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Guide e consigli
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Prodotti cosmetici per Farmacia e CTF, Dispense di cosmetologia

appunti dettagliati di tutti gli argomenti trattati a lezione e successivamente integrati con registrazioni.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 21/11/2023

tb20
tb20 🇮🇹

4.5

(11)

16 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Prodotti cosmetici per Farmacia e CTF e più Dispense in PDF di cosmetologia solo su Docsity! Prodotti cosmetici: Tessa Bothorel 1 25/09/2023 Prodotti cosmetici: Anatomia cutanea- pelle e annessi: La pelle è il sito di applicazione dei prodotti cosmetici. Le finalità del prodotto cosmetico, sono quelle di decorare la pelle e di mantenere in buono stato la pelle stessa, gli annessi cutanei e le mucose esterne. Come fa la pelle a mantenere la sua omeastasi? La pelle è un organo multistratificato. È quindi costituita da diversi strati; la struttura di base prevede: • Annessi cutanei come i peli e le ghiandole (ghiandole sudorali, ghiandole sebacee associate ai peli…). Strati cutanei: • Epidermide: è lo strato più superficiale. Presenta una struttura complessa. Nel suo complesso, ha uno spessore di 100 micron (0,1 mm). L’epidermide, è composta a sua volta da due parti. • Derma: ha uno spessore molto variabile (da 0,5 a 2-3 mm). • Ipoderma o tessuto adiposo sottocutaneo: anch’esso come il derma, ha uno spessore variabile—> dipende dalla regione del corpo e dalla persona che prendiamo in esame. Sono tutti strati molto diversi tra di loro; Epidermide: L’epidermide è formato da cellule (cellule viventi e cellule morte) e da diversi strati; partendo dallo strato più profondo troviamo: • Strato basale: costituito da cellule a palizzata cilindriche. • Strato spinoso: costituito da cellule più tondeggianti. Le cellule, in questo strato, presentano delle "spine”. • Strato granuloso: le cellule in questo strato presentano dei granuli al loro interno e sono più appiattite. • (Strato lucido: è presente solo in alcune regioni dell’organismo. È uno strato intermedio). • Strato corneo: è lo strato più superficiale. È uno strato diverso rispetto agli altri; è costituito da cellule prive di nucleo—> cellule morte e cheratinizzate. Ha uno spessore di circa 10 micron. Le cellule dell’epidermide sono diverse: • Cellule dell’epidermide vivente: cheratinociti. • Cellule morte dello strato corneo: corneociti. Come sono unite tra di loro le cellule dell’epidermide per dare a questo strato la sua compatezza? Sono unite tramite giunzioni di natura proteica, ossia i desmosomi. Questi elementi proteici sono costituiti da filamenti. Rinnovamento differenziale dell’epidermide: L’epidermide, è un tessuto in continua differenziazione e rinnovamento (per tutta la vita). Il rinnovamento, parte dallo strato basale ed arriva sino allo strato corneo superficiale. Le cellule dello strato basale si dividono—> cellule dotate di capacità replicativa. Lo strato basale è composto da un’unica fila di cellule cilindriche disposta a palizzata che danno continua attività proliferativa. 2 Cheratina: Fa parte della componente proteica. Si tratta della proteina predominante nello strato corneo, ma anche negli annessi cornei come le unghie e i capelli. Si tratta di una proteina filamentosa. L’alpha elica, è composta da una sequenza di amminoacidi che costituiscono la molecola della cheratina. Un filamento si combina con altri formando delle protofibrille che anch’esse si assembrano formando le microfibrille. Infine, le microfibrille si assemblano a formare le macrofibrille. La cheratina contiene un numero elevato di residui amminoacidici di cisteina. La presenza di notevoli quantità di questo amminoacido, contribuisce a definire le proprietà meccaniche della cheratina—> formazione di legami tra le catene: due gruppi SH di due cisteine formano dei ponti disolfuro. Cellule specializzate- melanociti: Sono cellule che si trovano nello strato basale dell’epidermide. Si tratta di cellule con propaggini che si distribuiscono tra i cheratinociti circostanti. I melanociti contengono dei granuli di pigmento; essi infatti hanno la funzione di produrre la melanina ossia il pigmento (sostanza colorata insolubile) della pelle—> colorazione più scura quando ci esponiamo ai raggi solari. La melanina non è unica; troviamo infatti due gruppi di melanina a seconda che siano molto scure (tipiche della pelle delle persone brune) o che siano più chiare (tipiche delle persone chiare con i capelli biondi o rossi). La sintesi della melanina avviene a partire dall’amminoacido tirosina che viene trasformato prima in L-DOPA e successivamente in DOPAquinone che a sua volta può seguire due diverse strade: • In presenza della cisteina, si ha la formazione della feomelanina. • In assenza o in carenza di cisteina, si ha la formazione delle eomelanina. I melanociti definisco i caratteri ben noti come la colorazione della pelle e dei capelli. Cellule di Langerhans: Sono cellule mobili che normalmente troviamo nello strato spinoso. Esse, catturano e rielaborano gli antigeni (sostanze estranee, allergeni) che attraversano la pelle e le presentano ai linfonodi regionali. Cosi facendo, portano all’insorgenza della reazione immunitaria. Acqua: Nello strato corneo abbiamo detto che l’acqua è presente in quantità molto piccole. Com’è il gradiente dell’acqua nella pelle? Nelle cellule dello strato basale si ha una percentuale di acqua di circa il 70%; successivamente, via via che si risale il contenuto diminuisce sino allo strato corneo dove si ha una percentuale del 20%. Separazione epidermide- derma: L’epidermide si “appoggia” ad una lamina basale. Questa lamina, è una struttura complessa formata da tre strati: • Lamina lucida • Proteoglicano • Lamina densa La lamina basale, è ancorata tramite delle microfibrille alle cellule dell’epidermide. Derma: Il derma ha una struttura molto diversa rispetto all’epidermide—> funzioni differenti. • L’epidermide ha essenzialmente una funzione protettiva e di omestasi. Il derma invece, ha una funzione di fornire nutrimento e sostegno. • Ha uno spessore molto più elevato e variabile (0,5-3 mm). • Ha una struttura solida, flessibile ed elastica—> le caratteristiche della pelle, sono dovute al derma, non tanto all’epidermide (molto sottile). • Il derma non è costituito solo da cellule; al contrario, le cellule sono molto poche. Si ha una sorta di matrice nel quale sono immerse delle cellule isolate. 5 I componenti principali del derma sono: • Elementi cellulari (pochi): fibroblasti (cellule tipiche del derma), macrofagi, mastociti, linfociti T e B. • Sostanza fondamentale gelatinosa (o matrice); • Fibre immerse nella sostanza fondamentale che formano una maglia che a sua volta conferisce resistenza e compattezza al derma stesso: collagene, fibre elastiche e fibre reticolari. I fibroblasti, come già detto, fanno parte degli elementi strutturali del derma—> producono le fibre e la sostanza fondamentale. Sono presenti esclusivamente nel derma. Sostanza fondamentale: La sostanza fondamentale, è un gel denso ed idrofilo (come la gelatina) composto da glicosaminoglicani che sono delle macromolecole idrofile (acido ialuronico—> sostanza di natura polisaccaridica, dermatan solfato, condroitin solfato, cheratan solfato, eparan solfato ed eparina) in grado di coordinare l’acqua e formare la gelatina. Oltre a questi elementi, a comporre la sostanza fondamentale si ha anche l’acqua, delle proteine solubili, delle vitamine solubili, il glucosio e ormoni. Quando si parla di derma, è possibile fare una suddivisione in: • Derma papillare: è quello che si trova a contatto con le papille dermiche (più superficiale) • Derma reticolare I glicosaminoglicani (GAG) sono dei polisaccaridi composti da unità zuccherine. Hanno tutti la caratteristica di avere una carica negativa (polisaccaridi anionici—> COO-) e sono ad alto peso molecolare. Alcuni contengono il solfato ed altri no (acido ialuronico). Queste molecole, non sono libere nella sostanza fondamentale, ma sono legate a delle proteine per formare una struttura ancora più complessa che assomiglia ad una rete o maglia—> proteoglicani (= unione di GAG e proteine). Fibre: Le fibre presenti nel derma sono: • Fibre di collagene: il collagene è una glicoproteina che forma delle fibre. Analogamente alla cheratina, ha una struttura complessa—> unione di più catene. Le fibre di collagene, conferiscono al derma resistenza. • Fibre elastiche: sono composte da elastina e danno elasticità al tessuto. • Fibre reticolari: sono sempre di collagene, ma si tratta di collagene “giovane”—> fibre meno organizzate—> organizzazione spaziale differente. Sono un componente caratteristico delle persone giovani. Ipoderma: Si tratta di uno strato molto profondo. L’ipoderma ha una struttura spugnosa con funzioni di riserva energetica. I suoi elementi cellulari, ossia gli adipociti, hanno il ruolo di accumulare energia sotto forma di trigliceridi. Questo tessuto, ha inoltre la funzione di isolamento termico e serve per modellare la forma corporea. Il derma è il tessuto provvisto di vascolarizzazione ed innervazione; Vascolarizzazione: La vascolarizzazione ha come finalità quella di apportare nutrienti al derma e all’epidermide e allontanare le sostanze di rifiuto. La vascolarizzazione, contribuisce inoltre a mantenere l’omeostasi della temperatura corporea (vasocostrizione con il freddo e vasodilatazione con il caldo). La vasodilatazione favorisce gli scambi termici con l’ambiente. In caso di vasocostrizione, il colorito cutaneo appare più pallido. Innervazione: A livello del derma troviamo delle terminazioni nervose libere e delle terminazioni nervose corpuscolate. Tutte queste terminazioni, fanno parte del sistema afferente—> raccolgono quindi le 6 informazioni dall’ambiente (stimoli che arrivano al tessuto cutaneo—> stimoli dolorifici, stimoli pressori, tattili e stimoli termici). A livello cutaneo, troviamo inoltre un sistema efferente che porta i comandi dal SNC verso la pelle stessa in risposta ad uno stimolo. Esempio: le ghiandole sudoripare che tendono ad abbassare la temperatura corporea e il muscolo erettore del pelo. Funzione barriera della pelle: La pelle ha diverse funzioni; essa ha essenzialmente la funzione di barriera e di isolamento dall’ambiente esterno, ma non solo: • Difesa nei confronti dei microorganismi- antibatterica: pH, secrezione di sostanze antibatteriche. • Difesa antiossidante: si tratta di una difesa interna alla pelle—> esempio: melanina ci difende dai raggi ultravioletti che hanno un’azione ossidante, vitamina C, vitamina E, glutatione, enzimi come dismutasi e catalasi. • Difesa meccanica e chimica: strato corneo e film idrolipidico cutaneo. • Termoregolazione (tramite la vascolarizzazione del derma, l’ipoderma e le ghiandole sudoripare). • Sensoriale: ricezione di stimoli tattili, termici e dolorifici dall’ambiente. Annessi cutanei: Si tratta di strutture distinte rispetto al tessuto cutaneo, ma sono integrate con esso. Tra questi, troviamo: • Peli e capelli (struttura analoga, ma localizzazione differente) • Unghie • Ghiandole Peli e unghie, vengono definiti anche come “annessi cornei” in quanto sono principalmente costituiti da cheratina. Gli annessi cutanei, possono essere anch’essi la sede d’azione di prodotti cosmetici. Follicolo pilifero: Un capello/pelo, si trova immerso sino al l ’ ipoderma e presenta al la base un rigonfiamento o bulbo. Il bulbo è la parte vitale alla quale arrivano i capillari ed inoltre è innervato e quindi è in grado di produrre la crescita dello stelo capillare che non è innervato. Le ghiandole sebacee sono ghiandole a struttura acinosa (forma a grappolo) che sono sempre associate ad un capello/ pelo. Nel bulbo, troviamo la matrice ossia la porzione in crescita del pelo/ capello. Nel caso del capello, esso continua a crescere per tutta la sua vita. Stelo del capello/ pelo: Si tratta della porzione aerea che può essere soggetta a trattamento con prodotti cosmetici. È costituita da tre diversi strati: • Corteccia: si tratta della parte più voluminosa; contiene al suo interno la melanina (prodotta alla base del capello). È costituita da cellule epiteliali fusiformi. • Cuticola: si tratta della porzione più esterna e sottile, sulla quale possiamo applicare i prodotti e sulla quale possiamo svolgere un’azione cosmetica. Essa è formata da pochi strati cellulari (cellule appiattite), è molto compatta ed è formata da cheratina (cheratina dura con elevato contenuto di residui di cisteina). • Midollo Unghie: Esse si trovano solo all’estremità delle dita delle mani e dei piedi. Con unghia, si intende sia la lamina ungueale, sia tutto l’insieme che comprende non solo la lamina, ma anche la matrice dell’unghia (parte che non vediamo, porzione in crescita) e l’eponicchio. La lamina ungueale è composta da cheratina (80-90%) dura, acqua e lipidi. Il tasso di crescita medio nell’adulto sano è di circa 0,10 mm al giorno (3 mm al mese). 7 Controllo della crescita della flora cutanea: La superficie cutanea non si presta per la proliferazione dei microrganismi per una serie di fattori di controllo: • Secchezza della superficie cutanea (10% di acqua) • Desquamazione • Scarsità di elementi nutritivi • Relativa acidità (pH poco favorevole allo sviluppo di microrganismi) • Azione fungicida e battericida di alcuni lipidi antimicrobici (sfingosine, acido laurico…) • Presenza di Gram+ residenti che controllano lo sviluppo di Gram- Esempio (condizione che avviene spesso nei neonanti con il pannolino), in condizioni di forte umidità: • Sviluppo microbico e fungino • Scissione dell’urea in ammoniaca con innalzamento del pH • Sviluppo di Candida Albicans Permeabilità cutanea e mucosale: Perchè dobbiamo studiare l’assorbimento attraverso la pelle di un prodotto cosmetico? Perché in molti casi, per avere un prodotto efficace, è necessario che esso penetri lo strato corneo e raggiunga la pelle—> azione locale. Nell’ambito dei cosmetici, il target (ossia il sito sul quale il cosmetico deve agire) può essere la superficie cutanea, lo strato corneo (esempio: azione idratante), l’epidermide (esempio: cosmetici schiarenti utilizzati per attenuare le macchie della pelle—> azione sui melanociti), il derma (nel quale si ha vascolarizzazione—> se una sostanza arriva a questo livello, può essere assorbita) e l’ipoderma (anche qui, la sostanza potrebbe essere assorbita). Se la sostanza viene assorbita, è possibile avere degli effetti tossici o degli effetti non desiderati —> il cosmetico non deve andare in circolo (NO assorbimento sistemico). Non è detto che siano le sostanze attive del cosmetico a dare tossicità. Vi sono delle situazioni nelle quali è possibile avere un assorbimento sistemico (esempio: assorbimento degli ingredienti dei prodotti solari). Meccanismi di trasporto: Quando si parla di assorbimento in generale, possiamo parlare di diversi meccanismi di trasporto: • Endocitosi (a livello cutaneo si ha lo strato corneo costituito da cellule morte che non permettono l’endocitosi) • Trasporto attivo mediato da carrier • Diffusione passiva; è l’unico meccanismo coinvolto a livello della pelle. Diffusione passiva: • Via annessiale: in questo caso si considera il trasporto attraverso gli annessi cutanei (via 2 e 3 nella foto). • Via transdermica (idrofobica e idrofila—> in base alle diverse affinità con le regioni lipidiche o le regioni acquose): in questo caso, la sostanza passa attraverso il tessuto (via 1 nella foto). Sia i follicoli che le ghiandole, occupano una superficie molto piccola della superficie cutanea—> la via annessiale è sfavorita dal punto di vista dell’estensione (molto limitata); è quindi una via poco rilevante. La via principale, sarà quindi la via transdermica—> le sostanze devono attraversare gli strati cutanei. 10 Esempi di domande aperte: • Composizione e funzioni della secrezione sudorale • Composizione e funzioni della secrezione sebacea • Composizione ed origine del fattore di idratazione naturale • Descrivere la struttura delle ghiandole sebacee e la composizione del loro secreto • Descrivere la composizione e l’organizzazione dei lipidi nello strato corneo: formano la matrice (alternati a strati acquosi) nella quale sono immersi i corneociti • Melanociti: struttura, localizzazione e funzioni L’assorbimento attraverso la pelle, è un fenomeno molto complesso; prima e dopo il passaggio attraverso lo strato corneo abbiamo tutta una serie di altri passaggi. Permeazione transdermica: Modello basato sulla prima legge di Fick—> flusso di una sostanza, che attraversa un’unità di area in un’unità di tempo. Dipende dal coefficiente di diffusione e dal gradiente di concentrazione. La seconda formula, mi definisce il flusso usando delle quantità note. K: è una misura della lipofilia della sostanza. Guardando la formula, posso anche capire quali sostanze sono in grado o meno di attraversare la pelle. 