Scarica Appunti di linguistica generale 1 anno con Prof.ssa Gatti e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! LINGUISTICA PRIMO ANNO → capitolo 1 linguaggio umano= fattori costitutivi della comunicazione verbale. oggetti comunicativi/eventi comunicativi costruiti dai parlanti per poter creare interazione comunicative eventi comunicativi = come supporto utilizzano le lingue + accompagnate da gestualità (oggetto di disciplina della cinesica) suoni= portatori di significato linguistica= momento in cui il parlante prende coscienza della comunicazione verbale, cresce l'autocoscienza in quanto parlante prende in esame la comunicazione facendone emergere i principi organizzativi, le dinamiche costitutive. comunicazione verbale= strumento per creare joint actions (azioni che si congiungono, l'interazione comunicativa) Quindi • “Linguistica” = le lingua, il sapere non saputo (noi comunichiamo normalmente ma dietro questo fenomeno misterioso ci sono processi/dinamiche nascoste), un “osservatorio sulla realtà” che la categorizza e descrive (ogni lingua con diversa focalizzazione). ⚠ Linguaggio ≠ lingua Linguaggio umano = facultas che hanno i parlanti di produrre eventi comunicativi, sfruttando per lo più lo strumento verbale (in particolare i parlanti si appoggiano alla semiosi verbale) ➔ gli eventi fisici sono portatori di eventi non fisici, messaggi e sensi, gli aspetti para-verbali integrano quelli verbali • “Generale” = tutte le lingue sono accomunate da dinamiche universali Nel soggetto agente nasce un desiderio che fa scattare un' immagine = questa immagine diventa il suo scopo e, per realizzarlo, l'agente deve attivare una "catena di realizzazione" ("theory of action"). Se non è in grado di soddisfarlo da solo= entra nell "interaction field" (luogo di interazione) siccome per potere raggiungere il suo scopo deve intrecciare la sua azione a quella dell'interagente (tramite l'atto comunicativo della "mediazione linguistica") 1.1 Comunicazione verbale. = ambito della realtà che interpella numerose discipline siccome coinvolge dimensioni diversificate* (è per questo che è complessa) due aspetti di cui si ha esperienza immediata (anche nel quotidiano) → pervasività: reperibilità (internet è privo di limiti spaziali = comunicazione sempre più capillare, capace di raggiungere facilmente nelle nostre case) → complessità: emerge * nelle diverse dimensioni che coinvolge -dimensioni linguistico-semiotiche: significati veicolati da attraverso sistemi semiotici (segni non verbali, ex:immagini, arti figurative) = è oggetto della semiotica -dimensioni psicologiche, socio-culturali e antropologiche: siccome la comunicazione verbale è attuata da parlanti (dotati di una dimensione psicologica, inseriti in una società e in un contesto antropologico, influenzato anche dal pdv culturale). -dimensioni tecnologiche: comunicazione utilizza supporti tecnologici Tutte queste dimensioni che intervengono nella comunicazione sono come prospettive/focalizzazione diverse con cui possiamo guardare al fenomeno comunicativo stesso. Pertanto, a ciascuna di queste dimensioni coinvolte, corrispondono discipline diverse che rispondono a domande diverse. Scienze linguistiche semantiche , Scienze umane (antropologia, sociologia), Scienze tecnologiche (informatica). La linguistica si colloca nel primo gruppo. 1.2 Intento della disciplina = formare dei comunicazionisti, non dei comunicatori - comunicazionista = professionista che conosce le dinamiche costitutive della comunicazione (i meccanismi nascosti), in grado di intervenire quando la comunicazione va in crisi a favore della buona salute della comunicazione, - comunicatore = colui che utilizza la sua lingua storica-naturale nella costruzione di eventi comunicativi 1.3 Comunicazione in crisi ragioni: -di natura testuale: -di natura semantica: destituzione dei fondamenti della sensatezza (violare leggi della sensatezza del contenuto del messaggio, che dovrebbe parlare della realtà per essere sensato) I nostri messaggi devono veicolare un contenuto pertinente (pertinente= suscita interesse nel destinatario) Qui dobbiamo fare una distinzione: notizia VS informazione info= dato grezzo che aggiorna un database/archivio notizia= informazione che crea involvement, che è pertinente per il nostro interlocutore 1) Lo scambio comunicativo (cap 1) 🔊Comunicazione= nozione sovraddefinita, ovvero dotata di molte definizioni, se passate in rassegna possono essere ricondotte a due grandi gruppi: -comunicazione=somma degli eventi comunicativi -(definizione più deduttiva) comunicazione= ricerca della grammatica + dell’insieme di processi che permettono di produrre gli eventi comunicativi Noi lavoriamo con un altro approccio, ricostruendo l’etimologia del termine: communicatio (=mettere in comune) In latino comunicare era utilizzato per indicare la messa in comune anche di oggetti (ex: comunicare la casa= condividere la casa), ora noi lo utilizziamo per condividere non degli oggetti, ma dei messaggi (con dei contenuti). com-munico → com = cum (con=nesso, relazione) = la comunicazione è un processo, una dinamica che crea relazione/nesso tra due soggettività coinvolte ● non è possibile comunicazione se non c’è diversità (due soggetti diversi, un “io” e un destinatario) ● perché ci sia comunicazione ci deve essere un minimo di elementi condivisi (common ground) tra i due interlocutori → municazione = munus (dono + compito= ciò che è dono, che è amato, apre anche dei compiti) = grazie alla comunicazione attuiamo un processo di messa in comune di entità che sono munus (doni che aprono delle responsabilità). Infatti questo scambio apre diverse responsabilità: -se qualcuno comunica un segreto= commitment (mantenerlo) -se qualcuno comunica gioia/dolore= commitment (empatia) responsabilità= responsare (verbo intensivo che indica l’atteggiamento dell’uomo che risponde a momenti in cui la realtà ti interpella). 👁Rapporto tra comunicazione e il commercio (marketing) Nella teologia latina Mercurio= dio della comunicazione, mediatore tra rapporto dei-uomini (currio=corre tra gli dei e gli uomini) dio del commercio (merc= merce, mercato) I greci invece lo chiamarono Hermes= dio della comunicazione (hermeneia=ermeneutica= processo dell’interpretazione, del cercare un’espressione per un sentimento e viceversa) Nel momento in cui un atto comunicativo viene pronunciato non può essere cancellato, indipendentemente dalla risposta dell’interlocutore. Un atto comunicativo produce degli effetti anche se l’interlocutore non risponde. ✏Comunicazione, comunità, cultura Comunicazione = permette la convivenza umana all’interno della comunità linguistica • per Saussure (Corso di linguistica generale) = massa di coloro che parlano la stessa lingua • per Hymes è la speech community = interazione tra parlanti di lingue diverse MA senza tener conto dell’inferenza • studi recenti = insieme di coloro che comunicano, utilizzando una o più lingue storico-naturali Cultura = secondo la Scuola di Tartu (tradizione cultorogica russa) • Informazione che passa di generazione in generazione • Sistemi segnici con i quali la comunità si esprime • Insieme di conoscenze, credenze, valori che indicano l’appartenenza alla comunità in questione Lo scambio di beni è maggiore tanto è maggiore la diversità tra coloro che interagiscono Interpretazione = necessaria per una comunicazione efficace in un dato contesto culturale 1. Decodificare,ricostruire il significato veicolato da untesto 2. Costruire per un determinato senso un messaggio,un testo che lo veicoli → La comunicazione è uno scambio tra sensi espressi in testi e testi per cui si recupera un senso, MA rischio di maggiore insuccesso comunicativo perché diminuisce il common ground = sfondo condiviso tra coloro che partecipano nello scambio comunicativo. La comunicazione è efficace se caratterizzata da aspetti apparentemente contrastanti (common ground / diversità culturale) 2. induzione = dal particolare si risale all’universale → se siamo in ambito logico/dimostrativo allora avviene il processo della generalizzazione ex: procedimento scienze naturali per definire le diverse specie (gatto1 ha la coda, gatto2 ha la coda, gatto3 ha la coda…= tutti i gatti hanno la coda) → se siamo in ambito argomentativo produciamo un exemplum (=struttura capace di persuadere rispetto al futuro, a qualcosa che potrà avvenire) ex: un certo evento (se già capitato in quel luogo) può ricapitare sempre lì, in quanto è già successo 3) Discorsi Politici 3.1 scopo • negoziazione = trattativa su base argomentativa che scatta quando si hanno due confliggenti • mediazione = caso particolare di negoziazione quando interviene un terzo tra i due confliggenti con il compito di far vedere loro che è possibile un guadagno da entrambe le parti (win-win) Il mediatore deve essere superpartes. 