Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Appunti di linguistica generale, Appunti di Linguistica Generale

Appunti del corso di linguistica generale, AA 2018/19, prof.ssa Maria Cristina Gatti

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 25/04/2019

cristinamartignoni
cristinamartignoni 🇮🇹

4.6

(5)

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti di linguistica generale e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! LINGUISTICA GENERALE LA LINGUISTICA GENERALE E IL SUO OGGETTO 
 — Dimensione ‘generale’ delle lingue > ciascun parlante è un poliglotta, interazione di lingue in contatto tra di loro. Le lingue sono numerose e diverse tra di loro, degli ‘osservatori sulla realtà’ a qualsiasi latitudine l’uomo parla della realtà, ma con focalizzazioni diverse (‘mappature’ diverse). 
 Le lingue categorizzano la realtà attraverso parole con cui le lingue descrivono la realtà, parole che descrivono l’esperienza della comunità linguistica che utilizza una determinata lingua. 
 Per esempio l’italiano usa solo andare (come il francese solo aller) ma il tedesco fa differenza tra andare a piedi o in macchina (gehen e fahren) come anche il russo. OGGETTO DELLA LINGUISTICA: GLI EVENTI COMUNICATIVI La linguistica generale si occupa degli eventi comunicativi, e li descrive nelle loro dinamiche costitutive. Fra gli eventi che popolano il mondo un tipo particolare è quello degli eventi comunicativi, che vengono utilizzati per produrre messaggi e che utilizzano prevalentemente come strumento una delle nostre lingue esistenti. 
 Gli eventi comunicativi sfruttano una o più lingue naturali.
 La comunicazione verbale va separata ma affiancata dalla COMUNICAZIONE PARAVERBALE (comunicazione che si appoggia sul linguaggio verbale ma anche sulla gestualità, sulla postura del corpo…) > eventi comunicativi accessori allo strumento verbale, sono studiati dalla cinesica (studia i movimenti del corpo, la mimica facciale che veicolano comunicazione). 
 Le lingue si caratterizzano per requisiti sorprendenti: La comunicazione verbale è caratterizzata dalla sua pervasività (il consenso viene costruito attraverso il consenso) e dalla sua complessità (perchè coinvolge una molteplicità di dimensione che accompagnano nell’esperienza umana).
 Alla comunicazione si interessano diverse comunità scientifiche, dimensioni psicologiche, sociali, antropologiche e psico-socio-culturali di cui si occupano diverse discipline (antropologia, sociologia, psicologia che rientrano nel gruppo delle scienze umane). 
 
 > Focalizzazioni diverse delle diverse scienze sulla comunicazione
 La comunicazione avviene appoggiandosi all’utilizzo di una o più lingue storico-naturale oppure attraverso sistemi diversi dalla lingua (sistemi iconici, sistemi della moda e dell’architettura) pertanto coinvolge dimensioni linguistiche; scienze linguistico-semiotiche. 
 La comunicazione coinvolge inoltre dimensioni tecnologiche (informatica), di cui si occupano le scienze tecnologiche. 
 4 ottobre GIO
 figura del comunicazionista > consapevolezza della competenza linguistica e capacità di risolvere problemi su cui si potrebbe essere interrogati da professionisti.
 Nei momenti di criticità e patologie della comunicazione.
 Intervenire quando i messaggi sono insensati, ovvero quando viene meno un rapporto con la realtà che è uno dei fondamenti di sensatezza di quello che esplicitiamo con i nostri messaggi. 
 
 Un altro fattore che condiziona la sensatezza del messaggio è del rapporto con l’altro.
 Oltre al rapporto con la realtà, un messaggio per avere senso deve coinvolgere l’interlocutore nella sua esperienza, creare involvement, deve essere pertinente con il mondo esperienziale dell’altro e interessare al destinatario e creare un ‘common ground’. un minimo di terreno condiviso che permette la comunicazione > Messaggio può essere privo di interesse (avulso dal contesto esperienziale del parlante), il messaggio distrugge e destituisce il fondamento della sensatezza. 
 INTER-ESSE (etimologia) 
 Dislocazione a destra e a sinistra
 Apporto informativo : Rema 
 “È arrivato Zampanò!” “Zampanò è arrivato!” > distrugge l’efficacia comunicativa del messaggio, qui il soggetto svolge funzione tematica, il soggetto in prima sede. ‘il successo è una sfida mentale’ è la headline di una campagna pubblicitaria, realizzata in diverso modo
 Ancrage (Barthes) > necessità di un nesso tra parte iconica, visiva e orale in un messaggio pubblicitario. 
 Sostituendo ‘success is a mind game’ il traduttore ha interrotto il messaggio comunicativo con la resa traduttiva della headline (avrebbe dovuto usare ‘challenge’ e non ‘game’ per una resa comunicativa migliore).
 Il messaggio non funziona perchè è stato rotto il nesso tra il termine italiano ‘sfida’ e queste componenti iconiche. LA COMUNICAZIONE E LA LOGICA DEL MUNUS 
 Il termine comunicazione è un termine sovradefinito 
 E’ una interazione tra individui 8 ottobre LUN — Semiosi: atto attraverso il quale si associan intenzioni comunicative e strategie di manifestazione (arti figurative - semiosi iconica - , musica ecc.)
 
 Della comunicazione si può dare anche una definizione matematica di tipo induttivo: comunicazione è un insieme/somma di eventi comunicativi. 
 Un ragionamento è induttivo quando si parte da singoli fenomeni, singole occorrenze per poi generalizzare, elevarsi dalle singole occorrenze a livello universale e formulare una definizione. 
 Accanto a una definizione induttiva, si potrebbe definire anche in modo deduttivo (fornire una grammatica, fornire un ‘device’).
