Scarica Appunti linguistica generale prof Gatti, primo anno e più Sintesi del corso in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! CAP 1 LO SCAMBIO COMUNICATIVO Etimologia parola comunicazione : latino COMMUNICATIO = formativo CUM e radice MUNUS. MUNUS ha due significati: 1) dono 2) COMPITO La stessa radice si trova in municipium matrimonium con il valore di qualcosa che spetta. I significati dono e compito hanno una connessione tra loro, un oggetto prezioso richiede cure. Nella comunicazione il bene che passa da una mano all’altra è il messaggio, il senso di quello che viene detto, che comporta dei cambiamenti nel destinatario. Il bene crea implicazioni, obblighi, responsabilità La responsabilità è il comportamento normale di chi riceve un bene, la risposta è il comportamento normale di chi riceve una domanda. Responsabilità e risposta hanno la stessa radice. Gli atti linguistici non necessitano solo una risposta , impegnano anche a comportamenti diversi e quindi creano delle responsabilità (essere capace di condividere un segreto, condividere una preoccupazione ed aiutare un amico, diffondere un’informazione). Qualsiasi bene è tale nel senso che ha un valore e nel senso che sta a cuore. Il verbo latino comunico significava mettere in comune un bene di qualsiasi genere. Il dio Mercurio rappresenta lo scambio di beni e di segni insieme infatti è il messaggero degli dei mma anche il protettore del commercio. Nel Corso di linguistica generale Saussure intende la comunità linguistica come coloro che parlano la medesima lingua. Il socio-linguista Dell Hymes sottolinea l’aspetto comunicativo dell’interazione. Studia l’interazione di comunità linguistiche concrete, in cui persone reali comunicano concretamente. Parla di speech communities cioè di comunità del discorso. Ma anche il su concetto di comunicazione è povero è più un codice che una pratica. La più recente anali testuale permette di approfondire il tema , mettendo al centro dell’indagine il testo o messaggio in quanto interazione comunicativa tra persone. Il significato di comunità linguistica cambia e indica l’insieme di coloro che comunicano fra di loro facendo uso di una o più lingue storico-naturali. Per comprendere il nesso tra comunicazione e comunità bisogna comprendere il significato di cultura (importante per l’antropologia). I significati di cultura secondo la scuola russa di Tartu sono: 1. La cultura è l’insieme di informazione non genetica che passa attraverso le diverse generazioni. 2. La cultura è la grammatica di una comunità , ossia la configurazione di sistemi segnici mediante i quali una comunità interpreta e comunica l’esperienza. 3. Una cultura è un insieme di testi cioè si conoscenze e credenze, principi e valori,la cui condivisione condiziona l’appartenenza a una comunità. Le tre definizioni sottolineano aspetti dell’identità comunitaria e la natura comunicativa. La cultura non vive solo di identità ma anche di differenze, la comunicazione interpersonale è interculturale. Presiedono pertanto al successo della comunicazione due principi apparentemente contrastanti: 1) solo se ci conosciamo la comunicazione è possibile 2) la comunicazione implica novità e presuppone quindi differenza fra la cultura del mittente e del destinatario. La comunicazione sta a fondamento della convivenza umana , appartiene alla dimensione privata e pubblica. Un professionista della comunicazione ha la responsabilità, nei confronti della comunità civile,di farsi carico della buona salute della comunicazione. Tale aspetto è particolarmente rilevante in una comunità democratica , in cui l’unica forza legittimata è quella della parola. Nella democrazia ateniese la sofistica, la competenza di chi si occupava di comunicazione diventò una vera e propria professione. Vi era una differenza fra COMUNICAZIONISTA e COMUNICATORE . comunicatore è per es. il presentatore, il politico…. La sua capacità comunicativa può essere naturale e/o si appoggia su meccanismi acquisiti. Il comunicazionista è colui che ha una consapevolezza sistematica degli strumenti della comunicazione e che sa come devono essere usati perché la comunicazione sia efficace. Egli deve conoscere le leggi e le dinamiche della comunicazione e gli specifici settori di attività umana in cui si applicano le strategie comunicative. La democrazie ateniese , sviluppata intorno alle agorà, aveva favorito le prime forme di teoria della comunicazione. Nelle società moderne la comunicazione ha assunto degli aspetti che non aveva nella società ateniese, quello economico, molta comunicazione è un commercio, dove la merce è scambiata, ha costi di produzione e quello tecnologico (i media dominano la comunicazione + la nuova agorà è internet). Per studiare la comunicazione diverse scienze sono coinvolte: 1) scienze che analizzano l’organizzazione interna dei messaggi (linguistica, semiotica, logica, teoria dell’argomentazione…..) 2) scienze che studiano i soggetti individuali e collettivi coinvolti e le loro comunità di riferimento (psicologia, sociologia, antropologia…..) 3) scienze che determinano la tematica della comunicazione ( economia, politica, teologia….) 4) scienze che studiano le tecniche della comunicazione tradizionali (stampa. Tv, telefono) e nuove (internet, le nuove tecniche della tv…) P.71 FIGURA IMPORTANTE La comunicazione verbale nasce dall’incontro delle scienze linguistiche con le scienze della comunicazione, essa è lo studio della correlazione delle strutture del messaggio verbale o testo con la funzione comunicativa. CAPI. 2 VERSO UN MODELLO DELLA COMUNICAZIONE VERBALE Non esiste un modello sistematico condiviso dalla comunità scientifica né della comunicazione in generale né della comunicazione verbale. MODELLO RETORICA CLASSICA: anticamente la comunicazione verbale era studiata nell’ambito della retorica classica , intesa come tecnica di produzione di un discorso con funzione argomentativa o persuasiva. La retorica classica abbraccia molti aspetti del discorso argomentativo: 1. la scelta degli argomenti (inventio) 2. l’ordine in cui trattarli (dispositivo) 3. le tecniche espressive (elocutio) 4. le tecniche mnemoniche > per ricordare il discorso ma anche per avere a disposizioni esempi sufficienti (memeoria) 5. le tecniche di esecuzione (actio) Aristotele sottolinea che i tre fattori costitutivi del discorso sono: il parlante, il discorso e l’ascoltatore. Nel mondo classico la retorica è in stretto contatto con l’esercizio del potere democratico, l’autorevolezza del cittadino coincide con la sua capacità di ottenere consenso tramite un discorso in cui spiega le proprie ragioni. A questo di discorso si lega il significato della parola potere: 1. essere in grado di fare cioè disporre delle risorse economiche , fisiche e mentali per raggiungere un obiettivo specifico. 2. Essere in grado di far fare : il potere è anche ottenere che altri aderiscano ad un obiettivo e si impegnino a realizzarlo. John Searle approfondisce il discorso di Austin per quanto riguarda il livello illocutivo e studia le diverse tipologie di atti che il parlante può compiere. Questa prima fase della pragmatica ha dei punti comuni con i modelli funzionalisti sia per quanto riguarda l’importanza attribuita agli interlocutori sia per la rilevanza del messaggio di cui viene sottolineato il nesso con la realtà. La pragmatica si sviluppa con altri due contributi: 1) Paul Grice: osserva una dinamica importante che riguarda l’atteggiamento reciproco dei parlanti, IL PRINCIPIO DI COOPERAZIONE. Negli atti comunicativi i parlanti tengono conto di una serie di requisiti o massime che rendono il messaggio comunicativo adeguato. Le massime appartengono a 4 categorie: - Qualità > “non dire quel che ritieni falso”, “non affermare cose di cui non hai prove” non è corretto dare informazioni false o non fondate; - Quantità > in ogni atto di parola bisogna inserire né poca né troppa quantità di informazioni; - Relazione > la comunicazione deve essere pertinente; - Modo > vanno evitate oscurità e ambiguità e perseguiti brevità e ordine. Le osservazioni di Grice sono descrittive , descrive il comportamento spontaneo dei parlanti, non dà ordini su come essi si devono comportare. Ciascun interlocutore cerca di cooperare per una efficace comunicazione , questo dimostra che il credito di fiducia reciproco è molto alto. 2) Il modello di Grice viene ampliato dalla REORIA DELLA PERTINENZA di Sperber e Wilson. Si tratta di un modello di comunicazione in cui viene sottolineata l’importanza del contesto per interpretare il messaggio verbale. Del contesto fanno parte anche gli interlocutori con le loro conoscenze. Questi elementi guidano i processi inferenziali che sono alla base dell’evento comunicativo. Sperber e Wilson sottolineano che questi processi, portano il parlante a inferire, a partire da un certo numero di interpretazioni possibili, un unico senso che è quello inteso che è quello inteso dal mittente, con uno sforzo minimo. La pertinenza del messaggio dipende dal rapporto tra gli effetti contestuali che un messaggio produce e gli sforzi cognitivi necessari per interpretarlo, messaggio pertinenti> sforzo per interpretarlo minore. PROPOSTA DI SINTESI TEORICA: riprendendo ciò che hanno presentato gli autori parlano di EVENTO COMUNICATIVO” Si parla di evento quando : 1) Si ha a che fare con qualcosa che accade 2) Che ci tocca, ci cambia. Un EVENTO COMUNICATIVO si compie quando esso produce un cambiamento nel destinatario e questo cambiamento è il senso dell’avvenuta comunicazione. Il destinatario è coinvolto (informato, rallegrato, sollecitato