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La Postfotografia: Il Nuovo Rapporto Tra Realità e Immagine, Schemi e mappe concettuali di Comunicazione Interculturale

Media e ComunicazioneTeoria della ComunicazioneFotografia digitaleStoria della Fotografia

La postfotografia, il nuovo modo in cui viene utilizzata la fotografia digitale e online. del rapporto tra realtà e immagine, della manipolazione delle emozioni dello spettatore e della scomparsa dell'obiettività nella fotografia. Vengono analizzate le immagini di guerra, le fotografie di Fontcuberta e le riflessogrammi.

Cosa imparerai

  • Come le immagini di guerra sono state utilizzate per trasmettere informazioni?
  • Come le immagini vengono manipolate per evocare emozioni?
  • Come la postfotografia cambia il rapporto tra realtà e immagine?
  • Come le riflessogrammi sono differenti dalle altre fotografie?
  • Come la fotografia digitale ha soppiantato la fotografia analogica?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2019/2020

Caricato il 13/09/2021

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Scarica La Postfotografia: Il Nuovo Rapporto Tra Realità e Immagine e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Comunicazione Interculturale solo su Docsity! COMUNICAZIONE VISIVA Il battesimo della fotografia avviene nel 1839 all’accademia di Francia. Louis Daguerre, essa nasce dalla volontà di voler fissare un istante. nasce la metarappresentazione, una rappresentazione che parla della rappresentazione, quindi un'immagine che riflette l’immagine stessa. La fotografia crea shock nelle persone, vedono immagini così realistiche mai viste prima d'ora. Louis Daguerre è riconosciuto come l'inventore del processo fotografico chiamato dagherrotipo, ovvero il primo procedimento fotografico per lo sviluppo delle immagini. Lprimi dagherrotipi sono specchi separati da sostanze chimiche, i tempi di posa per una fotografia arrivavano fino a venti minuti circa. Tutti a quell'epoca volevano avere la propria immagine sviluppata fotograficamente, era molto più veloce del ritratto fatto dal pittore. Le foto erano standardizzate, con delle pose precise e dei significati mirati, come la foto di coppia in cui il marito doveva risultare superiore alla moglie. Nadar è stato uno dei primi grandi fotografi affermò che molte persone non si riconoscevano nelle fotografie perché un conto è come io credo di vedermi e un altro conto è come io sono davvero. I bulbi oculari sono l’unica cosa che non si può tenere ferma e questo provocava un’espressione imbronciata nei soggetti, che caratterizza tutte le foto dei primi anni. Con il tempo, il tempo di cattura dell'immagine si fa sempre più breve. All’inizio non c'è un'idea di tempo nella fotografia, essa inizialmente era un'idea di immobile, col tempo questo cambia e si ritraggono anche scene in movimento Nadar vuole capire come restituire l’interiorità di una persona attraverso l’immagine vuole far emergere la somiglianza interiore. Ci si pone il problema di come restituire l’interiorità, il carattere, la presenza attraverso la fotografia, piuttosto che l'aspetto esteriore. Fa emergere il carattere, il fotografo coglie l'attimo esatto dove emerge questo carattere. Saper cogliere quando il modello sta assumendo la giusta espressione. Il fotografo diventa colui che coglie l'attimo nel momento in cui emerge la personalità del soggetto Disdéri inventa la sequenza, ovvero l'unione di più foto in una, così da riempire il tempo tra una posa e l’altra e la retina non si accorge dello stacco tra le immagini Differenza tra rappresentazione e rappresentanza, una è la denotazione e l’altra è la connotazione; la denotazione è quello che si vede, mentre la connotazione è ciò che l’immagine suggerisce. Lcolonizzatori fotografano i coloni per studiarli, un tratto tipico degli inglesi è l’oggettività, hanno studiato tutti i tratti di persone di etnie diverse per compararli a fini scientifici. Si ha quindi l’oggettivazione di una persona. Il Positivismo è stato il pensiero dominante dell'Ottocento. Il positivismo aveva la convinzione che anche le questioni intime e personali, come la somiglianza interiore, trasparissero nell’estetica di una persona. Ci sono popolazioni invisibili che la fotografia inizia a mostrare per avere un'immagine fissa di questo tipo di cose. Baraduc chiede alla signora presente in questa immagine di provare un'emozione molto forte, la fotografa e pretende che quelle alterazioni dentro all'immagine dovute a dei problemi di pellicola o messa a fuoco siano l'emanazione energetica di quella donna. Com'erano raffigurati i morti prima della fotografia? C'erano due modi: uno canonico, ovvero la rappresentazione