Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il Duello di Enea e Turno - Eneide, Appunti di Italiano

Storia AnticaMito e mitologiaLiteratura latina

Il duello finale tra enea e turno, che segna la fondazione di roma. La scena è caratterizzata dal senso di ineluttabilità e dalla determinazione di entrambi i personaggi. La guerra tra latini e troiani si riaccende, e giunone, ancora infuriata, incita giuturna a rinviare il duello. La battaglia è descritta in dettaglio, con la partecipazione di giuturna e la morte di turno, che è necessaria per il destino. Tratto dal libro xii dell'eneide di virgilio.

Cosa imparerai

  • Come Giunone riesce a infiammare i Rutuli e a farli infrangere i patti?
  • Come Enea riesce a guarire e a riprendere a combattere dopo essere stato ferito?
  • Perché Turno decide di combattere da solo contro Enea?

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 22/12/2021

sara-chirico-5
sara-chirico-5 🇮🇹

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il Duello di Enea e Turno - Eneide e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Enea e Turno (testo in versi da Libro XII, x 887-952, trad. t. di L Canali, Mondadori) Come l’Iliade, anche l'Eneide si conclude con un duello, in cui l’eroe protagonista, Enea, uccide il suo principale nemico, Turno. La sua morte è decisa dal destino, ed è necessaria perché si compia la fondazione di Roma. Per questo l'episodio è caratterizzato da un senso di ineluttabilità. La guerra riprende I Latini in fuga si riversano verso la città di Laurento e si chiudono tra le mura. Gli eserciti si fronteggiano ostili, sulla pianura davanti alla città. Nelle sale del palazzo regale, Turno si rivolge allora al re Latino, dicen- do: «Sire, ormai i Troiani hanno la meglio, e fin troppi uomini sono caduti in questa guerra. Combatterò io solo in duello con Enca, e chi vincerà avrà il regno e Lavinia in sposa». Troiani e Latini stipulano i patti, mentre si prepara il campo per lo scontro. Ma Giunone, che ancora non si è rassegnata alla vittoria troiana, si reca da la , e la esorta a rinviare il duello istigando gli animi dei Rutuli a infrangere i patti e a scatena- re di nuovo la guerra. La ninfa, assunto l’aspetto del guerriero Cametrte, si aggira tra i Rutuli e così infiamma i loro animi: «Compagni, vergognatevi! Tumo soltan- to combatterà con onore, mentre noi da vigliacchi diventeremo suddi- ti di un signore straniero? Combattiamo fino alla fine!». Pian piano convince gli animi, e i Rutuli imbracciano le armi. Ed ecco che un giavellotto nemico colpisce Enea, ferendolo a una gamba. Si leva un grande clamore. La guerra divampa di nuovo, men- tre Tumo e i suoi fanno strage di nemici. Anche Enea riprende a combattere, dopo essere stato guarito dalla madre Venere e, ispirato da lci, attacca la città di Laurento. Mentre il panico si diffonde nella città assediata, la regina Amata, consapevole di essere stata la causa prima della guerra, disperata si uccide. Tutto è deciso Allora i Latini si sentono perduti. Anche Turno, ormai capisce che la sua sorte è segnata, c così parla a Giuturna: «Basta, sorella. I campi sono intrisi di sangue latino; questa guerra ci è costata fin troppi morti. Morire con onore non è una sciagura: affronterò Enea tanto sull’Olimpo Giove parlava a Giunone, dicendo: «Moglie Ipia, desisti infine dal tuo terribile odio. Il fato vuole che Enea ondi una stirpe destinata a regnare sul mondo. Il momento è arri- vato: lascia che il destino faccia il suo corso». E Giunone infine adcetta, piegandosi al fato. Il|duello tra Turno ed Enca intanto è ripreso, e invano Giuturna, ghidando il carro