ad obbedire, a rispondere…..) Il coinvolgimento del destinatario è alla base dell’evento comunicativo. E’ uno stato di cose dinamico che cambia la realtà, frutto dell’incontro di due iniziative: l’atto del dire realizza un evento comunicativo solo in quanto ad esso corrisponde un atto di ascolto. Il messaggio iin quanto atto del dire ha già un senso in quanto atto adeguato all’intenzione comunicativa del mittente. UNO SCAMBIO DI SEGNI CHE PRODUCE SENSO: un evento comunicativo ha lo scopo di comunicare per trasmettere all’altro un messaggio con un SENSO. La proprietà di produrre senso è studiata dalla semiotica ( scienza dei segni) e dalla linguistica (scienza dei segni verbali o linguistici). Nozione di SENSO (parola con grande polisemia> molte accezioni): 1) Direzione > strada a senso unico 2) Persona di buon senso> valuta le situazioni correttamente 3) 5 sensi> organi di percezione 4) Non ha senso> frase con significato negativo : mio figlio non guida, è sposato Nella comunicazione vi è un rapporto tra il senso e la ragionevolezza: un fatto ha senso quando vi è un rapporto con la ragione. Riesco a comunicare davvero quando il destinatario quando il destinatario si rende conto che quello che gli dico ha senso per lui, l’informazione è interessante per il destinatario. Il comunicatore seleziona e comunica solo le informazioni del sua data base del mondo che ritiene pertinente per il destinatario. (IL NON –SENSO: 1) costruito da certi linguistici 2) appartenente al teatro dell’assurdo con scopo di denuncia e con un messaggio profondo 3) nei testi di un malato psichico esprimono il suo malessere) COMUNICARE E’ AGIRE In una azione il soggetto è un agente capace di iniziativa nella realtà, dotato di conoscenza della realtà e di desiderio che lo porta a immaginarsi stati di cose e a cercare di realizzarli. La capacità di immaginare mondi possibili dipende dalla capacità umana di sintassi, di connessione sensata e innovativa tra elementi ricavati dall’esperienza reale. Se la soluzione immaginata è desiderabile il soggetto attiva una catena “ di realizzazione”> mosse orientate alla realizzazione del desiderio. In alcuni casi l’agente è autonomo nella realizzazione della catena in altri sono necessarie le azioni di altri agenti. Si ricorre alla comunicazione quando il soggetto non è in grado, da solo, di realizzare un proprio obiettivo e cerca di coinvolgere altri soggetti (joint action). Se i soggetti condividono si realizza un’attività di cooperazione. Es: due persone cooperano per salvare un ferito. Se gli obiettivi dei due interlocutori sono complementari, ciascuno persegue il proprio obiettivo, ma ricorre all’altro per realizzarlo, si tratta di interazione. Es Luigi entra nel bar e chiede un caffè e lo paga. Luigi soddisfa il desiderio del caffè. Il barista, onora il suo impegno lavorativo (offrire un servizio) in vista dei benefici che ne conseguono (stipendio). Con il messaggio di richiesta del caffè Luigi attiva l’impegno del barista a servirlo e il suo impegno a pagarlo. L’interazione non comunicativa caffè/soldi richiede la mediazione di un’interazione comunicativa, l’atto linguistico fa parte della catena di realizzazione di entrambi. Un terzo schema di azione riguarda la situazione di competizione, quando l’azione di un soggetto interferisce in qualche suo punto con la catena di realizzazione di un altro soggetto (cum-petere= puntare al medesimo bene). Es: ciascuno dei fratelli ha bisogno della stessa macchina. In questa situazione la comunicazione verbale assume un carattere argomentativo > ciascuno vuole convincere l’altro della sua necessità di avere la macchina. FATTORI COSTITUTIVI DELLA COMUNICAZIONE VERBALE SEMIOSI indica un processo mediante cui un'espressione (acustica, visiva, scritta ecc.) assume valore di segno) Il discorso e il rimbombo del treno in una galleria hanno la medesima natura fisica, la differenza sta nel fatto che chi ascolta un discorso non dà importanza alle parole come un evento fisico in sé, ma come un evento fisico prodotto per esprimere un messaggio. Gli eventi semiotici sono reali e sono fisici (le parole che diciamo sono onde sonore che attraversano l’aria, le parole scritte sono fatte di inchiostro..) Questi eventi fisici non si esauriscono in se stessi ma sono stimoli a cui è associata una precisa intenzione comunicativa. E’ necessario comprendere cosa sia il segno: una realtà complessa che unisce un suono (elemento fisico) al senso (non fisico). Ma il versante fisico e quello non fisico non sono tra loro equivalenti perché il piano del suono è funzionale a quello del senso. Le unità linguistiche segniche di cui il testo è composto nascono dall’incontro tra la rete di relazioni che caratterizzano il versante fisico del messaggio e la rete di relazioni che costituiscono il senso. Le unità riconoscibili all’incontro delle due reti non sono solo parole ma anche morfemi (men pl. Di man il plurale non è dato dalla letters-s); disposizioni diverse delle parole (Luca ama Laura e non Laura ama Luca), strutture prosodiche( per es. l’intonazione> corri a casa? Corri a casa!), il valore di ciascuna unità si precisa nel suo contesto. SIGNIFICAZIONE: senso specifico che un’unità linguistica assume nel testo, dipende dal rapporto tra il messaggio e la realtà. SIGNIFICATO: rimanda alle regole e agli schemi attraverso i quali cerchiamo di spiegare la significazione testuale. Il versante fonetico del segno è funzionale alla manifestazione del versante concettuale, la semiosi è la correlazione tra i due versanti, ma ha una direzione precisa che dipende dalla funzione comunicativa del linguaggio. E’ fuorviante intendere le unità linguistiche come “pezzi” che compongono il messaggio: occorre verificare l’articolazione del testo tenendo presente che la correlazione semiotica unisce strategie molto varie. Quando si ha bisogno di usare una certa parola in un certo contesto si dimenticano tutti i significati che quella parola può avere in contesti diversi, e si tiene presente solo quello che corrisponde alla nostra intenzione comunicativa. Tale valore è la significazione. “sulla spiaggia un bambino si diverte” bambino può essere o il singolo bambino o i bambini in generale. In questa frase non ci sono indicatori che distinguano le due significazioni possibili. Secondo Buhler , per ricostruire il senso che il mittente intende comunicare, il destinatario si pone nell’atteggiamento da detective, che gli consente di riconoscere il valore preciso che il mittente voleva esprimere, a partire da indizi che egli ricava dalle altre strutture linguistiche presenti nel messaggio o da altri elementi anche esterni al messaggio. La differenza tra significazione e insieme dei valori possibili emerge nel confronto tra lingue diverse. Il francese mouton traduce l’inglese sheep o mutton. J’ai mangé du mouton > mutton Peut etre que le mouton a mangé la rose > sheep altri es p.36 Il mittente intende una significazione precisa pur utilizzando un segno linguistico parzialmente indeterminato che il destinatario deve interpretare. Il confronto interlinguistico tra i valori legati a ciascun segno è reso possibile da una categorialità che non dipende necessariamente da quei segni. In tal senso la significazione evoca un elemento reale esterno alla lingua, che permette il paragone interlinguistico. Luigi ha affittato un appartamento> 2 interpretazioni lo ha dato in affitto o lo ha preso in affitto. Non possiamo prescindere da altri elementi del testo o del contesto per interpretare il messaggio. Come afferma Buhler , il linguaggio presuppone la conoscenza della realtà dell’interlocutore, ogni volta che capiamo il senso di un evento comunicativo facciamo una scelta interpretativa. Il circuit de la parole di Saussure (P:37 schema)il nesso semiotico è il costituente essenziale della comunicazione verbale. Questo nesso non è tuttavia sufficiente per spiegare in modo esauriente il rapporto tra significazione e realizzazione fonetica del linguaggio. Il senso che emerge dal testo nasce dal confronto tra segni linguistici e situazione comunicativa. per Saussure un significante deve essere di qualcosa (di un significato) La semiosi è il fenomeno per cui un evento è portatore di un contenuto/senso/significato perché, grazie a una convenzione, quell’evento fisico è da me o dai miei interlocutori collegato a un contenuto/senso /significato, e non grazie al fatto che la natura dell’evento implichi questo significato. Cristina incontra Leo che le dice “ciao come stai? Cristina replica dicendo Ma ti è scesa la voce? > evento fisico Oppure Bene grazie e tu? > evento semiotico Sofia va in biblioteca e vede tutti i posti pieni ma su una sedia vi è uno zaino. Secondo la situazione può dedurre che non può studiare in biblioteca o che un amico le ha tenuto il posto. La comunicazione èun fenomeno molto complesso , che opera per eventi che significano per implicazione sia per eventi che significano per semiosi, ma nella comunicazione verbale la semiosi ha un posto importante. Nel testo scritto argomentativo si possono trovare delle inferenze comunicate Es: Stefano aveva invitato Andrea al suo matrimonio, perciò lo conosceva. Quelle della conversazione orale sono invece comunicative. I SOGGETTI IMPLICITI NELLA COMUNICAZIONE: PRINCIPI DI INTERESSE E PERTINENZA Il testo va interpretato e questo compito può essere svolto solo tramite inferenze. Le soggettività umane sono implicate nello scambio di messaggi perche questo scambio conduce ad un cambiamento in coloro che comunicano. Quanto più il cambiamento operato nei soggetti è