 Anche nel caso della comunicazione si può dare una grammatica, un modello della comunicazione che descrive i fattori coinvolti in questo processo che permettono di produrre i singoli eventi comunicativi. 
 Le due definizioni induttiva e deduttiva non sono cosi antitetiche l’una rispetto all’altra, sono complementari rispetto a uno stesso fenomeno. 
 es: 2,4,10… sono numeri pari e tutti divisibili per due (def induttiva)
 2x = y è una funzione che definisce i numeri pari (def deduttivi) > fornire una grammatica dei numeri pari. 
 
 La comunicazione persuasiva è stata messa a tema dalla retorica classica, che è stata la proposta di un modello di comunicazione in cui vengono individuati gli elementi che caratterizzano una dinamica di persuasione sana e le dinamiche che invece caratterizzano la manipolazione (potere delle parole fondandosi sulla violenza). Per fondare una comunicazione persuasiva sana un primo aspetto è quello del mito di Ulisse > Già in sede poetica Omero tematizza come salvarsi dalla manipolazione. 
 Oggi si avverte un fraintendimento del termine persuasione, che tende ad essere letta come inganno e seduzione (cultura del sospetto), ridotta a manipolazione e inganno. 
 Un accenno di questo aspetto si ha nel vangelo di Matteo, in cui gli scribi vanno da Pilato chiedendo di mettere delle guardie al sepolcro, e di fronte alla promessa della resurrezione pensano che siano un inganno dei discepoli, che in realtà vogliono trafugare il corpo di gesù.
 Nel mondo greco l’educazione (paideia) avveniva attraverso racconti dei miti che contenevano delle verità ultime relative all’esperienza umana. La maga circe mette Ulisse in guardia rispetto a Scilla e Cariddi e rispetto al canto delle sirene, personificazione dell’inganno. 
 Ulisse si fa legare con una fune, mentre pone della cera nelle orecchie dei compagni (toglie i deboli dall’esposizione della manipolazione) > la metafora dietro alla fune di ulisse è quella del ‘desmos’ (deo/legare to deon/obbligo), simboleggia il legame che salva dalla seduzione delle sirene, il legame agli affetti familiari. Il termine italiano obbligo deriva dal latino ob-ligare (l’obbligo parte da un legame) 11 ottobre GIO La comunicazione presuppone un’alterità tra interlocutori diversi, è uno scambio di beni (i bona per i predecessori latini potevano essere anche beni materiali, che nel tempo si sono smaterializzati diventando dei messaggi). Nella comunicazione scambiamo dei messaggi che aprono dei committments (responsabilità) 
 la comunicazione intesse la vita quotidiana e la sfera pubblica, costruisce nessi nella vita privata e tessuto sociale nella vita pubblica (sfera della vita consociata). Verso un modello della comunicazione verbale (cap II) 
 modello della comunicazione verbale ante litteram, la retorica classica: già nell’antichità furono definiti i canoni della comunicazione persuasiva che è alla base della costruzione del consenso, che deve essere fondato sulla condivisione della ragionevolezza (i regimi totalitari sono partiti da una previa condivisione dell’irragionevole).
 Per risolvere in sede teorica ciò che omerico aveva trattato in sede poetica nasce la retorica classica, definita come ‘arte di persuadere’. Gli antichi individuano i fattori costitutivi della comunicazione persuasiva.
 I greci utilizzavano il termine téchne, la competenza di parlare in pubblico nei momenti di vita sociale. E’ una competenza sostenuta da un sapere sistematico. Poi la retorica è stata ridotta a uno dei suoi momenti, quello dell’elocutio La comunicazione persuasiva comunica un messaggio che contiene qualcosa di ‘suavis’, qualche cosa che ha un’ultima ragionevolezza, un’ultima rispondenza alle ragioni del cuore. La parola ‘convincere’ invece ha a che fare con la radice ‘vinco’, che richiama l’idea di sopraffazione sull’altro (dinamica della manipolazione). 
 (questa parte va integrata con i saggi sulla pagina docente ‘towards a typology of…”, “la teoria classica…”, “verità e persuasione”) 
 Per i predecessori latini, la retorica si occupava del discorso rilevante dal punto di vista comunitario, non consideravano le dinamiche della comunicazione verbale che accompagnano nei rapporti quotidiani della sfera privata e che accompagnano nell’everyday speaking, delle dinamiche del parlare indicato con ‘loqui’ (negli ambiti interpersonali privati). Nel mondo greco del V sec a.C. è avvenuto il passaggio dalla monarchia alla democrazia, per la democrazia diventa fondamentale il consenso che il politico deve ricostruire con i cittadini e che avviene attraverso la comunicazione. Nel mondo antico nasce la necessità di sapere esercitare il potere della parola, l’esigenza di una competenza poichè quando il cittadino era chiamato a difendersi in tribunale, in ambito giuridico-processuale il cittadino doveva essere in grado di gestire la parola e tenere un discorso davanti a un giudice (competenza comunicativa in ambito giuridico). 
 In ambito politico, quando si prendevano decisioni circa la vita politico, il popolo si raccoglieva in assemblea (ekklesia) e dibatteva sull’agorà se una decisione era da intraprendere o meno (nei processi decisionali che avvenivano in pubblico il cittadino era chiamato a saper esercitare il potere della parola)
 In ambito epidittico, quando si raccoglievano i cittadini nell’agorà per lodare una persona che aveva crescere la vita comune e veniva tributato un panegirico.