della vittima della morte. Si vuole raffigurare i morti come se fossero ancora vivi, ad esempio seduti su una poltrona. Questo è quello che ora viene chiamato reportage, non ci si affida più a ricostruzioni immaginarie di un evento, ma si è testimone oculare dell'evento che c’è stato. Tutto ciò viene sostituito con la fotografia, essa sostituisce una professione, un’usanza che prima era affidata alla pittura. Fotografare è al tempo stesso uccidere perché si cattura un istante che subito dopo non c'è più. Durante la Seconda Guerra Mondiale due eventi hanno uno stretto rapporto con le immagini. - Campi di concentramento, lo shock della scoperta reale, le prime persone che arrivarono non potevano credere ai propri occhi talmente erano immagini disumane, la fotografa Lee Miller ha dovuto inviare le foto alla redazione a Londra allegando un'immagine scrivendo “Credetemi, è davvero così”. - Bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. finalità che interessavano in particolare, Bernardo ha utilizzato questa modalità per pubblicizzare il suo orfanotrofio (come ho raccolto il ambino dalla strada e poi com'è diventato). Questo è il principio della pubblicità, Andy Warhol ha fatto un dipinto “prime e dopo” con la pubblicità delle operazioni chirurgiche del naso: a sinistra donna con naso aquilino e sinistra la stessa donna con il naso corretto con i canoni della bellezza femminile Proprio perché ci si è resi conto che in ogni sequenza c'è la narrazione sono stati inventati dei dispositivi per cogliere la sequenza del tempo in maniera più evidente: cronofotografia. Muybridge ha inventato una batteria di macchine fotografiche disposte lungo il percorso del soggetto, in questo caso un cavallo, queste macchine fotografiche erano collegate ad un filo disposto lungo il percorso del cavallo in modo che il cavallo toccava il filo e faceva scattare il clic e venivano le fotografie, messe una accanto all'altra si hanno tutti i movimenti nel dettaglio della corsa del cavallo. Fino a quel momento i pittori avevano sempre rappresentato la corsa del cavallo in una posizione scorretta. Cartier-Bresson. Per lui la fotografia non è destinata soltanto a catturare un istante, ma l’istante decisivo, il momento privilegiato dell’azione. L’istante, quel momento situato magicamente tra un prima e un dopo, dall’istante decisivo si riesce a dedurre sia il prima che il dopo. Il fotografo Douglas Huebler che ha mescolato le carte, ha preso delle situazioni, come bambine che saltano la corda, ha programmato uno scatto per 10 secondi e ha scattato 10 immagini e ha stampato le fotografie. Invece che tenerle nell'ordine cronologico ha mescolato le fotografie. Lo ha fatto per evidenziare qualcosa che altrimenti non sarebbe evidenziabile. Mescolare le carte significa mostrare che il tempo è mescolabile, che non è solo quello cronologico, si può giocare con il tempo si può vedere e interpretare la realtà in modi diversi LA POSTFOTOGRAFIA La postfotografia è la fotografia che viene dopo il digitale e dopo i social, dopo internet, in cui il rapporto con la fotografia è cambiato, la fotografia non è più concepibile come la restituzione oggettiva della realtà com'è sempre stata, ma la digitalizzazione induce ad altre riflessioni dalla manipolazione voluta alla manipolazione possibile, quindi non si è più sicuri che quello che si vede è quello che è stato, ma può essere trasformato. Nell'immagine di destra ci accorgiamo che non succede niente, è uno straniamento, è strano perché tradisce le abitudini. Nell’accostamento delle due foto si ha una sensazione di tempo singolare: la situazione è quasi onirica, come se si stesse aspettando che succeda qualcosa, una sospensione onirica. Henri Cartier Bresson, Place de Isabelle Le Minh, Treppo presto, l'Europe, Parigi, 1932. tappo rardi, 2007. Barrera è andato sul luogo preciso dei combattimenti e li ha fotografati nel presente, come la battaglia di Calatafimi. Guardano questa immagine si ha per un effetto singolare, la sovrapposizione e la compresenza del passato e del presente anche se il passato non c'è nell'immagine, effetto di evocazione. Fonctuberta dice che l’onnipresenza delle macchine fotografiche che scattano in continuazione fa collassare gli istanti in una maniera indiscriminata, tutti i momenti sono fotografati e quindi tutti diventano uguale, non si può più distinguere un momento decisivo rispetto ad un altro. Il postfotografo non è più il fotografo tradizionale, ma uno che va alla ricerca di quello che gli serve nel già esistente. DALLO SPECCHIO AL SELFIE Lo specchio è un dispositivo che ha la particolarità di essere_stato l’unico strumento che restituisce l’immagine esistente per molti secoli. Lo