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Appunti completi primo anno Linguistica Generale Maria Cristina Gatti Unica, Appunti di Linguistica Generale

Ottimi appunti riassuntivi e completi del primo anno di linguistica generale della docente Maria Cristina Gatti in università cattolica a Milano. Anno 2022

Tipologia: Appunti

2021/2022
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Scarica Appunti completi primo anno Linguistica Generale Maria Cristina Gatti Unica e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! 2021/2022 LINGUISTICA GENERALE Gatti SIRONI GIULIA ELENA UNIVERSITÀ CATTOLICA SACRO CUORE LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA LINGUISTICA GENERALE Capitolo 1 ➝ “L’arte non riproduce il visibile, ma rende visibile” -> Paul Klee ARTISTA=LINGUISTA Introduzione: 1. definire l’oggetto della linguistica generale in cosa consiste la dimensione “generale” della linguistica”? considerare due aspetti: esistono molteplici lingue (circa 6000) → poliglottia dei parlanti (quindi ciascun parlante parla più di una lingua ed utilizza un repertorio linguistico piuttosto ampio) ↳sono rarissimi gli individui che parlano una sola lingua le lingue esistono in numero assai diversificato, in modo molto sensibile→ differenze di parole e significati, le lingue sono osservatori sulla realtà che la mappano in modo diverso, ma in questa diversità hanno elementi che le accomunano: L’oggetto della linguistica è il linguaggio umano, cioè la produzione di oggetti comunicativi da parte dei parlanti e il loro usarli come strumento privilegiato di una lingua storico-naturale Comunicazione verbale vs paralinguistica (cinesica) 2. la comunicazione: pervasività e complessità ● Pervasività Spostandosi tra i secoli passiamo dalla antica agorà del mondo greco, in cui i comunicanti interagivano vis-à-vis alla nuova agorà che è prima di frontiere fisiche e culturali: internet. La comunicazione diventa quindi un fenomeno pervasivo, che ci raggiunge perfino nelle nostre abitazioni ● Complessità Perché coinvolge diverse dimensioni: Semiotiche= noi tutti per comunicare usiamo segni, oltre alle lingue. Psicologiche= la comunicazione avviene tra interagenti, che hanno caratteristiche antropologiche e che sono situati in un contesto sociale caratterizzato da determinati agenti culturali. Tecnologiche= Se osserviamo lo sviluppo della tecnologia vedremo che esso ha influenzato in maniera significativa la comunicazione. la linguistica fra le scienze della comunicazione: Il comunicazionista e la buona salute della comunicazione: Professionista della comunicazione il quale, conoscendo le dinamiche costitutive della comunicazione verbale, sappia assumersi di fronte alla società civile la responsabilità della buona salute della comunicazione là dove la comunicazione si inceppa. Comunicazione verbale e momenti di crisi Esemplificazioni quando la comunicazione si inceppa, va in crisi? ● ragioni di natura testuale “La strada” → Oscar di Fellini Zampanò è padrone di un circo equestre che pubblicizza la propria attività, Gelsomina ha il ruolo di aiutarlo a fare un po’ di advertising e quindi viene istruita. 1 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Potere = “potestas” = “essere in grado di fare” / “far fare” grazie a una serie di competenze che permettono di compiere una determinata azione: -fondato sulla violenza fisica (“vis”), e dall’inganno (“dolus”). -fondato sull” auctoritas” = autorità e autorevolezza= “colui che fa crescere” Esercita il potere per far crescere, gli imperatori venivano chiamati “augustus” = deriva da” augeo” colui che faceva crescere il bene nella vita consociata, si adoperava per il bene della società civile. Sospetto nei confronti della persuasione La persuasione tende ad essere vista negativamente come seduzione è esplicitata anche nei proverbi popolari: “Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio” Questa visione negativa si rivede anche nell’antichità, nel <<seductor ille>> (mt. 27,62-63) dal vangelo. Gesù fu accusato di essere seduttore, in quanto aveva promesso che il terzo giorno sarebbe resuscitato, gli scribi e il fariseo non riuscendo a credere in questo messaggio positivo, lo vedono con sospetto. Anche nel mondo greco, nel mito di <<Ulisse e le sirene>> (Odissea, canto XII) Mentre la nave di Ulisse si avvicina all’isola delle sirene, mette la cera nelle orecchie dei compagni, mentre lui si fa legare all’albero maestro della nave con la fune. Ulisse vede su un prato verde biancheggiare le ossa dei marinai ceduti al canto delle sirene, questo gli rimanda il pensiero alla moglie Penelope e al figlio Telemaco che invano lo spetterebbero ad Itaca qualora lui cedesse al canto seduttivo. Cera nelle orecchie= i deboli non devono essere esposti a una comunicazione perversa. (Tuttora siamo esposti alle fake news oggi). Fune= (il “desmòs”), indica il legame famigliare. “deo” /legare= legame= obbligare. Per Omero, è il legame famigliare che salva dalla manipolazione. Questo legame compare anche nella retorica di Aristotele. Dal legame discende il dovere, che rimanda ad un obbligo. La retorica è definita anche come l’arte della persuasione l’arte del parlare in pubblico, guidata da una metodologia. “ars bene dicendi” =” arte del parlare bene”: saper gestire le dinamiche del discorso che crea consenso sano Due verbi per indicare il parlare: ” dicere” = dire di rilevanza sociale, giuridico-processuale “loqui” = discorrere della comunicazione quotidiana Comunicazione persuasiva =Persuadére= deriva da “suavis” = dolce, corrispondente al cuore, dinamica che propone una ragione e adesione a qualcosa di dolce. Persuadere è diverso dal verbo convincere (“vinco”, sopraffare l’altro”). Nel mondo antico era necessario l” ars bene dicendi”, Il cittadino doveva saper gestire le dinamiche della comunicazione persuasiva creando un mercato della parola. Attraverso gli argomenti di ambito:  Politico= quando venivano prese decisioni, i cittadini venivano invitati nell’agorà dove si dibattevano le decisioni per la crescita della vita consociata  Giuridico processuale= I cittadini erano affiancati dai logofraghi  Epidittico logografo= Si tenevano dei discorsi in cui si valutavano positivamente le imprese di coloro che avevano compiuto azioni per il bene della vita comune (discorsi panegiraci). PERSUASIONE La comunicazione persuasione, suscita adesione, è di tipo argomentativo: scambia un messaggio a cui il nostro interlocutore può aderire ragionevolmente, verificando la ragionevolezza del messaggio. Il destitario è un “crites”, un giudice. ArgomentoArgomentum tum= arguere=far brillare È un’espressione che mostra la ragionevolezza di quanto è stato proposta nella tesi che è stata formulata. È guidata da una metodologia= La retorica accompagna l’oratore, dal momento in cui si individuano gli argomenti (inventio) fino al momento in cui deve essere proferito il discorso in pubblico (all’”Actio”) Nel mondo greco, si crea un vero e proprio mercato della parola: arrivano i sofisti (tecnologi della parola), danno un rapporto alla retorica, insegnavano a usare il potere della parola, insegnavano a convincere (vincere l’altro con la 4 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA parola), sopraffando l’altro con la parola, o a farlo perdere. (vis=violenza) =è a rischio la sanità della retorica persuasiva Quindi, Nasce un vero e proprio sospetto nella retorica, i sofisti hanno permesso di capire come sono strutturati i ragionamenti corretti, quindi orientati verso la manipolazione dell’interlocutore, questo va contro la verifica del consenso mette a rischio la democrazia=nasce un grande dibattito. Si vuole eliminare la retorica dalla vita consociata Persuadere= aspetto positivo SVOLTA LOGICA DI ARISTOTELE Bisogna bandire la retorica dalla vita, da questa decadenza si esce attraverso l’intervento di Aristotele, che riscatta la retorica. Nel paragrafo 1-2 della comunicazione verbale si parla della svolta logica, grazie ad Aristotele noi sabbiamo qual è il punto discriminante tra un discorso persuasivo= esercizio del potere della parola sano, fondate sull’uso della ragione. e tra il discorso manipolatorio, Aristotele dice che il problema non è la retorica persuasiva, ma il problema sta nel chi usa la retorica… (analogia del medico: come il medico poteva produrre farmaci e veleni analogamente la retorica dipende da come la utilizza il soggetto parlante.) Nel saggio della retorica di Aristotele afferma che la persuasione può avvenire in due modi:  su base discorsiva (uber= attraverso, die Rede=il discorso)> Uberreden= persuadere  su base extradiacorsiva: Per aristotele è possibile persuadere anche mediante altro dal discorso: mediante il testimone= colui che persuade rispetto a qualcosa mediante il suo stesso vivere (Martys, in greco), un testimone è chi ha vissuto è ricco di esperienza, testimonia un’esperienza di vita, convince attraverso il suo esserci. Aristotele individua la parola chiave nella dinamica della persuasione: “pìstis, tradotto dai latini con fides”, sono due termini che attraverso la propria polisemia (parola con più significato collegati fra di loro), questi due termini significano: attraverso un processo comunicativo abbiamo un mittente, un destinatario e un messaggio il logos che è la verità. La pistis interpella una tripolarità, sono fattori comunicativi:  In rapporto al mittente la parola dice alla sua credibilità che si fonda sul suo ethos= il suo comportamento, deve essere credibile  Destinatario in rapporto al destinatario indica la sua benevolenza, Aristotele fa analogia:( il giudice che ama si comporta in modo più umano rispetto al giudice che odia), la comunicazione persuasiva ha il compito di smuovere il patos dell’interlocutore, la propria benevolenza.  