 Nasce un mercato della parola > si viene a creare una situazione di parrhésia. Nasce un sospetto nei confronti di questa ars retorica, e alcuni come socrate (i sofisti) propongono di bandire la retorica. Aristotele riscatta la retorica dalla sua decadenza, facendo una analogia con il medico (il medico con gli stessi strumenti chimici può produrre farmaci e veleni, analogamente chi costruisce un discorso può esercitare il potere della parola in modo sano o in modo perverso) e viene scoperta come metodologia per la costruzione di un discorso persuasivo in pubblico. inventio — dispositio — elocutio — memoria (si insegnavano mnemotecniche) — actio (come atteggiarsi nel momento in cui proferiva il discorso in pubblico) 15 ottobre LUN Decadenza della retorica classica > i sofisti insegnano a persuadere di A e del suo contrario, sganciano la dinamica della comunicazione persuasiva dalla verità e la legano alla dinamica dell’utile. 
 Grazie ad Aristotele emerge che la comunicazione persuasiva chiede una adesione ragionevole (si persuade con delle ragioni adeguate, attraverso l’argomentazione, adducendo continui argomenti a sostegno dei nostri discorsi). 
 etim. ARGUERE > far brillare davanti agli occhi, facendo loro vedere le ragioni per cui si scopre la ragionevoleza e l’adeguatezza alle proprie ragioni costitutive. 
 Svolta attuata da Aristotele viene definita ‘logica’, che riscatta la retorica del sospetto in cui era caduta sottolineando il fatto che si persuade attraverso un logos, un discorso che deve avere determinate caratteristiche. Nel testo della Retorica, Aristotele segnala che è possibile persuadere attraverso due strumenti: non possiamo persuadere attraverso il logos, attraverso il nostro dire (persuasione che avviene su base discorsiva) uberreden (ted. convincere, si riferisce alla persuasione che avviene attraverso il discorso, über die Rede) 
 Un modo per persuadere è la testimonianza (in greco il termine martys indicava il testimone). In tedesco über den Zeugen / überzeugen (si riferisce alla persuasione che avviene attraverso la testimonianza, oggi l’uso è altrnativo a quello di uberreden) la pistis/fides come parola chiave nella dinamica della persuasione Polisemia del termine pistis/fides, che interpella tutti i fattori della comunicazione persuasiva, aspetti diversi e complementari rispetto ai tre fattori della comunicazione persuasiva (mittente, destinatario, messaggio/logos). 
 1) Per persuadere è necessario un mittente credibile (oratore), la cui credibilità nasce dal suo ethos (comportamento) 2) Il termine pistis interpella anche il destinatario di una comunicazione persuasiva, che deve essere in grado di smuovere la benevolenza dell’interlocutore (il suo pathos, la sua dimensione patetica). 3) Aristotele segnalava che la pistis interpella anche il messaggio, il logos (la parola fa emergere che rispetto al messaggio la pistis esprime il legame che questo deve avere con la verità). I sofisti cancellavano il terzo elemento. I sofisti si limitavano a dire che un oratore credibile riuscirà a persuadere di un fatto e del suo contrario (ma cosi assumerebbe un atteggiamento incredibile). La comunicazione persuasiva apre una dinamica di adesione ragionevole, vaglia le ragioni, e scarta gli argomenti che sono disancorati dalla verità. Idea novecentesca dell’inganno della persuasione > nasce dalla percezione errata che quando si persuade si interpella una ragione debole del destinatario. Poiché chiede di aderire si riferisce a una ragione ‘depotenziata’. Un discorso persuasivo interpella una dimensione dell’affectus, che non è però distaccato dalla ragione (abbiamo perso la percezione dell’unità). La ragione umana non è un device che registra in modo freddo la realtà, per conoscere aderisce alla realtà prima di conoscerla e giudicarla (c’è un momento di adesione e un momento di giudizio). Che nella ragione umana ci siano questi due elementi ha delle tracce nelle lingue moderne (apprendre par coeur / metafora del cuore per indicare un’operazione razionale; in inglese si usa to learn by heart) > la dimensione dell’affetto con la metafora del cuore era percepita come un tutt’uno che fa parte della ragione. La comunicazione persuasiva apre un processo che è un adesione ragionevole (impegno critico di vagliare le ragioni). Antistrofia tra procedimenti della logica e dell’argomentazione Rapporto di parallelismo tra i procedimenti delle scienze dure (la logica) e i processi che si usano nell’ambito dell’argomentazione. 
