Scarica Appunti delle lezioni di sociologia della comunicazione (2022), prof Nicoletta Vittadini e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! Platform society Il termine è stato coniato da José Van Dijck la quale ha iniziato a studiare il peso della società delle piattaforme. Nella società ci basiamo spesso sui rapporti digitali che mediano le nostre interazioni e le nostre attività. «una piattaforma è un’architettura digitale programmabile progettata per organizzare interazioni fra utenti, non solo utilizzatori finali ma anche imprese commerciali e istituzioni pubbliche» Si basa su un ecosistema di piattaforme che non possono essere considerate separate le une dalle altre. Un ecosistema di piattaforme è un assemblaggio di piattaforme interconnesse governate da un particolare insieme di meccanismi che modellano le pratiche quotidiane da cui noi stessi veniamo influenzati. Esistono due tipi di piattaforme: - Piattaforme infrastruttura : formano il cuore dell’ecosistema su cui le altre app e piattaforme vengono poi ad appoggiarsi e si chiamano big five o FAMGA (Facebook, Apple, Microsoft, Google, Amazon). Funzionano da online gatekeeper gestendo, incanalando e archiviando il flusso di dati che circola in rete. - Piattaforme di settore : sono incorporate nelle big five ma agiscono in settori specifici. Dipendono dalle big five per l’approvvigionamento di servizi e informazioni. Esempio: Airbnb (piattaforma di settore) dipende da Google Maps per la posizione. Le big five 1.La big five più importante è Google che fornisce il maggior numero di risorse. Le risorse che Google offre: - Motore di ricerca - Browser (chrome) - App store (google play) - Sistema operativo (android) - Servizi di pagamento (android pay) - Programmazione pubblicitaria (adsense) - Siti di video sharing (yt) - Sistema di videoconferenze (google meet) - Sistema di info geospaziale (hearth) - Mappatura del mondo (google maps) 2.Il secondo più importante è Meta e detiene: - 80% dei servizi social network nel mondo - 60% della pubblicità online (insieme a Google) - Servizi di identificazione online (accedi con facebook) - Controllo sul traffico dati mobile degli individui (app) 3.In ascesa c’è Amazon (video, photo, prime, kindle, audible, alexa ecc). Leader digitale di vendita e leader di mercato nel campo dei server per il cloud. 4.Al livello della produzione dell’hardware c’è Apple - Leader della produzione di hardware (apple watch --> saturazione) - Gestore del secondo app store per grandezza - Servizi di cloud e streaming 1 5.La company storica è Microsoft o Social network (Linkedin) o Cloud (Microsoft Azure) Forniscono infrastrutture anche alle piattaforme più innovative o Spotify si appoggia a Google Cloud o Netflix ad Amazon web service o Games agli app store o Le applicazioni pubbliche alle infrastrutture private Piattaforme di settore Sono dei connettori tra utenti e fornitori che diventano microimprenditori (come chi gestisce le case su Airbnb) ≠ imprese complementari tradizionali (the fork) che già esistono e usano le piattaforme per raggiungere gli utenti. Google possiede il 20% di Uber. Forniscono intrattenimento --> entra quindi il mondo dei media Opinione pubblica I primi studi sul rapporto tra media e società avvengono in America e focalizzano l’attenzione sulla formazione dell’opinione pubblica. Perché ci si concentra su questi aspetti legati all’opinione pubblica? Perché la comunicazione attraverso i media viene intesa come uno strumento attraverso cui legare la società che sono anche significati sociali, elementi di comportamento e modi. «ciò che l’individuo fa si basa non su una conoscenza diretta e certa, ma su immagini che egli forma o che gli vengono date» Walter Lippmann, studia l’opinione pubblica. In una società articolata, gli individui prendono decisioni basandosi su conoscenze che percepiscono in modo mediato dai mezzi di comunicazione. Ad esempio: l’emigrazione. Nessuno ha mai visto uno sbarco, si forma l’opinione in base a quello che si vede. Cos’è l’opinione pubblica? Il giudizio è il modo di pensare collettivo della maggioranza dei cittadini; l’insieme delle idee che un determinato agglomerato umano ritiene giusto e vero in un determinato momento (può cambiare, non è fissa); è un sistema di credenze sulla cosa pubblica (sfera pubblica, non privata); non è mai qualcosa di unitario ma è l’insieme delle correnti di opinione anche opposte dominanti in una società --> esiste l’opinione pubblica dominante ma non univoca Parole chiave: o Collettiva , fatta di giudizi non di verità quindi credenze o Determinata , cambia nel tempo e nello spazio o Non necessariamente unitaria Cosa c’entrano i media? L’opinione pubblica nasce quando nascono le società moderne e i media. È legata allo sviluppo delle forme di libera espressione da parte degli individui sulla cosa pubblica. I media hanno contribuito allo sviluppo dell’opinione grazie allo scambio di informazione, in più si formano circoli culturali e politici che portano all’alfabetizzazione perché più potevano leggere. Come si forma l’opinione pubblica? Si forma a cascata. Coloro che possono sapere cosa succede in prima persona (imprese) iniziano a sviluppare dei racconti che poi condividono con politici e media 2 o qualità: cura dei contenuti e della forma, attrattività, comprensività e assertività, funzionalità alla creazione della reputazione o quantità: quantità di messaggi postati Funzionano bene se incontrano degli utenti di Instagram con queste caratteristiche: o propensione all’interazione online anche con chi non si conosce o congruenza dei contenuti del profilo e interessi, gusti, personalità dei follower Gli opinion leader su Twitter La prima piattaforma su cui sono stati studiati i fenomeni di influenza è stata Twitter perché è una piattaforma su cui circolano tante news e per la molteplicità dei flussi e delle relazioni. Un articolo rilevante è “who says what to whom on twitter” (2011). Alcune caratteristiche dei flussi comunicativi di Twitter favoriscono la nascita di opinion leader: o Le informazioni circolano in twitter tramite intermediari: retweet di news e tweet originali di url contenenti news o La maggior parte degli intermediari non appartengono alle élite ma sono utenti comuni Gli intermediary sono caratterizzati da: o Esposizione a più fonti mediali degli altri utenti o Più follower degli altri utenti (socievolezza di insta) o Sono più attivi degli altri utenti Nel 2010 parte un altro filone di studi. “the million follower fallacy” --> gli utenti con il maggior numero di follower possono essere dei twetterer popolari ma questo non è necessariamente legato alla loro capacità di influenza. L’alto numero di follower non sempre significa che qualcuno viene ritwittato o menzionato in modo significativo. Perché un utente diventa opinion leader? 1. Popolarità: indegree influence, legata al numero di follower di un utente. Indica l’audience che l’opinion leader riesce a raggiungere. 2. Condivisione: retweet influence, legata al numero di retweet che un soggetto è in grado di generare. Indica l’abilità di generare contenuto con un valore aggiunto. 3. Coinvolgimento: mention influence, legata al numero di tweet in cui un utente viene citato. Indica l’abilità di un certo utente di ingaggiare gli altri nella conversazione Esiste un terzo tipo di studi, riguardante la classificazione dei diversi tipi di influenza. «Il punto di svolta è quel momento magico in cui un’idea, un trend o un comportamento sociale supera una soglia e si diffonde come un incendio», The tipping point di Gladwell. Identifica tre tipologie di influencers all’interno delle piattaforme social. 1. Connettori: persone che hanno un’ampia rete di connessioni e fanno stare insieme le persone (Greta Thumberg) 2. Esperti: procacciatori di informazioni, risolvono problemi e forniscono risposte. (Salvatore Aranzulla) 3. Persuasori: leader carismatici in grado di catalizzare il consenso attraverso la loro capacità di proporre un universo di valori e contenuti che attrae Spirale del silenzio Elisabeth Noelle-Neuman, in Germania negli anni settanta, sviluppa la teoria della spirale del silenzio. «L’opinione pubblica si forma all’intersezione tra media, comunicazione interpersonale, manifestazione individuale d’opinione e percezione dei climi di opinione». Il suo discorso è basato sull’individuazione dell’importanza di quanto noi immaginiamo che sia l’opinione dominante. 