Logos/ messaggio intende il nesso, il legame che il messaggio deve avere con la verità. I sofisti, nella comunicazione persuasiva prescindevano dalla pistis, ma eliminavano la pistis del logos= eliminavano la verità, Così segnalavano che con il discorso si poteva sopraffare l’altro anche il non vero, i sofisti disancorano il logos, la verità e lo rendono un criterio pragmatico. Si può fare un nesso con omero, che già in sede poetica ci aveva detto chi salva Ulisse, cosa salva dalla manipolazione: ciò che lo salva era la desmos, ovvero il legame agli affetti famigliari: con la moglie. (Penelope e Telemaco che invano lo avrebbero atteso ad itaco qualora avesse ceduto al canto delle sirene). Aristotele prendendo le orme di Omero in sede poetica, fa emergere il concetto di legame con una veste teoretica: il rapporto che un contenuto del messaggio, deve essere legato alla verità. Infatti, La comunicazione persuasiva apre un compito al destinatario, che gli antichi chiamavano decisore, (krités= verbo latino “krino” che indica l’atto del vagliare (il contadino separava/ setacciava il grano dalla pula. dalla con la ragione> separava il chicco di grano trattenere il bono dalla pula, il vero allonta il male> impegno critico), Krites= decisore vuol dire che quando ci raggiunge un messaggio di tipo persuasivo a noi destinatari ci si apre un impegno critico. Aristotele dice: “La ragione dell’uomo di fronte al bono lo riconosce” Atteggiamento critico, non ha accezione solo negativa, ma è di chi usa la ragione, si apre il compito del vagliare mediante la ragione. 5 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Aristotele ci dice che la regione dell’uomo di fronte al bene aderisce. L’impegno critico ci dice qual è l’uso della ragione, qual è la sfida che si apre alla ragione dell’uomo quando si trova di fronte a un messaggio persuasivo = viene richiesta una verifica della ragionevolezza. Aristotele mette a tema questo aspetto, che la comunicazione persuasiva apre un’adesione ragionevole, il messaggio chiede di essere verificato nella sua ragionevolezza per potere aderire. Probabilmente, il sospetto, nei confronti della persuasione (non è inganno, HA A CHE FARE CON LA RAGIONE) ADESIONE RAGIONEVOLE: Durante la comunicazione verbale, la ragione umana vive di due momenti: punto infuocato della ragione aderisce all’affetto (affectus) e giudica e all’intelletto (“intellectus” vaglia). Questa unità è stata rotta, ma nel momento in cui furono coniate queste espressioni si indicava una ragione tipica della ragione alla retorica del cuore (“apprendre par coeur”). ANTISTROFIA FRA PROCEDIMENTI DELLA LOGICA E DELLE ARGOMENTAZIONI Aristotele non si limita ad individuare i fattori, segnala che quando siamo in ambito persuasivo (argomentazione), si usa la stessa tecnica che si usa anche nella logica, si crea un PARALLELISMO. ANTISTROFIA> (deriva dal coro greco che interveniva a rispondere con un andamento ritmico parallelo (antistrofe) ad una certa strofa). RAGIONE-LOGICA- ARGOMENTAZIONE DEDUZIONE- SILLOGISMO- ENTIMEMA INDUZIONE- GENERALIZZAZIONE- EXEMPLUM Prima colonna da sinistra: come può procedere la ragione: induttivamente= quando parte dal particolare e sale all’universale. deduttivamente= quando parte da una legge universale e discende al particolare - In sede logica, produce sillogismi -In sede argomentativa, ottiene il procedimento dell’entimema SILLOGISMO ha un procedimento di tipo logico, ha una struttura tripartita: -Una premessa maggiore: contiene un principio incontrovertibile, evidente a tutti, principio generale: “Tutti i canidi sono carnivori”, è anapodittida (non deve essere dimostrata) -Una premessa minore: applica il principio universale ad un caso particolare a “La volpe è un canide” -Una conclusione: ci si arriva facendo intervenire le premesse precedenti “La volpe è un carnivoro” I predicati logici Dai dati di realtà, quindi, formuliamo delle generalizzazioni (“tutti i gatti hanno quindi la coda”). Basta un dato contrario ad invalidare la legge generale (un gatto non ha la coda) ENTIMEMA ha un procedimento di tipo argomentativo, apre un percorso di adesione. Entimema: (dal greco thymòs=animo)> strutturata in modo tale da smuovere l’animo, struttura persuasiva. È un sillogismo retorico abbreviato, presuppone un uso della ragione deduttivo, ma con una specificità argomentativa. È costituito da una premessa maggiore taciuta, Aristotele diceva che coincide a un principio a cui aderiscono i più saggi della comunità (“doxa”), vi è un’adesione naturale> Il principio dell’endoxon: La premessa maggiore su cui l’argomentante fa leva per convincere i suoi interlocutori (Common ground). Crea, pertanto, l’aggancio fra chi argomenta e il destinatario. Gli entimemi sono utilizzati nella conversazione quotidiana: “Luigi è pazzo. Va a 100km in centro città”> tesi+ ragione a sostegno della tesi Premessa maggiore: taciuta Premessa minore: “Luigi va a 100km, in centro città Conclusione: Luigi è pazzo. (coincide con la tesi) Entimema del CONFLITTO ARABO-ISRAELIANO Il presidente Bush costruiva i discorsi politici con un impianto retorico classico, infatti, aveva alle spalle corsi di retorica alla George Washington University. 6 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Good moming. 4/04/2002 Puring the course of one week, the situation in the Middle East has deteriorated dramatically. Last Wednesday, my special envoy, Anthony Zinni, reported to me that we were on the verge of a cease- fire agreement that would bave spared Palestinian and Israeli lives. That hope fell away ‘when a terrorist attacked a group of innocent people at a Netanya hotel, Killing many men and women in what is a mounting tool of terror. In the days since, the world has watched with growing concern the horror of bombings and burials and the stark picture of tanks in the street. Across the world, people are grieving (addolorati) for Israelis and Palestinians who have lost their lives. When an 18-year-old Palestinian girl is induced to blow herself up, and in the process kills a 17-year-old Israeli girl, the future itself'is dying, the future of the Palestinian people and the future of the Israeli people. We (principal) mourn the dead, and we mourn the damage done to the hope Of ‘peace, the hope of Israeli's and the Israelis' desire for a Jewish state at peace with its peighbors, the hope of the Palestinian people to build their ‘own independence state. Terror must be stopped. No nation can negotiate with terrorists, for there is no way to make peace with those whose only goal is death. Terror must be stopped. No nation can negotiate with terrorists, for there is no way to make peace with those whose only goal is death. This could be a hopeful moment in the Middle East. The proposal of Crown Prince Abdullah of Saudi Arabia, supported by the Arab League, has put a number of countries in the Arab world closer than ever to recognizing Israel's right to exist. The United States is on record supporting the legitimate aspirations of the Palestinian people for a Palestinian state. Israel has recognized the goal of a Palestinian state. The outlines of a just settlement are clear: two states, Israel and Palestine, living side by side in peace and security. This can be a time for hope, but it calls for leadership, not for terror.(MOMENTO DI SPERANZA) Since September 11 I've delivered this message: Everyone must choose. You're either with the civilized world or you're with the terrorists. All in the Middle East also must choose and must move decisively in word and deed against terrorist acts. …… The world finds itself at a critical moment. This is a conflict that can widen or an opportunity we can seize. And so, I've decided to send Secretary of State Colin Powell to the region next week, to seek broad international support for the vision I've outlined today. As a step in this process, he will work to implement United Nations Resolution 1402 -- an immediate and meaningful cease-fire, an end to terror and violence and incitement; withdrawal of Israel troops from Palestinian cities, including Ramallah; implementation of the already agreed-upon Tenet and Mitchell plans, which will lead to a political settlement. I have no illusions -- we have no illusions -- about the difficulty of the issues that lay ahead. Yet our nation's resolve is strong. America is committed to ending this conflict and beginning an era of peace. We know this is possible, because in our lifetimes, we have seen an end to conflicts that no one thought could end. We've seen fierce enemies let go of long histories of strife and anger. America itself counts former adversaries as trusted friends -- Germany and Japan and now Russia. Conflict is not inevitable. Distrust need not be permanent. Peace is possible when we break free of old patterns and habits of hatred. The violence and grief that trouble the holy land have been among the great tragedies of our time. The Middle East has often been left behind in the political and economic advancement of the world. That is the history of the region, but it need not -- and must not -- be its fate. The Middle East could write a new story of trade and development ENTIMEMA NELLA PUBBLICITA’ l’hooking point= quando abbiamo struttura entimematica, guardiamo il punto di aggancio tra l’argomento e la tesi È un enunciato assertivo con componente valutativa= valutazione componente burro, per suscitare fa leva sul principio condiviso dell’adesione alle massaie. Aspetto della tesi che l’argomento chiama in causa “hooking point”: La materia di cui il burro è fatto, la causa materiale, qualità del prodotto. Endoxon= il latte fresco delle Alpi è genuino (common ground) “Questo burro è genuino” = TESI è la causa materiale “E’ fatto con il latte fresco delle Alpi.” =ARGOMENTO headline Premessa minore: La causa materiale di questo burro è il latte fresco delle Alpi Conclusione: Questo burro è genuino coincide con la tesi 9 | P a g . ENTIMEMA: Su quale adesione naturale fa leva Bush in questa argomentazione? Fa leva su un principio condiviso dalla “doxa”, da tutti noi, crea l’aggancio al common ground a cui fanno riferimento l’argomentatore e il decisore. Premessa minore: Terrorists have as goal the death of the counterpart COMMITMENT EXEMPLUM and democracy. And we stand ready to help. Yet this progress can only come in an atmosphere of peace. And the United States will work for all the children of Abraham to know the benefits of peace. Thank you very much. EPILOGO LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Enunciato di tipo interrogativo: “Questo orologio è di alta qualità”? = TESI MESSA IN DISCUSSIONE È svizzero= ARGOMENTO Endoxon= gli orologiai