Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La Nascita della Letteratura Volgare Italiana: La Scuola Siciliana e Lo Stilnovismo, Appunti di Italiano

La nascita della letteratura volgare italiana attraverso la Scuola Siciliana di Federico II di Svevia e Lo Stilnovismo. Il testo tratta della diffusione delle lingue neolatine, l'influenza della letteratura provenzale, i principali autori e temi di questa corrente poetica. Vengono presentate le opere di Iacopo Da Lentini, Guido Delle Colonne e Stefano Pronotaro, nonché la poesia siculo-toscanaa di Guittone d'Arezzo e Bonagiunta Orbicciani.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 19/12/2022

zukkuz
zukkuz 🇮🇹

4

(5)

27 documenti

1 / 47

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La Nascita della Letteratura Volgare Italiana: La Scuola Siciliana e Lo Stilnovismo e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! 3AM ITALIANO APPUNTI AS 2019-2020 INDICE LINGUE NEOLATINE P. 2 LA SCUOLA SICILIANA p. 5 PRIMI DOCUMENTI IN VOLGARE P. 6 L’EPICA CAVALLERESCA P. 7 LA POESIA SICULO-TOSCANA P. 11 LO STILNOVO P. 14 FRANCESCO DI ASSISI P. 17 DANTE ALIGHIERI P. 19 FRANCESCO PETRARCA P. 30 GIOVANNI BOCCACCIO - OPERE MINORI P. 35 IL POEMA EPICO CAVALLERESCO P. 36 LUDOVICO ARIOSTO P. 37 NICCOLÒ MACHIAVELLI P. 41 1 10 settembre 2019 ARGOMENTO: LINGUE NEOLATINE (O ROMANZE O VOLGARI) Con l’allargamento territoriale dell’Impero, Il latino, la lingua di Roma, subisce l’influsso delle lingue preesistenti delle popolazioni sottomesse. Con il crollo dell’impero l’unità linguistica cade e l’isolamento influenza il latino parlato, con la trasformazione in varianti locali (volgari). Prima fase medievale (V-VIII)  Ruralizzazione lessico  Caduta delle desinenze ed uso delle preposizioni  Influenza cristiana  Influenza delle lingue germaniche Seconda fase medievale (IX-X secolo) Sono ormai delineate numerose lingue (neolatine) e moltissimi dialetti Lingue neolatine (chiamate anche volgari perché parlate dal volgo, cioè dal popolo): Portoghese, Castigliano (lo spagnolo odierno), Catalano (regione di Barcellona) 17 settembre 2019 ARGOMENTO: PRIMI DOCUMENTI IN VOLGARE Le lingue neolatine si originano dalla dissoluzione del latino classico. Intorno al IX la lingua latina inizia a trasformarsi: caduta delle desinenze sostituite da preposizioni e articoli. Inoltre nelle lingue volgari iniziano ad essere introdotti termini di altra provenienza (ruralizzazione della lingua, apporti da lingue germaniche e dai testi del cristianesimo). La trasformazione genera la nascita delle lingue romanze o neolatine: Portoghese, Castigliano (lo spagnolo odierno), Catalano (regione di Barcellona), lingua d’oc e d’oil, italiano, romeno, ladino, francese. Intorno al IX ci sono testimonianze che attestano la nascita delle lingue europee: il Concilio di Tour (testo in cui un vescovo si rivolge ai suoi parroci consigliando di predicare nella lingua volgare) e Il giuramento di Strasburgo (i figli di Ludovico il Pio giurano di muovere guerra contro Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo. È il primo passo di divisione del Sacro romano impero di Carlo Magno). In Italia i primi documenti in volgare risalgono al X secolo: L’indovinello veronese (attesta la caduta delle desinenze. È 2 TRASFORMAZIONI DEL LATINO 30 settembre 2019 ARGOMENTO: LA SCUOLA SICILIANA DI FEDERICO II DI SVEVIA LA SCUOLA SICILIANA La scuola siciliana di Federico II di Svevia segna la nascita del primo movimento poetico in lingua volgare italiano. DATAZIONE: Primi decenni XIII secolo (1230-1250) LUOGO DI DIFFUSIONE: Sicilia, Corte di Federico II di Svevia AUTORI: Iacopo Da Lentini, Guido Delle Colonne, Stefano Pronotaro (sono funzionari della corte, non sono letterati di professione) Rapporti strettissimi con la letteratura provenzale: Poesia legata alla musica. Argomenti amorosi; funzione sociale e politica della poesia Registro linguistico e stilistico elevato Tipi di componimento: canzone, sirventese, sestina, pastorella, alba con novità e differenze: Poesia senza argomenti politici. Temi: amore Poesia senza musica. TEMI: Assenza dei temi politici: “amor fino” Maggior attenzione rivolta all’interiorità e all’analisi delle conseguenze della vicenda amorosa: la riflessione i svolge su un piano di profonda astrazione Approfondimento psicologico: spiritualizzazione della figura della donna. Letteratura laica: escluso amore divino. LINGUA E STILE: Lingua poetica: alta, ricca di artifici retorici. Influenza del provenzale IACOPO DA LENTINI Funzionario imperiale alla corte (notaio) di Federico II: è il maggiore poeta della scuola siciliana. 1233 - 1240: periodo di attività poetica. Inventore del genere del sonetto: nulla sappiamo della a origine. Autore di canzonette: in settenari, a differenza delle canzoni che erano in endecasillabi. CANZONIERE: 38 liriche Svariate possibilità stilistiche: canzone di argomento sublime; canzonetta con temi narrativi e spesso dialogati; sonetto dedicato a esposizioni teoriche, morali e filosofiche sulla natura 5 dell’amore. ARGOMENTO: PRIMI DOCUMENTI IN VOLGARE Le lingue volgari neolatine si originano dalla dissoluzione del latino classico Intorno al IX scolo la lingua latina inizia a trasformarsi: caduta delle desinenze sostituite da preposizioni e articoli. Inoltre nelle lingue volgari iniziano ad essere introdotti termini di altra provenienza (ruralizzazione della lingua, apporti da lingue germaniche e dai testi del cristianesimo). La trasformazione genera la nascita delle lingue romanze o neolatine:  INTORNO AL IX CI SONO TESTIMONIANZE CHE ATTESTANO LA NASCITA DELLE LINGUE EUROPEE IL GIURAMENTO DI STRASBURGO: i figli di Ludovico il Pio giurano di muovere guerra contro Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo. È il primo passo di divisione del Sacro romano impero di Carlo Magno.  