 Antistrofia : termine derivato dal coro della tragedia greca che cantava odi costruite da una strofa che il coro cantava da est a ovest, cui corrispondeva un’antistrofe cantata da ovest verso est. RAGIONE LOGICA ARGOMENTAZIONE deduzione sillogismo Entimema induzione generalizzazione Exemplum Gli uomini che fondano la loro relazione interpersonale sulla fiducia sono uomini fidati, chi invece distrugge la fiducia reciproca era chiamato per-fidus (il prefisso ver- del tedesco risale a per, e aveva una connotazione negativa). Quando la fiducia tra gli uomini diventa stabili si ha un foedus, un patto, l’esito della stabilità della fides. Nella tradizione elvetica, per indicare la forma statale svizzera, si usa il termine Eidgenossenschaft (una federazione è una genossenschaft, una comunanza) BHIDH-BHEIDT bitten > chiedere per avere. Bhidh produttivo nella lingua germanica, ha sviluppato un tratto di costrizione. Analogamente al tedesco, anche n russo si è sviluppata una sfumatura di costrizione, ‘beda’ PER UNA TIPOLOGIA DEI PROCESSI MANIPOLATORI semanticidio / logocidio testi fondativi testi massmediatici di propaganda testi scolastici fonti di dati empirici per la manipolazione 25 ottobre Definizione di manipolazione e tipologia delle strategie manipolatorie, abbiamo visto da dove vengono tratti i dati empirici da analizzare e si tratta di quei testi prodotti nelle tre fasi della vita di un regime totalitario La prima strategia manipolatoria è quella manipolazione che si basa sui presupposti e mette in atto una violazione di queste presupposizioni > der Wille des Volkes, qui Frege mette in guarda rispetto all’uso demagogico che si può fare dell’espressione ‘la volontà del popolo’, è un sintagma nominale, è costituito da un nome seguito da un altro nome con funzione di complemento di specificazione, è manipolatorio perché fa passare come denotato l’esistenza di una volontà universale, innanzitutto che cos’è il denotato? Giacomo Leopardi, l’autore di A Silvia, il poeta nato a Recanati, usciamo espressioni linguistiche o enunciati che veicolano un senso diverso ma in tutti e tre i casi ci riferiamo sempre a questa figura, parliamo sempre di uno stesso denotato, l’oggetto nella realtà a cui ci riferiamo, Frege fa un bellissimo esempio nel testo con Morgenstern e Abendstern (la stella del mattino e la stella della sera), si tratta dello stesso denotato, questo stesso astro Venere lo chiamiamo in modo diverso a seconda che compaia al mattino e alla sera, qui la questione è senso vs denotato, Frege infatti segnala che questa espressione è manipolatoria perché fa passare come presupposto di esistenza un’ipotesi di esistenza di un denotato universale, il nome veicola oltre a tutti questi modi di essere un’ipotesi di esistenza, fa scattare un presupposto esistenziale e questo vale anche per il testo, in realtà non esiste nella realtà una volontà universale ma piuttosto esistono come denotati, come oggetti o referenti le singole volontà di ciascuno di noi, si tratta perciò di una generalizzazione, questo ci fa accomodare ad un presupposto falso, questi presupposti sono quelli che non vengono esplicitati rispetto ad un parlante che esplicita tutti i presupposti, il presupposto d’esistenza fa parte del common ground, di quel condiviso che lega mittente e destinatario, sui presupposti avviene una accomodation, per essere nascosta la manipolazione interviene su quegli aspetti della comunicazione verbale sui quali noi esercitiamo un controllo minore, c’è un asserted control, ciò che è asserito è da noi più facilmente controllato, è più facile controllare la verità o la falsità di ciò che è asserito, è molto più difficile controllare ciò rispetto a quello che viene lasciato implicito ossia il presupposed content, quindi le presupposizioni stesse sulle quali perciò esercitiamo un controllo logico minore, la manipolazione è sottile e fine, ci vuole quindi un parlante che sia consapevole delle dinamiche costitutive della comunicazione, più ne sappiamo più riusciamo a salvarci da tentativi manipolatori che sono molto estesi nella comunicazione che ci circonda C’è poi una serie di manipolazioni che fanno leva su un istinto che c’è nell’uomo, negli esseri umani c’è un riferimento istintivo alla totalità, è proprio un modo che noi abbiamo anche di leggere i dati, noi interpretiamo la funzione di un dato collocandolo nel tutto a cui appartiene, esistono quindi alcune strategie manipolatorie che si basano sulla fregatura della totalità, prendono una parte e la fanno passare come fosse il tutto appigliandosi a questo nostro istinto che ci fa tendere continuamente verso il tutto, questa strategia manipolatoria la troviamo per esempio nell’espressione storica che fu usata da Churchill come topos ‘Il nemico del mio nemico è mio amico’, la mossa retorica che compariva nei comunicati politici era questa, ma in che senso è manipolatoria quest’espressione? Storicamente si vide quanto Stalin era amico dell’Europa al termine della seconda guerra mondiale col trattato di Yalta, con cui l’URSS prese una decina di stati europei e li mise sotto il proprio controllo ideologico, questa strategia faceva passare una parte di ragioni (avere un nemico in comune) come se questa parte di ragioni fosse la totalità di quelle ragioni che si condividono tra amici, qui sta la fregatura della totalità, questo tipo di strategia manipolatoria è utilizzabile anche nelle operazioni di agenda setting, ‘this is the news for today’, c’è una grande differenza tra il termine notizia e il termine informazione ma che differenza c’è? Un’informazione è un semplice dato di archivio, una notizia è un dato, è un’informazione che però coinvolge l’interlocutore, che desta interesse, è interessante per lui, è perciò un dato pertinente, ne va del nostro interlocutore e c’entra con la sua esperienza, insomma i giornali o telegiornali o radiogiornali selezionano solo alcune informazioni tra tante e le fanno passare come la totalità degli eventi significativi di quella giornata, le fanno passare come notizie, la cake temptation poi è quella strategia manipolatoria che interviene quando testi scritti come giornali o radio-giornali ci presentano le risorse (economiche, energetiche, umane), spesso guardando questi testi si parla di queste risorse in modo manipolatorio, vengono presentate come se fossero un fixed pie, le risorse esistenti sono in