svizzeri sono noti per essere produttori di alta qualità (common ground) Premessa minore: Questo orologio ha come causa efficiente/produttori orologiai svizzeri Conclusione: Questo orologio è di alta qualità Tutti gli entimemi portano il destinatario a interpretarlo e valutarlo facendo emergere questa struttura. (consapevolezza del sapere non saputo) Esercizi: 1)Questa casa è solida. È tutta di cemento armato 2) Questa piazza è molto bella. L’ha progettata il Bernini EXEMPLUM (paràdeigma) È una strategia induttiva, che si usa in ambito persuasivo possiamo utilizzando la ragione induttivamente. In passato, in un certo caso a ha dato luogo a b È ancora possibile che a dia luogo a b L’exemplum ci dice che un certo evento può aver luogo in quanto qualcosa di analogo è già successo Si procede induttivamente perché si parte da fatti, che hanno dato luogo a b, alla regola che hanno permesso di stabilire. Si tratta di una strategia persuasiva, argomentativa perché l’exemplum persuade su un fatto futuro. (es. Bush) PER UNA TIPOLOGIA DEI PROCESSI MANIPOLATORI Già Aristotele, nella retorica, nasce un sospetto nei confronti della retorica e i sofisti ci hanno fatto vedere come sono strutturati i ragionamenti scorretti, Si persuade sulla base dell’uso della ragionevolezza. Nel 900 assistiamo ad un uso viziato della comunicazione (es. 1984 Orwell uso parola per regimi totalitari). Tipologie di strategie manipolatorie: 1) testi formulati per stendere i principi fondativi dell’ideologia al potere 2) Una volta formulati i principi fondanti dell’ideologia al potere, hanno bisogno di diffondersi attraverso i media, e in ambito dei regimi totalitari come propaganda. 3) Perpetuarsi attraverso le generazioni, vengono elaborati testi scolastici (es. totalitarismo), Oppure dizionari> due fenomeni: -SEMANTICIDIO si lavora sulle definizioni nella voce del dizionario laddove dei termini sono particolarmente sensibili, anche in questo caso viene data una definizione che è influenzata dall'ideologia al potere (desemantizzate) -LOGOCIDIO (“logos” = discorso) a volte il dizionario proprio rispecchiando la determinata ideologia al potere elimina alcune voci, dei termini sensibili o anche scomodi. (integra saggio o towards a typology of a manipulative processes Rigotti) La manipolazione: Un messaggio si dice manipolatorio quando distorce (gli autori anglofoni utilizzano il verbo to twist che inglese vuol dire proprie piegare), la visione della realtà dei destinatari, impedendo loro un atteggiamento sano/autentico nei processi decisionali, il destinatario pensa di decidere nei propri interessi ma in realtà decide negli interessi di chi lo sta manipolando  Tipologie di processi manipolatori: a) Violazione delle presupposizioni Gottlob Frege, mette in guardia rispetto all’abuso manipolatorio quando vengono utilizzate le espressioni denotative. “la volontà del popolo”, o (der Wille des Volkers in tedesco) dice che questa espressione è manipolatoria in quanto rimanda a un denotato universale che in realtà non esiste, mentre nella realtà esistono le singole volontà, non esiste un oggetto che è volontà universale. Nel libro “Uber Sinn und Bedeutung”, fa la distinzione tra: -Sinn (senso) -Bedeutung (ldenotato) 10 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Senso= è il significato veicolato dalle espressioni denotative Denotato= è l’oggetto nella realtà che viene individuato attraverso una certa espressione linguistica Le parole hanno un senso e attraverso il significato delle parole che noi utilizziamo ci si rivolge ai nomi o ai sintagmi nominali, la volontà del popolo è un sintagma nominale costituito da volontà e popolo, le espressioni nominali sono espressioni denotative, cioè attraverso il loro determinato significato che veicolano, permettono di individuare oggetti nella realtà. Prendendo queste espressioni nella lingua italiana noi potremmo avere queste espressioni: “Giacomo Leopardi”, poi potremmo avere “l’autore di a Silvia”, oppure “il poeta nato a Recanati”, in queste tre espressioni andiamo a individuare sempre una persona ben precisa, queste 3 espressioni hanno significati diversi che vanno a individuare lo stesso denotato nella realtà. Oppure stella del mattino “(Morgenstern”) detta Lucifero, stella della sera (“Abendstern”) detta vespero, si identificano con lo stesso denotato ovvero l’astro Venere. Presupposto esistenziale= può essere usato in modo manipolatorio come volontà universale, sono dei significati a monte del nostro discorso, quando usiamo i nomi che esistono o che potrebbero esistere, ci fanno scattare dei presupposti di esistenza. ∃>quantificatore esistenziale x> es.gatto entità, P1, P2,P3>tale che sia caratterizzato da modi di essere Concetto di presupposizione: es.”Luigi parte per Roma”, in questa espressione c’è un nome proprio e un nome geografico, Luigi e Roma, quando usiamo i nomi comuni o propri, nell'immaginario collettivo quella cosa esiste, è percepita come esistente. perché i nomi fanno scattare presupposte di esistenza, quando si usa il nome, il nome ha un presupposto, fa scattare un significato presupposto, esiste questa determinata entità, si parla di presupposto esistenziale Aspetto del nome: in logica noi potremmo dare una rappresentazione del nome (es.un nome molto comune gatto, possiamo dare una definizione logica di gatto, cioè una entità nella realtà con il termine gatto, andiamo individuare un denotato gatto, potremmo dire indica un'entità x che deve esistere Ǝx : P1x ∧ P2X ∧ P3x (la variabile x è preceduta da Ǝ, simbolo che si usa in logica e indica esistenza, si chiama quantificatore esistenziale, poi quei ∧ si leggono tale che, la parte di destra della formula dà una serie di caratteristiche che deve avere una certa entità per essere gatto, noi sappiamo quali sono le caratteristiche che deve avere un'entità perché sia adatto, P sta per predicato e 1x che ha un determinato modo di essere, per esempio essere animato, quindi gatto è una x esistente tale che sia caratterizzata da un primo modo di essere più uno di x, è un'entità quindi animata poi è un animato non umano quindi avrà un un secondo predicato, un secondo modo di essere quindi ha caratterizzata anche da ET due di XE poi cosa possiamo dire è un mammifero e tre di x, potremmo continuare ancora con il simbolo della logica e dire etti quattro di XE felino e cosi via Quando noi usiamo un nome o un sintagma nominale scatta questa ipotesi di esistenza, dice frege usando l'espressione la volontà del popolo trattandosi di un sintagma nominale fa scattare lì il presupposto di esistenza nella realtà di una volontà universale, nella realtà non esiste una volontà universale, se si dice la volontà del popolo si sta facendo una generalizzazione, questa espressione è proprio stata utilizzata in modo manipolatorio perché stappa l'idea che esista come denotato, come oggetto nella realtà una volontà di tutti  PRESUPPOSITIONAL ACCOMODATION: , è fondamentale quando si analizza la comunicazione nei processi comunicativi, avviene un accomodamento ai presupposti, quando noi formuliamo un enunciato “il gatto beve il latte”: il gatto presuppone, la sua è un’espressione, ha un nome fa scattare un'ipotesi di esistenza, e anche il latte fa trattare un'ipotesi di esistenza noi ci accomodiamo, cioè il destinatario quando hai raggiunto da un atto di discorso aderisce a questi presupposto che scattano a partire dalle espressioni utilizzate. -ASSERTED CONTENT: è dato dalla somma dei significati dei singoli elementi, dalla somma del significato di “il gatto beve il latte” questo enunciato veicola un contenuto che asserito, è esplicitato nell’enunciato attraverso i termini che stiamo usando. -PRESUPPOSED CONTENT che noi non vediamo, rientra nel common ground insieme a tutti quei principi valori conoscenze e credenze anche i presupposti costituiscono un condiviso che fonda l'essere comunità parlante e costituisce la cosiddetta Weness.  (“valore del popolo”)-> presupposto che esista un’unica volotà Si lavora sulle presupposizioni per manipolare, perché noi tutti noi parlanti esercitiamo un controllo maggiore sul contenuto asserito, quando ci raggiunge un enunciato noi siamo critess, siamo decisori lo vogliamo lo valutiamo, il controllo logico che noi esercitiamo è più forte sul contenuto asserito, su ciò che è esplicitato, evidentemente ciò che non è esplicitato ci sfugge, è molto più semplice, si utilizzano delle violazioni delle presupposizioni per manipolare cioè si danno nomi a cose la cui esistenza è del tutto discutibile come volontà universale quando formuliamo l’enunciato, il destinatario aderisce ai nostri presupposti. (commonground) b) Istinto umano di riferirsi alla totalità 11 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA I predecessori antichi Greci e Latini pensavano che la convivenza umana, si fonda su una reciproca fiducia. Segnalavano che questa intesa tra gli uomini era presieduta da Giove (I latini chiamavano”jupiter”, i greci “Zeus”). Veniva chiamato dai latini “fidius” il garante (Colui che fonda il rapporto sulla fiducia) della fides, mentre dai greci “pistéuo” il garante della pìstis. Chi rompe questa reciproca fiducia è il “perfidus”. Questa fiducia dominava la vita socio-politica, quando diventa stabile nel tempo produce il “foedus” ovvero il patto, una fiducia stabile nel tempo, nella nostra lingua infatti, molte parole sono simili come “federazione”, “federalismo”> l’istanza delle singole parti a stare insieme attraverso il patto. Questa dimensione caratterizza anche la vita economica “fido bancario”> banca apre il credito a chi da fiducia. “fideiussione”> operazione quando si ha un debitore e un creditore, interviene un terzo che si fa garante che il debitore assolva una serie di adempienze economiche, si fa fiducia in lui. In “De bello civili” di Cesare, racconta che giunto presso gli italici, non c’era fides, non c’era nessuno disposto a fargli un credito. Il termine “credito” deriva da “credo” oggi significa dare fiducia, mentre per i latini aveva un significato più ampio: fare credito, da questa accezione latina deriva il credito bancario. In ambito matrimoniale si parla di fede nuziale (“pìstios”=credo>darsi per crescere cre= crescere, do=dare) Noi possiamo riflettere sulle lingue la loro evoluzione nel tempo attraverso uno sguardo diacronico (“dia” attraverso, “cronos” tempo), il radicale BHIDH-BHEIDH ha sviluppato in Germania un tratto della costrizione (limitazione), mentre in Russia ha sviluppato il tratto della necessità della povertà, fino a svilupparsi nel vincere. In Greco il “foedus” significava anche testamento, che venne tradotto nella Bibbia es. patto di Yahweh, antico testamento, nuovo testamento> il termine “testamentum”, attraverso la sua etimologia ci fa perdere il significato del patto. Convinco e suadeo sono due termini che non discendono dalla radice BHIDH-BHEIDH, persuadere ha il sinonimo convincere, persuado radice suavis= profondamente corrispondente alle esigenze dlla ragione e del cuore scatta la comunicazione persuasiva. Convinco radice vinco=, sopraffare l’altro, atteggiamento della comunicazione manipolatoria, vincere l’altro con la forza della parola. Verso un modello della comunicazione verbale paragrafo 2.2 a 2.6 rigotti cigada 1. Modello comunicativo della retorica classica -Costruzione del discorso persuasivo e le sue fasi: Inventio Dispositio Elocutio Memoria Actio 2. Modelli della comunicazione proposti nel Novecento, consapevolezza che la lingua sia uno strumento finalizzato alla comunicazione. Contributi venuti nel Novecento da: Modello della teoria dell’informazione, modello in sede linguistica, pragmatica, Modello fondato sul rapporto tra comunicazione verbale e azione umana.  