specchio ha la particolarità di riflettere oggettivamente la realtà dove per oggettivamente si intende senza intervento umano e senza intervento di selezione, tutto ciò che è davanti ad uno specchio lo specchio lo riflette meccanicamente, questa è una caratteristica molto simile a quella della fotografia. Anche davanti alla macchina fotografica non c'è selezione, si schiaccia, click, e prende tutto quello che c'è davanti. La pittura invece è quella produzione di immagini che è totalmente umana e manuale. « Venere allo specchio” di Veronese. Nello specchio la donna rappresentata ha gli occhi che guardano nella nostra direzione, usa lo specchio non per vedere sé stessa ma noi. È un gioco di riflessi, inoltre, il nostro sguardo, si riflette sullo specchio e va negli occhi della donna rappresentata. Questo gioca insieme al secondo aspetto di questa immagine, ovvero che la donna è di spalle, l’altra caratteristica dello specchio è quella di poterci far vedere una parte che non possiamo vedere in modo diretto. “I coniugi Arnolfini” di Jan Van Eyck. Lo specchio diventa il testimone del fatto che l'artista fosse proprio lì. Questo uso dell'immagine come testimonianza della propria presenza sul luogo. Con la nascita della fotografia anche la pittura cambia, l’Impressionismo ha segnato un cambiamento nella storia dell’arte enorme. Essendo nata la fotografia che riproduce la realtà in maniera molto oggettiva cosa che la pittura non può fare, ecco che la pittura cambia strategia, espressione, significato e gli Impressionisti sono i primi che hanno preso atto di questo fatto. Il confronto con la fotografia cambia la pittura, anche nell’idea di specchio, di riflesso. Con il tempo nei quadri di Monet tutto diventa riflesso e non si riesce più a distinguere la realtà dal riflesso così come non possiamo distinguere l’immagine dalla pittura. Questa è il percorso dell’Impressionismo rappresentato da Monet. La fotografia dà la realtà, ma l’arte non è la realtà Specchio e fotografia sono talmente legati che un commentatore ha definito la fotografia come uno specchio dotato di memoria. L'arte contemporanea più recente ha usato in maniera più diretta lo specchio stesso anche i suoi caratteri anche senza l'oggetto stesso, come Andy Warhol, immagini realizzate con la photomatic, ovvero la cabina per farsi le fotografie. È una caratteristica di Andy Warhol, questa macchina è di fatto uno specchio. Questo specchio diventa anche lo specchio di te stesso come persona, la posa che si decide di assume è rivelatrice del proprio carattere e personalità, al di là delle intenzioni. I RIFLESSOGRAMMI Prima di iniziare è importante tener conto di tre riferimenti allo specchio: - Lewis Mumford e l’introspezione moderna: egli fa notare che nella modernità l’uso dello specchio ha introdotto l'introspezione tipicamente moderna, afferma che guardandosi allo specchio si è imparato a riflettere su sé stessi. - Jacques Lacan e lo stadio dello specchio (riconoscimento e illusione- alienazione): egli è uno psicanalista. Egli ha notato che il bambino tra i 6 e i 18 mesi ha un'interazione con la propria immagine riflessa nello specchio. - Roland Barthes e l’“intermittenza”, dialettica tra mostrarsi e nascondersi: l’affacciarsi nello specchio e poi ritrarsi, cioè un meccanismo sempre in atto benevolenza e l’affetto di chi lo guarderà. Quindi si passa dal puro e semplice gioco al desiderio di catturare la simpatia, spaziando dalla ricerca di affetto fino ad arrivare a situazioni più mirate, come il corteggiamento, il flirt, la seduzione. In alcuni casi, il soggetto invia immagini di ciò che non ha il coraggio di dire in maniera diretta, oppure si sviluppano situazioni di corteggiamento vero e proprio: il soggetto tenta di mettersi in mostra, farsi vedere. Esaminando questa funzione si arriva anche all’uso dei social per ‘sedurre’ con il potere, come ad esempio i social usati dai politici * funzione erotica: si ha la volontà di mettere in gioco l’erotismo nel senso di esibizione della sessualità. La diffusione ormai così capillare della pornografia professionale è diventata talmente diffusa che vi è un’assuefazione nei suoi confronti, arrivando ad essere sostituita dalla pornografia amatoriale; e funzione della trasgressione: l'esibizione diventa qualcosa per mostrare che ci si sente completamente liberi dai tabù e dalle regole sociali; si sviluppa così la trasgressione attraverso la provocazione. La fotografia è per la donna uno strumento di liberazione perché finalmente lei stessa si fa le foto, lei stessa usa queste foto e lo può fare nelle direzioni che vuole rivendicando una libertà di comportamenti che non ha mai avuto nella società fino adora. L'originalità