Scarica Il ruolo del curatore di arte nel museo - Prof. Veratelli e più Appunti in PDF di Museologia solo su Docsity! IL CURATORE: EVOLUZIONE DI UNA PROFESSIONE Il termine nasce negli anni ’70 MA Una figura simile la troviamo anche prima (forma primordiale di curatore). Questo perché, come già visto, il termine è utilizzato per più figure. Generalmente, soprattutto in passato, questa figura era sinonimo di “Guardiano o custode di un museo o di una particolare collezione” (Tom Norton). STORIA DEL TERMINE Antica Roma: Originariamente il termine curator tendeva già ad essere usato per indicare la persona alla quale era affidata la ‘cura’ di alcuni oggetti o ‘beni’ (degni di cura) nel senso più ampio del termine: Curatòres oedium publicàrum et òperum publicòrum (curatori addetti a templi e opere pubbliche). Curatòres aquarum publicarum (curatori addetti alle acque pubbliche). Curatòres ripàrum et àlvei Tiberis (curatori addetti ai fiumi e, in particolare del Tevere). Curatòres viàrum (curatori addetti alle strade). Da notare come, sin dagli albori, il termine ha sempre avuto a che fare con il significato di prendersi cura di qualcosa (non per forza di artistico/culturale) Medioevo: Possiamo prendere in esempio il reliquario nella basilica di Saint Denis, XII secolo. L’abate, Suger, era anche il custode di questa raccolta e annotò tutti i tesori in una sorta di registro, il Libellus de consecratione Ecclesiae Sancti Dionysii (sempre in un'ottica religiosa, non ancora sistemico-scientifica). L'abbazia, appena fuori Parigi, era il sepolcro dei re di Francia e depositaria di uno dei più ricchi tesori, legati ad una chiesa: oreficerie, reliquiari, arredi liturgici, vasi in pietre dure, raccolta di gemme antiche. La raccolta d’arte sacra, accessibili a quasi tutti i fedeli, è un vero e proprio museo ante litteram Il Guardiano-Curatore: Tra il 500-600 nasce la figura del guardaroba e del maestro di casa: si occupavano di guardare, curare e conoscere la collezione e il guardaroba dei signori. Nelle collezioni medicee, per esempio, a partire dalla fine del XVI secolo tra i ‘ministri del principe’ è attestata la presenza di un custode incaricato della tutela dei tesori della Galleria. La carica è trasmessa sostanzialmente per via familiare all’interno della famiglia Bianchi, che ricopre questo ruolo agli Uffizi per cinque generazioni dal 1580, quando Giovanni Bianchi risulta incaricato come ‘custode e anche Maestro di Pietre Dure’. Per comprendere quali mansioni fossero allora affidate al custode, si può leggere il regolamento del Guardaroba Granducale del 1637, che stabiliva che il custode si occupasse della redazione dell’inventario “delle statue quadri, et altre galanterie che vi sono”. Sebastiano Bianchi, ad esempio, custode agli Uffizi per oltre trent’anni, era un erudito e numismatico. Grazie a queste sue competenze Sebastiano si occupò di ordinare il Gabinetto delle gemme e medaglie dei Medici, e compilò persino una guida rimasta però inedita. Dietro al ruolo di custode si configura dunque in quest’epoca non la semplice guardianìa, ma una figura professionale complessa, vicina a quella di un antiquario, per la quale sono richieste precise competenze rispetto agli oggetti conservati nella collezione. Sempre agli Uffizi, nella descrizione delle mansioni dei vari custodi addetti alle varie collezioni si evince come non si trattasse semplicemente del controllo della sicurezza e integrità della collezione, quanto spesso di compiti più vicini alla curatela, tra cui quella, appunto, della redazione degli inventari. All’inizio del ‘600, questi curatori, spesso erano anche artisti MA Con il tempo le 2 figure divennero sempre più distinte. Infatti, nel corso del ‘600 alcuni artisti iniziano a rivendicare le proprie competenze come conoscitori d’arte e, soprattutto nell’ambito delle grandi corti europee, assumono il ruolo di custode di quelle raccolte, occupandosi dell’ordinamento e dell’allestimento delle opere, come anche quelle della loro conservazione e del loro restauro. A Torino, per esempio, Vittorio Amedeo I nel 1633 nomina Giovanni Battista Homa pittore e custode di tutti i quadri, addetto alla manutenzione e al restauro dei dipinti delle residenze sabaude. Homa fu scelto soprattutto per doti di fedeltà, più che meriti artistici, per essere pratico, fedele, modesto, et habile. Generalmente il custode era sia un artista che un restauratore. Che il ruolo di custode a queste date comprendesse anche abilità di restauratore, lo conferma l’analisi delle cariche pontificie preposte alla tutela delle opere d’arte nella Roma del ‘500 e del ‘600. È già dal 1543 durante il pontificato di Paolo III che, individuata la necessità di un addetto specifico per la conservazione e il restauro dei dipinti più preziosi, viene incaricato Francesco Amatori, aiuto fedele di Michelangelo, di custode delle Cappelle Sistina e Paolina e loro pitture. Lo Stato Pontificio, del resto, prevedeva altre cariche di custodi, come quello di custode delle Catacombe e SS. Cimiteri di Roma istituita già da Clemente X nel 1672, con