5 La domanda di partenza è: perché durante le elezioni in Germania del 1972 il risultato elettorale risulta inatteso rispetto alla percezione dei sondaggi e dell’opinione dominante che ne avevano cittadini e personaggi pubblici? È un fenomeno che si è ripetuto più volte, ad esempio con Trump e Clinton. L’opinione pubblica in una società ha una funzione integrativa, serve a costruire coesione sociale a partire dalla natura sociale degli individui --> l’opinione pubblica è un collante sociale perché noi abbiamo bisogno di vivere in società. Il modo per sentirsi uniti è creare delle opinioni condivise, comuni. Afferma che l’opinione pubblica è frutto di un lavorio sociale teso all’allineamento. L’opinione pubblica si forma all’intersezione di: o Media, raccontano i giudizi di valore corretti di un determinato fenomeno o Comunicazione interpersonale e rapporti sociali o Manifestazioni individuali di opinione o Percezione dei climi di opinione nel proprio ambiente sociale «l’opinione pubblica si forma nell’interazione tra il monitoraggio sull’ambiente sociale circostante e i comportamenti dell’individuo stesso» Un passo indietro Questo fatto di cercare di capire cosa pensi la maggioranza delle persone che vive con noi la porta a recuperare gli studi di un sociologo americano: David Riesman, “the lonely crowd: a study of the changing American Character” New haven, 1950. Perché E. N. va a recuperare quel libro? Perché alla fine del percorso di Riesman viene fuori quanto sia importante monitorare quello che pensano gli altri. Riesman si chiede “dove gli individui vanno a cercare le regole per vivere insieme?” Arriva alla conclusione che ogni società è stata caratterizzata da un modo in cui le persone vanno a cercare un modo in cui la società si garantisce la conformità dei comportamenti degli individui. Ogni società ha un modo in cui si garantisce la condivisione di regole le quali ci consentono di stare insieme, di integrarci --> la società si basa su un meccanismo di integrazione e di conseguenza, attraverso la socializzazione, diffonde modelli di comportamento conformi. Propone un’analisi critica del rapporto fra individuo e società quindi: o Ogni tipologia di società è caratterizzata da: 1. Un tipo di individuo 2. Un modo in cui la società si garantisce la conformità dei comportamenti degli individui Suddivide la storia della società americana in tre fasi diverse: o Pre-moderna: società tribali, basate su legami familiari allargati. Gli individui agiscono diretti dalla tradizione tramandata oralmente, sono legati a ruoli (nascita, genere, status) immutabili e dipendono dalla fedeltà di amici e parenti. Sono legate da ruoli che rimangono piuttosto stabili. Nella cultura americana il concetto di tradizione è molto forte o Moderna: le società si complicano, si passa alla vita nelle città. Io posso cambiare anche la mia posizione sociale. Gli individui agiscono diretti da un personale e individuale sistema di valori (mediati anche dalla stampa) possono mutare il proprio status sociale. I media iniziano a diventare importanti. o Post-moderna: le persone non solo vivono in città (che diventano metropoli) ma si spostano anche. I media e le istituzioni non sono più sufficienti. Tornano ad essere importanti le comunità locali perché il mondo si è fatto globale, non riesco ad identificarmi in qualcosa di così grosso, non ho un orizzonte di riferimento. Torna importante capire 6 come funzionano queste piccole comunità a cui apparteniamo. L’individuo monitora costantemente il suo intorno come se avesse un radar. Gli individui agiscono diretti da: 1. Pressioni sociali esterne 2. Norme di gruppi primari 3. Bisogno di essere conformi ai valori delle reti sociali cui appartengono E. N. N. vuole arrivare a capire quanto l’idea che ci facciamo dell’opinione della maggioranza poi influisce sulla formazione dell’opinione. Questo concetto le piace perché R. dice che questo continuare a monitorare l’opinione delle persone che ci circondano è una cosa che noi facciamo per non restare isolati, per apprendere le regole del gruppo. Da qui parte E. per immaginare e per arrivare ad un modello che spieghi quello che lei vede succedere attorno a sé. Gli assunti della teoria della spirale del silenzio Un problema della società contemporanea è che gli individui temono l’isolamento sociale, non solo perché gli individui vivono in comunità dalle caverne ma anche perché se ci vengono meno le reti sociali di appartenenza siamo in difficoltà. Monitorano il clima di opinione e individuiamo quello dominante attingendo ai media e all’esperienza personale --> Opinione pubblica duale in quanto non sempre l’opinione dominante nei media è la stessa della mia comunità quindi ci sono due orizzonti di riferimento. (quindi la domanda è “Lo dico o non lo dico”) ENN dice che siamo diventati molto bravi a capire se la nostra opinione è allineata all’opinione dominante --> Sviluppano una competenza tale che li mette in condizione di valutare se il proprio punto di vista rispetto ad un tema controversa li colloca tra coloro che condividono una posizione maggioritaria o minoritaria. Il risultato della loro valutazione influenza il loro comportamento soprattutto nella sfera pubblica e in particolare attraverso il mettere in mostra o il nascondere le proprie opinioni per esempio attraverso l’eloquio o il silenzio. Il ruolo dei media è fondamentale: sono uno degli strumenti attraverso cui viene descritto come la pensa la maggior parte delle persone. Ma anche le fiction che si basano sui media. Ciò che i media presentano come degno di attenzione e significativo finisce per imporsi come una seconda forma di conformità sociale a volte persino in contrasto con la percezione primaria degli orientamenti collettivi. Le opinioni che scivolano nel silenzio scompaiono dai media o vengono descritte come posizioni minoritarie. Gli effetti --> alcune opinioni appaiono più forti di quanto non siano in realtà, mentre coloro che hanno un’opinione diversa appaiono più deboli di quanto siano effettivamente. Il risultato --> illusione ottica o acustica riguardante la situazione effettiva della maggioranza nel generarsi di un processo di spirale del silenzio. Ci sono dei casi in cui i racconti mediali ci fanno pensare che l’opinione pubblica dominante sia una e invece non lo è. I media negli anni ’70 --> propongono modelli di opinione pubblica consonanti e cumulativi e forniscono le argomentazioni utili a sostenere la propria opinione se appartiene a quella dominante. I media negli anni ’20 --> pur in un contesto mediale diversificato i media continuano ad esercitare una funzione di orientamento riguardo ai temi e alle posizioni dominanti del dibattito pubblico Minoranze rumorose Una via d’uscita è stata individuata da Elihu Katz, il quale afferma che in alcuni casi le opinioni ritenute minoritarie riescono a diventare oggetto di discorso dei media. Perché questo succeda si devono verificare una serie di caratteristiche. Si torna in America alla Columbia University. 7 tiene ampiamente conto anche della percezione della maggior parte degli utenti dei social media. Se si percepisce di fare parte di una minoranza si preferisce stare in silenzio Nuovo studio “staying silent and speaking out in online comment sections: the influence of spiral of silence and corrective action in reaction to news”: Il ruolo dei commenti o Circa la metà dei lettori di notizie sui social media legge i commenti agli articoli anche se solo il 14% commenta regolarmente. o Anche se solo una parte ristretta dei commenti letti dai lettori esprime opinioni, essi esprimono un’influenza rilevante sul modellamento della percezione dell’opinione pubblica. o L’ostilità dei commenti online può cambiare la percezione da parte del pubblico dell’articolo stesso, in quanto i membri del pubblico che hanno visto commenti contrari alla loro opinione personale hanno valutato l’articolo come di parte, anche se il contenuto era neutro o La depersonalizzazione dei commenti online fa si che il pubblico sia propenso a vedere somiglianza tra se stesso e gli altri commenti online che da commenti interpersonali o A causa della loro visibilità massiva i commenti sulle piattaforme digitali possono avere conseguenze maggiori delle opinioni espresse a livello interpersonale o Negli ambienti online in cui l’opinione pubblica è relativamente uniforme e coesa, il pubblico indeciso tende a conformarsi al parere della maggioranza. Il ruolo dei BOT Si definiscono social bot gli account automatizzati su siti di social media che agiscono in modo simile agli esseri umani, mettono like, condividono e pubblicano contenuti e non sono necessariamente riconoscibili come automatizzati agli utenti umani. Servono a far sembrare che un’opinione sia dominante. Tra questi social bot ce ne sono alcuni tipi progettati apposta per diffondere un’opinione particolare attraverso i loro messaggi e sono quindi pensati per cercare di influenzare le opinioni degli utenti umani, per diminuire l’impatto delle opinioni contrastanti. Una delle tipologie di Bot viene chiamata “gli astronauti”, il cui scopo è creare l’impressione falsata che le idee o le opinioni date siano sostenute da gran parte della popolazione. Poiché non c’è praticamente alcun limite al numero di social bot che possono essere implementati, la conversazione su un argomento può essere inondata di