Scarica Appunti Prodotti Cosmetici e più Sbobinature in PDF di cosmetologia solo su Docsity! MERCATO COSMETICO L’Italia è il principale paese mondiale per la produzione di cosmetici e prodotti per capelli. La popolazione mondiale è in crescita e si affacciano sul mercato dei nuovi consumatori. Inoltre cambia anche lo scenario in quanto: - la popolazione mondiale sta invecchiando (c’è necessità di prodotti cosmetici che soddisfino i cambiamenti); - Aumentano i Single; - Urbanizzazione l’inquinamento è più presente; - I prodotti ora vengono acquistati dall’utente finale; - Non più nicchie (giovani, uomini, altre etnie es: africani hanno una tipologia di capello diverso). Il consumo del prodotto cosmetico si complica perché ora nel consumatore scattano altre considerazioni che lo spingono a valutare i prodotti: problemi ambientali (si sta evolvendo il cosmetico verso la sostenibilità); etica commerciale (prezzo); rapporto con gli animali; etica personale; salute e sicurezza. Per quanto riguarda la salute c’è stato un boom di prodotti e servizi legati al fitness; in più c’è un conflitto tra consumo cospicuo (preoccupazione per l’ambiente) e necessità di auto-gratificazione in quanto cosmetico è sinonimo di autogratificazione. Esistono 4 grandi categorie di vendita dei cosmetici: abbiamo le GRANDI e PICCOLE SUPERFICI, le quali ognuna può avere un CANALE FUNZIONALE e un CANALE EMOZIONALE COSMECEUTICO = termine che usiamo, ma che NON dovrebbe essere usato in quanto la parola “cosmetico + farmaco” è un concetto vietato dal regolamento. CICLO DI PRODOTTO intendiamo la vita del prodotto dal lancio a quando viene ritirato dal mercato. Ha la fase di: - Sviluppo termine negativo di profitto in quanto ha un impatto economico a livello dell’azienda che deve investire denaro nel nuovo progetto; - Ricerca è la fase più attiva perché si deve rinnovare di continuo ed è più lunga; - Introduzione nel mercato prima al distributore poi sugli scaffali fino al cliente. Dal momento in cui è posto sugli scaffali si capirà l’andamento di quel prodotto; - Crescita, Maturità dipendono molto anche dalla pubblicità; - Declino 1 Dal 2000 al 2020, il ciclo di prodotto è cambiato molto: se nel 2000 il prodotto rimaneva nello scaffale per 14 mesi, ora ha vita di 6 mesi. I MARCHI specialistici tendono ad aumentare le aspirazioni da soddisfare e puntano ad una loro aumentata credibilità tramite una informazione del tipo scientifico. I professionisti della cosmetica sono: 1) Farmacista esperto nella vendita del prodotto farmacie, parafarmacie, GDO; 2) Farmacista operante nelle farmacie territoriali esperto nella preparazione di formulazioni cosmetiche; 3) Esperto nella formulazione di prodotti cosmetici; 4) Esperto nella produzione industriale di preparati cosmetici; 5) Esperto nel controllo qualità, nonché ella valutazione della sicurezza ed efficacia; 6) Esperto nel marketing del prodotto cosmetico. COSA SONO I COSMETICI? C’è stata una evoluzione delle leggi che regolano i cosmetici. Innanzi tutto direttiva e regolamento sono differenti: DIRETTIVA: è una legge del Parlamento Europeo, pubblicata sulla Gazzetta e ha valore di legge su tutti gli stati membri della comunità europea. La direttiva deve essere RECEPITA da ogni singolo stato che poi emana un decreto legislativo. La legge quindi deve essere approvata all’interno del Parlamento di ogni singolo stato quindi dalla direttiva a quando viene approvata da parte dello stato possono passare anche molti anni; nel mentre vale ancora la legge precedente, e questo tempo serve a consentire l’adeguamento regolatorio. Per esempio la Direttiva del 1976 N 768 CEE, in Italia è diventata decreto nel 1986 REGOLAMENTO: sono sempre leggi promulgate dal Parlamento Europeo, ma a differenza della direttiva, diventa IMMEDIATAMENTE legge e non deve passare per ogni singolo stato per essere approvato. COSMETICO: prima erano sotto la direttiva ora invece è sotto regolamento. I prodotti cosmetici vengono definite nel Regolamento del 2009 (ancora in vigore) come sostanze e preparazioni, diverse dai medicinali, destinate ad essere applicate sulle superfici esterne (devono essere superfici integre e non lese come le ferite perché altrimenti diverrebbe farmaco o dispositivo medico) del corpo umano, allo scopo esclusivo o prevalente di pulirli (dentifricio, shampoo), profumarli (deodoranti), modificarne l’aspetto (make up, smalto), correggere gli odori corporei, proteggerli (crema mani, crema solare) o mantenerli in buono stato (balsamo, crema idratante). Esclusivo: si riferisce alle diverse azioni cosmetiche che possiamo attribuire ad un cosmetico: identifico una funzione esclusiva. Prevalente: quando dico “mi profuma, ma anche azione repellente per le zanzare” quindi è esclusivo ma ha anche un’altra funzione. Il MODO IN CUI PRESENTO IL PRODOTTO è il nocciolo che differenzia un cosmetico da un medicinale (potrebbe benissimo avere gli stessi ingredienti e funzioni). Per esempio: gel antisettico è un dispositivo medico, gel detergente igienizzante è un cosmetico. Per mettere in commercio un cosmetico (che ha una scadenza a partire dall’apertura) io faccio una NOTIFICA alle autorità competenti, mentre per un dispositivo medico (ha una scadenza generica anche da chiuso) devo fare una RICHIESTA al Ministero della Salute. 2 Dal punto di vista legislativo si distinguono 2 casi: 1) Per i prodotti che durano più di 30 mesi (2 anni e mezzo) l’indicazione della data di durata NON è obbligatoria; Il prodotto è da considerarsi scaduto solo quando: a) Perde la sua funzione originale (tinture, smalti…) b) Possa arrecare danno (pH, inquinamento microbico, formazione di sostanze nocive..) 2) Per i prodotti che durano meno di 30 mesi, l’apposizione della data di scadenza è obbligatoria. Per la scadenza del prodotto rimangono comunque validi i casi prima detti. Come ci si comporta una volta aperte le confezioni? Per i prodotti cosmetici che durano più di 30 mesi deve essere riportata un’indicazione relativa al periodo di tempo in cui il prodotto, una volta aperto, potrà essere utilizzato senza effetti nocivi per il consumatore. Tale informazione è indicata tramite il simbolo PAO. Secondo il regolamento 1223 non si ammette la realizzazione di test su animali né dei prodotti cosmetici né di nuovi ingredienti. FAKE NEWS IN COSMETICA Ma i cosmetici sono sicuri? Nel web c’è confusione da parte dei blogger, siti, ecc. Ci sono campagne denigratorie sui cosmetici: senza parabeni (sono conservanti molto utili, quasi essenziali per i cosmetici; un conto è non aggiungere conservanti nel cibo, un conto è non aggiungerli nei cosmetici); senza petrolato, sls free, ecc. Per questa grande confusione, la Commissione Europea ha dato una raccomandazione: non bisogna utilizzare diciture “senza qualcosa” perché si crea una confusione nel consumatore e si crea una competizione commerciale non sana. Lo raccomanda anche per la dicitura “ipoallergenica” perché è impossibile prevedere che un prodotto non dia allergia al 100% perché andare incontro ad allergia è una variabilità enorme soggettiva. Stessa raccomandazione è stata fatta per i solari che riportavano la dicitura “schermo totale, assoluto” perché è impossibile. Per quanto riguarda il Cruelty Free (o non testato sugli animali: dicitura non più utilizzabile) sono indicazioni scorrette per il consumatore perché il test sugli animali sono stati vietati dalla legge in 5 Europa, quindi inserirlo può inculcare nella testa del consumatore l’idea errata che i prodotti cosmetici siano testati sugli animali. Il web consiglia il cosmetico “Fai da Te”, ma i rischi legati ad un cosmetico fatto male sono alti e gravi. Fa presupporre poi un’idea sbagliata, ovvero che il cosmetico che io acquisto fa male. Esiste poi il “Biodizionario” ovvero il semaforo dei cosmetici, che è basato su alcuni criteri che sono però fuorvianti. Per esempio nello squalene o paraffina c’è un semaforo rosso, e io penso che quindi facciano male, ma non è così. Il ruolo del farmacista è quindi di avere, nella sua formazione, con le basi che ha, un pensiero razionale e scientifico e capire cosa sia vero e cosa no. Generalmente si pensa che ciò che è biologico fa bene, mentre quello chimico fa male: SBAGLIATO più è naturale più potrebbe fare male. Un prodotto di sintesi è purificato quindi so quello che è presente e che questo è puro al 99% (ci possono essere tracce di solvente); il prodotto naturale invece può contenere sporcizie. Ad esempio si pensi all’acido ialuronico derivato dalle creste del gallo e l’acido ialuronico derivato da sintesi. Un altro esempio può derivare dagli Oli Essenziali che hanno la funzione di proteggere le piante da invasione dei parassiti, batteri. Gli oli essenziali per un soggetto che ha tendenza allergica va assolutamente vietato perché l’olio essenziale è ricco di allergeni: olio essenziale di limone naturale contiene circa il 65-75% di limonene che è un allergene. Un ultimo esempio può essere dato dal Burro di Albicocca naturale che contiene molti metalli pesanti che magari in un prodotto sintetico non trovo in così elevate quantità. I CONSERVANTI controllano la crescita dei microrganismi nei prodotti. Sono sostanze con azione tossica selettiva nei confronti dei batteri e dei funghi. L’assenza di microrganismi è importante per la sicurezza del consumatore, in quanto un prodotto mal conservato si può deteriorare ed essere fonte di infezioni. I Parabeni sono composti impiegati come conservanti nei prodotti cosmetici. La campana contro i Parabeni è nata da un articolo scientifico che aveva studiato delle donne con tumore al seno, dopo biopsia, hanno valutato delle sostanze contenute nel prodotto biologico prelevato e hanno visto un elevato quantitativo di parabeni e hanno fatto 1+1. L’articolo è stato poi ritirato in quanto non è stato preso in considerazione una popolazione di riferimento: non è stato preso un gruppo di donne che non avessero il tumore e non è stato visto se prelevando del tessuto, avessero lo stesso quantitativo di parabeni. Nel regolamento 1223 troviamo degli allegati e nell’allegato V sono elencati tutti i conservanti autorizzati come tali nei prodotti cosmetici. Questo ha creato un enorme problema e confusione perché è diventata una sorta di lista positiva in cui andare a pescare le sostanze ammesse come conservanti quindi conservanti, facendo la differenza con altre sostanze non comprese in questa tabella che pure avendo proprietà conservante non erano presentate come conservanti. Dei conservanti presenti in tabella si dà l’indicazione della dose massima e delle condizioni di impiego. Per esempio: E’ ammesso nei prodotti cosmetici al max 0,5% come acido: se ho il sale da quel peso dobbiamo togliere il peso del catione. 