profondo, stabile e radicale, tanto più senso attribuiamo all’atto comunicativo che l’ha prodotto. Non si può certo sostenere che la comunicazione modifiche semre radicalmente i soggetti coinvolti, a volte essa li influenza solo superficialmente . mi cambia una conversazione pertinente con me, con la mia vita. L’inferenza, intesa come ragione dei soggetti, che opera nel linguaggio, domina strategicamente sia la semiosi (deittica o categoriale) sia l’ostensione. Il testo si costruisce in relazione alla ragione del mittente e del destinatario. L’inferenza è lo strumento che serve per superare nel testo le ambiguità e le indeterminatezze del sistema linguistico e per selezionare gli aspetti del contesto (ostensione) rilevanti nell’interazione comunicativa. A volte l’interpretazione è un rischio e a volte compiamo degli errori, ma è un rischio necessario per cercare di afferrare il senso del testo. (vuoi un caffè? Il caffè mi tiene sveglio > può essere accettazione o rifiuto del caffè. CAP.3 PROBLEMI DI EPISTEMOLOGIA E DI METODO Epistemologia . indagine critica intorno alla struttura e ai metodi (osservazione, sperimentazione e inferenza) delle scienze, riguardi ai problemi del loro sviluppo e dell a loro interazione. IL DISCORSO SCIENTIFICO L’aggettivo che meglio si accosta al discorso scientifico è rigoroso. Per essere rigoroso deve essere razionale cioè esplicitare e controllare il proprio fondamento, la propria giustificazione. Se non è fondata, dimostrata un’affermazione non fa parte di un discorso scientifico Louis Hjelmslev definisce tre requisiti per una teoria scientifica: 1. la coerenza cioè l’assenza di contraddizioni interne 2. la completezza: tutti i dati per formulare la teoria devono essere spiegati. 3. La semplicità> rasoio di Ockam : fra due teorie che hanno uguale potere esplicativo va preferita quella che ha un minore numero di ipotesi esplicative. Non basta che un discorso scientifico sia razionale deve essere anche rilevante, cioè avere una portata significativa per la conoscenza sistematica di un certo ambito della realtà. La conoscenza del particolare è scientificamente rilevante quando apre a conoscenze più generali che , spiegando i singoli dati, incrementano la nostra conoscenza della realtà. L’OGGETTO Nella caratterizzazione di una scienza è importante la definizione del suo oggetto, ossia l’ambito della realtà che affronta. Esistono due tipi di oggetto : REALE e FORMALE. Oggetto reale: una qualsiasi cosa che noi interroghiamo. L’oggetto reale si manifesta come insieme di dati che lo scienziato esamina per cercare delle risposte a delle domande Pes es. la comunicazione umana verbale in cui un suono (evento fisico) è portante di un senso( evento non fisico) Un gatto sta giocando con un gomitolo> un insieme di suoni ci rimanda ad un senso che comprende chi conosce la lingua storico-naturale italiano.. il testo rimanda ad una certa situazione e vi fa riferimento attraverso certe strutture (soggetto , predicato…..)che rappresentano determinate funzioni semantiche . L’oggetto formale: è il punto di vista proprio di ciascuna disciplina. La geometria, la psicologia, la sociologia ….. possono dire cose diverse sullo stesso oggetto reale , perché pongono ad esso domande differenti. (la geometria studia la forma, l’estetica la bellezza, l’economia i costi) Ogni disciplina studia un aspetto di un oggetto reale facendo astrazione, prescindendo , dagli altri punti di vista. L’OGGETTO FORMALE è l’insieme delle risposte che l’oggetto reale dà ad un insieme reale di domande , tipiche di una disciplina particolare. Quando una scienza pretende di essere in grado di spiegare interamente un oggetto reale si ha una forma di riduzionismo. Si fa riduzionismo quando non si considera che l’oggetto reale è molto più complesso di quanto una singola scienza sia in grado di dirci. Nello studio della comunicazione è molto importante l’interdisciplinarietà che rende più profonda la conoscenza dell’oggetto reale ( dimensione fonetica, sintattica, semantica, pragmatica, psicologica..) I DATI SONO INDIZI Con la parola dato si intende ciò che ci è dato, ciò che risulta dall’esperienza e ciò che quindi lo scienziato studia. Lo scienziato cerca di dare un senso “all’assurdità” della realtà perché lui intuisce nella realtà una profonda razionalità. La ragione assume i dati come indizi. Paragone con un iceberg di cui si vede solo la parte che emerge. Il dato viene valutato più correttamente come indizio a partire Dl quale si può ricostruire il fatto nella sua interezza. Il collegamento razionale tra dato e fatto è fornito dalla teoria (parte nascosta dell’iceberg) che spiega tutti i dati di cui disponiamo. DATI, IPOTESI, ESPERIEMENTI E TEORIA La scienza si incarica di costruire il collegamento razionale tra dato e fatto elaborando dei modelli , cioè delle rappresentazioni del fatto che lo descrivano e lo spiegano. Il modello interpreta l’oggetto reale secondo le categorie proprie della scienza. Il modello deve tener conto di tutti i dati disponibili, i dati devono diventare conseguenza logica del modello. Il dato controlla la validità del modello e delle teorie se emerge qualcosa che contraddice l’ipotesi , questa va sostituita. La comunicazione verbale punta a costruire un modello per spiegare la correlazione fra l’evento che chiamiamo senso e l’evento materiale che veicola il senso. Dal modello dipende il metodo di ciascuna scienza. Importante è anche l’esperimento che è il processo di valutazione del metodo: consiste in effetti nel sottoporre il modello a una simulazione di funzionamento, per valutare il grado di adeguatezza dell’ipotesi formulata. Il rispetto dei dati è fondamentale per il rigore della scienza. SCIENZE DESCITTIVE E SCIENZE EMPIRICO-DEDUTTIVE Vi sono diverse classificazioni delle scienze: scienze formali e scienze empiriche > tipo di correlazione con l’esperienza. Le scienze empiriche si dividono secondo il tipo di correlazione che hanno con i dati in descrittive (o classificatorie) > si limitano a raccogliere e classificare i dati. ipotetiche-deduttive (o esplicative)> formulano ipotesi che spiegano i dati. Quando si costruiscono ipotesi , si trova il significato del particolare dentro una totalità. Solo il fatto nel suo insieme dà la ragione del dato e consente di capirlo davvero, perché quello che si vede rimanda a ciò che non si vede. NATURA DEL SISTEMA LINGUISTICO Saussure ha capito che la lingua funziona grazie a correlazioni stabilite tra significanti e significati, per cui ogni volta che i parlanti pronunciano una certa parola vi associano un certo concetto.> correlazione tra suoni e concetti nella mente umana. Tuttavia la presenza dei suoni nella mente è virtuale: le strutture e le regole linguistiche restano sullo sfondo della coscienza , nella memoria a lungo termine, e vengono attivate in base ad una selezione definita dai bisogni comunicativi. Inoltre questa presenza nella memoria non consta di rappresentazioni e immagini foniche ma di modelli tratti dall’uso , di cui ci serviamo per comprendere e produrre suoni. La lingua non è un dato, perché non la si riscontra come esistente e osservabile in qualche luogo. I dati linguistici sono gli eventi comunicativi verbali, che sono usi delle lingue e non le lingue stesse. Ogni lingua è un sistema segnico di cui si ipotizza l’esistenza nella mente dei parlanti, che eseguendo certi suoni veicolano dei significati, a partire da questi dei messaggi all’interno di una comunità. La lingua è astratta (come il modello di un automobile disegnato a computer), è un sistema di correlazioni tra immagini di suoni (o modelli) e schemi concettuali (o modelli) o anche tra ipotesi di suoni e ipotesi di pensieri. La lingua è un’organizzazione semantica mentale destinata a supportare i bisogni comunicativi all’interno di una certa comunità. IL METODO La parola metodo viene dal greco methodos: la strada da seguire. Esso comporta due fasi: LA SCOPERTA (FASE AURISTICA) e LA VERIFICA Fase euristica:è il momento in cui brilla l’idea, in cui lo studioso intravede l’ipotesi che potrebbe spiegare i suoi dati. Si tratta di osservare con pazienza e capacità i dati valorizzandone le differenze. Fondamentali sono la formazione, il talento e l’esperienza dello scienziato Verifica: è il livello successivo, il sapere viene messo alla prova, l’ipotesi va giustificata. Se prima si era partiti dal dato per arrivare alla teoria, ora si parte dalla teoria e si ritorna al dato. Se l’ipotesi è corretta il dato deve conseguire alla teoria. Se p, la teoria implica q, il dato, la falsità di q implica la falsità di p, ma la verità del dato non implica la verità della teoria. Dal punto di vista metodologico l’osservazione di un numero consistente di dati consente di rivelarne l’uniformità sotto un certo aspetto . si formula allora un’ipotesi, di cui quell’aspetto è una conseguenza logica (abluzione). Successivamente l’ipotesi viene confrontata con dati sempre nuovi che possono confermare l’ipotesi, non si esclude che si presenti un dato che la falsifichi. Le ipotesi hanno sempre un dato di provvisorietà valgono “fino a prova contraria”. I LIVELLI DI ASTRAZIONE Il passaggio dal livello del dato al livello dell’ipotesi può avvenire in diversi modi, a seconda di quanto lo scienziato osa allontanarsi dall’osservabile formulando un’ipotesi più o meno astratta. Tre diversi livelli di astrazione; 1. La generalizzazione : osservo 5 gatti hanno tutti la coda generalizzo e dico che tutti i gatti hanno la coda. Per tutte le x vale p (x essere gatto p avere la coda) questo tipo di ipotesi si caratterizza per l’omogeneità categoriale e teoria : il dato presenta certe proprietà e, la teoria considera la stessa proprietà. Anche se nella realtà esistono dei gatti senza coda. Un es. linguistico della generalizzazione è dire che tutti i sostantivi formulano il pl. In inglese prendendo la –s . vi sono dei sostantivi che si comportano in modo diverso. 