messaggi generati automaticamente che presentano una certa opinione creando così l’impressione che molte persone abbiano tale opinione. Gli astronauti possono spammare commenti nelle discussioni di Facebook che sostengono una certa opinione in modo che le persone di opinione opposta si sentano in minoranza e quindi si astengano dal commentare. Per tutte queste ragioni l’effetto di spirale del silenzio si crea anche sui social media. Teoria della coltivazione Nata, sviluppata e pensata per i mezzi di comunicazione ed ha un impatto anche sui media digitali. I mezzi di comunicazione ospitano gli opinion leader, dicono qual è l’opinione dominante ma coltivano anche delle immagini e delle rappresentazioni della realtà. Questa teoria nasce negli anni 10 settanta da Georg Gerbner. I media contribuiscono alla formazione dell’opinione pubblica attraverso il loro storytelling. Cosa si intende per storytelling? Gerbner si immagina un racconto di storie come the crown, delle narrazioni che posizionano nel nostro immaginario determinati contenuti. Anche “Amici” perché tutti i talent propongono una sorta di narrazione riguardante la competizione, i premi ecc, narrazione che si innesca nella nostra testa e si stabilisce come narrazione di eventi positivi. Le storie, proposte e ripetute dai media, si riflettono sul nostro modo di vedere e interpretare il mondo e producono una visione che diventa sempre più omogenea e mainstream. Il nome che dà a questa funzione dei media all’interno della società è funzione bardica --> il bardo era il racconta storie della comunità. “Il bardo tradizionale trasformava la vita quotidiana e le sue preoccupazioni in versi, i media trasformano le nostre percezioni della vita quotidiana in un sistema di linguaggio” (fiction Fiske & Hartley 1978) ovvero ci propongono mondi, comportamenti e atteggiamenti sotto forma di storie che narrano presente e passato”. Fiske e Hartley sviluppano ulteriormente la teoria della coltivazione: vogliono capire meglio cosa fanno i media nel contesto sociale. Articolano dei sotto aspetti: o Articolare l’interpretazione della realtà o Coinvolgere in un sistema di valori (valori che vediamo nei racconti) o Spiegare le azioni dei singoli o Rassicurare la cultura della sua adeguatezza o svelarne le inadeguatezze pratiche per farla evolvere o Rassicurare lo status e l’identità degli individui è garantito dalla cultura L’elemento comune alla teoria di Gerbner è la parte narrazione, fiction, racconto che ha lo scopo di posizionare nel nostro immaginario dei contenuti e proporci alcune interpretazioni della realtà. F e H fanno un passo in più: propongono un sistema di valori, raccontare come funzionano le cose nella società, rassicurarci sul fatto che le cose possono funzionare e trasmetterci un senso di appartenenza. Gli indicatori culturali --> all’interno della loro programmazione i media trattano temi che sono virtualmente in grado di generare un effetto di coltivazione (a lungo termine). Il lato negativo è che si diffondono anche gli stereotipi legati a: o Genere/età o Salute o Scienza o Famiglia o Educazione o Politica o Religione o Violenza Si concentra su un aspetto per molti anni: la violenza (1967-1985). Dal 1980 anche il livello di sfiducia nel prossimo e il livello di alienazione e depressione degli individui. I media cominciano a far circolare molte caratteristiche che riportano alla violenza (thriller, criminalità ecc). Ci sono molti studi di psicologia che cercano di capire se questi contenuti violenti abbiano un impatto, soprattutto sui bambini. Gli studi hanno dimostrato che un effetto c’è: l’effetto di coltivazione che viene dai contenuti violenti è il fatto di farci immaginare il mondo più violento e più pericoloso di quello che realmente è. Queste ricerche arrivano a dimostrare che in una società che elabora un immaginario violento e aggressivo cresce anche la sfiducia nel prossimo. Si diffonde anche un vissuto più demotivato e affranto nei confronti della società. 11 L’effetto di coltivazione è differenziato perché è legato alla quantità di contenuti mediali ai quali le persone sono esposti. La ricerca conferma la tesi che la rappresentazione della realtà dei forti utenti di media comprende una maggiore percezione della violenza e del pericolo L’attenzione di Gerbner non si focalizza sul singolo prodotto mediale ma su quelli che definisce pattern stabili di significato: «vivere in un ambiente simbolico nel quale certi tipi di istituzioni creano certi tipi di messaggi porta a coltivare certi tipi di coscienza collettiva» Ad un certo punto hanno iniziato ad essere ricorrenti le narrazioni distopiche: corruzione della politica, delle forze dell’ordine ecc --> coltivazione di un immaginario diffidente. Fattori intervenienti --> con l’evoluzione della ricerca emergono alcuni fattori intervenienti nel processo di coltivazione: 1. Le relazioni sociali dei pubblici (fattori di socializzazione) o I forti consumatori che vivono in contesti sociali omogenei sono più esposti a fenomeni di coltivazione o “mainstreaming” significa che i telespettatori forti possono non tenere conto delle differenze di prospettiva e di comportamento che normalmente provengono da altri fattori e influenze 2. Si verifica un effetto di risonanza 3. i telespettatori che fanno esperienza di situazioni simili a quelle rappresentate sono più sensibili al contesto del messaggio Tipi di effetti di coltivazione Effetti di primo ordine: o Il pubblico adotta letture e interpretazioni del mondo offerte dalla televisione che sovrastimano alcuni fenomeni (es. il numero di crimini) Effetti di secondo ordine: o Il pubblico mutua dai media attitudini, sentimenti e valori da questi racconti mediali che ce li ripropongono costantemente Coltivazione e nuovo sistema dei media Questioni di fondo: - molteplicità di canali e di offerte - molteplicità di piattaforme - differenziazione dei modi e tempi del consumo - maggiore selettività del consumo Quali problemi ha la teoria? Anche se il mezzo televisivo continua ad essere centrale nel consumo, verrebbe a mancare il sistema comune di messaggi che genera l’effetto di coltivazione. Inoltre la demassificazione della comunicazione di massa rende difficile immaginare la coltivazione di una visione del mondo mainstream, uno storytelling di massa --> lo storytelling diventa targettizzato Quali nuove forme della teoria? «Visto che ci sono numerose visioni del mondo disseminate all’interno dei nuovi media, la teoria della coltivazione può slittare verso una visione nella quale gli individui sono coltivati da specifiche visioni del mondo selezionate in base alla loro scelta» --> questa personalizzazione della coltivazione può anche aumentarne gli effetti. Quello che sembrava essere un elemento di debolezza (il fatto che non ci fossero più grandi narrazioni collettive) diventa un elemento di forza. Grazie al fenomeno della risonanza l’effetto di 12 Quali sono gli effetti sulla società dello sviluppo delle tecnologie digitali? Tutto inizia negli anni Ottanta quando il pubblico e la comunicazione mediale sono sempre meno di massa; le audience sono più segmentate a causa della moltiplicazione dei canali; i prodotti mediali riescono a soddisfare le esigenze dei singoli; l’offerta mediale si pluralizza e diversifica; il consumo si personalizza: walkman (primo strumento che rende i contenuti mediali portatili), videoregistratore, videocamera, device personali e portatili tattili e connettivi. Questa evoluzione tecnologica avviene in sintonia e in sinergia con l’evoluzione del contesto sociale verso la network society. Il primo che si occupa di questi temi, negli anni ’90, è Manuel Castells, uno studioso portoghese che tra il 96 e il 98 scrive una trilogia: the information age, the rise of the network society e il terzo lo dedica all’identità. Secondo lo studioso, si afferma un nuovo paradigma tecnologico che ha al suo centro le tecnologie dell’informazione. I modelli economici prevalenti (capitalisti o statalisti) entrano in crisi e si affermano alcuni movimenti culturali “portatori di valori sociali” (ambientalismo, difesa dei diritti umani ecc). «una nuova struttura sociale dominante, la società in rete; una nuova economia, l’economia informazionale/globale e una nuova cultura, la cultura della virtualità reale». Cultura della virtualità reale: una cultura in cui quello che viviamo nello spazio reale è sempre più sostenuto da quello che facciamo nella dimensione online. Quali sono i cinque punti della trasformazione che i media digitali introducono nella contemporaneità? 