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Storia della lingua italiana: lirica siciliana e toscanizzazione, Appunti di Storia della lingua italiana

linguisticaStoria medievaleFilologia

In questo documento del 21/02/2022, si discute della storia della lingua italiana, con particolare attenzione alla lirica siciliana e alla sua toscanizzazione. Vengono presentati i primi esempi di poesia in volgare, come la poesia siciliana degli anni '30 del 1200, e la lirica siculo-toscana, che si distingue per temi politici e sociali. Viene inoltre affrontato il tema della toscanizzazione, che consiste nella standardizzazione della lingua toscana, e del suo impatto sulla lirica siciliana. Infine, si fa riferimento al frammento zurighese, un importante ritrovamento che ha permesso di datare la carta di guardia agli anni 1234/1235.

Cosa imparerai

  • Cos'è il frammento zurighese e perché è importante nella storia della lingua italiana?
  • Come si sviluppa la lirica siciliana e qual è il suo rapporto con la toscanizzazione?
  • Quali sono i primi esempi di poesia in volgare in Italia?

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 12/05/2022

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Scarica Storia della lingua italiana: lirica siciliana e toscanizzazione e più Appunti in PDF di Storia della lingua italiana solo su Docsity! STORIA DELLA LINGUA ITALIANA B 21/02/2022 La lirica è una tipologia di scrittura in versi, sottogenere della poesia, che parla dell’io e si distingue dalla poesia narrativa che racconta vicende esterne all’io. Ci sono epoche in cui l’io è intimista (tematiche introspettive) e epoche in cui l’io è sociale e diventa quasi un “noi”. Petrarca tende all’io intimista e raramente parla di cose esterne, sono sonetti/madrigali/liriche che parlano dei moti dell’anima. Cavalcanti e Dante stilnovista parlano di quello che succede all’io in relazione con gli altri, in generale tutta la poesia siculo-toscano in cui non è la tematica amorosa a dominare ma lo sono temi politici, sociali, di gestione del denaro. Prima di loro c’era solo la poesia siciliana: prima testimonianza di poesia in volgare degli anni ’30 del 1200 noti in forma toscanizzata ad esempio Giacomo da Lentini che si trovava alla corte itinerante di Federico II. [Formata da Siciliani insulari, Apuli e una percentuale minore di Toscani e dal nord (anche Francesi e Tedeschi). Gli insulari avevano ruoli di spicco solitamente.] I testimoni di questa lirica sono il Vaticano Latino 3793, Laurenziano IX e il Palatino, la forma di queste liriche è toscanizzata e sin dalle seconda metà del ‘200 circolava in questo modo, anche Dante legge queste liriche, ma non aveva idea che fossero toscanizzate. [RIGUARDA CARTA DEI PELLEGRINI: sunto della divisione areale dei volgari italiani i quali non coincidono perfettamente con i confini regionali. Accenno su isoglosse] I funzionari che scrivevano poesia in un volgare peninsulare con elementi misti: insulari, meridionali, toscani/settentrionali ed è proprio questa natura ibrida che è ciò che chiamiamo siciliano illustre. Ad esempio la lingua d’Oc si convenzionalizza prendendo tratti di varie zone e caratteristiche artificiose, come fa appunto il siciliano illustre. Barbieri, erudito cinquecentesco, scrive un trattato “il libro dell’arte del rimare” di cui abbiamo l’autografo, non fu pubblicato subito ma solo nel ‘700. In questa testimonianza scrive di aver trovato un libro siciliano che conteneva poesia Federiciane scritte in una forma non toscanizzata e ne copia alcuni frammenti importanti: alcuni di Stefano Protonotaro e alcuni di re Enzo, alcuni erano già noti in forma toscanizzata (ad esempio ”S’eo trovassi pietanza”). In sostanza solo alla fine del ‘700 si viene a conoscenza della vera lingua siciliana. Nel ‘900 si sospetta comunque della veridicità del trattato di Barbieri dato che questo libro siciliano nessuno l’aveva visto, tra l’altro Stefano Pronotaro e re Enzo sono autori tardi. Frammento zurighese: ritrovato negli anni ’90 dalla Brunetti, nel ’93 ne dà la prima notizia, ma solo nel 2000 abbiamo un edizione completa. Nel 1234/1235 viene copiato, è quindi antecedente alla morte di Federico II. La lirica presentata era presente solo nel Vaticano Latino 3793 in versione toscanizzata scritta da Giacomino Pugliese di cui non sappiamo niente però supponiamo che sia uno dei più antichi compositori siciliani, possiede un piccolo corpus di 8 componimenti. In genere all’epoca erano “canzoni” cioè liriche accompagnate da musica, ha dei tratti di arcaicità che confermano l’ipotesi che l’autore sia uno dei primi rimatori ed è molto differente dalla poesia matura di Giacomo da Lentini. Questo frammento ci dice che Barbieri non mentiva e per la prima volta documentiamo una base documentale solida e cioè l’originale con la sua toscanizzazione. 0-7/8 minuti di reg schermo