il compito di ordinare e regolare gli scavi del ritrovamento dei corpi santi e preservarne le reliquie. È durante il ‘700 che la questione inizia ad essere percepita in maniera più complessa, in parallelo alla trasformazione delle collezioni private in musei pubblici e alla definizione delle qualità necessarie ai mestieri dell’arte, come quello del conoscitore o del restauratore. Si osserva dunque progressivamente durante questo secolo l’affiancamento e via via la sostituzione della figura del custode con quella del conservatore museale. Oggi: Negli ultimi due secoli, dunque, il ruolo e le responsabilità del curatore si sono ampliati: oltre la cura degli oggetti di cui si devono occupare i curatori si devono occupare anche Del loro studio, in quanto solo conoscendo la storia degli oggetti posso essere in grado di dare una contestualizzazione alla loro esposizione. Del loro allestimento, con particolare riguardo al pubblico che li visiterà. Della loro contestualizzazione all’interno della struttura e della loro narrazione (storytelling) al pubblico. Pensando più “in grande”, nei grandi musei i curatori: Appartengono al Dipartimento (department) che raccoglie le collezioni dedicate ad una scuola o ad un periodo o che raggruppano una particolare tipologia di opere Prendono decisioni riguardo a quali opere o oggetti delle collezioni del Dipartimento saranno esposte nelle sale permanenti, soprattutto per quello che riguarda i grandi musei, come il Louvre o il MET Le decisioni del curatore museale Le prime decisione riguardano QUALI pezzi delle varie collezioni dei vari dipartimenti dovranno essere esposti nelle esposizioni permanenti delle varie collezioni. Al curatore spetta la decisione di decidere di volta in volta quali sono o saranno gli highlight (i pezzi salienti) della collezione che vanno esposti. Queste decisioni possono essere decisioni complesse in un grande museo come il Metropolitan o il Louvre che hanno di solito una proporzione di UN oggetto esposto su DIECI che invece vivono nei depositi del museo senza venire esposti. A volte gli highlight rimangono sempre gli stessi, a volte il curatore decide di turnarli per fare in modo che tutti prima o poi vengano esposti ES Andrew Bolton ha fatto turnare i vari camerini dei concerti delle varie star; la Nike di Samotracia viene esposta in un determinato modo, proprio perché viene considerata il principale highlight della mostra. Le opportunità creative del curatore museale maniera totalizzante di interpretare l'arte, emergono nuove forme artistiche, contaminate, e gli artisti, architetti, scultori, pittori diventano anche curatori. 2. L’artista come curatore . Cosa fa un curatore oggi Le attività essenziali del curatore: Non importa se il tipo di mostra è temporanea o meno ci sono certe attività che il curatore deve sempre portare a termine. Come indica originariamente il suo nome, il curatore esiste perché, innanzitutto deve prendersi cura delle opere d'arte sotto la sua tutela. Se la mostra prevede un prestito temporaneo di opere ci sono una serie di compiti logistici che deve compiere. In tutte queste attività il ruolo del curatore assomiglia a quello di un direttore di teatro o di uno stage-manager. Il curatore: Svolge attività di ricerca scientifica, di studio, consulenza ed elaborazione progettuale. Cura la progettazione scientifica (meeting con colleghi con determinate specializzazioni, che sono in grado di riconoscere le peculiarità di opere d’arte molto specialistiche) nonché la realizzazione di mostre temporanee Verifica e controlla i progetti. d’allestimento delle mostre temporanee cura i cataloghi e le pubblicazioni relativi alle esposizioni da lui progettate e contribuisce alle pubblicazioni correlate alla comunicazione, promozione e pubblicizzazione dell’evento di cui è responsabile. Talvolta, assieme al responsabile dei servizi educativi, collabora alla progettazione delle attività didattiche ed educative e degli eventi collaterali connessi alle esposizioni Oggi, spesso, la figura del curatore coincide o può essere affiancata dal Registrar: Si occupa della gestione delle opere e delle installazioni di arte antica, moderna e contemporanea e di design nell'ambito museale ed espositivo. In particolare, coordina tutte le fasi e le procedure tecniche e organizzative relative ai prestiti e agli eventi. Il Registrar assicura dal punto di vista organizzativo la movimentazione delle opere, la relativa documentazione e le procedure che la regolano, soprattutto in connessione ai prestiti. Per le opere antiche è affiancata dal restauratore, che determina se l’opera è in grado di muoversi e se necessita di una restaurazione. In particolare: Redige, documenta e organizza gli atti relativi all’acquisizione, al prestito, all’assicurazione, alla spedizione e alla sicurezza delle opere. Segue l’iter inerente al trasferimento delle opere, all’esterno e all’interno del museo. È responsabile delle procedure di prestito in entrata, nel caso di mostre organizzate dal museo. Collabora con il responsabile della sicurezza, della conservazione