1. L’informazione è centrale nella nuova società, soprattutto per le persone singole, dobbiamo essere costantemente informati 2. Techno-socialità : le tecnologie agiscono in profondità sulle dinamiche individuali e collettive. Costante disponibilità della rete sociale, costante possibilità di controllare il funzionamento 3. Network logic : ogni sistema o insieme di relazioni che poggia sulle tecnologie è dominato alla logica della rete. Non solo le persone sono connesse alla rete, anche le imprese lavorano in rete, società che producono servizi per altre connesse alla rete. L’idea è di mettere in rete qualcosa che influisca. Anche il concetto di città come rete nasce e si sviluppa dopo la nascita di tecnologie digitali. 4. Cambiamento : la società evolve in modo costante perché è trasformata anche dall’evoluzione delle tecnologie 5. Convergenza : le tecnologie convergono in un unico sistema integrato. La grande infrastruttura che regge il sistema è quella che regge i media digitali Tutti questi fenomeni generano degli effetti. o Effetti sui pubblici e sulle società (primo livello di effetti) ⟹ Si generano tante differenziazioni sociali e culturali ⟹ La personalizzazione dell’offerta e del consumo (sia nelle forme del marketing sia in quella della scelta di contenuti molto personalizzati) creano una frammentazione culturale o La differenza di competenze nell’accesso ai media digitali crea una stratificazione sociale degli utenti (avere accesso o non avere accesso; competenti o non competenti) --> effetto di divide o Effetti sui contenuti e sulla cultura (secondo livello di effetti) ⟹ l’esistenza di un unico ambiente mediale convergente (la rete) favorisce “l’integrazione dei messaggi in un unico schema comune” in cui i codici si mescolano. Ciò porta alla misinformation e gamification. Connective society --> questo concetto di sviluppa quando nasce il web 2.0 che ha la sua data di nascita nel 2004. È tutto lo sviluppo della rete che si basa sulle piattaforme social che esplodono 15 nel 2004, ci sono tantissimi blog, tantissimi forum e iniziano ad essere importanti le piattaforme social. L’innovazione tecnologica porta alla pervasività della condizione di connessione online o della propensione all’essere online networked --> essere connessi. Nella società contemporanea, l’essere connessi è una caratteristica pervasiva, always on. Anche Rainie e Wellman cominciano a studiare gli effetti della connective society (2012): - Networked individualism: “gli individui networked sono caratterizzati da forme di appartenenza parziale a molteplici network e fanno meno affidamento su forme di appartenenza permanente a gruppi stabili”. (“Networked” è il primo libro in cui si mette a tema la connective society). Parte da un’osservazione: cambiano le tipologie delle reti sociali a cui apparteniamo. Prima dell’avvento di questa forma di perenne connessione, le reti sociali importanti erano quelle che vengono definite gruppi stabili (famiglia, vicini, amici). Grazie alla possibilità di essere connessi con altre persone noi possiamo moltiplicare le reti sociali a cui apparteniamo, possiamo anche appartenere non in modo stabile a queste reti perché possiamo cambiare. La seconda osservazione che fanno è che queste reti di persone collegate nel tempo continuano ad esistere ma sono un elemento che diventa meno caratterizzante perché perdono la loro unicità. Diventano sempre più importanti le reti di legami deboli --> attività condivise sporadicamente, comunanza di consumo di prodotti ecc. La connessione digitale diventa sempre più importante perché ci consente di mantenere queste reti. Perché “networked individualism”? Da un lato, al centro di tutte queste reti c’è l’individuo attorno al quale ci sono le reti forti attive. Infine c’è una cerchia più ampia che rappresenta le reti più deboli. Abbiamo una società fondata su individui in grado di allacciare molteplici reti sociali, i gruppi non sono più i punti di riferimento. Recuperando gli studi di un sociologo degli anni 70 (granovetter), si arriva alla conclusione che all’interno della società connessa noi dedichiamo molto più tempo a coltivare le reti dei legami deboli che non le reti dei legami forti perché le reti dei legami deboli sono quelle che occupano il mio tempo. Ciò ha un ulteriore aspetto interessante: quello che diceva G. è che l’espansione delle reti e delle opportunità viene più dalle reti dei legami deboli che dalle reti dei legami forti (è più facile che io trovi lavoro da un conoscente o un amico piuttosto che dalla mia famiglia). Ciò crea una società in cui c’è maggiore dinamismo (Linkedin). Viene chiamata social network revolution: sempre più individui gestiscono i legami in modi più complessi e si accresce l’importanza delle reti di legami deboli che vengono attivate da interessi e passioni comuni. Internet aiuta in particolare a mantenere i contatti con i legami deboli: amici, parenti, vicini di casa e colleghi fi lavoro con le persone non sono particolarmente vicine. Nelle connective society ciascuno è inserito in strutture di relazioni che offrono opportunità, vincoli, alleanza. La società è costituita da un groviglio di individui di networked che operano in network specializzati, frammentati, permeabili e debolmente interconnessi. Castells mette a fuoco che questo tipo di socialità è molto orizzontale, non ci sono delle gerarchie, dominano le reti di pari. Mobile revolution --> la tecnologia diventa portatile (smartphone) e persuasiva. La possibilità di essere in relazione con le proprie reti sociali è costante nell’ambito della vita quotidiana. Internet revolution --> cambiamento della posizione degli utenti nella comunicazione. Le revolution alimentano la necessità e la voglia di produrre contenuti. Ho una tecnologia che mi offre la opportunità di produrre contenuti ovunque e sempre e dall’altro lato ho le piattaforme che mi richiedono di pubblicare contenuti, siamo chiamati a produrre contenuti. Le relazioni sono alimentata da nuovi tipi di contenuti prodotti e condivisi dagli utenti che hanno assunto maggiore potere comunicativo. 16 Mass self communication --> all’interno della rete si realizza una comunicazione che: o Potenzialmente è ancora di massa o Caratterizzata da dorme del contenuto nuove (post, meme) o Autogenerata (contenuti), autodiretta (emissione), autoselezionata (ricezione) o Molti a molti Nuovo senso della posizione nella comunicazione: o Da oggetto (destinatario) o A soggetto (emittente e destinatario) o In grado di raccontarsi, autorappresentarsi, essere esposti ai commenti. o Consapevolezza di avere un nuovo ruolo comunicativo nella società o Tematizzazione generalizzata del quotidiano - Non esiste ambito sociale che non sia comunicabile in modo istantaneo all’interno delle reti di comunicazione al punto che i vissuti quotidiani tendono a essere tematizzabili come fatti pubblici Sintesi: la cultura della connessione che si genera nella connective society è una cultura in cui le strutture dei social media sono entrate gradualmente al centro delle nostre routine e pratiche quotidiane. Web 2.0 --> insieme di piattaforme su cui caricare contenuti. Queste piattaforme funzionano meglio tanto più gli utenti le usano, hanno disperatamente bisogno di contenuti. Noi visitiamo certi siti perché abbiamo fiducia negli utenti (Wikipedia). Il motore che fa funzionare le piattaforme (oltre ai dati) sono i dati che lasciamo all’interno. (mappa: Tim O’Reilly) Elementi costitutivi ed effetti sociali delle piattaforme Da qualche anno si parla di un terzo sviluppo del web che rappresenta una frattura ancora più radicale del web: piattaformizzazione del mondo della rete e della società. L’ulteriore passaggio che si è compiuto è il nostro legame più forte con le piattaforme digitali. Il primo elemento costitutivo delle piattaforme sono i dati. Le piattaforme raccolgono automaticamente grandi quantità di dati relativi ai contenuti prodotti e circolanti e relativi ai comportamenti degli utenti. La raccolta di dati è consentita e modellata da hardware e software: - Dai device utilizzati per accedere che incorporano software e app che raccolgono i dati: il mio cellulare, pc, ipad in ogni caso raccoglie dati. - Dai click del mouse: sono delle impronte digitali che noi lasciamo quando navighiamo o quando interagiamo con lo schermo in termini di indirizzi, geo localizzazioni e interessi che esprimiamo. Nella maggior parte dei casi la raccolta dati nasce per finalità di marketing. Si sa che vengono registrate delle conversazioni a campione non per il contenuto ma per le parole chiave. Io posso chiedere di non essere tracciato ma in realtà un no definitivo per evitare di essere tracciati in rete è impossibile. Noi siamo costantemente geocalizzati: esempio, trova il mio Iphone, le mappe. - Dai social buttons e dai pixel. I social buttons sono quei bottoni che permettono di condividere sulle piattaforme social contenuti che si trovano altrove. I pixel sono dei frammenti di software che si agganciano alla nostra identità digitale o all’IP. (numero unico di identificazione che corrisponde al device con cui accediamo). Un tipo di pixel sono i cookies: quando li accettiamo, consentiamo alla raccolta dati che lasciamo (cookies di prime