mano a qualcuno e chi le ha in mano le ha rubate a me e allora il regime totalitario dice che queste risorse devono essere ridistribuite collettivamente, chiede quindi il potere di riappropriarsene e ridistribuirle, qui la mossa manipolatoria sta nel fatto che le risorse vengono presentate come una torta fissa, come qualcosa di statico, ma i beni sono dinamici (periodo del giustizialismo in Italia), le risorse attualmente esistenti non sono infatti la totalità delle risorse possibili, è sempre possibile aumentare le risorse (cuocere nuove torte), la strategia manipolatori sta nel fatto di far passare i beni esistenti come fossero la totalità delle risorse possibili C’è un altro istinto, noi istintivamente ci percepiamo appartenenti a qualcosa o a qualcuno, da qui derivano due strategie che possono giocare in positivo o in negativo > ‘Non sarai mica uno di quelli che credono ancora che’, questa strategia minaccia di includere l’interlocutore nel famigerato gruppo di quelli che ancora credono che, qui l’istinto all’appartenenza viene giocato in positivo, ma questo stesso principio può essere utilizzato negativamente, per esempio nell’espressione ‘Se non la pensi così, non sei dei nostri’, qui si minaccia di escludere l’interlocutore dall’appartenenza ad un no 29 ottobre LUN Analisi delle strategie manipolatorie, le prime analizzate intervengono sulle presupposizioni, alcune si appigliano all’istinto umano di riferirsi alla totalità, altre strategie riprendono un’altra dimensione antropologica, un altro istinto naturale che c’è nell’essere umano, l’uomo infatti naturalmente appartiene a qualcosa/a qualcuno, si tratta dell’istinto di appartenenza che può essere giocato positivamente o negativamente (si minaccia di includere in un gruppo negativo), l’ultima strategia manipolatoria è la polarity temptation, essa è molto utilizzata quando si circoscrivono i gruppi sociali o i gruppo politici quindi siamo in ambito di individuazione dei gruppi in genere si divide la realtà in due parti, si fa una dicotomia, c’è il gruppo dei noi che siamo il gruppo dei buoni e il gruppo dei loro, che sono i non-buoni, loro sono pertanto i cattivi, la manipolazione sta proprio in questa facilità ad interpretare in modo sbagliato quello che succede quando noi neghiamo un estremo di un’opposizione polare (buono/cattivo sono due antonimi, due opposti polari), c’è un po’ l’idea di farci interpretare il significato di non-buono come cattivo, è quindi la strategia manipolatoria che si fonda su un’interpretazione errata delle implicazioni che scattano quando neghiamo un estremo di un’opposizione polare, è dunque vero che quando diciamo che qualcosa è non-buono, questo è automaticamente cattivo? Come già detto, la linguistica generale è l’autocoscienza del parlante il quale, una volta che ha una consapevolezza di come funzionano queste manipolazioni polari, ottiene un antidoto e non si fa ingannare Possiamo immaginare questo buono e cattivo come termini che appartengono ad un paradigma di elementi, il termine paradigma lo dobbiamo allo strutturalismo classico, in linguistica un paradigma è un insieme di elementi che sono caratterizzati da alternatività, che possono stare l’uno al posto dell’altro, che assumono una funzione di alternanza, quando costruiamo un enunciato infatti noi selezioniamo elementi all’interno di paradigmi, che però potrebbero essere sostituiti da elementi equivalenti, si tratta di elementi alternativi che possono assumere funzioni semantiche analoghe (paradigma semantico), si parla poi di asse sintagmatico in base al quale selezioniamo elementi scelti dal paradigma e li collochiamo su quest’asse da cui otteniamo un sintagma, ossia una combinazione di parole Paradigma multiplo > i colori sono parti di un insieme di elementi che fanno parte del paradigma cromatico, ma cosa succede quando neghiamo un elemento in un enunciato che fa parte di un paradigma multiplo? Quando lo usiamo affermativamente e quindi diciamo per esempio ‘questo vestito è rosso’, che cosa succede? Il parlante ha selezionato un elemento rosso nell’ambito dei paradigmi equivalenti e lo ha messo nel testo che, affermando che il modo di essere di questo vestito è essere rosso, è come se escludesse tutti gli altri elementi del paradigma, negando invece questo paradigma e diciamo quindi che ‘questo vestito non è rosso’ noi capiamo che quel vestito può essere di altri colori, negando un elemento cromatico succede che il testo si apre a tutte le altre possibilità contenute nel paradigma cromatico, il testo afferma e si apre così alla disgiunzione degli elementi alternativi (o.. o.. o..) Tutti questi paradigmi menzionati sono tutti paradigmi semantici, che quindi veicolano un significato, un altro gruppo di paradigmi però è costituito solo da due elementi, si tratta del paradigma binario, ha quindi una struttura polarizzata, questi aggettivi formano un’opposizione polare, individuano nello stesso tempo un paradigma di elementi binari, sono elementi contrari o antonimi, i medievali li chiamavano contraria e segnalavano che sono dei contrari immediata cioè sede mentale e noi daremmo solo un supporto psicofisico a qualcosa di già costituito, Saussure poi non accenna alla comunicazione ma descrive così la strutturazione della lingua Con Leonard Bloomfield (1887-1949), americano, siamo sempre nel filone dello strutturalismo che si diffonde in Europa ma anche in America, qui però la struttura della lingua viene analizzata in maniera diversa da Saussure, per lui il linguaggio è un livello del comportamento umano e questo è dovuto al fatto che opera in un periodo in cui nel mondo americano dominava una corrente quale il comportamentismo, l’uomo era ridotto a comportamento, per Bloomfield quindi il linguaggio è un livello del comportamento umano, egli ha alle spalle questo comportamentismo e leggeva tutti i comportamenti in senso di stimolo-risposta, lui legge il linguaggio come comportamento che parte da uno stimolo fisico che induce poi ad una risposta linguistica (si tratta di stimoli e risposte di diversa intensità energetica), il comportamento linguistico chiede un utilizzo di energia in quantità minore rispetto all’energia che è richiesta per poter rispondere alla domanda posta, il comportamento linguistico avviene attraverso un’intensità energetica minore rispetto alla quantità di energia implicata nel processo che