6 Funzione ad un pH compreso tra 3 e 5 ciò vuol dire che se ci troviamo a pH maggiore non funziona più. La sua capacità di abbattere la carica microbica è scarsa nei confronti dei Gram +, Gram -, e Funghi (scarsa non vuol dire nulla). Se noi per esempio prendiamo il Fenossietanolo vedremo che la sua capacità antimicrobica è discreta per Grm +, Gram -, e Funghi. Questo vuol dire che quando cerchiamo di conservare un prodotto, conviene associare più conservanti tra loro. Per esempio l’acido benzoico è utilizzato spesso in associazione con il fenossietanolo (pur mantenendo il pH sotto a 5). Esistono diverse miscele già preparate dai fornitori che mettono insieme i vari conservanti in % appropriate a secondo del profilo batterico in maniera tale da avere il risultato migliore a concentrazione più bassa. In verità nella scelta del conservante e del suo quantitativo subentrano tanti altri fattori: - Il quantitativo di acqua della formulazione perchè i batteri, funghi, attaccano la fase acquosa e non attaccano la fase oleosa quindi se ho un olio non ha senso aggiungere conservanti. Se ho acqua e anche degli elettroliti (zuccheri, sali) che hanno proprietà osmotiche che sottraggono acqua e non la rendono disponibile, la quantità di conservante è minore, lo faccio in relazione alla quantità di acqua libera che ho a disposizione. - L’erogazione (come il prodotto viene prelevato): prodotto all’interno di un vasetto che prevede che io con la mano vada a prendere la crema nel vasetto, io ogni volta contamino il vasetto in quanto la mano non è sterile quindi aggiungo batteri al mio prodotto e quindi in questo caso devo prevedere la conservabilità del prodotto nel modo d’uso. Se ho la stessa crema ma in contenitori air less, ovvero contenitori in cui il sistema di erogazione impedisce all’aria di entrare all’interno dei contenitori e in più io non vado a toccare con la mano il contenuto quindi il rischio di contaminazione è più basso, mi posso permettere di abbassare il quantitativo di conservanti. I parabeni possono creare allergie ecco perché la Commissione Europea li ha considerati molto in quanto sono molto utilizzati, c’è stata una campagna denigratoria e perché possono dare fenomeni di sensibilizzazione a livello cutaneo. Quando ci sono prodotti cosmetici che necessitano di una valutazione tossicologica, interviene il SSCS: comitato di esperti che ha caratteristiche sovrannazionali e dipende direttamente dalla Commissione Europea, il quale interviene per studiare specifici casi. Sulla base di evidenze di letteratura, evidenze scientifiche e sperimentali, studiano il caso ed emettono un giudizio circa la sicurezza dell’uso di un determinato prodotto ed eventualmente ne danno delle restrizioni che possono essere legate a % d’uso, zona d’uso o tipo di prodotto. Il regolamento 1223 è stato aggiornato dopo il parere dell’SCCS e ci dice che le concentrazioni singole e individuali di propyl e butylparaben (e dei relativi sali) sono scese da 0,4% a 0,14%. I 2 parabeni sono vietati nei prodotti senza risciacquo (leave on) applicabili all’area pannolino in bambini di età inferiore a 3 anni. Nei prodotti senza risciacquo destinati a bambini di età inferiore a 3 anni deve essere usata la scritta “non utilizzare nell’area pannolino”. CONSERVANTI NON CONSERVANTI Certi prodotti, definiti “senza conservanti”, possono essere formulati in modo da ostacolare o rallentare la crescita dei microrganismi. Finora sono stati definiti tali perché le sostanze impiegate non erano classificate dalla normativa come “conservanti”. Questo non sarà più possibile. Comunque, da punto di vista formulativo, diversi sono gli approcci possibili: - pH molto acidi o molto alcalini rallentano la crescita dei microbi; 7 molto meno idrofila. I vari tipi di giunzione che abbiamo tra le cellule sono: sistemi fatti a gap junction, tight juction (a livello dell’intestino, e della barriera ematoencefalica) e desmosomi. A livello dei cheratinociti troviamo la formazione di queste diverse cellule ma in particolare abbondano i desmosomi. Man mano che avviene questa maturazione, il compartimento extracellulare si modifica e si riduce di quantità. Si modifica anche a livello di struttura e composizione. Abbiamo comunque una quota idrica del 60-70% ad opera del derma. Man mano che arriviamo a livello dei cheratinociti il livello di acqua si riduce al 10- 30% ed è una condizione fisiologica. Lo strato corneo quindi è costituito da cellule lamellari morte. A livello dello strato corneo dobbiamo distinguere: uno strato corneo compatto: le cellule sono compattamente tenute insieme. (Più profondo in cui la coesione tra corpi cellulari è elevata). E’ quello che funge da barriera cutanea. uno strato corneo disgiunto: porzione da cui le cellule vanno via. (Più superficiale, dove l’adesione è minore e i corneociti si distaccano come lamette). Lo strato corneo rappresenta la vera e propria barriera cutanea contro l’ingresso nell’organismo di agenti dannosi e patogeni, che siano essi allo stato gassoso, liquido o solido. Questa funzione è svolta a diversi livelli: Azione meccanica: funzione dello spessore dello strato corneo e quindi della localizzazione corporea; Contenuto lipidico: è responsabile dell’ingresso di molecole lipofile attraverso la cute. La barriera è bidirezionale al transito capace di preservare il patrimonio idrico dell’organismo e impedire l’intrusione di sostanze cutanee. Quando la barriera è integra la perdita di acqua è fisiologica, quando la pelle è danneggiata c’è un aumento della perdita di acqua. Questa barriera cutanea si presenta come un muro, a livello dello strato corneo compatto. Gli elementi essenziali di questa barriera sono i corneociti, cioè le nostre cellule che sono andate in contro ad apoptosi che hanno una struttura lamellare appiattita, disposti parallelamente uno sull’altro per formare una struttura a mattoncini. Questi sono costituiti intorno da “envelope” che ha sostituito la membrana cellulare. A livello dell’envelope, tra i vari corneo citi, troviamo i corneosomi, ovvero delle giunzioni che impediscono lo scorrimento dei mattoncini. Il tutto affonda nel cemento lipidico lamellare che lo rende flessibile e impenetrabile. La cheratina è la struttura che costituisce quasi la totalità del peso dei corneociti. Esistono diversi tipi di cheratina a seconda della specie: α-cheratina (mammiferi) e β-cheratina (uccelli e rettili); ma la caratteristica è che si tratta di strutture altamente ramificate, ricche di zolfo perché sono ricche di cisteina, e sono molto stabile e meno idrofile e di conseguenza questa struttura idrofobica li rende impermeabile all’acqua limitandone la diffusione. L’envelope è proteico, una sorta di guaina sfingolipidica (sono i componenti principali di tutte le membrane cellulari) molto densa. Il cemento interconeocitario cementifica la struttura assolvendo ad una funzione meccanica (tenere la struttura rigida), ed è responsabile della capacità di evitare un’eccessiva perdita di acqua (funge da barriera idrica). A livello cellulare, quindi a livello dei corneociti, esistono gli organelli di Odland. Questi organelli hanno la funzione biochimica di sintetizzare i lipidi che vanno a costituire il cemento interconeocitario. Sono lipidi che assumono una funzione lineare in relazione alla propria struttura caratteristica, questi vanno a disporsi parallelamente gli uni sugli altri, andando ad inglobare tra i vari filamenti materiale tra cui i corneociti. Questo cemento intercorneocitario è costituito dai ceramidi (derivati 10 sfingolipidici). Sono tutte costituite da una catena idrocarburica satura legata ad un gruppo, testa polare, che somiglia molto al glicerolo tranne per il fatto che sul C centrale abbiamo un ammina al posto dell’OH. La struttura somiglia molto quindi a quella dei tensioattivi, emulsionanti. Le catene idrocarburiche andranno a disporsi parallelamente le une sulle altre andando a formare delle interazioni deboli lipofile. Le testa polari trattengono acqua. All’interno di questo cemento quindi abbiamo la possibilità di avere una % di acqua (quindi quel 10-30% di acqua fisiologica è dovuto alla presenza delle ceramidi). Quando parliamo di cosmetici, dobbiamo parlare sempre di applicazioni su cute integra. Le lesioni cutanee possono essere macroscopiche oppure possono essere delle lesioni che non sono evidenti ma che di fatto sono lesioni (eczemi, psoriasi..). Il grado di idratazione è importante per garantire l’integrità di barriera (un aumento dell’idratazione aumenta la permeabilità della barriera, ma anche una diminuzione, poiché disorganizza la struttura istologica della cute e la rende fragile). Bisogna tenere conto anche che la pelle non è permeabile in tutti punti allo stesso modo: ci sono delle zone cui la cute è più sottile quindi c’è una maggiore perdita di acqua fisiologica (transepidermal water loss). Dobbiamo fare delle considerazioni anche legate all’età: la perdita di acqua è più facile nei neonati perché la membrana non è così ben strutturata fino a diventare quasi impermeabile negli anziani dove si può verificare un ispessimento cutaneo. La barriera impedisce il passaggio delle molecole. Quelle che passano è perché o sono molecole molto penetrabili (tipo le ceramidi, glicerolo, alcuni acidi grassi), sennò il passaggio può dipendere dai buchi ovvero le interruzioni della struttura che dipendono dalla presenza di ghiandole sudoripare e sebacee. All’interno di questa struttura troviamo altre cellule svolgenti funzioni diverse: - Cellule di Merchel: che in contatto con terminazioni nervose, sono in grado di scatenare all’occorrenza un segnale elettrico che sarà elaborato come segnale tattile; - Cellule di Langerhans: che hanno funzioni di difesa e inglobano le sostanze estranee o germi (funzione immunologica); - Melanociti: posizionati a livello dello strato basale, producono melanina che viene assunta dai cheratinociti, e sono quindi responsabili della pigmentazione. 