parti: il sito dove ho navigato attacca il cookie e mi segue e se li tiene). Esistono anche i cookies di seconde e terze parti. Sono di primo, secondo o terzo in base alle persone con cui vengono condivisi i dati. I cookie di secondi parti vengono condivisi con il 17 La datificazione del like --> noi vediamo la visualizzazione nel news feed dell’utente. Viene incluso nelle metriche dell’oggetto a cui si è messo like. Il like diventa parte di un insieme di like visibili ai social media manager, diventa parte quindi di Facebook insights. Il mio like diventa parte anche di un altro set di dati visibili solo a chi gestisce la piattaforma. I dati raccolti devono essere standardizzati per essere elaborati e così le azioni possibili: vota, commenta, rispondi, condividi, apprezza, aggiungi agli amici, segui. I dati raccolti poi circolano tra piattaforme diverse consentendo l’accesso ai dati e rielaborarli. Selezione I contenuti a cui accediamo sono frutto di un processo di selezione basato su utenti e algoritmi quindi i media sono finiti media algoritmici. L’algoritmo elabora gli input sulla base di logiche prefissate. La selezione di piattaforma non è prevedibile perché gli algoritmi agiscono in combinazione con le azioni degli utenti. La selezione algoritmica appare agli utenti come più trasparente, bottom up (operata dal basso). Il passaggio attraverso gli algoritmi non la rende trasparente perché questi sono come delle black box: ne conosciamo il funzionamento in ingresso e in uscita ma non le logiche interne. Ci sono diverse tipologie di selezione algoritmica: o personalizzazione: si basa sull’analisi predittiva a partire da azioni passate, restituisce delle offerte coerenti, si basa sull’affinità: - Prossimità con la propria rete sociale - Prossimità con le persone che segue - Prossimità alle pagine e ai gruppi o Reputazione e trend: le piattaforme selezionano e offrono agli utenti i contenuti che rappresentano dei trend tra gli utenti delle piattaforme. I temi che appaiono trending in alcuni momenti specifici vengono proposti con maggiore frequenza. La logica della popolarità è fondamentale perché ciò che ottiene più consenso diventa trending. La selezione algoritmica privilegia i contenuti con una “buona reputazione”. Sulla base di questa reputazione si propone di attribuire fiducia agli altri o ai prodotti/servizi. Agli utenti viene costantemente chiesto di recensire, costruire una reputazione agli altri utenti e dei contenuti/prodotti. o Moderazione: le piattaforme selezionano alcune tipologie di contenuti che non ritengono “adatte” e le rimuovono. I contenuti vengono selezionati sulla base dei criteri di accettabilità che ciascuna piattaforma ha definito. Questi criteri di accettabilità hanno un impatto sociale, ogni piattaforma ha i suoi. Meta ha definito i propri criteri di accettabilità basandosi su autenticità e sicurezza. Autenticità significa non mentire sulla propria identità e su quella di un’eventuale azienda/attività. Sicurezza significa che sono esclusi dalla piattaforma tutti i contenuti che intimidiscono le persone, limitano il diritto di parola, non fanno esprimere le opinioni. Il concetto di sicurezza non si limita soltanto all’esclusione di attività che limitano la libertà di espressione, ci sono altri filoni che mettono in moto i meccanismi di rimozione di contenuti e account: violenza, sicurezza e contenuto deplorevoli. Violenza e comportamenti criminali fanno riferimento o alla messa in atto di comportamenti criminali (frode, truffa, condividere contenuti soggetti a copyright) o istigazione alla violenza, la promozione di persone o organizzazioni pericolose e la pubblicizzazione di atti criminali, la rappresentazione di atti violenti. Il tema della sicurezza è legato a tre grandi aree: privacy (non si possono pubblicare immagini di minori, sfruttamento vietato, ci vuole il consenso), bullismo e autolesionismo vietato. La terza area 20 è quella dei contenuti deplorevoli: video di violenza sugli animali, abusi, violenze, immagini di nudo ecc. I contenuti da rimuovere sono identificati attraverso: tecnologie di rilevamento automatiche, moderatori umani che valutano attività e contenuti non conformi, collaborazione degli utenti chiamati a segnalare eventuali contenuti non conformi. Informazione nella platform society La domanda a cui prova a rispondere José Van Dijck è “qual è il ruolo delle piattaforme nell’evoluzione del sistema dell’informazione?”. Riprende una distinzione fatta da Nicholas Carr fra disaggregazione e riaggregazione. Negli anni ’90 quei contenuti pubblicitari che fino a quel momento venivano ospitati dalle testate giornalistiche, cominciano a spostarsi nel mondo digitale quindi emergono nuovi competitor. Gli investimenti pubblicitari delle aziende si spostano dalle testate giornalistiche al mondo digitale come ad esempio i motori di ricerca. Il più importante per gli annunci commerciali era Ebay, Google per la pubblicità. Quindi il primo meccanismo di disaggregazione è quello fra i contenuti giornalistici e la pubblicità. Le testate giornalistiche si ritrovano con meno fondi. Si disaggregano anche i contenuti formativi e l’audience. Attraverso i motori di ricerca gli utenti accedono direttamente ai singoli articoli aggirando completamente la pagina o il sommario. Carr dice “ogni singola storia diventa un prodotto separato che sta nudo sul mercato e che vive o muore sulla base dei propri meriti in termini di remunerazione”. Riaggregazione anni ’90: si tratta di una riaggregazione di notizie. Un motore di ricerca come Google non mi consente solo la ricerca di info, ma riaggrega anche le notizie all’interno degli aggregatori come Google news. Gli aggregatori di notizie raccolgono i contenuti di diverse fonti a differente statuto (blog, testate, podcast). Cosa succede negli anni 2000? Negli anni 2000 si verifica un’ulteriore disaggregazione nelle piattaforme che propongono forme di consumo “nativo delle news”. L’articolo viaggia da solo trasversalmente a tantissime altre piattaforme. Anche Facebook e Instagram hanno provato a proporre instant articles, articoli di testate giornalistiche pubblicate direttamente sulla piattaforma. Le organizzazioni giornalistiche consegnano i loro contenuti alle piattaforme dove possono essere consumati e connessi con le inserzioni. Sono caratterizzati da formati multimediali nativi: veloci e di qualità e nascondono la presenza dell’editore dietro la notizia uniformandola agli alti contenuti digitali. Questa forma di consumo nativo è stata caratterizzata dall’ideazione di un oggetto chiamato “instant articles”: sono l’apertura all’interno di Facebook di spazi dove le testate giornalistiche possono pubblicare degli articoli senza che le persone debbano cliccare su un link per leggerle. Sono articoli veloci e di qualità ma nascondono la presenza dell’editore dietro la notizia uniformandola agli altri contenuti digitali. Sono anche un programma di hosting che consente agli editori di estendere le campagne pubblicitarie o ti attivarne di specifiche. Riduce il controllo degli editori sul rapporto con l’audience. Sono vantaggiosi per le piattaforme perché mantengono gli utenti sulle stesse e permettono loro di controllare i dati. Facebook sviluppa un altro modello di relazione con gli editori e realizza Facebook news il cui valore aggiunto dovrebbe essere il fornire delle notizie basate su un processo di selezione algoritmica, sull’identificazione di preferenze e quindi personalizzata. Immagina ci sia anche una sezione “notizie del giorno” selezionate da un team di giornalisti. Gli editori guadagnano in base alle visite o alle pubblicità presente su Facebook news. Le piattaforme social consentono la circolazione a link di contenuti per reindirizzare la audience al sito web dell’autore. Nuovo ruolo editoriale delle piattaforme 21 L’emergenza sanitaria ha determinato un’evoluzione fondamentale nel modo con cui le piattaforme social hanno gestito il loro rapporto con la natura editoriale dei contenuti che pubblicano. SI tratta di un cambiamento che ha riguardato tutte le piattaforme a maggiore diffusione mondiale da cui sarà difficile tornare indietro. Un passo indietro Caso cambridge analytica --> giornalismo Il problema è la raccolta dati: Facebook è una piattaforma anche di comunicazione politica. L’uso dei dati ai fini elettorali non è inusuale, né illegale purchè i dati siano raccolti legalmente. I dati sarebbero stati raccolti senza la consapevolezza degli utenti (soprattutto quelli degli amici e amici di amici), senza che gli utenti si rendessero conto di quante informazioni stavano cedendo. Facebook sarebbe stata a conoscenza dell’utilizzo illegittimo dei suoi dati dei suoi utenti (tanto che nel 2016 ne aveva chiesto la cancellazione): Facebook non avrebbe informato gli utenti dell’uso illegittimo di dati di cui era a conoscenza. Come reagisce Facebook? MZ si assume la