3.2 stratificazione del mittente e del destinatario =ovvero andare a definire meglio i ruoli che permettono di capire l’andamento del discorso 4) Entimemi in ambito di marketing (pubblicitario) tesi e argomento che devono essere coesi • nesso logico, connettivo (ma non per forza esplicito, non per forza connettore [=particella “fisica”del discorso]) • hooking point= punto di aggancio (dell'argomento della tesi), è un aspetto della tesi che l'argomento prende in causa 1) ex: Questo burro è genuino. è fatto con il latte fresco delle Alpi. Tesi (formulata come enunciato assertivo=affermativo). Argomento latte = la materia = hooking point ● premessa minore= la causa materiale di questo burro è il latte fresco delle Alpi ● endoxon (=premessa maggiore fondata sul common ground)= il latte delle alpi è di alta qualità ● conclusione = la qualità positiva della causa materiale comporta la qualità del prodotto finale (burro). → la conclusione coincide con la tesi di partenza 2) ex: Questo orologio è di alta qualità? è svizzero Tesi (formulata mediante un enunciato interrogativo, una messa in discussione). Argomento è svizzero = la causa efficiente (il produttore dell’orologio) = hooking point ● premessa minore= questo orologio ha come causa efficiente/produttori degli orologiai svizzeri ● endoxon (premessa maggiore) = i produttori svizzeri sono di alta qualità ● conclusione= alta qualità del produttore (dell’orologiaio) comporta alta qualità del prodotto → la conclusione coincide con la tesi di partenza compito: —---> analizza come su 5) Manipolazione (manipulative processes di Rigotti) 5.1 definizione Non è facile da riconoscere perché opera sul “non detto”, sui contenuti impliciti. Un messaggio è manipolatorio quando distorce/piega la visione del mondo del destinatario impedendogli un atteggiamento sano nei processi decisionali. ex: regimi totalitari abbiamo tre fasi di manipolazione= 1- testi fondativi dei regimi totalitari (enunciare i principi) 2- testi prodotti dai mass media (per la diffusione istantanea) 3- testi scolastici/dizionari (per assicurare il persistere di questi principi di generazione in generazione) 5.2 tipologia dai processi manipolatori ● violazione delle presupposizioni “Sul senso e sul denotato”di Freghe = la volontà del popolo è un sintagma denotativo (che rimanda a un denotato) e può essere utilizzato in modo manipolatorio. → denotato = l'oggetto fisico della realtà a cui rimanda il significato di una parola (ex: il poeta di Recanati = Leopardi, Leopardi è il denotato) Frege dice che il significato di “volontà del popolo” rimanda a un denotato che è la volontà universale (in realtà ci sono solo delle singole volontà). Ovviamente se è esito di un processo democratico non è considerato uso manipolatorio, ma in altri casi si. ex: il nome ha un forte potere comunicativo perché ci fa percepire l'entità come esistente = il nome fa scattare un presupposto di esistenza → asserted content: contenuto esplicito → presupposed content: contenuto nascosto Se vogliamo definire l'entità “x” con tutte le sue caratteristiche “P…” Ǝx : P1x Λ P2x Λ P3x • x= la variabile oggettuale (oggetto=entità) ex: gatto • P1, P2, P3 = predicati dell’oggetto x = i suoi modi di essere, le sue caratteristiche ex: bianco, peloso, mammifero • Ǝ= presupposto esistenziale (esistenza di…) I presupposti non si esplicitano perchè fanno loro stessi parte del common ground (sono dati per scontati) Quando vengono violate le presupposizioni= si fanno passare per esistenti dei denotati invece inesistenti 5.3 strategie manipolatorie ● fanno leva sull’istinto dell'uomo di riferirsi alle totalità (facciamo passare una parte per il tutto) → ex: il *topos “il nemico del mio nemico è amico” *topos= indica delle mosse retoriche Nell’esperienza quotidiana è falsa (esempio dei ladri di bicicletta) = manipolatoria perché l’avere un nemico in comune viene fatta passare per quella totalità di ragioni che si condividono con un amico (ma non è sufficiente per definire una vera e propria amicizia). → ex: operazioni di agenda setting (operazioni in cui si mettono in agenda le notizie da presentare in un giornale) “Queste sono le notizie per oggi” notizia= info rilevante per il destinatario, che lo coinvolge informazione= dato grezzo di un database una parte (=le informazioni) vengono fatte passare per il tutto (=notizie, informazioni rilevanti, eventi significativi per noi), quando in realtà sono frutto di un processo di selezione (non sono tutte le notizie del giorno). → ex: cake temptation quando si parla delle risorse di una certa entità produttiva, le risorse attuali vengono presentate come una “fixed pie”(=la totalità delle risorse disponibili). Si fa passare una certa quantità come se fosse la totalità delle risorse che potranno essere prodotte (in realtà possiamo cucinare un’altra torta, aumentare le risorse) ● fanno leva sull’istinto di appartenenza dell’uomo, in due modi -si minaccia di escludere dal gruppo del “noi” quella che non la pensano come “noi” → gruppo percepito positivamente -si minaccia di includere il destinatario nel gruppo di quelli che la pensano diversamente, dei “loro” → negativamente ● polarity temptation = strategia manipolatoria utilizzata quando si definiscono i gruppi sociali/politici. Parte da un’interpretazione sbagliata di ciò che scatta quando si nega l'estremo di un’ opposizione polare - messaggio = funzione poetica Ci sono dei messaggi che sono prevalentemente orientati a qualcuno tra questi fattori e, in base a questo, svolgono una funzione diversa. → scopo del messaggio in relazione ai fattori Come Buhler, anche Jakobson ha una concezione funzionale del messaggio: il testo è finalizzato a uno scopo. - messaggi orientati prevalentemente al mittente → messaggi in cui predomina la funzione emotiva ex: un diario è più rivolto al mittente e alla sua espressione di sé - messaggi orientati prevalentemente al destinatario → comandi/ordini con funzione conativa ex: messaggi pubblicitari che invitano i potenziali venditori a fruire del prodotto. - messaggi prevalentemente orientati al contesto → funzione referenziale, rappresentazione del contesto (storico-fisico) ex: testi descrittivi e narrativi - messaggi prevalentemente orientati al codice → funzione metalinguistica, testi che parlano della lingua (definiscono la sua struttura etc…) ex: le grammatiche - messaggi prevalentemente orientati al messaggio stesso → il loro scopo è il bello, funzione poetica ex: una poesia - messaggi prevalentemente orientati al canale→ scopo di gestire il canale attraverso cui avviene la comunicazione, funzione fatica ex: “pronto”, “mi senti?” !!! = prevalentemente perchè i messaggi comprendono tutte queste funzioni (compresenti) ma ce n’è una in particolare che predomina → “linguistics and poetics” (dispensa da pag 42 a pag 48) + oagine 38 e 41 della dispensa Saggio di Jakobson dove appofodisce la funzione poetica - spiega la poetica all’interno di un modello unitario globale della comunicazione verbale : la definisce come una delle funzioni della lingua (che corrisponde quindi ad un fattore della comunicazione verbale), ovvero un testo prevalentemente orientato su sè stesso. Il testo poetico organizza in un modo particolare l’asse della combinazione e della selezione : proietta il principio dell’equivalenza dell’asse della selezione a quello della combinazione. = Quando creiamo un messaggio selezioniamo un singolo elemento in un insieme di elementi che abbiamo in sede mentale. Quando avremmo selezionato tutti gli elementi necessari per completare l’enunciato allora li combiniamo. ex testo non poetico: Paolo fuma (seleziono Paolo tra i nomi e fuma tra le azioni ma avrei potuto scegliere altri nomi/azioni) Il testo poetico proietta questa equivalenza degli elementi della combinazione (ex: nella sillabazione come per esempio negli alessandrini, nelle rime = nel dipanarsi sull’asse della combinazione, il testo poetico presenta un susseguirsi di elementi equivalenti). → la traduzione Peirce: “ un segno è destinato a essere trasposto in altri segni” (ex: casa = luogo in cui si vive) Jacobson: “la destinazione di un segno è di essere tradotto in altri segni” Russell: non era d’accordo, “per capire una parola bisogna averne fatto esperienza” (ex: non puoi tradurre la parola “formaggio” a un popolo aborigeno perché non lo capirebbero mai siccome non ne hanno mai visto o mangiato). Jacobson ribatte che è possibile se si traduce la parola di cui i destinatari non hanno mai esperito in segni che invece hanno riscontro nella loro esperienza (ex: formaggio = cibo prodotto dal latte). Trasponendo una parola in termini che si agganciano alla nostra esperienza = possiamo comprendere. → i tre tipi di traduzione individuati da Jakobson - traduzione endolinguistica (intralinguistica = rimane