Modello della teoria dell’informazione  MODELLO DI SHANNON Claude Shannon (1916-2001) Information source Receiver Noise source Era un ingeniere, che ha elaborato un modello della teoria dell’informazione, è molto utilizzato in ambito informatico, è significativo in quanto ha esercitato un certo influsso da parte di diversi linguisti. (vedi nota 23 p.25) Si chiede come avvenga la trasmissione dell’informazione, superando i disturbi dei canali. Questa trasmissione, viene svolta attraverso l’utilizzo di due devices/strumenti tecnologici. Non si ha un mittente e un destinatario umano, abbiamo una information source e un Receiver. Non viene utilizzato un linguaggio verbale, è una trasmissione di informazioni codificate con dei sistemi notazionali. 14 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Shannon introduce anche una Noise source, ovvero una sorgente di disturbo del canale, che lavora sull’eliminazione dei rumori. Elabora il teorema di Shannon che permette di garantire una trasmissione dell’informazione priva di disturbi del canale. Segnala che è possibile stabilire la capacità del canale, ovvero la quantità massima di flusso informativo che può passare dall’information source al Receiver. Una volta definita la capacità, è immediatamente risolvibile il problema dei disturbi in quanto si scopre che trasmettendo un flusso informativo inferiore alla capacità del canale questi non compaiono.  Modello in sede linguistica In questo modello intervengono un mittende e un destinatario, due interlocutori umani e vi è a tema l’uso della lingua, si parla di strutturalismo. Linguistica dell’800: -diacronica= quella che prende in considerazione le strutture e gli elementi linguistici nella loro evoluzione attraverso il tempo. -storico-comparativa ossia che si confrontavano le lingue, ricostruendone la loro radice indoeureopea osservandone l’evoluzione. Saussure apre un approccio nuovo rispetto alla linguistica dell’800: nasce l’esigenza di indagare la struttura della lingua. Per poter cogliere il funzionamento di una lingua bisogna collocarsi in un momento preciso : nella sincronia= Complesso delle caratteristiche strutturali di una lingua considerate in un determinato momento storico, prescindendo dai fenomeni evolutivi.  MODELLO SAUSSURE Saussure (1857-1913) Saussure è un autore imprescendibile, crea lo strutturalismo Ginevrino, ed è autore del famoso “Cours de linguistique générale”, venne pubblicato dopo la sua morte e venne creato dall’insieme degli appunti dei suoi studenti, infatti alcuni parti sono poco trasparenti. Scrive diversi modelli, il primo importante è “le circuit de la parole”: Ci presenta un modello con un mittente e un destinatario, i quali discorrono tra di loro producendo segni che vengono interpretati dall’ascoltatore in un processo di codifica e di decodifica. Avviene questa interazione grazie al fatto che possiedono in sede mentale la lingua, detta “Langue”. Afferma che ciascuno dei due interlocutori, quanto compie un atto di parole (“action de mots”), seleziona a livello mentale i segni e le regole per combinare questi segni, attivandoli e facendoli divenire messaggi. Il processo di comprensione viene definito da Saussure come un processo di decodifica=in sede mentale si ha la conoscenza di questa lingua, segue i segni, riesce ad attivarli, cogliendone il significato del messaggio. Ma, in realtà, non è ancora preso in considerazione la complessità del processo interpretativo duvuto al fatto che non basta avere in comune la lingua, ma esistono molti significati non detti, lasciati nascosti fra le pieghe di un messaggio, che dovranno essere inferiti e ricosruiti inferenzialmente. Si può osservare, che nel corso dei secoli ciascun autore, ha individuato aspetti molto importanti di un certo fenomeno, ma poi nello scorrere del tempo altri autori hanno individuato aspetto alteriori. Infatti, oggi abbiamo un modello della comunicazione verbale tenendo presente il modello di Saussure, ma anche tenendo presente tutti i risultati emersi in sede pragmatica dove si è prestato attenzione alle infernsze.  BLOOMFIELD Leonard Bloomfield (1887-1949) Crea il cosiddetto strutturalismo americano che presenta nuove caratteristiche, è autore del testo “Language” nel 1933, New York. Bloomfield opera in un contesto culturale diverso che ha influenzato la sua concezione di linguaggio. Segnala che il linguaggio è un comportamento umano, strutturato in stimoli e risposte di diversa intensità energetica. Vive in un contesto culturale, dove dal punto di vista filosofico dominava la corrente del “comportamentismo”. Quest’ultima studia le azioni umane in quanto comportamenti che scattano da certi stimoli che producono risposte. Questo modo di leggere la realtà e di interpretarne i comportamenti umani, viene applicato anche alla lingua. 15 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Infatti, nel testo “language”, racconta di Jack e Jill che stanno facendo una camminata in montagna, la ragazza vede un albero di mele, che le fa nascere il desiderio di mangiarne una. Jill dice a Jack “prendimi la mela”-> Bloomfield descrive in termini di stimoli e risposta questo suo atto linguistico: alla vista della mela, in lei si muovono i succhi gastrici-> stimolo fisico, che produce in lei una risposta linguistica. Per Jack, la richiesta di Jill diventa uno stimolo che produce in lui la risposta linguistica completa: “salta un certo steccato, vai a prendere la mela”.  BÜHLER Karl Bühler (1879-1963) È uno dei rappresentanti della corrente strutturalista sviluppata in europa, vengono chiamati linguisti funzionalisti. È tedesco, fondamentale è il suo libro “Sprachtheorie”, 1934 (teorie della lingua), ha un forte orientamento alla funzione comunicativa della lingua. Infatti, prende la nozione di segno linguistico, inserendone il segno come nodo centrale, al centro di un rapporto tra mittente, destinatario e realtà. -> triplice relazione. Segnala che il segno svolge una funzione che ci porta oltre il segno stesso, ciò che esso svolge. -In rapporto al mittente, il segno (detto “sintomo”) svolge una funzione di espressione. -In rapporto al destinatario, il segno (detto “segnale”) svolge la funzione di appello. -In rapporto alla realtà, il segno (detto “simbolo”) svolge la funzione di rappresentare la realtà. CONCETTO DI SEMIOSI DEITTICA: (es. casa=concreto, e Io= negli atti comunicativi, non precisa il mittente) Quando le parole funzionano in questo modo, bisogna osservare da chi sono usate nel contesto linguistico, sono dette parole deittiche (contengono deissi). Semiosi= processo con cui si costruiscono le parole.  JAKOBSON Roman Jakobson (1896-1982) Di origine russa, fa parte della scuola di Praga scriveva spesso in tedesco esprimendo che la lingua è destinata a uno scopo➝finalizzato nella comunicazione. Ha individuato i fattori costituitivi del processo comunicativo, segnalando che è costituito da 6 fattori: Abbiamo un mittente che invia un messaggio ad un destinatario. Il messaggio si riferisce ad un contesto. Per comunicare gli interlocutori devono condividere il codice. Il messaggio viene trasmesso attraverso un canale/contatto. A ciascuno di questi fattori corrisponde una funzione precisa e ogni testo è caratterizzato da una funzione specifica: mittente-> funzione emotiva destinatario-> funzione conativa messaggio-> funzione Poetica = scopo di comunicare il bello contesto-> funzione Referenziale= scopo di descrivere il contesto codice-> funzione Metalinguistica= scopo di spoegare il codice canale/contatto-> Funzione Fàtica= Queste funzioni comunicative sono presenti in un messaggio, ma ogni messaggio ha una fuzione che domani sulle altre. Ad. Esempio In un ordine la funzione conativa domina sulle altre. In “linguistics and Poetics”1958, riesce a spiegare la poetica all’interno di una concezione linguistica unitaria, in cui spiega la funzione poetica e i fattori costitutivi della comunicazione verbale. ( x esame p.42 a 48). Precisa ulteriormente le caratteristiche poetiche➝ Il testo poetico organizza in modo particolare gli assi di combinazione e di selezione, risultato della riflessione svolta nella linguistica strutturalista, ciascun messaggio nasce dall’intersezioni di entrambi. 