responsabilità e informa di aver già risolto il bug. Facebook mette a disposizione una pagina dove controllare se le proprie informazioni sono state condivise con CA. Mette a disposizione un pulsante per rivedere quali app accedono al profilo. Segnala direttamente agli utenti italiani coinvolti che i loro dati sono esatti usati da CA. Alla fine del 2019 inizia la pandemia: nei primi mesi del 2020 si inizia a parlare di infodemia. Circolano tantissime informazioni, talvolta non verificate quindi l’organizzazione mondiale della sanità afferma che vi è una certa difficoltà nel capire. Le piattaforme quindi cambiano posizione: solo nel primo mese dallo scoppio dell’epidemia in Cina su Twitter sono stati pubblicati oltre 15 milioni di tweet sul tema. Twitter si è accordato con il ministero per inserire un messaggio che rimanda alla pagina internet del ministero quando la ricerca verte sui temi legati al coronavirus. Twitter ha espresso intenzione di bloccare qualsiasi suggerimento automatico che potrebbe indirizzare verso contenuti ritenuti poco attendibili. A marzo 2020 twitter aggiunge un aggregatore di news in cui vengono raccolte le informazioni che vengono dalle fonti che twitter ritiene affidabili. Nel febbraio 2020, Facebook si è già mosso anche internamente per rivedere i contenuti sulla propria piattaforma grazie a una squadra di fact-checker. Un mese dopo si rende conto che il meccanismo è troppo lento e si allinea a quello che ha deciso di fare twitter: propone un’aggregazione di fonti affidabili e propone un link al ministero della salute. Si muove anche tik tok con un approccio diverso: tik tok immagina i suoi utenti come creators, non come persone che si informano, di fatto incoraggia i creator. Cos’è cambiato? Le piattaforme social si sono proposte come aggregatori di notizie sul covid 19 facendosi garanti di affidabilità. Attraverso la selezione di fonti che appartengono al mondo dell’informazione e di istituzioni nazionali. Da questo cambiamento non si potrà facilmente tornare indietro. Si tratta di un cambiamento strutturale. Il ruolo delle istituzioni All’interno di questo contesto la comunicazione delle istituzioni attraverso le piattaforme social è particolarmente valorizzata dagli algoritmi di visualizzazione dei contenuti. Per esempio, il ministero della salute, la croce rossa, ecc sono istituzioni che si sono mosse sui social. Tutte queste istituzioni hanno realizzato campagne di comunicazione su Facebook e Insta finalizzate a informare i cittadini. Campagne che hanno contribuito a costruire la narrazione. 22 clima che si vive nel mese di novembre del 2016 è un clima molto teso, la campagna elettorale che contrapponeva Trump ad Hillary Clinton è molto accesa. Lo stile di Trump è caratterizzato da continue accuse alla parte inversa di imbrogli e inganni. Trump diffonde la voce che tutte le manifestazioni anti Trump negli Stati Uniti siano organizzate dai democratici, dal Partito Democratico che vuole far credere che ci siano tante persone ostili alla sua candidatura. Erik Tucker, che ha un solo social network, Twitter, e 40 followers, mette online, il 9 Novembre 2016, un tweet in cui ipotizza che i manifestanti anti Trump che si erano raccolti ad Austin non fossero lì spontaneamente ma fossero stati portati con un pullman dai sostenitori del candidato democratico. Dopo alcuni giorni il suo tweet era stato condiviso 16.000 volte su Twitter e più di 350.000 volte su Facebook. Il problema era che il tweet si basata su una interpretazione errata dei fatti (caso di misinformation). Questo tweet diventa una notizia e un tema della campagna elettorale. Nel tweet usa degli hashtag: #fakeprotests #trump2016 #austin, questi hashtag fanno si che il tweet si diffonda oltre i suoi 40 amici, questo perché gli hashtag che lui ha usato agganciano un tema molto orientato (fake protest) che viene seguito da tutti quelli che cercano informazioni sulle false manifestazioni. L'affermazione si basa su una rapida ricerca su google e sulla mancanza di tempo per fare verifiche più approfondite. 10 Novembre = il tweet viene condiviso da un gruppo di supporter di Trump attraverso Reddit a sostegno della teoria che le manifestazioni anti-Trump sono sostenute dai democratici. Il suo tweet passa su un'altra piattaforma, Reddit, che è un social network in cui circolano news su vari argomenti, condivise tra gruppi di persone. Nel gruppo Donald di Reddit la notizia del tweet viene ripresa, viene qualificata come una breaking news, viene riletta come "they found the busses". Il Post di Reddit viene condiviso all'interno di un forum di conservatori Free Republic, quindi passa ancora su un'altra piattaforma, in cui viene riproposto con il testo originale del tweet ma il titolo di Reddit. Diventa così una micro notizia ricondizionata con i due aspetti. A questo punto Tuker nessuno sa più chi è, perché nel momento in cui la notizia è sul forum l'autore sparisce, non è più la parte importante. Al forum hanno accesso diversi personaggi pubblici politici conservatori che ci dividono il link attraverso le loro pagine Facebook ad esempio Robertson Family Values. Questi post vengono condivisi più di 5.000 volte, e più di 300.000 utenti di Facebook condividono a loro volta il link al forum. I personaggi politici americani con in mano questa breaking news la condividono sulle loro pagine Facebook, così facendo la notizia arriva in Facebook con l'endorsement di un politico, che da una certa importanza alla notizia. A questo punto su Facebook circola il link al forum e dei post di uomini politici che propongono la breaking news. Il tweet viene condiviso 5.000 volte e l'articolo pubblicato dal blog viene condiviso 44.000 volte su Facebook. Tre flussi A questo punto, il 10 Novembre, le cose si muovono anche al di fuori dei social. Questo è un percorso di circolazione incontrollata e con fonti diverse che ripropongono la notizia. Si sviluppano tre flussi comunicativi = 1. I sociali media: la diffusione dell'informazione cresce attraverso Facebook (Right Wing News) e blog (Gateway Pundit). 2. Il manager della compagnia di autobus inizia a ricevere mail e telefonate in cui le vengono chieste spiegazione: la manager della compagnia dei bus afferma che lei non li ha noleggiati per portare i manifestanti anti-Trump, ma perché c'è la convention di un'azienda di software ad Austin, ma è una convention interna quindi su Google non c'è scritto. Sono tutti i venditori della Tableau Software radunati per andare all'incontro. 3. Un reporter della Fox TV chiede un'intervista per un servizio televisivo allo stesso manager: la manager spiega la bene situazione soprattutto al giornalista di Fox, che però è un giornalista della 25 Fox TV locale di Austin, quindi l'intervista della smentita della notizia compare ma sul sito web della Fox locale. Mentre il tweet è uscito dal Texas e ha girato tutta l'America. Il tweet originale continua a diffondersi attraverso i social media. La comunicazione dei media (Fox) continua con interviste ai protagonisti (il manager della Tableau Software), diffuse attraverso emittenti locali o siti web di quotidiani locali. Tucker e alcuni siti di confutazione di bufale online pubblicano rettifiche. Tucker condivide attraverso Twitter un link al suo blog in cui descrive come si sono svolti realmente i fatti. Condivide anche il suo tweet originale con sovrapposta la parola: FALSO. Ma tutto questo processo non serve a niente. I flussi in cui si è inserito il tweet sono diversi da quelli delle smentite della Fox, delle televisioni locali e di Tucker. 11 Novembre = l'informazione che continua a essere diffusa attraverso le principali pagine dei conservatori è quella originale di Tucker. La foto ed i Tucker e il testo è stato aggiunto da un gruppo conservatore. Ci sono diverse declinazioni di questa unica e ipotetica notizia che la fa sembrare vera, la fonte originale non si conosce più e non è più importante. Tutti hanno riscritto sopra al tweet quindi ora le fonti sono diverse, sembra che ci siano 20 persone che hanno visto i pullman e che con parole diverse raccontano la notizia, quando in realtà li ha visti solo Tucker e ha diffuso una notizia falsa. Tucker cerca di rimediare ma il suo nuovo post riceve solo 25 like e 27 retweet. Dopo tre giorni Tucker cancella il tweet, ma ormai è in circolazione ed è impossibile far sparire la notizia. La diffusione del tweet originale alla fine raggiunge 16.000 retweet. La confutazione dell'informazione da parte del sito Snoper viene condivisa 5.800 volte. Snoper è il bufale.it americano che smentisce la notizia viene condiviso ma da persone diverse da quelle che hanno reso la notizia visibile. "Anytime you see me in the future going out there where I think there's going to be a big audience, I can assure you I'm going to try my best to be balanced with the facts and be very clear about what is opinion and what is not" Mr. Tucker said. Questa storia insegna 3 cose = 1. Flussi di condivisione: quando ci si muove sulle piattaforme social e si attivano i flussi di circolazione delle notizie è estremamente difficile arginarli, perché le smentite non riescono mai ad avere la stessa circolazione della notizia. I flussi non sono replicabili. Questa è una delle ragioni per cui è facile diffondere notizie e difficile smentirle. Per questo si parla di misinformation. 