all’interno della lingua che stiamo parlando, coincide con il processo di parafrasi ed è quindi alla base del processo comprensivo, ovvero si attiva con la comprensione) - traduzione interlinguistica (si traduce da un sistema linguistico all’altro) - traduzione intersemiotica (si passa da un codice semiotico all’altro, ex: da romanzo a film) 2.5 John Austin Pragmatista. Spiega la comunicazione verbale in termini di azioni, nella sua opera “How to do things with words”. • Secondo Austin ci sono degli usi della lingua performativi (in cui la lingua ci fa compiere delle azioni) e usi constativi (in cui la lingua descrive la realtà). Dopo aver introdotto questa distinzione Austin si rende conto di avere sbagliato siccome anche nel descrivere si compie un’azione. • Ogni volta in cui formuliamo uno “speech act” (messaggio) formuliamo tre atti: - atto locutivo : si riferisce al contenuto che formuliamo - atto illocutivo : si riferisce all’azione che ci permette di compiere (ex: ordine, richiesta, descrizione) - atto perlocutivo: effetti che l’atto linguistico produce nel contesto (il rapporto tra mittente e destinatario cambia dopo la condivisione di un atto locutivo) = Dopo l’atto locutivo e illocutivo, nel contesto si sono prodotti degli effetti che non è detto debbano coincidere con il risultato dell'azione dell'atto linguistico che si è formulato. 2.6 John Searl Pragmatista. Approfondisce l’atto illocutivo, proponendo una classifica delle diverse azioni che possiamo compiere formulando uno speech act: - atti linguistici rappresentativi - atti linguistici direttivi : comandi - atti linguistici commissivi : che ci aprono un compito (ex: promessa) Hanno diversa forza illocutoria (azione compiuta dall'atto linguistico). 2.7 Paul Grice Pragmatista. Il suo modello della comunicazione verbale si fonda sul principio della cooperazione: i due che interagiscono seguono cooperano vicendevolmente (il destinatario va alla ricerca del senso del messaggio ricevuto, il mittente presuppone che nell'interlocutore è all’opera il principio di cooperazione quindi lascia inferire alcuni sensi) → le massime della comunicazione Un’intervento comunicativo purchè sia adeguato deve rispondere a una serie di requisiti/massime: Premessa: “tu devi far sì che il tuo intervento comunicativo sia adeguato al suo scopo comunicativo”. - massima della quantità: il messaggio deve essere informativo tanto quanto è richiesto, non deve essere prolisso - massima della qualità: non dire ciò che crediamo falso (o di cui non abbiamo sufficiente evidenza) - massima della pertinenza: sii pertinente, il messaggio deve avere a che fare con il destinatario e deve coinvolgerlo - massima del modo: essere trasparenti e brevi, evitare espressioni oscure e ambiguità. → cosa succede se violiamo le massime? Il messaggio può anche essere compreso se alla fine c’è un maggior common ground (e quindi permette di tralasciare alcuni elementi). 2.8 Dan Sperber e Deirdre Wilson → Relevance Theory (teoria della pertinenza) Riprendono la massima della relevance formulata da Grice e la approfondiscono un elemento in particolare: l’imprescindibilità del contesto in un atto comunicativo Del contesto (non solo extralinguistico) fanno parte in primo luogo i parlanti: mittente e destinatario allocuzione o forza illocutoria/azione specifica parla in atto illocutivo es. formulazione di un comando e destinatario non comprende o ignora mittente e destinatario effetti contestuali che produce un messaggio effetti contestuali prodotti dal messaggio coincidono con un cambiamento della relazione tra i due, dell’intersoggettività (dei due elementi coinvolti: mittente e destinatario) segnala quanto siano imprescindibili i processi inferenziali perché noi parlanti sappiamo che nell’interlocutore è attivo il principio secondo cui si va alla ricerca dei sensi quindi lascia non detti molti significati; anzi sono molto piu gli impliciti che lasciamo (ricostruiti inferenzialmente dall’interlocutore)rispetto a quando esprimiamo esplicitamente grazie ai processi inferenziali il destinatario riesce ad inferire, a ricostruire il senso realmente inteso dal mittente questo processo comporta un dispendio minimo di sforzo = meno il testo è ermetico meno è gravoso lo sforzo interpretativo capiamo così la loro definizione di pertinenza: PERTINENZA del messaggio = dipende da rapporto che c’è tra effetti contestuali prodotti dal messaggio e gli sforzi cognitivi necessari per interpretare il testo → ontologia dell’azione (=analizzarne i fattori costitutivi) • L’azione scatta quando, nel soggetto, nasce un desiderio. • A partire da questo desiderio il soggetto immagine/individua uno stato di cose che possa soddisfarlo (identifica l’oggetto di interesse) • Fa sì che questo stato di cose divenga lo scopo da raggiungere, per perseguirlo attiva una serie di atti (catena di realizzazione). - ovviamente bisogna tenere conto della situazione in cui il soggetto si trova (deve conoscere il mondo, il contesto in cui si trova) per mettere in atto questa catena di azioni. ex: se io sono a casa e desidero bere un caffè, prendo la moka e lo faccio ex: se sono in duomo e desidero bere un caffè devo entrare in un bar e chiedere un caffè → alessitimia 🔈alessitimia: patologia in cui il soggetto non riesce ad esprimere verbalmente i suoi desiderio Lo studioso Plantin ci ha messo in guardia dal pericolo di una cultura alessitimica, ovvero una cultura che scoraggia il desiderio. In realtà il desiderio è proprio dell’essere umano (si identifica con una tensione verso la completezza, di soddisfare una mancanza) → l’interazione Quando entriamo in un campo di interazione vedremo due (o più) catene di interazione che si intrecciano (entrambi gli interlocutori, per raggiungere lo scopo e soddisfare un desiderio che da soli non sarebbero riusciti a soddisfare hanno bisogno dell’altro) : 1. Il cliente, mosso dal desiderio di consumare un caffè, mette in atto una catena di realizzazione in base al contesto di interazione in cui è collocato → compie un atto linguistico (“mi fa un caffè?”). 2. Il barista, mosso dal desiderio di compiere bene il suo lavoro e guadagnare, attiva una catena di realizzazione → ascolta la richiesta, la interpreta e si impegna a erogare il servizio. • In questo caso la comunicazione verbale ha il compito di intrecciare le due azioni affinché l’interazione sia efficace. • Interviene anche la mediazione della lingua. → la cooperazione 1. Nella cooperazione intervengono due interlocutori chiamati “agenti”. hanno un common ground (conoscenze condivise) e hanno anche un desiderio in comune, un obiettivo per il quale lavorano. 2. A partire da questo desiderio in comune individuano uno stato di cose che diventa uno scopo da perseguire per entrambi. 3. In questo processo attuano UNA SOLA catena di realizzazione (che attueranno insieme). Così essi formulano atti linguistici che hanno lo scopo di coordinare le loro azioni per raggiungere l’obiettivo • In questo caso la comunicazione verbale ha lo scopo di coordinare meglio le azioni → la competizione 🔈competizione: puntare/contendere uno stesso oggetto/obiettivo che non può essere condiviso 1. I due agenti condividono lo stesso oggetto/obiettivo ma . quest'ultimo non può essere condiviso 2. Entrambi devono giustificare al meglio la preminenza del . loro desiderio e la maggiore importanza della loro . richiesta → lo fanno attraverso atti linguistici che portano . allo scattare di una negoziazione. 3. Se con la negoziazione non riescono a superare la . . competizione scatta il conflitto, se non riescono ad . uscirne serve una mediazione tra i due confliggenti → Deissi indiretta : - Tempi verbali: presentano una componente deittica, permettendoci di localizzare le azioni dei discorsi in contemporaneità, nel passato o nel futuro rispetto all’istante in cui avviene l’interazione. Possono sfasarsi in base al momento in cui accade: Il momento del discorso non è fisso, gli eventi non accadono sempre in concomitanza con la comunicazione. L’evento accade nel momento dell'evento (TE), ma esiste anche il tempo del discorso (TD). Es: “piove”. TE e TD coincidono, Es:“mentre andavo al cinema ho incontrato un amico”, in cui l’imperfetto sfasa rispetto all’evento Es: “questa notte ho dormito male”, in cui l’evento si sfasa anteriormente rispetto al momento del discorso Es:“domani parto per Roma”, in cui l’evento è sfasato posteriormente rispetto al momento del discorso che è diverso di volta in volta - - Nomi propri: diversi dai nomi comuni (riconducibili a una serie di predicati, ovvero termini logici che indicano modi di essere, che ci permettono di capire come di deve essere per appartenere a un certo insieme), i nomi propri possono essere definiti “opachi” dal punto di vista semantico, ovvero per capire il loro significato dobbiamo individuare la persona che porta il nome (componente deittica)