16 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Segnalano il ruolo fondamentale dei procedimenti inferenziali in quanto portano il destinatario a inferire l’unico senso inteso dal mittente con un dispendio minimo di sforzo interpretativo. La pertinenza di un testo dipende dal rapporto tra effetti contestuali e sforzi cognitivi necessari per interpretarlo. ➝ un testo è pertinente quanto produce un cambamento nel contesto e si riesce ad interpretarlo con uno sforzo minimo. EVENTI COMUNICATIVI (P. 2.4 2.5 2.6 comunicazione verbale) Grazie alla svolta pragramtica possiamo riformuare come sono gli atti comunicativi➝ sono eventi, che si producono per comunicare, per trasmettere un messaggio. Semantismo di evento, bisogna confrontare: la parola latina➝ “eventum” ➝ “e-venio” ➝ verbo ingressivo, iniziare ad arrivare, ci sopraggiunge con quella tedesca➝ ”Ereignis” ➝ “eigen” ➝ impadronirsi di noi Quando formuliamo eventi comunicativi essi veicolano un senso che producono habit change. Pierce introduce la nozione di Habit change➝ “habitus”, “se habere ad” ➝ atteggiamento stabile nei confronti della realtà, In greco questo atteggiamento è indicato con la parola “héxis” “diàthesis”➝ elemento superficiale della realtà come le emozioni Messaggio➝ scambio di segni che produce senso ➝il messaggio arriva come sollecitazione a lasciarsi coinvolgere, il cambiamento è un momento del senso dell’atto comunicativo e ne fa un evento comunicativo. ➝ L’habit change è il cambiamento del nostro atteggiamento nei confronti della realtà Definizione del senso a partire dal non-senso: Polisemia di Senso: Polisemia➝parola con più significati “L’uomo ha 5 sensi. L’udito è un senso” ➝ organo percettore “Questa strada è a senso unico” ➝direzione “Lui ha buon senso” ➝ valutazione “La parola uomo ha due sensi: essere umano e essere maschio” ➝ accezioni Per definire il senso si parte dal “non senso”, ciò che non ha senso è un’espressione insensata in quanto irragionevole. Il senso ha a che fare con la ragionevolezza, un fatto ha senso quando ha un rapporto con la ragione. Ci poniamo una domanda: “esiste il non-senso a livello dell’esperienza comunicativa”? Aristotele segnala che l’uomo è destinato a cercare senso nella comunicazione verbale, noi costruiamo anche degli enunciati artificiali detti non-sensi artificiali, sono testi non reali costruiti a scopo metalinguistico➝ discorso per spiegare la lingua. -Il non-senso come tipologia testuale si realizza anche nel teatro dell’assurdo (“waiting for Godot”, S. Beckett), se leggiamo questi testi, la testualità è distrutta nella sua sensatezza, ci sono combinazioni di parole unite in modo strano senza regole sintattiche, sono momenti di insensatezza. In realtà questi modelli non sono assurdi perché l’autore vuole sorprendere il lettore, hanno una funzione comunicativa anche nei punti oscuri in cui il lettore fatica a comprenderne il testo. L’autore intende esprimere il disagio profondo che ha con il rapporto con la realtà e di se stesso, dunque il disagio è veicola un segno. -Non-senso dei testi prodotti da soggetti psicotici, anche essi veicolano un significato profondo, bisogna interpretarli in maniera profonda. Possiamo quindi dire che il non-senso non esiste a livello comunicativo, anche come dice Grice negli interagenti vi è il principio di cooperazione, entrambi costruiscono insieme il senso del messaggio, è all’opera sia nel mittente che nel destinatario; entrambi vanno alla ricerca del senso. “Può un non-senso essere l’ultimo livello di un testo?” L’ipotesi è NO, si dà solo come esito metalinguistico e non come realtà comunicativa.  Modello fondato sul rapporto tra comunicazione verbale e azione umana È la comunicazione verbale ciò che consente di intrecciare le azioni. Ontologia➝ “discorso sull’essenza della realtà”, è polisemica e in questo contesto fa emergere/ vi è una riflessione sugli elementi strutturali complessi. STRUTTURA DELL’AZIONE Ontologia dell’azione➝ L’azione è un intervento sulla realtà da parte di un soggetto agente dotato di intelligenza e volonta, l’origine che fa scattare l’azione è un desiderio, 19 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA che deve essere soddisfatto, diventa lo scopo da perseguire, per raggiungere questo scopo si attiva una catena di realizzazione, fatta da una successione di atti. Spesso soddisfando un desiderio, se ne continuano a soddisfare altri. Es. Un certo soggetto si trova a casa sua e insorge in lui il desiderio di bere il caffè, lui conosce il contesto in cui vive, in lui l’azione scatta per il desiderio, dunque identifica uno stato di cose che può soddisfare il suo desiderio, che diventa lo scopo da perseguire, per raggiungere lo scopo attiva una catena di realizzazione. Prende moka, accende gas e attiva questa successione di atti. Tutte le azioni umane sono costituite da una conoscenza del mondo, ma non sono le conoscenze che fanno scattare in noi l’azione. Perché l’uomo desidera? Perché ha una mancanza, individua degli oggetti che percepisce come beni, ma subito dopo soddisfatto un desiderio ne insorge subito un altro. Vista l’ontologia dell’azione, dobbiamo vedere cosa succede se il nostro soggetto si trova in piazza, ha lo stesso desiderio e dovrà entrare nel contesto di interazione, ovvero il bar, per soddisfare il suo desiderio, dovrà intrecciare la sua azione con quella del barista→ ci sarà un campo di interazione con un atto linguistico per formulare la richiesta. Anche il barista ha una conoscenza del mondo, della conoscenza, ma non è questa che fa scattare l’azione, èl’ atto linguistico diretto (mi fa un caffè per favore?),che fa scattare degli impegni/ dei commitment→ impegno a derogare il servizio. Nasce una interazione, il barista è anche lui un soggetto agente, si muove a partire da desideri, conosce come comportarsi, ma anche in lui non è la conoscenza ciò che fa scattare l’azione, ma è parte del desiderio di svolgere bene il suo lavoro, di onorare bene la sua professionalità, immagina i vantaggi che li vengono svolgendo il suo lavoro in modo corretto. Dinamica del desiderio: atteggiamento alessitimico Nel manuale, quando viene presentata la struttura dell’azione si è voluto mettere a tema l’importanza che ha il desiderio. Il desiderio è una dimensione fondamentale dal punto di vista atropologico. Secondo alcuni autori il desiderio è da scoraggiare, se l’uomo desidera troppo è meno imbrigliabile, diventa pericoloso. Insieme alla libertà dice della grandezza dell’Io dell’essere umano. Questo atteggiamento di scoraggiamento nei confronti della manifestazione del desiderio è un atteggiamento alessitimico, cerca di mortificare l’esspressione del desiderio. Alessitimia= “a” alfa privativo= dice negazione “Lexis”= lessico “thymos”= animo  Alessitimia= segnala quella patologia di quei soggetti che hanno un certo disturbo per cui non riescono a verbalizzare i sentimenti e i moti dell’animo. ONTOLOGIA DELL’INTERAZIONE Abbiamo visto come si passa dall’azione all’ interazione attraverso la sua catena di realizzazione integrando anche quella dell’interagente, non sarebbero in grado di raggiungerlo da solo. Il barista deve interpretare il messaggio a livello semantico (rif. Austin atto locutivo) e a livello pragmatico (deve cogliere l’illocuzione dell’atto linguistico). Vi sono due catene di realizzazione. ONTOLOGIA DELLA COOPERAZIONE La cooperazione è quel processo in cui vediamo interagire due co-agenti. È quel momento delle nostre azioni quando abbiamo due soggetti che cooperano, cooperare significa che hanno un 20 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA condiviso molto ampio, hanno un common ground, ma condividono lo stesso desiderio. Per raggiungere quest o scopo decido entrambi di perseguire questo scopo comune, attivando una catena di realizzazione. Nella cooperazione la catena di realizzazione è unica perché il desiderio è comune. Nella cooperazione gli atti linguistici assumono la funzione di coordinare le azioni rispettive degli agenti, in modo tale da raggiunggere un obbiettivo comune. ONTOLOGIA DELLA COMPETIZIONE “Competizione”= sostantivo deberbale in quanto deriva dal verbo competere. Significa “puntare al medesimo bene”, i due agenti desiderano uno stesso bene comune, che non può essere condiviso. Si basa sul principio mors tua vita mea (lat. «la tua morte è la mia vita»). Il loro desiderio diventa il loro scopo, entrambi attivano la stessa catena di realizzazione. Ciascuno dei due dovrà dimostrare che la sua richiesta è più ragionevole rispetta a quella dell’altro. Gli atti linguistici utilizzati in questa situaione puntano da parte di ciascuno a giustificare la preminenza della propria azione su quella degli altri. La comunicazione verbale assume un’organizzazione meno prevedibile, di carattere decisamente argomentativo. I fattori costitutivi della comunicazione verbale paragrafo 2.7 rigotti cigada INFERENZE: La comuncazione vebale è costituita da una serie di fattori che interagiscono fra di loro e permettono di formulare i nostri messaggi. Questi fattori si individuano a partire dalla riflessione che abbiamo preceduto, sono inanzitutto la semiosi= noi costruiamo i messaggi attraverso eventi semiotici= deriva dal greco “semeglion” ➝ “segno” è il processo con cui noi costruiamo i segni. Non bastano i segni a formare un messaggio, un ulteriore fattore fondamentale è l’inferenza➝ “infero” ➝ portare dentro= sono molto di più i significati che un parlante lascia impliciti rispetto a quelli che esplicita nel suo messaggio. INFERENZA= Procedimento per cui da un’informazione ne derivo un’altra, anche se questa non è detta. È infinitamente di più quello che un parlante lascia intendere/inferire rispetto a quello che il parlante esplicita effettivamente. Un altro fattore importante è l’ostensione, ovvero quel momento muto della comunicazione in cui parla la realtà con il suo suo semplice esserci. I due interlocutori non dicono tutto, in noi opera il principio di cooperazione di Grice, noi andiamo a cercare tutto il senso all’interno di un enunciato. Il nesso tra “io figlio non guida. Ha 5 anni”, Anche se l’automobilista non ha inserito una congiunzione di tipo causale, noi abbiamo ricostruito un nesso di natura logica tra gli enunciati, il connettivo “perché?” (avviene l’inferenza). Se avesse risposto “Mio figlio non guida. È sposato”, la connessione c’è/ vi è un nesso logico, ma tra le due espressioni vi è una liesione. Ma dire “è sposato”, viola il nesso causale/ il connettivo causale, l’enunciato non funziona perché lo percepiamo come contraddittorio non congruo rispetto al compito che dovrebbe avere. Il connettore esplicita immediatamente il nesso causale, 21 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Nel caso di evento semiotico, Scriviamo penna e microfono, questi due oggetti sono concreti che coincidono con l’inchiostro con cui abbiamo scritto queste parole. In che senso sono oggetti semiotici? In quanto sono costruiti grazie alla semiosi. Semiosi verbale da “seméion”“segno” è quell’atto, quel processo con cui si associano intenzioni comunicative ed eventi fisici, concetti a suoni. È un atto con cui si intuisce una correlazione semiotica. Il suono penna è un evento fisico, sia oralmente che scritto, rimanda ad un concetto a cui è correlato. Caratteristiche della correlazione semiotica:  Arbitrarietà messo a tema da Saussure, si intende il rapporto tra la strategia di manifestazione e il concetto. Non c’è nessuna distinzione se si parla di “maison” o di “casa”. Il fatto che questo nesso non sia motivato, per cui ciascuna lingua sceglie la sua strategia di manifestazione, garantisce la stabilità delle nostre lingue. Se il nesso non fosse arbitrario, bisognerebbe discutere sulle correlazioni semiotiche, vorrebbe dire che i parlanti di una speech community non condividerebbero più queste associazioni. -La corrente fonosimbolismo cerca di scoprire un nesso fra la parola/strategia di manifestazione e il suono, potrebbe mettere in crisi l’arbitrarietà le onomatopee, le parole chiamate a rappresentare i suoni, se guardate in una prospettiva contrastiva di diversi sistemi linguistici, sono diverse. “chicchirichì” diverso da “cock-a-doodle-doo”.  