02/10/2023 Fattori che influenzano l’assorbimento: • Caratteristiche chimico-fisiche della sostanza attiva (peso molecolare e lipofilia); Regola dei 500 Dalton: le molecole con PM superiore a 500 Dalton non passano attraverso la pelle, quelle più piccole si (regola che vale quasi sempre, ma ci possono essere delle eccezioni) —> vi sono tre prove a riguardo: - Tutti gli allergeni hanno un PM inferiore ai 500 Dalton (esempio: sostanze aromatiche, nichel…). - La maggior parte degli agenti dermatologici (principi attivi presenti nelle creme/ pomate) ha PM inferiore a 500 Da. - Tutti i farmaci usati per via transdermica (cerotti transdermici) hanno PM inferiore a 500 Da. Esempio: l’acido ialuronico che è un polisaccaride, ha un PM tale da non fargli attraversare la pelle. Per quanto riguarda la lipofilia, possiamo dire che il valore ottimale per poter penetrare la pelle è di logP 2-3. Per logP, si intende il logaritmo del coefficiente di ripartizione ottanolo-acqua (ossia il rapporto della sostanza in esame in una fase lipofila che generalmente è l’ottanolo e la sua concentrazione nella fase acquosa). Si mettono quindi a contatto l’acqua e l’ottanolo, in un recipiente—> fasi differenti che non vengono a mescolarsi. Se io aggiungo una sostanza (esempio: caffeina), essa si scioglierà più in una sostanza rispetto ad un’altra in base alle sue caratteristiche (lipofilia). Il rapporto, è un rapporto di concentrazioni che molto spesso viene trasformato in logaritmo in modo da ottenere numeri che non siano troppo grandi. Più alto è il valore del coefficiente di ripartizione (o del suo logaritmo) maggiore sarà la lipofilia. - Se ho una molecola con logP pari a 0 so che la sostanza sarà equamente distribuita tra le due fasi. - Se ho una molecola con logP> 0, avrò a che fare con una molecola lipofila e viceversa se ho un logP< 0 avrò una sostanza più idrofila che lipofila. Esempio: gli ioni sono elementi estremamente idrofili—> non hanno una lipofilia sufficiente per penetrare. • Caratteristiche degli eccipienti; se cambiamo gli ingredienti inattivi in un prodotto cosmetico, possono cambiare le caratteristiche di penetrazione attraverso la pelle. Non è facile prevedere quello che sarà l’effetto del cambio di componente. Esempio: uso un olio vegetale al posto dell’olio di vaselina—> posso avere una penetrazione attraverso la pelle differente. • Tipo di formulazione e pH; • Zona di applicazione; • Stato della pelle e temperatura; • Occlusione; Con occlusione si intende l’applicazione di un film impermeabile non traspirante sullo strato cutaneo—> rendo impermeabile. L’effetto occlusivo, ha delle conseguenze molto importanti: – Aumento del contenuto di acqua nello strato corneo dal 5-15% fino al 50%—> il film sulla superficie cutanea impedisce l’allontanamento dell’acqua che normalmente si allontana. – Aumento del pH – Aumento della temperatura cutanea (da 32 a 37°C) 11 – Aumento del flusso ematico – Aumento della carica microbica – Irritazione cutanea – Aumento della permeazione transdermica (ossia sostanze che penetrano attraverso la pelle: sia delle sostanze attive, ma anche di tutto il resto—> non si hanno solo effetti positivi). Esempio: assorbimento dei parabeni. I parabeni sono dei conservanti antimicrobici. • Modalità di applicazione- massaggio; nella maggior parte dei casi quando applichiamo un prodotto cosmetico si massaggia fino al completo assorbimento del prodotto stesso. L’effetto del massaggio è poco studiato (non abbiamo dati certi a riguardo)—> nel settore farmaceutico ha una piccola rilevanza. Da quello che sembra, il massaggio modifica la velocità—> aumenta la velocità di assorbimento, ma non condiziona e modifica la quantità di prodotto assorbita (l’assorbimento totale è invariato). Quando applichiamo un prodotto cosmetico sulla superficie cutanea, l’assorbimento dei singoli ingredienti è diverso; - Acqua: è quasi sempre presente nei prodotti cosmetici. L’acqua non penetra attraverso la pelle. Essa semplicemente idrata lo strato corneo (viene integrata in esso). - Alcoli a corta catena (esempio: etanolo ed isopropanolo): sono dei solventi per i lipidi (l’alcol scioglie le sostanze di natura lipidica). Possono penetrare (almeno in minima parte) attraverso la pelle. - Polialcoli (esempio: sorbitolo, glicerina e polietilenglicole—> molecole idrofile con tanti gruppi OH). Sono molecole piccole, ma troppo idrofile per penetrare attraverso la pelle. - Sali: gli ioni non penetrano in quanto sono sostanze molto idrofile. - Tensioattivi: possono estrarre lipidi e penetrare attraverso la pelle—> promotori dell’assorbimento (cosi come gli alcoli). I promotori dell’assorbimento (alcoli a corta catena e tensioattivi) aumentano la permeabilità attraverso il tessuto cutaneo; vanno utilizzati con una certa cautela. - Solventi organici: essi in generale possono solubilizzare i lipidi e danneggiare la barriera cutanea. Generalmente non vengono utilizzati nei prodotti cosmetici. - Lipidi: sono molto presenti nei prodotti cosmetici—> tutte le creme sono emulsioni che contengono acqua, ma anche dei grassi. Questi ultimi, non penetrano attraverso i tessuti, ma si mescolano con i lipidi naturalmente presenti sulla superficie cutanea. Se applico dei lipidi sotto forma di crema sulla superficie cutanea, si andranno a mescolare con i lipidi cutanei o compenseranno una carenza di essi—> hanno una lipofilia molto più elevata rispetto al limite del logP 2-3. Si è visto che colesterolo e fitosteroli penetrano per via follicolare, ma non vengono molto utilizzati. - Oli essenziali: sono tra gli ingredienti principali dei profumi. Essi sono delle miscele complesse aromatiche. Sono sostanze che penetrano molto bene (molecole molto piccole con lipofilia adeguata). Per questo motivo, sono facilmente in grado di dare reazioni allergiche. - Biopolimeri (collagene, elastina, acido ialuronico…): sono polimeri di origine biologica. Essi non hanno nessuna capacità di attraversare lo strato corneo—> sono polimeri quindi sostanze con un PM molto elevato. Possono essere utilizzanti come idratanti ed ammorbidenti della superficie cutanea—> idratano lo strato corneo. Una lunga ricerca svizzera e infine la certezza: la bellezza di ben 6 tipologie di acidi ialuronici, con diverso PM, possono penetrare negli strati cutanei medi e profondi (test ex-vivo) generando un effetto di riempimento a livello dermo- cosmetico, per aiutare a rialzare depressioni ed aumentare volumi. Antirughe temporanei: si tratta di soluzioni a base di proteine ed acido ialuronico che quando vengono applicate sulla superficie cutanea tendono meccanicamente la pelle—> effetto di maggiore distensione temporaneo. Una volta rimossa la formulazione, si ritorna alle condizioni iniziali. Nella maggioranza dei casi gli attivi cosmetici sono presenti a concentrazioni talmente basse nel cosmetico che quand’anche penetrassero la barriera cutanea l’effetto, positivo o negativo che sia, sarebbe difficilmente rilevabile. Sostanze con PM superiore a 500 Da ed idrofile (solubili in acqua) possono penetrare la barriera cutanea solo minimamente. Assorbimento, penetrazione, permeazione cutanei sono fenomeni complessi regolati da molti fattori, la struttura chimico-fisica di una sostanza è solo uno di questi. 12 La sebometria è una tecnica che permette di misurare la quantità di sebo sulla superficie cutanea, non sullo strato corneo in quanto si tratta di una misura di superficie. Lo strumento che si utilizza (Sebumeter) è un pezzo di materiale plastico sensibile ai lipidi—> materiale di per se opaco; quando viene messo sulla superficie cutanea, una volta assorbiti i lipidi sebacei, diventa trasparente. Si tratta di un modo semplice per quantificare tramite unità arbitrarie quanto è trasparente il film. Quanto è maggiore la trasparenza, quanto è maggiore la quantità di lipidi depositata sul film. Applicazioni: • Applicazione della lastrina come tale. • Inserimento della lastrina in un supporto che viene applicato sulla superficie cutanea. Variabili del contenuto lipidico: • Zona cutanea • Temperatura della pelle • Genere • Età • Ciclo ovarico • Ormoni quali androgeni ed estrogeni Sebo e genere: Il contenuto di sebo varia in base al genere e alla fascia di età; anche in questo caso, vi è una differenza significativa: la pelle femminile presenta un minor contenuto in lipidi. Elastomeria: È un metodo un pò diverso dai precedenti—> metodo meccanico che misura l’elasticità e la compattezza della pelle. Lo strumento utilizzato prende il nome di Cutometer—> il principio si basa sulla misura della deformazione verticale a seguito dell’applicazione di una pressione negativa nella sonda. La sonda presenta al suo interno un tubo cavo collegato al vuoto che aspira—> deformazione del tessuto per aspirazione. Successivamente, si toglie la pressione negativa e la pelle ritornerà nella situazione di partenza. Nel tubo (in direzione perpendicolare) vi è un raggio luminoso che permette di misurare, tramite una misura di tipo ottico, la deformazione del tessuto. Quando applichiamo la pressione, la deformazione è grande; successivamente, rimane costante e una volta rilasciata la pelle, si ha una ripresa del tessuto che torna nella posizione originaria. La pelle non torna immediatamente nella situazione iniziale—> rimane una deformazione che pian piano si disperde. Evaporimetria (TEWL): Si tratta di un metodo popolare, abbastanza utilizzato. Esso misura ala velocità di evaporazione dell’acqua dalla superficie cutanea (unita di misura: g/(m^2 x h)—> è valore correlato allo stato di salute dello strato corneo. Si tratta di una quantità molto piccola. La liberazione di una certa quantità di acqua (piccola) dalla superficie cutanea avviene fisiologicamente e in modo non percettibile dall’individuo. Se lo strato corneo è alterato o indebolito (esempio: per carenza di lipidi, utilizzo di tensioattivi particolarmente aggressivi), esso non sarà nelle condizioni perfette e la velocità di evaporazione dell’acqua sarà più elevata. Quindi, si può dire che qualsiasi perturbazione dello strato corneo (patologie, dermatite atopica…) si traduce in un aumento della perdita d’acqua. Anche in questo caso si utilizza uno strumento costituito da una sonda. Nella parte interna di quest’ultima, si hanno due sensori che misurano la concentrazione di acqua nell’aria (umidità relativa)—> misurano la velocità con cui l’acqua evapora. I sensori riescono a misurare la concentrazione di acqua nell’aria in posizioni differenti e fanno poi la differenza. Si tratta di una misura difficile da fare. È necessario operare in condizioni ambientali controllate (per avere una misura standardizzata): umidità relativa che varia dal 40% al 60% e temperatura tra i 20°C e i 23°C. Se si ottiene un valore fino a 20, significa che la pelle non ha particolari problemi. Tra i 20 e i 25 si ha la pelle in sofferenza ed infine, oltre ai 25, si ha un vero e proprio danno dello strato corneo. TEWL e genere: Nella pelle femminile si hanno valori decisamente più alti. 15 Colorimetria: È un metodo che trova impiego non solo nell’analisi della pelle, ma anche nella produzione vera e propria dei prodotti cosmetici. I metodi utilizzati per misurare il colore della pelle sono gli stessi utilizzati per le vernici. Il colore della nostra pelle dipende da: • Emoglobina (rossa- si trova nei capillari sanguigni presenti a livello del derma papillare) • Melanina (pigmento di colore bruno/ rossiccio) Componenti minoritari: • Bilirubina (giallastra- da un contributo in condizioni patologiche) • Beta carotene (arancione) Come si misura il colore? La pelle è opaca, non posso misurare la luce trasmessa come nelle soluzioni; dovrò andare a misurare la luce riflessa. Si misura quello che non viene assorbito—> radiazione riflessa. Con i metodi colorimetrici è possibile valutare: • Eritema (vasodilatazione—> emoglobina) • Pigmentazione cutanea (melanina) • Efficacia dei cosmetici depigmentanti (melanina prima e dopo il trattamento) Sistema L* a* b*: Come si definisce un colore in modo quantitativo? Problema molto comune nel settore cosmetico (sopratutto nei cosmetici decorativi- trucchi). Il modo che si usa nell’ambito della colorimetria (scienza che non si applica solo al mondo della cosmesi) è quello di utilizzare il sistema L* a* b* che sfrutta una sfera che contiene tutti i possibili colori indicati come una combinazione univoca di parametri: • L*: quantità di bianco; scala che va da 0 a 100. • a*: quantità di rosso- verde; scala che va da valori negativi (verde) a valori positivi (rosso). • b*: quantità di giallo- blu; i valori positivi in questo caso corrispondono al giallo e i valori negativi al blu. Tramite questi parametri, si possono standardizzare i colori. Il Chromameter è uno strumento che è in grado di andare a convertire il colore di un oggetto nei tre componenti L*a*b* (codice digitale). 04/10/2023 Legislazione cosmetica- Norme legislative riguardanti la produzione e la vendita dei prodotti cosmetici: La legislazione dei cosmetici, è completamente diversa da quella esistente per i prodotti farmaceutici. Le prime tracce di legislazione cosmetica, sono molto lontane nel tempo; Atto parlamentare inglese (1770): ”... tutte le donne di qualsiasi età, rango o professione, sia vergini che abbandonate o vedove, che avessero sedotto e tratto in matrimonio un uomo utilizzando profumi, pitture, lozioni cosmetiche, denti artificiali, capelli finti, sospensori metallici, busti, scarpe con i tacchi alti, fianchi steccati, saranno da trattare come truffatrici ed il matrimonio verrà annullato o considerato privo di valore”. In realtà, la legislazione cosmetica in Europa non è nata tanto tempo fa; prima del 1976, non vi era nessun tipo di documentazione. 16 Esempi di domande aperte: • Spiegare il principio di misura della corneometria • Spiegare il principio di misura della sebometria; misura il contenuto di sebo nella pelle e come questa misura viene effettuata (tramite una lastrina che da opaca diventa lucida). Legislazione cosmetica: Direttiva 76/768/CE; Direttiva sui cosmetici pubblicata il 17 luglio 1976, recepita da leggi nazionali da tutti gli Stati Europei—> in Italia: legge 11 ottobre 1986, n.713. Aggiornamenti: 7 aggiornamenti del Parlamento Europeo e del Consiglio, più di 50 adeguamenti della Commissione Europea, diverse linee guida da parte di autorità competenti. Nel 2009, è stato pubblicato il nuovo Regolamento in materia di Cosmetici 1223/2009/CE (GU Europea L342 del 22/12/2009), direttamente applicabile in tutti gli Stati Membri dal 11 Luglio 2013. Questo regolamento, ha effettivamente modificato in modo sostanziale le norme dei prodotti cosmetici, inserendo dei requisiti riguardanti anche i nanomateriali, le sostanze CMR ecc… Lo scopo è quello di armonizzare la Direttiva Europea 76/768/CEE e successive modifiche e il suo recepimento nei diversi Stati Membri. «Il regolamento ha portata generale. Esso è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri (art. 288 comma 2 TFUE)» Si tratta di un atto giuridico vincolante, cosiddetto "self-executing” ossia “direttamente applicabile” che, a differenza delle direttive, non necessita di alcun atto di recepimento o di attuazione negli Stati Membri. Regolamento sui cosmetici: È composto da 10 capi (o capitoli) ciascuno dei quali è composto da un certo numero di articoli (ed eventuali allegati). Capo I- Ambito di applicazione e definizioni: Articolo 2: definizioni; 1. Ai fini del presente regolamento si intende per: • Prodotto cosmetico: qualsiasi sostanza o miscela destinata ad essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della b o c c a a l l o s c o p o e s c l u s i v a m e n t e o prevalentemente di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli in buono stato o correggere gli odori corporei. • Fabbricante: è una persona fisica o giuridica (persona individuale o società) che fabbrica un prodotto cosmetico oppure lo fa progettare o fabbricare e lo commercializza apponendovi il suo nome o marchio. Non è detto che il fabbricante sia colui che produce il prodotto cosmetico. È colui che ha la responsabilità della qualità del prodotto. • Distributore: una persona fisica o giuridica nella catena della fornitura, diversa dal fabbricante o dall’importatore, che mette a disposizione un prodotto cosmetico sul mercato comunitario. • Importatore: una persona fisica o giuridica la quale sia stabilita nella Comunità e immetta sul mercato comunitario un prodotto cosmetico originario di un paese terzo (non dell’UE). • Nanomateriale: ogni materiale insolubile o biopersistente e fabbricato intenzionalmente avente una o più dimensioni esterne, o una struttura interna, di misura da 1 a 100 nm. • Conservanti: sostanze destinate esclusivamente o prevalentemente ad inibire lo sviluppo di microorganismi nel prodotto cosmetico; hanno una funzione protettiva. • Coloranti: sostanze destinate esclusivamente o prevalentemente a colorare il prodotto cosmetico, il corpo intero o talune sue parti… (coloranti per la presentazione del prodotto e coloranti per colorare una parte del corpo); sono inoltre considerati coloranti i precursori dei coloranti di ossidazione per capelli. • Filtri UV: sostanze destinate esclusivamente o prevalentemente a proteggere la pelle da determinate radiazioni UV attraverso l’assorbimento, la riflessione o la diffusione delle radiazioni UV. Li troviamo in prodotti solari o in prodotti cosmetici come il burrocacao (funzionalità secondaria). • Effetto indesiderabile: una reazione avversa per la salute umana derivante dall’uso normale o ragionevolmente prevedibile di un prodotto cosmetico. • Effetto indesiderabile grave: un effetto indesiderabile di maggiore entità che induce incapacità funzionale temporanea o permanente, disabilità, ospedalizzazione, anomalie congenite, rischi mortali o decesso. 