diventa una gara di stranezze e bizzarria più che una ricerca approfondita. Questi sono i caratteri dell'estetica contemporanea IL SELFIE La definizione di selfie è il distacco della mano e dalla macchina, dell'occhio e di inclusione di sé dentro l’immagine Gunter fa notare che c'è stato un processo di avvicinamento ai selfie, che ha preparato questo cambiamento, e lo si può individuare nell’invenzione dell’autoscatto. Il documento che ce lo suggerisce è un manuale della Kodak che pubblicizza questo nuovo strumento, nel 1954, il testo dice “Fotografarsi da soli! ... il fotografo non è più il terzo tra la macchina fotografica e il soggetto ritratto, ma diventa parte integrante dell’azione Il battesimo effettivo del selfie lo dà l'anno 2012, anno in cui la rivista Time lo inserisce tra le 10 parole più popolari dell’anno e il dizionario “Oxford English dictionary” la elegge parola dell’anno nel 2013 Ci si scatta la fotografia per dire “io ero qui”, costoro si fanno la fotografia davanti ad un posto famoso per dire che sono state lì, non è importante come venga. Tutto si è spostato, è più lo stare nello spazio e nel tempo che l’essere, la rivendicazione di qualcosa di sostanziale che esiste, è la celebrazione dell’avventura che si vuole comunicare. la parola selfie ha questo significato veramente forte, tutto diventa sé, tutto integrato, collassato, fatto convergere, tutto si identifica. Gunter, prendendo come esempio proprio sé stesso, distingue dei tipi molto più separati: e Riconduce ai riflessogrammi, ovvero autoritratto fatto attraverso un dispositivo ma con la mediazione di uno specchio. Fornisce abitualmente un campo più grande e permette di controllare l'inquadratura; e Selfie girato, ci si gira per catturare oltre a sé stessi anche la scena che si ha alle spalle; spesso ritenuto il più tipico; e Tipica della fotocamera frontale (iPad), una specie di specchio perché se si attiva la fotocamera ci si vede contemporaneamente nello schermo come se fosse uno specchio; la fotocamera frontale si inserisce nel lignaggio delle webcam; ® Selfie dei piedi: cosa molto curiosa si fa il selfie al proprio viso, ma è l’immagine di sé, del proprio corpo, di una parte che non corrisponde al volto, ma simpaticamente afferma che si è in quel luogo e Fotocamera frontale dell’iPhone 4, ultimo dispositivo quando Gunter ha scritto il libro e che permette di vedersi e controllare l’immagine del proprio visore attraverso la fotocamera che si gira. Gunter continua mettendo in evidenza gli aspetti nuovi o particolari del selfie: il selfie esprime un carattere fortemente contestualizzato dell'uso che se ne fa, ovvero che è strettamente legato a quel momento e quel contesto. Scatta un altro livello di riflessione, considerato il più importante a livello sociologico, quello che si chiama il rischio del narcisismo, critica fatta più frequentemente all’uso indiscriminato diventato esagerato del selfie. L’uso così diffuso del selfie ha creato all’inizio degli anni '10 del 2000 un giudizio di critica. Tutto è iniziato con un libro “Meshable” di Erickson come denuncia di tipo morale, narcisismo significa chiusura su sé stessi, egoismo e perdita di senso della socialità, ci si chiude e si propone solo sé stessi. Questo fenomeno nasce da una situazione che già esisteva, è il tema legato al post-umano che ha affermato che si è entrati nell’era della costruzione dell’identità, l'identità non è più qualcosa che si eredita dall'esterno. Si è nell'era della costruzione del proprio corpo attraverso la chirurgia plastica, la costruzione del proprio umore attraverso le pastiglie e si è soprattutto nell'epoca della costruzione dell’identità, si può essere e cambiare come si vuole. Questo è quello che Fonctuberta chiama “identità fluida” ovvero malleabile, non ferma. Ecco perché l’uso principale del selfie è quello del social, dei blog ovvero quello in cui da un lato ci si costruisce il proprio diario e quindi la propria identità attraverso quello che si fa nella vita, oppure quella del contatto, della relazione. il selfie diventa anche un mezzo di liberazione, di rottura delle categorie stabilite che servono a tenere sotto controllo le situazioni in fondo la stragrande maggioranza dei selfie in rete sono fatti per ragioni gioiose, per esplorare la propria identità IL CORPO Il centro di questo argomento è quello che fa riferimento al Surrealismo perché non si è limitato a concepire la fotografia come una forma di rappresentazione realistica ma l’ha sottoposta a delle strategie, a trucchi ed interventi manipolativi per far dire alla realtà qualcosa che non è riconducibile al realismo. | surrealisti hanno voluto chiamare surrealtà qualcosa che è sopra