11 FUNZIONI E FORME COSMETICHE I prodotto cosmetici vengono classificati in base alla funzione e forma. Le funzioni cosmetiche sono: - Estetica decorativa - Nutriente protettiva - Igienica detergente Ci sono prodotti poi che hanno una funzione mista: Dentifricio sbiancante ha una funzione sia estetica che igienica Shampoo 2 in 1 ha una funzione igienica che nutriente Fondotinta idratante hanno una funzione estetica e nutriente Definizione di forme cosmetiche: la forma cosmetica è il modo in cui il prodotto viene realizzato e che consente la sua funzione. Cambiando forma, le caratteristiche pratiche con cui avviene l’azione risultano modificate, ma non altrettanto l’attività sostanziale del prodotto. Esistono diverse classificazioni delle forme cosmetiche: In base alla consistenza: Solidi: saponi; polveri; stick Semisolidi: creme; gel; schiume Liquidi: oli; lozioni; latti; tensioliti In base alla viscosità: Poco viscoso, fluido scorrevole: viscosità 1 – 3000 mPas.s (milliPascal al secondo) Mediamente viscoso, fluidi ancora scorrevoli: 3000 – 6000 mPa.s Viscosi, consistenti non più liberi di scorrere: > 6000 mPa.s Solidi, forme non più misurabili con il viscosimetro: > 500 000 nPas.s In base al numero di fasi (che non sono miscibili tra di loro) che compongono il sistema. Sono le parti fisicamente omogenee nel sistema costituito dagli ingredienti del prodotto: Prodotti monobasici : Idroliti in base acquosa (es. tonico) Oleoliti, in base oleosa (es. olio solare) Prodotti bifasici: Emulsioni (es. creme, latti) Sospensioni (es. smalti per unghie) Prodotti trifasici: Emulsioni/sospensioni miste (es. fondotinta). In base alla idrofilia: Prodotti a base acquosa Prodotti contenenti sia fasi idrofile che lipofile Prodotti a base prevalentemente lipofila Quando formuliamo un prodotto, dobbiamo tenere conto anche della percezione che il consumatore avrà. 12 GLI ADDITIVI Si tratta di sostanze aggiunte, generalmente in piccole quantità, per migliorare la qualità, la tecnica di preparazione, la sicurezza, l’aspetto del prodotto cosmetico. Ad esempio i conservanti ne migliorano la sicurezza; i coloranti l’aspetto; gli antiossidanti la qualità complessiva. 1) CONSERVANTI controllano la crescita dei microrganismi nei prodotti. Sono sostanze con azione tossica selettiva nei confronti dei batteri e dei funghi. L’assenza di microrganismi è importante per la sicurezza del consumatore, in quanto un prodotto mal conservato si può deteriorare ed essere fonte di infezioni. I conservanti sono indispensabili per le preparazioni multi dose contenenti acqua. I cosmetici possono essere facilmente contaminati nell’uso, anche in funzione del tipo di confezionamento (es. vasetti). L’unico prodotto che può non necessitare del conservanti è il cosmetico monodose. Questo però ha poco successo, perché il confezionamento è costoso, il sistema è anti-ecologico e l’uso deve essere monodose. (Riguarda allegato V del Regolamento 1223/2009: elenco dei conservanti autorizzati e conservanti non conservanti). ANTIMICROBICI CUTANEI Gli antimicrobici cutanei sono impiegati al fine di modificare la flora cutanea. Queste sostanze sono riportate in allegato V ed alcuni in allegato III (elenco delle sostanze il cui uso è vietato nei prodotti cosmetici, salvo entro determinati limiti), quando usate per scopi diversi. I conservanti sono perciò necessari, ma possono anche essere la causa di reazioni allergiche, quali dermatiti irritative da contatto (DIC). Per questo la legge ne disciplina le tipologie e le quantità massime utilizzabili nei prodotti cosmetici. Diversi sono i conservanti usati nelle formulazioni cosmetiche. 2) SEQUESTRANTI O CHELANTI i chelanti sono sostanze in grado di legare gli ioni metallici formando complessi stabili solubili in acqua. Gli ioni metallici non sono più quindi disponibili per reazioni indesiderate. La chelazione degli ioni metallici previene diverse reazioni avverse: Formazione di complessi colorati; Attivazione di fenomeni di perossidazione; Attivazione di fenomeni di fotodegradazione; Precipitazione di sostanze; Inattivazione di alcuni sistemi conservanti; Riduzione della schiume nei tensioliti; Caduta di viscosità. Le molecole chelanti devono essere in grado di donare un doppietto elettronico a tutti i siti reattivi degli ioni metallici, inattivandoli. Me n+ + L m- MeL (n-m) Il chelante più comune è l’EDTA (acido etilendiamminotetracetico) ed i suoi Sali (disocium EDTA, Tetrasodium EDTA). Non è impiegato nella cosmetica bio perché non è biodegradabile. Più recenti sono il tretrasodium glutamate diacetate e il trisodium ethylendiamie disuccinate che invece sono biodegradabili. Ricordiamo anche il tetrasodium etidronate impiegato in saponi e prodotti per capelli e barba allo 0,2-1,5% calcolato come acido. Un chelante di origine naturale è l’acido fitico, ricavato dalla crusca di grano e riso. I chelanti possono svolgere anche altre funzioni se associate ad altre sostanze: 15 Chelando metalli come il ferro, agiscono da iniziatori delle reazioni di lipoperossidazione, coadiuvando l’azione degli antiossidanti primari. I chelanti, legando Ca e Mg necessari ai batteri per lo sviluppo della membrana batterica, potenziano l’azione antimicrobica dei conservanti. 3) ANTIOSSIDANTI la loro funzione è quella di inibire le reazioni di ossidazione scatenate dall’ossigeno e quindi di prevenire i componenti della formula dall’irrancidimento e dall’ossidazione in genere. Tra i principali antiossidanti troviamo: BHT (butilidrossitoluene) BHA (butilidrossianisolo) Tocoferil acetato Ascorbil palmato Ovviamente questi devono agire sulla formulazione e sono quindi diversi da quelli destinati ad avere un’azione antiossidante sulla cute. IRRANCIDIMENTO la presenza di doppi legami aumenta la tendenza all’irrancidimento. L’irrancidimento consiste in una serie di reazioni di ossidazione subite dagli acidi grassi insaturi, tramite meccanismo radicalico (formazione di radicali liberi), che implica l’azione prolungata dell’ossigeno. L’irrancidimento provoca un deterioramento qualitativo della sostanza, producendo acidi grassi a catena più corta, quali l’acido propionico e l’acido butirrico, che conferiscono odore e gusto molto sgradevoli. La reazione di lipoperossifazione dipende dalla presenza di ossigeno, dal grado di insaturazione degli acidi grassi, dalla presenza di luce (UV), metalli, calore. Per inibire l’ossidazione e consentire la conservazione dei prodotti, si possono impiegare diverse strategie: Mantenere le materie prime ed i prodotti finiti al riparo da luce, calore ed in contenitori non metallici; Durante le fasi di lavorazione operare sotto vuoto ed in contenitori non metallici (rivestiti di teflon); Impiegare degli antiossidanti nel prodotto finito; Impiegare sostanze chelanti dei metalli; Non impiegare packaging trasparenti se possibile. Di recente è molto in voga l’uso di sostanze antiossidanti naturali, non tanto per preservare la formulazione, quanto per fornire una azione antiradicalica per l’organismo ed in particolare per la cute. Tra i composti che destano più interesse troviamo i fenoli e polifenoli. 4) UMETTANTI sono sostanze igroscopiche e solubili che impediscono l’evaporazione e l’essiccamento del prodotto. Gli umettanti servono per il prodotto e non per la cute. 5) COLORANTI la loro funzione è quella di rendere l’aspetto del cosmetico più gradevole. Essi si distinguono in: Coloranti naturali Coloranti sintetici Nei prodotti decorativi, la funzione del colorante è di modificare e rendere gradevole l’aspetto di zone specifiche dell’epidermide (occhi, labbra, zigomi). In tal caso, il colore deve poter essere steso in modo uniforme e deve essere facilmente asportabile. Per questo sono preferibili colori non solubili, come lacche o pigmenti. 16 I coloranti ad ossidazione sono impiegati per la colorazione permanente del capello. Il colore si forma nel capello in seguito ad una reazione di un intermedio con un agente copulante in presenza di un ossidante. L’intermedio è un derivato aromatico con 2 sostituenti elettrodonatori in orto o para. L’gente copulante reagisce con il prodotto di ossidazione dell’intermedio primario a formare una sostanza colorante ed è il genere un derivato 1,3-sostituito (meta-aminofenolo, meta-fenilendiamina). L’ossidante più usato è l’acqua ossigenta. I coloranti per capelli sono riportati nell’allegato III del Regolamento (“Elenco delle sostanze il cui uso è vietato nei prodotti cosmetici, salvo entro determinati limiti”). 6) PROFUMI E AROMI nella parte dei cosmetici sono presenti composizioni profumate, preparate da ditte specializzate. All’interno dei profumi, possono essere presenti sia oli essenziali estratti da piante, sia molecole sintetiche. Essendo le profumazioni costituite da molecole di piccola dimensione e lipofile, esse sono molto penetranti e non sono quindi adatte a pelli sensibili. 7) ALLERGENI IN ETICHETTA l’obbligo di etichettatura riguarda i prodotti cosmetici che contengono più di: 10 ppm di ciascuna delle 26 sostanze profumate, per i prodotti senza risciacquo (leave on). 100 ppm di ciascuna delle 26 sostanze profumate, per i prodotti con risciacquo (rinse off). 