porta lei a formulare la domanda e alla quantità di energia utilizzata da lui a dare una risposta Karl Bühler (1879-1963) è uno strutturalista e rientra insieme a Jacobson in quello strutturalismo che definiamo funzionalismo, essi cominciano a parlare della lingua a partire dalla funzione che la lingua svolge, la lingua è uno strumento finalizzato alla comunicazione, essa è funzionale alla comunicazione, qui prima consapevolezza che la lingua serve per comunicare, egli riprende l’idea di segno linguistico che era stata formulata da Saussure ma guarda al segno in una prospettiva funzionalista, guarda al segno in base alle funzioni che questo ci permette di compiere, il segno quindi diventa un nodo centrale intorno al quale lui costruisce un modello della comunicazione verbale, mette il segno in rapporto con tre fattori, il mittente, il ricevente e la realtà, inserisce cioè il segno in una triplice fascia di rapporti, in rapporto con ciascuno dei tre svolge tre funzioni diverse, il segno in rapporto col mittente è un sintomo e svolge una funzione di espressione, in rapporto col ricevente è segnale e svolge la funzione di appello, in rapporto poi con la realtà e segnala che è simbolo e svolge la funzione di rappresentazione della realtà, il segno è qualcosa per andare oltre il segno stesso e questa percezione non c’era in Saussure, la lingua è uno strumento quindi che va oltre la lingua stessa e che serve per comunicare. 5 novembre LUN 8 novembre GIO 
 Sperber e Wilson riprendono una delle massime di Grice, quella della relevance (nell’interazione comunicativa il messaggio deve essere pertinente e interessare l’altro, deve creare involvement). Nel contesto comunicativo sono elementi costitutivi il mittente e il destinatario, che condividono un bagaglio di informazioni e condividono un common ground, ciascuno dei due interagenti sa che questo condiviso è all’opera nell’interlocutore come in lui stesso. Processi inferenziali > grazie al condiviso l’interlocutore potrà ricostruire l’intenzione comunicativa del parlante il quale non esplicita nel testo la sua intentio dicendi. L’atto comunicativo produce degli effetti contestuali, che coincidono con il cambiamento di entrambe le soggettività. Ciò che il mittente affida ai segni deve essere completato da processi inferenziali (che permettono al destinatario di inferire l’unico senso inteso dal mittente). 
 Per loro è fondamentale il concetto di pertinenza > il messaggio è pertinente se suscita coinvolgimento. La pertinenza dipende dal rapporto tra effetti contestuali e sforzi cognitivi necessari per interpretarlo (un messaggio è tanto più pertinente quanto meno sforzi cognitivi richiede per essere interpretato). E’ pertinente quando richiede il minimo sforzo cognitivo. EVENTI COMUNICATIVI — Cosa vuol dire che l’atto comunicativo è un evento? 
 Semantismo di evento (semantica latino-romanza e germanica) lat. eventum (e-venio) > il prefisso e- ha valore ingressivo, si parla di ingressività quando si sottolinea l’inizio di un evento, di un fatto, di uno stato di cose che sopravviene inaspettatamente e imprevedibilmente. ger. Ereignis (eigen, sich aneignen) > un evento non soltanto accade ma si impossessa di noi, anche l’evento comunicativo è un fatto dinamico, i nostri messaggi sono momenti dinamici che coinvolgono un atto del dire e un atto di ascolto, sono il punto di ascolto di due iniziative, l’atto dell’ascolto richiede energia e sforzo cognitivo non minore dell’energia che è necessaria nell’atto del dire. 
 Peirce e la nozione di habit change > l’atto comunicativo produce un cambiamento e uno spostamento, entrambi gli interagenti vengono spostati. Etica Nicomachea: il messaggio può essere di due tipi, ci può cambiare a un livello superficiale (diathesis) oppure nell’atteggiamento stabile nei confronti della realtà (hexis), i messaggi producono un cambiamento. MESSAGGIO: SCAMBIO DI SEGNI CHE PRODUCE SENSO - Il messaggio arriva come sollecitazione a lasciarsi coinvolgere, la sua destinazione è quella di produrre un habit change e di coinvolgere l’interlocutore. Accade per sollecitare a un involvement. - Il cambiamento è un momento del senso dell’atto comunicativo e ne fa un evento comunicativo. SENSO: POLISEMIA DEL TERMINE (evoca una molteplicità di significati) 1) Organo percettore > L’uomo ha cinque sensi. L’udito è un senso. 2) Direzione > Questa strada è a senso unico 3) Sa valutare in modo ragionevole > Ha buon senso. Definizione del senso a partire dal non-senso Il senso ha a che fare con la ragionevolezza 15 novembre GIO 
 ultimo momento della riflessione pragmatica in cui confina con la teoria dell’azione, la mediazione linguistica e la comunicazione verbale sono gli eventi comunicativi che permettono di creare joint actions. 
 Competizione in cui i due competono rispetto a un oggetto che non è condivisibile, gli atti linguistici che accompagnano le competizioni sono di natura argomentativa.
 SEMIOSI > processo che crea segni verbali, correlazioni semiotiche, associamo nel segno una successione di suoni. Fenomeno della cornice: l’evento semiotico è un segmento di realtà che viene delimitata con una cornice più o meno immaginaria. 
 Nell’ambito delle arti figurative la cornice del quadro è una linea immaginaria che circoscrive un ambito di realtà, nell’arte statuaria la cornice è il piedistallo della statua, nell’arte teatrale è la linea che segnala la separazione tra palcoscenico e platea e che indica che quello che avviene sulla scena è semiosi, fenomeni di cornice letteraria (espressione ‘c’era una volta’). correlazione semiotica: dalla strategia di manifestazione al concetto cui essa è associata. 
 La cornice separa un ambito di realtà dal resto e questo è un evento semiotico, deve essere intercettato per poterne coglierne il significato, una volta interpretato il segno esso ci permette di instaurare un rimando alla realtà (rapporto lingua/realtà). Segno stat pro alio, i segni non coincidono con la realtà, quando abbiamo un segno di qualsiasi tipo interpretiamo la strategia di manifestazione e una volta interpretato il concetto siamo in grado di andare ad individuare nella realtà l’oggetto a cui rimanda il nostro segno (rischio del pansemioticismo > concezione di segno areferenziale, un segno instaura rimandi infiniti a ulteriori segni senza mai instaurare un rimando alla realtà, a un referente, a un denotato).