- Sintagmi nominali con funzione individuante: nomi preceduti da un articolo determinativo che svolgono una funzione individuante, ovvero il loro significato si esplicita grazie all’aggancio del sintagma nominale con il contesto attuale Es: il presidente degli USA ha scarsi poteri → potrebbe essere rivolto a tutti i presidenti americani in generale ≠ il presidente degli USA ha una moglie che si chiama Melania → qui è chiaro, grazie all’aggancio con il contesto, che si sta parlando di Trump. - Valutativi che fanno riferimenti all’”io” che li usa (ex: forse, probabilmente) - 👁 Uso di deittici nei testi 1. il primo caso di un’analisi deittica del testo si può svolgere con “L’infinito” di Leopardi 2. il secondo caso di un’analisi deittica del testo si può svolgere con “The old man and the sea” di Hemingway 5. Inferenze → teoria - Principio di cooperazione di Grace Descrive il principio universale alla base delle interazioni comunicative, sottolineando il ruolo che l’implicito opera nel destinatario e lo porta a ricostruire i non detti. - Principe de Charité di Moeschler Come se nell’interazione comunicativa si instaurasse un rapporto di carità che porta il destinatario ad andare alla ricerca del significato di ciò che gli viene detto. → definire la comprensione in base all’inferenza Grazie all’inferenza capiamo che la comprensione non è un processo di decodifica (come sosteneva Saussure) ma di interpretazione, ovvero un processo che richiede di attuare inferenze avvicinandosi con continue approssimazioni all’intenzione comunicativa. 🔈: Per questo si chiama un processo euristico = un processo di scoperta continua. ● L'interpretazione è sicuramente rischiosa, i destinatari potrebbero attuare inferenze diverse e non captare il messaggio. ● L’esperimento della doppia traduzione ci conferma quanto il processo di comprensione sia un processo interpretativo legato alla soggettività del traduttore. → che cosa possiamo inferire? ex: “Che bello! Ho fatto un incidente.” Vediamo un’esclamazione positiva di sorpresa che, essendo legata con un connettivo all’affermazione seguente, forma con essa un senso unitario. Il connettivo, però, ci chiede di dare una giustificazione dell’esclamazione iniziale e, inizialmente, potremmo trovarci in difficoltà. Eppure questo testo non è insensato siccome possono entrare in gioco molteplici inferenze: - potrebbe essere un’espressione sarcastica - l’espressione positiva potrebbe essere giustificata da un potenziale risarcimento da parte dell’assicurazione - a parlare potrebbe essere un masochista Attuando tutte queste inferenze, con le quali siamo andati alla ricerca di una interpretazione di questa mossa testuale che era un po particolare in quanto dopo un'esclamazione di sorpresa positiva veniva data una giustificazione non pertinente, siamo riusciti a dare una giustificazione congrua, restituendo senso all’intero testo. → classificazione delle inferenze ● inferenze comunicative 🔈: Quelle inferenze attuate a partire da indizi nel testo ricostruiti dai destinatari o direttamente resi espliciti dal parlante stesso. Si tratta quindi di enunciati che ci invitano a fare delle inferenze. ex: Enrico aveva invitato Andrea al suo matrimonio→ Andrea e Enrico sono amici ● inferenze comunicate 🔈: Quando è il testo stesso a proseguire esplicitando l’inferenza. ex: Enrico aveva invitato Andrea al suo matrimonio. Perciò lo conosceva. ⚠ L’inferenza comunicativa può diventare comunicata in uno scambio dialogico, quando il destinatario di un primo messaggio attua l'interferenza e la fa diventare contenuto della sua battuta di risposta al parlante. ex: -Io non voto ancora → enunciato che invita il destinatario a fare un’ inferenza -Hai meno di 18 anni→ l’inferenza comunicativa rilevata dal destinatario interviene come contenuto di questa seconda battuta e diventa quindi inferenza comunicata. → la decisività dell’inferenza nella dimensione comunicativa L’inferenza interviene anche nella comunicazione non verbale, come nelle arti figurative. Anche nella comunicazione non verbale l’autore è consapevole di questi principi costitutivi della comunicazione, quale l'inferenza e per questo l'artista non completa, non dice tutto, ma lascia che sia il fruitore della sua opera d'arte a completarla. Vediamo quindi che anche lo spettatore partecipa all’arte grazie a questo processo di cooperazione che si instaura automaticamente tra l'opera dell'artista e chi la ammira. - inferenze visive ex: Nella facciata della Sagrada Familia vi è la scultura di un angelo che suona un’arpa a cui, però, mancano le corde. Lo scultore non le ha rappresentate volutamente, siccome era consapevole che in qualsiasi fruitore della sua opera sarebbe scattato questo processo di “ricostruzione inferenziale” (che ci porta ad attuare un’inferenza visiva e ricostruire visivamente le corde, anche se guardanfolo attentamente ci accorgiamo che non ci sono). - inferenze uditive ex: L’alto livello dei musicisti che suonano non implica automaticamente che si tratti di un bel concerto, piuttosto ogni persona del pubblico partecipa al concerto con la propria “cassa di risonanza invisibile” instaurando un rapporto di intesa reciproca per cui dentro l'autore sa che il suono da lui prodotto avrà un riscontro nella cassa di risonanza invisibile dello spettatore (una vibrazione). 6.Ostensione Deriva dal latino “ostendere”, ovvero “mettere davanti”, “far vedere”. 🔈: Si tratta di un momento della comunicazione muta, in cui non interviene la lingua (non si ha una semiosi verbale) ma comunica la realtà stessa (situazione extralinguistica) con il semplice esserci, con il semplice “farsi vedere”. ex: “Ma che bell’ordine”→ enunciato ironico pronunciato dalla madre dopo aver aperto la porta della camera del figlio in disordine (=momento della comunicazione muta). → ostensione e deissi a confronto La deissi è simbiosi verbale di tipo deittica, ovvero che ricorre ad agganci con la realtà per precisare il significato della parola. L’ostensione invece non si serve di simiosi verbale, non c’è uso di lingua ma parla la realtà stessa. 👁: INTERAZIONE DEI FATTORI DELLA COMUNICAZIONE VERBALE 👁valore linguistico Concetto spiegato da Saussure tramite un’analogia: quando nel gioco degli scacchi si rompe una delle figure basta sostituirla con una figura che sia fatta anche di carta o plastica purché si differenzi da tutte le altre I segni, che vivono nel sistema linguistico, sono dei valori linguistici in quanto si differenziano dagli altri elementi (come il valore del cavallo negli scacchi risiede nel fatto che si differenzia da tutte le altre figure) ⚠: Gli interpreti di Saussure mettono in luce un caso di aporia = contraddizione: Secondo Saussure la natura oppositiva riguarda entrambe le facce del segno; tuttavia, è accettabile solo a livello del significante: dire che la natura oppositiva riguarda anche il significato vuol dire pensare a significati diversi per poter avere significanti diversi ex: le parole “lama” (coltello) e “lama” (animale) sono due significati diversi che collassano nello stesso significante perché nella lingua esiste l’omonimia 4. La Sintassi Secondo Saussure in sede mentale operano due rapporti: ● rapporti sintagmatici = rapporti che si installano tra elementi in praesentia ● rapporti associativi = rapporti che si installano tra elementi in absentia ex: nel segno “insegnamento” si individuano una serie di elementi in absentia non presenti nel testo ma che abbiamo in sede psichica: ● Insegn-: insegnare, insegnante ● -ment: armamento, cambiamento →🔈: Aporia = Saussure dice che le parole sono un momento di libertà del parlante, ma egli non è così libero perché nella sintassi bisogna rispettare delle regole → Via di uscita dall’aporia: nelle parole troviamo espressioni fraseologiche / frasemi (es. spezzare una lancia in favore di, chemin de fer, gettare la spugna) che sono locuzioni belle e fatte e quindi non libere in quanto tali, sono segni unitari e non creati 8.Ragione e discorso cap 4 paragrafo 5 (pg 28 appunti) 4.1 Il termine logos Il linguaggio è intriso di ragione, di nessi logici. Questo nesso tra linguaggio e ragione è stato messo a tema dai nostri predecessori • Per i greci il termine “logos” aveva un significato ampio, era parola polisemica (con tre accezioni strettamente legate tra loro)* : - organo della ragione - discorso, parola nel senso di atto discorsivo - calcolo *⚠→ polisemia (=stessa parola, diverse accezioni ma tutte legate tra di loro) ≠ omonimia (=stessa parola, significati completamente diversi). I greci quindi percepivano la ragione e il discorso come due facce della stessa medaglia. • “Ratio” e “oratio”= per esprimere il concetto greco di logos con tutte le sue tre sfaccettature i latini si servono di questa endiadi. • Noi invece facciamo fatica a cogliere questi nessi perché, anche se utilizziamo termini coniati su questa radice, il termine non mantiene questa molteplicità di significati. ex: logica (disciplina che studia la ragione) ≠ logopedia (cura dell’attività del linguaggio) → la radice su cui si fondano è quella del termine “logos” ma il significato del termine viene diversificato, è designato da termini diversi che significano ciascuno una cosa diversa. = In italiano, qualsiasi termine che deriva dal greco “logos”, privilegia sempre una sola accezione tra quelle tre originarie individuate dai greci. 4.2 la ragione, organo del tutto → Nesso tra ragione e linguaggio 🔊linguaggio: momento della ragione che permette al soggetto parlante di costruire rappresentazioni linguistiche semantico – pragmatiche che utilizziamo nel rapporto con la realtà ➔ garantisce il nesso con l’esperienza 🔊ragione: può essere paragonata ai sensi (intesi come organi sensoriali), ognuno dei quali svolge una funzione rilevante in quanto ci rapporta a un preciso aspetto della realtà. = Ciascuno di questi organi mette capo ad una percezione, la quale ci mette in rapporto con ciò che è vero, che è dato, con la realtà