e con il curatore nello svolgimento dei propri compiti. Sviluppo della professione: Il lavoro di un registrar riguarda principalmente il movimento di oggetti dentro e fuori musei e gallerie. In passato, i registrar esistevano solo in istituzioni più grandi e si occupavano principalmente del movimento degli oggetti e della registrazione o adesione degli oggetti, ma oggi il ruolo è molto diverso, molto più ampio ed esiste in molti più musei in tutto il paese. È diventato un ruolo specialistico, che richiede una conoscenza approfondita dell’etica e della legislazione nazionali e internazionali, il rispetto delle linee guida e degli standard nazionali e internazionali e delle migliori pratiche. Molti registrar sono anche esperti informatici. Nelle istituzioni più grandi il ruolo di registrar è ora molto spesso suddiviso in due lavori separati - registrar di collezioni e registrar di mostre - e sebbene condividano somiglianze, sono tipi di ruolo piuttosto diversi. Può anche essere un ruolo nascosto in altre descrizioni del lavoro, ad esempio organizzatore/manager di mostre, responsabile delle collezioni - o, nei musei più piccoli, può essere svolto dai curatori. Il Registrar Group del Regno Unito definisce il ruolo come: “Qualsiasi persona che lavora in un museo, galleria d’arte, collezione o organizzazione simile che ha il compito dichiarato di raccogliere, conservare, interpretare e/o esporre oggetti di importanza artistica, storica o scientifica e che ha una responsabilità per lo svolgimento e/o la documentazione di una o più delle seguenti attività: inserimento, acquisizione e disposizione degli oggetti, gestione dei prestiti, cura della raccolta, imballaggio e logistica degli oggetti, installazione della mostra, gestione del tour della mostra”. COME SI FA UNA MOSTRA? Le fasi per l’organizzazione di una mostra 1. La check list: Redige una lista delle opere d’arte (check list of artworks) che verranno esibite (con particolare attenzione ai costi di trasporto e prestito delle opere d’arte stesse). 2. Il budget: Redige un budget finale che includerà anche tutti i costi potenziali della mostra (le voci di spesa possono includere anche il trasporto delle opere, la loro installazione, marketing, costi didattica, stipendio degli artisti o per un curatore extra, costi per i loro spostamenti…), si tratta di un processo che impiega un minimo di 2 anni (a volta anche più). 3. Il processo dei prestiti: A partire dalla check list avvia e cura il processo dei prestiti (richiesta, contratto, accordi con le ditte di spedizione e assicurazione…). 4. L’exhibition plan: Prima dell’arrivo delle opere, il curatore deve aver già preparato un exhibition plan, per mostrare esattamente dove le opere verranno esposte; una volta venivano costruiti dei modellini in scala, ora con l’aiuto delle nuove tecnologie si utilizza il pc; spesso è costretto ad effettuare modifiche in corso d’opera. 5. Il marketing: Le azioni di marketing devono iniziare almeno un mese prima, per i grandi musei almeno 6 mesi prima. 6. Il report di entrata sullo stato di salute delle opere: 2/3 settimane prima dell’apertura della mostra le opere d’arte arrivano, il curatore deve compilare un report sulle condizioni delle opere e si attiva per seguire tutto il processo di allestimento, che impiega molte persone. 7. La cura dell’allestimento: Quando l’allestimento inizia possono sorgere dei problemi, un’opera non arriva e bisogna trovarne un’altra, semplicemente l’allestimento che aveva in mente non funziona, e dunque è necessario trovare soluzioni. 8. Catalogo, audio-guide, dépliant, brochure: Tutte le mostre prevedono materiale informativo didattico sulle opere esposte, il curatore si occupa dei contenuti e della progettazione di questo materiale, del catalogo della mostra e delle audio-guide, assieme a dei collaboratori o esperti di quelle opere e/o artisti. 9. Il report di uscita sullo stato di salute delle opere: Una volta che la mostra chiude, le opere devono essere velocemente controllate, impacchettate e rispedite agli enti prestatori, oppure ai luoghi successivi della mostra (se si tratta di una mostra itinerante). Le scelte per l’organizzazione della mostra I curatori hanno un enorme potere estetico e intellettuale per la buona realizzazione di una mostra, la cui buona riuscita dipende dalla loro Gesamtkunstwerk. Le scelte sono quelle che realmente e oggettivamente contribuiscono a dare forma ad una mostra riuscita, che permetta ai visitatori di compiere una esperienza di visita da ricordare: Quali artisti includere, come operare la selezione? ES L’Impressionismo diventa un altro movimento se non includiamo Monet nella mostra. Quali opere scegliere? Dipende molto dallo scopo della mostra ES Se si vuole organizzare una mostra innovativa sui seguaci di Caravaggio, è necessario attingere da nuove scoperte archivistiche o artisti considerati minori e redigere un buon catalogo scientifico, la preparazione del curatore sull’argomento è fondamentale. Quale strategia narrativa/narrazione per il percorso espositivo? Esistono molte