17 Nanomateriali: Nel caso dei nanomateriali, la Notifica in formato elettronico dalla Persona Responsabile alla Commissione deve essere presentata sei mesi prima dell’immissione sul mercato. Capo V- Sperimentazione animale: È una delle grosse novità del regolamento cosmetico. Si cerca di ridurre gli animali utilizzati per la sperimentazione in campo farmaceutico ed è vietata in campo cosmetico. È vietato quanto segue: • L’immissione sul mercato (ossia produzione ed importazione) dei prodotti cosmetici la cui formulazione finale o contenenti ingredienti o combinazioni di ingredienti che siano stati oggetto di una sperimentazione animale con un metodo diverso da un metodo alternativo dopo che un tale metodo alternativo sia stato convalidato e adottato a livello comunitario. • La realizzazione, all’interno della Comunità, di sperimentazioni animali relative a prodotti cosmetici finiti a ingredienti o combinazioni di ingredienti. NB: Deroga per ingredienti ampiamente utilizzati che non possono essere sostituiti. Ci sono tanti ingredienti di uso tradizionale che nel passato sono stati testati su animali e oggi giorno si usano ancora. Metodi alternativi: Sostituiscono le sperimentazioni su animali (che saranno vietate). Questi metodi, devono essere valutati. • Irritazione: EpiSkin (2009), EpiDerm (2009), SkinEthic (2009) • Irritazione oculare: BCOT (2009), CE (2009) Esempio: prove di irritazione cutanea; sostituzione dell’utilizzo dei conigli (Draize test) con epidermidi ricostruite in vitro a partire da cheratinociti (Episkin®). Capo VI – Informazione del Consumatore: Il regolamento cosmetico, tutela molto la salute del consumatore, ma non solo; tutela anche l’informazione del consumatore—> trasparenza delle informazioni. Articolo 19: Etichettatura; 1. I prodotti cosmetici sono messi a disposizione sul mercato solamente se il recipiente e l’imballaggio recano le seguenti indicazioni: • Nome o la ragione sociale e l’indirizzo della persona responsabile. Per i prodotti cosmetici importati è specificato il paese di origine; • Contenuto nominale, espresso in peso o in volume (eccezione per contenuto inferiore a 5g o a 5ml, i campioni gratuiti e le monodosi); • Data fino alla quale il prodotto cosmetico, stoccato in condizioni adeguate, continuerà a svolgere la sua funzione iniziale (data di durata minima). «Usare preferibilmente entro» —> non è una data di scadenza vera e propria come per i farmaci. L’indicazione della data di durata minima non è obbligatoria per i prodotti cosmetici che abbiano una durata minima superiore ai 30 mesi. Period after opening- PAO: si tratta del periodo di tempo dopo l’apertura; le indicazioni sul prodotto (sulla confezione) riguardano la confezione chiusa (simbolo: vasetto aperto con all’interno durata in mesi). Simbolo della clessidra. • Precauzioni particolari per l’impiego, almeno quelle indicate negli allegati da III a VI, nonché le eventuali indicazioni concernenti precauzioni particolari da osservare per i prodotti cosmetici di uso professionale; • Numero del lotto di fabbricazione o il riferimento che permetta di identificare il prodotto cosmetico; • Funzione del prodotto cosmetico, quando non è evidente la sua funzione intrinseca; • Elenco degli ingredienti: «ingredient» indica una qualsiasi sostanza o miscela usata intenzionalmente nel prodotto cosmetico. Nell’ambito cosmetico non si fa differenza tra sostanze attive e sostanze inattive (vengono tutte messe insieme). Non sono considerate ingredienti le impurezze contenute nelle materie prime utilizzate e le sostanze tecniche secondarie utilizzate nella miscela, ma che non compaiono nella composizione del prodotto finito. Nell’elenco gli ingredienti sono indicati in ordine decrescente di peso al momento dell’incorporazione nel prodotto cosmetico. Gli ingredienti presenti in concentrazioni inferiori all’1 % possono essere elencati in ordine sparso, dopo quelli in concentrazioni superiori all’1 %. 20 Tutti gli ingredienti presenti sotto forma di nanomateriali sono chiaramente indicati nell’elenco degli ingredienti. La dicitura «nano», tra parentesi, segue la denominazione di tali ingredienti. Indicazione generica di: «parfum» o «aroma». In alcuni prodotti è possibile trovare diciture come +/- : CI 77891, CI 77491, CI 77492, CI 77499 —> riguarda cosmetici decorativi per il make up (coloranti). Nomenclatura degli ingredienti- INCI: Regole per indicare gli ingredienti sull’etichetta di un prodotto cosmetico: • Le sostanze naturali che non hanno subito modifiche chimiche vanno citate con il nome latino (genere e specie) dell’animale o della pianta da cui sono estratte (es: Aesculus Hippocastanum). • Le sostanze derivanti da un’elaborazione chimica vanno citate con il nome INCI (es: Ascorbyl Palmitate– nome chimico 6-O-palmitoyl-ascorbic acid). • Le sostanze generiche (acqua, latte, miele, cera d’api) vanno citate utilizzando il nome latino assegnato dalla Farmacopea Europea (es: Aqua). • Le sostanze colorate vanno citate utilizzando il numero assegnato dal Colour Index—> dizionario dei colori (CI0000). • Le sostanze destinate alla tintura dei capelli vanno citate utilizzando il nome chimico assegnato dall’INCI (es: N-phenyl-p-Phenylenediamine sulfate). • Anche i nanomateriali vengono indicati nell’etichetta del prodotto. 05/10/2023 2. Qualora sia impossibile dal punto di vista pratico indicare sull’etichetta le informazioni di cui al paragrafo 1, lettere d) (ossia le precauzioni) e g) (ossia l’elenco di ingredienti), vale quanto segue: • Le informazioni sono indicate su un foglio, su un’etichetta, una fascetta o un cartellino allegati o fissati al prodotto cosmetico. • A meno che sia inattuabile, un riferimento alle suddette informazioni figura, in forma abbreviata oppure con il simbolo di cui all’allegato VII, punto 1, da indicare sul recipiente o sull’imballaggio per le informazioni di cui al paragrafo 1, lettera d) e sull’imballaggio per le informazioni di cui al paragrafo 1, lettera g). Sostanze da dichiarare in etichetta: Si ha un Elenco di 26 sostanze individuate dal Comitato Scientifico per la Sicurezza del Consumatore dell’Unione Europea come potenzialmente allergizzanti: Alpha-isomethyl ionone• Amyl cinnamal• Amylcinnamyl alcohol• Anise alcohol• Benzyl alcohol• Benzyl benzoate• Benzyl cinnamate• Benzyl salicylate• Butylphenyl methylpropional• Cinnamal• Cinnamyl alcohol• Citral• Citronellol• Coumarin• Eugenol• Evernia furfuracea• Evernia prunastri• Farnesol• Geraniol• Hexyl cinnamal• Hydroxyisohexyl 3-cyclohexene carboxaldehyde• Hydroxycitronellal Isoeugenol• Limonene• Linaool• Methyl 2-octynoate —> Molto spesso si tratta di sostanza dotate di profumo (sostanze aromatiche). Quando la concentrazione- limiti differenti (tempo di contatto con la pelle differente): • > 0,001% nei prodotti leave-on (senza risciacquo) • > 0,01% nei prodotti rinse-off (con risciacquo dopo un periodo di tempo prestabilito) Articolo 20: Dichiarazioni relative al prodotto; 1. In sede di etichettatura, di messa a disposizione sul mercato e di pubblicità dei prodotti cosmetici non vanno impiegati diciture, denominazioni, marchi, immagini o altri segni, figurativi o meno, che attribuiscano ai prodotti stessi caratteristiche o funzioni che non possiedono. 3. Prodotto cosmetico sviluppato senza fare ricorso alla sperimentazione animale, solo a condizione che il fabbricante e i suoi fornitori non abbiano effettuato o commissionato sperimentazioni animali sul prodotto cosmetico finito, sul suo prototipo, né su alcun suo ingrediente e che non abbiano usato ingredienti sottoposti da terzi a sperimentazioni animali al fine di ottenere nuovi prodotti cosmetici. Regolamento n. 655/2013 della Commissione: Esso stabilisce criteri comuni per la giustificazione delle dichiarazioni utilizzate in relazione ai prodotti cosmetici. Criteri comuni: • Conformità alle norme • Veridicità • Supporto probatorio (ci sono prove che dimostrano) • Onestà • Correttezza • Decisioni informate 21 Dichiarazioni accettabili-Esempi: • Riduzione media delle rughe • Idratazione • Riduzione inestetismi della cellulite (non è un anticellulite—> il cosmetico non ha attività curativa) • Riduzione inestetismi delle smagliature • Compattezza cutanea • Tono ed elasticità della pelle • Aiuta a prevenire la carie • Facilita il rinnovamento cellulare • Contribuisce a contrastare la formazione di smagliature • Previene gli arrossamenti della pelle • Favorisce la riduzione del sebo in eccesso Dichiarazioni non accettabili: —> affermazioni con effetti rapidi e assoluti, risultati certi e raggiungibili. Esempi: • Ripara tutti i danni causati dagli agenti atmosferici • 100% diminuzione delle rughe • 100% protezione radicali liberi • Aiuta a snellire rapidamente • Effetto lifting immediato Pubblicità: A differenza del farmaco, nel campo cosmetico la pubblicità non soggetta ad autorizzazione da parte del Ministero(—> l’azienda può inventare le cose). La pubblicità per legge deve essere conforme al Codice del consumo (legge 229 del 2003): • Il consumatore ha diritto all’informazione adeguata e corretta. • La composizione e qualità devono essere comunicate in modo da assicurare la consapevolezza del consumatore. • È vietata la pubblicità ingannevole—> pubblicità che condiziona le scelte del consumatore con dichiarazioni, presentazioni e immagini del prodotto false o ambigue relativamente alle caratteristiche ed agli effetti. Pubblicità ingannevole- Esempio di violazione: “Snellisce la silhouette di una taglia in quattro settimane”* La sua formulazione è studiata per agire in modo specifico e mirato, rimodellando e snellendo la zona addominale. Test clinico-strumentali (effetto guaina) condotti presso l'Istituto di Ricerca Clinica e Bioingegneria Dermlng di Monza, Milano, su 24 donne con inestetismi da grasso localizzato a livello giro vita e fianchi, mostrano che l'applicazione costante e corretta snellisce la silhouette di 1 taglia in 4 settimane nel 75% dei casi e rimodella visibilmente il profilo nel 100% dei casi. *Non produce perdita di peso agendo unicamente sugli inestetici accumuli di grasso localizzato. Articolo 21: Accesso del pubblico alle informazioni; La Persona Responsabile garantisce che le informazioni relative alla composizione qualitativa e quantitativa del prodotto cosmetico e quelle in merito agli effetti indesiderabili e agli effetti indesiderabili gravi derivanti dall’uso del prodotto cosmetico siano rese facilmente accessibili al pubblico con ogni mezzo idoneo. Le informazioni quantitative relative alla composizione del prodotto cosmetico che devono essere messe a disposizione del pubblico, sono limitate alle sostanze pericolose ai sensi dell’articolo 3 del regolamento (CE) n. 1272/2008. È stata eliminata la possibilità di richiedere la non indicazione di una sostanza nell’elenco degli ingredienti (per ragioni di sicurezza e trasparenza—> il consumatore deve sapere). Cosmetovigilanza: Analogamente alla farmacovigilanza, la cosmetovigilanza è l’insieme delle attività per la raccolta e la gestione delle segnalazioni di effetti indesiderabili attribuibili all’uso di un cosmetico con lo scopo di facilitare la sorveglianza post-marketing e garantire la tutela della salute dei cittadini. • Reazione dovuta alle caratteristiche del prodotto: ritiro volontario del prodotto; verifica dell’avvenuto ritiro da parte del Comando dei Carabinieri per la Tutela della Salute. 22 • Ozocherite (INCI Ozokerit) Queste materie prime, sono state utilizzate tradizionalmente nelle formulazioni dei prodotti cosmetici, ma non solo, li ritroviamo anche nei farmaci. L’uso di queste materie prime risponde principalmente ad esigenze tecnologiche piuttosto che funzionali: • Formulazioni stabili chimicamente • Incolori e inodori, facile profumabilità • Resistenza all’ossidazione • Aspetto perfetto da un punto di vista organolettico • Hanno un costo molto basso (sono dei sottoprodotti della distillazione frazionata del petrolio) Tuttavia hanno anche dei difetti: • Poco eudermiche (eudermico, dal greco eu = bene e dermòs = pelle)—> non fanno bene alla pelle. • Comedogeniche (ossia facilitano la formazione dei comedoni o punti neri) Ossidazione dei lipidi insaturi: I lipidi insaturi (con doppi legami) sono facilmente ossidabili. Si tratta di una reazione in più steps che porta alla formazione di prodotti con odore e sapore sgradevoli che rendono inaccettabile la qualità (irrancidimento)—> formazione di acido proprionico ed acido butirrico ossia acidi grassi a catena più corta. È una reazione tipica degli oli alimentari vegetali. Idrocarburi terpenici: Lo squalene è uno dei componenti principali a livello cutaneo insieme al colesterolo. Esso, potrebbe essere utilizzato nei prodotti cosmetici. È un prodotto presente in natura (origine animale e vegetale). Avendo tuttavia tanti doppi legami, è soggetto ad ossidazione—> non si utilizza come tale, ma si utilizza lo squalano. Quest ultimo è inodore, incolore, fluido e saturo—> stabile. Oli, burri e cere: Si tratta di una seconda categoria—> grassi. La definizione di olio, burro o cera, è legata essenzialmente alla consistenza (vi sono tuttavia delle eccezioni); • Oli (liquidi) • Burri (semisolidi) • Cere (generalmente solide) Origine: • Vegetale (prevalentemente) • Animale (esempio: cera d’api) • Sintetica Contengono tutti degli acidi grassi saturi o insaturi. Quelli insaturi, possono subire un fenomeno di tipo ossidativo. Sono costituti da esteri che tuttavia sono differenti. Contengono tutti degli acidi grassi, ma l’alcol combinato con essi per formare il lipide finale può essere: • Glicerolo con formazione dei trigliceridi: oli e burri. • Alcol a lunga catena: cere. Il termine cera sta ad indicare sia la struttura chimica del componente, ma accompagna anche il nome della sostanza. Oltre alla componente esterea, contengono anche una piccola frazione insaponificabile—> miscela di sostanze che hanno attività cosmetica (componente funzionale). Oli vegetali usati in cosmesi: • Arachidi • Mandorle • Oliva • Ricino • Avocado • Crusca e germe di riso • Germe di grano • Soia • Sesamo 25 Sono tutti oli facilmente ossidabili—> precauzioni da adottare: • Aggiunta efficaci antiossidanti • Controllo della temperatura (evitare aumenti di temperatura) • Assenza di luce e di agenti perossidanti durante la lavorazione; spesso gli oli vegetali sono contenti in bottiglie in vetro non trasparente (eventualmente avvolta da carta stagnola). Acidi grassi nell’olio di oliva extravergine: • Palmitico • Palmitoleico • Stearico Acidi grassi insaturi: • Oleico (acido grasso prevalente; va dal 70% all’80%) • Linoleico • α-linolenico Cere: Le cere possono essere di diversa origine: vegetale, animale, (minerale e di sintesi). A differenza degli oli e dei burri, esse sono formate da esteri con alcoli a lunga catena. Composizione: cere e frazione insaponidicabile. Esempi di cere: • Olio di jojoba: viene chiamato olio in quanto a temperatura ambiente è liquido, limpido e giallo. Esso è ottenuto dai semi di Simmondsia chinensis. • Cera carnauba: si ricava dalla pagina inferiore delle foglie della Copernicia cerifera (Palma Carnauba – Brasile). • Cera candelilla: si ricava dai rami di Euphorbia cerifera. • Spermaceti: è ricavato dal materiale contenuto nelle cavità pericraniche della balena. • Cera d’api: è una cera di origine animale ottenuta dalla secrezione di Apis mellifica. • Lanolina: è una massa semisolida giallastra molto untuosa, di odore caratteristico di origine animale. È potenzialmente allergizzante. Frazione insaponificabile: È una componente comune, che tuttavia può avere composizione differente. Viene utilizzata per identificare le sofisticazione alimentari. È la porzione estratta con un solvente durante il processo di saponificazione e corrisponde a tutto ciò che non ha natura gliceridica. Come già detto, la composizione è variabile da olio ad olio: • Idrocarburi • Carotenoidi • Xantofille • α, β, γ, δ tocoferoli • Alcoli alifatici fino a 26°C e terpenici • Fitosteroli (sfruttati per identificare le sofisticazioni) È adatta per il trattamento della pelle secca e delicata. La frazione insaponificabile si contrappone alla cosiddetta frazione saponificabile che è invece rappresentata dai trigliceridi che invece se fatti reagire con sostanze basiche formano sapone. Insaponificabili in cosmesi- funzioni: • Emollienti, ammorbidenti, seborestitutivi (per pelli secche, disidratate, delicate e sensibili). • Fotoprotettivi, riepitelizzanti e decongestionanti (in prodotti solari e doposole). • Stabilizzanti nelle emulsioni (co-emulsionanti). Oli naturali in cosmesi: • Gliceridi contenenti acidi grassi a lunga catena: Difficile emulsionabilità Difficile stendimento sulla pelle • Gliceridi contenenti acidi grassi insaturi: Ossidazione ed irrancidimento 26 Spesso sono colorati e con odore, non facilmente copribili—> molto spesso si preferisce usare trigliceridi saturi fluidi di sintesi o prodotti di semi sintesi. Lipidi