➔ analogamente la ragione è l’organo per rapportarsi all’esperienza e alla realtà, capace di metterci in comunicazione con la totalità di ciò che c'è, il reale nella sua totalità = Emerge cosi il nesso intrinseco che vedevano i greci fra la ragione e linguaggio: attraverso il linguaggio rappresentiamo la realtà, la catturiamo nel nostro discorso, la semioticizziamo = attraverso il linguaggio rappresentiamo dei fatti che possono avere riscontro nella realtà → Nesso tra ragione e calcolo 🔊Calcolo : applicazione sistematica della ragione ≠ Logos = parola polisemica Il termine “calcolo” vede impegnata la ragione quindi fra ragione e calcolo c'è un nesso polisemico . In molti casi si dice che la ragione è calcolo ma la ragione non può essere semplicemente definita in termini computeristici e computazionalistici, INFATTI la pragmatica guarda al discorso e lo definisce come “un dire con il fare” (theory of action). ➔ la ragione ha una dimensione dinamica, può essere paragonata a un ago attratto da una calamita = ha la capacità di dirigersi “spontaneamente” verso un fine intrinseco, trova oggetti che vuole perseguire perché sono dei beni per lei, la attraggono ⚠: l’azione non scatta solo perché il soggetto conosce la realtà = il soggetto innanzitutto immagina uno stato di cose (una tazza di caffè) che diventa lo scopo da perseguire attuando una catena di realizzazione ed entrando, se necessario, in un “interaction field” (luogo di interazione). 4.3 Composizionalità e congruità • I grammatici antichi sostengono che il linguaggio sia caratterizzato dell’articolazione o vox articulata: ogni atto comunicativo è complesso e articolato in se stesso in quanto combiniamo le parole dotate di un significato per ottenere un risultato. • Platone osserva che il logos non è costituito da una semplice successione di elementi, bensì è “un che di vivente” in cui gli elementi disposti nella catena sintagmatica sono tenuti insieme da una ragione, da un legame detto inferenziale, basato su due principi fondamentali: composizionalità e congruità. → Composizionalità Analizzare la combinazione di elementi per costruire messaggi (= quindi una realtà composizionale). Le parole combinate però non sono solo giustapposte, si intrecciano in quanto predisposte a creare qualcosa di unitario. 👁articolazione del discorso André Martinet, linguista francese ha sottolineato che i nostri messaggi sono “articolati” in tanti elementi = abbiamo elementi di prima articolazione (dotati sia di significanti che di significati) e di seconda articolazione (foni che si dotano solo di un significante). ● Una prima articolazione dei nostri messaggi può toccare allo stesso tempo significante e significato, infatti in un messaggio noi combiniamo elementi di prima articolazione (entità linguistiche costituite da significante e significato) ex: il gatto mangia il topo Questo messaggio, una volta scomposto, ci permette di vedere che ogni singolo elemento che lo compone si articola in ulteriori elementi costitutivi, detti “elementi della prima articolazione del discorso” = in quanto sono costituiti da suoni che veicolano dei significati. ex: gatt = lessema = significante, successione di suoni dotato di significato → unità di prima articolazione o = desinenza, un morfo= unità linguistica a livello morfologico → è un signifiant che veicola dei significati morfologici (in questo caso il genere maschile e il numero singolare). ● Possiamo poi procedere con una doppia articolazione, ovvero scomporre in “foni” ex: g, a, t, t, o Quando articoliamo ulteriormente, ovvero suddividiamo le singole unità ottenute dalla prima articolazione, otteniamo fonemi che hanno solo una strategia di manifestazione, non hanno un significato proprio. → Congruità Alla base della composizione (della composizione analitica degli elementi che formano un messaggio) sta il principio di congruità. Platone per primo ha compreso in che modo le parole significative (cioè dotate di significato) si combinino per ottenere un’unità anch’essa significativa (ovvero una combinazione di elementi che veicola un significato). Egli afferma che “si possono combinare tra di loro le parole che sono predisposte a stare le une con le altre” → le parole si combinano perchè sono “complementari”, ovvero si intrecciano in quanto differenziate dal punto di vista semantico (ovvero dalla funzione semantica e logica che svolgono). ex: nomi e verbi si combinano siccome sono caratterizzati da una differenziazione semantica = il nome si riferisce ad un'entità, mentre il verbo ad un’azione 👁differenziazione semantica delle parole Abbiamo quindi affermato che le parole si differenziano in base alle diverse funzioni svolte. Queste, infatti, possono indicare: ● modi d’essere (correre, dormire, intelligente, bianco) ● entità (che possono essere coinvolte in tali modi d’essere, si presentano in un certo modo) Il linguaggio rispecchia la struttura della realtà: come nella realtà abbiamo entità che sono coinvolte in modi di essere, cosi anche nel discorso abbiamo parole che indicano entità combinate con parole che indicano i loro modi di essere. Per cui nel discorso abbiamo: ● predicati (parole per indicare i modi di essere) ● argomenti (parole per indicare entità coinvolte in tali modi di essere) Queste due tipologie di parole sono differenziate e quindi complementari (predisposte a stare insieme), possono quindi intrecciarsi per creare “logos”. 🔊Nesso predicativo argomentale = la relazione tra parole congrue →una combinazione di parole è logos solo se attiva questo nesso. 4.4 Composizionalità e congruità ex: Il bambino dorme = parola argomento + parola predicato = vox articolata ma non semplice somma di parole, siccome i due termini congrui si intrecciano creando qualcosa di completamente unitario. Se guardiamo al significato della frase non è una semplice somma del significato di “bambino” e del significato di “dorme” , non una somma di significati linguistici = con questa combinazione di parole vediamo un salto di qualità, la proiezione di un possibile scenario, un frammento di realtà possibile/virtuale. Se la scena si verificasse nella realtà la mia combinazione di parole non sarebbe più la rappresentazione di un frammento di mondo virtuale ma reale. Attraverso la composizionalità creiamo nessi che rappresentano possibili frammenti di mondo che possono riscontrarsi nell’esperienza. Se poi attraverso il confronto con l’esperienza questo scenario si verifica realmente, allora si passa dalla rappresentazione di un potenziale frammento di realtà (=realtà virtuale) a quella di un frammento di mondo reale (=realtà attuale). 👁Linguaggio umano VS linguaggio animale A differenza dall’animale, l’uomo è libero anche quando parla = questa libertà nella composizionalità del discorso potrebbe piegare il linguaggio all’uso della menzogna. Infatti, la lingua lascia all’uomo la possibilità di mentire = utilizzare combinazioni di parole e di proferirle come se si rifacessero a una realtà quando parlano di una non-realtà (=enunciati che non hanno nessun riscontro con la realtà). 9.La natura del significato cap 4 paragrafo 6 9.1 Cinque condizioni Cinque condizioni che devono essere rispettate affinché il testo sia sensato (quindi i processi che stanno alla base della costruzione di questultimo). 1. numero 2. qualità 3. ordine 4. campo d’azione (scope) 5. implicazione 1. numero Ogni predicato seleziona un numero di argomenti (entità) preciso ( da 1 a 6) 1 = monoargomentale / monadico ex: la parete è bianca Il predicato monoargomentale si può rappresentare con • una formula logica: Px = “P di x” , P=parola predicato + x=variabile Quante sono le entità necessarie perché si abbia una situazione di “bianco”?