del fratello, più volte lo sottrae al combattimen- $, cercando invano di ritardare la sua morte. Ma infine anch’essa comprende che ogni sforzo è ormai vano e si ritira piangente dal campo. Turno ormai è solo con il suo destino di morte. Il poema di Roma Fneide ww. 886-890 Nel combattimento, Enea è più “pio”, ma si mostra qui come uno spietato guerriero, che non esita a deridere Turno e a minacciarlo, esortandolo a mostrare il suo coraggio. w. 894-895 Alle parole sarcastiche di Enea Turno risponde con la consapevolezza che la sua morte imminente non è opera di Enea, ma del volere degli dei e del destino. w. 915-918 Turno ha ormai perso tutta la sua forza e anche la sua identità: completamente solo, cerca con lo sguardo una via di scampo che, però, non esiste. 910 915 920 930 Il duello tra Enea e Turno Enea di contro incalza' e vibra la lancia, enorme, simile a un tronco, e parla con animo feroce: «Ora cos’è questo indugio? Perché ti attardi, o Turno? Non con la corsa, con l’armi crudeli si deve combattere da presso, Trasfòrmati in tutti gli aspetti, raduna quanto vali con l’animo e con l’astuzia*; desidera di volare sulle alte stelle, e di racchiuderti nel cavo della terra*...»). Quello, scuotendo il capo: «Non le tue superbe parole m’at- terriscono, o arrogante; gli dei mi atterriscono e Giove nemico». E senza dire null’altro, rivolge lo sguardo a un grande macigno, [...] l'eroe, afferratolo con mano ansiosa, cercò di scagliarlo sul nemico, ergendosi in alto e preso di corsa l’abbrivio!. Ma non si riconobbe nel correre, nel muoversi, nell’alzare la mano e nel librare‘ il possente macigno; le ginocchia vacillano, si rapprende gelido’ il sangue. Allora la pietra, lanciata dal guerriero nel vuoto, non percorse tutto lo spazio, né portò a termine il colpo*. E come in sogno, di notte, quando una languida quiete grava sugli occhi, ci sembra di voler inutilmente intraprendere avide corse, e durante il tentativo cadiamo sfiniti; la lingua impotente, le forze consuete del corpo svaniscono, e non escono voce o parole: così a Turno, con qualunque sforzo tenti la via, l’orribile dea? nega il successo. Allora volge nel cuore sentimenti diversi: guarda i Rutuli e la città, e indugia nel timore, e trema all’arrivo del colpo; non sa dove scampare, come assalire il nemico e non vede in nessun luogo il carro e la sorella auriga'°. Mentre esitava, Enca brandisce l’asta fatale, calcolando la sorte!! con gli occhi, e la vibra da lontano [...] Il grande Turno cadde in terra, colpito, con le ginocchia piegate. Balzano con un grido i Rutuli, e tutto rimbomba il monte d’intorno, e ampiamente i profondi boschi riecheggiano. Egli da terra, supplice, protendendo lo sguardo e la destra implorante: «L'ho meritato» disse «e non me ne dolgo'; profitta della tua fortuna"; tuttavia, se il pensiero d’un padre infelice ti tocchi, prego — anche tu avesti un padre, Il poema di Roma Fneide 1 incalza: insegue Turno. 2 da presso: da vicino. 3 quanto vali... l’astuzia: tutto il tuo coraggio. 4 desidera... della terra: Enea ironicamente invita Turno a sfuggire come un uccello, 0 a farsi piccolo da nascondersi sottoterra. 5 l’abbrivio: lo slancio. 6 librare: levare in alto. 7 si rapprende gelido: si agghiaccia. 8 non percorse... colpo: la pietra non colpisce Enea. 9 l’orribile dea: la Furia, mandata da Giove a Tumo in forma di gufo per preannunciargli la morte. 10 la sorella auriga: Giuturna, la ninfa immortale che aveva sostituito il cocchiere di Turno. 11 calcolando la sorte: prendendo la mira. 12 non me ne dolgo: non mi pento delle mie azioni. 13 profitta... fortuna: esercita i tuoi diritti di vincitore.