8) PROFUMO IN ETICHETTA dato l’elevato potenziale allergenico, alcune delle sostanze profumate allergeniche sono presenti nell’allegato II della Direttiva Cosmetica (elenco delle sostanze che non possono entrare nella composizione dei prodotti cosmetici). INGREDIENTI DI BASE: OLI E GRASSI Nelle formulazioni cosmetiche non si può andare ad individuare il principio attivo; possiamo individuare però gli ingredienti funzionali. Tutti gli altri ingredienti comunque concorrono alle caratteristiche e proprietà finali del prodotto. Per esempio la porzione lipofila a volte diventa la sostanza funzionale per in un cosmetico nutriente. Oli e grassi costituiscono la porzione lipidica delle formulazioni e sono impiegati sia nei prodotti da trattamento che in quelli da trucco. Le loro caratteristiche chimico-fisiche e la percentuale in cui essi sono presenti determinano in gran parte le proprietà cosmetiche di una formula. Sono presenti anche nei detergenti, in cui apportano le sostanze emollienti e alla cute ed ai capelli. Possono essere classificati in diversi modi: - Si possono suddividere in grassi: Nnaturali Sintitetici - In base all’origine: Vegetali (es oli) Animali (es cera d’api) Minerali (es paraffina) - In base alla consistenza a T ambiente: Oli (es fluidi) Burri (es semisolidi) T fusione = 30-60°C 17 Oli ricchi di in saponificabili sono: olio di avocado, soia, oliva, burro di karitè. La loro azione è riepitelizzante, cicatrizzante, emolliente, desensibilizzante. INSAPONIFICAZIONE Reazione tipica dei trigliceridi e rappresenta lo schema generale per la preparazione dei saponi. Il numero di saponificazione (o “indice di saponificazione”) è la quantità di KOH espressa in mg necessaria per saponificare un grammo di campione di grasso. E’ usato come indice del peso molecolare medio degli esteri degli acidi grassi che costituiscono il campione. In passato, si partiva dal grasso di maiale, si trattava a caldo con alcali forti. Si portava ad ebollizione, e si aveva la formazione del sale dell’acido grasso e la glicerina. Il prodotto della reazione è altamente basico (pH > 10) perché abbiamo reazione di una base forte con un acido debole. Il sapone che si forma è un tensioattivo anionico che devono la loro azione surfactante alla presenza della catena carboniosa che va a costituire la porzione lipofila (testa polare). Il contenuto in acido grassi polinsaturi contribuisce a determinare l’attività di un olio vegetale. L’importanza degli acidi grassi polinsaturi è stata di recente oggetto di numerosi studi biochimici della cute, grazie ai quali si è stabilito che, nei tessuti animali, sono distribuiti prevalentemente nei fosfolipidi di membrana, che fanno da serbatoio. Gli acidi grassi essenziali linoleico e α-linolenico servono per la sintesi di acidi grassi a catena più lunga, che vengono utilizzati dalle cellule per la formazione degli eicosanoidi, che modulano varie funzioni cellulari, tra cui reazioni infiammatorie e immunologiche. Inoltre, nell’epidermide vengono utilizzati per la sintesi di alcuni particolari di ceramidi, il cemento intercellulare dello strato corneo, e quindi contribuiscono al perfetto funzionamento della barriera cutanea. Le cellule cutanee non contengono certe desaturasi, enzimi che portano alla formazione di doppi legami durante l’allungamento delle catene di acidi grassi. Pertanto, queste sostanze non possono essere sintetizzate ex-novo, ma possono giungere alla cute tramite la dieta o tramite l’applicazione locale. Perciò vengono definite essenziali (Essential Fatty Acid: EFA). Numerosi studi hanno dimostrato la normalizzazione dell’idratazione delle pelli secche, tramite l’applicazione di oli ricchi in acidi grassi polinsaturi. Questo può essere spiegato con il fatto che la cute, non riuscendo a sintetizzarli autonomamente, ha bisogno di riceverli dall’esterno. OLI VEGETALI IMPIEGATI IN COSMETICA OLIO DI AVOCADO (Persea gratissima) dal tatto ricco, è considerato il re degli in saponificabili ed una panacea cosmetica di eccezionale efficacia. Usato in associazione all’olio di jojoba come antirughe, serve per dare nutrimento alla cute e farle riacquistare tono ed elasticità. Dotato di grande penetrabilità percutanea, trova indicazione soprattutto nel trattamento della cute rilassata e spenta. OLIO DI BORRAGINE (Borago offinicinalis) ha contenuto minimo dell 22% di acido γ- linolenico (GLA), da cui derivano le proprietà lenitive, anti-irritanti, emollienti. Dato il grado di insaturazione, necessita dell’aggiunta di anti-ossidanti. Ha proprietà emmolienti per la presenza di mucillagini. L’olio ad alto contenuto di acido linolenico, ottenuto dai semi soprattutto per, spremitura a freddo, è impiegato nel trattamento degli eczemi e di altre affezioni cutanee, per via delle proprietà antiinfiammatorie. OLIO DI JOJOBA (Simmondsia chinensis) chimicamente è da considerarsi una particolare cera liquida, essendo composto, più che da trigliceridi, da esteri di acidi grassi a catena lunga, a cui però la presenza di molte insaturazioni dà consistenza liquida. Le lunghe catene non sono ramificate 20 e questo facilita la penetrazione cutanea. Di colore giallo pallido, inodore, è stabile all’irrancidimento, anche grazie alla presenza di naturali antiossidanti (tocoferoli). E’ gradevole al tatto ed è più emollienti di altri oli vegetali. Ha effetto permeante e protettivo. Il suo utilizzo è indicato contro l’invecchiamento precoce della cute e nella cute secca. OLIO DI KARITE’ (Butyrospermum parkii) si tratta di un grasso costituito da trigliceridi ottenuto dai semi contenuto nel frutto zuccherino di un albero. A T ambiente è semisolido, ed è detto burro di karitè. E’ molto ricco di in saponificabile ed ha quindi notevoli proprietà emollienti. OLIO DI MACADAMIA (Macadamia ternifolia) arriva dalle Hawaii. Inodore ed incolore, un olio particolarmente ricco in acido palmitoleico (20%) e oleico (60%). OLIO DI OLIVA (Olea europaea) i trigliceridi di cui è composto sono molto ricchi di acido oleico monoinsaturo a C18 (84%). Questo garantisce una certa fluidità, unita ad una discreta resistenza all’ossidazione, grazie alla presenza di alte quantità di tocoferoli antiossidanti (vitamina E). In cosmesi è utile anche la sua frazione insaponificabile. OLIO DI ROSA MOSQUETA cresce spontaneamente nella regione andina. L’olio è ricco di acidi grassi essenziali polinsaturi, acido linoleico 41% e acido linolenico 39%, cui sembra dovuta l’azione rigenerante delle cellule cutanee. Contiene anche vitamina A ed E. Trova quindi impiego in prodotti nutrienti per pelli secche e antirughe, ma anche come cicatrizzante. Trova anche impiego nelle smagliature che attenua, nelle scottature solari, nelle macchie di vecchiaia, attenua le rughe di espressine, agisce contro l’invecchiamento cutaneo prematuro. L’olio è molto sensibile ad alterazione. OLIO DI LIMONE (Citrus limonum) l’olio cosmetico di limone, delicato e astringente, è consigliato per trattare la cute del contorno occhi. Questa zona ha caratteristiche molto diverse dal resto del volte: è molto più sottile e delicata, il derma è povero di collagene, l’ipoderma è privo di grasso, è fortemente vascolarizzata. Per questo ogni disordine, sanguigno o linfatico, influisce sull’aspetto dell’epidermide (rughe, occhiaie, borse). L’olio cosmetico al limone migliora la situazione del contorno occhi se usato per almeno 20 giorni consecutivi. OLIO DI GRANO l’olio di germe di grano è un concentrato di vitamina E. E’ raccomandato per compensare l’inaridimento della cute secca e molto secca, per la sua azione idratante e nutriente. Esso va a rinforzare il film idrolipidico insufficiente o addirittura mancante. E’ molto importante controllarne la provenienza, garanzia di purezza ed efficacia. OLIO DI MANDORLA dalla mandorla, per spremitura a freddo, si estrae l’olio di mandorle dolce che è noto per le sue proprietà emollienti, addolcenti, nutrienti e lenitive, sia per gli adulti, che per bambini e neonati. L’olio di mandorle dolci è altamente eudermico e di facile assorbibilità, ricco in vitamina E, B e minerali. Può essere usato come olio da massaggio, aromatizzato con oli essenziali (in concentrazione tra lo 0,5 e il 3%) per profumare la pelle e usato come base per unguenti e creme da massaggio. E’ in grado di attenuare il prurito ed è efficiente contro le smagliature. E’ ottimo anche applicato sui capelli. OLIO DI CALENDULA l’olio di calendula è un olio eudermico, riepitelizzante, cicatrizzante, adatto per pelli stanche e rilassate. E’ consigliato anche dopo l’uso di trattamenti cosmetici sbagliati e troppo aggressivi. PRODOTTI DERIVATI DAI GLICERIDI Diversi prodotti derivano dai gliceridi (mono- di- e trigliceridi) in seguito ad idrolisi, tutti con la caratteristica di essere solidi a T ambiente. Conferiscono consistenza e spessore ai preparati 21 - ALCOL CETILICO è un prodotto ceroso, costituito da più alcoli, il cui principale è l’esadecanolo. - ALCOL STEARILICO è un prodotto solido, costituito da più alcoli, il cui principale è l’ottadecanolo. - ALCOL CETOSTEARILICO è una miscela dei 2 alcoli precedenti. Sono alcoli superiori: alcoli di catene carboniosi di una certa lunghezza. Hanno proprietà emulsionanti. Emulsionanti: sono quelle molecole che hanno una affinità importante per i lipidi, ma hanno anche una affinità per la fase acquosa. Non sono completamente idrofobiche, ma possono mescolarsi all’acqua formando emulsioni. Gli emulsionanti sono classificati in base all’HLP: bilanciamento lipofilo/idrofilo. In base a questa loro affinità, determinano la formazione della specifica emulsione: esistono emulsioni in cui una fase acquosa è dispersa nella fase continua oleosa esterna o viceversa, la fase oleosa è dispersa nella fase acquosa. Alcol cetilico e stearilico hanno una maggiore affinità per la fase oleosa (lipidica) e quindi se li miscelo ad un sistema acqua/olio tendono a formare emulsione acqua in olio. IDROCARBURI Si tratta di eccipienti particolarmente idrofobi, di origine minerale: vaselina, olio di vaselina e paraffine. Questi provengono dalla rettificazione del petrolio, in seguito ad un processo di distillazione. La paraffine solida è un solido bianco, leggermente traslucido, insapore e inodore, untuoso al tatto. Ha struttura cristallina e la sua purezza è indicata dal punto di fusione che per le qualità correnti varia da 50 a 70°C. E’ sostanzialmente formata da idrocarburi saturi aciclici ad alto peso molecolare, detti paraffinici (C22-C35). Sostanze idrofobiche. La paraffina liquida è un liquido incolore, inodore, insapore e immiscibile con l’acqua. E’ composta da idrocarburi aciclici, generalmente alcani, a catene semplici o ramificate. La paraffina liquida (nome INCI: Paraffinum Liquidum, Petrolatum, e il suo derivato Cera Microcristallina) è molto usata nel settore cosmetico come agente filmante, dando la sensazione di levigatezza. Sebbene abbia una indiscussa azione antidisidratante, in virtù del suo potere filmante, essa occlude i pori della pelle, impedendone la corretta traspirazione. Sono inerte e pure, non contengono sostanze allergizzanti e molto spesso sono usate per il trattamento delle pelli sensibili. La vaselina, cha ha una consistenza untuosa e pastosa, è di colore biancastro, traslucido, insapore ed inodore. Presenta un carattere filante e fonde tra 36 e 60°C. Non ossida. Essa è costituita dalla dispersione grossolana d’idrocarburi solidi e liquidi. Si tratta in particolare d’idrocarburi saturi, C22 e C35, sia catene acicliche semplici o ramificate o naftaleniche. CERE Con il termine cera si fa riferimento alla cera prodotta dalle api per la costruzione dei favi. Viene usata per dare stabilità e consistenza al sistema. Il termine viene usato per designare materiali con simili proprietà: - Plastiche (malleabili) a T ambiente. - Con punto di fusione > 45°C. - Di viscosità relativamente bassa una volta fuse. - Insolubili in acqua. - Idrofobiche. 