= una, la parete • un grafo: costituito da un nodo contrassegnato da “P” e una freccia direzionata verso x. Vuol dire che è P, predicato monoargomentale, a selezionare il suo argomento “x”. ⚠: Enrico passeggia con Simona = essi associano il loro predicato “passeggiare” nello stesso luogo e nello stesso tempo. MA secondo un’interpretazione distributiva in due passeggiano in tempi e luoghi diversi= Enrico passeggia. Simona passeggia. 2 = predicati biargomentali / diadici ex: Luigi è maggiore di Mario → maggiore è un aggettivo relazione, ovvero necessita anche un secondo termine di paragone ex: davanti → x1 è davanti a x2 ex: leggere ha bisogno di due entità → lettore e libro • formula logica: P (x1, x2) • grafo: ⚠: Questi predicati diadici (se aggettivi), se sono costruiti con un solo argomento, danno luogo a un’ insensatezza ex: Luigi è uguale (a chi?), Luigi è maggiore (di chi?). ⚠:Quando invece abbiamo alcuni verbi come mangiare, la seconda entità si può anche non precisare. ex: Luigi mangia (cibo) → in questo caso abbiamo un “oggetto interno” che sarebbe ridondante esplicitare. Si menziona solo quando dobbiamo sottolineare una certa caratteristica di questo oggetto.. ex: Luigi mangia cibo grasso. ● ex: onesto = Laura è onesta, questa scelta è onesta, questo cane è onesto, questa parete è onesta L'ambito degli argomenti che possono essere poste nella sede argomentale aperta dal predicato “onesto” si restringe = seleziona solo entità animate umane e azione compiute da un’entità animata umana. → Tra che cosa si stabilisce questa congruità? ex: “leggere” predicato che - seleziona X1 (colui che legge) e X2 (l’oggetto letto); - ci dice come questi argomenti devono essere (X1 = umano alfabetizzato) (X2 = testo scritto) 🔊: iperonimo→ questi requisiti che il predicato impone sulla prima sede argomentale stabiliscono il paradigma di elementi chiamato iperonimo. - gli argomenti che inseriremo nella sede argomentale di X1 devono appartenere al paradigma di “alfabetizzato umano”; - gli argomenti che inseriremo nella sede argomentale di X2 devono appartenere al paradigma di “testo scritto”. = gli argomenti che inseriremo nella sede argomentale di X1/X2 devono essere iponimi del loro iperonimo (del loro paradigma, che nel primo caso è “alfabetizzato umano” e nel secondo “testo scritto”). ⚠: Fenomeno delle metafore testuali ex: “leggere” → X1 (umano alfabetizzato) e X2 (testo scritto) Alice legge il libro =✔ Il computer legge il file =✔→ anche se X1 viola i presupposti stabiliti dal paradigma (non è umano alfabetizzato), non produce insensatezza. Questa non congruità, in questo caso, ci ributta a un livello di interpretazione “leggere” più alto, ad una interpretazione non letterale ma figurata/metaforica. = La non congruità fra l'elemento che andiamo a inserire nella sede argomentale e i presupposti imposti dal predicato su quella sede, ci porta a reinterpretare a livello figurativo. 🔈: In questo caso si parla appunto di metafora testuale (metafora non lessicalizzata, ma costruita da noi parlanti). ex: Il politico legge la situazione economica preoccupante=✔ In questo caso X1 rispetta i presupposti (politico=uomo alfabetizzato), mentre X2 li viola (situazione economica ≠ testo scritto), ma l’enunciato ha comunque senso. = Abbiamo un’altra metafora testuale. → Rapporto tra congruità e insensatezza Il filosofo Husserl mette a tema questa differenza tra “unsinn” (non senso) e “widersinn” (contraddizione incoerenza). • insensatezza ex: legge → X1 (umano alfabetizzato) e X2 (testo scritto) Il tavolo legge il giornale =❌ Non solo X1 viola i presupposti del predicato ma, in questo caso, l’incongruità non è recuperabile con un'interpretazione figurata. Quindi, siccome si verifica una lesione del principio di congruità, l’enunciato in questione sarà insensato. • contraddizione ex: Bruto ha ucciso Cesare, ma Cesare non è morto non abbiamo una lesione del principio di congruità ma si tratta proprio di un enunciato contraddittorio, che scatta quando si viola il principio di non-contraddizione, di non-controsenso. Il principio di non contraddizione dice che una cosa non può essere e non essere nello stesso tempo e nel medesimo aspetto ex: una bicicletta non può essere rossa e non essere rossa nello stesso tempo A differenza dell’insensatezza (non può essere usata nella comunicazione), la contraddizione è dicibile ???????’ il principio di non contraddizione = è un evidenza sui cui si basa il pensiero umano, è alla base della nostra comunicazione (=ogni atto della comunicazione lo applica inevitabilmente). Anche chi cerca di negarlo formulando un messaggio, inevitabilmente lo usa. → Rapporto tra grammaticalità (congruità sintattica) e congruità semantica violazione del nesso sintattico = l’enunciato non è congruo dal pdv sintattico/ non è grammaticale (la combinazione delle parole non è corretta) ≠ quando parliamo di congruità semantica invece stiamo ragionando sul significato (più profondo) (su come un predicato sceglie gli argomenti adatti) ➔ grammaticalità ≠ congruità: bisogna distinguere il livello della grammaticalità dal livello più profondo della coesione logico-semantica (congruità) 9.3 Cambiamento del significato di un termine ex: È un vero uomo È un vero medico È un vero ladro Quest'oro è vero Proprietà essenziali e non solo apparenti. “Vero” è un predicato monadico ed è un argomento di natura oggettuale. In tutti gli argomenti il termine si riferisce a un discorso, qui significa “corrispondente a verità”. È vero che sono arrivato in ritardo Il tuo discorso è vero Cambia la struttura argomentale del termine “vero”. Quando l’accezione del termine cambia, si hanno due predicati diversi. L'argomento ha natura diversa, prima riguardava la sua essenza, ora è un argomento discorsivo. ex: • L'artigiano dipinge il tavolo: verniciare di un certo colore • Michelangelo dipinge il giudizio Universale: dare realizzazione a un progetto pittorico Abbiamo due predicati diversi che avranno una diversa struttura/frame argomentale. In entrambi i casi si tratta di predicati che aprono due argomenti. Nel primo caso X2 è un'entità già esistente (il tavolo da dipingere). Nel secondo caso X2 passa da inesistente a esistente (il dipinto). Oltre a cambiare il significato dei due predicati, cambia anche la struttura argomentale (X2). → significato che si racchiude negli argomenti Gli argomenti nascondono al loro interno un plesso di predicati. ex: Un uomo cammina X: UX ∧ MX ∧ Ax (∧ : congiunzione) U umano M maschio A adulto L'argomento racchiude dei significati che abbiamo visto essere dei predicati. Potremmo analizzare ulteriormente, prendere “umano” è un’entità X caratterizzata da tre modi di essere (umano, maschio, adulto) che stabiliscono come deve essere una certa entità X per essere uomo. I predicati che si nascondono all’interno di un argomento hanno la funzione di stabilire come una certa entità X deve essere per essere un'entità di quel tipo. = Abbiamo osservato la differenza tra i predicati che si nascondono all’interno di un argomento e invece i predicati esterni. = Uomo può essere selezionato dal predicato camminare, ridere o dormire, e questi sono predicati esterni 9.4 I determinanti I determinanti sono essenziali per costruire un’espressione corretta: un argomento ha presa sulla realtà solo quando è specificato da un determinante. ex: → bambino gioca = ammissibile solo quando si spedisce un telegramma (in cui bisogna risparmiare il più possibile il numero delle parole) oppure nei titoli di giornale (caratterizzati da assenza di determinanti). → Un bambino gioca; nessun bambino gioca; qualche bambino gioca… : in questo modo l'argomento ha presa sulla realtà. ● Determinanti indefiniti Si caratterizzano per il contenere il significato dell’indefinito qualche, ma possono anche aggiungerci qualcosa di specifico. ex: Qualche bambino gioca⟶ esiste almeno una X che presenta le caratteristiche che presenta il testo Il significato di qualche può ricorrere alla logica: ∃ x : (Bx ∧ Gx) → bambino di X e giocare di X esistono, la X è caratterizzata da questi predicati. Altri indefiniti contengono la base di qualche ma aggiungono delle specificità. ex: - Un è un determinante indefinito che veicola il significato di singolarità, X esiste al singolare ed è in opposizione a due o tre X. - Alcuni è caratterizzato dalla pluralità in modo generico. - Parecchi veicola il significato che il numero di X che gioca è meritevole di essere considerato - Molti ci dice che il numero di entità X supera la situazione normale del contesto, è al di sopra della norma del contesto in cui si svolge la situazione - Pochi ci dice che il numero di X è inferiore alle condizioni normali del contesto ● Determinanti definiti Contengono l’articolo determinativo combinato con altre specificazioni. ex: Il bambino gioca → Il viene utilizzato quando ci riferiamo a un’entità che è nota a noi ma anche all’interlocutore (common ground). Questo / quello→ deittici spaziali che indicano vicinanza o lontananza rispetto al parlante. 