Convenzionalità questi nessi sono anche convenzionabili, sono creati e costruiti in una comunità, istituti convenzionalmente. “insegnare a dare nomi alle cose”, Salimbene da Parma racconta nelle “cronache” che Federico II di Svevia voleva vedere quale fosse la lingua originale/ la lingua di Adamo. L’esperimento fu perverso in quanto prese dei bimbi affidati a nutrici che avevano il divieto di parlare, questi bimbi morirono. Attraverso il processo in cui noi insegniamo ai bimbi le cose, passa tutta la nostra benevolenza. Anche in “L’enfant sauvage”1970 di F. Truffaut, un bambino di nome Victor fu trovato nella regione sud della Francia ed era cresciuto con i lupi. Il bambino non soltanto non sapeva parlare, aveva una profonda lesione psichica, non era interessato a nessun oggetto della realtà quando insegniamo a dare nome alle cose, il bambino entra in possesso delle cose, della realtà. Semiosi e cornice: Quando si ha a che fare con oggetti semiotici, compare il fenomeno della cornice. CORNICE Quella linea più o meno immaginaria che delimita una porzione di realtà al cui interno opera la semiosi. La semiosi chiede uno sguardo particolare, quella realtà delimitata dalla semiosi deve essere interpretata, apre il processo di interpretazione. Fenomeno della cornice la cornice delle arti figurative è nella realtà concreta, cornice dei quadri, della statua con il piedistallo, oppure la cornice del teatro che separa il palco dalla platea, nei segni verbali coincide con la circonferenza (spazio rosso). Nei casi dei segni linguistici, la cornice è una linea immaginaria, è richiesto un certo sguardo interpretativo, associando al suono il concetto. Anche nella cornice testuale e narrativa es. C’era una volta…, oppure nel “Decameron” di Boccaccio ci sono dei testi che svolgono la funzione di cornice in quanto creano una situazione narrativa da cui scattano altri racconti. Segni e rimando alla realtà: Grazie alla semiosi vengono inventate le correlazioni semiotiche/ segni che rimandano alla realtà. Il segno, viene detto che: “stat pro alio” rimandano a denotati. Rischio del pansemioticismo in quanto i segni rimandano ad altri segni e ad altri, poi altri… Se si cancella il rapporto tra lingua e realtà avviene un distacco, un effetto che è presente in alcune psicosi: alcuni oggetti psicotici cancellano la barra semiotica porta al sintomo di follia. (a teatro qualcuno ha ucciso Otello realmente). Semiosi deittica- Deissi: Ci sono parole che ricorono a una semiosi di tipo diverso. Ci sono parole, come “io”, la parte del significato cambia a seconda da chi la usa nell’atto comunicativo Anche nella parola “ora” cambia di volta in volta il momento temporale, si precisa di significato all’atto in cui è stato utilizzato. Queste parole sono deittiche da “deìknymi”additare, indicare. Sono ad esempio i pronomi: “io tu”, espressioni temporali “adesso, ora” espressioni spaziali “qui”, deittici di maniera come “così” … Sono così chiamate perché hanno una semantica istruzionale Sostituendo il termine parola con la categoria (“katà” “a ridosso di” che ha dentro la radice di “agoréuo””parlo”), la categoria è qualcosa che si butta a ridosso della realtà. Quindi la semiosi deittica si ha in quelle parole che significano in questo modo, una parte di significato viene dalla categoria dalla parola, ma questo significato diventa il contenuto di un comando/istruzione. 24 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Es. “io” significato che viene dalla parola che troviamo sul dizionario, significa soggetto enunciatore, troviamo anche un comando che ci dice di indicare colui che l’ha utilizzato, hanno un forte tasso di realismo. Semiosi categorialees. “casa” parola che non ha deissi, significato che viene tutto dalla categoria. Non è un enunciato contraddittorio, in quando le penne possono essere diverse, vi è una deissi in quanto “questo”, viene collocato in base a dove si trova l’oggetto, semantica istruzionale. TIPOLOGIE DI DEITTICI:  deittici personali: -Pronomi personali: di prima persona singolare e di seconda: io/noi/ tu/voi/ -Aggettivi possessivi: quelli che vengono formati dai pronomi personali: mio/vostro/  deittici spaziali: tutte le espressioni che collocano oggetti entità nello spazio: questo/ quello/ qui/ là/  deittici temporali: eventi che accadono in concomitanza di momento preciso di tempo adesso/ora/prima/oggi/  deittici di maniera: accompagnato in genere da un gesto del parlante, che rappresenta il modo /così/  deittici testuale: /egli/ella/esso/essi/ es. “ho visto Chiara e le ho detto che domani c’è il seminario” Si tratta di pronomi personali di terza persona singolari, plurali funge da complemento di termine. Permette di agganciare un’entità che è stata menzionata precedentemente dunque ci permette di evitare le ridondanze. Hanno la funzione di coesione del discorso, di riprendere nel proseguire del discorso elementi già detti precedentemente senza ripeterli attraverso sintagmi nominali, sono testuali perché intervengono nella dinamica del discorso. Si dice allora che questi pronomi hanno funzione anaforica “tornare indietro” L’altra funzione è cataforica “anticipano qualcosa che segue” “Ti telefono per dirti questo: è nato Saverio Enzo!” Già gli antichi avevano la consapevolezza tra i deittici testuali e gli altri, sapevano che erano elementi con funzione anaforica e cataforica. Sono elementi che creano prese foriche: realizzano prese dei discorsi, discorsi coesi. I fattori costitutivi della comunicazione verbale paragrafo 2.9 rigotti cigada DEISSI INDIRETTA Hanno una componente deittica 1) Nei tempi verbali: es. “piove” il tempo presente: ci parla di un evento che coincide con il momento del discorso. Se detto al presente indicativo indichiamo che sta accadendo on l’istante in cui stiamo parlando. Il tempo verbale colloca l’evento in concomitanza con il tempo in cui è accaduto l’evento, fa parte del nostro atto interpretativo. Ambito anteriorità: Es. “Mentre andavo al cinema ho incontrato un amico”: Imperfetto: sfasato anteriormente rispetto al momento del discorso. Es. “Questa notte ho dormito male”: passato prossimo, colloca l’evento in un’anteriorità prossima, che ha ancora delle ricadute sul presente. Es.” L’anno scorso feci un viaggio alle Maldive: passato remoto, l’evento è avvenuto in un’anteriorità remota, non ha più implicanze sul presente. Futuro: “Domani partirò per roma”: futuro 2) Nei nomi propri: Anche nel nome proprio vi è una componente deittica, “Paolo vs gatto”, nome proprio nome dato con atto di “impositio nominis”, è un’entità X, ma non ha natura predicativa, non possiamo dare modi di essere. nomi comuni di natura predicativa, Possiamo dire che cos’è gatto, stabilire il modo di essere dal punto di vista del contenuto: un’entità X, per differenziarlo da altre entità utilizziamo la variabile x, tale che: più le sue qualità X: Q1(X)^Q2(X)^Q3(X)? Q4(X) Invece in Paolo non possiamo utilizzare questa sequenza di modi di essere, di qualità. (In ambito logico il termine predicato viene utilizzato per dire un modo di essere), mentre il nome proprio non ha una natura predicativa, dobbiamo andare a prendere quella persona. 25 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA 3) Sintagmi nominali: Un sintagma è una combinazione significativa di parole Ci interessa il caso, in cui il sintagma nominale è preceduto da un articolo determinativo o definito: -In questi due casi i sintagmi nominali sono definiti con funzione individuante: “Il presidente degli Stati Uniti si recò immediatamente a Ground Zero.” (l’attacco alle torri bianche), è un sintagma nominale, in fatto che sia definito ha funzione individuante, permette di andare ad individuare colui che era presidente all’ora, il presidente Bush. “Il presidente degli Stati Uniti ha una moglie che si chiama Jill” sempre sintagma nominale con funzione individuante, qui permette di individuare colui che è presidente in un altro momento, il presidente Biden. La componente deittica sta nel fatto che il contenuto del sintagma nominale dice: “vai a prendere colui che è presidente degli stati uniti nel momento enunciato dal testo”. La funzione individuante cambia di volta in volta il denotato in base all’aggancio della diversa situazione comunicativa. Non bisogna mai applicare le caratterizzazioni teoriche in modo rigido: “Il presidente degli Stati Uniti ha scarsi poteri” non andiamo ad individuare un denotato specifico, usiamo l’espressione per indicare la categoria, non ha funzione individuante, ma ha funzione categoriale, non c’è componente deittica. 