IN ITALIA I PRIMI DOCUMENTI IN VOLGARE RISALGONO AL X SECOLO: 6 1) L’indovinello veronese (attesta la caduta delle desinenze. È così chiamato dal luogo del ritrovamento. 2) il Placito capuano: è un testo giuridico in volgare in cui si trascrive la testimonianza di alcuni contadini. PRIME TESTIMONIANZE LETTERARIE IN VOLGARE L’AREA GEOGRAFICA in cui si hanno le prime testimonianze letterarie in volgare è la Francia I luoghi di diffusione sono CORTI SIGNORILI in cui vivono gli artisti che danno vita alla letteratura volgare I testi nascono in contesti sociali elevati (ambiente nobiliare): I GENERI LETTERARI ricalcano quelli antichi: l’epica e la lirica. Argomento: l’Epica cavalleresca EPICA LIRICA 7  È la narrazione di gesta e azioni eroiche, descritte nei poemi epici antichi, come l’Iliade, l’Odissea e l’Eneide.  Il poema è un’ampia narrazione in versi che in genere descrive le azioni e le vicende di un eroe (Enea nell’Eneide, Achille nell’Iliade, Ulisse nell’Odissea).  È scritta in versi, musicale ed autobiografica (sono caratteristiche sempre presenti anche nella lirica moderna).  È il genere della lingua d’oc che in seguito arriverà anche in Italia. Anche la lirica ha come ambiente di fruizione le corti feudali.  Rappresenta l’ideale di vita cavalleresco LA SCUOLA SICILIANA DI FEDERICO II DI SVEVIA La scuola siciliana di Federico II di Svevia segna la nascita del primo movimento poetico in lingua volgare italiano. DATAZIONE: Primi decenni XIII secolo (1230-1250) LUOGO DI DIFFUSIONE: Sicilia, Corte di Federico II di Svevia AUTORE PIÙ IMPORTANTE: Iacopo Da Lentini Rapporti strettissimi con la letteratura provenzale: Poesia legata alla musica. Argomenti amorosi; funzione sociale e politica della poesia Registro linguistico e stilistico elevato Tipi di componimento: canzone, sirventese, sestina, pastorella, alba con novità e differenze: Poesia senza argomenti politici. Temi: amore Poesia senza musica. TEMI: LINGUA E STILE: Assenza dei temi politici analisi delle conseguenze della vicenda amorosa: la riflessione i svolge su un piano di profonda astrazione Approfondimento psicologico: spiritualizzazione della figura della donna. Lingua poetica: alta, ricca di artifici retorici. Influenza del provenzale 10 Argomento: LA POESIA SICULO-TOSCANA CARATTERISTICHE: nella Scuola siciliana, mancano il tema politico e il tema morale che invece erano presenti nella poetica provenzale. TEMPO: La scuola ha la durata del regno di Federico II di Svevia (1225-1250 circa). I poeti che operavano in Sicilia presso la corte di Federico II fanno ritorno nelle corti toscane, traducendo spesso i testi composti in siciliano (volgarizzamenti in toscano). Si parla di poeti siculo-toscani: TEMI: il tipo di componimenti e le tematiche affrontate sono ancora quelle siciliane, mentre la lingua utilizzata è il volgare toscano letterario (nella versione letteraria). Temi e caratteristiche della poesia siculo-toscana - torna la politica (in Toscana c’erano i liberi comuni); in Sicilia era scomparso il tema politico perché non era gradito all’imperatore. - Lo stile della scuola toscana non è raffinato: Dante lo definisce “rozzo”, in contrasto con la “dolcezza” dello Stilnovo. L’autore più rappresentativo della scuola siculo-toscana è Guittone d’Arezzo. 11 Nella scuola poetica siciliana il poeta era un burocrate, che lavorava nell’amministrazione della corte e saltuariamente si dedicava alle attività letterarie. In Toscana invece l’artista ha maggiore autonomia e può dedicarsi all’attività politica (cosa come detto impossibile presso la corte imperiale). 1 ottobre 2019 ARGOMENTO: LA POESIA SICULO-TOSCANA; INTRODUZIONE ALLO STILNOVO Nella Scuola siciliana, mancano il tema politico e il tema morale che invece erano presenti nella poetica provenzale. La scuola ha la durata del regno di Federico II di Svevia (1225-1250 circa). [Il figlio Manfredi diventerà il capo del partito ghibellino; in questa fase storia i ghibellini sostengono l’imperatore, mentre i guelfi sostengono il papa]. LA POESIA SICULO-TOSCANA I poeti che operavano in Sicilia presso la corte di Federico II fanno ritorno nelle corti toscane, traducendo spesso i testi composti in siciliano (volgarizzamenti in toscano). Si parla di poeti siculo-toscani: il tipo di componimenti e le tematiche affrontate sono ancora quelle siciliane, mentre la lingua utilizzata è il volgare toscano letterario (nella versione letteraria). Temi e caratteristiche della poesia siculo-toscana: - torna la politica (in Toscana c’erano i liberi comuni); in Sicilia era scomparso il tema politico perché non era gradito all’imperatore. - Lo stile della scuola toscana non è raffinato: Dante lo definisce “rozzo”, in contrasto con la “dolcezza” dello Stilnovo. L’autore più rappresentativo della scuola siculo-toscana è Guittone d’Arezzo. Nella scuola poetica siciliana il poeta era un burocrate, che lavorava nell’amministrazione della corte e saltuariamente si dedicava alle attività letterarie. In Toscana invece l’artista ha maggiore 12 3) concetto di “gentilezza”: si tratta della gentilezza d’animo (viene ribadito da Dante e dagli altri poeti. Non va confusa con la condizione sociale di nobiltà). Il cuore gentile è perciò nobiltà d’animo (e non necessariamente di nascita). Quindi nessun uomo che non sia gentile non può avvicinarsi alla donna angelo né provare alcun sentimento. È una concezione dell’amore che corrisponde alla VISIONE DUALISTICA medievale: vita terrena e vita ultraterrena (quella che ha maggior valore: anche la vita terrena è condotta nella prospettiva di una vita nell’aldilà). Anche l’amore quindi, in questa prospettiva, diventa un’esperienza spirituale e religiosa. Da un punto di vista formale, i componimenti sono quelli della tradizione poetica: soprattutto il sonetto in endecasillabi e settenari. 