 Non riconoscere la cornice è sintomo di psicosi, che porta il soggetto a cancellare la cornice, il segno viene fatto coincidere con il denotato (equazione simbolica), per esempio un soggetto psicotica avendo cancellato la barra semiotica (che separa l’ambito in cui opera la semiosi dalla realtà) al ristorante mangia il menù. 
 Implicazioni drammatiche: Un caso di cancellazione della cornice c’è stato anche a teatro, durante la rappresentazione di Amleto alcuni in platea hanno ucciso l’attore che recitava Otello (cancellano la barra semiotica e non riconoscono il confine tra la barra semiotica e la realtà). SEMIOSI DEITTICA-DEISSI Fino ad ora i segni instauravano una correlazione semiotica in cui la successione di suoni rimanda ad un concetto preciso (i suoni contenuti in ‘casa’ rimandano a un concetto che viene insegnato ai parlanti quando imparano a dare i nomi alle cose), ci sono segni in cui certamente abbiamo semiosi ma è di tipo diverso. 
 Per es quando bisogna associare ‘io’, si tratta di un segno che ha un significato che non è ambiguo, ma che per precisarsi nel suo concetto bisogna prendere in considerazione il contesto in cui viene utilizzato. Sul versante del concetto associato alla strategia di manifestazione si inserisce un ‘?’ temporaneo, a indicare che ciò a cui rimandano parole di questo tipo rimanda a una istruzione, si precisa di volta in volta di significato in base al contesto comunicativo in cui viene utilizzato. 
 Io, tu, adesso, ora, qui, così
 Nella definizione del concetto subentra il riferimento del contesto perchè questo venga precisato.
 Queste parole hanno una semantica istruzionale, sono caratterizzate da una seriosi di tipo deittico.
 Per parole come ‘albero’ il significato deriva esclusivamente dal sistema linguistico, le parole deittiche hanno un tasso di significato che viene dalla lingua, ma per cogliere a pieno il concetto oggettuale) appartiene all’insieme “gatto".
 Formula del calcolo proposizionale, strumentazioni metodologiche della matematica che rappresentano il significato del nome comune con X : (tale che) Q1(X) ^ Q2 (X)^Q3(X) ^ Q4 (X)
 Q1, Q2, Q3, Q4, sono tratti che caratterizzano la X (Q1 essere animato, Q2 non umano, Q3 mammifero, Q4 felino)
 PAOLO : impositio nominis; semantismo del termine può essere definito? dopo Q1 uomo, Q2 sesso maschile, come differenziare Paolo da es Pietro? 
 Dibattito linguistico sulla natura predicativa (in logica indica i modi di essere che ineriscono con gli oggetti), i nomi comuni sono riconducibili a una serie di predicati (modi di essere che specificano le caratteristiche della x che stiamo analizzando), possiamo dire quali sono i predicati legati ad es “gatto” che caratterizzano l’entità che viene designata dal nome. I nomi propri sono opachi dal punto di vista semantico, alcuni logici sostenfono che anche i nomi propri hanno natura predicativa (paolo è colui che paoleggia era la motivazione addotta, hanno cercato di attribuire al nome proprio una natura predicativa) > poi la teoria è stata sconfessata, qui emerge la componente deittica dei nomi propri, per andare a individuare paolo e pietro bisogna andare a prendere la persona che porta il nome grazie all’atto socialmente rilevante di impositio nominis. Si precisa di significato andando a prendere colui che porta il nome grazia all’impositio nomnis.
 3) sintagmi nominali definiti con funzione individuante 
 es. Il presidente degli stati uniti è un sintagma nominale (costituito da un nucleo seguito da complem di specificazione), definito perchè preceduto da un articolo definito (articolo determinativo IL). Questi sintagmi nominali definiti hanno funzione individuante, permettono, grazie all’aggancio con il contesto attuale (andando a prendere colui che attualmente è il presidente, Trump), di prendere colui che riveste la precisa carica istituzionale.
 es. Il presidente degli stati uniti si recò a ground zero nel 2001 (Bush) > il sintagma nominale dittico svolge funzione individuante, prendendo il contesto enunciativo in cui il pres era colui in carica durante l’attentato alle torri gemelle. Possiamo individuare le personalità di bush e trump utilizzando agganci a contesti comunicativi diversi. 
 es. Il presidente degli USA ha scarsi poteri > il sintagma nominale definito ha funzione categoriale, non ha più funzione individuante perchè l’enunciato viene interpretato a prescindere da colui che assume il ruolo di presidente, con il sintagma si individua una categoria, non ha più funzione individuante ma serve per indicare la categoria e questo dipende dalle funzioni diverse che può avere l’articolo.
 4) Espressioni come ‘forse’ e ‘probabilmente’ hanno una componente deittica (marche linguistiche cariche di soggettività, richiamano in gioco il soggetto), potrebbero essere parafrasate con “per quanto ne so io”, chiede di prendere in considerazione colui che la sta utilizzando nel contesto comunicativo.
 > L’infinito di Leopardi TESTO 1 / TESTO LIRICO Spazio enunciativo breve (15 versi), disseminato di espressioni deittiche la cui presenza caratterizza certi tipi di comunicazione.