sintetici: Trigliceridi a media catena (MCT): Trigliceride caprilico/caprico C8-C10 (INCI: Caprylic/Capric Triglyceride) • Liquido • Saturo e non ossidabili • Tocco setoso e proprietà emollienti (morbidezza sulla pelle). • È formato da acidi grassi a media catena che non irrancidiscono. • Sono un’alternativa all’impiego degli oli di origine naturale. Isopropil miristato e isopropil isostearato: • Liquidi • Saturi, e quindi non ossidabili • Ottima stendibilità • Sensazione vellutata dopo l’applicazione (skin amer feel vellutato) Nell’impiego cosmetico si tiene conto della compatibilità con la pelle, ma anche delle caratteristiche tecnologiche (ossidabilità) e sopratutto delle caratteristiche sensoriali (sensazione che il prodotto evoca dopo l’applicazione sulla superficie cutanea). Lipidi semisintetici: Oli vegetali idrogenati come l’olio di ricino e l’olio di palma idrogenati nei quali tutti i doppi legami vengono saturati: • Consistenza • Stabilità • Buona conservabilità • Costo basso (derivano da oli che non hanno un grosso valore commerciale) Lipidi in cosmesi: Vengono impiegati per: • L’effetto lubrificante ed emolliente • Costituiscono la fase lipidica nei sistemi bifasici (creme) Su cosa si basa la scelta dei lipidi- diversi criteri: • Economicità degli oli minerali idrocarburici (olio di paraffina e olio di vaselina). • Resistenza all’irrancidimento dei prodotti saturi (più stabili degli oli naturali). • Versatilità dei prodotti di sintesi (hanno una serie di vantaggi: liquidi, stabili, setoli…). Aspetti da considerare: • Spalmabilità, scorrevolezza e sensazione di untuosità (poco gradevole) • Comedogenicità (occlusione dei follicoli piliferi con formazione dei punti neri) • Eudermicità Tensioattivi ed emulsionanti: Appartengono alla stessa categoria (hanno però differente impiego). Si tratta di molecole anfifiliche aventi la proprietà di abbassare la tensione superficiale (interfeccia liquido- aria—> fasi distinte) di un liquido, dotate di proprietà schiumogene (fanno la schiuma), bagnanti (favoriscono il contatto dell’acqua con la superficie cutanea), detergenti e solubilizzanti. • Schiume: liquido/gas • Emulsioni: liquido/liquido • Detersione: liquido/liquido e solido/liquido Tensioattivi: I tensioattivi utilizzati nel settore cosmetico sono diversi. Classificazione in base alla loro natura chimica: • Anionici (hanno carica negativa): trovano impiego sopratutto nel settore della detergenza. - Saponi classici (sali) - Alchilsolfati (INCI Sodium Lauryl Sulfate) - Alchileteresolfati (INCI Sodium Laureth Sulfate) 27 Oltre ad avere una fonte di inquinamento nella fase di produzione, è possibile avere delle contaminazioni anche una volta aperto il prodotto. Conservanti autorizzati: I conservanti autorizzati li ritroviamo nell’Allegato V del Regolamento Cosmetico 1223/2009/CE; • Fenossietanolo • Imidazolidinyl urea (non agisce come tale—> agisce perché libera formaldeide) • Metilisotiazolinone • Acido benzoico, i suoi sali ed esteri • Acido sorbico ed i suoi sali • Parabeni (o acido 4-idrossibenzoico) Parabeni: Sono considerati sospetti distruttori ormonali. Attraverso studi successivi, si è visto che i parabeni in realtà sono sostanze sicure tuttavia vi è un limite nelle concentrazioni da utilizzare. Ammessi in concentrazione inferiore a: • Metil ed etil parabene 0.4%, max 0.8% in combinazione • Butil e propil parabene max 0.19% • Isopropylparaben, isobutylparaben, phenylparaben, benzylparaben and pentylparaben non si possono più utilizzare dal 2014. La tendenza è comunque quella di abbandonarli e sostituirli con conservanti alternativi. Cosmetici “Preservative free”: Questi sono prodotti che contengono “conservanti non conservanti” ossia delle materie prime che hanno azione antimicrobica, ma non sono presenti nell’Allegato V. È quindi possibile dichiarare sull’etichetta del prodotto che esso è privo di conservanti. Esempi: • Etanolo • Oli essenziali (di cannella, anice, menta, lavanda, anice stellato, eucalipto) Antimicrobici: • Sono anch’essi compresi nell’Allegato V 1223/2009/CE. • Inibiscono la proliferazione della flora cutanea per ridurre la formazione dei cattivi odori. • Disinfezione della cute in assenza di acqua. • Agenti antiforfora. Esempi di agenti antimicrobici: clorexidina, cloruro di benzalconio e triclosan. Sequestranti: Sono sostanze che complessano gli ioni dei metalli, facilitando determinati processi. La presenza non controllata di ioni metallici in un prodotto, può determinare: • Formazione di complessi colorati • Attivazione di fenomeni di perossidazione • Attivazione dei fenomeni di fotodegradazione • Precipitazione di sostanze • Inattivazione di alcuni sistemi conservanti • Riduzione della schiuma nei tensioliti • Caduta di viscosità Tra le sostanze sequestranti, troviamo l’EDTA e suoi sali. Protezione dall’ossidazione- strategie: • Conservare i lipidi a riparo dalla luce e dal calore e in contenitori non metallici. • Utilizzo di chelanti dei metalli (come l’EDTA). • Utilizzo di sostanze antiossidanti ossia sostanze facilmente ossidabili in grado di agire da donatori di un atomo di idrogeno, interrompendo la propagazione. Antiossidanti- Esempi: vitamina E (tocoferolo), vitamina C (acido ascorbico- idrofilo) e l’acido rosmarinico (antiossidante naturale). 30 Umettanti: Si tratta di una categoria un pò a se stante, costituita da poche sostanze. Gli umettanti sono sostanze igroscopiche (ossia che tendono a trattenere acqua), che vengono inserite nelle formulazioni per prevenire l’evaporazione e quindi l’essiccamento del prodotto (ruolo tecnico) e per trattenere l’umidità sulla superficie cutanea (ruolo funzionale): • Polialcoli (glicerina, sorbitolo) • Glicoli • Polietilenglicoli Coloranti: I cosmetici decorativi presentano alla base uno o più sostanze colorate combinate tra di loro. Lo spettro visibile dall’occhio umano va da 700 a 400 nm. Il colore di un oggetto, è dato dalla radiazione che non viene assorbita dall’oggetto stesso. Un singolo colore può essere definito in modo univoco attraverso tre parametri: tonalità, saturazione e luminosità. Sull’etichetta dei prodotti cosmetici nella lista degli ingredienti i coloranti vengono indicati con il numero assegnato dal Colour Index. Nell’Allegato IV del Regolamento Cosmetico sono presenti tutti i coloranti ammessi nei prodotti cosmetici, divisi in categorie differenti: • Coloranti autorizzati per tutti i prodotti cosmetici. • Coloranti autorizzati per tutti i prodotti cosmetici, eccettuati quelli destinati ad essere applicati vicino agli occhi e in particolare i prodotti per il trucco e lo strucco degli occhi. • Coloranti autorizzati esclusivamente per i prodotti cosmetici che non sono destinati a venire a contatto con le mucose. • Coloranti autorizzati esclusivamente per i prodotti cosmetici destinati a venire solo brevemente a contatto con la pelle. Classificazione: I coloranti possono essere classificati in due gruppi: • Coloranti: sono sostanze colorate solubili o in acqua o in olio. Sono utilizzabili in tutti i prodotti cosmetici, tranne nei prodotti cosmetici decorativi. Hanno un ruolo estetico in quanto impartiscono colore al prodotto cosmetico stesso. Possono essere: - Naturali (cocciniglia- rosso, crocetina- gialla, clorofilla- verde). - Sintetici. Quelli naturali, hanno una scarsa riproducibilità e una minore stabilità rispetto ai coloranti di sintesi; il loro vantaggio, è che essi non sono tossici (uso alimentare). I prodotti di sintesi hanno una stabilità ed un costo inferiore. • Pigmenti: sono sostanze insolubili. Vengono utilizzati tipicamente nei cosmetici decorativi sotto forma di particelle solide. Esistono anche in questo caso diverse categorie: - Lacche: sono molto comuni anche nel settore farmaceutico; sono ottenute da coloranti solubili per precipitazione con ioni. - Pigmenti organici: sono pochi. Esempio: nero fumo. - Pigmenti inorganici: sono abbastanza comuni. Esempi: ossido di ferro, ossido di cromo, ossido di zinco e biossido di titanio. Categorie particolari: Pigmenti perlescenti: I pigmenti perlescenti hanno un’anima di mica sulla quale vengono stratificati/ depositati biossido di titanio e un ossido metallico; • Variando lo spessore del rivestimento, si hanno dei riflessi più o meno colorati e coprenti. • Stratificando Mica/TiO2/FeOx si ottengono le gamme cromatiche dell’oro, rame, marrone. Coloranti a ossidazione- coloranti per capelli; Opacizzanti e perlanti per tensioliti: Sono sostanze (esempio: esteri di acidi grassi) aggiunte ai prodotti destinati alla pulizia del corpo e dei capelli allo scopo di: 31 • Dare un aspetto “cremoso” al prodotto. • Mascherare torbidità del prodotto—> si aggiunge un opacizzante per coprire i difetti del prodotto. Texturizzanti: Sono sostanze aggiunte ad un prodotto cosmetico, al fine di migliorarne la scorrevolezza, la stendibilità e/o ridurne l’untuosità. I texturizzanti, sono componenti tipici del cosmetico. Texture: insieme delle caratteristiche di un prodotto che lo rendono piacevole al tatto. In genere, i texturizzanti sono composti da polveri molto fini costituite da particelle sferiche o lamellari di dimensioni dell’ordine dei micron. Texturizzanti inorganici- esempi: Silice amorfe (da un tocco asciutto), Talco (da un tocco untuoso—> favorisce l’adesione della polvere), Nitruro di Boro. Nitruro di Boro (BN): Esiste in due forme cristalline: • Forma cubica: molto dura (appena sotto al diamante nella scala di durezza). • Forma esagonale: assomiglia alla grafite, è molto scorrevole. Forma dei cristalli piatti che possono essere utilizzati come texturizzanti (tocco setoso). Ha un effetto rinfrescante sulla superficie cutanea, in quanto assorbe gli infrarossi. In base alle scaglie, può dare sia l’effetto matt che l’effetto gloss (sostanza molto versatile). Solventi: • Acqua: è solvente principale; in particolare nei prodotti si utilizza l’Acqua Depurata (privata di ioni). • Etanolo: nel settore cosmetico si utilizza si l’alcol denaturato, ma non quello classico "rosa”—> subisce una denaturazione particolare. I denaturanti saranno differenti a seconda dell’impiego e del prodotto (profumi, colluttori…). Siliconi: I siliconi sono dei derivati organici del silicio. Possono essere estremamente diversi tra di loro, ma hanno tutti delle caratteristiche comuni date dalla presenza del silicio e dell’ossigeno; • Caratteristiche chimico-fisiche (inerzia, stabilità, assenza di colore e odore). • Caratteristiche cosmetiche (particolare texture, effetto water-proof, effetto gloss o matt, versatilità). • Proprietà dermo-tossicologiche (non irritanti, non sensibilizzanti, non occlusivi, non comedogenici, limitato assorbimento, inerti). • Polisilossani Introduzione dei siliconi in cosmesi: • Il loro impiego è nato negli anni ’50 come antischiuma per l’eliminazione dell’ “effetto bianco” di alcune creme. • Alla fine anni ’60 sono state aggiunte piccole quantità nelle creme per renderle più idrorepellenti (filtri solari). Anche molti prodotti districanti e lucidanti per capelli contengono siliconi. • Anni 2000: 43% dei prodotti cosmetici (USA) contengono siliconi. Si è iniziato gradualmente a ridurne l’impiego in quanto sono: • Relativamente costosi. • Non biodegradabili. Vantaggi: • Proprietà sensoriali ottimali: texture vellutata. • Eliminano la sensazione di untuosità tipica di emollienti idrocarburici. • Ottima stendibilità. • Non comedogenici (no punti neri); possibilità di regolare il grado di occlusione modificando i sostituenti. • Riducono l’irritazione cutanea causata dai tensioattvi anionici (ottima tollerabilità). 32 Formulazioni di uso cosmetico: Criteri di classificazione- classificate in base a: 1. Viscosità: • Poco viscose, fluidi scorrevoli (1-3000 cPs): soluzioni- profumi. • Mediamente viscose, semifluidi ancora scorrevoli (3000- 6000 cPs): emulsioni fluide- creme fluide. • Viscose, consistenti (> 6000 cPs) : gel, creme. • Solidi 2. Rapporto idrofilia/lipofilia: • Prodotti a base acquosa: soluzioni acquose, gel. • Prodotti contenenti sia corpi idrofili sia lipofili: sono la maggior parte, tutte le emulsioni—> creme. • Prodotti a base lipidica: oli. 3. Numero di fasi: • Formulazioni monofasiche: Soluzione: sistema monofasico costituito dalla miscela omogenea di due o più sostanze a livello molecolare o ionico. Il materiale presente in minore quantità è detto soluto, quello in maggiore quantità è invece il solvente. • Formulazioni bifisache: Dispersione: sistema bifasico costituito dalla miscela di due sostanze non miscibili. In questi sistemi, il componente presente in forma suddivisa o discontinua ed il mezzo continuo in cui la sostanza è distribuita, vengono rispettivamente chiamati fase dispersa e fase disperdente. Dimensioni della fase dispersa: - Sospensioni ed emulsioni: le particelle della fase dispersa hanno diametro superiore a 10^-5 cm. - Sistemi colloidali: le particelle disperse hanno diametro compreso fra 10^-5 cm e 10^-7 cm. Forma della fase dispersa: - Sospensione: se si ha una fase solida dispersa in un liquido. - Emulsione: se si ha una fase liquida dispersa in un altro liquido. • Sistemi trifasici costituite da materiale solido sospeso in un emulsione. Principali tipi di veicoli: • Soluzioni: acquose, idroalcoliche (profumi), silico-alcoliche (acqua sostituita da un silicone volatile), oleose. • Tensioliti detergenti: solidi, semisolidi, fluidi. • Geli: acquosi e idroalcolici, solidi, semisolidi, fluidi. • Paste acquose e idrogliceriche. • Emulsioni (comprende tutte le creme). • Unguenti, lipogeli, paste lipidiche, stick—> formulazioni su base lipidica. • Polveri Soluzioni: La soluzione è una miscela di due o più componenti che formano una dispersione omogenea molecolare. Le soluzioni si preparano per semplice miscelazione degli ingredienti. Tipi di soluzioni: • Acquose analcoliche (idroliti) • Idroalcoliche (miscela acqua- alcol) • Silico-alcoliche • Oleose (oleoliti) Vantaggi: • Stabilità fisica • Preparazione semplice • Trasparenza (da un’idea di purezza del prodotto) Applicazioni cosmetiche- esempi: Tonici, Dopobarba, Profumi ed Oli. Tonici: sono soluzioni acquose (analcoliche o idroalcoliche) limpide ad azione tonificante (purificante, rinfrescante, astringente, decongestionante). In base alle sostanze funzionali presenti nel tonico, è possibile accoppiare altre azioni alla semplice azione tonificante. 35 Di solito completano la routine di rimozione del make up o di detergenza della pelle. Possono contenere altri componenti come: • Polialcoli (glicerina, sorbitolo, glicole propilenico)—> azione umettante, ammorbidente, conservante, co-solvente). • Sostenze acidificanti e sostanze tampone (acido lattico o acido citrico). • Alcol • Sostanze funzionali (estratti vegetali, urea, allantoina, sali di alluminio, idrolizzati proteici). Profumi: • Etimologia del termine- “per fumo”: nell’antichità, si pensava che per rivolgersi agli dei si necessitasse del fumo. • La quota alcolica va da un minimo del 10% ad un massimo del 90%. Prendono dei nomi diversi a seconda della diversa percentuale di composizione profumata - % Profumo: • Acqua di colonia classica o di lavanda 3-5% • Acqua di colonia fantasia 4-6% • Acqua di toeletta 6-8% • Acqua di profumo 8-10% • Profumo di toeletta 10-12% • Profumo concentrato 12-15% Dopobarba: • Etanolo (96%) 40% • Acqua con conservanti 50% • Estratto fluido idroalcolico o tintura* 5% • Bisabololo 0,5% (molecola presente nell’estratto di camomilla con azione lenitiva/ idratante) • Aroma 0,5% • Solubilizzante 1,5% • Fattore idratante 2,5% * Estratti vegetali: Rusco, ippocastano, calendula, camomilla, malva, piantaggine. Esistono anche dei dopobarba in crema. Sono tutti prodotti da applicare dopo la rasatura (—> funzione antisettica). Soluzioni silico-alcoliche: • Nella soluzione silico-alcolica, l’acqua viene sostituita con un silicone come i ciclosiliconi, miscibili con etanolo. • Si utilizzano nei deodoranti in cui si ha circa 75% etanolo/ 25% ciclosiliconi—> il silicone evapora velocemente e il deodorante asciuga subito. • Si utilizzano nei cosiddetti “oli secchi”; l’alcol è presente in dose minore—> oli applicati sulla pelle che non lasciano un residuo di untuosità. Olio secco silico-alcolico- esempio: • Cyclopentasiloxane (Mirasil CM5) 70,0 • Alcohol denat. 20,0 • Olio di Jojoba 8,5 • Menthol 0,5 • Eucaliptol 1,0 Olio secco: • Olio secco scintillante multi-funzione. • Nutre, lenisce e illumina viso, corpo, capelli. Composizione: Cyclomethicone (silicone ciclico), Octyldodecanol, Caprylic / Capric Triglyceride (trigliceride a media catena sintetico—> saturi non sensibili all’ossidazione), Isodecyl Neopentanoate, Isononyl Isononanoate, Hypericum Perforatum (Hypericum Perforatum Extract), Prunus Dulcis (Sweet Almond Oil), Ethylhexyl Methoxycinnamate (Octinoxate), Camelia Oleifera (Camellia Oleifera Extract), Borago Officinalis (Borage Seed Oil), Butyl Methoxydibenzoylmethane, Parfum (Fragrance), Tocopherol (antiossidante- vitamina). Emulsioni: Un’emulsione è un insieme di due componenti non miscibili fra loro in diversa proporzione in un sistema termodinamicamente instabile. 