2. Un’astrazione più audace è quella del concetto non osservabile: l’esperienza offre dei dati per spiegare i quali occorre ipotizzare qualcosa di nuovo, che vada al di là di quello che l’esperienza mette davanti agli occhi. Una motocicletta è scambiabile con una collana o un terreno per spiegare questo fatto devo prendere in considerazione la nozione di valore(sono scambiabili oggetti diversi se hanno lo stesso valore). Il valore a differenza della coda dei gatti non è osservabile , è un concetto introdotto ipotizzando una spiegazione per i dati osservabili (la scambiabiità tra oggetti). Viene applicato in questo caso un particolare procedimento di astrazione , il processo di formazione di concetti partendo dall’esperienza. Un’esperienza di questo genere viene compiuta sistematicamente nel processo di acquisizione del linguaggio. Es. gatto arancione chiamato juice . il suo padrone ha astratto da un essere, il succo di arancia, uno dei suoi modi di essere, il colore, e lo ha usato per riferirsi ad un altro essere un gatto. Un esempio linguistico: il fonema Trubeckoj distinse suoni e fonemi. I suoni o foni possono essere analizzati dal punto di vista del loro aspetto fisico o acustico e della loro produzione o articolazione> analisi fonetica Ma i suoni servono a costruire parole diverse con diversi significati, a questo livello non si parla di foni ma di fonemi> analisi fonologica. Il linguaggio è quel momento della ragione che predispone le strutture semantico-pragmatiche con cui il soggetto affronta la realtà. GRAMMATICALITA’CONGRUITA’ E COERENZA Un enunciato rispetta la grammaticalità quando sono rispettate le regole sintattiche e morfologiche. Nella formulazione di un discorso oltre alla grammaticalità bisogna tener presente il livello della congruità. Es.: il bambino, Socrate Lea,l’acqua , la gioia/cammina (la frase a senso solo con i primi tre soggetti). La congruità condiziona la sensatezza, ossia la capacità del discorso di fare riferimento alla realtà. La sensatezza non va confusa con la veridicità un discorso falso è congruo. Una affermazione congrua può essere anche contraddittoria ES questo numero è pari e dispari LA NATURA DEL SIGNIFICATO Riassumendo le condizioni fondamentali che determinano il processo di costituzione del senso testuale a partire dal significato sono: La struttura testuale minima è di natura predicativo-argomentale Predicato >modo di essere, argomento>entità La congruità non è garantita da tutte le combinazioni Nella descrizione di ciascun predicato si possono individuare 5 fattori costitutivi della congruità: 1. Il NUMERO dei loro argomenti: ci sono predicati che prevedono un solo posto argomentale e sono quindi monadici. Per es: passeggiare >Paola passeggia > Px P rappresenta il predicato, x un possibile argomento. Altri predicati sono a due posti o diadici. Es: liigare, si litiga sempre con qualcuno. Paolo litiga con Lea. Altri verbi costruire uccidere, mangiare…. P(x1 x2) Vi sono predicati triadici P (x1 x2x3) es. Lugi dà un libro a Paolo, Carlo dice una parola a Lea… Predicati a quattro posti (tetradici) P(x1x2x3x4) es mio zio ha venduto la casa a un amico per 300000 euro X1 P x2 x3 x4 Predicati a 5 posti (pentadici) P(x1x2x3x4x5) es. Luigi affitta la casa per un anno a Paolo a 1000 euro mensili. Ci sono delle lingue naturali dei predicati che non sono verbi Aggettivi come quelli di colore o che esprimono qualità come (intelligente, onesto,calvo…) sono monadici e anche alcuni avverbi come nervosamente, piano… Andrea beve il caffè nervosamente > il bere di Andrea è nervoso X1 p1 x2 p2 I predicati diadici sono numerosi fra aggettivi, avverbi. Congiunzioni e preposizioni es adatto , uguale sono aggettivi diadici Luigi è uguale a suo fratello Questo vestito è adatto alla festa X1 P x2 Le congiunzioni sono generalmente dei predicati diadici che hanno come argomento le espressioni che connettono. La loro natura di predicati diadici emerge se si esplicita il loro significato traducendolo in verbo. Non ho finito il lavoro perché mi ha chiamato Giovanni Il fatto che non ho finito il lavoro è causato dal fatto che mi ha chiamato Giovanni X1 P X2 Il numero di argomenti indica il numero di entità che sono indispensabili “per mettere in scena”la situazione espressa dal predicato. Es vendere>predicato tetradico : chi vende, chi compra, un oggetto, del denaro. 2. LA QUALITA’ degli argomenti: ciascun posto argomentale ammette certi argomenti e ne esclude altri. Es il predicato monadico intelligente ammette una grande varietà di argomenti: la ragazza/il libro/ la proposta/ il cane… è intelligente ma non la montagne è intelligente. Il predicato diadico costruire esige che x2 sia un oggetto una casa, un ponte, una nave… Il predicato monadico vero in molti suoi usi esige che il suo argomento sia un atto comunicativo (discorso, affermazione, giudizio..) Dipingere è un predicato diadico indicante un’azione, svolta da un essere umano X1 come secondo argomento può essere un oggetto fisico (tavolo) se dipingere significa colorare; oppure un’opera pittorica. In questo secondo caso X2 somiglia a X2 del predicato costruire. I requisiti imposti dal predicato a ciascun suo posto argomentale definiscono le condizioni di congruità . Gli argomenti sono sempre introdotti da un determinante . ve ne sono 3 gruppi . qualche/ un/ due/ Alcuni/parecchi/pochi bambino-i gioca-giocano. Il primo gruppo raccoglie i determinanti indefiniti (un, qualche..). Questi determinanti dicono l’esistenza di almeno una X che ha le caratteristiche che il testo enuncia. . il/ questo/quel bambini gioca . il secondo gruppo sono i determinanti definiti, possono essere usati solo se l’entità è nota all’interlocutore. .qualsiasi/ ciascun/ tutti /nessun bambino-i gioca-ano il terzo tipo sono i determinanti che hanno una pretesa di universalità. 3. ORDINE degli argomenti: Chiara dà un libro a Leo Leo riceve un libro da Chiara X1 P x2 x3 X1 P X2 X3 Il diverso ordine degli argomenti corrisponde a un diverso punto di osservazione della situazione. Nella prima il punto di vista è quello di Chiara che aveva un libro e ora non lo ha più. Nella seconda il punto di vista è quello di Leo che non aveva e ora ha un libro. Dare/ricevere, vendere/comprare, destra/sinistra, sotto/sopra sono detti conversivi lessicali. Altri conversivi naturali sono marito/moglie >due entità che formano il matrimonio: P(x1,x2) P1 (x2,X1) P e P1 sono i due predicati conversivi indicanti il rapporto di matrimonio visto dal marito e visto dalla moglie. Le lingue naturali dispongono, rispetto all’ordine degli argomenti, di uno strumento morfologico, che applicato a molti verbi crea il loro conversivo: la forma passiva Marco ha aiutato Leo Leo è stato aiutato da Marco X1 P X2 x2 P x1 > l’ordine degli argomenti è cambiato. NB l’ordine degli argomenti indica la rappresentazione semantica non è uguale all’ordine delle parole. P101 4. IL CAMPO D’AZIONE del predicato: è importante per definire il contributo di ciascun predicato al senso del testo.Non leggo più questo libro per divertirmi: 2 interpretazioni Continuo a leggere il libro con altro scopo del divertimento oppure non leggo più. Nel primo caso quel che viene negato è la preposizione per nel secondo leggo 5. LE IMPLICAZIONI DEL PREDICATO : Andrea ha costruito una casa X2 prima non esisteva e dopo tante azioni da comprare il terreno alle rifiniture esiste. Il contenuto vero e proprio di un predicato è costituito dalle sue implicazioni, cioè da tutto ciò che ha luogo se il predicato è vero. SENSO, NON SENSO, CONTROSENSO Il senso testuale nasce dalla combinazione congrua di predicati e argomenti, cioè dall’intreccio di predicati con gli argomenti selezionati da quei predicati. La lesione della congruità comporta un’opacità del senso che il destinatario non riesce a comprendere. Per es. : la gioia commina> fli elementi combinati non sono fatti per stare insieme. Dal punto di vista comunicativo, il non senso non esiste, se c’è non senso non c’è testo: un testo che è un non senso non è un testo. La coerenza ha uno statuto diverso dalla congruità: in effetti la lesione della coerenza o controsenso non comporta che il testo non esista , ma che nasca un testo contradditorio. La coerenza è una qualità irrinunciabile del testo, ma un testo contraddittorio è pur sempre un testo. Nella contraddizione l’incoerenza è esplicita perché qualcosa viene negato e affermato, nell’incongruità, invece non viene affermato né negato nulla. COERENZA E CONTRADDIZIONE Il nesso tra il linguaggio e la dimensione logica si coglie nel principio di coerenza e non contraddizione, formulato per la prima volta da Aristotele. Già secondo Aristotele dimostrare significa far vedere la verità di un’affermazione,che in se stessa non è immediatamente evidente,facendo discendere la verità di questa affermazione dalla verità di un’altra, evidente o già dimostrata. Pes es. il sig. X è sospettato di un omicidio ma il giudice sa per certo che in quella data si trovava all’estero, quindi ne può trarre per inferenza che il sig. X non è l’assassino. Non tutte le affermazioni vanno dimostrate vene sono alcune che sono evidenti. L’evidenza fondamentale su cui si basa la conoscenza umana è il PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE. (pnc). Per questo principio una cosa non può essere e non essere, nello stesso tempo e sotto il medesimo aspetto. Es una bici non può essere nera e non nera nello stesso momento. Aristotele in un dialogo immaginario con uno scettico mette a tema la contraddizione come principio fondativo della comunicazione. Il pnc non è dimostrabile si può solo confutarla (indurre in contraddizione, far emergere che una certa posizione è in sé contraddittoria e pertanto insostenibile. Lo scettico rifiuta il pnc sostenendo che le affermazioni dipendono dalla soggettività individuale. Aristotele provoca il suo avversario sul piano della comunicazione: dica se le parole che usa hanno un significato. Se egli attribuisce un significato alle parole che usa , avrà riconosciuto il pnc, applicandolo. Se non riconosce alle parole un significato il suo discorso cesserà di esistere e lui sarà come un vegetale. Questa confutazione usata contro lo scettico, non è una dimostrazione, ma un procedimento che mostra la necessità di fatto del principio di non contraddizione. L’atto comunicativo è condizionato in quanto tale dal riconoscimento del pnc. La coerenza è una qualità irrinunciabile del discorso. Posso dire qualcosa dolo se credo che quel che dico non è contraddittorio e se sono disposto a correggerlo se emerge il contrario. L’INDETERMINATEZZA DELL’ARTICOLAZIONE CATEGORIALE: L’ESPRIT DE FINESSE FRA FLESSIBILITA’E CONFUSIONE Nella comunicazione esiste comunque anche la soggettività. Se due persone affermano cose diverse della medesima realtà, non bisogna mettere in discussione il pnc, ma analizzare più in profondità le affermazioni ( a quale livello del senso queste affermazioni si collocano, quanta attenzione i due parlanti hanno dato alla realtà, quale attenzione hanno dato ai differenti aspetti della realtà). E’ importante quello che Pascal chiama ESPRIT DE FINESSE, inteso come capacità di riconoscere e distinguere diversi livelli di lettura della realtà. La comprensione della realtà non è statica, è un gioco continuo di interazioni, di incremento della comprensione reciproca, anche di focalizzazione di interesse. In più vi sono aspetti della realtà che possono risultare meno significativi di altri a seconda dei bisogni comunicativi. Per es. se definisco l’uomo come un animale onnivoro, come il maiale, privo di coda >affermazione vera ma che ha un senso in un contesto particolare come quando Circe trasforma in maiali i compagni di Ulisse. In altri contesti esistono definizioni di uomo più significative. OLTRE LA RAZIONALITA’ Se il linguaggio è costitutivo della ragione e forma con essa l’organo del rapporto dell’essere umano con la realtà, come mai nel linguaggio è possibile il falso? Osservando il falso , la menzogna come possiamo aver fiducia che la comunicazione sia ultimamente fondata sul rapporto della ragione e del linguaggio con la realtà? Es: sollevi sempre questioni impertinenti sempre non è un lessema morfologicamente analizzabile perché presenta in ogni situazione la stessa forma, è invariabile. Mentre sollevi presenta un certo grado di strutturazione. Vi è una parte stabile sollev- e una parte variabile. (solleva, sollevato….) Una lingua in cui la morfologia è fondamentale è il tedesco > casi 4. L’ORDINE DELLE PAROLE: è più rilevante in certe lingue come l’inglese che in altre come fr. Ita… L’ordine delle parole serve per comprendere chi compie l’azione, chi la subisce Leo saluta Max, può servire per stabilire le funzioni sintattiche ma può servire anche per distinguere livelli strategici di senso: Max con questo libro si diverte/ con questo libro si diverte Max. 5. L’INTONAZIONE: l’insieme dei fenomeni sovra segmentali o prosodici che sono usati per manifestare diverse dimensioni del contenuto. Max si diverte con questo libro?> intonazione> interrogazione. L’intonazione in molte lingue ha la funzione di dare il significato generale al testo. Nell’intonazione vi è anche il caso dell’ironia che spesso capovolge il senso del messaggio. I TRATTI CHE CARATTERIZZANO LE STRUTTURE INTERMEDIE Tutte le strutture intermedie, condividono nelle diverse lingue, una serie di tratti: 1. POLISEMIA (MOLTEPLICITA’ DI FUNZIONI): un caso di polisemia analizzato è quello della parola carta un es. di omonimia è la parola fiera. La polisemia va distinta dall’omonimia , in quanto in essa è riscontrabile un qualche livello di motivazione. Ossia di richiamo fra i diversi significati, ossia di richiamo tra i diversi significati, mentre nell’omonimia si tratta di due diverse strutture intermedie. Non è sempre facile trovare la motivazione che lega le valenze polisemiche. Es. verbo andare Max va a scuola/ il riscaldamento non va/ questa gonna va accorciata/ questa gonna mi va bene/ non mi va di mangiare/ l’esame mi è andato bene/ in questa mensola va la tele/ questo modello va molto.> spostamento di spazio, funzionare, dover essere. Si cerca di capire il valore PREFERENZIALE, spostamento nello spazio, che è il concetto a cui gli altri valori sono riconducibili. La polisemia non riguarda solo il lessico ma le strutture linguistiche on generale. Es: il futuro Al pomeriggio sarò a Milano> tempo successivo al presente Festeggerete, adesso che gli esami sono andati bene> futuro congetturale riguarda il presente Da qui al centro saranno 400 metri> futuro di approssimazione riguarda il presente Dopo lo scritto lo studente sosterrà l’orale >futuro do comando. Le funzioni delle strutture intermedie manifestano una certa indeterminatezza, in quanto manifestano diversi valori. La struttura che manifesta un solo valore è quasi un’eccezione: ogni segno è polisemico quando è usato nei testi, perché la sua funzione si specifica in rapporto al contesto. 2. VARIANZA(molteplicità delle strategie di manifestazione di una stessa struttura intermedia): il secondo tratto è il vario manifestarsi o la varianza. Es il verbo francese aller indicativo presente e vais ,tu vas,il va, futuro j’ irai. La radice all non è presente in tutta la coniugazione del verbo. Lo stesso accade per to go went. In questi esempi la stessa unità di significato presenta più di una strategia di manifestazione> fenomeni di varianza. Anche nella morfologia, il rapporto fra manifestazioni e valori non è univoco. Per es. in italiano il modo infinito tempo presente si manifesta in modo diverso: -are, -ere,-ire. Il sistema linguistico si caratterizza per la forte presenza di polisemie, varianze,omonimie e sinonimie (parole con lo stesso significato: con, per mezzo di, servendosi, usando; ma, sebbene; ubriaco, ebbro ) nei diversi livelli che lo costituiscono. 3. PREFERENZIALITA’o NATURALITA’ : la preferenza facilita la comunicazione perché indica al destinatario l’interpretazione più probabile delle strutture intermedie che compaiono un un testo. Es. prestare: di solito significa dare con l’impegno di restituzione, ma vi è anche prestare attenzione, giuramento , aiuto. Prestare ha più di un valore ma il più immediato quello riportato sui dizionari come prima accezione , il valore preferenziale è dare con impegno alla restituzione. Un esempio nella morfologia è la desinenza –a che generalmente indica il femminile anche se ci sono nomi maschili che terminano per a come atleta, analista o parole femminili che non hanno desinenza –a mano, noce. Ma viene definita manifestazione preferenziale quella più tipica. 4. ENDOLINGUISTICA : ciascun livello del sistema linguistico (lessico, morfologia, sintassi, ordine delle parole, intonazione) presenta una conformazione particolare in ciascuna lingua, la sua natura è endolinguistica. In effetti le strutture intermedie variano notevolmente in ogni lingua. PERCHE’ INTERMEDIE? Si parla di strutture intermedie perché i segni linguistici si trovano a metà strada tra il senso e il suono il valore del segno si può determinare con certezza solo quando si può determinare con certezza solo quando lo si trova utilizzato in un preciso contesto. Nella concezione strutturalista il parlante realizza il suo discorso scegliendo, entro il paradigma offerto dal sistema, alcuni elementi e disponendoli insieme, nel sintagma secondo le regole date dal sistema stesso. Un’obiezione fondamentale è stata mossa a questo modo di descrivere la comunicazione verbale: se il compito del parlante è così ristretto ,egli può essere considerato responsabile del senso del discorso solo in minima parte. La responsabilità risulta del sistema, i testi sono sensati a priori, perché sono quelli previsti dalla struttura. Con questa concezione la libertà del parlante consiste solo nello scegliere una combinazione precostituita piuttosto che un’altra. In più la lingua non è venuta dal nulla, ed evolve, è maneggiata dai parlanti. Lo strutturalismo non è un’ipotesi adeguata per spiegare nel suo insieme la comunicazione verbale, ma resta una proposta rilevante per lo studio della sua componente fondamentale, la lingua. A partire da Saussure il sistema linguistico è stato indagato, interpretato e descritto ; l’ipotesi semiotica strutturalista del rapporto significato-significante non ha una validità assoluta perché non si applica a tutti i segni e non è sufficiente per spiegare il rapporto senso-testo ma continua ad essere uno strumento interpretativo per capire molti dati del sistema linguistico. Bisogna comunque modificare l’ipotesi di Saussure, il vero segno linguistico non è la singola parola ma il testo nel suo insieme, all’interno del quale ciascuna struttura linguistica, acquista un valore particolare. Negli ultimi decenni del 900 il sistema linguistico non è più inteso, come