 Marche morfologiche della prima persona 
 Descrive il contesto geografico in termine di questo/quello, utilizza questo (questo colle, questa siepe), come se il destinatario fruitore di questa poesia fosse presente. 7 deittici personali
 v. 1 “mi”
 v. 7 “io”, “mi”
 v. 9 “io”
 v. 11 “mi”
 v. 14 “mio”
 v.15 “mi”
 
 Deittici spaziali
 v.1,2 questo > aggettivo dimostrativo con funzione di deittico spaziale 
 v.5 là (avverbio di luogo), quella (pronome dimostrativa) v.9 queste, quello 
 v.10 questa 
 v.13 questa 
 v.15 questo 
 Deittici testuali v.13 lei > pronome personale 3 p sing, deittico testuale con funzione di ripresa di un denotato instaurato precedentemente dal sintagma ‘stagione’ per evitare la ridondanza. 
 v. 13 così > non è un deittico di maniera (non chiede di prendere il gesto che ha accompagnato l’atto comunicativo), ma serve per realizzare coesione testuale, è un deittico testuale (con funzione anaforica che riprende tutta l’esperienza narrata precedentemente, oppure può essere interpretato in termini cataforici anticipando l’esperienza di immensità in cui il poeta naufraga)
 26 novembre LUN 29 novembre GIO Esplicitare la ratio: perché occuparsi della riflessione linguistica che ci precede? (dispensa storica da pag 1-5) Rivisitazione del passato, confronto con la tradizione 
 La linguistica nasce come disciplina autonoma in una data convenzionale, 1816, con la pubblicazione dell’opera di Franz Bopp (Sul sistema di coniugazione del sanscrito in comparazione con la lingua greca, latina, persica e germanica). La linguistica nasce come scienza storico- comparativa, si prendono le lingue esistenti e le si confrontano per andare alla ricerca di una protolingua, di una matrice originaria (l’indoeuropea) dalla quale si sono sviluppate in prospettiva diacronica. Serie di linguisti che inaugurano un nuovo paradigma scientifico e un nuovo sguardo alla lingua, interessati a scoprire il modo in cui la lingua funziona. Metodo sincronico di Saussure. Prima di Saussure si nominano due precursori dello strutturalismo, de Courtenay e Kruszewski, i quali anticipano la descrizione di alcuni fenomeni che sono descritti con una preoccupazione a fare emergere il funzionamento del sistema linguistico. Baudouin de Courtenay in un saggio del 1871 mette a tema l’oggetto della fonetica (branca della linguistica che si occupa dello studio dei suoni) e sostiene che questo sia duplice, da un lato la fonetica si deve occupare dei suoni dal punto di vista acustico (dal punto di vista acustico i suoni vengono descritti a partire da altezza, intensità e timbro) e articolatorio (deve spiegare la modalità con cui vengono articolati i suoni dall’apparato fonatorio); ma la fonetica si deve interessare anche del ruolo che svolge un suono nel meccanismo della lingua (della funzione che svolge un suono nella lingua).
 Baudouin pubblica del 1900 un saggio “fonema” in cui introduce il concetto di fonema, che non fa confuso con il termine “fono”. Ciascun parlante possiede in sede psichica il fonema, un’unità fonetica viva sul piano psichico (dietro il dato empirico, all’interno della psiche umana).
 Il fonema è il suono in quanto pertinente e significativo dal punto di vista linguistico. In questa concezione di fonema si ha già uno sguardo strutturalista, si cerca l’elemento sotteso e presente nel sistema linguistico, la matrice che permette di realizzare tutti i suoni di cui avrà bisogno nella sua attività di parlante. Kruszewski (leggi: cruscevski) > considerazioni di taglio strutturalista sul modo in cui sono strutturate le lingue. Analizza la lingua francese e nota che esistono strati di parole di origine latina, italiana, piccarda; questi strati di parole si adattano a leggi fonetiche appartenenti alla lingua francese (subiscono un processo di acclimatazione), analogamente queste parole appartenenti a vari strati linguistiche si adattano a leggi che riguardano la semantica della lingua francese (dal punto di vista interno queste parole devono adattarsi alle leggi semantiche della lingua francese), non ci possono essere parole con significato identico di quelle della lingua francese. 
 Kruszewski individua la presenza di leggi che ne modulano il funzionamento (approccio sincronico: analizza le leggi in uno stato della lingua della contemporaneità). Kruszewski ragiona in termini strutturalisti anche laddove si interroga di come avviene l’apprendimento delle parole da parte dei parlanti; segnala che i parlanti non imparano le parole come imparano i nomi geografici (qualsiasi parlante acquisisce il lessico della lingua senza uno sforzo particolare come si fa per fiumi, monti ecc). Il parlante apprende le parole attraverso un’altra dinamica che mette in luce attraverso degli esempi. Es. la parola conduce rimanda ad associazioni naturali che noi compiamo, la prima parte conduc- rimanda anche ad altre parole (conduci, conduciamo, oppure attraverso parole come conduzione o conduttore) e la seconda parte -e è già nota grazie ad associazioni con altri verbi come vive, scrive, dorme ecc. 
 Attraverso l’esempio Kruszewski segnala una modalità con cui le parole sono associate in sede mentale e psichica dei parlanti per somiglianza/similarità. Apprendimento del repertorio lessicale anche attraverso altre dimensioni di associazione: le parole sono collegate tra di loro anche in altro modo. Es. Luigi ha corrisposto a Pietro una ingente… ; l’enunciato sarebbe completato sostituendo i puntini con il termine “somma”, completando spontaneamente attraverso una associazione per contiguità (compresenza degli elementi nella catena). Ci sono delle leggi a vari livelli della lingua (semantico, fonetico, morfologico, sintattico) in base alla quale spontaneamente poniamo sulla catena un elemento piuttosto che un altro. Luigi beve birra
 Ciascun elemento è stato selezionato da un insieme di elementi equivalenti (al posto di Luigi si potrebbe avere Maria, Marco ecc) che potrebbero occupare questo posto nella catene.
 Struttura del funzionamento della lingua: ogni enunciato si pone nell’intersezione tra gli assi della similarità e della contiguità.