4) la LODE, un meccanismo nel quale il poeta elogia la figura femminile. Inoltre, come eredità della poesia provenzale (del PLAZER, un tipo di componimento nato in Provenza nel quale si descrive la donna accostandola alle cose piacevoli del creato: es: occhi come le stelle, capelli come il grano maturo ecc. La bellezza della donna è paragonata quindi agli elementi della natura. 5) il SALUTO della donna, che eleva l’anima dell’uomo che lo riceve. IL DOLCE STILNOVO è l’esperienza letteraria più significativa della letteratura italiana fino a quel momento: Il termine “Dolce Stilnovo” è stato inventato da Dante (canto XXII del Purgatorio), per indicare la caratteristica della nuova poesia: lo stile dolce rispetto alla rozzezza dei rimatori siculo toscani e appunto nuovo). 15 LO STILNOVO Il Dolce Stilnovo nasce a Bologna con Guido Guinizzelli, un uomo di Legge (al tempo i poeti non sono letterati professionisti). A lui si deve l’idea della “gentilezza d’animo” dello stilnovismo e la filosofia che ne sta alla base. AUTORI: Dante, Guinizzelli, Cavalcanti, Cino da Pistoia CARATTERISTICHE: 1) raffinatezza dell’espressione (dolce stile) 2) nuove tematiche riguardanti l’amore: viene rappresentata la donna- angelo: l’amore viene spiritualizzato; la donna diventa angelica e si fa tramite tra l’uomo e dio. Amare la donna significa accostarsi a dio. L’uomo che ama vive un esperienza religiosa. L’amore spirituale è alla base dello stilnovismo 1) FENOMENOLOGIA DELL’AMORE: 1) incontro con la donna (apparizione), 2) saluto (alto valore simbolico), 3) esperienza amorosa (elevazione spirituale: gentilezza) 2) GENTILEZZA: si tratta della gentilezza d’animo 16 Il cuore gentile significa nobiltà d’animo Quindi nessun uomo che non sia gentile non può avvicinarsi alla donna angelo né provare alcun sentimento. 3) LA LODE: è il meccanismo nel quale il poeta elogia la figura femminile. (delPLAZER, un tipo di componimento nato in Provenza nel quale si descrive la donna a cose belle o piacevoli 4) IL SALUTO: è il saluto della donna, che nobilita uomo che lo riceve.  FORMA DEI COMPONIMENTI: sa un punto di vista formale, i componimenti sono quelli della tradizione poetica: soprattutto il SONETTO in endecasillabi e settenari.  STILNOVO E FILOSOFIA Una caratteristica dello stilnovismo è la componente filosofica, soprattutto in Guido Cavalcanti. La filosofia è una disciplina centrale nel Medioevo, seconda per importanza solo alla Teologia. Tra i grandi filosofi del Medioevo c’è Tommaso d’Aquino che scrive la Summa theologiae in cui mette insieme gli elementi della filosofia antica e gli elementi del cristianesimo. La fusione dà origine alla Filosofica scolastica (alla base c’è il pensiero di Aristotele). Il pensiero scolastico elabora una visione della realtà che unisce la concezione religiosa cristiana e gli aspetti del pensiero antico considerati accettabili dalla sensibilità religiosa tipica del Medioevo. 2 ottobre 2019 ARGOMENTO: CONTINUA LO STILNOVO 17 1) quello degli spirituali, in minoranza, cioè coloro che continuano l’indirizzo alla povertà e all’assistenza degli umili. A questi appartiene anche Jacopone da Todi; 2) quello dei conventuali, che spingono perché l’ordine abbia dei monasteri dove vivere e lavorare per il proprio sostentamento. Questi ultimi hanno la meglio e gli spirituali finiscono per essere perseguitati come eretici. 21 ottobre 2019 ARGOMENTO: DANTE ALIGHIERI Lettura pagina introduttiva del libro di testo La Divina Commedia è una “summa” della civiltà medievale, contiene cioè la visione filosofica, religiosa e morale di quel tempo. Questa concezione coincide con il pensiero di Tommaso d’Aquino (contenuto nell’opera “Summa Theologiae”) e quindi con la Filosofia scolastica, i cui principi sono accolti interamente da Dante Alighieri. L’opera di Dante, quindi, diventa esempio di un’intera epoca storica (quella basso medievale). PLURILINGUISMO: l’autore utilizza diversi registri linguistici. Rispetto a quanto studiato fino ad ora, con Dante si osserva l’uso di diversi stili: tragico, comico e sublime (Stilnovo). Nel “De Vulgari eloquentia”, Dante individua infatti tre stili possibili: 1) tragico: è quello per esempio destinato al componimento Canzone e al tema amoroso); 20 2) comico: è lo stile medio, destinato ad un pubblico non dotto, ma neppure incolto); 3) elegiaco: lo stile più basso; è per fare un esempio quello utilizzato nella poesia comico-parodica. Quindi Dante è considerato il padre della lingua anche perché riesce ad utilizzare tutti i registri della lingua, apportando un grande arricchimento lessicale. Primo tra tutti, Dante comprende che la lingua volgare - con opportune correzioni e perfezionamenti - può diventare una lingua capace di raccontare e descrivere ogni aspetto della realtà (prima si riteneva che era il latino la lingua dotta, in grado di essere utilizzata in ogni ambito). Dante è quindi un grande sperimentatore linguistico: nelle sue opere egli alterna, come detto, tutti i registri della lingua e introduce una grande varietà