strategie: quella della scoperta e della rivelazione (ES Mostra a Parigi su Artemisia Gentileschi dove, alla fine della mostra, vengono esposte le lettere inedite fra lei e il suo amante), oppure quella esplorativa o che gioca di più sulla sorpresa, una mostra può avere un tono più solenne o giocoso, irriverente o esuberante (ES Andrew Bolton ha un tono molto alto, data le forte simbologie presenti nelle sue mostre), la narrazione può avere un carattere più storico-scientifico, oppure basarsi più su concetti estetici. Come l’allestimento può potenziare al meglio la strategia narrativa? L’allestimento è fondamentale per la strategia narrativa, e può essere subordinato alla resa comunicativa dei grandi temi della mostra (scelta dei temi delle sezioni). Come il materiale didattico e scientifico può potenziare la narrazione? Si tratta di uno dei settori in cui si vede l’occhio di un buon curatore, la realizzazione di questo materiale deve prendere per mano il visitatore e condurlo nel cuore della mostra, facendogli vivere una esperienza da ricordare. CASI DI STUDIO METROPOLITAN MUSEUM OF ART (MET), NEW YORK Fondato nel 1870 contiene moltissime opere d’arte: 5000 anni di ogni di arte, di ogni tipologia. È diviso in 19 dipartimenti, guidati da 19 curatori, ognuno specialista delle opere appartenenti al suo ambito: 1. Arte Africana, ala Michael Rockefeller: La collezione di opere di artisti provenienti da tutta l'Africa sub-sahariana del Met comprende quasi 3.000 opere che coprono due millenni, diverse centinaia di culture distinte e 39 stati nazionali contemporanei. 2. Ala Americana: Fin dalla sua fondazione nel 1870, il Museo ha acquisito importanti esempi di arte americana. Oggi, la collezione in continua evoluzione dell'American Wing comprende circa 20.000 opere di artisti afroamericani, euroamericani, nativi americani e latinoamericani, che vanno dal periodo coloniale a quello della prima età moderna. 3. Arte antica del Vicino Oriente: La collezione di arte antica del Vicino Oriente del Met comprende più di 7.000 opere che vanno dall'VIII millennio a.C. attraverso i secoli appena oltre il tempo delle conquiste arabe del VII secolo d.C. 4. Armi e Armature: Gli obiettivi principali del Dipartimento di armi e armature sono raccogliere, preservare, ricercare, pubblicare ed esporre esempi distinti che rappresentano l’arte dell’armaiolo, del fabbro e dell’armaiolo. 5. Antica Arte Americana, ala Michael Rockefeller: La collezione di arte antica americana del Met, situata nell'ala Michael C. Rockefeller, comprende più di 6.000 opere d'arte che rappresentano quasi 5.000 anni di storia del Nord, Centro e Sud America e dei Caraibi. Arte etrusca Arte romana Dipartimento di pittura Dipartimento di scultura A capo di ogni dipartimento vi è uno specialista. VICTORIA & ALBERT MUSEUM, LONDRA Museo di arti decorative e design più grande al mondo; conserva quasi 3milioni di opere d’arte, che coprono oltre 5mila anni di storia, divise in moltissime collezioni: Teatro e performance, Pittura, Vetri, Libri, Architettura, Fashion, Lingerie, Storia del Victoria & Albert Museum, Ceramiche, Mobili, Argille, Tappezzeria, Cappelli, Arte e design digitale, Archivio del Festival Glastonbury, Occhiali, Manoscritti, Ricami, Fashion in movimento, Fotografia, Cornici, Design del dopoguerra, Raccolta di oggetti contemporanei, Opera, Dipinti, Gioielleria, Costumi, Scarpe, Libri artistici, Vestiti da sposa, Genere e sessualità, Immagini di Raffaello. Oltre alle miriadi di collezione, il V&A organizza ogni anno una moltitudine di eventi a cui per una maggiore interattività con il pubblico. Nasce nel 1852 con la creazione di una collezione di design che inspirasse stilisti e designer di tutto il mondo. Nel 1857, si trasferisce al suo attuale indirizzo, Cromwell Road, nella zona di South Kensington (da cui prenderà il nome), per permettere ai lavoratori di visitarlo con maggior facilità. Nel 1899, la regina Victoria farà costruire una nuova ala, che dedicherà al marito per supportarlo politicamente; da questo momento il museo verrà rinominato Victoria & Albert Museum. Oggi il V&A ha aperto altre sedi: quella originale nell’East South Kensington, il museo dedicato all’infanzia, l’enorme biblioteca e il dipartimento di ricerca, entrambi dedicati agli studi e allo sviluppo delle arti decorative e del design. I percorsi del V&A Museum Europe 1600-1815 (stanze dalla 1 alla 7): Particolare percorso dedicato alle nuove sale allestite. Espone 1100 oggetti diversi dalle collezioni del Museo del XVII-XVIII secolo European Art and Design, di varie forme e fattura esposti in una sequenza di 7 gallerie. La collezione comprende alcuni pezzi migliori del Museo. I pezzi esposti erano già appartenenti al museo, ma si trovavano in stanze che non riuscivano a farle spiccare. Per questo è stato pensato questo percorso con questi oggetti, che comunque seguono un senso logico perché ricalcano l’evoluzione dell’attività manifatturiera europea dal 1690 fino alla Restaurazione. L’attrice Imelda Staunton ci accompagna in un viaggio alla scoperta di