36 Sono formulazioni cosmetiche molto comuni (creme). • Fasi: si ha una fase interna ed una fase esterna. Si ha inoltre un terzo componente ossia il tensioattivo che va a disperdersi tra le goccioline della fase dispersa. • Consistenza: fluida (latti) o cremosa (creme). Il modificatore reologico modifica la consistenza. Tipi di emulsioni: Emulsioni O/A: • 5% sistema emulsionante • 20% fase lipidica interna • 75% fase acquosa esterna Emulsioni A/O: • 5-10% sistema emulsionante • 30-40% fase lipidica esterna • 50-65% fase acquosa interna Entrambe le tipologie, possono essere fluide o più consistenti (anche in base alla presenza dei modificatori reologici). Goccioline: 1-20 μm (emulsioni), 5-10 nm (micro emulsioni) e 50-100 nm (nano emulsioni). Emulsioni O/A: • La maggior parte delle emulsioni sono di tipo Olio in Acqua. • La texture dell’emulsione dipende dalla fase esterna—> O/A sono diffuse in quanto hanno delle buone caratteristiche sensoriali. • A seconda dell’emulsionante (tensioattivo) possono essere anioniche, cationiche o non ioniche. • Possono essere iperfluide (molto fluide), fluide, consistenti in base al modificatore reologico. • Sono le più diffuse non solo per le caratteristiche sensoriali, ma anche per la maggiore disponibilità di emulsionanti esistenti, che consentono di ottenere una ampia gamma di texture differenti. • Le emulsioni O/A sono estremamente versatili; si possono impiegare praticamente tutti i lipidi esistenti, combinandoli in modo opportuno, in modo da ottenere la massima gradevolezza possibile. Emulsioni- gel: Emulsionanti polimerici olio/ acqua: Sono emulsionanti particolari non convenzionali, presenti all’interno delle emulsioni- gel. Questi emulsionanti derivano dai polimeri acrilici (Carbopol), modificati con l’introduzione di una catena alchilica (C 10-30), che permette di aumentare la frazione lipofila della molecola. Si dispongono all’interfaccia e rigonfiano, strutturandola, nella fase acquosa formando un gel—> intrappolano le gocce di fase lipofila, legate al polimero dalla presenza delle catene C 10-30. In sostanza, il polimero idratato mantiene come in sospensione le gocce legate alla parte lipofila C 10-30. Essendo la struttura del gel rigida, l’emulsione che si ottiene è stabilizzata tramite un meccanismo sterico. L’emulsionante polimerico, non abbassa la tensione interfacciale—> è fondamentalmente un modificatore reologico (si gonfia ed intrappola acqua) che è in grado di interagire con la fase lipofila stabilizzandola con un meccanismo sterico (operazione che si può fare a freddo). Le emulsioni cosi ottenute, sono sensibili agli elettroliti, ai raggi UV: in sostanza a tutti quei fattori che risultano incompatibili o che comunque hanno un’azione destabilizzante verso i polimeri acrilici. Sulla pelle, si rompono per la presenza di elettroliti; danno rilascio immediato di tutta la fase interna procurando una sensazione di freschezza. Applicazioni cosmetiche: Creme viso e corpo, Creme detergenti, Deodoranti e Prodotti solari. 37 Tra i tensioattivi anionici più utilizzati in questo settori troviamo: saponi classici, alchilsolfati e alchileterosolfati. Saponi classici: Sono alla base dei saponi solidi, ma del sapone di Marsiglia. Chimicamente sono sali sodici, potassici, ammonici di acidi carbossilici (acido debole) alifatici a lunga catena. RCOO- X+ dove: • R: catena alifatica proveniente dall’idrolisi di trigliceridi • X: Na, K, NH4+ NB: Sali di acidi grassi con cationi di- o trivalenti (Ca2+, Mg2+, Zn2+, Al3+) sono insolubili in acqua—> non sono dei tensioattivi. Come mai i saponi classici sono i componenti storici dei detergenti? Perché si ottengono semplicemente per idrolisi di un trigliceride (grasso) in presenza di soda (base forte)—> liberazione di glicerolo e 3 molecole di sali (con acidi grassi). È possibile utilizzare sia grassi animali che grassi di origine vegetale. Vantaggi: • Sono economici. • Hanno un buon potere detergente (come tutti i tensioattivi anionici). • Sono biodegradabili (gli acidi grassi sono biodegradabili). Svantaggi: • pH basico 8-10 (lontano dal pH cutaneo fisiologico); essendo sali di un acido debole e una base forte, in acqua danno idrolisi alcalina. • Sali insolubili con metalli alcalino-terrosi (se usati con un’acqua dura, molto tensioattivo si disattiva) • Delipidizzanti Sapone di Marsiglia: sapone a base di olio di oliva (72%) e olio di cocco. 16/10/2023 Saponi naturali a base di oli: È possibile produrre dei saponi con la soda; Ingredienti base: • Grassi e oli di origine vegetale o animale (olio d’oliva, olio di riso, olio di girasole, olio di palma, olio di arachidi, olio di mais, olio di vinaccioli, olio di colza, strutto animale) • Soda caustica (idrossido di sodio, NaOH) • Liquido in cui si dissolve la soda caustica • Oli essenziali o fragranze È possibile inoltre preparare il sapone in casa anche senza soda—> ritorno alle origini, al naturale; Ingredienti: • 5 litri d’acqua • 1 kg di cenere • 750 ml di olio di oliva • 50 gr di amido • Profumi preferiti • Cenere contiene carbonati ed ossidi Ha reazione (pH) alcalina a causa della presenza massiccia di ossido di calcio (anche più del 40% in CaO). Detergenti sintetici (Syndet): Sono l’alternativa all’impiego dei saponi classici. I detergenti sintetici, vengono indicati con l’acronimo Syndet. Essi sono prodotti di sintesi o di semi-sintesi. Vantaggi: • Valori di pH da 3 a 7; abbiamo molecole che in soluzione acquosa danno un valore di pH compreso in questo intervallo—> no pH alcalino (che è poco fisiologico). 40 • Possono essere utilizzati con qualsiasi tipo di acqua (anche acque dure—> non precipitano). Svantaggi: • Maggior costo • Effetto super-sgrassante • Possono penetrare e favorire la penetrazione di altre sostanze nella pelle • Irritanti Tensioattivi anionici: alchilsolfati e alchileterosolfati; Sono i principali detergenti sintetici e la principale alternativa ai saponi classici. Sono sostanze molto comuni. Chimicamente, si tratta di sali sodici di esteri solforici di alcoli grassi (alcol laurilico a 12 C). Alchil solfati: Sodio lauril solfato (SDS) • È usato sia in ambienti industriali che per la cosmesi casalinga. • Non è di per se biodegradabile; è degradato quasi completamente da enzimi batterici utilizzati nel trattamento di depurazione delle acque. • La "American Cancer Society" ha dichiarato che l'SDS non è cancerogeno, e precisa che la sostanza, anche se nella sua funzione di detergente è irritante per la pelle, inizia ad essere pericolosa solo ad alte concentrazioni, maggiori di quelle usate correntemente in cosmesi. Alchiletere solfati: • Sono i tensioattivi primari più comuni (sono ad esempio presenti negli shampoo). • Hanno un buon potere schiumogeno e detergente, anche con acqua dura. • Sono meglio tollerati degli alchil solfati. • Formano una schiuma più voluminosa, ma meno cremosa degli alchil solfati. Tensioattivi anionici secondari: I tensioattivi secondari vengono associati ai precedenti (primari). Questi rispetto ai tensioattivi primari presentano: • Minor potere detergente • Maggior difficoltà di viscosizzazione • Costo più elevato • Superiore tollerabilità cutanea—> rendono il prodotto meno aggressivo (si associano al tensioattivo primario per ridurne le dosi ed ottenere un prodotto meno irritante). • Rendono il prodotto più eudermico. Acil glutamati (INCI: Disodium cocoyl glutamate): • Buon potere detergente • Ottima tollerabilità cutanea Tensioattivi anionici secondari condensati proteici con acidi grassi: • Ottima tollerabilità cutanea • Ottenuti per acilazione di idrolizzati proteici di collagene, cheratina, proteine vegetali (grano, orzo, avena, riso, soia, mandorle). • Hanno un potere schiumogeno limitato. • Hanno una buona solubilità in acqua dura. Esempio: Sodium Cocoyl Barley Amino Acids. Tensioattivi non ionici: • Sono dei prodotti decisamente meno aggressivi che però hanno un’ottima tollerabilità cutanea (alternativa a quelli visti fino ad ora). • Sono eteri tra oligomeri del glucosio ed alcoli grassi. • Hanno origine vegetale da fonti rinnovabili (amido di mais e olio di cocco/palma). • Ottima tollerabilità cutanea • Buon potere schiumogeno • Elevata biodegradabilità Esempi: lauryl glucoside 41 Tensioattivi amfoteri: • Sono sostanze con carica positiva e carica negativa allo stesso tempo. • La Cocamidopropyl Betaine è un tensioattivo amfotero ottenuto a partire dalla coccamide (ammidi e acidi grassi derivati dall'olio di cocco) e dalla betaina. Riduce l’aggressività dei tensioattivi anionici. • Sono indicati per la formulazione di tutti i prodotti per la detergenza, anche di quelli specifici per pelli sensibili e delicate. Forme cosmetiche utilizzate per l’azione detergente; Tensioliti: Possono avere consistenza differente: • Fluidi: sistemi detergenti con viscosità tale da essere scorrevoli sotto la forza di gravità. Sono in genere confezionati in flaconi. • Semifluidi: sono meno comuni. Sono sistemi detergenti con aspetto e consistenza cremosa. Sono in genere confezionati in tubi o vasetti. • Solidi: sono i classici saponi. Categorie: Shampoo, Shampoo-doccia e bagno-doccia, Olio da bagno, Detergenti viso-mani, Detergenti intimi, Pediluvi schiumogeni e Prodotti per rasatura. SAL: acronimo per sostanza attiva lavante; Indica la percentuale di tensioattivo presente nel prodotto (indipendentemente dalla natura di esso)—> sostanza attiva lavante. Esistono dei valori consigliati. Shampoo: Gli shampoo sono forme scorrevoli limpide (soluzione), perlacee (con sostanze parlanti- sostanze solide in forma di scaglie), opache (con particelle solide in ordine sparso) con contenuto medio in tensioattivi lavanti puri (SAL) che può variare dal 5 al 15%. Ingredienti: • Tensioattivo primario • Tensioattivo migliorativo per attenuare l’aggressività del tensioattivo primario. • Sostanze funzionali specifiche a seconda del tipo di problema capillare. • Agenti condizionanti e/o sostantivanti (prodotti che rendono i capelli più pettinabili). • Fattore di consistenza (modificatore reologico) per ottenere la densità e la consistenza desiderata. • Profumi, conservanti ed eventuali coloranti. Shampoo-doccia: È un prodotto a metà tra uno shampoo ed un bagnoschiuma sia come sostanza lavante che come percentuale di profumo. • Sono preparati limpidi, perlacei od opachi. • Si possono aggiungere microgranuli per un effetto scrub. Bagno-doccia/bagnoschiuma: Sono miscele concentrate di tensioattivi aventi in media il doppio in sostanza attiva lavante rispetto allo shampoo e una dose da 5 a 10 volte maggiore di profumo. • Possono anch’essi essere: limpidi, perlacei, opachi. • Possono contenere microsfere per l’effetto scrub. Detergenti intimi: Sono soluzioni più o meno viscose, composte da miscele di tensioattivi delicati, presenti in basse dosi e a pH acido (3-5). La composizione non è tanto diversa dai detergenti comuni; hanno una percentuale di sostanza attiva lavante (tensioattivi) più bassa—> vengono applicati sulle mucose. 42 Carie: È una malattia con eziopatogenesi multifattoriale (non ben delineata). Le cause sono quindi molteplici: • Presenza di microrganismi; la placca batterica contiene microorganismi che formano un film aderente alla superficie del dente—> necessaria rimozione attraverso l’uso dello spazzolino. Questo film, tende a rimanere ancorato sulla superficie del dente grazie a delle adesine. I microrganismi che vivono nel microambiente formato dal film (sopratutto negli spazi interdentali), utilizzano i nutrienti (in particolare gli zuccheri) per il loro metabolismo. La formazione di acidi organici può portare a demineralizzazione (solubilizzazione) dello smalto—> il carbonato e il fosfato di calcio sono solubili in ambiente acido. Lo smalto in questo modo diventa meno compatto. • Ospite; le caratteristiche dell’individuo incidono: pH salivare (la saliva ha una funzione tampone —> neutralizza gli acidi nella cavità buccale, allontana i residui di cibo e ha un’azione antibatterica), predisposizione genetica, uso di farmaci, patologie sistemiche, gravidanza (ed altre situazioni fisiologiche) e abitudini di igiene orale. • Dieta; gli zuccheri semplici e i carboidrati sono tra le fonti di nutrimento principali per i microorganismi. Tutti gli alimenti acidi, fanno male allo smalto. Anche il numero dei pasti e la frequenza con il quale assumiamo i cibi sono importanti. • Tempo; i processi di demineralizzazione indotti dagli acidi, sono (almeno all’inizio) reversibili—> la rimineralizzazione avviene grazie alla presenza di ioni calcio nella saliva. È importante dare il tempo necessario per far avvenire ciò. Igiene dentale: • Spazzolino; svolge un’azione meccanica che permette di allontanare dai denti i residui di cibo e la placca batterica. Viene utilizzato con il dentifricio. • Dentifricio • Filo interdentale; è necessario per svolgere un’azione detergente negli spazi stretti tra i denti. • Colluttorio • Scovolino: è utilizzato per pulire lo spazio tra i denti se questo è abbastanza largo. Tipi di dentifrici: Esistono diversi tipi di dentifrici; • Liquidi • Secchi Più diffusi troviamo: • Dentifrici in gel; sono prodotti traslucidi (non trasparenti, ma neanche completamente opachi come le paste). • Paste dentifrice Ingredienti di base dei dentifrici: I dentifrici sono delle sospensioni. • Solventi: sono prodotti a base acquosa con eventuale aggiunta di una piccola quantità di alcol in quanto si tratta di una sostanza irritante. • Viscosizzanti: danno la consistenza al prodotto, stabilità fisica (solido disperso) e plasticità. Esempi: derivati della cellulosa associati a gomme come carragenani e gomme xanthan. • Schiumogeni: sono dei tensioattivi anionici (SDS). • Aromatizzanti: possono anche avere una funzionalità (dipende dal tipo di dentifricio). • Edulcoranti: sono sostanze che rendono più gradevole il dentifricio (sapore dolce); possono essere edulcoranti sintetici e polialcoli. • Umettanti: sono sostanze igroscopiche che trattengono l’umidità—> riducono l’essiccamento del prodotto. Tra questi troviamo la glicerina e il sorbitolo. • Abrasivi: sono i componenti fondamentali—> la funzionalità detergente ed igienica del dentifricio è data dallo strofinamento degli abrasivi sulla superficie dentale. Gli abrasivi sono particelle solide di dimensioni inferiori ai 5μm di materiale inorganico insolubile o poco solubile. Sono la componente sospesa della formulazione (sospensione). La sospensione è stabilizzata dalla presenza di quantità elevate di modificatori reologici. Esempi: carbonato di calcio, fosfato di calcio, allumina, gel di silice, microsfere polimeriche, bicarbonato di sodio. 45 Dentifrici in gel: Questi dentifrici presentano una minore quantità di abrasivo (silice) e una maggiore quantità di umettanti—> traslucidi (trasparenti o quasi). Additivi funzionali: Alcuni dentifrici contengono: • Aromi (mentolo, cannella, eugenolo…) che agiscono come anti alitosi • Antimicrobici (clorexidina, triclosan) • Antiplacca; si tratta di sostanze molto diverse tra di loro (alcune di queste possono avere funzioni molteplici). Esempi: tensioattivi cationici, clorexidina, sodio lauril solfato, sali di metalli. • Sbiancanti (bicarbonato di sodio, microsfere a bassa abrasività, perossido • di urea, perlite); • Astringenti (sali di alluminio, sali di zinco, allume, acido tannico); sono delle sostanze con azione astringente—> precipitano le proteine e riducono il sanguinamento gengivale. • Dentifrici salini; hanno un’azione analoga agli astringenti. Contengono sale (10-15%) che svolge l’azione anti sanguinamento per effetto osmotico. Ingredienti speciali: • Antitartaro (pirofosfati e fluoruri); i pirofosfati agiscono complessando gli ioni calcio impendendone la precipitazione sulla placca batterica—> non si avrà la calcificazione. • Trattamento dei denti sensibili: tradizionalmente venivano utilizzati dei sali che hanno una debole azione desensibilizzante. Oggi, questi sali sono sostituiti da prodotti che contengono idrossiapatite o analoghi (dentifrici ripara-smalto). Dentifrici ripara-smalto: Sono prodotti che contengono zinco- carbonato idrossiapatite in nanocristalli. Il dente nella regione del colletto può presentare delle micro cavità formate dalla demineralizzazione data dagli acidi. Queste cavità, aumentano la sensibilità dentale al caldo e al freddo—> insulto al nervo del dente. I dentifrici ripara-smalto, grazie ai loro nanocristalli, sono in grado di andare a colmare le cavità dovute alla demineralizzazione. Collutori: I dentifrici sono prodotti per il risciacquo dei denti con effetto rinfrescante ed antibatterico. Sono soluzioni acquose o idroalcoliche contenenti glicerina, tensioattivo, antibatterico, colorante e aroma. Azioni del fluoro: Il fluoro ha numerose azioni (dimostrate in vitro): • Azione anti-placca: ha un effetto antimicrobico sulla placca e sopratutto nei confronti dello Streptococco Mutans, inibendo la glicolisi e quindi la produzione di acidi ed inibendo l’adesione ai tessuti. • Azione protettiva: interagisce con lo smalto favorendo la rimineralizzazione dello smalto demineralizzato. Prove: 1. La solubilità dello smalto a pH 5.5 è 100 volte più alta che a pH 7.0. La presenza di fluoruri (0.1 ppm) riduce la solubilità. 