di termini e locuzioni. Dante Alighieri si impegna anche nell’nella vita politica della sua città, Firenze. Si potrebbe definire un intellettuale (non solo un letterato), interessato sia alla vita culturale e sia alla politica. Nella Firenze del Duecento per fare politica era necessario essere iscritti ad un’arte (in base agli ordinamenti di Giano della Bella). Dante si iscrive quindi all’Arte dei Medici e Speziali per poter svolgere attività politica (raggiunge la carica più alta diventando priore). La sua visione politica è legata all’impero: Dante crede che la forma migliore sia appunto quella imperiale. Nella fase storica in cui vive Dante, iniziano a prendere forma le prime monarchie nazionali. Dante tuttavia, schierato dalla parte dei Guelfi bianchi, preferisce l’impero perché ritiene sia una garanzia di pace e sia espressione della volontà di Dio. Durante l’attività po litica di Dante, è papa Bonifacio VIII. Egli è un pontefice che si occupa prevalentemente di politica. Sarà proprio Bonifacio VIII, in accordo con la fazione guelfa dei Neri, a costringere Dante all’esilio. LA VITA NUOVA Vita nuova: motivi tipici (ricorrenti nella tradizione letteraria) 21 La Vita nuova è un primo grande esempio di prosa nella storia della letteratura italiana La vita nuova può essere divisa in 3 parti: 1) SALUTO: nella prima parte dante descrive la fenomenologia dell’Amore, cioè gli effetti suscitati in lui dal saluto e incontro con Beatrice (motivi tipici dell’Amore cortese) 2) riguarda la lode: Dante inserisce poesie in cui loda Beatrice (che è salvifica, cioè procura la salvezza dell’anima) 3) tratta della MORTE di Beatrice, che diventa angelo. L’amore perde ogni connotato umano e diventa un amore religioso. In questa sezione si parla di agiografia (l’agiografia è un testo in cui viene narrata la vita di un santo). Altro aspetto interessante della Vita nova è il fatto che non presenta alcun elemento esterno (il racconto appare perciò poco realistico: non è presente alcuna descrizione del paesaggio per esempio. elementi presenti nel testo: - Riferimento alle caratteristiche dell’Amore attraverso il cuore (Andrea Cappellano ripreso da Jacopo da Lentini). - apparizione: caratteristiche dell’amore cortese (il poeta non riesce a trovare le parole di fronte alla vista della donna amata) - smaterializzazione: il poeta cerca di dare un’immagine il meno possibile concreta e quanto più possibile spirituale (scelta di termini tendenti a suggerire una realtà spirituale; è un caratteristica tipica dello Stilnovismo) È una poesia della lode: Beatrice appare e porta la salvezza. 22 caratteristiche dell’amore cortese (il poeta non riesce a trovare le parole di fronte alla vista della donna amata) - smaterializzazione: il poeta cerca di dare un’immagine il meno possibile concreta e quanto più possibile spirituale (scelta di termini tendenti a suggerire una realtà spirituale; è un caratteristica tipica dello Stilnovismo) È una poesia della lode: Beatrice appare e porta la salvezza. In genere le poesia inserite nella Vita nova sono precedute da una descrizione iniziale in prosa e da un commento, sempre in prosa. IL CONVIVIO (1304-1307) Trattato di carattere filosofico, scritto in volgare e rimasto incompiuto. Dante afferma che un'opera letteraria può essere esaminata secondo quattro chiavi di lettura: letterale, allegorica, morale e anagogica. Ad esempio, analizzando le tre fiere incontrate da Dante fuori dalla “selva oscura”, secondo l'analisi letterale il personaggio Dante Alighieri incontra una lupa, un leone e una lonza. Secondo la visione allegorica i tre animali sono simboli rispettivamente dell'avarizia, della superbia e della lussuria; dal punto di vista morale, invece, significano che l'uomo deve rifuggire tali peccati e, infine, secondo la prospettiva anagogica la rimozione di questi peccati renderà degni della clemenza divina. Riguardo alla concezione che ha Dante della storia, egli pensa che essa non sia frutto delle azioni umane, ma della volontà di Dio che gli esseri umani possono solo intuire. Inoltre, in base alla visione politica del poeta, occorre che vi siano un solo papa e un solo imperatore: è la cosiddetta teoria dei due Soli (un solo potere spirituale e un solo potere temporale). È il ribaltamento della visione del sole e della luna, in cui il pontefice illumina con la sua autorità l'imperatore. IL DE VULGARI ELOQUENTIA (1303-1305) 25 Trattato in latino. Dante pensa che una lingua volgare possa essere utilizzata per fare letteratura, purché essa sia “ripulita” da termini ed espressioni basse e popolari. Il poeta spiega le caratteristiche che il volgare deve possedere per acquisire dignità letteraria: esso dev’essere illustre (che cioè risplenda e elevi gli uomini che lo utilizzano), cardinale (che ordini gli altri volgari, facendone da cardine), aulico (significa che il volgare dovrebbe poter essere utilizzato anche in una corte imperiale), illustre (che sia una lingua equilibrata e basata sulla razionalità). Come il Convivio è un’opera incompleta (scrive 1 libro e parte del secondo, invece dei 4 libri programmati). Dante compie una storia della lingua e cerca di individuare il volgare perfetto da utilizzare nella penisola italiana, tuttavia nessun dialetto italiano secondo l’autore può essere preso come modello. Per quanto riguarda la storia della lingua, Dante cita la torre di Babele della bibbia. Inoltre, individua alcune aree linguistiche tra cui quella latina al cui interno ci sono altre suddivisioni. Il volgare illustre ideale dovrebbe risultare dalla