, e dietro a me se ne veniva 75 dicendo: “Quando sia\avverrà (fia) che io ti riveda (riveggia) ?”. “Non so” risposi io a lui “quanto io viva ma già non avverrà (fia) il mio tornare tanto presto (tantotosto) 78 perchè io non arrivi con il mio volere\desiderio prima alla riva perché il luogo in cui fui posto a vivere (Firenze) di giorno in giorno di bene più si spoglia (spolpa) 81 e a triste rovina pare disposto\preparato”. 82 - 93 PROFEZIA SULLA MORTE DI CORSO DONATI “Ora va” disse egli “che quelli che hanno più colpa lo vedo trascinato (tratto) dalla coda di una bestia 84 verso (inver) la valle dove mai non si scolpa (lʼinferno). La bestia ad ogni passo va più velocemente (ratto) aumentando (crescendo) sempre fino a che quella gli percuote 87 e lascia il corpo disfatto in maniera vile. Non hanno molto a volger quelle ruote (cieli ?)” e indirizzo (drizzò) gli occhi al cielo “ che ti sia (fia) chiaro 90 ciò che il mio dire non può più dichiarare. Tu rimani ormai che il tempo è prezioso (caro) in questo regno, così che io perdo troppo (tempo) 93 venendo a te (teco) così con passo lento come il tuo (pari a pari)”. 94 - 120 ARRIVO AL SECONDO ALBERO Canto 26 (vrs 88-148) Cornice 7 88 - 135 LʼANIMA SI RIVELA COME GUIDO GUINIZZELLI, SUO COLLOQUIO CON IL POETA 88 Ora sai i nostri atti\peccati e di che cosa fummo rei\colpevoli: se forse vuoi sapere chi siamo per nome (a nome) 90 tempo non avrei per dirlo e non saprei. Farò ben mancante (scemo) il volere di me: son Guido Guinizelli e già mi espio (e sono già nel Purgatorio) 93 per essermi pentito (ben dolermi) prima che abbia lo stremo\ il termine (muoia)”. Come nel dolore (tristizia) di Licurgo si fecero i due figli nel rivedere la madre 96 tale diventai io ma non mi spingo (insurgo) a tanto quando io sento nominare (odo nomar) mio padre stesso e sento menzione degli altri poeti (miei) migliori di me i quali non usarono mai 99 rime dʼamore dolci e leggiadre (caratteri del stilnovismo) e senza sentire e dire (udire e dir) andai pensoso per lungo tempo (lunga fiata) ammirando lui 102 tuttavia (nè) per il fuoco non mi avvicinai (mʼappressai) più in là. Poiché di guardarlo fui sazio (pasciuto) mi offersi tutto pronto al suo servizio Clara Villa 13\14 105 con un giuramento che fa credere ad un altro Ed egli a me: “Tu lasci tale impronta (tal vestigio) per quello che io sento in me e tanto chiaro 108 che il Letè non può togliere (tòrre) ne far oscurare (far bigio) Ma se le tue parole ora il vero giurano dimmi qualʼè la ragione (cagion) per cui (che) dimostri 111 nel dire e nel guardare dʼavermi caro”. E io a lui: “ Le dolci poesie (detti) vostre che quanto durerà lʼuso moderno (cioè il volgare) 114 faranno cari ancora i loro inchiostri (cioè i loro scritti)”. “O fratello” disse “questi che io ti indico con il dito” e additò uno spirito davanti 117 “ fu il migliore fabbro del parlare materno (lingua che si impara dalla mamma in contrapp. al latino) Versi dʼamore e prose di romanzi superò (soverchiò) tutti e lascia dire agli stolti 120 che quelli di Lemosì (Limosino) credono che sia superiore. Badano (drizzan li volti) alla voce più che al vero e così fissano (ferman) la loro (sua) opinione 123 prima che da essi si dia ascolto alla ragione o allʼarte. Così fecero (fer) molti antichi di Guittone di bocca in bocca di lui dando pregio\lode 126 finché lʼha vinto la verità con più persone (grazie allʼopera di più poeti) Ora se tu hai un privilegio tanto amplio, che ti sia consentito arrivare al chiostro 129 nel quale Cristo è abate del convento (paradiso) recitagli per me un padre nostro quel tanto che è necessario a noi anime di questo mondo (Purgatorio) 132 dove non