👁: “questo” = il bambino che è qui ≠ “ quello” = il bambino che è lì. Vediamo perciò come contengono il significato dell’articolo determinativo e aggiungono la specificazione della collocazione spaziale ● Determinanti con pretesa di universalità Il loro valore è pretesa di universalità, si riferiscono a tutto l’insieme della situazione presentata. - Tutti i bambini giocano → specificazione che rispetto al dato dei bambini, tutto l’insieme gioca - Qualsiasi e ciascuno (ogni) → indicano un’interpretazione distributiva, fanno riferimento a ciascun elemento dell’insieme. Qualsiasi veicola un’indifferenza tra questi elementi, la non-differenza tra gli elementi dal punto di vista del predicato - Nessuno è l’opposto di tutti, esclude dal giocare tutti gli elementi dell’insieme, nega l'esistenza di bambini che giocano ¬ ∃ x : (Bx ∧ Gx) Case studies Case study 1 : Che cos’è un predicato? Il predicato è un modo di essere di un’entità, identifica dunque un’azione o un modo di essere (quindi non coincide per forza con un verbo) + individua da 1 a 6 argomenti (apre da 1 a 6 sedi argomentali) • dare→ predicato triadico che seleziona dunque 3 argomenti di natura oggettuale (entità animata o inanimata) • mangiare → predicato diadico che apre due sedi argomentali e seleziona argomenti di natura oggettuale + il secondo non viene esplicitato, si parla dunque di un oggetto interno (che viene esplicitato solo quando se ne devono precisare alcune caratteristiche) • dire → predicato triadico, dei quali argomenti due sono di natura oggettuale e ciò che viene detto è di natura discorsiva (predicato metadiscorsiva, un discorso che annuncia un discorso) Case study 2 : Distinguere i numeri di argomenti selezionati Pietro mangia → mangia è diadico (anche se non vediamo il secondo argomento, perché oggetto interno) Pietro digiuna → digiuna è monadico Case study 3 : Tipologia argomenti “dire” seleziona due argomenti oggettuali e uno discorsivo ≠ “dare” seleziona tre argomenti oggettuali “vendere”: predicato tetrargomentale che apre quattro sedi argomentali “conversivo lessicale”: predicato che individua la stessa situazione Case study 4 : Esemplificare il fenomeno del conversivo morfologico. ● Il nonno cammina piano→ predicato monoargomentale che ha come argomento cammina, e prende come argomento l’enunciato il nonno. Rappresentandolo con un grafo semantico scopriremo che un predicato può selezionare come argomento un altro predicato, creando una gerarchia di predicati. ● Probabilmente Luigi ha comperato una cosa → predicato monadico che seleziona come argomento il fatto di aver comprato una casa da parte di Luigi. Case study 5 : Riconoscere la contraddizione ● Luigi è alto e basso = si tratta di un enunciato contraddittorio in quanto vuole il principio di non contraddizione. ⚠Attenzione! : Non produce un incongruità semantica, ma una contraddizione/un’incoerenza. Inoltre, la contraddizione è esprimibile, perché il loro compito è quello di correggere la contraddittorietà. ● Luigi ha scalato il Mar Egeo = si tratta di un enunciato corretto dal punto di vista della congruità sintattica (grammaticale) e dal punto di vista sintattico; invece, abbiamo una lesione del principio di congruità semantica. Si tratta perciò di un testo insensato, non risulta congruo rispetto a tutti i suoi elementi, in quanto c’è un incongruità sul secondo argomento. L'argomento X2 dovrebbe essere dotato di solidità, di sommità e di scalabilità = l’’incongruità scatta fra i requisiti che il predicato impone sulla sede argomentale e l’argomento che viene inserito in quella determinata sede argomentale. Ciò che viene inserito nella sede argomentale per sostituire la variabile X deve essere iponimo dell’iperonimo, che è stabilito dai requisiti che impone il predicato. Si ha una violazione della congruità semantica che produce un insensatezza, la quale è dicibile ● Questa montagna è intelligente = la montagna non può essere intelligente, viene leso il principio di congruità ed è perciò caratterizzato da insensatezza. Si tratta di un’interpretazione figurativa impossibile da realizzare. I requisiti che il predicato intelligente pone sulla sede argomentale è che sia entità umana, e nel caso non fosse umana viene umanizzata. ⚠Attenzione! : L'unico caso in cui questo enunciato è possibile e congruo, se la montagna è intesa come opera del creato, realizzata perciò da un essere superiore (la collocazione di questa montagna è intelligente, è intelligente chi l’ha collocata lì). ● Il gioca bambino giardino nel = enunciato caratterizzato da scorrettezza grammaticale, con una violazione del nesso sintattico. L'ordine in cui sono poste e combinate le classi del lessico è errato. Non c’è lesione del lessico di congruità argomentale, semplicemente non è dicibile. ⚠Attenzione! : Perché l’incongruità è dicibile e l’insensatezza no? Quando viene violato il principio di congruità semantica il nesso argomentale non è rispettivo nell’esperienza. Nel caso di Luigi è alto e basso, entrambi i predicati hanno un nesso argomentale corretto (ammesso dall’esperienza, e perciò ragionevole) e perciò è dicibile. Nel caso di scalare il mar Egeo non si ha un nesso argomentale (non si può immaginare o avere legami con l’esperienza). Case study 6 : Individuare lo scope del predicato ● Probabilmente domani parto per Roma: il punto di attivazione del predicato agisce sull’elemento azione (parto) o anche sull’elemento tempo (domani), ciò dipende dall’intonazione in cui viene pronunciata la frase. Nel caso in cui l’intonazione cadesse sull’intero elemento Roma, la posizione del predicato sarebbe diversa. L'intonazione dello scope fa capire il senso del messaggio. ● Non leggo questo romanzo per divertirmi: l’avverbio negativo seleziona l’argomento a seconda dell’intonazione. In questo caso l’avverbio sottolinea che il soggetto farebbe altro per divertirsi. ⚠Attenzione! : Che cosa si intende per contenuto del predicato? L'implicazione non deve coincidere con i requisiti che il predicato impone sulla sede argomentale. Il contenuto di un predicato sono le sue implicazioni, e le implicazioni sono ciò che accade quando il predicato ha luogo, ciò che accade nel contesto. Non bisogna confondere contenuto del predicato e implicazioni!! ● Bruto ha ucciso Cesare, che si è vendicato: la prima parte dell’enunciato presuppone delle sedi argomentali (che X1 sia un essere vivente e che X2 sia essere vivente e che venga ucciso). Le implicazioni del predicato sono applicate al testo, ma nella continuazione del testo vengono violate (Cesare non può vendicarsi perché non è più essere vivente). Il testo è diventato contraddittorio e ha prodotto un insensatezza. 10.1 I requisiti delle strutture intermedie Le strutture intermedie presentano diversi assunti (requisiti, caratteristiche): ● polisemia Si tratta di una caratteristica per cui, data una strategia di manifestazione, questa svolge più funzioni linguistiche / veicola più informazioni linguistiche. Questa polisemia opera a livello: → lessicale ex: “andare” è una struttura intermedia a livello lessicale caratterizzata da polisemia → morfologico ex: il tempo verbale imperfetto è una struttura intermedia morfologica, ed è anch’esso caratterizzato da polisemia: - “andavo a lezione tutti i giorni” = azione iterata nel passato - “quella mattina andavo a lezione quando mi è venuto un malore” = continuità nell’azione del passato - “volevo un caffè ”= cortesia ex: il genere maschile in italiano può veicolare significati di tipologia diversa - quando compare in un sostantivo che indica un’entità animata, indica il sesso / genere naturale (lup-o , operai-o) - quando compare in un sostantivo che indica un’entità inanimata, indica una categoria grammaticale (libr-o, tavol-o) LEZIONI REGISTRATE ONLINE!! LEZIONE LUNEDÌ 17 aprile: la struttura intermedia del lessico cap 6 com.verb. LE STRUTTURE INTERMEDIE Intermedie = caratterizzate da indeterminatezza - Polisemia - Varianza (nell’ambito di una stessa struttura intermedia) - Sinonimia (diverse strutture intermedie) Terzo: svolgono una funzione linguistica preferenziale Quarto requisito delle strutture intermedie: strategia di manifestazione Considerando il significato di “compagnia Strategie di manifestazione che possono veicolarne il significato: - Insieme a - Al cospetto di - In presenza di - Con strategia di manifestazione più naturale e canonica Considerando il genere femminile in italiano: ha come manifestazione preferenziale, più tipica è rappresentata dal morfo -a Ultimo requisito: endolinguisticità delle