2. In presenza di acidi l’idrossiapatite si scioglie liberando ioni calcio che formano CaF2 sulla superficie del dente in presenza di ioni Fluoro. Ruolo strutturale del fluoro: si lega all’idrossiapatite dello smalto, trasformandola in fluorapatite, più resistente all’attacco degli acidi. Quando si forma il dente il fluoro deve essere presente—> viene assunto in gravidanza o all’infanzia. Fluoroprofilassi: viene fatta sopratutto nei neonati (prima dello sviluppo dei denti) e nelle madri; • Sistemica (gocce, compresse o grazie alla fluorurazione delle acque, del sale e del latte). • Topica utilizzando dei prodotti che contengono sali di fluoro. 46 Perché non è consigliata la supplementazione di fluoro nel caso in cui vi sia già un contenuto sufficiente nelle acque? Fluorosi: Il fluoro non è una sostanza innocua. In presenza di un eccesso di fluoro prima degli 8 anni di vita, si può sviluppare una patologia che prende il nome di fluorosi. Essa si manifesta come un difetto nella mineralizzazione dei denti e delle ossa. 18/10/2023 Skin care: La parola skin care indica l’insieme di diversi passaggi (e azioni) volti alla cura della pelle del viso. È importante prima di tutto capire che tipo di pelle abbiamo (in base alla pelle, si sceglie la skin care). L’ordine di utilizzo dei prodotti è standard: 1. Detergente per rimuovere residui di sostanze o di altri prodotti cosmetici (decorativi) 2. Tonico 3. Siero 4. Contorno occhi-labbra/ Crema borse e occhiaie 5. Crema o altro trattamento 6. Protezione solare (in caso di esposizione al sole) 47 Esempi di domande aperte: • Quali requisititi deve avere un abrasivo in un dentifricio? Indicare qualche esempio di sostanza abrasiva. Gli abrasivi sono i componenti che danno le proprietà detergenti ed igieniche al dentifricio. Sono sostanze insolubili di dimensioni inferiori ai 5 micron non troppo abrasive (carbonato di calcio, fosfato di calcio, allumina, gel di silice, microsfere polimeriche, bicarbonato di sodio). • Ruolo della dieta nella carie dentale. • Indicare la composizione dello smalto e della dentina. • Descrivere le azioni del fluoro a livello dentale. • Descrivere la differenza nella composizione e nell’aspetto tra un dentifricio in gel ed un dentifricio in pasta; il gel è semitrasparente-traslucido (e contiene silice con grosse quantità di umettanti) mentre le paste sono opache. • Descrivere il ruolo della saliva nello sviluppo della carie dentale; la saliva ha una funzione tampone—> neutralizza gli acidi nella cavità buccale, allontana i residui di cibo e ha un’azione antibatterica. • Qual è il meccanismo d’azione dei dentifrici ripara-smalto? Quali sostanze funzionali contengono? Sono prodotti che contengono zinco- carbonato idrossiapatite in nanocristalli. I dentifrici ripara-smalto, grazie ai loro nanocristalli, sono in grado di andare a colmare le cavità dovute alla demineralizzazione. • Spiegare il legame esistente tra le abitudini alimentari e l’insorgenza di carie dentale. • Il CaCO3 (sostanza insolubile) viene utilizzato come abrasivo nei dentifrici. • Il CaCl2 (sostanza solubile) viene utilizzato come gelificante per i gel di alginato. • È possibile preparare il sapone in casa a partire da: olio, soda (agente saponificante), acqua. • Quale tensioattivo può alterare il pH del mantello idrolipidico cutaneo: saponi classici (anche gli alchilsolfati in enorme misura). • Quale tensioattivo ha maggior potere delipidizzante: sodio lauril solfato (alchil solfati)—> tensioattivo anionico. • La consistenza di un sapone liquido è data dall’additivo reologico. • I detergenti intimi hanno in genere un pH di: 3-5 (acido). • I latti detergenti sono emulsioni a/o o o/a ed agiscono per affinità. • Il sodio stearato rientra nella categoria dei saponi classici (sale alcalino di un acido grasso), tensioattivo anionico. • Il numero di zeina serve per stimare il potere irritante di un tensioattivo. • I detergenti per la prima infanzia contengono: sostanze idratanti ed emollienti e chelanti per i metalli pensati. • I detergenti per affinità sono composti da miscele di oli. • Sale NON usato come tensioattivo: magnesio stearato. Esiste un legame stretto tra il contenuto di acqua nello strato corneo e la desquamazione cutanea. Lo strato corneo è in continua desquamazione—> i corneociti si allontanano. Questo processo, è legato al contenuto di acqua dello strato corneo stesso. I corneociti sono tenuti insieme da: • Giunzioni che prendono il nome corneodesmosomi (complessi glicoproteici). Sono i principali responsabili della compattezza dello strato corneo. • Forze di Van der Waals • Interdigitazione La desquamazione avevamo detto che avveniva per rottura delle giunzioni tra i corneociti da parte di enzimi proteolitici. Questo processo di degradazione, avviene per opera di enzimi specifici: SCCE e Try. L’SCCE non è sempre attivo; per far si che esso si attivi, deve essere attivato a sua volta da enzimi Try—> questo processo avviene solo in presenza di una certa quantità di acqua. La presenza di acqua sullo strato corneo è in funzione: • Della presenza dell’NMF (che a sua volta deriva dall’idrolisi della filaggrina—> processo che dipende dal contenuto di acqua nello strato corneo). • Dell’integrità della barriera; se la barriera cutanea è danneggiata è maggiormente permeabile—> perdita di acqua. La corneometria avevamo detto che permetteva di misurare l’integrità della barriera ed il suo stato di salute. La disidratazione porta ad ipercheratosi—> rallentamento della desquamazione cutanea. La pelle, da normale diventa secca ed ipercheratosica (più spessa perché non avviene una normale desquamazione). Secchezza cutanea (Xerosi): In situazioni particolarmente marcate (xerosi), le cellule più esterne non si staccano regolarmente. Questo porta alla formazione di aggregati di cellule che si staccano a scaglie in seguito a frizione. Fattori predisponenti: freddo e vento, saponi, età, ereditarietà, patologie (psoriasi). Cause: • Ridotta attività enzimatica (SCCE) • Ridotta presenza di NMF • Alterata composizione lipidica (ridotto contenuto di ceramidi) Approcci all’idratazione: Come possiamo trattare la pelle secca per disidratazione? • Effetto occlusivo; è un metodo non più utilizzato in quanto poco eudermico e fisiologico—> impedisco che l’acqua se ne vada ed evapori. Si tratta inoltre di un metodo poco efficace in quanto non si agisce sulla causa—> effetto a breve termine. • Idratazione diretta: prevede l’uso di sostanze igroscopiche/umettanti che evitano l’essiccamento della cute (trattengono l’umidità sulla superficie cutanea). Riempiono i vuoti presenti nello strato corneo attraverso il rigonfiamento rendendo la pelle più liscia. Un esempio di queste sostanze può essere la glicerina. Negli ultimi anni la glicerina è stata rivalutata perché si è visto che è in grado di aumentare la capacità dello strato corneo di trattenere acqua—> non solo azione umettante. Si è visto che può avere una azione positiva nella desquamazione in quanto aiuta nella scissione dei corneodesmosomi. Oltre alla glicerina, si hanno anche altre sostanze come: sorbitolo, maltitolo, pectine, sodium PCA al 2% (sostanza fisiologica in quanto è presente nel fattore di idratazione naturale), urea ecc… • Rafforzare la barriera cutanea tramite sostanze lipidiche—> si compensa una carenza di questi; • Favorire la corretta desquamazione attraverso l’applicazione topica di proteasi (SCCE); questo approccio non è attuabile nella pratica per la scarsa stabilità delle proteasi stesse. Sostanze funzionali idratanti per effetto occlusivo: Sostanze oleose attraverso le quali l’acqua non riesce a passare: • Oli minerali che riducono la TEWL del 30% • Siliconi occlusivi (stearyl dimethicone, cere siliconiche) • Vaselina 50 Urea: L’urea è una sostanza fisiologica presente nel fattore di idratazione naturale. Essa ha una duplice azione: • A basse concentrazioni, si comporta come un idratante. • A concentrazioni elevate, è in grado di promuovere la desquamazione (cheratolitica). Altre sostanze funzionali idratanti: • α-idrossiacidi come l’acido lattico, l’acido glicolico e l’acido malico. Alipia cutanea: Può essere un’altra causa della secchezza cutanea. La produzione di sebo, è legata a fattori soprattutto endocrini. Può essere utile un apporto esterno di lipidi per riempire di spazi tra corneociti—> che lipidi devo fornire? • Lipidi di barriera (quelli presenti nello strato corneo: colesterolo, squalene, ceramidi, acidi grassi). • Prodotti emollienti sebo-simili simili alla secrezione sebacea (squalano o squalene, oli e grassi vegetali ed animali, acidi grassi polinsaturi ed idrocarburi terpenici). I lipidi emollienti (lipidi che ammorbidiscono la superficie cutanea), possono essere untuosi e difficili da spalmare—> prodotti sgradevoli. Emollienti ed untuosità: • Emollienti più untuosi e difficili da spalmare: creme da notte e contorno occhi. • Emollienti mediamente untuosi: creme da giorno. • Emollienti più leggeri più facili da spalmare, ma meno occlusivi: latti per il corpo. Nuovi approcci all’idratazione: Non si forniscono direttamente i lipidi cutanei, ma: 1. Precursori lipidi cutanei • Aumento della capacità di sintesi • Esempi: acidi linoleico e lattico, serina 2. Stimolanti la sintesi dei lipidi cutanei: • Esempio: Nicotinamide • Frazione lipidica insaponificabile • Oleodistillati del girasole 3. Promotori della desquamazione; possiamo introdurre sostanze di questo tipo nel prodotto cosmetico in quanto aumenta l’idratazione. Trattamenti cosmetici della pelle secca: Come trattare la pelle secca? • Pulire senza sgrassare violentemente (evitare il sapone); • Tonificare senza alcol (delipidizzante); • Proteggere con un apporto idratante (NMF); • Normalizzare con prodotti sebo-simili (lipidi emollienti); • Evitare la vaselina (poco eudermica e comedogenica); 19/10/2023 Pelle sensibile ed iperattiva: In questo caso, si tratta di condizioni in cui la pelle da delle reazioni eccessive come rossore, prurito, secchezza e tensione cutanea. Cause: • Agenti atmosferici • Detersione aggressiva • Cosmetici non idonei • Farmaci (come cortisone) • Allergeni Trattamenti cosmetici della pelle sensibile: • Evitare profumi • Detersione equilibrata 51 • Trattamenti simili a quelli per la pelle secca • Disarrossanti-lenitivi come: allantoina, pantenolo, acido glicirretico. Allantoina: L’allantoina è una sostanza presente in natura (foglie caffè, corteccia di ippocastano, semi di soia). A seconda del dosaggio può svolgere azioni differenti: • Azione idratante e disarrossante a basse concentrazioni (0,1-0,5%) • Azione esfoliante e promotrice del rinnovamento cellulare a concentrazioni più elevate (1-5%). Viene utilizzata nelle ulcere cutanee. Pantenolo: Il pantenolo è un analogo dell’acido pantotenico (o vitamina B5). • Favorisce la sintesi di lipidi. • Favorisce la riepitelizzazione (guarigione dalle ferite). • Stimola la proliferazione dei fibroblasti. • Viene utilizzato come idratante e condizionante dei capelli. Pelle matura e strategie antiaging: L’invecchiamento è un processo naturale che non può essere prevenuto, ma che può probabilmente essere attenuato o eventualmente ritardato. Componenti dell’invecchiamento: L’invecchiamento ha molte sfumature: • Componente intrinseca o cronologica: caratterizzata dal rallentamento del turnover cellulare. • Componente estrinseca: legata all’esposizione dei raggi ultravioletti (photoaging) e al fumo. • Componente ormonale: gli estrogeni e gli androgeni giocano un ruolo importante. • Componente life-style: dieta, farmaci e alcol. • Componente catabolica: diabete, ipotiroidismo. Manifestazioni macroscopiche: • Secchezza cutanea • Comparsa di microrughe • Perdita di elasticità • Ipercheratosi • Macchie iperpigmentate • Imbiancamento dei capelli Invecchiamento: A livello microscopico cosa succede alla pelle? Strato corneo: vi è una riduzione del contenuto lipidico (pelle secca) ed ipercheratosi. Epidermide vivente: • Minor spessore (ridotta capacità proliferativa). • Ridotta attività dei melanociti, con allo stesso tempo iperpigmentazioni localizzate. • Giunzione dermo-epidermica appiattita. • Riduzione del numero di cellule di Langherans (minor difesa della pelle). Derma: • Minore spessore. • Decremento e degenerazione delle fibre di collagene e di elastina. • Riduzione della sostanza fondamentale. • Riduzione vascolarizzazione. Strategie antiaging: • Antiossidanti (una delle co-cause dell’invecchiamento della pelle sono i ROS); • Leviganti ed esfolianti per ridurre la condizione di ipercheratosi; • Riduzione della visibilità delle rughe; • Stimolazione del metabolismo cellulare; • Idratazione ed emollienza; • Regolazione della pigmentazione; • Stimolazione del microcircolo; 52 plastico. Questo tipo di formulazioni, permettono di eseguire un trattamento d’urto particolarmente intenso da non eseguire in modo continuativo. • Hanno un notevole impatto psicologico nel consumatore. • In genere sono soluzioni acquose o soluzioni di acqua e glicerina. • Contengono prodotti di origine animale. • Contengono siero albumine bovine (antirughe temporaneo). Si tratta di prodotti antirughe temporanei—> per effetto meccanico queste macromolecole formano un film sulla superficie cutanea nel momento in cui il solvente evapora e tendono meccanicamente la pelle. Cosmetici per i capelli: Ciclo di crescita del capello: Il ciclo di crescita di un capello, può essere suddiviso in tre fasi: • Fase di crescita- Anagen: è caratterizzata da un’intensa attività mitotica. Il follicolo si trova in piena attività proliferativa ed il capello cresce. Questa fase può durare diversi anni (3-8 anni). In linea di massima, un capello cresce di circa 1-2 cm al mese. Circa l’85% dei capelli che abbiamo, si trova in questa fase. Il restante 15% si trova nelle altre due fasi. • Fase di metabolismo- Catagen: è caratterizzata dalla cheratinizzazione del bulbo con distacco della papilla dermica. Rappresenta il momento in cui il follicolo comincia a diminuire e man mano ad arrestare la propria attività mitotica. Dura all’incirca 1-2 settimane. • Fase di riposo-Telogen: in questa fase il follicolo viene completamente inattivato; corrisponde alla caduta di un capello prima che inizi la crescita di un capello nuovo. In questa fase non si ha la crescita. Dura all’incirca 5-6 settimane. Cause della perdita anomala dei capelli: I capelli cadono continuamente, ma cadono in piccolo numero. Cause di cadute più sostanziose possono essere: • Ridotta funzione follicolare provocata dagli androgeni (—> causa ormonale). • Ridotta attività metabolica del follicolo. • Ridotta funzionalità dello scalpo (ossia della pelle che riveste il cranio). • Dieta insufficiente • Stress • Effetti collaterali dei farmaci (effetto reversibile). Il cosmetico può fare ben poco. Approcci proposti: • Migliorare la circolazione utilizzando vitamina E e benzile nicotinato (applicazione locale). • Stimolazione locale utilizzando la tintura di capsico o canfora. • Utilizzo di antiseborroici come vitamina B6 e zolfo. • Utilizzo di cheratolitici come acido salicilico o resercinolo. • Utilizzo di antibatterici come il cloruro di benzalconio. 55 Esempi di domande aperte: • Vitamina C: azioni cutanee, stabilità e derivati di impiego cosmetico. • Indicare gli approcci cosmetologici all’idratazione cutanea: impiego di sostanze occlusive, idratazione diretta, favorire la desquamazione cutanea (proteasi), rafforzare il film idrolipidico. • Descrivere i fattori che influenzano la desquamazione cutanea. • Quale/i sostanze funzionali sono indicate nel trattamento della pelle grassa? Astringenti, cheratolitici (nel caso della pelle pre-acneica) e sostanze sebo- normalizzanti. • Indicare quale/i componenti sono adatti per la pelle grassa: derivati organici dello zolfo (sebo- normalizzanti) ed antibatterici (sopratutto nella pre-acneica). • Il magnesio ascorbil fosfato è un derivato della vitamina C idrosolubile e più stabile. • In caso di pelle sensibile è necessario evitare l’uso di: tensioattivi anionici ed alcol in quanto aggressivi e delipidizzanti. • Qual è la funzione degli emulsionanti nelle creme? Abbassare la tensione interfacciale. • La vitamina E ha funzione: antiossidante. • Utilizzo di antinfiammatori come il mentolo. Cosmetici: Shampoo, Balsamo, Schiuma, Lacca, Gel, Permamentanti e Coloranti. Capelli grassi: Si tratta di un problema abbastanza comune. È dovuto all’eccesso di sebo sui capelli e sul cuoio capelluto. Cause: • Cause ormonali • Stress, inquinamento, shampoo troppo aggressivi (effetto rebound che porta le ghiandole sebacee a produrre maggior quantità di sebo). Rimedi: • Lavaggi frequenti con shampoo delicati. • Impiego di oli per eseguire una detersione per affinità. • Evitare temperature eccessive durante l’asciugatura perché tendono a fluidificare il sebo e a farlo scorrere maggiormente sui capelli. Forfora: Si tratta di un disturbo che non riguarda i capelli, ma il cuoio capelluto. Consiste nel distacco di scaglie di corneociti (quindi non singolarmente) che sono anche visibili ad occhio nudo. La forfora non è univoca. Esistono due tipi di forfora: • Forfora grassa (accompagnata dal sebo) • Forfora secca (secchezza della pelle) Cause: • Seborrea • Secchezza della cute • Sviluppo di Pityrosporum ovale (causa di tipo infettivo)—> microrganismo che di per se non patogeno, ma se si sviluppa in modo eccessivo può causare la forfora. Shampoo antiforfora in base alla causa: • Antibatterici • Antiseborroici • Antiossidanti Gli shampoo solidi contengono tensioattivi non ionici non aggressivi. Attenzione: • Argasol Bio Shampoo Solido all'Olio d'Argan è uno shampoo bio a base di polvere di Shikakaï dalle virtù detergenti e di miele d'olio d'Argan per dei capelli delicati e nutriti. • INCI: Sodium cocoate, aqua, sodium olivate, sodium cocoyl isethionate, acacia concinna fruit powder, sodium arganate, miel • I saponi classici hanno pH alcalino. Questo tipo di pH tende a sollevare le squame cheratiniche sulla corteccia. Esistono degli shampoo volumizzanti che tendono ad aumentare il volume della massa dei capelli. Questi shampoo, tendono ad essere shampoo alcalini—> danneggiamento dello stelo capillare (capelli opachi e doppie punte). Sono preferibili i prodotti a pH acido. Condizionati per capelli (o balsami): I condizionanti, hanno lo scopo di: • Incrementare lucentezza, lubrificazione e volume • Ridurre la carica elettrostatica (i capelli si caricano negativamente) • Migliorare la pettinabilità dei capelli • Conferire morbidezza al tatto Un aspetto importante dei condizionanti è la loro sostantività. Si tratta di una caratteristica comune e positiva a molti prodotti cosmetici. Per sostantività si intende la persistenza dell’effetto del prodotto per un certo periodo di tempo (ore o giorni). Esempi di condizionanti: Glicerina (trattiene acqua e rende il capello meno secco), Siliconi e Pantenolo. 