fusione di elementi provenienti da diverse aree geografiche e dai letterati che hanno utilizzato la lingua. L’italiano illustre dev’essere: cardinale, illustre, aulico, curiale. Gli stili possibili sono quello sublime-tragico (stile alto, delle canzoni che parlano di amore); comico (stile medio) ed elegiaco (stile basso). Le informazioni sulla letteratura italiana risalgono quindi a Dante e al suo De vulgari eloquentia. Distinzione tra lingua artificiale e naturale: la prima si impara nel contesto familiare, la seconda è la lingua che si apprende studiando (volgare: lingua naturale; latino: lingua artificiale-acquisita). Storicità dl linguaggio: Dante si rivela consapevole della linguistica moderna. Secondo l’autore, le lingue sono elementi viventi che nascono, si evolvono e infine muoiono. Soprattutto, le lingue nel corso del tempo si modificano. DE MONARCHIA (1312-1313) È un trattato scritto in latino. In questo testo, Dante affronta il tema politico. All’epoca di Dante, nel 1310-15 i due poteri universali sono in crisi. Per Dante rimangono però poteri fondamentali, da 26 cui dipendono i destini degli uomini. A differenza di Innocenzo III, che descrive impero e papato con la metafora del sole e della luna, Dante crede nel potere imperiale (è un guelfo bianco, pertanto filoimperiale). Secondo Alighieri, l’impero è necessario per la pace e la prosperità degli uomini. Dante propone la metafora dei due soli: Dio ha conferito il potere direttamente anche all’imperatore, non solo al papa. I due poteri, benché distinti (uno spirituale e uno temporale) hanno come unico scopo la felicità dell’individuo: l’imperatore opera per la felicità terrena degli uomini, il papa opera invece per la felicità ultraterrena. Dante crede fortemente in una entità politica ampia come l’impero: la motivazione deriva dai conflitti politici che hanno caratterizzato il sistema comunale e portato Dante all’esilio. Un'altra motivazione è la concezione provvidenziale della storia: la provvidenza divina (il disegno che Dio ha previsto per gli uomini). Quindi tutti gli avvenimenti umani derivano dalla volontà divina. Quindi tutto ciò che avviene nella storia è riconducibile alla provvidenza e mai alla casualità: l’impero fa parte di questo disegno (la nascita stessa di Cristo è vista in questa prospettiva: Dio ha voluto la creazione dell’impero romano per avere un’entità vastissima su cui diffondere la parola di suo figlio Gesù): è la forma politica più adatta ai tempi. LA DIVINA COMMEDIA Il nome Divina commedia si deve a Boccaccio che ha scritto un libro: In laude di Dante da cui si ricavano notizie sulla biografia di Dante. - Spazio: cono rovesciato, montagna del Purgatorio - tempo: numrologia: 3, 33, 100, terza rima, ecc. - Visione tolemaica-aristotelica 27 Dante dice che questo cerchio è più stretto di quello precedente: infatti l’inferno si restringe, essendo a forma di cono, e le pene diventano via via più crudeli. Lì è presente appunto Minosse che giudica le anime che si confessano di fronte a lui. Il mostro si cinge con la sua stessa coda: ad ogni spira intorno al suo corpo corrisponde la discesa al rispettivo cerchio. Minosse, vedendo che Dante è un essere vivente, lo avverte di non fidarsi della facilità con cui è entrato in quel luogo. Interviene subito Virgilio che lo invita a non gridare e a consentire l’accesso di Dante perché così è stabilito e voluto da Dio (il viaggio è un exemplum per tutta l’umanità, cioè un esempio di redenzione sia individuale che per tutti gli uomini). “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare” (significa che il viaggio di Dante dipende dalla volontà di Dio). Prosegue quindi il cammino dei due viandanti: - “qui comincian le dolenti note”: è un’espressione entrata nella lingua italiana per indicare che inizia la fase più dolorosa del viaggio. Dante evidenzia il rumore presente in quel luogo: grida, imprecazioni, bestemmie, ecc. - “luogo di ogni luce muto”: il senso senso dell’udito (“muto”) è abbinato al senso della vista (è la figura retorica della sinestesia: accostamento di due sensi differenti, in questo caso vista e udito. Un esempio celebre e la sinestesia di Quasimodo: “L’urlo nero della madre”). - termine “muggire”: indica lo sbattere eterno provocato dalla tempesta, come fosse un mare in burrasca. È il CONTRAPPASSO a cui sono sottoposti i dannati del secondo cerchio, che sono sbattuti perpetuamente dalla bufera infernale. Al centro del vortice si trovano alcuni peccatori che si lamentano e bestemmiano la virtù divina. Dante capisce che sono puniti i peccatori carnali, cioè i LUSSURIOSI: essi sottomettono la ragione alla passione, cioè la razionalità all’istinto. - “E come li stornei ne portan l'ali” (v. 40): similitudine: le anime dei lussuriosi sono paragonate a stormi di uccelli (gli storni). Come gli uccelli sono spinti al volo così le anime sono trasportate dalla bufera. Le anime non hanno speranza che la pena diminuisca. La tormenta le conduce in gruppi più o meno numerosi: alcune sono disposte in fila come fossero delle gru. A questo punto Dante vuole sapere di chi si tratti e la risposta viene da Virgilio: sono le anime di lussuriosi morti con violenza (la lussuria è stata causa della loro fine). Virgilio lo informa che la prima di queste anime è quella di Semiramide (sposa di Nino a cui succedette nell’impero assiro), regina degli Assiri (imperatrice di molte lingue, cioè ebbe sotto di sé un vastissimo territorio). Fu così lussuriosa che 30 per giustificarsi adattò le leggi alla completa libertà sessuale. Altra anima presente è quella di Didone che ruppe per lussuria la sua vedovanza con Sicheo (nell’Eneide la regina di Cartagine si innamora di Enea, l’eroe troiano fondatore, secondo la leggenda, della stirpe latina. IMPORTANTE: Fonte principale della Divina commedia: libro VI dell’Eneide). Sono presenti poi Elena di Troia, Paride e tristano (tutti protagonisti di amori adulterini). 