4) Espressioni verbali, del tipo forse, probabilmente: forse”per quanto mi risulta, per quanto ritengo io…” queste espressioni verbali rimandano al soggetto che li utilizza: alla soggettività della prima persona singolare. La soggettività è diversa nella situazione comunicazione, ci fa capire che vi è una funzione deittica. LABORATORIO DI ANALISI DEI TESTI: Individuare i deittici Testo 1/ testo lirico G. Leopardi, l’infinito Descrive il contesto fisico del paesaggio e riflette sul desiderio di infinito che nasce nel cuore dell’uomo osservando questo paesaggio. Sempre caro mi fu quest’ermo colle,         1 e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani            5 silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce                10 vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare 15 Utilizza una molteplicità di deittici, descrive il contesto in cui si situa, collocando gli oggetti in vicinanza e lontananza, utilizza delle espressioni temporali, usa diverse volte il deittico io… Si comporta in un modo interessante dal punto di vista dello stile enunciativo, come se il suo lettore fosse in presenza i deittici chiedono una condivisione di esperienza, per essere interpretati. Leopardi, lo sa, usa i deittici con uno scopo preciso, ovvero immagina il lettore in presenza. Si tratta di 15 versi in cui troviamo una presenza insistente di deittici, utilizza diversi deittici personali: esplicita sé stesso, presuppone un lettore che idealmente condivida il suo spazio enunciativo. Utilizza anche deittici spaziali, deittici testuali, “così” non è un deittico di maniera, perché la sua funzione è quella di considerarlo cataforico in quanto anticipa quello che viene detto successivamente, ma è anche accettabile la sua funzione di considerarlo anaforico in quanto va a riprendere tutta la descrizione fatta precedentemente del contesto. TESTO 2/ Hemingway “The old man and the sea”, 1965 He was an old man who fished alone in a skiff in the Gulf Stream and he had gone eighty-four days now without taking a fish. In the first forty days a boy had been with him. But after forty days without a fish the boy's parents had told him that the old man was now definitely and finally salao, which is the worst form of unlucky and the boy had gone at their orders in another boat which caught three good fish the first week. 26 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Parole associata al momento individuale (uso che ne fa il singolo individuo) Vi è un’aporia, un punto di contraddizione: ricade in linguistica esterna Segno linguistico È un’unione inscindibile di due facce: quella del significante “signifiant” e del significato “signifié” Il significato è da lui identificato con il concetto. Il significante è l’immagine acustica, la traccia che i suoni lasciano in sede psichica. La nozione di segno, non è stata inventata da lui, ma riprende la nozione di segno (semeion) degli stoici. Vi è una leggera differenza in quanto anche per gli stoici il segno era costituito da due facce: -semainomenon si identificava con l’intellegibile, il concetto -semainon si indentificava con il sensibile, la successione dei suoni, di natura concreta. Caratteristiche del segno: Arbitrarietà il nesso fra significato e significante è arbitrario ovvero che non c’è nessuna ragione per cui a un determinato concetto sia da associare un determinato significante. (“casa” “maisons”) Linearità l’ordine delle parole, in quanto momento di manifestazione della linearità, veicola diversi aspetti del significato (morfo-sintattici, logici) il segno è lineare, ovvero che la linearità riguarda tutto il segno, sia significato che significante. Il significante è evidente che sia lineare in quanto per dire qualcosa pronunciamo un suono dopo l’altro, ma anche il significato lo è in quanto l’ordine dei segni/delle parole è importante, creiamo una catena del discorso. L’ordine puù veicolare momenti di significato diversi. (John loves Mary vs Mary loves John, oppure “Giovanni lesse il romanzo vs il romanzo lo lesse Giovanni, cambia il tema ciò di cui si parla). Oltre che al segno, Saussure parla anche di entità e unità: Entità non è altro che il segno come unione inscindibile di signifiant e signifié Unità è l’entità in quanto delimitata nella catena fonica: il parlante che utilizza il sistema negli atti di parole costruisce una catena fonica. L’unità è di natura funzionale: è individuata in base alla funzione che svolge nel sistema ferroviario in base al punto di partenza Milano, al punto di Arrivo Firenze e all’orario. es. “treno Milano-Firenze delle h. 20.00” “fuoco” si tratta di un’entità, di un’unità, e anche unità di natura funzionale in quanto può essere pronunciata con un’intonazione marcata nel caso di un incendio, oppure di dare il via di sparare… a prescindere dalle sue realizzazioni a livello fonetico si tratta sempre della stessa unità. Valore linguistico: Analogia fra sistema economico (moneta-merce) e sistema linguistico (parola-idea) Afferma che nel sistema linguistico noi abbiamo dei valori linguistici nasce dal fatto che il segno vive nel sistema linguistico di rapporti soldali e che è una unione inscindibile di significato e significante e che si oppone a tutti gli altri segni. Vi è un’altra Aporia nella nozione di valore linguistico: se è accettabile che il significante ha natura appositiva… Circolo vizioso. Esempi dei contrassegni e dei cappotti. Sinonimi:“stella” “astro” due sinonimi, significati diversi, ma il significato è lo stesso. Omonimi: “lama” può essere in mammifero, del coltello, veicola più significati diversi. In Saussure, dietro a queste concezioni c’è l’idea tra il rapporto/proiezione diretta fra pensiero e linguaggio: segmentato un elemento in una catena lo si fa con uno analogo in un’altra, ma in realtà non è vero in quanto il rapporto è molto più complesso. La dimensione interlinguistica: Per Saussure i sistemi linguistici sono anisomorfi-smo, ossia che ciascuna lingua distribuisce i significati a suo modo. Non esiste parallelismo perfetto fra due sistemi linguistici: un certo segno non ha un corrispondente perfetto in diversi sistemi linguistici (bois- bosco) noozione di “signfication” è il senso che viene attivarsi nel testo una volta ogni volta che passiamo dalla langue alla parole. “Je mange du mouton”, carne agnello, ma indica anche pecora viva “I’m eating some mutton” indica solo carne di agnello 29 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Hanno stessa signification, ma signifié diverso, Mouton domina incontrastato l’area che in inglese mutton divide con sheep. I fattori costitutivi della comunicazione verbale capitolo 4.1 a 4.5 rigotti cigada Concetto di polisemia vs omonimia Polisemia quando una parola veicola significati collegati tra di loro. Es. Carta di Fabriano veicola significato di supporto cartaceo prodotto con cellulosa Carta dei diritti umana veicola significato diverso, ma comunque collegato Es. capo indica estremità del corpo umano, la parte principale Capo è anche chi governa uno stato, ruolo fondamentale Omonimia quando una parola veicola significati irrelati tra di loro Es. lama indica parte del coltello, o l’animale mammifero originario delle Ande, nome capo religione buddista Es. fiera significa sia la bestia che l’attività del mercato Es. louer in francese significa sia lodare che affittare Rapporto tra linguaggio e ragione A partire dalla provocazione che ci viene dal termine greco “lògos” parola polisemica: tre significati: discorso-parola-linguaggio , ragione e calcolo Questo termine ha dato molto da fare ai traduttori latini, infatti Cicerone in “De officiis” utilizza questa endiadi ratio (ragione) et oratio (discorso) per rendere in latino il termine logos. Parliamo di endiadi quando per esprimere un unico concetto prendiamo due termini. Il nesso tra accezione di ragione e calcolo è percepito in entrambi i casi come un’applicazione sistematica della ragione. Ratio veniva utilizzato rationibus si indicava colui che si occupava dell’amministrazione, dei calcoli. Palazzo della ragione si intende il municipio, sempre dove aveva sede l’amministrazione della città Nesso tra la ragione e discorso, linguaggio: Avevano ragione i nostri predecessori greci a riconoscere un legame tra il significato di ragione e discorso? L’essere umano possiede gli organi percettori, tra questi la vista che ci mette in rapporto con il mondo delle forme e dei colori, mentre l’udito ci mette in rapporto con il mondo dei suoni. L’essere umano dispone di un organo, la ragione che lo mette in rapporto con tutto ciò che esiste, con la realtà con la totalità dell’esperienza e tutto ciò che può esistere. Dunque, grazie alla ragione siamo in rapporto con la realtà, che la documentiamo attraverso il linguaggio nei discorsi. Articolazione del discorso: Gli antichi dicevano che il discorso è una voce articolata (“vox articulata”) ossia è costituito da elementi che si combinano e danno luogo al discorso. Dal latino “articulus” da “artus” che indica gli arti del corpo, ma anche i vari membri e significava più precisamente articolo. Il discorso emerge dalla combinazione di parole, ovvero da una composizionalità interpretata spesso come somma di parti, successione di elementi. In realtà il discorso è di più, nel Fedro di Platone, (264c) afferma che il logos è un che di vivente. Non semplicemente una successione di elementi, cos’ come il corpo umano non è una somma di organi. Ci vuole una ragione che li tenga insieme un legame inferenziale. 