56 Condizionanti cationici: I condizionanti più efficaci e dotati di maggiore sostantività sono i condizionanti cationici. Il capello è carico negativamente. Il condizionante cationico invece, presenta una testa carica positivamente. Quando il condizionante viene applicato sui capelli, si ha un’attrazione tra le cariche opposte—> neutralizzazione ed adesione del condizionante sul capello. Questi prodotti rimangono legati sulla superficie del capello attraverso un legame debole (legame elettrostatico) ma per molto tempo. Esempi di tensioattivi cationici: Stearamidopropyl Dimethylamine, Hydroxypropyl Guar Hydroxypropyltrimonium Chloride. Modificazione della forma dei capelli: La cuticola del capello è composta essenzialmente da cheratina. Legami della cheratina: • Legami idrogeno: sensibili all’acqua e al calore—> se si fa la piega con la piastra o con il phon agiremo su questi legami (applichiamo calore e sottraiamo acqua). • Legami ionici: sensibili all’acqua. • Ponti disolfuro: sono legami covalenti tra due residui di cisteina—> non vengono attaccati se non in modo chimico. Per questo motivo, sono sensibili ai riducenti che rompono il legame. Permentente a freddo: Consiste nell’utilizzare una sostanza riducente che rompe i doppi legami tra gli atomi di S. Successivamente si utilizza un ossidante per risaldare i ponti di solfuro. Questa tecnica può essere fatta da capello ricco per ottenere un capello liscio e viceversa. Si tratta di un trattamento che non è del tutto innocuo—> il capello non ritorna nella situazione iniziale (il risaldo dei legami non è fatto in modo perfetto). Permanente: Il trattamento classico consiste nell’utilizzare una soluzione alcalina di un agente riducente (acido tiolattico) in grado di rompere i ponti di solfuro. Dopo la rottura di questi legami, si potrà cambiare la forma dei capelli. Infine si utilizza un ossidante (perossido di idrogeno e sodio bromato) che risalda i ponti di solfuro. Stiratura con cheratina: Si tratta di un metodo meno aggressivo del precedente. È un trattamento con cheratina per rendere i capelli più lisci, lucidi e meno crespi. 1. Pre-trattamento con shampoo alcalino che permette il sollevamento di squame del capello che in questo modo si impregna della successiva formulazione che verrà applicata. 2. Trattamento con cheratina, che viene fissata a caldo con la piastra. 3. Si forma un guscio protettivo che rende i capelli lisci, lucidi e non crespi. L’effetto si ha per 2-3 mesi. Formaldeide: Spesso i prodotti per la modificazione dei capelli non contengono cheratina. I primi prodotti contenevano formaldeide. Oggi giorno, in Europa questa sostanza è bandita. Si hanno dei limiti di concentrazione in certi tipi di prodotti cosmetici; Massima concentrazione: • 5% nei prodotti per le unghie. • 0.2% come conservante. Conservanti che liberano formaldeide: DMDM idantoina, Imidazolidinil urea. L’alternativa alla formaldeide che viene utilizzata per la stiratura dei capelli è l’acido gliossilico. Classificazione dei coloranti per i capelli: Vengono classificati in base a diversi criteri; Durata: • Temporanei (un lavaggio) • Semi permanenti (qualche settimana) • Permanenti La durata dipende dal tipo di colorazione che stiamo usando. 57 • L’eritema si manifesta quando si supera la soglia MED (Minimal Erythema Dose, Dose minima eritematogena). • In genere compare dopo 10- 24 ore dall’irraggiamento. • Gli UV B sono più eritematogeni degli UV A (a parità di dose). Scottatura: • È caratterizzata da una desquamazione significativa. • Si formano delle bolle sulla superficie cutanea. Pigmentazione: I raggi UV producono l’abbronzatura ossia una pigmentazione della pelle. L’esposizione ai raggi UV, in realtà al di la dell’abbronzatura (stimolazione della sintesi della melanina) porta alla pigmentazione immediata transitoria ossia una leggera colorazione (blu- grigia) visibile solo nelle persone con pigmentazione più scura e che si manifesta dopo alcune ore dall’esposizione solare. Abbronzatura: Consiste nella stimolazione della sintesi di melanina da parte dei raggi UV B. I granuli di melanina vengono dispersi dalle propaggini dei melanociti verso i cheratinociti adiacenti e tendono a disporsi sopra il nucleo in modo da proteggerlo dai raggi UV. Effetti negativi cronici: Photoaging: Il photoaging è un esempio di invecchiamento estrinseco (fattore ambientale) che provoca degradazione del collagene e dell’elastina (elastosi). Può essere anche considerato come una patologia professionale per le persone sempre esposte al sole. Tumori cutanei: Ci sono diverse forme: • Carcinoma delle cellule basali • Carcinomi spinocellulari • Carcinoma squamocellulare (cheratosi attinica—> forma pre cancerosa) • Melanomi; sono la forma più aggressiva ed invasiva. Cheratosi attinica- forma pre-cancerosa; • È caratterizzata da squame eritematose, dal colore normale, pigmentate di giallo o grigiastre ed attorniate da un alone rosso. • Interessa il 60% degli individui a pelle chiara che hanno superato i 40 anni, e l'80% degli anziani sopra i 60 anni. • Diagnosi differenziale dalla cheratosi seborroica. • Di per se non pericolosa, ma se non trattata nel 10-20% dei casi si trasforma in una decina d’anni in carcinoma squamocellulare invasivo. Melanoma: Il melanoma è un tumore maligno che si origina dai melanociti. A livello globale, nel 2012, il melanoma ha colpito 232.000 persone e ha provocato 55.000 decessi. L'Australia e la Nuova Zelanda hanno i più alti tassi di melanoma nel mondo. Regola ABCDE dei melanomi: • Asimmetria: i melanomi sono di solito asimmetrici, con metà della macchia cutanea più grande dell’altra. • Bordi: i bordi del melanoma sono irregolari a carta geografica, al contrario di quelli dei nei. • Colore: spesso il melanoma è policromo ovvero presenta colori diversi 60 simultaneamente come nero, bruno, rosso e rosa. • Dimensione: una lesione cutanea sospetta, di diametro superiore ai 7 millimetri deve essere verificata da uno specialista. • Evoluzione: la lesione cutanea che tende a modificare la propria forma, colore e superficie è da ritenersi sospetta e da verificare. Regola ABCDEFG: Nel caso del melanoma nodulare, il più aggressivo, viene modificata nella Regola ABCDEFG aggiungendo le caratteristiche: • Elevazione: si presenta elevata rispetto al piano cutaneo. • Firm: la consistenza, palpandola con le dita, è maggiore rispetto alla pelle circostante. • Growing: crescita rapida in poche settimane o pochi mesi. Fototipi: La formazione dell’eritema abbiamo detto precedentemente che avviene quando si supera una certa dose di raggi ultravioletti che varia in base ai soggetti. La classificazione in fototipi è basata sulla qualità e la quantità di melanina presente in condizioni basali nella pelle. Questa indica le reazioni della pelle all'esposizione alla radiazione ultravioletta. Fototipi secondo Fitzpatrick: sono 6 (indicati con un numero) e vanno con una progressione di produzione basale di melanina sempre più alta. Il fototipo descrive il colore della pelle, ma anche la resistenza e la risposta di questa all’esposizione ai raggi ultravioletti—> scelta del prodotto solare. Come fototipi abbiamo: 1. Si scottano facile, non si abbronzano mai. 2. Si scottano facile e si abbronzano poco. 3. Si scottano moderatamente e si abbronzano moderatamente. 4. Si scottano minimamente, si abbronzano facile. 5. Si scottano raramente, si abbronzano facile. 6. Non si scottano mai. 
 Filtri solari (Regolamento CE 1223/2009): Sono la sostanza funzionale dei prodotti solari—> da non da confondere con questi ultimi. “Sostanze destinate esclusivamente o prevalentemente a proteggere la pelle da determinate radiazioni UV attraverso l'assorbimento, la riflessione o la diffusione delle radiazioni UV”. L'Unione Europea ha ammesso l'utilizzo di 28 molecole che sono presenti nell’Allegato VI. Dalla FDA (Food and Drug Administration), invece, vengono ammessi solamente 16 filtri UV (farmaci OTC). Vengono classificati in base a: Natura chimica (che rispecchia il loro meccanismo d’azione): • Filtri inorganici • Filtri organici Tipo di protezione che forniscono: • Filtri UV A • Filtri UV B • Filtri ad ampio spettro Filtri inorganici: • Sono dei pigmenti bianchi in polvere e in forma micronizzata; esempio: Biossido di titanio (TiO2). • Agiscono essenzialmente per riflessione dei raggi UV (i raggi UV arrivano sulla superficie bianca che riflette la radiazione) o scattering/ dispersione. Questi filtri sono usati in forma di particelle solide nella formulazione; le particelle, proteggono la superficie cutanea impedendo alla radiazione di raggiungerla—> riflessione e dispersione della radiazione. • Dato il loro meccanismo d’azione, possiamo dire che questi prodotti agiranno su raggi UV A e UV B nello stesso identico modo. 61 • Spesso vengono associati per aumentare il fattore di protezione. • In genere non hanno problemi di stabilità (sono delle polveri). • Aspetto negativo: danno un aspetto bianco alla pelle non bello dal punto di vista estetico. • Si è visto che se vengono ridotti di dimensione (ridotti a poche decine di nm) diventano trasparenti—> in queste condizioni, il biossido di titanio può anche assorbire i raggi UV. L’aumento delle dimensioni può tuttavia portare all’aumento dell’area superficiale. Biossido di titanio: • È l’unico presente nell'allegato VI. • È un noto foto catalizzatore in grado di degradare per ossidazione numerosi composti organici (viene inserito nel bitume degli asfalti). • In forma nanometrica (20-100 nm) è trasparente ed assorbe le radiazione UV. • E171 • CI77891 • INCI: Titanium dioxide Oggi giorno il biossido di titanio viene utilizzato in forma rivestita (no azione da foto catalizzatore): • Eusolex T-EASY: titanio biossido rivestito con silice e cetil fosfato. Ha maggiore compatibilità e maggiore fotostabilità. • Eusolex T-PRO: titanio biossido rivestito con biossido di manganese. È trasparente, conferisce protezione da radicali. Filtri organici: Sono delle sostanze organiche di varia complessità; appartengono a diverse classi chimiche. Sono in grado di assorbire i raggi UV A, UV B o entrambi—> a differenza dei filtri inorganici che li riflettono e li disperdono (ad eccezione del biossido di titanio che agisce nello stesso modo). La molecola organica assorbe la radiazione e passa da uno stato di base ad uno stato eccitato; successivamente ritorna nello stato di base e l’energia può essere dispersa in diversi modi (isomerizzazione). Acido para-aminobenzoico e derivati: • È una molecola molto semplice; Il PABA è attivo parzialmente sugli UV B e scarsamente sugli UV A. • È insolubile in acqua, può essere fonte di allergia crociata (ad esempio: Sulfamidici)—> abbandonato. Viene oggi giorno utilizzato non come tale, ma in forma coniugata. • Fu utilizzato particolarmente negli anni cinquanta e sessanta; attualmente vengono preferiti i derivati, molti dei quali sono solubili in acqua e non penetrano nella pelle. Novità- Filtri organici particolati; Sono prodotti più innovativi. Si tratta di filtri organici in forma di particelle—> si aggiunge la riflessione e lo scattering. Meccanismo d’azione: riflessione, scattering e assorbimento. Tinosorb® S(BASF): • Bemotrizinol • Due picchi di assorbimento (310 e 340 nm); assorbe sia nella regione dell’UV B che nella regione dell’ UV A. • Si utilizza una dispersione acquosa di particelle (diametro < 200 nm). Tinosorb® M (BASF): • Bisoctrizolo (Methylene Bis-Benzotriazolyl Tetramethylbuthylphenol) • Filtro solare ad ampio spettro, insolubile sia in acqua che in olio. Novità- Filtri organici incapsulati: Questi ultimi prodotti, sono filtri organici tradizionali solubili che vengono rivestiti—> trasformazione in particelle solide. Vantaggi: • Ridotto assorbimento • Mancato contatto diretto del filtro con la pelle • Maggiore compatibilità • Aumenta la fotostabilità 62 Idrochinone: • Inibisce reversibilmente la tirosinasi. • Per i suoi effetti tossici (sensibilizzazione, irritazione, cancerogenesi) è proibito il suo uso nei cosmetici. • È sostituito da molecole meno efficaci. Acido azelaico: • Prevede un trattamento molto lungo: 2 volte al giorno per 3-12 mesi. • Effetti collaterali modesti: eritema, irritazione. • Antibatterico (Propionibacterium acnes), antinfiammatorio, cheratolitico, antiseborroico. Arbutina: • È un glucoside idrochinonico presente nelle foglie di Uva ursina. • Derivato meno tossico dell’idrochinone. Profumi: I profumi sono soluzioni idroalcoliche con quota alcolica che va dal 10% al 90%. Etimologia del termine (per fumum). A seconda della percentuale di composizione profumata-% Profumo: • Acqua di colonia classica o di lavanda 3-5% • Acqua di colonia fantasia 4-6% • Acqua di toeletta 6-8% • Acqua di profumo 8-10% • Profumo di toeletta 10-12% • Profumo concentrato 12-15% La sostanza funzionale dei profumi è la sostanza profumata (ossia le molecole dotate di odore). In genere si tratta di molecole volatili. Tipi di materie prime: • 75% dalla sintesi chimica; Viene utilizzata per ricreare in laboratorio profumi già presenti in natura o creare composti che non sono esistenti in natura. • 25% fonti biologiche (vegetali, origine animale e biotecnologiche); 65 Esempi di domande aperte: • Descrivere la regola ABCDE utilizzata nella diagnosi dei melanomi. • Descrivere le caratteristiche dei diversi fototipi. • Descrivere il metodo ufficiale per la valutazione del fattore di protezione solare. • Autoabbronzanti: meccanismo d’azione e sostanze funzionali; questi prodotti non agiscono sulla melanina, ma agiscono colorando la pelle—> reazione chimica di determinate molecole con la cheratina che porta alla formazione di sostanze colorate. • TiO2: impieghi cosmetici, meccanismo d’azione e forme fisiche; si tratta di un filtro solare inorganico (e pigmento bianco nei cosmetici decoratavi). Nell’ambito dei prodotti solari, agisce per scattering e riflessione ed in forma nanometrica agisce anche per assorbimento. Le forme fisiche saranno la forma micronizzata (opaca) e la forma nanometrica (trasparente). • Descrivere i meccanismi d'azione dei depigmentanti; vi sono 4 differenti approcci, ma in ambito cosmetico se ne sfrutta solo uno ossia l’inibizione della tirosinasi. Metodi di estrazione: Distillazione: • Distillazione in corrente di vapore: è la più efficace e meno dannosa per la materia prima rispetto alla distillazione diretta. In questo caso, si ottengono due prodotti: essenza e acqua aromatica —> sostanze immiscibili (densità differente). • Distillazione a secco: è una tecnica poco comune. • Distillazione frazionata: consente di separare frazioni con punti di ebollizione differenti. Esempio: permette di allontanare i terpeni. • Distillazione molecolare: applicando il vuoto spinto ci consente di lavorare a basse temperature e quindi evitare la degradazione o la distilizzazione di determinati componenti dal prodotto stesso. Estrazione con solventi: • Enfleurage: estrazione grassi di origine animale. È un metodo storico che oggi non viene più utilizzato; si utilizzano solventi volatili. • Estrazione con solventi volatili: prevede la macerazione e poi l’evaporazione del solvente. Si otterrà un residuo che può essere la concreta (se deriva dai fiori) o il resinoide (se deriva dalle radici) che viene lavato con alcol che poi evapora per ottenere l’assoluto. • Estrazione con CO2 supercritica: è una tecnica nota, utilizzata in tanti ambiti (esempio: per ottenere il caffè decaffeinato). Metodi meccanici: • Spremitura: sono metodi adatti solo quando il prodotto contiene una grande quantità di essenza (scorze degli agrumi). Cosa si ottiene con tutti questi metodi di estrazione? Oli essenziali, concreti, resinoidi, assoluti ed estratti; • Olio essenziale (distillazione o pressione a freddo). • Concreta e resinoidi (macerazione con solvente volatile seguita da evaporazione). • Essenza assoluta o assoluta ed estratti con CO2 (estrazione con solventi o con fluidi supercritici). • Pomata (Pommade) ottenuta mediante enfleurage. • Assoluta: estratto di fiori freschi, erbe, foglie e infiorescenze di piante ottenuto per trattamento della concreta con etanolo, eliminazione delle cere e successiva rimozione dell’alcol. Oli essenziali o essenze: Le essenze sono miscele di sostanze aromatiche volatili, presenti in materiali naturali (non sono di sintesi). Esempio dall’arancio: OE di arancio (scorza), OE di neroli (fiori), Olio di petitgrain (rametti e foglie). Composizione (—> molto variabile): frazioni terpeniche, alcoli, chetoni, fenoli ecc... L'applicazione degli oli essenziali puri sulla pelle è pericoloso perché può portare a infiammazioni e lesioni. Materie prime di origine animale: • Ambra grigia (capodoglio): componente principale Ambrox. • Muschio (cervo muschiato) • Castoreum (castoro) • Civette (zibetto) Sono tutti sostituiti dai prodotti di sintesi. Problemi con l’impiego di aromi naturali: • Molti hanno bassa intensità, quindi devono essere aggiunti in grandi quantità. • Presentano notevoli variazioni di intensità e qualità. • La fornitura è incerta o insufficiente. • Sono spesso instabili durante la raccolta e la conservazione. • Possibili modificazioni dell’aroma per opera di enzimi presenti. • Tossicità non sempre nota. Materie prime di sintesi: A partire dal XIX secolo, la chimica ha consentito dapprima di isolare le molecole odorose e poi di sintetizzarle. 