la realtà. La pornografia dilaga nell'uso della fotografia, perché ci si occupa di pornografia? Perché in essa c’è una dialettica molto curiosa ed interessante, quella del ti vedo ma non ti vedo, ti mostro ma quello che voglio io. Non mostrando completamente, è più pornografico mostrare maliziosamente un dettaglio invece che far vedere tutto. Un'altra dialettica è data dal poter vedere ma non poter toccare, il desiderio viene sollecitato dalla vista ma bloccato dall’impossibilità di poter toccare Un altro argomento è la ginnastica, la nascita dell'esercizio per il body building (19° /20° sec). Sempre più persone iniziano a pensare alla propria salute e al legame che c'è tra salute, igiene ed esercizio fisico, quindi se prima si è parlato di costruzione del sé, dell’identità qui c’è anche la costruzione del corpo Tra il 19° e il XX secolo, la fotografia si emancipa, perde la sua sudditanza nei confronti della pittura ed inizia a volere un riconoscimento estetico proprio ed autonomo. La fotografia è lavorata, è diventato di rilievo lo sfocato, l'illuminazione Gli anni '60 sono gli anni della gioventù, del rock. Diana Arbus è considerata la fotografa che è andata a cercare le stranezze del comportamento, delle sembianze, del look, dell'apparenza dell'essere umano. (nani, gemelli, adolescenti che imitano i grandi. Winogrand è uno dei rappresentati maggiori di quella che viene chiamata la street photography ovvero la fotografia che va nelle strade a cogliere la vita dal vivo. Gli anni Sessanta sono anche gli anni, la seconda parte soprattutto, della body art, è una svolta, mette il corpo al centro. Il corpo non è più soltanto l'oggetto della raffigurazione, ma anche l’agente, ciò che agisce, e sostituisce il pennello, è lo strumento per realizzare l’opera d’arte. ANNI ‘70 Helmut Newton che ha introdotto nella fotografia tutto questo immaginario in cui il rapporto tra donna e uomo sono liberati da qualsiasi moralismo, da qualsiasi normalità per scatenare tutte le fantasia che, a detta di Newman, tutti hanno, ma vengono tenute nascoste, represse e che invece possono diventare non negative, ma strumenti di liberazione. La figura della donna, che è la protagonista delle sue fotografie, è come se si sottoponesse al desiderio maschile, ma governandolo, questa è la conquista della libertà della donna secondo Helmut Newton. Forse il fotografo più rappresentativo del decennio è Guy Bourdin, si presta a tantissime osservazioni con un’originalità conclamata, gli venne riconosciuta questa originalità fin da subito. Alcuni dei suoi temi sono la sessualità, un simbolismo sessuale molto spinto giocati con una sottigliezza e gusto estetico molto accentuato (per esempio un aereo che entra tra le gambe di una modella sdraiata dentro l'automobile). Raffigura scene crude come quella in cui un bambino che è sulla porta si affaccia e vede una donna nuda con le parti coperte, la tv accesa con un film dell’orrore, il tutto per la pubblicità delle scarpe che non per niente la modella ha ancora ai piedi. È come se il bambino spiasse le scarpe piuttosto che il corpo, è come se fosse lo spettatore che guarda il corpo e immaginasse una scena erotica e violenta. Il gioco del perturbante, sembrano più vivi i manichini all’interno del negozio che le persone che passano per la strada, il vetro della vetrina che divide può far intendere che al di là c’è la finzione e al di qua la realtà, si gioca su questo rimescolamento del rapporto tra realtà e finzione Negli anni '70 da una parte c’è il mainstream, l’onda principale che recupera tutta l'attualità dell’essersi liberati dal moralismo, e dall’altra c'è ancora il tormento personale, soprattutto al femminile e questa è la specialità di Deborah Turbeville, americana che mette in scena delle donne sempre turbate e gli abiti che indossano rispecchiano questo modo di essere, di sentirsi. Oliver Toscani irrompe nel campo della pubblicità con la pubblicità dei jeans con il nome jesus che ha permesso a Toscani di giocare sullo slogan che prende il sacro e lo fa diventare non solo profano, ma addirittura blasfemo. Toscani diventerà nel decennio seguente il pubblicitario che aveva il monopolio della comunicazione di Benetton ANNI '80 Negli anni '80 c'è l'esplosione di quella che hanno chiamato la Milano da bere. La Milano da bere è la società che esce allo scoperto, non ci sono più problemi a rincorrere il successo ed a esibire di starlo rincorrendo, e questi diventano i modelli di tutta una parte della società che finisce per essere più diffusa, più in vista. Negli anni '80 si hanno una serie di fenomeni che erano rimasti ai margini, da una parte il centro città, la vita sociale esibita nei locali, in tutte le