22 Hidrogenate microcrystallin vaxa cera microcristallina idrogenata. E’ costituita da esteri di alcoli di acidi superiori. Idrogenata perché la cera ha subito reazione di idrogenazione dove tutti i doppi legami sono stati convertiti in saturi rendendola più stabile. Microcristallina perché è una cera in cui le molecole sono organizzate a formare microcristalli all’interno quindi a T ambiente è solida. Concorre ad aumentare la consistenza del sistema; Cetearyl alcol emulsionante; Limidazolin urea conservante; Propil parabene conservante; Linalolo, geraniolo allergeni. Non è una formulazione green perché abbiamo le paraffine; è una formulazione grassa data dalle paraffine; piccola quantità di olio di germe di grano; emulsionanti che rendono l’emulsione acqua in olio; la funzionalità è data dagli oli. LEOCREMA IN TUBETTO: Acqua; Acido stearico emulsionante; Cetearyl alcol emulsionante; PEG 100 stearate emulsionante; Il sistema emulsionante mi forma un sistema olio in acqua; se messa in acqua si miscela. Dimeticone silicone che mi da la consistenza più vellutata; Capryl trigliceril trigliceride semisintetico che ha una funzione di sostituente di un olio vegetale; Glicerina; Paraffina liquida; Cetyl ricinoleate grasso derivato dall’olio di ricino; Hidrolazed cheratyn cheratina idrolizzata (sostanza funzionale), può dare una funzione idratante; Pantenolo e allantoina sostanze lenitive (sostanze funzionali); Parfum; Tocoferil acetate Vitamina E; Sorbitolo sostanza idratante; Petrolatum; Carbomer viscosizzante; polimero che da consistenza al sistema; Tetrasodium glutamate diacetate chelante; Acido citrico correttore del pH; Benzil benzoato conservante; Allergeni CI 14700 color index con numero a 5 cifre (colorante). INGREDIENTI DI BASE: TENSIOATTIVI 25 Sono molecole che possiamo utilizzare per 2 diverse applicazioni: Emulsioni sono sistemi liquidi immiscibili (acqua/olio), ma gli emulsionanti utilizzano anche altri sistemi (dispersione di solidi nei liquidi e dei gas nei liquidi). Sono in grado di abbassare 2 forze presenti in natura. Queste 2 forze provocano la contrazione delle superfici nelle sostanze liquide e sono: - Tensione superficiale è presente al contatto tra liquido acquoso e aria perché sono tra di loro immiscibili. Tale forza tende a far avvicinare il più possibile le molecole di una stessa sostanza in modo da rendere minima la superficie di contatto con l’esterno. L’acqua nell’aria assume una forma sferica e non tende ad espandersi. (Es: formazione di schiuma quando ci laviamo le mani è la dispersione dell’acqua nell’aria dovuto alla presenza dei tensioattivi); - Tensione interfacciale è presente al contatto tra liquido e liquido, cioè tra 2 liquidi di natura diversa, tra di loro immiscibili, come acqua e olio. Acqua e olio, anche se agitati, tendono dopo poco a separarsi di nuovo, dando luogo alla formazione di goccioline di un componente nell’altro. I DETERGENTI sfruttano appunto la tensione interfacciale e quella superficiale realizzando la detersione e cioè il mescolamento di acqua e sporco, che quindi viene asportato dalla cute. I saponi, gli shampoo, i bagnoschiuma assolvono appunto questa funzione grazie alla presenza dei tensioattivi. Le EMULSIONI derivano dalla miscelazione di 2 liquidi immiscibili tra loro, acqua e olio, con formazione di minuscole goccioline di un componente nell’altro. Le emulsioni sono possibili proprio grazie all’aggiunta di un tensioattivo o emulsionante (creme, latti, ecc..). STRUTTURA DEI TENSIOATTIVI: dal punto di vista della struttura molecolare, i tensioattivi sono composti da una testa idrofila (che ha affinità per i componenti acquosi) e una coda lipofila (che ha affinità per i componenti lipofili), e questa doppia natura consente ai tensioattivi di abbassare le 2 forze. Ci sono tante molecole che sono caratterizzate dall’alternanza di parti lipofila e idrofila ma non funzionano da tensioattivo, la cosa che la fa funzionare da tensioattivo è che ci sia separazione spaziale dove da una parte ci sia tutta la parte idrofila e dall’altra tutta la parte lipofila. Le diverse caratteristiche dei diversi tensioattivi dipende dal peso di ciascuna delle 2 parti che riesce ad avere (ovvero se è più lipofila o idrofila). A seconda della prevalenza di ciascuna delle 2 parti all’interno della molecola, i tensioattivi manifestano proprietà differenti: Se la parte idrofila prevale, predominano le proprietà solubilizzanti e detergenti. 26 Se la parte lipofila prevale, scompaiono le proprietà schiumogene. Se la parte idrofila e quella lipofila equivalgono, si osserva un effetto emulsionante (stabilizzante dell’emulsione). Questa caratteristica (se più lipofilo o più idrofilo) può essere descritta attraverso il BILANCIAMENTO IDROFILO-LIPOFILO O HLB. Il bilancio idrofilo-lipofilo è un sistema di classificazione (Griffin). Il valore dell’HLB è funzione diretta dell’importanza della parte idrofila nella molecola del tensioattivo. La formazione di un emulsione olio in acqua o acqua in olio non dipende dalla quantità di acqua o dalla quantità di olio, ma dipende dalle caratteristiche dall’emulsionante quindi da questo bilanciamento. Le molecole si pongono all’interfaccia tra le 2 fasi e vanno ad esporre verso l’una fase, la porzione affine per quella fase e riescono a disperdere le goccioline una fase nell’altra. Nell’emulsione olio acqua, vediamo che la fase interna dispersa è l’olio, mentre nella fase esterna disperdente avremo l’acqua, noi troviamo all’interfaccia delle molecole di emulsionante, in cui la coda lipofila si va a posizionare all’interno della gocciolina di olio, la testa polare viene esposta verso l’esterno a livello della fase acquosa. HLB caratterizzato da valori numerici che vanno grosso modo da 1 a 20, ma in verità c’è stato un errore di calcolo da parte di Griffin dove alcune molecole particolarmente lipofile hanno valori maggiori di 20. (surfattanti = tensioattivi) Una condizione fondamentale è il PM che deve essere superiore a 200. A PM < 200 non è un tensioattivo ma un solvente. Tutto quello che è estremamente lipofilo (HLB <1) a prescindere dal PM, va a rappresentare molecole essenzialmente lipofile. Tutto quello che ha valore di HLB superiore a 50, a prescindere dal PM, va a rappresentare tutte le molecole solubili in acqua. Tra 1 e 50 con PM < 200 abbiamo solventi. Tra 1 e 50 con PM > 200 abbiamo gli emulsionanti. Il valore medio che divide le 2 categorie (quella un po’ più affine all’acqua o un po’ più affine all’olio) è 10. A seconda dell’HLB possiamo distinguere varie funzioni: 27 Ammonio lauril sulfate tensioattivo anionico con un sale ammonico quindi un po’ più blando; Cocamido propil betaina tensioattivo anfionico; Sodium fluoride addensante; Fenossietanolo conservante; Disodium laureto dissucinate tensioattivo anionico; Glicerina; Acido lattico correttore di pH; Profumo; Allantoina lenitivo; Sodio benzoate conservante DETERGENTE INTIMO CHILLY Acqua; Sodium lauril sulfate tensioattivo anionico; Cocamido propil betaina tensioattivo anfionico; Sodium chloride addensante; PEG 400 cosolvente; Acido lattico correttore di pH; Sodio benzoate conservante; Coloranti. EMULSIONI Le emulsioni sono formate da 2 sostanze immiscibili tra di loro, acqua e olio. Quando le mettiamo insieme tendono a separarsi. La possibilità che si crei una dispersione di una fase nell’altra dipende dalla possibilità di fornire energia tramite agitazione e calore, per vincere la tensione interfacciale tra i 2 componenti. Questa dispersione però è temporanea in quanto in un lasso di tempo più o meno breve queste 2 fasi tenderanno a separasi. La possibilità che si crei un sistema omogeneo dal punto di vista macroscopico dipende dalla possibilità di aggiungere un tensioattivo che stabilizza l’emulsione. Dal punto di vista macroscopico il sistema si presenta omogeneo con un aspetto lattescente (opaco) che può avere una minore o maggiore consistenza a seconda del sistema: si passa dai latti più fluidi fino alle creme più dense. L’unica eccezione è data dalle microemulsioni che risultano limpidi e assomigliano macroscopicamente all’acqua. Sono sistemi difficili da realizzare ma sono molto stabili. Esistono 2 principali tipi di emulsioni, a seconda di come sono costituite le fasi interne ed esterne (oppure fase continua e fase discontinua; o fase dispersa e fase disperdente): - Acqua in olio fase dispersa è la fase acquosa, mentre la fase disperdente è la fase oleosa - Olio in acqua fase interna (o dispersa o discontinua) è la fase oleosa e la fase esterna è la fase acquosa. La possibilità di avere una emulsione olio in acqua o acqua in olio non dipende dalla quantità delle 2 fasi ma dal tipo di emulsionante (HLB). La scelta della formazione di un tipo di emulsione rispetto all’altro è molto importante in cosmetica. Generalmente si tende a preferire l’emulsione olio in acqua. Però le emulsioni acqua in olio hanno molti VANTAGGI: 30 1) Notevole emollienza: una volta che l’emulsione è stesa sulla pelle, questa forma una barriera continua, semi-occlusiva, che impedisce l’evaporazione dell’acqua dagli strati profondi della pelle (evitano la disidratazione). Non sono preferite in quanto le pelli giovani difficilmente accettano una emulsione acqua in olio perché risultano più pesanti. Viene più gradita per le pelli mature perché vanno incontro ad una disidratazione fisiologica e quindi si cerca