20 gennaio 2019 Argomento: Il Canzoniere di Petrarca - Il Secretum: brano sull’Amore per laura e brano sull’accidia - Epistolario: carattere ideale delle lettere (la più famosa la lettera ai posteri). Contengono le stesse tematiche (dissidio interiore, senso di colpa, amore per le lettere e la filologia; argomento politico: ciò che interessa di più Petrarca è la cattività avignonese). Il titolo originale del Canzoniere è Rerum vulgarium fragmenta = frammenti di cose in volgare. Questo titolo ha in sé una connotazione negativa: è come se le poesie, per Petrarca, abbiano uno scarso valore. Altro termine assegnato da Petrarca all’opera è infatti quello di nugae, cioè appunto cose di poco conto). Sembra quindi che Petrarca disprezzi queste poesie: in realtà il poeta pubblica ben 9 edizioni del Canzoniere. Alla raccolta si dedica infatti per gran parte della propria vita. Petrarca opera quindi un continuo lavoro di revisione, di “limatura”, che rivela la principale aspirazione de poeta: solo dal volgare si può aspettare la fama futura. Era una consuetudine di intitolare le opere in latino, pur essendo scritte in volgare. Il Canzoniere di Petrarca è di fatto una raccolta di poesia È insieme ai Trionfi è l’unica opera scritta in volgare da Petrarca. L’uso del volgare è molto rilevante, specialmente perché Petrarca come detto ha scritto gran parte delle opere in latino. 31 Ma perché ha utilizzato questa lingua? La forma è l’aspetto più importante del Canzoniere: in questo caso di parla di “unistilismo” (a differenza del plurilinguismo di Dante). Petrarca offre un modello linguistico che rimarrà immutato per secoli. Il lessico utilizzato è molto selezionato (il numero delle parole viene di molto ridotto). Petrarca diventerà il modello di poeta in assoluto più imitato nella storia della letteratura italiana (sarà il modello ideale di poesia, diventando un classico letterario). Quindi la lingua è l’aspetto più importante dell’opera petrarchesca. Di Petrarca, a differenza di Dante, abbiamo testi autografi. I componimenti sono tipici della tradizione letteraria: sonetti, canzoni, sestine, ballate e madrigali. Il Canzoniere si divide in 2 parti: componimenti in vita di Laura e componimenti in morte di Laura (in questo ricalca la Vita nova di Dante Alighieri). Il tema amoroso viene affrontato analizzando la fenomenologia: cioè quello che avviene nell’animo dell’innamorato (è il genere lirico per eccellenza). Laura non ha concretezza né realismo: rimane sempre una figura evanescente (le caratteristiche fisiche e psicologiche sono sempre vaghe). L’amore per Lura viene presentato come conflittuale, che dà origine al senso di colpa e di profonda vergogna. Laura ha una sua carnalità e concretezza fisica: per lei il poeta vive un’attrazione fisica oltre che una tensione ideale. In Petrarca l’amore per Laura si unisce anche all’amore per la gloria poetica. Esistono anche altri temi nel Canzoniere (numero molto limitato): politici e religiosi, trattati in maniera generica e ideale. Rispetto alla tradizione precedente, la figura di Laura è più umana anche se manca di una vera caratterizzazione fisica e morale. Nel Canzoniere è presente anche la descrizione del paesaggio: esso diventa un’eco dello stato d’animo del poeta (questa è un’assoluta novità). Quindi il paesaggio è in sintonia con lo stato d’animo del poeta (in questo Petrarca può essere considerato molto moderno): sonetto esemplare è “Solo e pensoso”. In sintesi quindi l’attenzione del poeta è più rivolta alla scelta stilistica e linguistica; i temi rappresentati sono invece piuttosto stilizzati. IL TEMA DEL DISSIDIO PETRARCHESCO 32 - “fianco”: indica il corpo in generale. È una sineddoche (figura retorica che indica una parte per il tutto) - “estreme giornate”: sono gli ultimi giorni di vita - Petrarca rimarca la fatica che implica la ricerca di Dio (che è paragonabile alla sua inquietudine che lo caratterizza nella ricerca del volto di Laura) Contrasto sia nella sintassi sia nel contenuto: da una parte la nobile ricerca del vecchio, dall’altra l’inchiesta evanescente del poeta. Il conflitto tra una visione religiosa della realtà è sia psicologico (il poeta vive un disagio individuale) sia storico (visto come passaggio tra il medioevo e l’Umanesimo e Rinascimento). Il dissidio vissuto da Petrarca rimanda all’ammonimento di Agostino nel Secretum (imputa a Petrarca l’inutilità delle passioni terrene) - centralità dell’”io lirico”: la lirica è una forma di poesia breve, musicale e incentrata sull’individualità del poeta. Argomento: Giovanni Boccaccio, opere minori 35 27 aprile 2020 Argomento: il poema epico cavalleresco; introduzione ad Ariosto 36 In Ariosto, l’elemento cavalleresco, tipico del ciclo carolingio, si fonde con l’elemento amoroso, proprio del ciclo bretone. Il poeta ferrarese stravolge i canoni del cantare medievale, di cui l’elemento fondamentale era l’eroismo di matrice cristiana. Nel poema epico cavalleresco rinascimentale l’amore diventa invece l’elemento centrale: è una caratteristica laica e moderna. Un caso a parte è il poema di Pulci, “Il Morgante” (1478), che ha un carattere popolare, con suggestioni comico-realistiche (l’effetto