occasioni di festa a tutte le ore del giorno, dall’altra c'è tutto un modo rimasto sepolto, sta parlando di droga pesante, di situazioni quindi molto pesanti. Si sa da tutto il cinema indipendente americano quanti film ci sono sui giovani che vogliono andarsene dai posti dove vivono perché non c’è futuro. Questi sono i soggetti delle opere di Larry Clark che reagiscono inventandosi un modo per stare in queste condizione, per non annoiarsi più di tanto, si rifugiano nei comportamenti deviati fino all'autodistruzione perché si va inesorabilmente incontro ad una brutta fine o una brutta strada. tutto viene fatto sempre più presto, la delinquenza, l'andare a rubacchiare solo per gara, sono famosi i comportamenti provocatori di fare tanto per fare e “divertirsi”, tutto per emulazione all’interno del gruppo. Qui nascono quelle che all’epoca vengono chiamate le tribù. Questo fotografo è il primo che ha fotografato all'interno del gruppo, era uno di loro. Lui ha fotografato da sempre, c'è un enorme contrasto tra la bellezza dei giovani e la loro condizione sofferente ed annoiata. C'è la descrizione di un margine della società che isola, emargina e tiene a distanza. Magari anche loro del centro si drogano e fanno sesso senza remore e così via, però è una distinzione di classe, di modo di vivere uno lo fa per raggiungere piacere, l’altro per dimenticare il dolore. Le immagini di Larry Clark dicono queste cose, non è chi commenta che gliele attribuisce, un esempio ne è questa foto, è bella, trasmette molto affetto tra queste due persone però sono in una condizione degradata, di infelicità, allora lo scambio affettivo diventa una specie di ancora di salvezza Tr Ch ema ut 191 La più delle fotografe artiste è Nan Goldin, l’inizio ufficiale è all'insegna del titolo del suo primo progetto globale, il titolo è “La ballata della dipendenza sessuale” estremamente preciso e che tocca dei punti molto importanti. È una ballata, La ballata è una canzona dai toni lirici, nostalgici, molto sentimentali, ritmo lento..., questa è la tonalità con cui viene presentata la serie, vuole essere affrontata in questo modo dallo spettatore, ma il tema è drammatico, violento, profondo è distruttivo, dentro ci sono vite veramente tormentate molte delle quali finiscono brutalmente e violentemente. La dipendenza sessuale diventa una metafora per un altro tipo di dipendenza, è la dipendenza dall’arte, da questo sentire che gli artisti hanno e che esprimono con frasi tipiche come “non so fare altro”, significa una dipendenza, l’artista guarda sempre all'arte, vuole produrre qualcosa che viene definito come arte, è un tipo di dipendenza anche quello ed è qualcosa che ognuno che lo sente lo vuole analizzare. Le rappresentazioni dei corpi sono intime, dall’interno, in situazioni e posizioni, modi ed espressioni che di solito non si mostrano agli estranei, viene fuori una naturalezza che va nella direzione dell’intimità, fa entrare dentro l'intimità di questo gruppo. Un esempio sono le immagini che hanno l’artista stesso al centro, Nan Goldin, il cui fidanzato l’ha pestata. Eccola che lei si fotografa pestata con gli occhi neri. Nan Goldin presentava situazioni di ogni coppia. All’inizio le presentava con delle proiezioni in diapositiva in loop accompagnate da musiche dagli effetti quasi sdolcinati, esasperati. All'epoca era una struttura narrativa nuova, per non raccontare le stesse situazioni con le stesse tarme, con gli stessi modi del cinema hollywoodiano, che ha la finalità di rincuorare, con un happy-end, qui si tratta di fare i conti con una realtà che non si conosceva o sospettava e che invece era tutt'intorno alle persone. dare un'immagina accattivante, come un prodotto, si deve piegare alle necessità della comunicazione e della pubblicità. Mussolini è stato il primo ad usare la pubblicità per farsi conoscere, per imporsi e conquistare manipolativamente il consenso più ampio possibile. Anche Hitler utilizzava la fotografia per esaltare la sua figura, si faceva sempre ritrarre dal basso per far sì che sembrasse più alto. La dimostrazione dell'importanza di questi elementi si ha con l'uccisione di Mussolini che viene esposto appesa a testa in giù in piazzale Loreto, una sorta di vendetta per questo corpo che aveva un'immagine di sé esaltato e che viene umiliato. Questa è l’importanza del corpo anche in questi ambiti. Negli anni '90 il post-umano è dominate, ne emergono tre questioni fondamentali su cui fioriscono altre questioni collaterali: 1. Il post-umano nasce dall’osservazione che oggi si è in grado di modificare il proprio corpo e si può fare con la chirurgia plastica, ma con la fantasia si può fare qualunque cosa con il proprio corpo, si può trasformare l’immagine senza più un riferimento di canone di bellezza, senza quella che è chiamata la normalità. Con una maggiore fantasia, si potrà modificare il proprio corpo in una maniera molto elastica per cui si potrà essere un mese in un modo e un mese in un altro. 