una maggiore emollienza; 2) Esaltazione di principi attivi liposolubili: esaltano l’azione di principi attivi liposolubili (es: vitamina A ed E, filtri solari). Queste sostanze, ripartite nella fase esterna, sono spalmate sulla cute in modo uniforme e rimangono efficaci più a lungo (es: solari “water resistant”); 3) Esaltazione di principi attivi idrosolubili: esaltano l’assorbimento di principi attivi idrosolubili (es: urea). Le gocce, intrappolate nella fase oleosa, agiscono da solvente per il trasporto in profondità delle sostanze funzionali. Inoltre, il fatto che l’acqua sia essendo confinata nella fase interna, evapora più lentamente, garantendo una più lunga durata d’azione; 4) Attitudine al massaggio: dipende dalla lentezza dell’evaporazione dell’acqua. Frizionando una crema olio in acqua, l’acqua evapora rapidamente e l’emulsione impoverita induce a frenare le mani durante il movimento prolungato. Ciò non accade con un’emulsione acqua in olio SVANTAGGI: 1) Minore sensazione di freschezza: dipende dalla lentezza dell’evaporazione dell’acqua. Frizionando una crema olio in acqua, l’acqua evapora rapidamente e l’emulsione impoverita induce a frenare le mani durante il movimento prolungato. Ciò non accade con un’emulsione acqua in olio; 2) Pelli grasse: non sono adatte a pelli di tipo grasso; SUCCESSO DELLE EMULSIONI A/O: 1) Invecchiamento della popolazione: porta a preferire prodotti più ricchi; 2) Protezione contro agenti inquinanti e sbalzi termici: negli ultimi anni la tecnologia di formulazione di queste creme si è evoluta cercando di assecondare le esigenze della popolazione. Oggi queste creme sono più leggere, grazie alla presenza di oli di sintesi, meno pesanti delle cere, e grazie alla sintesi di nuovi tensioattivi, che consentono la presenza fino al 90% di acqua nella formulazione. RICONOSCIMENTO DELLE EMULSIONI Esistono diversi metodi per distinguere una emulsione A/O da una O/A: conducibilità elettrica (se inseriamo degli elettrodi in una emulsione e c’è conduzione di energia elettrica ci troviamo davanti una emulsione O/A perché l’olio non conduce corrente mentre l’acqua si quindi la fase esterna è la fase acquosa), metodo del colorante (colorante idrofilo si disperde nell’emulsione significa che l’emulsione è O/A se invece non si diffonde è A/O). Il metodo più semplice e pratico, però, è quello della diluizione con acqua. Bisogna stendere una piccola quantità di emulsione al centro della mano e far cadere sopra qualche gocciolina di acqua: - Una crema O/A si diluisce immediatamente; - Una crema A/O non si mescola. STABILIZZAZIONE DELLE EMULSIONI Questi sistemi non sono stabili ma vanno stabilizzati e dipende da: 31 - Somministrazione di energia meccanica: in maniera tale da riuscire a disperdere le goccioline di fase interna in forma finissima all’interno della fase esterna (quanto più è finemente dispersa la fase interna, tanto migliore sarà la texture ovvero le caratteristiche sensoriali del prodotto). - Con la formulazione intervengono elementi di natura chimica: capacità dell’emulsionante di stabilizzare il sistema; - Natura dell’emulsionante e la sua concentrazione; - Uno strumento di stabilizzazione è quello di andare a ispessire (aumentare) la viscosità del sistema interno e del sistema esterno: si riduce la mobilità dal punto di vista cinetico in quanto viene meno della capacità delle goccioline interne di muoversi; I segni di una instabilità sono chiari e vanno presi in considerazione dal momento che andiamo a sviluppare delle formulazioni. Quando il cosmetologo si trova davanti ad una emulsione può osservare quando la sua emulsione non è stabile: Separazione di fase: prevale la omogeneità della natura chimica delle 2 fasi; Creaming: affioramento della fase oleosa sulla superficie; (reversibile per agitazione) Sedimentazione: particelle più pesanti precipitano sul fondo; (reversibile per agitazione) Flocculazione: è l’inizio della separazione di fase in cui goccioline della stessa fase tendono a riunirsi; (reversibile per agitazione) Coalescenza: situazione irreversibile; l’emulsione si è rotta e anche se cerco di disperdere il sistema non ci riesco più. Si presuppone un’alterazione del sistema a livello chimico. Per vedere se il mio sistema è stabile lo sottopongo a stress (centrifuga, o aumento di T). Quando mi accorgo che ho separazione di fase: posso rivedere le concentrazioni dei componenti, oppure ho scelto un emulsionante non adeguato per il mio sistema, oppure posso aumentare la viscosità sia della fase interna che esterna (per viscosizzare la fase lipofila posso aggiungere dei grassi soliti a T ambiente come le cere; per viscosizzare la fase acquosa vado ad usare polimeri idrofili). ESERCITAZIONE LETTURA ETICHETTA LIPKAR LATTE LAROCHE-POSAY Acqua; Burro di karitè burro quindi non è liquido ma ha la sua consistenza; Glicerina funzione idratante, antiessiccamento del prodotto; Sorbitan stearate emulsionante O/A; Paraffina liquida costituisce la porzione lipofila emolliente; Dimeticone silicone che riesce a levare il bianco che ti lascia la crema; Cera alba dà consistenza al sistema; Sorbitan tristeaarate emulsionante A/O; Carbomer indica dei polimeri che hanno la capacità di viscosizzare la fase acquosa; è liquido a pH 5,5 e viscosizza a pH superiore; Sodium hydroxide aggiunto per viscosizzare il carbomer; Disodium EDTA chelante; Sucrose cocoate sistema emulsionante aggiunto in quantità minore; Capryl glicol umettante con funzione idratante; Acido citrico acido debole usato come correttore di pH; Cetyl palmitate emulsionante con HLB basso; 32 copolimeri. La solubilità dei polimeri in acqua dipende dalla loro polarità e dalla capacità che hanno di formare legami idrogeno con le molecole dell’acqua. I polimeri solubili in acqua hanno la capacità, a basse concentrazioni, di aumentare la viscosità dei solventi. Sono questi i polimeri più usati in campo cosmetico. I gel sono soluzioni colloidali di un polimero caratterizzate da una elevata viscosità, che è causata dalle interazioni tridimensionale delle catene polimeriche con l’acqua. In definitiva, un gel è un sistema polimero-solvente costituito da un reticolo tridimensionale di legami piuttosto stabili poco influenzati dalle variazioni termiche. I gel in cosmetica devono essere caratterizzati da limpidezza e spandibilità. A seconda del tipo di polimero della sua concentrazione, i gel risulteranno fluidi e scorrevoli, semifluidi o solidi. ESTRATTI VEGETALI E OLI VEGETALI Le sostanze funzionali sono quelle che determinano la funzione specifica di un cosmetico. Queste sostanze possono essere di diversa origine: vegetale, animale, sintetica (organica:filtri solari), inorganica (sali di alluminio, antitraspiranti). L’efficacia di queste sostanze può essere: immediata, o esprimersi nel tempo dopo uso prolungato. Per esempio, i filtri solari rappresentano un ottimo ingrediente anti-invecchiamento, ma la loro efficacia antirughe è visibile solo con un utilizzo continuo. Inoltre, poiché i cosmetici vengono giudicati efficaci quando migliorano rapidamente l’immagine, spesso chi li utilizza apprezza solo i cambiamenti istantanei dopo l’applicazione e non ha pazienza di attendere un effetto dopo un uso prolungato. I prodotti di origine vegetale riscuotono grande successo: per la mancanza di sfruttamento degli animale; per l’assenza di rischio insito nell’uso di prodotti animali che possono condurre a malattie grave e fenomeni allergici; in più per il timore nei confronti dei prodotti chimici in quanto le piante vengono percepite come naturali, sicure e positive. Le principali funzioni derivanti dai vegetali sono: - Funzione astringente : Rusco (Ruscus aculeatus); Tè (Camelia sinesi); Amamelide (Hamamelis virginiana). - Funzione lenitiva : Calendula (Calendula officinalis); Camomilla (Chamomilla recutita); Aloe (Aloe barbadensis); Liquirizia (Glycyrrhiza glabra). - Funzione schiarente : Uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi). - Funzione purificante/batteriostatica : Tea tree oil (Malaleuca alternifolia); Pompelmo (Citrus grandis); Rosmarino (Rosmarinus officinalis). - Funzione antirughe : Ginseng (Panax ginseng); Soia (Glycyne soia); Burro di karitè (Butirospermum parkii). - Funzione coadiuvante del microcircolo : Centella (Centella asiatica); Mirtillo (Vaccinium myrtillus); Ginkgo (Ginkgo biloba). - Funzione coadiuvante cellulite : Ippocastano (Aesculus hippocastanum); Fucus (Fucus vesiculosus). - Funzione colorante : Hennè (Lawsonia inermis); Noce (Juglans regia). - Funzione emolliente : Olio di avocado (Persea gratissima); Olio di mandorle (Prunis dulcis); Olio di jojoba (Simmondsia chinensis o buxus chinensis); Olio di oliva (Olea europea). OLI ESSENZIALI rappresentano una categoria di sostanze funzionali vegetali. Sono contenute nelle piante in piccole % e hanno all’interno del mondo vegetale la funzione di proteggere la pianta dai batteri, contaminazioni funginee. Sono sostanze odorose dall’aspetto oleoso, volatili a T ambiente. Insolubili in acqua, sono solubili in alcool ed etere. Vengono definiti anche oli volatili o oli eterei per distinguerli dagli oli alimentari. Nelle piante, si trovano già formati all’interno di 35 cellule specifiche e sono costituiti da miscele di molecole diverse tra loro, che sono comunque tutte di basso peso molecolare, cosa che conferisce loro elevate volatilità, penetrabilità e odore. Oli fissi: non evaporano a temperatura ambiente (es: olio di oliva); Oli volatili: evaporano a temperatura ambiente e costituiscono gli oli essenziali (es: olio di rosmarino). Gli oli essenziali vengono estratti da diverse parti della pianta: fiori, foglie, legni, radici, semi. Possono provenire da resine o lattici. Per l’estrazione, si può ricorrere a tecniche diverse: Spremitura: tipica per gli agrumi, in cui parti notevoli di oli essenziali si trovano nella scorza. Distillazione in corrente di vapore: utilizzata per la maggior parte delle essenze. Estrazione con solventi: di minore qualità per la presenza dei solventi organici e non adatti all’ingestione. ATTIVITA’ COSMETICHE DEGLI OLI ESSENZIALI: 1) Attività profumante la gradevolezza delle profumazioni ed il benessere che esse assicurano ai consumatori è molto importante in campo cosmetico (vedi aromaterapia). (oli da bagno) 2) Attività purificante per azione sui gram positivi, coinvolti nel processo della formazione del cattivo odore durante la sudorazione o nelle manifestazioni inestetiche dell’acne giovanile. (prodotti per purificare la pelle) 3) Attività rubefacente alcuni oli essenziali provocano arrossamento della cute e questo tipo di azione può a volte essere richiesta in certi tipi di prodotti da massaggio, i cosiddetti revulsivi in cui si attiva la circolazione.