oggetti realizzati in Europa per alcuni dei leader del gusto più esigenti del periodo: il re Luigi XIV, la regina Maria Antonietta e Caterina la Grande. IL BAROCCO DI LUC TUYMANS, FONDAZIONE PRADA DI MILANO Nel suo recente saggio, The Game, Alessandro Baricco si misura con l’esigenza di dare un ordine alla rivoluzione digitale che sta cambiando in modo vertiginoso la nostra società. Per farlo, si dice fin da subito disposto a rinunciare alla complessità: “Abbiamo troppo bisogno di una sintesi leggibile per attardarci troppo nel culto della precisione”. Che poi Baricco voglia veramente rinunciare alla complessità non è del tutto vero, e lo stesso si potrebbe dire di Sanguinel, Luc Tuymans on Baroque, l’imponente mostra curata da Tuymans alla Fondazione Prada, un’esposizione che vede nella dualità semplice-complesso la spinta interpretativa di un mondo contemporaneo ipertrofico e iperconnesso. Anche quello di Tuymans è un tentativo di decifrare il reale attraverso la reductio ad unum, ovvero la ricerca di un minimo comune denominatore, in questo caso il Barocco, che accomuna il ‘600 e l’epoca in cui viviamo. Nata in occasione del Festival del Barocco di Anversa inaugurato lo scorso giugno, la mostra di Tuymans si è spostata a Milano con un’estensione ancora maggiore: coinvolge, infatti, 63 artisti con 80 opere, di cui 25 in esclusiva per gli edifici milanesi, molte pensate per essere site specific e dialogare, per affinità e opposizioni, con la loro collocazione. Al di là dei percorsi storiografici e delle interpretazioni critiche, l’artista belga è convinto che questa particolare temperie artistica abbia anticipato nel ‘600 molto di quello che siamo noi oggi: l’immagine esasperata, la tensione erotica e violenta, la torsione emotiva e morale, la propaganda fideistica, se non il populismo. Un fil rouge, insomma, che va per ricorsi e sinuosità dall’Estasi di Santa Teresa di Bernini alla realtà aumentata, da I bari di Caravaggio ai social media, dal colonnato di San Pietro al sovranismo. L’ARTISTA COME CURATORE: VIENNA 1902 CHI? Nel 1902 Josef Hofmann cura una mostra su Beethoven, il grande maestro che rappresentava l’ultima incarnazione dell’artista eroico, e chiama a raccolta tutti gli artisti della cosiddetta Secessione viennese, ovvero quelli artisti, i quali al seguito di Gustav Klimt avevano abbandonato la versione del salone viennese il Kunstlerhaus, per protesta contro il rigore delle accademie e il monopolio dei saloni. DOVE? La mostra viene organizzata nel palazzo della Secessione a Vienna, architettura rappresentante l’Art Nouveau (Secessione, in Austria) viennese. MODELLO CURATORIALE La massima attrazione della mostra era una statua monumentale al centro di Beethoven realizzata da Max Klinger dove il musicista appare come un dio. L'architetto Joseph Hofmann curò la mostra e organizzò il lavoro di 21 artisti, intenti a produrre opere attorno al musicista e alla sua opera, e realizzò una struttura in forma di antico tempio, santuario tutta costruita attorno alla statua votiva. Gustav Mahler arrangiò per l'occasione e diresse una versione della nona sinfonia. Ma forse l'opera più impressionante, e più famosa, fu la decorazione di Gustav Klimt, ovvero l'enorme fregio con il quale interpretava la nona sinfonia del grande maestro . Tuttavia, il fregio scatenò subito una forte critica da parte del pubblico. Le figure rappresentate furono considerate ripugnanti, in particolare le tre Gorgoni, mentre l’indignazione totale fu suscitata dalle allegorie di Impudicizia, Lussuria e Intemperanza per i riferimenti agli organi sessuali che Klimt inserì nell’opera. L’opera di Klimt non sarebbe dovuta rimanere esposta oltre la manifestazione, per cui egli dipinse direttamente sulla parete con materiali facilmente asportabili. Il fregio non fu distrutto come previsto solo perché venne deciso di dedicare la XVIII esposizione dell’anno successivo alle opere di Klimt e quindi il fregio venne lasciato nel Palazzo della Secessione. Storia della provenienza dell’opera: Nel 1903, quando il collezionista Carl Reininghaus acquistò il fregio, esso fu diviso in 7 parti. Nel 1915 Reininghaus vendette il fregio all’industriale August Lederer, uno dei sostenitori più importanti di Klimt. Nel 1938 il governo nazista confiscò l’opera alla famiglia Lederer, come avvenne a tante altre famiglie di origine ebraica. Il Fregio di Beethoven venne restituito alla famiglia Lederer solo dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Nel 1973 il Fregio di Beethoven fu acquistato dalla Repubblica d’Austria. Seguì dunque un restauro di dieci anni sotto la direzione di Manfred Koller. Dopo il restauro del Palazzo della Secessione nel 1985, fu creato un locale nel piano interrato, e dal 1986 è possibile vedere l’opera. CARAVAGGIO E I SUOI SEGUACI Caravaggio. Una mostra impossibile (2010, Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali): Il titolo, impossibile, si riferisce all’idea di organizzare una mostra con tutti i quadri di Caravaggio MA Era impossibile avere tutti i quadri, per i costi troppo elevati