generatore delle espressioni linguistiche, ma come strumento che il parlante usa per costruire il proprio senso. SCHEMA P.138. Malgrado la lingua non sia considerata un generatore di testi, alcuni livelli linguistico possono essere trattati come generatori. Il lessico genera le unità lessicali, direttamente se si tratta di lessemi invariabili, con la morfologia se si tratta di lessemi variabili > le forme di parole così ottenute sono i sintagmi minimi. I sintagmi minimi vengono elaborati nella sintassi dando origine a sintagmi complessi o frasi. All’uscita dalla sintassi abbiamo gli enunciati o testi che vengono emessi con un certo ordine delle parole e con un’intonazione secondo il significato che si vuole comunicare. LE RISORSE COMUNICATIVE DEL LESSICO Il lessico è la componente più immediata del sistema linguistico. Lessico o parola ha molti significati: 1. Autorizzazione a parlare in un’assemblea> ho la parola 2. Capacità facoltà di parlare > il mio cane è intelligente, gli manca la parola 3. Parola come manifestazione del proprio credito rispetto agli altri > sei un uomo di parola 4. Lessema: la parola che trovo sul dizionario 5. Forma di parola dormiamo, dormito, dormissero 6. Il sintagma minimo> nel sintagma “chiodo schiaccia chiodo”ci sono tre parole o tre unità sintattiche minime o tre sintagmi minimi ma due lessemi. LA PAROLA E’ facile da un certo punto di vista contare le parole se teniamo conto esclusivamente del’aspetto ortografico (come in un telegramma o in un testo di videoscrittura). La parola dal punto di vista fonologico è intesa come segmento dotato di autonomia articolato ria: un segmento prima e dopo il quale si possono collocare ragionevolmente delle pause o sospensioni del discorso. Una parola fonologica è caratterizzata da: autonomia articolato ria, accento proprio, rispetto delle regole dono tattiche del sistema linguistico. Es: la gatta dorme > foneticamente 2 parole > normalmente non vi è pausa tra articolo e nome. Per quanto riguarda la parola come LESSEMA Aiuterei, avrei aiutato, aiutò, eravate stai aiutati…… > nel vocabolario sono riconducibili allo stesso lessema “aiutare” > in italiano l’infinito presente è la denominazione di questo lessema (in latino e in greco non è l’infinito ma la I pers. dell’indicativo presente). Nel vocabolario i lessemi sono i lemmi cioè un’unità autonome di significante e significato. Vi sono lessemi che hanno sempre la stessa forma, invariabili (avverbi) e lessemi che cambiano forma, variabili (verbi, agettivi…). Il concetto di forma di parola (bello, bella, bellissimo..) mette in evidenza il legame tra il lessico e un’altra struttura intermedia, la morfologia. Il lessico si articola in classi del lessico, cioè in insiemi di parole che condividono alcune proprietà a livello semantico, sintattico e morfologico. Le parole di un certo tipo si combinano con quelle di un altro tipo. I verbi e i nomi sono le classi del lessico che per prime sono state evidenziate nella storia della grammatica (Platone), ma sono anche le classi che coprono i ruoli fondamentali sia dal punto di vista dell’organizzazione sintattica, sia dal punto di vista semantico e pragmatico. Le altre classi variano da lingua a lingua: in italiano sono 9, in latino 8 (mancanza articolo). Le classi di lessico si caratterizzano perché ciascuna ha una sua prospettiva del valore linguistico: es. la prospettiva del verbo > divenire, movimento; congiunzione> rapporto tra i segmenti del discorso. Es. la mamma preparava la torta quando venivano le cugine. Il ruolo semantico del nome è quello di esprimere le entità, i verbi esprimono gli eventi, la congiunzione un rapporto tra le azioni. Per quanto riguarda le funzioni sintattiche: nomi>soggetti o oggetti, verbi>predicati, congiunzione> relazione tra i due enunciati per formare un enunciato unico. Dal punto di vista morfologico: ogni classe variabile del lessico ha una sua caratterizzazione: nome>genere e numero; verbo>modo,tempo,persona, numero. Le classi variabili in italiano sono: nome, agg, articolo, pron, verbo quelle invariabili: preposizione, congiunzione, interiezioni + avverbi a metà strada perche alcuni sono variabili. Figura p.144. I PROCESSI DI STRUTTURAZIONE DEL LESSICO. Ciascun reparto della lingua può essere concepito come un generatore delle proprie strutture intermedie. Il lessico genera lessemi. Il punto di partenza è la nozione di decidibilità, un insieme è detto decidibile se si è in grado di stabilire se un elemento dato appartiene o no all’insieme, bisogna definire i criteri di appartenenza ossia l’insieme dei tratti necessari e sufficienti per appartenere all’insieme. In ingresso del generatore del lessico si collocano tre tipi di strutture: i LESSEMI ELEMENTARI, LATENTI, FORMATIVI in uscita si trovano i LESSEMI ELEMNTARI(casa, acqua, sempre) e STRUTTURATI (acquoso,casetta). Il lessema elementare è un lessema che non è riconducibile a un altro lessema: casa>elementare, casalingo>strutturato. Lessemi lessicali e strutturati sono detti lessemi canonici, costituiscono l’insieme delle unità lessicali. I lessemi latenti sono un tipo particolare di lessemi elementari, non sono dei lessemi autonomi, ma servono a costituire lessemi strutturati. In italiano sono molto presenti lessemi latenti di origine latina come: durre dal lat. Ducere > tradurre, indurre, dedurre.. Ferire dal lat. Fero >conferire, inferire, interferire, preferire, proferire, riferire… I formativi lessicali : vengono usati nei processi di formazione dei lessemi. Vi sono per esempio: suffissi: in ita. Oso,ore,ino, mento . in ingl. Ly ,tion prefissi: in ita ri, stra, con, pre in ingl a, for, in.. tra i processi di strutturazione lessicale consideriamo: L’ALTERAZIONE: è un processo di formazione del lessico che non modifica l’appartenenza di un lessema a una determinata classe del lessico, ma ne modifica il significato. Si realizza con l’aggiunta di un suffisso e questo procedimento è molto usato in italiano e spagnolo. Diminutivi: cas-in-a, libr-ett-o asin-ell-o Vezzeggiativi : (categoria associata alla dimensione del piccolo o caro) car-ucci-o, ors-ettin-o Accrescitivi: om-on-e, donn-on-e bambin-on-e Dispregiativi: post-acci-o liber-col-o Spesso nella comunicazione orale si usa un alterato per creare un particolare efferro di atmosfera. Questa dimensione è pragmatica , e non semantica, perché riguarda non il contenuto della comunicazione, ma la posizione dei soggetti che comunicano. L’alterazione ha a che fare con la valutazione soggettiva, con la sensibilità di chi parla. Questo processo di formazione è carico di espressività. Essa tocca particolarmente i nomi ma può riguardare anche i verbi (canticchiare, leggiucchiare, giocherellare …), gli avverbi (pochino pianino, benone) PROCESSI FRASEOLOGICI: SINTEMI E FUNZIONI LESSICALI I due processi fraseologici non riguardano lessemi ma strutture sintattiche. SINTEMI FUNZIONI LESSICALI I sintemi sono combinazioni lessicali che, in forza al loro prolungato e frequente uso, vengono a essere percepite come un’espressione lessicale unica. E’una struttura apparentemente sintattica che in realtà è lessicale. Al momento della sua origine, il sintema presenta una particolare espressività che colpisce l’immaginazione, questo effetto può perdersi nel tempo. Es: “Non ho una lira” anche se ormai si usa l’euro, questo sintema è anche ora compreso da tutti e testimonia del passato dell’Italia. I sintemi possono essere di vario tipo: nominali: pan di Spagna, piede di porco, baci di dama, stella di Natale, coup de fil (fr), pied de gallina (sp) verbali: farsi in quattro per, gettare la spugna, avere la coda di paglia, avere la luna storta, dar en el blanco avverbiali: in un batter d’occhio, in quattro e quattr’otto, alle calende greche, sul più bello … preposizionali: a forza di, a cavallo tra, alla faccia di….. il sintema è caratterizzato dal fatto che il significato attuale dell’espressione tiene conto molto indirettamente del significato proprio delle parole che lo compongono. Il piede di porco è un attrezzo che ha vagamente la forma del piede del maiale usato dal carpentiere. Ho mangiato il piede di porco> significato letterale. LE FUNZIONI LESSICALI: Le funzioni lessicali sono state studiate per la prima volta dal linguista russo Igor Mel’ouk che ne ha individuate 50 di cui le più importanti sono: OPER; MAGN. Oper esprime il rapporto tra il nome e la situazione (decisione) e il verbo indicante l’azione di chi mette in atto la situazione (prendere). Un aspetto rilevante è che il valore dei diversi elementi lessicali (prendere, arrecare, formulare, tenere..) è fondamentalmente un generico mettere in atto. I tratta quindi di varianti fraseologiche , la cui scelta dipende dal contesto sintattico in cui colpaiono: prendere una decisione, to make a decision. > le varianti cambiano da lingua a lingua. Non vi sono relazioni con il significato originale del verbo, ma l’uso semantico dipende dal sostantivo indicante la situazione. Oper (x) = y la funzione lessicale Oper indica la realizzazione di una situazione il nome x indica la situazione il verbo Y indica l’azione compiuta da chi mette in atto la situazione. Oper (aiuto)= prestare oper(esame) = sostenere oper (domanda)= fare, rivolgere. Luigi presta aiuto a Leo > non si intende il significato di prestare come dare con impegno alla restituzione. Magn: la sua funzione lessicale è quella di intensificazione dell’aggettivo. Magn (ricco) sfondato Magn (sano) sano come un pesce Magn (innamorato): innamorato perso/pazzo Magn (stanco) stanco morto CAP 7 LA MORFOLOGIA LESSICO E MORFOOGIA