desiderato è quello di far ridere appunto). Opere minori di Ariosto Liriche: sono scritte sia in latino sia in volgare. Ariosto è amico e seguace di Bembo, adotta quindi il modello del classicismo petrarchesco nell’utilizzo della lingua volgare. Le liriche di Ariosto hanno soprattutto carattere amoroso ed encomiastico (lode di personaggi famosi e potenti). Commedie: i modelli di riferimento sono gli scrittori latini Plauto e Terenzio. Ariosto scrive sei commedie, che ripropongono molti elementi tipici della commedia latina: colpi di scena, scambi di persona, agnizione (=consiste nell'improvviso e inaspettato riconoscimento dell'identità di un personaggio, che determina una svolta decisiva nella vicenda). La messa in scena delle commedie viene curata dallo stesso Ariosto, nella corte di Ferrara, utilizzando i personaggi locali come attori dilettanti (il professionismo a teatro si affermerà solo a partire dalla metà del Cinquecento). I personaggi delle commedie di Ariosto non sono individui, ma tipi (sono cioè personaggi stereotipati: l’avaro, il sognatore, l’innamorato, ecc. I tipi hanno un carattere dominante e uno scarso rilevo psicologico. Essi diventeranno in futuro le maschere (Arlecchino, Pantalone, Brighella, ecc.). Satire: anche le Satire hanno un modello latino: è Orazio, il poeta che visse alla corte di Augusto. Le Satire di Ariosto sono sette, di vario argomento. Nelle sue opere, il poeta utilizza uno stile 37 2) ciclo Bretone (tema dell’amore ed elementi magico e fantastici); 3) epica classica, in particolare Virgilio. L’intreccio è vario, con moltissimi personaggi e situazioni. Ariosto esegue la tecnica dell’entrelacement: la narrazione viene di continuo sospesa e poi ripresa in un groviglio di vicende che si svolgono in contemporanea. L’effetto prodotto è quello di suspense, al fine di accrescere l’interesse del lettore per i fatti narrati. Il racconto segue il motivo dell’inchiesta (in francese è definita quete: è la ricerca di un oggetto del desiderio, che in questo caso è la figura di Angelica), che spinge i cavalieri in svariate direzioni. La ricerca era già presente nei cantari medievali: in quel caso però si cercava un oggetto sacro, come il Graal, mentre nell’Orlando furioso l’oggetto del desiderio è una donna. La ricerca di Angelica, e quindi il motivo amoroso, sono il motore vicenda. Nell’Orlando furioso sono presenti 3 filoni narrativi: 1) guerra tra cristiani e saraceni (tra i re Carlo Magno e Agramante) 2) amore di Orlando per Angelica (elemento centrale del poema) 3) amore tra Bradamante e Ruggero, un pagano che si converte al cristianesimo. Secondo la leggenda, dalla loro unione è derivata la dinastia estense (motivo encomiastico: l’autore rende omaggio alla casata che lo ospita). Questi filoni danno vita ad un movimento labirintico con una spinta centrifuga: allontana cioè i personaggi dal centro dell’azione. La voce narrante guida il lettore con interventi all’insegna dell’ironia. Spazio: lo spazio dell’Orlando furioso è orizzontale: la prospettiva è solo terrena (lontano dalla dimensione religiosa verticale del medioevo: movimento verso Dio). 40 Tempo: non segue un andamento cronologico-lineare. Anche se gli accadimenti sono contemporanei, i fatti vengono narrati in maniera sfalsata, con un andirivieni costituito da analessi e prolessi: fabula e intreccio quindi non coincidono. Metrica: strofe e versi; Ariosto scrive ottave di endecasillabi (come i cantari medievali e come i poemi del Boccaccio; è la forma che più si avvicina alla prosa). L’ottava di Ariosto è costruita in modo perfetto: il periodo sintattico coincide con quello strofico. La frase è chiusa all’interno del verso. Il periodo si chiude con la strofa. Tutto ciò dà un effetto di musicalità. Ariosto utilizza termini della lingua petrarchesca con una perfetta armonia del racconto, dei personaggi, delle situazioni, del tono (né troppo tragico né comico). L’armonia è l’ingrediente fondamentale dell’opera: tutto è bilanciato in maniera equilibrata (elemento tipico del Rinascimento). La voce narrante è onnisciente; si aggiungono anche altri narratori (sono i personaggi che a volte narrano vicende). Il punto di vista è perciò vario, dando una luce diversa ai fatti narrati. 41 18 maggio 2020 Argomento: Niccolò Machiavelli Niccolò Machiavelli nasce a Firenze nel 1469. Non è propriamente un letterato, ma un teorico della politica. La sua opera è “militante”, ha cioè lo scopo di modificare la realtà: per questo non scrive trattati astratti o filosofici. Nei suoi scritti (in particolare nel “Principe”), Machiavelli riflette con spirito laico e indipendente su quali caratteristiche siano necessarie ad un uomo di governo. Secondo l’autore, chi governa deve fare il bene dello Stato, anche se questo comporta una violazione delle regole morali. Nella visione medievale, invece, veniva considerato un buon sovrano chi governava seguendo le regole della morale cristiana. Machiavelli rovescia questa prospettiva: le scelte della politica vanno separate dalle regole della morale (è una visione moderna, assai diversa da quella medievale). Secondo Machiavelli, l’uomo di governo è deve usare ogni strumento utile al raggiungimento dello scopo prefissato (arrivando, se necessario, anche a rinnegare i principi di fedeltà e lealtà). Il governante che si comporta seguendo i principi dell’etica, infatti, potrebbe non garantire il benessere dello Stato: egli deve tener conto, invece, della realtà in cui deve operare. Per Machiavelli la politica è difatti una scienza, che si basa sull’osservazione