dei trasporti. Per questo vengono fatte delle gigantografie delle opere del Caravaggio (63 in totale). L’idea delle mostre impossibili nasce dalla considerazione che, nell’epoca della riproducibilità digitale dell’opera d’arte, la riproduzione dev’essere tutelata e valorizzata quanto l’originale: una diffusione di massa delle opere d’arte, garantita dalle riproduzioni, risponde a un’istanza di democrazia culturale formulata da Walter Benjamin e André Malraux. L’esposizione ai Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali è completata dall’allestimento di diverse installazioni audiovisive, di notevole impatto didattico. È possibile assistere alla proiezione su grandi schermi di film e documentari dedicati alla vita e all’opera di Michelangelo Merisi. È possibile vedere lo sceneggiato in 6 puntate prodotto dalla Rai e la registrazione dello spettacolo teatrale che Dario Fo ha messo in scena appositamente per questa mostra impossibile. Si può inoltre ascoltare, in una sala opportunamente allestita, la musica dipinta dal Caravaggio in 3 celebri opere. Numerosi pannelli illustrativi delle opere e delle vicissitudini dell’artista, con testi tratti dalle cronache del tempo, aiutano il visitatore a contestualizzare l’opera del pittore. Completa la mostra impossibile un gioco interattivo, “Caravaggio in dettaglio”, consistente nell’attribuire correttamente 15 piccoli dettagli ai rispettivi dipinti: una gara di abilità per i visitatori, che aiuta a conoscere in profondità l’opera del Caravaggio. Caravaggio e Artemisia. La sfida di Giuditta di Cristina Terzaghi (2022, Palazzo Barberini): In successione i dipinti che rappresentano la scena biblica in cui Giuditta, con l’aiuto della serva, sgozza Oloferne; nella mostra vengono fatti dialogare i ritratti di Caravaggio e dei suoi principali seguaci, con quelli della Gentileschi. Questa mostra si sviluppa su una tematica molto ben precisa, e può essere considerata una mostra scientifica, perché vi è un taglio ben preciso su un soggetto che ha molto influenzato la pittura del ‘600. “Caravaggio e Artemisia Gentileschi: 2 nomi che, se posti in capo al titolo di qualunque rassegna espositiva, probabilmente bastano da soli a garantirne il successo. E così parrebbe essere anche per Caravaggio e Artemisia. La sfida di Giuditta, la mostra allestita nelle sale al piano terra di Palazzo Barberini a Roma fino al 27 marzo 2022 e che ha già incontrato l’ampio consenso del pubblico. Tolta la tara al titolo, la rassegna curata da Maria Cristina Terzaghi è essenzialmente dedicata alla fortuna iconografica della Giuditta che decapita Oloferne di Michelangelo Merisi, uno dei quadri più famosi della raccolta di Palazzo Barberini, forse secondo soltanto alla Fornarina di Raffaello. La vasta diffusione che le immagini di Giuditta conobbero almeno a partire dagli anni ‘80 del ‘500 è un fatto eminentemente politico: nel 1545, la terza sessione del Concilio di Trento stabilì l’inserimento del libro di Giuditta nel canone biblico, <<in palese contrasto con la scelta di Lutero di inserirlo tra gli Apocrypha della Bibbia da lui tradotta>>, ha scritto Luciana Borsetto che sul tema della Giuditta tra Rinascimento e Barocco ha curato un convegno tenutosi a Padova nel 2007. Si trattava d’affermare il ruolo simbolico d’un mito che potrebbe esser schematizzato in due momenti, quello della minaccia (di Oloferne al popolo ebraico) e quello della salvezza (il finale della storia), in un’epoca che vedeva la Chiesa cattolica realmente minacciata da nemici interni ed esterni: in un quadro del genere, Giuditta diventava vivida, eloquente e trionfante allegoria della Chiesa della Controriforma. L’inserimento, tra gli anni ’80-‘90, del libro di Giuditta nella Vulgata Sisto-clementina (la Vulgata, sarà opportuno ricordarlo, era l’unica versione della Bibbia consentita dalle autorità cattoliche, tanto che tutte le traduzioni in volgare sarebbero state incluse, nel 1596, nell’indice clementino), fu l’episodio che promosse la notorietà del mito. Novità principale della mostra, più che l’approfondimento sul tema in sé, sul quale erano già intervenute altre occasioni espositive pur senza raggiungere ovviamente il grado di verticalità della rassegna di Palazzo Barberini (da ultima si potrebbe menzionare la mostra su Artemisia Gentileschi di Palazzo Braschi tenutasi tra 2016 e 2017, (5) Elenca in successione i compiti che un curatore deve svolgere durante l’organizzazione di una mostra. Check list, redigere una lista delle opere d’arte che verranno esibite; budget, redigere un budget finale che includerà anche tutti i costi potenziali della mostra, si tratta di un processo che impiega un minimo di 2 anni; processo dei prestiti, a partire dalla check list si avvia e si cura il processo dei prestiti; exhibition plan, prima dell’arrivo delle opere, il curatore deve aver già preparato un exhibition plan, per mostrare esattamente dove le opere verranno esposte (una volta venivano costruiti dei modellini in scala, ora con l’aiuto delle nuove tecnologie si utilizza il pc; spesso è costretto ad