è più possibile per noi peccare poi, forse per far posto ad un altro spirito che aveva vicino, scomparve nel fuoco, 135 come un pesce nellʼacqua andando verso il fondo. Io mi avvicinai un poco allo spirito mostrato e dissi che il mio desiderio pareva al suo nome un accoglienza gradita e onorata. Egli cominciò volentieri a dire DA 139 - 147 (FRASE IN PROVENZALE GUARDO IL TELEFONO) 148 Poi si nascose nel fuoco che li purifica 136 - 148 INCONTRO CON ARNALDO DANIELLO Canto 27 (vrs 1-66) (139-148) cornice 7 + scala e sommità di essa 1-15 LʼANGELO DELLA CASTITà 1 Così come quando i primi raggi vibrano là dove il suo creatore (fattor) sparse il sangue 3 cadendo Ebro (Ibero, il fiume) sotto lʼalta Libra (lʼalta bilancia, costellazione) e lʼonda nel Gange alla nona ora riarse (spazio di tempo tra le 12 e le 15) così stava al sole; per cui il giorno se ne andava (Nel purgatorio era il tramonto) Clara Villa 13\14 6 come lʼangelo di Dio lieto ci apparse. Fuori dalla fiamma stava sopra alla riva (sopra allʼorlo senza fiamme) e cantava “ Beati mundo corde!” (Beati quelli di cuore puro) 9 assai più in voce che la nostra umana (viva) Poi (poscia) “ Non si va più se prima non attraversate (morde) anime sante il fuoco: entrate in esso 12 e al canto di là non siate sorde”, ci disse quando noi li fummo vicino per cui quando lo intesi\capii divenni tale 15 comʼè (qualʼè) colui che nella fossa è messo. (divenni cadaverico) In sù le mani congiunte (commessi) protesi guardando il fuoco e immaginando con forza (forte) 18 corpi umani già visti accesi. (già visti perché al tempo molti condannati al rogo) Voltatesi verso di me le buone scorte; (Virgilio e Stazio) e Virgilio mi disse: “Figliolo mio 21 qui vi può essere tormento ma non morte. Ricordati, ricordati! E se io sopra (sovresso) Gerione ti guidai salvo 24 che farò ora più vicino (presso) a Dio ? Credi per certo che se dentro al ventre (lʼalvo) di questa fiamma stessi per ben mille anni 27 non ti potrebbe fare di un capello calvo. E se tu forse credi che io ti inganni avvicinati ad essa (fatti verʼlei) e fatti dare prova (fatti far credenza) 30 con le tue mani al lembo dei tuoi vestiti. Poni giù ormai, deponi ogni timore (temenza) rivolgiti (volgiti) di qua e vieni: entra sicuro! ”. 33 E io ostinatamente fermo (pur fermo) e contro (contra) coscienza. (la coscienza gli diceva di farlo) Quando mi vide stare ancora (pur) fermo e duro turbato un poco mi disse: “Ora vedi, figlio: 36 tra Beatrice e te cʼè questo muro”. Come Piramo al nome di Tisbe apri gli occhi (aperse il ciglio) al di sopra della morte (in su) e allora riguardandola 39 il gelso diventò vermiglio così la mia durezza fatta cedevole mi voltai alla mia guida (duca) sapiente (savio), udendo il nome 42 che nella mente sempre mi rifiorisce\sgorga\rinasce (rampolla). Quindi egli (Ondʼei) tentennò il capo (crollò la fronte) e disse: “Come! volevamo (volenci) star di qua? ”; quindi sorrise 45 come si fa con il fanciullo che è convinto (dalla promessa) dal frutto(pome). 46 - 63 PASSAGGIO ATTRAVERSO IL FUOCO Poi dentro al fuoco davanti mi si mise pregando Stazio che venisse per ultimo 48 che prima per un lungo pezzo di strada ci divise. (Stazio si era messo in fila tra Dante e Virgilio) Così come fui dentro mi sarei gettato in un bollente (bogliente) vetro per rinfrescarmi 51 tanto era li lʼincendio smisurato (senza metro). Il dolce padre mio per confortarmi ancora (pur) di Beatrice ragionando andava 54 dicendo: “Gli pareva di vedere già i suoi occhi (veder parmi)”. Clara Villa 13\14 lʼetà dellʼoro e il suo stato felice 141 forse sognarono questo luogo nel Parnaso. Qui lʼumana radice fu innocente qui fu sempre