È una struttura intermedia della prima articolazione che opera in correlazione con il lessico. Nell’antichità era insieme alla grammatica e alla sintassi una materia di studio obbligatorio. Come struttura intermedia la morfologia elabora strutture che sono caratterizzate da molteplicità di funzioni (polisemia) , molteplicità di strategie di manifestazione (varianza); preferenzialità ed endolinguisticità. Come le altre strutture intermedie la morfologia costituisce un reparto di produzione, attraverso il quale il soggetto parlante elabora il proprio testo. Compito della morfologia è trasformare il lessema variabile in forma di parola, sintagma minimo. In effetti la forma di parola è iol lessema così come esso occorre nel testo. Un lessema variabile non può essere utilizzato allo stato puro, deve passare attraverso la morfologia. Nei lessemi variabili la forma di parola presenta una componente lessicale e una morfologica. Il lessema variabile entra nel reparto morfologia, e secondo la classe di lessico di cui fa parte, deve caratterizzarsi secondo certe categorie e non altre, assumendo entro ciascuna di queste una delle alternative. Es il nome deve caratterizzarsi secondo la categoria numero (assumendo il morfema del sing o del pl) ma non deve caratterizzarsi secondo la categoria del tempo. L’assunzione di un determinato morfema comporta l’attivazione del morfo che lo manifesta. In uscita la forma di parola è pronta per entrare in un testo . Giardin-o il lessema è trasparente rispetto al suo significato la componente morfologica –o da sola non comunica nulla. Le classi del lessico contengono un numero illimitato di lessemi, le categorie morfematiche presentano un numero di morfemi ristretto e chiuso. Il lessico evolve velocemente la morfologia subisce cambiamenti rari e lenti. la morfologia è un sistema chiuso e sistematico, il lessico aperto e flessibile. MORFOLOGIA E TIPOLOGIA DELLE LINGUE L’opposizione presenza/assenza di morfologia caratterizza i sistemi linguistici. Es di morfema: la forma di parola cant-iamo manifesta diversi morfemi: genere verbale, diatesi attiva, modo indicativo, tempo presente, numero plurale, 1 persona.. cantiamo è una forma compatta non ulteriormente scomponibile in elementi significativi. Questo tipo di manifestazione morfologica si chiama AMALGAMA MORFEMATICO. Nell’imperfetto italiano cant-av-o, cant-av-i, cont-av-amo…… > componente morfologico composto da due parti av e o/a/amo… le due parti sono due distinti morfi. Quando i morfemi sono amalgamati in un unico morfo > procedimento flessionale Quando la manifestazione morfologica è scomponibile cioè vi è un componente morfologico (insieme di morfi) > fenomeno di agglutinazione. La classificazione dei sistemi linguistici in rapporto alla morfologia : - lingue isolanti non presentano morfologia o presentano una morfologia ridotta: cine ma anche inglese si avvicina a questo caso. - Lingue sintetiche > presentano morfologia: . agglutinanti > prevalenza di componenti morfologici Formati da più morfi. Ungherese, turco, finlandese . flessive> prevalenza componenti morfologiche di un Solo morfo . ita, franc, tedesco La maggioranza delle lingue non rappresenta un tipo allo stato puro (imperfetto in italiano) CATEGORIA MORFEMATICA, MORFEMA, MORFO Le categorie sono paradigmi morfematici: classi di morfemi alternativi, ciascuno dei quali veicola un insieme di potenziali funzioni. Dentro a ciascuna categoria ci sono più morfeni, che sono le alternative possibili fra le quali la categoria morfematica impone al lessema di scegliere pr formare una certa forma di parola. I morfemi sono manifestati dal componente morfologico della forma di parola. Il morfo è il significante (o strategia di manifestazione) di uno o più morfemi. CATEGORIE MORFEMATICHE E CLASSI DI LESSICO Dormo dorme >categoria morfematica relativa alla persona Dormo dormivo> categoria morfematica relativa al tempo Dormo dormiamo> il numero La struttura del componente morfologico è determinata dalla classe cui esso appartiene. Es:verbo>diatesi, modo,tempo, persona, numero..). Si può riconoscere la classe del lessico a cui una parola appartiene a partire dalle categorie morfematiche a cui i lessemi sono esposti. IL CALCOLO DELLE FORME DI PAROLA Lingue agglutinanti e lingue flessive hanno una strategia di costruzione del componente morfologico assai diverse e questo caratterizza i morfi dal punto di vista della loro natura semiotica e del loro numero. Nelle lingue vi è un rapporto semiotico più diretto tra morfema e morfo. Per quanto riguarda il numero dei morfi, nelle lingue agglutinanti esso coincide, idealmente, con il numero dei morfemi, mentre nelle lingue flessibili esso coincide, sempre idealmente, con il numero delle forme di parola. Le lingue agglutinanti hanno un numero di morfi inferiore, ma hanno una più complessa struttura del componente morfologico; le lingue flessive hanno un numero di morfi superiore. Il n. delle forme di parola è teoricamente lo stesso. Se si considera l’aggettivo in latino si incontrano tre forme per il genere (masc, fem, neutro), due per il numero (sing pl), 6 per i casi. Quindi senza considerare i gradi si ha 3x2x6= 36 se consideriamo i 3 gradi (positivo, comparativo, superlativo) 3x2x6x3= 108 > prodotto del numero dei morfemi di una categoria x quello delle altre categorie. Poiché i fenomeni morfologici son endolinguistici, il calcolo delle forme dà risultati diversi nelle diverse lingue in quanto in ogni lingua le categorie morfematiche e il numero dei morfemi variano. Pes es. in ingl. Il sostantivo non ha morfemi né del caso (come in ted) né del genere ma solo quello del numero. MORFEMI FISSI e LIBERI Alcuni morfemi sono fissi in quanto legati al singolo lessema > in ita il morfema del genere nominale, un sostantivo o è masc. o è fem (casa uomo), mentre quello del numero è libero (uomo, uomini); negli agg. Sono entrambi liberi (bello,a,i,e) STRATEGIE DI MANIFESTAZIONE DEI MORFEMI Il morfo, unità significativa minima della manifestazione morfologica, più comune è costituito da una sequenza di fonemi che si saldano al componente lessematico formando un’unica parola: cant-iamo. Ma vi sono diverse strategie: IL MORFO ZERO E IL MORFO -1 :Il morfo zero caratterizza uno o più morfemi attraverso nl’assenza di un componente morfologico manifesto. Il morfo 0 realizza un esempio di sistema minimo, costituito da un unico elemento di cui risulta significativa l’assenza o la presenza. Es il sing del sostantivo ingl. Boy 0 rispetto a boy-s. Il morfo - s realizza il morfema del pl. Quando è presente e del sing. Quando è assente. In alcune lingue vi è il morfo -1, es: la fonetica dell’aggettivo vert che si distingue da verte per la non pronuncia di –t > morfo -1 L’AMALGAMA MORFEMATICO: un morfo che manifesta più di un morfema es; cant-a. –a> numerosi morfemi. IL SINCRETISMO: è un tipo particolare di omonimia a livello morfologico, per cui morfemi diversi della stessa categoria morfematica ricevono la stessa manifestazione. Si tratta di mancata distinzione delle opposizioni entro la stessa categoria. Per es. il congiuntivo ita che io veda, che tu veda, che egli veda > -a morfo di 1,2,3, pers. > si dice che le tre forme sono sincretiche rispetto alla persona. In generale la distinzione viene recuperata tramite un processo di disambiguazione, ossia mediante un’inferenza (un ragionamento) con cui cancelliamo le informazioni non compatibili. Tutte le strutture intermedie possono Il termine pretesa sottolinea la natura tendenziale e non assoluta di questi requisiti che si realizzano in modi diversi. TIPOLOGIA DEI NOMI La classe del nome abbraccia strutture linguistiche differenziate: per strutture semiotiche:nomi propri e nomi comuni per natura semantica: nomi concreti e nomi astratti in rapporto al tratto della distinguibilità: nomi numerabili e nomi di massa per la rilevanza del singolo individuo e dell’insieme: nomi individuali e collettivi figura p.199 NOMI PROPRI E COMUNI I nomi propri (Carlo, Como, Po, Inter, Ferrari, Romanticismo… ) sono caratterizzati da opacità semantica. Designano , individuano senza caratterizzare. Dicendo Luigi designo una determinata persona ma non attraverso caratteristiche, non c’è un modo particolare per essere Luigi. Il nome proprio è una denominazione convenzionale che designa grazie al fatto che è condivisa dai soggetti che comunicano. La designazione del nome proprio avviene attraverso un procedimento di tipo deittico “individo la x chiamata per questo nome in questo contesto”. Nel nome comune la designazione avviene attraverso un procedimento semantico. Il nome comune (ragazza, città, periodo,epoca, squadra..) designa grazie alle caratteristiche della sua entità. NOMI CONCRETI E NOMI ASTRATTI Il nome concreto indica un’entità qualcosa di cui si può dire esiste o non esiste (albero, Befana, Dio, tigre..), il nome astratto qualcosa che accade o non accade, che ha luogo o non ha luogo. La realtà che esso designa è una proprietà (pallore, bontà..),un fatto (caduta..) , una situazione (danno, aiuto..), un evento (promessa..) NOMI NUMERABILI E DI MASSA I nomi numerabili designano entità discrete delimitate nello spazio come oggetti o corpi( bambino, albero, atomo, percorso…) o delimitati nel tempo con un inizio e una fine (processo, notte..) I nomi di massa indicano realtà che non si lasciano configurare da precisi confini nello spazio e nel tempo. I nomi di massa possono essere sia concreti sia astratti (acqua, burro ,riso, bontà equilibrio. fame, sete, giustizia..) INDIVIDUALI E COLLETTIVI Distinzione all’interno dei nomi numerabili: individuali> designano singole entità (nave, rondine,pesce, persona, studente..); collettivi > nomi che indicano raggruppamenti (flotta, pattuglia, stormo, branco, gregge..) i nomi collettivi sono ridotti > opposizione meno rilevante. GLI USI DEL NOME La struttura semantica del nome (X:Px) comprende una componente denotativa (x) e una componente categoriale (P) : negli usi del nome può essere privilegiata una delle due dimensioni. L’uso DENOTATIVO: in primo piano il compito di individuare una realtà, il nome svolge la funzione semantica di argomento. Es. Il professore è arrivato in ritardo. Nell’uso CATEGORIALE prevale la componente semantica predicativa. Il nome può essere un predicato nominale. Il nome viene usato per caratterizzare la realtà di un altro nome es. Dante è un poeta. Oppure il nome è il nucleo di un SN in funzione di opposizione a un altro SN. Es: il bambino, un soldo di cacio, correva nel prato. C’è un uso categoriale del nome anche nella sua funzione di argomento. Il Presidente della Repubblica ha 70 anni > presidente : uso denotativo indica una precisa persona. Il Presidente della Repubblica sembra avere poteri limitati.