2. Questi cambiamenti dell’aspetto esteriore non comportano una crisi d’identità, un disagio o un giudizio morale cosa che invece è sempre stata. Come fa un chirurgo a riscostruire l'aspetto esteriore di un ustionato al 90%? Si deve affidare ad una sua immagine fotografica, ma così quella persona dopo assomiglierà ad una sua fotografia, non sarà più la fotografia che assomiglia a lui, il rapporto si è letteralmente rovesciato. È uno dei paradossi che usa anche Baudrillard per illustrare la sua idea di simulacro. Si cambia quanto e come si vuole e ci si sente comunque se stessi, la propria identità non è messa in questione. 3. Trasformazione del corpo attraverso degli inserti meccanici o di altro ordine. L'integrità del corpo umano è sempre stato un valore da rispettare, mentre adesso vi si integrano dentro cose di tutti i tipi, dagli arti artificiali che diventano sostituti di un organo o delle ossa. Magar in un futuro ci saranno protesi interne al corpo riguardanti gli occhiali, l'orologio e così via, diventeranno integrate nei nostri sensi (Come in un episodio di Black Mirror). Il trattamento del corpo è la forzatura del filone della chirurgia plastica modulato sulla chirurgia plastica delle immagini attraverso programmi di elaborazione L’altra faccia della chirurgia plastica è quella della trasformazione, Orlan si è sottoposta ad ogni tipo di operazione chirurgica secondo un'idea che voleva esprimere. Le trasformazioni che faceva subire al proprio volto erano per assomigliare alle figure di Giunone, Venere Robert Mapplethorpe è uno dei fotografi più famosi portato in auge da questo fatto, tante immagini hanno esasperato le figure e gli atteggiamenti sessuali considerati trasgressivi per cui le sue mostre spesso hanno creato scalpore soprattutto negli Stati Uniti. È veramente l'esaltazione del corpo nella sua perfezione, il corpo deve esser perfetto, tutti devono essere in ammirazione non ci può essere discussione sia per la bellezza secondo i canoni estetici sia per la prestanza. le sue fotografie sono tecnicamente perfette e per questa ragione sono ammirate dagli studiosi di fotografia che sono ancora attaccati a questa qualità dell'immagine, illuminazione, inquadratura, messa a fuoco e tutti gli aspetti che si chiamano della tecnica fotografica. È una specie di classicità portata all’oggi, all'attualità come se fossero delle statue greche. Da questo punto di vista Mapplethorpe è uno dei pochissimi fotografi che ha saputo tenere insieme tecnica, classicità, perfezione con le tematiche del contemporaneo. esempi veramente emblematici della situazione in gioco, Hilmar Pabel, nel 1938, le persone andando allo zoo vedono gli animali, ma gli animali cosa fanno, come guardano gli esseri umani? È il rovesciamento della prospettiva. Pabel mette in mano delle macchine fotografiche a delle scimmie ed esse scattano delle fotografie agli uomini che guardano dall'altra parte delle sbarre, esattamente la situazione simmetrica. Pabel ritira le macchine fotografiche e invia il pezzo giornalistico con le foto ad un giornale tedesco il “Berliner Illustrierte Zeitung” che lo pubblica ben volentieri, ma quando Pabel presenta il conto del suo servizio la rivista contesta il fatto che lui non è l’autore di niente, le fotografie sono state scattate da delle scimmie e non ha diritti d'autore. Ci si pone quindi il problema di chi è l'autore, cosa significa essere autore di un'immagine. In seguito la rivista berlinese rimaneggia il suo materiale e lo propone a “Life” il quale lo pubblica nel 1938, 3 anni dopo la sua realizzazione. In questo caso la rivista non ha problemi a riconoscere il ruolo autoriale di Pabel e gli paga quello che gli spetta. Il riconoscimento di Life è la risposta alla domanda a chi si deve riconoscere l’autorialità. In base a quali criteri si riconosce l’autorialità di un'immagine di fronte a situazioni al limite, paradossali? Marcel Duchamp, aveva già evidenziato questa questione quando aveva inventato quella forma di arte che aveva chiamato ready-made, ovvero presentando un oggetto che non era lui ad avere fabbricato come un'altra cosa, come se non fosse rappresentato per la sua funzione, ma come un'opera d’arte quindi spostando l’attenzione dall'uso dalla funzione ad altre caratteristiche, quindi sottoponendo la questione di dire “che cos'è che fa di un oggetto il suo essere un’opera d’arte, è forse il fatto che lo ha realizzato un uomo, è forse