primavera e ogni frutto 144 nettare è questo di che ciascun dice”. Io allora mi voltai tutto (rivolsi) indietro ai miei poeti e vidi che con sorriso 147 avevano udito lʼultima parte del discorso di Matelda (costrutto) poi rivolsi di nuovo lo sguardo alla bella donna (tornaʼ il viso). Canto 30 (vrs 1-63) Paradiso terrestre 1 - 21 PRELUDIO ALLʼAPPARIZIONE DI BEATRICE 1 Quando il settentrione del primo cielo (le 7 stelle dellʼempireo cioè primo cielo) che mai conobbero (seppe) né tramonto (occaso) né nascita (orto) 3 né velo dʼaltra nebbia che quello della colpa e che faceva lì (nel purgatorio) ciascuno consapevole (accorto) del suo dovere, come il più basso (settentrione) fa 6 con chi volga (gira) il timone (temon) per venire al porto fermo si fissa: la gente verace (i 24 seniori) venuti prima tra il grifone ed esso 9 al carro si volse come alla sua pace e uno di loro quasi dal cielo emesso “Veni, sponsa, de Libano” cantando (versetto del Cantico dei Cantici rivolto a Beatrice) 12 gridò 3 volte e tutti gli altri vicino (appresso). Quali i beati al nuovissimo bando\ nuovissima chiamata (giudizio universale) sorgeranno presto ognuno dalla sua caverna\sepolcro 15 la voce rivestita intona lʼalleluia cotali in su il divino carro (basterna) si levarono\alzarono in volo cento (ministri) “ alla voce di un sì nobile vecchio” ad vocem tanti senis 18 ministri e messaggeri di vita eterna. Tutti dicevano: Benedetto tu che vieni (Benedictus qui venis! rivolto a Beatrice) e gettando fiori sopra e dʼintorno 21 “ Oh date i fiori a piene mani” Manibus, oh date lilia plenis! ” 22 - 39 APPARIZIONE DI BEATRICE Io vidi alcune volte (già) nel cominciare del giorno la parte orientale tutta rosata 24 e lʼaltro\ il resto del cielo di bel sereno decorato e la faccia del sole sorgere\nascere ombrata\velata così che per temperanza di vapori 27 lʼocchio poteva sostenere a lungo (lunga fiata): così dentro una nuvola di fiori che dalle mani angeliche salivano 30 e ricadevano in giù dentro e di fuori (dal carro) sopra il candido velo cinto dʼulivo una donna mi apparve sotto un manto verde 33 vestita del colore della fiamma viva. E lo spirito mio che già da tanto (cotanto) Clara Villa 13\14 tempo era stato che la sua presenza 36 non era di stupore, tremando, affranto senza che gli occhi avevano più conoscenza di lei per la virtù occulta\nascosta che da lei si muove (da lei mosse) 39 lʼantico amore sentì la sua grande potenza. 40 - 54 SCOMPARSA DI VIRGILIO Appena che (tosto che) mi colpì la vista (mi percosse ne la vista) lʼaltra virtù che già mi aveva trafitto 42 prima che io fossi fuori dalla puerizia (pubertà) mi voltai (volsimi) alla sinistra con lʼansiosa attesa (col respitto) simile a quella con la quale il bambino (fantolin) corre dalla mamma 45 quando ha paura o quando egli è afflitto per dire a Virgilio: “Meno che una goccia (nel senso di minima quantità) di sangue mi è rimasta che non trema 48 riconosco i segni dellʼantica fiamma. Ma Virgilio ci aveva (nʼavea) (Dante e Stazio) lasciati privi (scemi) di sé, Virgilio dolcissimo padre 51 Virgilio a cui per mia salvezza mi diedi\affidai (dieʼmi) né tutto ciò (quantunque) perde lʼantica madre (cioè Eva) servì alle guance senza rugiada 54 che lacrimando non tornassero scuse (cioè fosche). 