> presidente: indica un ruolo, una categoria. I due usi denotativo e categoriale , diventano particolarmente significativi per i nomi di massa. Nei nomi di massa il singolare indica la qualità della massa (vino, acqua ,sabbia, frumento..); il plurale indica tipi diversi di massa (vini, sabbie..). Mentre nell’uso categoriale i nomi di massa sono direttamente utilizzabili senza trattamenti particolari, nell’uso denotativo è necessario recuperare il tratto della distinguibiità. Uso categoriale: il buon vino rallegra il cuore, l’acqua gasata contiene anidride carbonica; la generosità orna la vita. > non si parla di precise realtà ma si attribuiscono delle proprietà >usi categoriali. L’uso denotativo del nome di massa è possibile solo se si delimita, entro la massa, delle unità precise, facendoli diventare dei nomi di massa numerabili. Gli strumenti possibili sono 3: - I QUANTA: una configurazione tipica di una cera sostanza: una fetta di torta, una zolletta di zucchero, un panetto di burro … - Le unità di misure: tre litri di vino, un cucchiaino di burro, due km di strada, cinque ore di cammino - I contenitori: un bicchiere di acqua, una bottiglia di vino, una latta d’olio.. Il nome ha la sua funzione semantica e comunicativa nell’essere argomento. Il nome richiama un ambito della realtà, la rende presente al mittente e al destinatario evocandola. Il nome svolge la sua funzione di argomento entrando in un sintagma nominale insieme ai determinanti (articolo e aggettivo). Inoltre per completare la sua funzione categoriale ha spesso bisogno di aggettivi e di specificazioni o per alleggerire un testo può essere sostituito da un pronome. CAP 9 DALLA STRUTTURA SINTATTICA ALL’ORGANIZZAZIONE TESTUALE Il testo inteso nella sua interezza va inteso come una gerarchia di predicati che portano ad un senso unitario. DAL SINTAGMA MINIMO ALL’ENUNCIATO I sintagmi minimi coincidono con le forme di parola ono le unità minime che costituiscono “la combinazione significativa”, essi sono costituiti da lessemi invariabili e variabili. Il sintagma minimo può costituire da solo un sintagma, oppure può unirsi ad altri sintagmi minimi per formare sintagmi nominali, verbali, predicativi, proposizionali,… il sintagmaè una porola o un insieme di parole che svolge una sola funzione sintattica. . il sintagma NOMINALE (SN) è costruito attorno al nome che ne costituisce il nucleo con le sue eventuali espansioni (articoli, aggettivi). Può aver funzioni diverse: soggetto> un bambino corre; oggetto >vedo un bambino; complemento> parlo con un bambino; apposizione > Leo, bambino furbetto, non si lascia sorprendere. . il sintagma VERBALE (SV)costituito dal verbo>nucleo e dal determinante che eventualmente si associa (Maria ) mangia una grossa fetta di torta; (Luigi) è davvero simpatico. . il sintagma PREPOSIZIONALE (SPrep) è formato da un sintagma nominale (SN) retto da una preposizione. Può essere: incluso nel SV perché completa sintatticamente il verbo di cui è determinante (Luigi) litiga con Maria può costituire un sintagma a parte che aggiunge informazioni alla struttura semantica del verbo.( Luigi) litiga con Maria per l’auto . il sintagma PREDICATIVO (SP) mette a fuoco una particolare dimensione, si riferisce al sintagma che ha per nucleo il verbo, nelle sue relazioni sia con i sintagmi che fungono da argomento del predicato semantico del verbo sia con sintagmi che rappresentano altrettanti predicati semantici di cui il verbo stesso è argomento. In questa prospettiva Luigi litiga con Maria per l’auto risulta formato da SN: Luigi e dal SP litiga con Maria per l’auto. (parte che non ho capito p.261) SN soggetto e SV costituiscono l’articolazione fondamentale per l’organizzazione sintattica del testo. L’enunciato è un compiuto morfo-sintattico basato sulla saturazione delle valenze morfo-sintattiche, intese come bisogno che la forma di parola ha di integrarsi con altre forme di parola, secondo i procedimenti previsti da ogni lingua storico-naturale. LA NOZIONE DI COSTITUENTE I sintagmi sono costituenti, cioè gruppi di una o più parole che svolgono funzioni sintattiche unitarie entro l’enunciato. L’operazione per delimitare i costituenti è chiamata parsing (dal verbo latino con cui il maestro incitava all’analisi grammaticale). Si procede per sostituzioni, che lasciano inalterata la struttura sintattica del’enunciato pur modificandolo dal punto di vista semantico. Due sono i procedimenti la sostituzione e la permutazione. . Sostituzione: il nuovo professore legge in biblioteca, Max legge in biblioteca, il nuovo professore legge dante in biblioteca, il nuovo professore legge al bar, il nuovo professore mangia al bar. Ognuno degli elementi della frase può essere sostituito. . la permutazione: il nuovo professore legge un breve saggio in biblioteca, in biblioteca il professore legge un breve saggio, il nuovo professore legge in biblioteca un breve saggio, il nuovo professore in biblioteca legge un breve saggio. Sostituzioni e permutazioni mettono in luce che gli enunciati constano di componenti sintattici, o sintagmi, ciascuno dei quali svolge una funzione particolare, la strutturaa sintattica fondamentale del’enunciato è E> SN+SP I costituenti emergono nella linearità dell’enunciato, manifestando l’organizzazione gerarchica cioè le relazioni di dipendenza. Ciascun costituente assume senso sintattico in rapporto alla totalità con cui si lega, cioè in relazione al posto che occupa, sia nella rete di dipendenze che sta dietro al testo, sia in relazione agli altri elementi con i quali è direttamente legato. Le relazioni sono varie: verbo-sintagmi ad esso legato, oggetto-apposizioni (questo libro, caposaldo della linguistica è stato scritto…), nomi- modificatori (Lea mi ha dato un suggerimento, pertinente), dipendenze rette da preposizioni (con Nicecat il tuo gatto ha il pelo più lucido)……. LE STRATEGIE DI MANIFESTAZIONE DEL NESSO SINTATTICO. La tipologia della lingua determina modalità diverse nella manifestazione dei nessi sintattici. Nelle lingue prive di morfologia la sintassi non può essere manifestata che attraverso l’organizzazione reciproca dei lessemi dell’enunciato. I nessi sintattici si manifestano attraverso 3 modalità: concordanza, reggenza giustapposizione. CONCORDANZA: manifesta i nessi interni a un sintagma. Es: una splendida giornata> i morfemi estrinseci dell’articolo (determinante) e dell’aggettivo (espansione) sono omologhi di quelli intrinseci al sostantivo (nucleo) : singolare per il numero e femminile per il genere. REGGENZA: quando i morfemi estrinseci che compaiono in un sintagma sono determinati da un altro sintagma Es. amicus amicum iuvat (l’amico aiuta l’amico) il morfema amicus (nominativo) è sogg, il morfema amicum (accusativo) è c. ogg, entrambi dipendono dal verbo iuvat che li regge. GIUSTAPPOSIZIONE: in italiano, in inglese molto importante. Luigi ama Maria> grazie alla posizione dei sintagmi si distinguono il ruolo di sogg. E comp. Ogg. Quando prevale la giustapposizione come manifestazione della sintassi è inevitabile che l’ordine delle parole assuma una funzione determinante e sia di conseguenza meno libero. PARATASSI E IPOTASSI Avverbi connettori (invece, perciò,altrimenti) e i deittici testuali (anafore e catafore) servono per costruire strutture enunciative composte che caratterizzano PARATASSI IPOTASSI sia la paratassi (o coordinazione sintattica) che l’ipotassi (o subordinazione sintattica) contribuiscono alla manifestazione delle gerarchie dei predicati. L’IPOTASSI.: rappresenta in modo evidente le dipendenze tra le unità del testo, è lo strumento fondamentale per la manifestazione di una dispositivo che sia consapevole del suo ordine gerarchico. Nell’ipotassi trionfa la connessione logica, essa sottolinea la compattezza, l’unità dei procedimenti testuali. PARATASSI: il suo compito coincide con un altro aspetto della strategia testuale: articolare il tempo del testo in momenti dotati di una loro autonomia, senza tuttavia perdere l’unità Il nesso nell’ipotassi è messo in evidenza dalla presenza dei relata, nella paratassi si collega un relatum a un sostituente che riprende o anticipa, attraverso anafora o catafora, frammenti di mondo spesso complessi,significativi esplicitamente altrove nel testo. Visto che sono passate le 7.00, dobbiamo tornare a casa (sintassi ipotattica) Sono passate le 7, perciò dobbiamo tornare a casa (sintassi paratattica con anafora) p.268??