(prodotti da massaggio) 4) Attività lenitiva: in genere non è di grande entità, ma certi oli essenziali, come quello della camomilla, che contiene bisabololo, hanno dimostrato una certa attività lenitiva sulla cute. (deodoranti) INCONVENIENTI: Una volta distillate, le concentrazioni delle essenze nel prodotto sono molto elevate, quindi applicate sulla cute possono raggiungere concentrazioni elevate. Poiché si tratta di molecole piccole e lipofile, la penetrazione cutanea è notevole, con facile passaggio trasdermico ed effetti sistemici non trascurabili. Variabilità del contenuto dei vari componenti dell’olio essenziale in funzione della stagione e della zona di raccolta. La composizione può variare molto e questo è un ostacolo per l’industria cosmetica che ricerca la costanza della qualità e della composizione chimica. Gli oli essenziali possono provocare effetti collaterali più o meno importanti in conseguenza della via di assunzione, della quantità dello specifico olio essenziale assunto, e dell’età, del peso corporeo individuale e di specifiche patologie preesistenti. Possono portare a fenomeni di: sensibilizzazione, irritazione, tossicità (possibile per via orale anche a dosaggi di alcuni ml). AROMATERAPIA può essere considerata un ramo della fitoterapia che usa gli oli essenziali, ossia le sostanze volatili e fortemente odoranti delle piante. Il termine aromaterapia non identifica esclusivamente l’utilizzo olfattivo degli oli essenziali, bensì comprende tutte le applicazioni: topica (massaggi, impacchi, applicazioni pure), inalatoria e orale. Una definizione generale da tutti accettata è: l’utilizzo degli oli essenziali per il mantenimento della salute o per la terapia. Per la scarsezza di dati clinici, l’aromaterapia è lontana dal poter essere definita come una vera terapia, 36 anche se i materiali utilizzati dalla terapia e alcune delle modalità di utilizzo sono state sottoposte a studi clinici e farmacologici. Possono essere utilizzati con varie modalità: - Cutanea: Bagni e pediluvi (profumati con oli); Massaggi (che utilizzano oli essenziali diluiti in oli vegetali nel ruolo di eccipienti e sfruttano le tecniche di base, ossia lo sfioramento, la manipolazione circolare e l’impastamento); Maschere (composte con l’aggiunta di oli essenziali); Fanghi; Creme e lozioni; Impacchi (attraverso una pezza di cotone immersa in acqua fredda o calda, a seconda delle esigenze, a cui sono state aggiunte alcune gocce di olio essenziale). - Permucotica (ovvero per contatto con le mucose ad esempio risciacqui o gargarismi e colluttori); - Inalatoria: Inalatori (grazie agli oli essenziali disciolti in una catinella di acqua bollente, che grazie al calore aumentano la loro proprietà antibatterica); Vaporizzanti (diffondono in aria le proprietà del oli grazie al calore). Il tipo più diffuso è ceramico e viene riscaldato da una candela, il più moderno è elettrico; - Orale; - Olfattiva. AZIONI TERAPEUTICHE: Effetti antibiotici, girostatici, battericidi, fungicidi; Effetti sul SNC e sul SNP; Effetti rubefacenti o contro irritanti; Effetti anestetici locali; Effetti antispasmodici; Effetti balsamico-espettoranti; Effetti antiflogistici; Effetti carminativi; Effetti repellenti per gli artropodi. IDRATAZIONE CUTANEA 37 Corneometria bassa: si misura con una sonda quanta acqua c’è sfruttando la conducibilità elettrica dell’acqua. Bassa vuol dire che c’è poca acqua. CUTE XEROTICA quadro clinico associato alla disidratazione cutanea va sotto il nome di xerosi. La sintomatologia soggettiva di questa frequente condizione è data da tensione cutanea, percezione puntoria esacerbate dalle avverse condizioni climatiche. Dal punto di vista macroscopico, la cute xerotica presenta: a) Consistenza rigida ed anelastica; b) Superficie scabrsa e opaca; c) Squamosità più o meno accentuata con esfoliazione; d) Aumento dell’attrito radente; e) Risalto della quadrettatura; f) Screpolature, fissazioni, arrossamenti. Sul piano istologico si rilevano: I. Intensificazione della mitosi dello strato basale; II. Acantosi (aumento dello strato spinoso); III. Incremento reattivo della sintesi di colesterolo e incorporazione nei cheratinosomi, al livello dello strato granuloso; IV. Ipercheratosi, cioè ispessimento dello strato corneo. I meccanismi patogene citi della xerosi possono essere: 1) Deficit della secrezione sebacea Sembrano assumere un effetto limitato. I trigliceridi sebacei subiscono, già all’interno dei follicoli piliferi, una parziale idrolisi, da cui origina un continuo apporto di glicerolo, acidi grassi liberi, che concorrono ad incrementare l’igroscopia dello strato corneo. Il declino della funzione sebacea comporta una riduzione della WHC. Inoltre, l’insufficienza del film idrolipidico rende precaria la funzione emolliente e riduce la protezione contro gli agenti aggressivi. 2) Deficit della WHC Questo deficit viene fatto risalire alla mancanza di NMF. Una ridotta disponibilità di fattori igroscopici non consente allo strato corneo di opporsi all’evaporazione dell’acqua. La mancanza di acqua determina il blocco dell’attività di alcuni enzimi che richiedono un medium fluido: Proteasi: che scindono i corneo somi (ipercheratosi); Lipasi: preposti negli spazi intercorneocitari al remodeling del materiale costitutivo del cemento (fosfoliapsi, ceramidasi). 3) Deficit della funzione barriera Un deficit della funzione barriera determina un aumento della fuga di acqua (TEWL). Insieme al liquido, vengono persi anche i soluti a basso PM. Numerose sono le cause. In generale, però, questa è ascrivibile ad una cronica intrinseca insufficienza dei meccanismi biochimici e cellulari che a essa presiedono. Molte patologie sono di origine genetica e dipendono da un deficit enzimatico. Il danno da barriera provoca la liberazione di citochine che inducono la proliferazione dei cheratinociti basali e le manifestazioni del connettivo dermico. Xerosi da fattori esogeni e ambientali: - Climi rigidi possono provocare la Winter xerosis. - Una detersione troppo aggressiva è una delle cause più comune di disidratazione. L’uso di tensioattivi (dei comuni saponi) provoca una condizione di secchezza ed irritazione. Come ripristino la situazione? 40 Idratare non significa fornire un supplemento di acqua alla cute, bensì aiutare i piani cutanei superficiali a contenere le perdite di fluido. L’azione idratante va indirizzata quindi verso: 1) Il recupero della WHC dello strato corneo: ossia della sua naturale attitudine a trattenere il fisiologico patrimonio idrico. 2) Il ripristino della funzione barriera: con attenzione alla normalizzazione, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, delle componenti lipidiche che, nella cute sana, si oppongono alla evaporazione. In una epidermide normale, l’acqua è trattenuta dall’epidermide grazie a legami elettrostatici con macromolecole elettricamente cariche, intra- ed extracellulari. Se è inadeguata, può essere ripristinata dall’apporto d’ingredienti cosmetici non volatili, fortemente idrofili. Le molecole a basso PM, sono in grado di diffondere attraverso gli interstizi tra i corneociti, trattenendo si al’acqua fornita con l’emulsione, sia trattenendo il vapore nel suo passaggio trans epidermico, sia richiamando sulla cute l’umidità dell’aria (azione umettante). Possono essere impiegati (piccole molecole idrofile) derivati aminoacidi, analoghi costituenti del NMF, oppure altri umettanti come acido lattico, glicerolo, oppure prodotti di sintesi fortemente polari. La disidratazione può essere provocata da una insufficiente produzione di profillagrina (progenitrice del NMF) o da inadeguata idrolisi di questa. Sono disponibili NMF ricostituiti, che possono essere inclusi nelle formulazioni cosmetiche. Si tratta di miscele, di varia composizione, in cui sono presenti sostanze idrosolubili e igroscopiche, simili al NMF naturale: urea, aminoacidi. In seguito all’applicazione, possono sciogliersi nella componente acquosa del film idrolipidico, insinuarsi negli spazi interconeocitari, dissolversi nei microstrati liquidi interposti tra le lamelle del cemento, penetrare all’interno dei corneociti e disperdersi tra le fibre di cheratina. GLICEROLO svolge un ruolo fisiologiche quale componente del pool dei fattori idrofili che concorrono a determinare la WHC del corneo. L’origine biochimica del glicerolo normalmente presente nei piani superficiali dell’epidermide dipende: a) Idrolisi dei fosfogliceridi contenuti nei cheratinosomi. b) Apporto dagli strati vitali. c) Approvvigionamento attraverso il secreto sebaceo, i cui trigliceridi subiscono idrolisi, per opera di idrolisi epidermiche e batteriche. Il glicerolo incrementa il contenuto idrico dello strato corneo attraverso: Trattiene acqua mediante i gruppi ossidrilici. Impedisce la transizione di fase che porta i lipidi intercorneocitari ad assumere, nelle condizioni di secchezza, un’eccessiva rigidità e fragilità. Ristabilisce il normale funzionamento delle proteasi addette alla lisi dei corneosomi, tanto da regolarizzare Attenua le irregolarità che la xerosi induce sul micro rilievo cutaneo. α-IDROSSIACIDI sono acidi organici, recanti in posizione “α” un radicale ossidrilico. Tra i più importanti troviamo l’acido glicolico. Vengono anche chiamati AHA dalle iniziali inglesi alpha hydroxyacids, oppure acidi della frutta. I più famosi sono: acido lattico, glicolico, citrico, malico, tartarico. Quando applicati in forma concentrata, gli α-idrossiacidi esercitano un effetto lesivo, proporzionale a: - Tempi di esposizione - Concentrazione 41 - pH della soluzione Si arriva ad una intensa azione epidermolitica (distacco dei corneociti) per interruzione dei legami corneo-desmosomiali (effetto peeling: > tempi di