una questione di abilità tecnica?” non risposte Duchamp. Qui si è allo stesso livello. Per la rivista tedesca la risposta era ancora quella antica, l'autore è colui che realizza materialmente l'oggetto che sottopone, mentre la rivista americana riconosce che non è colui che ha schiacciato il bottone, ma colui che ha avuto l’idea, colui che ha deciso il senso dell'operazione, quindi colui che ha anche progettato la situazione stessa. L'intenzione di fare le foto al pubblico dello zoo era di Pabel, non della scimmia. Questo fa intervenire tutte le questioni tra macchina, animale e uomo, gli animali prima e le macchine poi non potranno mai acquisire un’intenzione POSTFOTOGRAFIA Prima considerazione molto generale, non si è mai avuto un’inflazione di immagini delle dimensioni di quello che accade oggi. Questa immagine di un’opera diventata famosissima perché è veramente una trovata geniale quella di far vedere concretamente quante sono queste immagini. Queste sono le foto postate sui social soltanto in 24 ore, l'artista tedesco Erik Kessels, specializzato in questo tipo di operazioni, le ha stampate tutte e le ha rovesciate dentro a stanze. Come la fotografia ha soppiantato la pittura nella stragrande produzione di immagini, la postfotografia è forse quello che sta soppiantando l’idea di produzione di fotografia nel senso in cui si è considerata la fotografia nell'era analogica. Si è entrati in un ordine visuale nuovo, è lo sviluppo del punto precedente, ma qui si sviluppano i tre fattori: Quest’'idea apre la mente ad altre opere estreme di questo tipo, come ad esempio questa artista che ha messo insieme tutte le volte che la ruota di bicicletta di Duchamp è stata riprodotta su tutti i libri del mondo (“Influencer”) L'immagine più famosa di tutte queste operazioni, si tratta di 275mila piccole immagini stampate, appese a dare visivamente questa idea della nuvola, di archivi giganteschi, alludendo alla denominazione di cloud. Il signor Roberto Pellegrinuzzi, canadese, ha scoperto che le macchine fotografiche digitali più diffuse in vendita possono realizzare un determinato numero immagini dopodiché non funzionano più perché si usurano e vanno gettate via. Lui ha scattato tutte le fotografie possibili che il dispositivo fotografico permetteva di fare, documentando la sua vita anche quotidiana. Lì c'è al tempo stesso tutta una sia vita e tutta la vita della macchina fotografica ed è molto efficace Agnes Geoffray ha fatto l'operazione opposta a quella della censura, invece che togliere ha aggiunto, anzi ha ridato vita e dignità a ciò che era stato cancellato (ad esempio, una donna spogliata pubblicamente ed umiliata, Agnes Geoffray le ha rimesso il vestito ridandole la sua dignità.) l’idea è ridare, restituire ciò che è stato tolto, usare i procedimenti tecnici che di solito vengono usati per la manipolazione in senso negati, in senso positivo per restituire normalità, bellezza, dignità. Con Google Earth si va a creare l’arte nelle stranezze tipo aerei senza ombra, campi da calcio storti, un montaggio di due immagini tipo citta dentro ad un campo Corinne ha sovrapposto le fotografie che centinaia di turisti hanno scattato dallo stesso punto di vista, dalla stessa distanza e quindi variano di pochissimo, sembra appena tremolante, come se fosse una fotografia sfocata o mossa. SORVEGLIANZA Si è sorvegliati in continuazione, si è sempre dentro alla postfotografia. La videocamera di sorveglianza diventa mezzo per la fotografia (foto di matrimonio con l’autovelox) FOTO VUDÙ È il passaggio dalla rappresentazione alla realtà. È l’evocazione della realtà nella sua rappresentazione oggettuale. Senza la sua condizione di oggetto fisico l’immagine perde il suo carattere magico Manuel Sendòn mostra le foto mancanti da un album di famiglia, di ricordi, questi sono gli angoli dentro i quali doveva esserci una fotografia e ora non c'è più, quindi non solo la presenza, ma anche la sparizione che diventa importante perché interna ad un album, è la mancanza di una parte del racconto dell’album. L'aspetto vudù sta già nel fatto che qualcuno avrebbe potuto togliere la foto volontariamente, vudù significa fare qualcosa contro una persona, una presenza che dà fastidio. La domanda a cui Fonctuberta sottopone è: ma perché conservarle, una volta consumato il vudù? Perché le persone che le maltrattano poi non le buttano via ma le conservano? Forse dentro qui ci sta una chiave di un pensiero anche quasi poetico. All'inizio sono stati atti di rabbia, di giustizia e di castigo, ma dopo sopravvivono come tracce del torto subito, perché non si dimentichi è come dire “questo è il mio dolore e voglio che venga riconosciuto”, non deve passare nella memoria.