effettuare modifiche in corso d’opera); report di entrata sullo stato di salute delle opere, 2/3 settimane prima dell’apertura della mostra le opere d’arte arrivano, il curatore deve compilare un report sulle condizioni delle opere e si attiva per seguire tutto il processo di allestimento, che impiega molte persone; cura dell’allestimento, quando l’allestimento inizia possono sorgere dei problemi, un’opera non arriva e bisogna trovarne un’altra, semplicemente l’allestimento che aveva in mente non funziona, e dunque è necessario trovare soluzioni; marketing, le azioni di marketing devono iniziare almeno un mese prima, per i grandi musei almeno 6 mesi prima; catalogo, audio-guide, dépliant, brochure, tutte le mostre prevedono materiale informativo didattico sulle opere esposte, il curatore si occupa dei contenuti e della progettazione di questo materiale, del catalogo della mostra e delle audio-guide, assieme a dei collaboratori o esperti di quelle opere e/o artisti; report di uscita sullo stato di salute delle opere, una volta che la mostra chiude, le opere devono essere velocemente controllate, impacchettate e rispedite agli enti prestatori, oppure ai luoghi successivi della mostra. (6) Elenca almeno due delle scelte che un curatore deve compiere durante la curatela di una mostra, per fare in modo che l’evento abbia successo. Il successo di una mostra dipende dalla Gesamtkunstwerk del curatore e dalle scelte che egli fa durante l’allestimento. Le scelte devono sempre essere coerenti con il concept della mostra, che non deve mai essere perso di vista. Tra le scelte curatoriali troviamo: 1. La scelta della narrazione del percorso espositivo , di cui esistono molte strategie: quella della scoperta e della rivelazione, oppure quella esplorativa o che gioca di più sulla sorpresa, una mostra può avere un tono più solenne o giocoso, irriverente o esuberante, la narrazione può avere un carattere più storico-scientifico, oppure basarsi più su concetti estetici ES Nel 2022, Cristina Terzaghi organizza, a Palazzo Barberini, la mostra Caravaggio e Giuditta – La sfida di Giuditta, in cui si vuole dare risalto a un’artista Rinascimentale non abbastanza studiata, che diede un’impronta personale e importante nella storia artistica del ‘500, Artemisia Gentileschi. Nella mostra il visitatore è accompagnato nel continuo confronto fra i quadri di Caravaggio e dei suoi seguaci, che dialogano con quelli della Gentileschi, in particolare nel tema di Giuditta che sgozza Oloferne. La Terzaghi definisce la Giuditta di Gentileschi “Un’opera che si spinge oltre Caravaggio, teatro di un’immedesimazione quasi totale, dipinto a cui assegnare la palma d’oro dell’interpretazione del capolavoro caravaggesco”. 2. La scelta del materiale didattico e scientifico: si tratta di uno dei settori in cui si vede l’occhio di un buon curatore, la realizzazione di questo materiale deve prendere per mano il visitatore e condurlo nel cuore della mostra, facendogli vivere una esperienza da ricordare ES Nella mostra organizzata nel 2010 Caravaggio – Una mostra Impossibile, si volevano riproporre, in un unico luogo tutti i dipinti del maestro rinascimentale (missione impossibile dato l’enorme costo per i trasporti e per le assicurazioni). Per questo si è deciso di riprodurre tutti i quadri attraverso le gigantografie. L’intera mostra è stata accompagnata da un enorme quantitativo di materiale didattico e scientifico: uno sceneggiato RAI su Michelangelo Merisi, uno spettacolo teatrale di Dario Fo creato appositamente per la mostra, in una sala appositamente allestita si può ascoltare la “musica dipinta” di Caravaggio divisa in 3 opere, numerosi pannelli illustrativi delle opere e delle vicissitudini dell’artista, con testi tratti dalle cronache del tempo, che aiutano il visitatore a contestualizzare l’opera del pittore, il gioco interattivo “Caravaggio in dettaglio”, consistente nell’attribuire correttamente 15 piccoli dettagli ai rispettivi dipinti. SCALETTA: 1. Storia del termine curatore: a. Antica Roma: concetto di curator legato a beni di particolare rilevanza pubblica (non per forza beni artistici). b. Medioevo: poche nozioni perché molte fonti andate perdute MA es. Suger basilica di S. Denis -> custode di collezione, primo catalogo (in senso religioso NO scientifico), aperto ai fedeli (primo museo ante litteram). c. ‘500-‘600: nasce la figura del custode o del guardaroba: aveva il compito di curare, conservare e conoscere le opere delle collezioni dei principi e papi (un vero e proprio conoscitore e artista NO semplice guardiano) es: famiglia Bianchi per collezione medici, Homa per la collezione del signore di Torino Vittorio Amedeo I, Francesco Amatori per cappelle Sistina e Paolina e catacombe e santissimi cimiteri di Roma. d. ‘700: le collezioni private diventano musei aperti al pubblico -> il custode inizia a essere un vero e proprio conservatore museale. 