2. Omofilia delle reti: reti di persone che la pensano allo stesso modo, il rinforzo arriva dal fatto che ci sono gruppi omogenei che sostengono la notizia. 3. Logiche di credibilità: man mano la notizia diventa sempre più vera e credibile. Flussi di comunicazione a cascata Il tweet di Tucker si è diffuso attraverso 350.000 condivisioni. Uno dei tre motivi che genera i fenomeni di misinformation è quello del flusso di comunicazione definito a cascata, che crea tante fonti diverse e si perde l'importanza dell'autore. I flussi arrivano da fonti a volte collegate, interdipendenti, e a volte no: - i membri del gruppo Reddit, che sono anche membri del forum FreeRepublic e hanno una pagina personale su Facebook. - Dalle attività di social sharing da parte di utenti le cui bacheche sono state raggiunte da Post o tweet condivisi da profili e pagine differenti oppure da amici. Gli utenti comuni della piattaforma che condividono la notizia la elaborano, la commentano in modo diverso, aggiungendo pensieri e dettagli facendola sembrare una cosa diversa. Si sovrappongono stratificazioni di credibilità: fonte istituzionale, l'amico, la community, eccetera. I fenomeni di cascata all'interno delle reti sociali si attivano quando la condivisione avviene a partire dall'osservazione delle attività degli amici connessi di cui vengono ulteriormente distribuiti i 26 contenuti (Kumpel 2015). Il fatto che siano coinvolti gli amici aggiunge livelli di credibilità e rende la notizia ancora più vera. A questi fenomeni si assiste ogni giorno e così si arriva alla misinformation, perché spesso siamo esposti ad informazioni che non sono prettamente corrette. Omofilia delle reti Il secondo meccanismo che potenzia l'effetto di misinformation è l'omofilia delle reti. Cosa si intende con questo concetto? Anche all'interno delle piattaforme social si tende ad aggregarci, seguire persone che ci assomigliano. Si definisce omofilia delle reti sociali l'attrazione tra soggetti dovuta alla presenza di tratti comuni e la tendenza di questi ad associarsi e a stabilire legami con altri simili. Questo fenomeno è sociale prima ancora di essere legato alle piattaforme social, ognuno di noi tende a creare reti di appartenenza con persone che hanno alcuni tratti in comune con noi. L'omofilia delle reti sociali esiste anche nei social media dove: spesso contribuisce a strutturare le reti sociali di relazioni degli individui e influisce sul loro comportamento comunicativo. Nei social sono le persone che seguiamo su Instagram, gli amici di Facebook eccetera. Questa costruzione di reti basate sull'omofilia influisce sui comportamenti comunicativi e soprattutto su come noi attribuiamo fiducia o non nelle cose che circolano all'interno della rete. Quello che è stato studiato sui social è che l'omofilia ha ricadute sui comportamenti sociali delle persone. La prima cosa che è stata osservata è che all'interno delle piattaforme social quello che funziona di più non è tanto l'omofilia di status (basata su caratteri come l'età, la religione, l'etnia) ma è l'omofilia di valori (basata su valori, attitudini, credenze). All'interno delle piattaforme social prevale la sintonia di valori come forma di omofilia. Quali sono gli effetti dell'omofilia delle reti nei social media? 1. Percezione di somiglianza incrementale: più percepisco alcuni soggetti come simili, più interagisco con loro (like, share, mention), più interagisco con loro e più mi è evidente la loro somiglianza. La percezione di omofilia incrementa la quantità di relazioni comunicative che si instaurano tra due o più soggetti e questa densità di relazioni incrementa anche la percezione di essere simili (Barnett e Benefield 2017). 2. Sviluppo di sistemi di significati condivisi: il circuito chiuso di relazioni tra soggetti che si percepiscono come simili genera sistemi simili di interpretazione dei fatti e degli eventi. I flussi di interazione con le persone simili fanno si che i gruppi di persone simili generino sistemi simili di interpretazione dei fatti. "In un mondo connesso...quello che fluisce attraverso le reti, fluisce attraverso confini tra similarità. La capacità di connetterci con altri simili a noi consente di far circolare i contenuti attraverso spazi e tempi in un modo radicalmente nuovo, ma c'è anche l'altro lato della medaglia [...] In un mondo di media connessi, è facile non avere accesso a punti di vista di persone che la pensano in modo diverso da noi" (Danah Boyd 2009). 3. Incremento di credibilità: i contenuti condivisi da un contatto social, che condivide le proprie posizioni culturali o narrazioni degli eventi, acquisiscono un surplus di credibilità. I contenuti diffusi all'interno di reti omofile, acquistano particolare valore proprio in relazione al fatto che vengano ricevuti in modo selettivo in quanto corrispondono a interessi, temi e valori propri di una specifica rete sociale (Baresh 2011). Nel caso di Austin I soggetti che attivano le cascate di ricondivisioni appartengono spesso a reti omogenee: - Il gruppo di supporter di Trump su Reddit; - il forum repubblicano FreeRepublic; - I fan delle pagine dei politici su Facebook; - Il gruppo RightWingNews sempre su Facebook e il blog repubblicano. La notizia circola così tanto e con un valore di credibilità cosi alto perché si muove dentro reti omofile, dentro reti di persone che la pensano allo stesso modo. La maggior parte delle condivisioni avviene all'interno di reti omofile ed è molto veloce. Il tweet di partenza viene rapidamente incluso in flussi di comunicazione che coinvolgono individui impegnati politicamente 27 Life Sciences”. Quindi le istituzioni pubbliche diventano imprese economiche complementari rispetto a cui le piattaforme fanno da connettori con i clienti finali. 23andMe--> raccolta di dati per analizzare il DNA. Viene fatta promozione (video nella slide). Ciò che viene utilizzato per promuovere il kit è il fatto che se si acquista quel kit, si ha un feedback immediato e inoltre si aiutano i ricercatori. L’altro aspetto da considerare è che le piattaforme diventano uno strumento di networking fra le persone che condividono ad esempio una patologia quindi si può dire che le big five connettono i pazienti mettendo a disposizione le loro risorse. Si forma una sorta di datificazione Jose VD ci dice che siamo davanti ad un processo di datificazione delle malattie personali dei pazienti che prende forma sia come informazione strutturata (grafici) ma anche come rappresentazione narrativa (la narrazione soggettiva della malattia). Questo ha un impatto molto forte che influenza anche come noi percepiamo la nostra fisicità. Uno degli effetti che ci racconta JVD è che tutto questo processo di datificazione promuove una medicina basata sulle evidenze chiamata “patient-driven” dove i pazienti costituiscono dei panel di validazione di terapie e ipotesi scientifiche. Ci parla anche di questa citizen science, un sapere scientifico legato soprattutto alla medicina in cui i pazienti sono co-modellatori della ricerca medica. I limiti di questo modo di procedere: - chi fa parte di questi network si auto seleziona quindi non sempre questi monitoraggi consentono di avere una certa rappresentatività. - auto somministrazione del farmaco - auto registrazione dell’evidente. Sono tutti dati auto raccolti quindi non sempre sono affidabili C’è anche il problema della privacy ad esempio in America la sanità è gestita dalle assicurazioni. C’è anche un problema legato ad una sorta di promozione di una forma di filantropia dei dati. Siamo davanti ad una pressione alla raccolta automatizzata di dati individuali, una pressione che viene dalle piattaforme perché la raccolta di dati non tanto rende economicamente nell’immediato ma perché posiziona le big 5 all’interno dell’ecosistema di istituzioni in una posiziona privilegiata ossia poter interagire mettendo a disposizione dei dati. Gli operatori delle big 5 forniscono hardware, spazi di archiviazione, software ecc. I dati possono essere connessi ad altre parti del database di cui sono in possesso. Europa e privacy --> è stato fondato un open Cloud chiamato “European Open Science Cloud” il cui obiettivo è sostenere lo sviluppo di un ecosistema di infrastrutture basato su principi che rispondono all’acronimo FAIR (findable, accessible, interoperable, reusable). L’obiettivo è evitare che li possa raccogliere qualcuno che li tiene per sé o li vende a pagamento Il metaverso Il termine metaverso è stato messo