30 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Platone in un altro dialogo “sofista” (262 a-d) tra lo straniero e Teeteto: Approfondisce questa ragione che unisce le parole dal discorso Nell’ambito delle parole che in greco vengono individuate con il termine “onòmata” possiamo distinguere due gruppi di parole: -nomi “onòmata” coloro che compiono le azioni -verbi “rémata” azioni Platone, dunque, mette a tema la symploké ossia l’intreccio delle parole: deriva dal greco “sym-pléko” che ha a che fare sempre con il verbo greco “plék-nymi” che significa intrecciare. La radice del verbo “plék-nymi” continua nell’italiano come “plico”, nel verbo latino “plecto”, in tedesco “flechten”. Platone descrive così, attraverso la risposta dello straniero, che se noi prendiamo i nomi non riusciremmo a creare un intreccio vero di parole, ma solo un elenco, stessa cosa solo per i verbi. Se invece prendiamo una parola combinata con un verbo, otterremo una combinazione, un intreccio, un lògos “il primo e il più breve dei discorsi”. Es. “l’uomo dorme, il cavallo corre…” Emerge così ciò che sta alla base della composizionalità combinazione significativa delle parole, combinazione che produce senso. Si possono combinare le parole che sono fatte, che sono predisposte a stare le une con le altre, queste parole devono essere complementari, ovvero che devono avere differenziazione semantica. Le parole si differenziano in base alle diverse funzioni svolte. Esse possono svolgere funzioni complementari: appunto con i verbi che indicano modi di essere detti predicati che coincidono con verbi, “correre, dormire” … e con entità detti argomenti nomi che sono coinvolti in tali modi di essere “luigi, gatto, muro” … Dunque, il linguaggio rispecchia la struttura della realtà; le parole hanno funzioni diverse in quanto rispecchiano differenze che hanno luogo fra le cose. Nozione di congruità: Platone ha intuito questa nozione; si possono combinare parole fatte le une per le altre, ossia congrue: *“il sasso cammina” “Luigi cammina” La relazione fra parole congrue viene chiamata nesso predicativo-argomentale, una combinazione di parole è logos se attiva il nesso predicativo-argomentale. Pertanto, alla base della combinazione significativa della parola (composizionalità) sta il principio di congruità. Virtualità La cui composizionalità è la sede della virtualità: il bambino/+/ dorme  il bambino dorme Non si tratta di due strutture semplicemente combinate, ma passiamo da due parole a una combinazione che ci permette di rappresentare un frammento possibile di realtà, di una scena. Attraverso la composizionalità l’essere umano rappresenta frammenti di mondo virtuale. Dalla virtualità alla attualità: Gli stati di cose, questi frammenti di virtualità possono riscontrarsi nell’esperienza attraverso la verifica. Si passerà quindi dalla rappresentazione di frammenti di mondo virtuale a quella di frammenti di mondo reale. Se invece, non esiste attraverso la verifica dell’esperienza i frammenti di virtualità, abbiamo un atto linguistico falso. Vi è la possibilità della menzogna nel linguaggio umano, che non troviamo in quello animale “Gli animali non sanno mentire” (Boris Uspenskij). La composizionalità assicura la libertà dell’uomo rispetto alla realtà, nel bene e nel male. PRINCIPIO DI CONGRUITA’ Ciascun predicato seleziona i propri argomenti. Luigi La bambina cammina *l’acqua *la gioia Se cerchiamo di unire parole non congrue creiamo un’insensatezza Contraddizione (“Widersinn”) -Una cosa non può essere e non essere nello stesso tempo e sotto il medesimo aspetto. -Il senso contraddittorio è dicibile, è comunque un senso: “Ho mangiato una pasta alla carbonara ma sono a digiuno” “Questo numero è pari e dispari” Insensatezza (“Unsinn”) -L’insensatezza non è dicibile, non crea testo: 31 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Un’entità coinvolta dal passeggiare può associare il proprio passeggiare al passeggiare da parte di un’altra entità (nello stesso tempo e luogo) Passeggia monoargomentale+ passeggia monoargomentale associato il modo di essere in concomitanza “Enrico e Simona passeggiano” L’espressione è ambigua, nel senso che potrebbe aprire due interpretazioni diverse: 1. Enrico passeggia con Simona, concomitanti 2. Interpretazione distributiva: ovvero che il loro modo di essere (predicato passeggiare), seleziona queste due entità in tempi e luoghi diversi. -Predicati biargomentali (diadici): Si selezionano due argomenti, il primo corrisponde con il lettore, il secondo con il testo scritto. Si arricchisce lo scema argomentale (il frame argomentale), aprono due sedi argomentali. P (x1 x2) (Leggere, mangiare, maggiore (qualità relazionale), uguale, vicino, davanti (nessi relazionali)). “colui che mangia e il cibo”, “Luigi è maggiore di Maria” Luigi è uguale, ma a chi? A nessuno.  questi aggettivi, se sono costruiti con un solo argomento danno luogo a un’insensatezza. Predicati con oggetto interno: Ci sono dei casi rari in cui il predicato ha un oggetto interno: “Luigi mangia” È evidente che se si mangia si mangia qualcosa, quindi è evidente che mangiare abbia un oggetto interno; quindi, non esplicitare il secondo argomento non crea insensatezza. -Predicati triargomentali (triadici): Si selezionano tre argomenti, il primo corrisponde con il mittente, il secondo è l’oggetto del dire e il terzo argomento è il destinatario. Si arricchisce lo schema argomentale, si aprono tre sedi argomentali P (x1,x2,x3) (dare, dire, promettere, insegnare) “Maria insegna russo agli studenti” -Predicati tetrargomentali (tetradici): Si selezionano quattro argomenti. P (x1,x2,x3,x4) (vendere, comprare, tradurre) Il venditore vende a un acquirente per un certo prezzo. -Predicati pentargomentali (pentadici): Si selezionano cinque argomenti. P (x1,x2,x3,x4,x5) (affittare) Coinvolte altre entità perché quando si affitta vi è un canone e poi i termini della durata dell’affitto -Predicati esargomentali (esadici): Si selezionano sei argomenti. P (x1,x2,x3,x4,x5,x6) (komandirovat, ovvero mandare in missione) “Una certa azienda manda in missione Paolo dall’Italia a new York, per un certo scopo, per un certo periodo”. Gli avverbi sono dei predicati monoargomentali: Px (nervosamente, piano, forse, probabilmente) “Andrea beve il caffè nervosamente”, il predicato nervosamente caratterizza un evento-azione, che ha come agente Andrea. Il predicato beve ha due entità ovvero colui che beve e che cosa. I predicati possono selezionare come argomento un ulteriore predicato, avviene la gerarchia di predicati. “Maria parla piano”, il predicato piano caratterizza sempre un evento-azione. Congiunzioni, preposizioni e predicati biargomentali (diadici) 34 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA P (x1,x2) (perché, se, per) Le congiunzioni sono in generale dei predicati, hanno come argomenti le espressioni che connettono, spesso causali La loro natura di predicati diadici emerge se esplicitiamo il loro significato parafrasandoli con dei verbi. “Non ho dato l’esame perché mi sono ammalato” il fatto che non ho dato l’esame (x1) è stato causato (P) dal fatto (x2) “Parto se non nevica” il mio partire (x1) è condizionato (P) dal non nevicare (x2) “Luigi studia per superare l’esame” lo studiare d Luigi (x1) è volto (P) a superare l’esame (x2) QUALITA’: Gli argomenti possono avere due qualità: -Prendiamo il predicato “dare” (situazione di scambio triadica): colui che è in possesso (x1), l’oggetto scambiato libro (x2) e colui che se lo impossessa dopo lo scambio (x3)” Quando abbiamo a che fare con oggetti animati o inanimati si dice che gli argomenti hanno natura oggettuale. -Prendiamo il predicato “dire” Colui che dice (x1), qualcosa di natura discorsiva (x2) a qualcuno (x3) “Luigi dice a Maria che Davide dorme” Dire è un predicato metadiscorsivo ovvero che indica attività del dire e seleziona tra i suoi argomenti un segmento di discorso (si tratta dei verba dicendi). Nel caso di dire la qualità degli argomenti varia, perché è di natura discorsiva. ORDINE: Dare individua una situazione di scambio (x1,x2,x3),di natura oggettuale. “Sara dà un libro a Giovanni” Se permutiamo l’ordine scambiando x1 con x3, otteniamo il ricevere. “Giovanni riceve un libro da Sara”. Dare e ricevere non sono altro che due predicati chiamati conversivi lessicali, si tratta di predicati che individuano la stessa situazione, ma propongono una diversa direzione di lettura, segnalata dalla permutazione dell’ordine degli argomenti. “Luigi è marito di Maria” “Maria è moglie di Maria”, altri esempi si vedono con i conversivi lessicali: vendere/comprare, sotto/sopra, destra/sinistra. Si parla invece di conversivo morfologico, in quanto le lingue naturali dispongono di uno strumento morfologico per creare il conversivo: la diatesi passiva. (consente di leggere la situazione in direzione opposta). “Luigi aiuta Pietro” “Pietro è aiutato da Luigi” Attenzione, non confondere l’ordine delle parole con l’ordine degli argomenti, sono diversi: L’ordine degli argomenti è a livello di rappresentazione semantica e può essere manifestato da diversi ordini di parole. “La mamma (x1) promette lo skateboard (x2) a Pietro(x3)” = “A Pietro(x3) la mamma (x1) promette lo skateboard (x2) Quando si promette si parla sempre di dire, ma deve entrare nelle possibilità di realizzazione. Nel secondo ordine, viene enfatizzato il destinatario, reumatizzato (in primo piano) Pietro. Campo d’azione (scope) del predicato: Tutti i predicati hanno un punto di applicazione, permette di individuare il contributo di ciascun predicato al senso del testo. “Non lavoro per divertirmi” Messaggio ambigue, possibilità di due intonazioni, cambia lo scope, anche l’avverbio è un predicato, indica il punto su cui il predicato agisce. Cosa cambia se spostiamo un avverbio? In alcuni casi non cambia il campo d’azione, mentre in altre coinvolge tutte le parti, o alcune, dell’enunciato. IMPLICAZIONI DEL PREDICATO: Il contenuto di un predicato è costituito dalle sue implicazioni. Per implicazione di un predicato si intende tutto ciò che accade quando il predicato ha luogo. “Giovanni ha costruito una casa” Se il costruire ha luogo, esso implica x2 da non esistente cominci ad esistere. Tutti i predicati impongono sulle sedi argomentali delle caratteristiche, che ci guidano quando noi comprendiamo l’enunciato e stabiliscono se gli elementi che andiamo a porre in x1 e x2 siano congrui. Costruire apre due sedi argomentali (diadico) 35 | P a g . LINGUISTICA GENERALE | SIRONI GIULIA ELENA Su x1 si impongono delle caratteristiche presupposizionali, elementi che non vediamo esplicitati nel testo, ma che sono presenti a noi parlanti quindi animati, mentre ∃ indica il quantificatore esistenziale. Su x2 costruire impone il requisito che la x2 non deve ancora esistere. Il testo attiva le implicazioni del predicato, che poi nel seguito del testo diventano dei presupposti che non vanno lesi da un altro predicato. “Il malvivente uccise un passante, che scappò con la bicicletta” Uccidere rappresenta una realtà, il testo attiva il contenuto del predicato e le sue implicazioni, dunque il testo che segue non può violare il presupposto, non può ledere il predicato preccedente. 36 | P a g .