2. Tutte queste figure svolgono dei compiti molto simili a quelli del moderno curatore MA Manca un elemento importante che contraddistingue il moderno curatore: una capacità artistica che gli permette di creare una mostra che diviene un’esperienza da ricordare per lo spettatore, composta da più elementi che dialogano fra di loro -> Gesamtkunstwerk: parola usata per la prima volta nel Romanticismo tedesco dal filoso Trahndorff. Verrà poi ripresa dal compositore Wagner nel suo Tristano e Isotta: opera teatrale + libretto raffigurante mitologia germanica => Gesamtkunstwerk = “Opera d’arte totale” dove vi è un’armonia fra arti diverse (figurative, letterarie, musicali, performative). ORIGINE DEL CONCETTO: Risale al Barocco italiano es. Estasi di Santa Teresa di Bernini nella Cappella del vescovo Fornaro. Questo concetto andrà a influenzare l’arte futura es. Art and Crafts in Inghilterra, Art Nouveau in Francia e Inghilterra, Secessione in Germania, Austria ed Europa Centrale. Influenzerà in particolar modo: - L’architettura: non solo palazzi belli ma anche una cura dettagliata del design interno es. Palazzo Stoclet. - Il concetto stesso di mostra artistica es. mostra della Secessione di Josef Hoffman dedicata a Beethoven (1902) + Scandalo fregio di Klimt. 3. Gesamtkunstwerk + Conoscenza delle opere d’arte + Capacità organizzative = Curatore moderno, che ha diversi elementi da tenere in considerazione: I suoi compiti: curare e conservare i beni artistici, catalogare e archiviare dati e fonti, studiare la storia delle opere per la loro restaurazione e per la loro rilettura nella contemporaneità, attività scientifica e didattica a scopi divulgativi, editoriali e educativi, organizzazione dell’allestimento, mostre ed eventi. Le scelte di un curatore: quando cura e organizza una mostra o una sezione deve scegliere QUALI opere esporre (1/10 vengono esposte, le altre finiscono nei magazzini). Inoltre, deve saper individuare gli highlight della mostra: opere di maggior rilevanza, che danno maggior rilievo a tutta l’esposizione e, da un punto di vista di marketing, attraggo più pubblico. Le opportunità creative del curatore: il creatore può scegliere di organizzare la mostra in diversi modi: - Scegliere movimenti o artisti conosciuti (es. mostra su impressionisti deve per forza contenere Monet). - Far conoscere al pubblico artisti sconosciuti es. il Prado dedica una sezione a Clara Peeters, artista di nature morte semi-sconosciuta. 4. Ruolo molto complesso che, soprattutto nei grandi musei, è affiancato anche da altre figure: il registrar, si occupa principalmente delle opere in entrata e in uscita da museo, ma ha anche altri ruoli: conoscere le legislazioni attinenti alle opere d’arte, mettersi in contatto con la ditta dei trasporti e con le assicurazioni, acquisizione, vendita e prestito delle opere della collezione, coadiuvare il curatore nella creazione del materiale scientifico e didattico, operazioni di marketing. Spesso questo ruolo è celato da altri termini (manager curatoriale/ di mostre). Nei piccoli musei, spesso coincide con la figura del curatore. 5. Come si organizza una mostra? Per l’organizzazione della mostra un curatore deve avere 2 requisiti fondamentali: capacità organizzative e Gesamtkunstwerk. Inoltre, per la creazione di una mostra, bisogna considerare 2 fasi fondamentali: una fase organizzativa e una decisionale tematica/narrativa. a. Fase organizzativa: I. Checklist of artwork: Scelta delle opere da includere e ipotetico budget iniziale. II. Budget: Stilare una lista con tutte le spese (trasporti, assicurazioni, stipendi artisti e collaboratori, installazione, materiale didattico…). III. Processo dei prestiti: entrare in contatto con le ditte di trasporti, assicurazioni e altri musei. IV. Exhibition plan (prima dell’arrivo delle opere): costruire un mockup dell’allestimento. V. Marketing (6 mesi prima per i piccoli musei, 1 anno prima per i grandi musei): iniziare un’attività di sponsorizzazione dell’evento. VI. Report di entrata dello stato di salute delle opere. VII. Allestimento: si segue l’exhibition plan, ma spesso ci sono dei cambiamenti in corso d’opera. VIII. Report di uscita dello stato di salute delle opere. b. Scelte tematiche e narrative: anche se non esistono delle regole delineate per l’organizzazione di una mostra di successo, un curatore deve sempre tenere in considerazione alcune decisioni: I. Quali artisti e quali opere scegliere. II. Tono e storytelling (sorpresa, giocoso, serio, lineare, storico/scientifico, di ricerca, tematico…) III. L’allestimento (inteso sia come ambiente che come strutture di decoro) per potenziare la narrazione. IV. Il materiale didattico e scientifico per aiutare il visitatore a orientarsi nella mostra e a renderla un’esperienza da ricordare. 6. Le mostre itineranti sono un’occasione importante nella carriera di un curatore MA Spesso vengono definite, in senso critico, blockbuster: mostre itineranti “acchiappa biglietti”, che solitamente trattano un movimento o un artista molto conosciuto al pubblico e che vengono riproposte sempre uguali, non considerando mai l’ambiente espositivo. Ma esistono anche mostre intelligenti che sono un ottimo modo per rileggere l’arte, anche antica, nella nostra