delle realtà, su ipotesi e principi verificabili. Egli si rende conto che i comportamenti degli uomini si ripetono nel tempo, per cui si possono ricavare delle leggi generali applicabili alla politica. Machiavelli è anche un conoscitore della storia antica (più latina che greca) e vive intensamente il suo tempo. È una figura di rilievo nella Repubblica fiorentina: viene anche inviato come ambasciatore a Vienna alla corte di Massimiliano d’Asburgo e presso la corte di Luigi XII in Francia. Tra i grandi personaggi conosciuti personalmente da Machiavelli c’è anche papa Alessandro VI Borgia (si tratta di Rodrigo Borgia: ha diversi figli, tra cui Lucrezia e Cesare Borgia, detto “il duca Valentino”. Per Machiavelli Cesare incarna l’ideale di principe: un uomo spregiudicato, capace di 42 regole morali e spinge ad essere più combattivi. Il Cristianesimo, legato all’idea di perdono, è meno funzionale all’attività di governo di uno Stato (e al suo espansionismo). Sono considerazioni molto spregiudicate ed audaci per l’epoca. Nei discorsi ci sono considerazioni sulla repubblica romana, che contengono appunto riflessioni sulla religione con una prospettiva pessimistica (pessimismo antropologico). - “Il Principe”, capolavoro dei Machiavelli, in cui sono presenti tutte le sue idee più significative sulla figura ideale dell’uomo di governo. L’opera è dedicata a Lorenzo di Piero de’ Medici. - Le “Istorie fiorentine”, opera commissionata dai Medici che contiene gli eventi più significativi della storia della città di Firenze. Machiavelli non è uno storico rigoroso e scientifico. Spesso prende a modelli figure mitologiche o leggendarie. Inoltre, tende a forza gli eventi narrati per suffragare le sue convinzioni. Manca di rigore scientifico e storiografico. - “La Mandragora”, una commedia sul modello latino, che presenta personaggi “tipo”. Anche qui si ritrova il pessimismo antropologico di Machiavelli: viene descritta un’umanità spietata, capace di ogni bassezza e meschinità. - “L’arte della guerra”, un trattato in forma di dialogo in cui Machiavelli compie una sintesi della sua riflessione sul tema delle milizie e dell'organizzazione militare. 45 25 maggio 2020 Argomento: continua Machiavelli Tra i principi alla base della visione politica di Machiavelli c’è la separazione della politica dalla morale (anche religiosa). Chi governa deve avere come obiettivo il solo bene dello Stato e la sua conservazione: per questa ragione ogni comportamento è lecito, anche la slealtà, se è nell’interesse dello Stato. Per Machiavelli, la politica è scienza vera e propria, con “un terreno d’osservazione”, ipotesi da verificare e successiva formulazione di leggi. Altro aspetto peculiare di Machiavelli è il pessimismo umano: l’uomo per sua natura è egoista e tende a ripetere gli stessi comportamenti. Un terzo concetto alla base del pensiero di Machiavelli è quello di fortuna (sorte), con la quale ogni essere umano si deve confrontare (Machiavelli non crede alla divina provvidenza). Il Principe (p. 835) È un trattatello in 26 capitoli. Ogni capitolo ha un titolo in latino (come da tradizione); scritto nel 1513, durante l’esilio all’Albergaccio (la proprietà fuori Firenze di Machiavelli), “Il principe” viene pubblicato nel 1531. È un’opera teorica: alla teoria si unisce però anche l’azione. Il fine del trattato è infatti pratico: fornire ai governanti italiani un modello esemplare per creare una monarchia nazionale sul modello francese. Nei 26 capitoli Machiavelli affronta diverse tematiche, tutte pervase dall’idea che la politica dev’essere separata dalla morale. Il trattato di Machiavelli non è un genere originale: già nel Medioevo circolavano gli “specula principis”, testi esemplari in cui venivano descritte le caratteristiche del principe ideale, in grado di ben governare. In queste opere c’era però l’idea che il principe dovesse essere un uomo buono e 46 animato da valori religiosi cristiani. Secondo Machiavelli, invece, chi governa non deve possedere la bontà, che anzi spesso rappresenta un limite. Machiavelli invita a guardare alla verità effettuale delle cose: un principe, se necessario, dev’essere capace di tutto pur di garantire il benessere e la sopravvivenza dello Stato. Per esempio, Machiavelli considera in maniera non negativa l’avvelenamento dei suoi nemici da parte di Cesare Borgia (questa azione è finalizzata alla conservazione dello Stato). Machiavelli utilizza l’immagine del centauro: possedere cioè caratteristiche umane ma anche animalesche nel caso sia necessario: natura duplice, ferina e umana. Immagine della volpe e del leone. Nel trattato, Machiavelli prende in esame alcune questioni: 1) soldati propri o mercenari: uno Stato deve avere un suo esercito composto da cittadini. 2) rapporto tra fortuna e virtù: è un concetto chiave, già trovato in Boccaccio (Machiavelli si ispira molto a Boccaccio, soprattutto nell’attitudine a considerare tutti gli aspetti della natura umana, anche gli istinti sessuali). La fortuna sostituisce la provvidenza (cioè il disegno divino). Per Machiavelli le vicende umane per metà sono determinate dalla fortuna e per metà dalla virtù. Nei “Discorsi” Machiavelli considerava la Repubblica come forma di stato ideale (sul modello della repubblica romana), perché consente una migliore stabilità delle istituzioni nel tempo. Nel “Principe” invece, lo scrittore esalta la monarchia: Machiavelli crede sia necessaria una monarchia nazionale guidata da un principe forte ed autorevole. Quest’opera è stata inserita dalla Chiesa nell’Indice dei libri proibiti. 47