strutture intermedie bisogna specificare sempre la lingua storico naturale a cui ci si sta riferendo quando parliamo di una struttura intermedia (hanno dei comportamenti specifici lingua per lingua) Es. non ha senso di parlare tempo “presente” del verbo in generale perché nell’ambito del presente indicativo c’è comunque una scelta che viene imposta (es in inglese c’è present simple e present contiuous) Il soggetto è endolinguistico: fatti concreti Per la strategia di manifestazione: - In italiano il soggetto è spesso ellittico ma affida la sua manifestazione alla morfologia del verbo: si comprendono genere e numero del soggetto nonostante sia sottinteso (es è arrivato vs sono arrivati) - Nelle lingue povere di morfologia come l’inglese si ricorre all’ordine delle parole: Mary loves John vs John loves Mary Per la funzione svolta: - In inglese il soggetto svolge il tema dell’enunciato (= informazione gi nota), per poter sottolineare anche in inglese colui che compie l’azione, si usa la forma passiva es. John read the novel, The novel was read by John - In italiano e in tedesco il soggetto può essere rematico es. Il romanzo l’ha letto Giovanni, Den Roman las Hans Nuovo argomento – capitolo 6: La Struttura Intermedia del Lessico Termine “lessico”: sempre usato con il significato dell’insieme delle parole di una certa lingua Il lessico è un reparto di produzione, un generatore di strutture lessicali Come possiamo definire una parola? Per definire questo termine servono in realtà tre definizioni: “lessema”, “forma di parola”, “parola fonologica” ex: Quante parole ci sono in: “Luigi ha studiato molto” - “Luigi / ha studiato / molto” 3 (“ha studiato” sono due elementi di una medesima forma di parola) - “Luigi / ha / studiato / molto” 4 Parola fonologica = un sintagma fonologico = una combinazione di una successione di foni, che ha una sua autonomia articolatoria (può essere articolare autonomamente e non dev’essere appoggiata a un’altra), inoltre è caratterizzata da un accento proprio (ciascuna sillaba rispetta le regole fonotattiche, che prevedono l’ordine dei suoni nella formazione delle sillabe) - Parole fonologiche reali = parole fonologiche che veicolano un significato (es. rana) - Parole fonologiche virtuali = presentano tutti i tratti tipici ma senza veicolare un significato (es. cano) Regola fonotattiche dell’italiano (es. pelro): non ci possono essere in posizione contigua il gruppo lr Vs se non sono in posizione contigua è possibile (es. Quel ramo del lago di Como…) Vs in inglese è possibile (es. already) Generatore delle sillabe in italiano genera sillabe che possono essere costituite al massimo tre consonanti, seguite da una vocale e poi da un’altra consonante V – e, u-va, a-mico CV – di, sa-la, su C1C2V – tra, fra-se, slo-ro C1C2C3V – stra-da, scle-rosi, sfre-gio come terza consonante r /l VC – il, or-lo, el-mo CVC – cas-sa, gat-to, sar-ta C1C2VC – stan-co, bran-co C1C2C3VC – strap-po, sfrat-to In russo: - È possibile avere una sillaba costituita da una sola consonante (es. в) - È possibile combinare tre consonanti senza che la terza sia una r /l In serbo: è possibile combinare quattro consonanti senza vocale (es. Trst = Trieste) Lessema = base ricorrente nelle diverse realizzazioni morfologiche di una certa parola Es. aiut-o, aiut-erò, aiut-are, aiut-ato –-> diverse realizzazioni morfologiche ottenute coniugando il verbo aiutare Forma di parola = ciascuna realizzazione morfologica del lessema e si ha quando siamo nell’ambito delle parti variabili del discorso (sostantivi, aggettivi, verbi) Es. cant- (lessema) canto, cantare, canterò (forme di parola) Generatore lessicale Si occupa della produzione di strutture lessicali/ di lessemi strutturati. Processi di strutturazione lessicale: 1. Processi di formazione del lessico: derivazione, alterazione, composizione, combinazione = sono processi endolinguistici, cioè ogni lingua ha un sistema più frequente e utilizzato. 2. Processi fraseologici (di strutturazione del lessema): sintemi, funzioni lessicali → Come opera il generatore lessicale? Il generatore lessicale può essere definito come un reparto della lingua che riceve degli elementi, che rielabora, dando in uscita lessemi strutturati. • Ciò che riceve: - Lessemi elementari (ex: casa) - Lessemi latenti ex: “ludere” = (dal latino) giocare + crea semi strutturati come alludere, alludere → Possiamo dire quindi che “ludere”, elemento latinio del passato, rimane presente oggi come lessema latente, cioè come lessema che viene utilizzato nei processi di strutturazione del lessico (nel dar vita a verbi come alludere e deludere), ma che di per sé non viene usato per trasmettere il suo significato originario, siccome noi oggi usiamo il verbo “giocare”. - Formativi: prefissi suffissi e infissi (es. leon-c-ino) • Ciò che da in uscita A seconda del processo, da risultati diversi: 1. Processo di formazione del lessico - Lessemi strutturati ex: “inscrivere” = verbo prefissato, ottenuto grazie al generatore lessicale mediante un processo che ha rielaborato il prefisso “in” + e dal lessema elementare “scrivere ex: “noioso” = si compone di una base lessematica + formativo “oso” (un suffisso molto usato nella lingua italiana) ex: “elefantino” = l’alterato diminutivo di elefante è considerato un lessema strutturato siccome si compone di una base lessematica (“elefant”) + suffisso “ino” 2. Processi fraseologici - Sintemi ex: “piedi di porco” = si tratta di un’espressione fraseologica, siccome è una combinazione di parole in cui però il significato non è più ottenuto composizionalmente (cioè non possiamo più ricavare il significato di questa espressione sommando i significati dei singoli elementi). Infatti se vogliamo ottenere il significato composizionalmente staremo parlando dell’ingrediente culinario del piede di maiale (utilizzato per esempio nella cucina lombarda), mentre se vogliamo riferirci allo strumento del falegname si tratterà allora di un sintema. - Funzioni lessicali ex: “prendere una decisione” : . → A questo punto passiamo in rassegna i singoli processi 1) Processi di formazione del lessico 1.1) derivazione Permette una trasncategorizzazione = da una classe del lessico si passa ad una classe diversa ex: sabbia (sostantivo) → sabbioso (sostantivo + suffisso “oso” = aggettivo) ex: bello (aggettivo) → bellezza ( base lessematica “bell” ottenuta dall’aggettivo + suffisso “ ezza” = sostantivo) 👁: Questo processo è il più utilizzato nella lingua italiana. Ritorniamo quindi al concetto di endolinguisticità del lessico, secondo cui ogni lingua privilegia un processo di formazione del lessico. Infatti in inglese, per esempio, il processo di formazione del lessico più produttivo è il “compounding”, ovvero la composizione. → Denominazione del derivato Impariamo a definire i derivati: classe di arrivo + DE + aggettivo che designa la classe di origine + ALE - aggettivo DEverbALE (mangiabile, da mangiare) - aggettivo DEnominALE (sabbioso, da sabbia) - nome DEverbALE (arrivo, da arrivare) - avverbio DEaggettivALE (dolcemente, da dolce) - verbo DEaggettivALE (verdeggiare, da verde) → Strategia di manifestazione • La derivazione, nella maggior parte dei casi fa intervenire come strategia di manifestazione un suffisso (informativo lessicale). ex: partire → part + suffisso “enza” ira → ir + suffisso “oso” • Ma esiste anche la derivazione a suffisso zero (silenzio). ex: arrivare → arrivo + suffisso zero (siccome “arrivo” è quello di partenza da cui si prendono tutte le basi lessicali) cantare → canto + suffisso zero • è possibile avere una strategia di manifestazione costituita da un’accumulazione di suffissi ex: affidabilità = derivato che presenta che aggiunge al lessema due formativi lessicali, ovvero “bil” e “ità”. Questo perchè “affidabilità” è un sostantivo che è stato formato a partire dall’aggettivo “affidabile” (a cui aggiunge “ità”), che a sua volta è stato formato dal verbo “affidare” (a cui ha aggiunto “bil”). → Nomi derivati Con la derivazione possiamo formare diversi tipi di derivati che svolgono funzioni comunicative diverse e che ci permettono di caratterizzare i partecipanti a una situazione comunicativa. Infatti, mediante la derivazione, possiamo ricavare - il nome dell’agente (Nomen Agentis), ovvero colui che compie l’azione. ex: scrittore, scultore, lavoratore → serie di derivati che fanno intervenire il suffisso “tore” (“trice” se al femminile) , andando così ad indicare colui che compie l'azione indicata dal lessema della base del derivato. - il nome dell’azione (Nomen Actionis). ex: partenza, scrittura, costruzione . - il nome del luogo dove si svolge l’azione indicata dal lessema di base (Nomen Loci). ex: scrivania, lavatoio. - il nome dello strumento con cui si compie l’azione indicata dal lessema di base (Nomen Instrumenti) ex: lavatrice, bollitore