in circolazione da Mark Zuckerberg in quanto l’azienda Facebook da circa un anno si chiama “Meta”. Nel momento in cui Z lancia questa parola chiave, ha abbinato il termine al concetto di realtà virtuale. Nella narrazione che Z propone, il metaverso è uno spazio tridimensionale all’interno del computer in cui io posso agire come se fossi nello spazio reale. Da un lato rimanda al gaming ma per come Z lo racconta, le radici dell’immaginario sono legate al sogno di sviluppo dei sistemi di realtà virtuale. Perché fa questa operazione di rebranding? Intanto perché dal caso di Cambridge analitica, Facebook inizia ad essere associato a delle questioni complicate e negative quindi si è verificato un calo di azioni. Seconda ragione: ormai Facebook come piattaforma che ha raggiunto una percentuale di utenti talmente alta che cresce sempre meno quindi le azioni avevano sempre meno valore. Ha voluto staccare l’azienda dal social Facebook: ha provato a lanciare come ulteriore terreno di sviluppo questa dimensione 30 della virtualità. Nasce meta che comprende Facebook, Messenger, Whatsapp, Instagram e Oculus (azienda che produce visori per l’immersione nello spazio tridimensionale). Afferma «il metaverso è un insieme di spazi virtuali da creare ed esplorare con altre persone che non si trovano nel tuo spazio fisico» Meta ha fatto una partnership con Horizon Workrooms è un’azienda che produce gli ambienti 3D. Il termine viene da un romanzo di fantascienza del 1992, snow crash. Dalla fine degli anni ’80 esistono quei visori di cui parla Z: vi erano dei guanti connessi ad un computer e una visiera (dataglove). Negli anni ’90 il mondo del gaming si impadronisce di quelle tecnologie: oltre al visore e al joystick vi era una sorta di pedana che registrava e ricostruiva il movimento della persona. L’azienda che in quel periodo produceva i visori si chiamava VPL. L’industria del gaming, alla fine degli anni ’90, ha realizzato che esistevano delle forme un po’ meno invasive, si parla di Enhanced Reality: mi muovo in uno spazio tridimensionale ma non sono costretto a coinvolgere tutti i sensi. All’inizio degli anni 2000 nasce second life, il primo ambiente virtuale multiutente che ha un grandissimo successo (nel 2007 raggiunge 11 milioni di utenti). Le persone lo utilizzavano per incontrare altre persone, andare a concerti, meeting ecc. Si potevano anche comprare vestiti per gli avatar con una moneta: è stato il primo ambiente virtuale in cui si è potuto pagare con una moneta. Si compravano con dei soldi veri, dei soldi da poter utilizzare solo su second life (linden dollars). Molte istituzioni anche formative avevano aperto degli spazi su second life. Nel 2010 circa ritorna una proposta di realtà immersiva. Ritornano i visori ma senza cavi, sono wireless. Della realtà virtuale hanno l’immersività, dell’enhanced reality hanno il fatto che non siano proprio degli spazi virtuali completi, cambiano semplicemente la nostra percezione. Il passo successivo è chiamato enhanced everydaylife NFT Sono degli oggetti su cui stanno lavorando le imprese, hanno la forma di un’immagine digitale di cui noi possiamo acquistare la proprietà. Alcune persone hanno pensato di produrre degli NFT di opere d’arte. Alcune aziende del mondo della moda stanno investendo in questa tecnologia. Dolce Gabbana ad esempio ha creato dei gioielli virtuali che esistono soltanto in forma digitale e posso possederli in forma di immagine o posso ingioiellare qualche avatar. L’idea è di creare un mondo di collezionisti di questi oggetti e di rivenderli. Dolce e gabbana hanno creato anche delle box che le persone comprano e che consentono di partecipare a degli eventi esclusivi. Questo tipo di oggetti è utilizzato molto anche nel mondo dello sport, si chiamano fan tocken e vengono venduti ai tifosi più appassionati potendo così accedere ad eventi esclusivi. Li hanno introdotti recentemente nel mondo della musica: mi permette di assistere alle prove dello spettacolo, accedere a contenuti esclusivi (talent tocken). Sono anche degli strumenti utilizzati dalle aziende per fidelizzare i fan. Una tecnologia importante su cui si basano gli NFT è la Blockchain che permette di associare ad un oggetto digitale un codice su cui vengono registrati i passaggi che questo oggetto digitale fa. È un meccanismo su cui si basano più fenomeni contemporanei come le criptovalute. È un meccanismo di sicurezza perché ogni passaggio viene registrato da una rete di persone. SI usa per gli Nft, per le criptovalute, funziona anche per la sicurezza alimentare. Media e culture algoritmiche È uno dei temi cruciali che ha caratterizzato molti dibattiti negli ultimi anni. Già nel 2015 Ted Striphas ha messo in luce come il ruolo degli algoritmi nelle piattaforme si traduca in un importante impatto culturale tanto da introdurre il concetto di cultura algoritmica. Una cultura in cui gli algoritmi: - intervengono in modo significativo a ridurre l’entropia in un contesto di overload cognitivo 31 - contribuiscono a un processo essenziale della cultura: quello di definire la visibilità e il valore di prodotti culturali (Striphas e Seaver) - contribuiscono a riassemblare il sociale, specialmente attraverso social media, sulla base delle affinità e connessioni individuate dagli algoritmi Gli algoritmi hanno dunque un potere sociale legato: - alla loro capacità di incidere sui processi sociali; Beer - Al modellamento di visibilità e attenzione nei social media; Bucher. I social tendono a privilegiare la popolarità, i media tendono a proporci le cose più popolari. - Ai processi di costruzione di significato che vengono suggeriti dalle selezioni algoritmiche; Hayles e Introna - Alla capacità di individuare, catalogare e ordinare il mondo e le persone; Cheney-Lippold Tania Bucher fa spesso riferimento ai media digitali contemporanei come a media algoritmici. I media algoritmici sono definiti tecnologie mediali che si basano fondamentalmente su algoritmi per ordinare, filtrare, gerarchizzare e curare i contenuti. Le piattaforme social ad esempio sono media algoritmici. L’elemento che distingue i media algoritmici dagli altri media è il processo di selezione e attribuzione di valore basato su sistemi ricorsivi di suggerimento basati sulle tracce digitali degli utenti e su meccanismi di raccomandazione selettiva. Sono meccanismi non totalmente automatizzati o basati esclusivamente su logiche di programmazione software, ma sono piuttosto il risultato della composizione di azioni degli utenti e azioni delle piattaforme, che si determinano a vicenda. Possiamo dire che l’attuale panorama mediale è caratterizzato da una forte presenza di media algoritmici il cui funzionamento influisce sui processi di circolazione dei prodotti culturali introducendo nuove dinamiche di gatekeeping frutto dell’azione reciproca di utenti e logiche di programmazione. La pervasività dei media algoritmici ha effetti culturali nella diffusione di una cultura caratterizzata da logiche predilettive finalizzate al consolidamento dei gusti e alla reiterazione dell’offerta. Gli algoritmi come artefatti culturali --> gli algoritmi sono stati definiti degli artefatti culturali da Schellewald, prodotti e produttori di significati sociali. - Sono modellati sulla base di visioni del mondo sociale e di obiettivi da raggiungere. Sono prodotti all’interno di un contesto sociale e ne sono parte integrante (Beer) - Sono parte di una complessa rete di azioni e reazioni che coinvolgono tecnologie, gestori delle piattaforme e utenti. Si è studiato che l’interazione fra gli utenti delle piattaforme e gli algoritmi su cui si basa il loro funzionamento è spesso consapevole. Gli utenti agiscono all’interno delle piattaforme consapevoli di poter orientare grazie a determinati comportamenti le tipologie di contenuti che occupano il proprio feed --> Like, passaggi veloci, attenzione prolungata. Le pratiche che gli individui svolgono per interagire con gli algoritmi sono orientate da quello che Schellewald definisce immaginario algoritmico ovvero il processo di immaginazione sociale di cosa sono e come funzionano gli algoritmi. (Questo processo di immaginazione è sociale). L’immaginario algoritmico circola sotto forma di storie ovvero discorsi informali e bottom up che vengono prodotti quando gli utenti comuni condividono le esperienze vissute con gli algoritmi sia in forma diretta che in forma mediata. Narrazione algoritmica --> le narrazioni contemporanee ospitate dai media algoritmici sono prodotte all’inserzione fra: - Azioni degli utenti (like, commenti, post) - Elaborazione algoritmica delle tracce lasciate a partire da queste azioni che si traduce in una restituzione di contenuti predittivamente ritenuti interessanti - Intervento strategico degli utenti finalizzato a perfezionare questa restituzione di contenuti a far agire l’algoritmo secondo le proprie preferenze e i loro cambiamenti nel tempo. 32