1883: isolamento dell’aldeide cinnamica dalla cannella. 1820: isolamento della cumarina dalla fava tonka, sintesi nel 1868. 66 • Prodotti di sintesi: Aromi natural identici (ottenuti in laboratorio ma identici ai prodotti naturali) e Aromi artificiali. • Tra natura e sintesi: Isolati (prendiamo l’olio essenziale ed isoliamo una certa frazione), Prodotti di semi-sintesi (derivano da sostanze naturali) e Prodotti biotecnologici. Aromi natural-identici (NI): Sono aromi artificiali che vengono ricostruiti in laboratorio—> consentono di riprodurre gli aromi naturali (esempi: prodotti all’aroma di rosa e profumo di sandalo tradizionale). • Vantaggi: costo minore, maggiore stabilità, disponibilità, hanno una qualità riproducibile. • Svantaggi: hanno un’aroma più «chimico», richiedono l’uso di un solvente organico, restrizioni legislative. Metodi di «ricostruzione» di un aroma: • Si parte dal prodotto che vogliamo “copiare” ed isoliamo l’aroma concentrato. • Separazione dei vari componenti. • Identificazione dei componenti. • Sintesi • Ricostruzione (facendo il confronto con il tracciato gas-cromatografico) • Aggiustamento organolettico • Produzione 30/11/2023 Mondo tra natura e sintesi: Rappresenta una categoria intermedia tra i prodotti naturali e quelli di sintesi: • Isolati: in questo caso si isolano solo alcune frazioni dei prodotti naturali. Questi isolati che contengono solo una o più frazioni, hanno una nota olfattiva differente. • Prodotti di semisintesi: sono prodotti con componenti odorosi volatili che derivano dalla trasformazione di un componente naturale (esempio: acetato di linalile ottenuto dal linalolo). • Prodotti biotecnologici: le biotecnologie inizialmente venivano sfruttate per produrre aromi alimentari; oggi sono utilizzate anche produrre i profumi. I prodotti biotecnologici sono considerati prodotti naturali. Materie prime sintetiche: Sono prodotte per sintesi; queste possono essere: • Molecole che non esistono in natura ma hanno aroma simile a prodotti naturali (esempio: etilvanillina). • Nuove note olfattive. Le materie prime sintetiche danno la possibilità di dare nuove note olfattive—> consentono una maggiore creatività per coloro che producono i profumi. Che profumo ha il mare? L’odore del mare, non è definibile con dei componenti isolati. Quello che oggi viene utilizzato nei profumi con una nota di brezza marina è il Calone. Lo scopo della ricerca che ha portato alla scoperta del Calone era quello di sviluppare un tranquillante economico commercializzato successivamente come benzodiazepine. Struttura chimica e profumo: Esiste una relazione tra la struttura chimica e il profumo; • Acetato di benzile (odore di gelsomino) • Vanillina (odore di vaniglia) • Geraniolo, alcool feniletilico e citronellolo (odore di rosa) • Citrale (odore di limone), • Idrossicitronellale e linalolo (odore di mughetto) • Terpineolo (odore di lillà) • Eliotropina (odore di eliotropio) • Yonone (odore di violetta) • Cumarina (odore di fieno appena tagliato) È possibile associare l’odore tipico di una determinata pianta ad una certa struttura chimica. Olio di sandalo: • È usato da 4000 anni; è ottenuto per distillazione in corrente di vapore di legno di alberi di circa 30 anni (resa 6%). • Vi è stata l’identificazione dei componenti e sintesi totale. 67 • 1996: primi dubbi sulla sicurezza • 1997: prima linea guida della FDA (regolamentazione dell’utilizzo di questi prodotti) Fonti naturali degli AHA: • Acido glicolico (capostipite): canna da zucchero • Acido lattico: latte • Acido malico: mele • Acido tartarico: uva • Acido citrico: agrumi Impieghi classici: • Correttori di pH (in diversi ambiti) • Sono normali componenti dell’NMF. Applicazioni cosmetiche: • Idratanti; agiscono come idratanti perché sono molecole piccole che sono in grado di attraversare la pelle ed inoltre nella struttura presentano tanti gruppi OH con i quali legano le molecole di acqua. • Riduzione delle rughe superficiali; • Azione tonificante; • Aumento della luminosità della pelle (togliendo gli strati più esterni dello strato corneo). • Levigazione della cute; hanno un’azione esfoliante e quindi facilitano l’allontanamento delle cellule già in fase di desquamazione e di conseguenza l’ingresso dell’acqua. Azioni dermatologiche: In questo caso si tratta del trattamento di vere e proprie patologie. • Acne: patologia infiammatoria caratterizzata dall’alterazione del sistema sebaceo-follicolare. • Xerosi • Ittiosi • Psoriasi • Cheratosi • Melasma- iperpigmentazioni • Peeling chimico: consiste nella rimozione completa dello strato corneo attraverso sostanze chimiche. • Verruche (infezioni virali) • Photoaging Caratteristiche chimico-fisiche: Sono molecole che presentano (almeno) un gruppo acido COOH e un gruppo alcolico OH. A seconda della posizione del gruppo OH rispetto al gruppo COOH (posizione in alpha o in beta), si distinguono in alpha idrossiacidi o in beta idrossiacidi. Gli alpha idrossiacidi si differenziano nella forza acida; La forza di un acido dipende dalla sua pKa: più bassa è la pKa maggiore sarà l’acidità della sostanza. In particolare, possiamo dire che una diminuzione di un’unità di pKa indica un aumento di 10 volte della forza acida. Più è acida la soluzione e maggiormente sarà concentrata la sostanza—> azione corrosiva ed irritante. Azioni biologiche: Riducono la coesione dei corneociti: • Rottura dei legami a idrogeno e ionici; • Azione chelante sugli ioni calcio; Aumentano l’ingresso di acqua: • Azione idratante; • Azione plasticizzante; Favoriscono l’esfoliazione; • Stimolano il turnover cellulare; Ad alte concentrazioni provocano allontanamento completo dello strato corneo. 70 Fattori che influenzano l’attività: • Concentrazione: - A basse concentrazioni hanno proprietà idratanti e riducono la coesione corneocitaria alla base dello strato corneo. - Ad elevate concentrazioni predomina l’azione cheratolitica, con effetto negli strati epidermici più profondi e anche nel derma papillare e reticolare. • A pH acido sono presenti in forma non ionizzata—> in questa forma la sostanza è in grado di passare attraverso la pelle. • Tempo di contatto • Tipo di formulazione • Età del soggetto (la pelle con il tempo cambia) Acido glicolico: Esso favorisce (come tutti gli altri alpha idrossiacidi) l’assorbimento di acqua negli strati superficiali e riduce la coesione dei corneociti dello strato corneo agendo sui corneodesmosomi. Aumento dell’idratazione, del turnover cellulare, normalizza le cheratosi e i fenomeni di iperpigmentazione. Effetto dell’età del soggetto - formulazione con acido glicolico al 50%: • 20-26 anni: scomparsa dello strato corneo, vescicolazione dell’epidermide, necrosi del tessuto. • 44 anni (epidermide più spessa): sfaldamento dello strato corneo, assottigliamento dello strato spinoso e germinativo. A parità di trattamento l’effetto può essere completamente differente. Concentrazioni consigliate: • 0-10% nei prodotti di largo consumo (prodotti utilizzati dai consumatori). • 20-30% nei prodotti utilizzati dagli estetisti. • 50-70% nei prodotti utilizzati dal personale medico e dermatologo (personale specializzato). L’acido glicolico al 70% ha pH inferiore a 1 e può provocare ustioni chimiche di secondo e terzo grado. La sensibilità alle radiazioni UV aumenta del 15-20%—> necessaria protezione della pelle con dei filtri solari. La barriera della nostra pelle è rappresentata dallo strato corneo; se esso si assottiglia, i raggi UV penetreranno più facilmente e la pelle risulta più sensibile. Trattamento dell’acne con acido glicolico: 80 pazienti affetti da acne (comedonica, papulo-pustolosa, cistica): da 1 a 10 applicazioni di acido glicolico al 70% per 2-8 minuti. Si è ottenuto un miglioramento nel 95% dei casi. Effetti collaterali: iniziale peggioramento nel 20%, eritema persistente nel 1.25%, pigmentazione e cicatrici nello 0% dei soggetti. Effetto antiaging: Queste sostanze, contrariamente a quanto si pensa, non agiscono sulla sintesi del collagene. La loro azione è relativa alla stimolazione della produzione dell’acido ialuronico ossia uno dei principali costituenti della materia fondamentale del derma. A seguito del trattamento si può osservare: • Aumento dello spessore dell’epidermide (16%). • Aumento del contenuto di acido ialuronico (10%) sia nell’epidermide che nel derma. • Non stimola la sintesi di collagene. Acido lattico: È un componente naturale della pelle; in particolare lo ritroviamo fra i componenti del mantello idrolipidico cutaneo (NMF). • È utilizzato come correttore di pH. • È utilizzato come idratante per il trattamento della xerosi. • Esiste nella forma D e L. L’isomero attivo è solamente la forma L. Quando si utilizza il racemo avremo una riduzione nell’attività. 71 Concentrazioni ammesse: • In qualità di esfoliante cutaneo, viene utilizzato ad una concentrazione massima di 10% nei prodotti cosmetici e ad un pH superiore a 3,5 (onde evitare l’ustione). • Può essere impiegato, sotto controllo medico, nei trattamenti topici contro l’invecchiamento, e in tal caso la concentrazione può raggiungere il 30% ed il prodotto finale deve avere un pH superiore a 3. Acido mandelico: • Viene utilizzato al 50% per il peeling cutaneo ossia la rimozione dello strato corneo. • È consigliato per trattare la cute affetta da photoaging, cronoaging, acne e per la prevenzione di infezioni cutanee dopo l’utilizzo di laser aggressivi (resurfarcing). • Il Mandelic 50% è un dispositivo medico di Classe I (utilizzo solo da parte di personale medico specializzato). Precauzioni generali AHA: • Acquistare prodotti che riportino in etichetta pH e concentrazione: usare concentrazioni inferiori al 10% e pH superiore a 3.5. • Non esporsi al sole senza protezione (SPF 15). • Eseguire il patch test prima del primo impiego in modo da verificare la sensibilità della pelle. Beta- idrossiacidi- Acido salicilico: • Cheratolitico • Ha proprietà antinfiammatorie • Liposolubile; è quindi più efficace per la pelle grassa. • È usato come cheratolitico per l’apertura dei comedoni nell’acne. • Viene utilizzato in combinazione con gli AHA per peelings leggeri; si sfrutta l’azione combinata di due sostanze diverse (sinergia)—> vantaggio per quanto riguarda la sicurezza del prodotto in quanto posso ridurre le concentrazioni di entrambi. • Psoriasi, ittiosi, calli e le verruche. Concentrazioni ammesse: • L’acido salicilico è ammesso in prodotti per capelli da eliminare con risciacquo ad una concentrazione massima del 3% mentre per tutti gli altri prodotti, la concentrazione massima consentita scende al 2%. • Non deve essere usato nei preparati destinati ai bambini di età inferiore ai 3 anni, ad eccezione degli shampoo. Poli AHA (PHA): Sono degli acidi organici che presentano nella loro struttura più di un gruppo carbossilico. Avendo più gruppi ossidrilici, avranno un effetto idratante maggiore. Inoltre, essendo molecole più grosse di quelle viste precedentemente penetreranno meno la pelle e con una velocità minore—> azione più delicata adatta anche per le pelli più sensibili. Gluconolattone: • Nella pelle si ha la rottura dell’anello e la conseguente liberazione dell’acido gluconico. • Penetrazione cutanea lenta e graduale. • Protegge contro i raggi UV. • È ben tollerato (2- 15%) • Antiossidante naturale Acido lattobionico: È una sostanza che deriva dalla condensazione di una molecola di galattosio e una di acido gluconico. • Agisce come chelante del ferro. • Ha una delicata azione cheratolitica. • Igroscopico • Eliotropina (odore di eliotropio) • Yonone (odore di violetta) • Cumarina (odore di fieno appena tagliato) 72 Il mascara waterproof è generalmente formulato senza acqua, ma con un solvente volatile che fa essiccare rapidamente il prodotto: isoparaffina, cere altofondenti, fillers, viscosizzanti. Eye-liners: Sono sospensioni di pigmenti in fase acquosa con aggiunta di agenti filmogeni, una specie di inchiostro con la differenza che contengono un agente filmogeno che dopo evaporazione del solvente resta sulla pelle. I componenti fondamentali sono i pigmenti, i polimeri filmogeni (polimero acrilico, acrilato, ecc…), acqua e lecitina (umettante), propilen glicole (co-solvente). 
 Prodotti per le labbra: Sono cosmetici decorativi, usati già dal paleolitico.
 Hanno una finalità estetica e/o protettiva.
 Esistono: rossetti classici, rossetti fluidi (lipgloss), emollienti per le labbra. Questi prodotti devono avere specifici requisiti: • Non devono essere irritanti né dannosi; • Devono avere un odore e un sapore gradevole; • Devono essere facilmente stendibili, non devono spandere (non deve migrare al di fuori dell’area di applicazione); • Devono avere un’adeguata resistenza meccanica ed anche resistenza alla temperatura. Il rossetto classico è una pasta anidra costituita da una miscela di corpi cerosi, corpi grassi, corpi oleosi, coloranti e additivi (conservanti, attivi e profumi). 
 Coloranti: • Coloranti fissatori: colorazione progressiva, alogeno- derivati della fluoresceina. • Pigmenti: per intensità e variazione di colore. • Biossido di titanio: aiuta ad ottenere le tonalità del rosa e garantisce opacità e brillantezza. Produzione: • Fusione della massa cerosa a 80-85°C. • Aggiunta dei colori dispersi. • Impasto ed aggiunta di olio di ricino fino ad ottenimento di un liquido denso ma scorrevole. • Colatura della massa fusa in stampi. • Raffreddamento a -30°C per 5 minuti. • Sformatura degli sticks. • Fiammatura. Alcuni difetti possono essere legati al processo (granulosità, bolle d’aria, trasudamento, condensazione d’acqua) ed altri alla formulazione (variazione di consistenza). Altri tipi: • Rossetti perlescenti; • Rossetti ad elevata brillantezza. • I rossetti fluidi non contengono pigmenti (eccipiente solido) e lacche, ma solo eccipienti lipofili liquidi come alcol stearico e stearati. • I lipgloss sono stati inventati da Max Factor e contengono: olio minerale, olio di ricino, olio di jojoba, BHT e vitamina E acetato. • Gli emollienti labiali non contengono coloranti; l’emollienza viene esaltata da: olio di avocato, lecitina, vitamina F. Vernici ungueali: Sono prodotti di consistenza semiliquida che lasciano sulla superficie dell’unghia, dopo evaporazione del solvente, uno strato lucente. • Finalità: rinforzare, proteggere e decorare. • Componenti: Corpo colorante e veicolo. 75 Il veicolo a sua volta è composto da: • Filmogeni come nitrocellulosa, etilcellulosa e acetobutirrato di cellulosa. • Filmogeni secondari. • Plasticizzanti come ftalati. • Solventi: distinguiamo i solventi veri (acetone, etile acetato) e i solventi latenti (alcol isoproilico, alcol n-butillico—> solventi altobollenti che garantiscono la formazione di un film omogeneo perché evaporano lentamente). • Colori per vernici trasparenti (per smalti trasparenti): coloranti azolici solubili. • Pigmenti per smalti (se lo smalto è colorato): biossido di titanio, ossido di cromo, coloranti organici azoici e guanina. 
 Tipi di vernici ungueali: • Vernici incolori: prodotti di fondo. • Vernici colorate: colori solubili simulanti colore naturale. • Smalti: pigmenti insolubili, coprenti. Smalti gel: Lo smalto gel si stende sulle unghie come un normale smalto, ma per fissarlo deve poi essere esposto ai raggi UV per 10-15 secondi (3- 10 mW/cm2). Polimerizzazione e fissaggio dello smalto gel, che rimarrà intatto e brillante. 
 Rimozione dello smalto gel: avviene mediante limatura, immersione in solvente o rimozione meccanica. 
 
 76 Esempi di domande aperte: • Indicare le differenze tra uno smalto tradizionale e uno smalto gel. • Indicare le categorie di ingredienti dei rossetti. • Spiegare la composizione dei diversi tipi di fondotinta.