55 - 81 ASPRO RIMPROVERO DI BEATRICE “Dante per il fatto che Virgilio se ne vada (parla Beatrice) non continuare a piangere, non continuare a piangere 57 che ti conviene piangere per un dolore più grave. (cioè per un altra spada) Come un ammiraglio che in poppa e in prora viene a vedere la gente che compie il suo dovere (ministra) 60 per gli altri legni e incoraggia\incuora (lʼincora) a far bene; sulla sponda del carro sinistra (dalla parte dove sta il poeta) quando mi voltai al suono del mio nome 63 che qui di necessità si regista. Canto 31 (vrs 1-63) Paradiso terrestre 1-36 ACCUSE DI BEATRICE E CONFESSIONE DI DANTE 1 “O tu che sei di là dal fiume sacro” (il Leté - Beatrice si rivolge a Dante) indirizzando il suo parlare a me direttamente (volgendo il suo parlare a me per punta ) 3 che anche solo (pur) indirettamente (per taglio) mi era apparso aspro (acro) ricominciò seguendo senza indugio (cunta) “ dì dì se questo è vero 6 conviene che alla tua confessione si accompagni\congiunga la grave accusa”. Era la mia virtù tanto confusa che la voce cercò di uscire (si mosse) e si spense prima 9 che dagli organi suoi fosse emessa (dischiusa). Poco tollerò (sofferse); poi disse: “ Che pensi ? Rispondi a me che il ricordo dei peccati commessi(le memorie triste) Clara Villa 13\14 12 in te non sono ancora cancellati (offense) dallʼacqua”. Confusione e paura miste insieme mi spinsero (pinsero) un tale “sì” fuori dalla bocca 15 per intendere il quale fu necessaria (fuor mestier) la vista(si vede ma non si sente) Come la balestra (balestro) si spezza, quando la sua corda e lʼarco scagliano con una tensione eccessiva (spezza) 18 e con meno foga\forza la freccia (lʼasta) tocca il segno\bersaglio così scoppiai io sottoposto a grave carico facendo sgorgare fuori lacrime e sospiri 21 e la voce si indebolì per il suo varco (uscendo dalla bocca) Quindi ella a me disse: “Lungo il cammino dei buoni desideri da me ispirati che ti portavano (menavano) ad amare il bene 24 al di là del quale non cʼè a che si aspiri quali fossi attraversati o quali catene trovasti per proseguire davanti (passare innanzi) 27 ti dovesse così (dovessiti) venir meno (spogliare) la speranza di poterli superare (la spene)? E quali agevolezze o quali profitti (avanzi) a fronte degli altri (beni) si mostrarono 30 perché dovessi loro corteggiarli (passeggiare) ? ”. Dopo lʼemissione (tratta) di un sospiro amaro a stento (a pena) ebbi la voce per rispondere 33 e le labbra a fatica la formarono (le diedero forma di parole). Piangendo dissi: “Le cose presenti (i beni terreni) con il loro falso piacere voltarono (volser) i miei passi 36 non appena (tosto che) il vostro viso si nascose (con la morte)”. 37-63 NUOVI RIMPROVERI DI BEATRICE Ed ella: “Se tacessi o se negassi ciò che confessi, non sarebbe meno nota 39 la tua colpa: da tal giudice si sa! (sassi) (dio) Ma quando lʼaccusa del peccato scoppia dalla propria bocca lnella nostra corte (celeste) 42 la mola si rivolge contro il taglio della spada(metafora della ruota dellʼarrotino che smussa la spada) Tuttavia perché ora (mo) vergogna porti del tuo errore e perché lʼaltra volta 45 udendo le lusinghe dei beni terreni sei più forte deponi (pon giù) le ragioni del piangere e ascolta: così udirai come il corpo sepolto avrebbe dovuto indirizzarti 48 nella direzione contraria La natura o lʼarte non ti mostrarono mai (tʼappresentò) una bellezza pari a quella delle membra in cui fui (il corpo di Beatrice terreno) 51 rinchiusa e che sono in terra sparse (sparte); e se la mia suprema bellezza (e se il sommo piacere) venne così a mancarti (sì ti fallio) per la mia morte quale cosa mortale 54 avrebbe dovuto attrarti nel desiderio di sè (disio) Avresti ben dovuto in seguito alla prima delusione (strale) dovuta alle cose ingannevoli (fallaci) innalzati (suso) 57 di dietro a me che non ero più tale (cioè fallace). Non ti doveva appesantire (gravar) le ali (penne) verso terra (in giuso) ad aspettare colpo più forte, o pargoletta (giovane donna) 60 o altra vanità (novità) di così breve durata. Clara Villa 13\14