esposizione; > concentrazione; basso pH). La barriera cutanea è nell’immediato compromessa, ma ciò suscita lo stimolo a rilasciare citochine, che inducono il turnover degli elementi basali. Lo strato corneo è ricostituito. I cheratinociti attivano la sintesi e l’estrusione dei lipidi, in modo da reintegrare il cemento intercorneocitario (restituito integrum). Contemporaneamente, le citochine promuovono la proliferazione dei fibroblasti del derma e la neosintesi di componenti della matrice. L’insieme di queste attività biochimiche determina l’effetto antiage degli α-idrossiacidi. Possono avere anche altre azioni, tra cui schiarenti e a basse dosi idratanti. Si usano da soli o in miscela. Il più penetrante ed attivo è l’acido glicolico. L’efficacia è inversamente proporzionale alle dimensioni della molecola. L’efficacia va di pari passo con la comparsa di effetti irritativi. Inoltre essa è legata alla %, al pH dei prodotti che li contengono. Tra gli α-idrossiacidi abbiamo: ACIDO LATTICO: è uno dei più importanti costituenti del NMF, e quindi dotato di capacità umettanti. E’ un prodotto del catabolismo degli zuccheri e degli aminoacidi. La sua igroscopicità concorre a trattenere l’umidità necessaria allo strato corneo: l’applicazione topica di preparati a base di acido lattico migliora sensibilmente l’idratazione. Ha proprietà cheratoplastiche, che ne indicano l’impiego sulla cute squamosa tipica della xerosi. Aumenta la produzione dei ceramidi, migliorando le prestazioni della barriera cutanea. Altri umettanti: acido pantotenico (Vit B5); polialcoli (sorbitolo); glicoli (etilenglicole, propilenglicole); eteri etossilici; composti siliconici (dimeticoni). Alcune macromolecole ad elevata capacità idroritentiva svolgono un’azione umettante se applicate sulla cute: collagene naturale, elastina, acido ialuronico. Agiscono come sostanze antidisidratanti, disponendosi a costituire un film idrofilo non occlusivo. Effetti indesiderati: permanendo sull’epidermide dopo che l’emulsione si è asciugata, in condizioni di scarsa umidità atmosferica, sottraggono acqua ai corneociti sottostanti disidratandoli ulteriormente. Un simile effetto si ha anche con i gel, controindicati nella xerosi, perché contenenti macromolecole addensanti e fortemente igroscopiche. NB ACIDO IALURONICO: quello che troviamo in INCI non possiamo distinguerlo, ma ne usiamo 3 tipi in cosmetica: I) a basso PM: molecola piccola che penetra attraverso lo strato corneo, essendo idrofila richiama acqua (svolge le stesse funzioni del glicerolo) II) a medio PM III) ad alto PM: insieme con a medio PM hanno proprietà filmogene che richiamano acqua a livello cutaneo. L’acido ialuronico si applica o in sieri estivi, o in sieri sotto le creme. AUMENTO IGROSCOPICITA’ TISSUTALE Alcune macromolecole sono in grado di incrementare il numero dei siti polari idrofili esposti sulla superficie delle macromolecole proteiche dello strato corneo aumentandone la capacità idrofila complessiva. 42 2) Riduzione dei meccanismi di riparo del DNA che genera instabilità genetica e velocità di manutenzione L’invecchiamento del derma: Le fibre elastiche, il collagene, i fibroblasti, la matrice extracellulare sono i costituenti principali del derma e quelli maggiormente esposti ai fattori dell’invecchiamento. Le fibre di collagene (75% del peso secco del derma) sono considerate come l’impalcatura strutturale della pelle. Nell’invecchiamento si ha rigidezza cutanea dovuta ad un aumento dei legami tra le fibre stesse di collagene. Due meccanismi sono alla base di questo fenomeno: 1) Processi controllati da enzimi che sono coinvolti nello sviluppo e nella maturazione. Essi convertono i legami immaturi tra le fibre di collagene rendendo le strutture mature e stabili. 2) Processi non enzimatici di glicosilazione. Portano alla formazione di prodotti di glicosilazione, responsabili di danno molecolare. TEORIA DELLO STRESS OSSIDATIVO Essa rappresenta un’alternativa a quella della senescenza cellulare. In base a questa, il programma genetico alla base dell’invecchiamento cutaneo biologico è caratterizzato da geni sensibili allo stato redox della cellula, il che suggerisce che l’invecchiamento è fortemente influenzato da stress ossidativi. L’epidermide svolge un’attività antiossidante molto elevata. La riduzione di tale attività è stata proposta come fattore importante nell’invecchiamento. L’accumulo di radicali liberi durante la vita promuove l’invecchiamento cellulare, poiché i meccanismi “scavenging” (spazzini) non sono più efficienti. INVECCHIAMENTO ESTRINSECO L’invecchiamento cutaneo è fortemente legato a fattori ambientali e allo stile di vita. Esso è un processo biologico complesso che coinvolge i vari strati della pelle con danni maggiori a carico del tessuto connettivo del derma. Sono stati individuati molti fattori responsabili: Radiazione solare (photoageing) Infezioni da microrganismi Forze gravitazionale Campi elettromagnetici Alimentazione Stress psicologici Fumo di sigarette Altri inquinanti Anossia Ferite Traumi 45 PHOTOAGEING O FOTOINVECCHIAMENTO: Per cute fotodanneggiata si intende un’insieme di cambiamenti in negativo che si manifestano quando la cute viene esposta a lungo al sole o alle lampade UV. I cambiamenti in negativo assomigliano molto all’invecchiamento per cui si utilizza anche il termine fotoinvecchiamento. In realtà il fotoinvecchiamento è una forma del tutto particolare d’invecchiamento e non è in relazione agli anni del soggetto. Il foto invecchiamento appare in forme differenti ma i 2 criteri principali sono la lassità della pelle e la comparsa di rughe o di linee. Lassità e rughe sono i caratteri fondamentali del fotoinvecchiamento e sono causate direttamente dall’esposizione al sole o alle lampade UV. Infatti i raggi UV degradano rapidamente le fibre elastiche e di collageno del derma che non hanno più possibilità di ricostruirsi. Tramatura delle fibre elastiche Fibre elastiche ridotte da foto invecchiamento Fibre di collageno compatte Fibre di collageno degradate da foto invecchiamento A parte lassità e rughe il fotoinvecchiamento appare con altri segni come la dilatazione dei vasi sanguigni superficiali. Questo danno è dovuto alla degenerazione, provocata dai raggi UV, delle fibre di collageno ed elastico che circondano i vasi sanguigni. I vasi non più protetti dalle fibre si dilatano. Compaiono anche piccole macchie di colore scuro, lievemente rilevate che rendono la pelle ruvida ed opaca. Queste alterazioni sono dovute al danneggiamento dei raggi UV sui cheratinociti, cioè le cellule che compongono l’epidermide. Queste cellule vengono direttamente colpite dall’energia dei raggi UV del sole o delle lampade e subiscono danni nel DNA. Le cellule maggiormente danneggiate non sopravvivono e vengono rimpiazzate con cellule nuove mentre altre sopravvivono ma non sono più in grado di produrre uno strato corneo sottile e regolare. Se l’esposizione al sole o alle lampade continua si innescano danni più visibili come le cheratosi solari o attiniche. Le cheratosi solari o attiniche appaiono inizialmente come piccole aree di arrossamento permanente e desquamazione. La cheratosi solari o attiniche, se non curate, continuano ad evolvere fino a diventare dei tumori cutanei. 46 Un altro segno di fotoinvecchiamento è la lentigo solare: le lentiggini solari sono ben evidenti nelle zone di pregresse scottature solari o da raggi UV. In questo caso appaiono come grossolane chiazze marroni delimitate all’area di scottatura solare. Se l’esposizione solare o alle lampade va oltre certi limiti, che sono peraltro individuali, si incorre nel tumore cutaneo cosiddetto fotoindotto. I Tumori Cutanei Fotoindotti (Photoinduced Skin Tumors) sono i più frequenti tumori dell’uomo e si dividono in due categorie: gli Epiteliomi Basocellulari o Basaliomi e gli Epiteliomi Spincellulari o Spinaliomi. La prevenzione dei Tumori Cutanei Fotoindotti si esegue con una corretta esposizione ai raggi solari ed evitando l’abuso delle lampade UV. Il Fotoinvecchiamento rende apparentemente più anziano il soggetto. La Terapia Fotodinamica sfrutta il principio per cui una cellula cronicamente danneggiata da luce solare o lampade UV è in grado di accumulare grandi quantità di un fotosensibilizzante, l’Acido 5- Amino Levulinico (ALA). Quando si espone la cute alla luce rossa si innesca il Fenomeno Fotodinamico cioè lo sviluppo di radicali liberi dell’ossigeno all’interno della cellula con la conseguente eliminazione. A differenza dei metodi invasivi e distruttivi prima in uso la Terapia Fotodinamica è molto selettiva per le cellule danneggiate dai raggi UV e quindi si applica per eliminare i tumori cutanei UV indotti e per eliminare i segni del Fotoinvecchiamento. In pratica si applica un unguento contenete ALA sulle zone fotoinvecchiate e dopo un determinato tempo si espone l’area alla luce rossa di 630 nm. L’esposizione alla luce rossa dura ca 10 min, il tempo necessario per innescare il Fenomeno Fotodinamico ed eliminare le cellule fotodanneggiate. In pratica nei giorni successivi al trattamento si assiste ad un periodo di desquamazione e di sostituzione cellulare. RUGHE La superficie della pelle non è piatta, ma presenta una sottile trama che riflette l’organizzazione tridimensionale di derma e tessuto sottocutaneo. Linee primarie: compongono figure geometriche chiaramente visibili sulla pelle (20-100µm) Linee secondarie: meno visibili, sono diagonali alle primarie (5-40µm) Linee terziarie: non più visibili ad occhio nudo, corrispondono al bordo dei corneociti (circa 0,5µm) Linee quaternarie: microscopico rilievo delle cellule cornee (0,05µm) VALUTAZIONE CLINICA: alcune linee con gli anni diventano più marcate, diventando quella che viene chiamata “ruga”. La valutazione è difficile e complessa e si basa su diversi approcci: 1) Clinica soggettiva (punteggi, fotografie); 2) Strumentale oggettiva: Profilometria Meccanica su replica Sistemi ottici (autofocalizzazioe, casting di ombre) PREVENZIONE La salute delle pelle può essere mantenuta in seguito all’applicazione di sostanze a livello topico, ma anche mediante una corretta alimentazione. 47 e trasportano un alto quantitativo di energia. Sono incompatibili con la vita dell’essere umano, a causa della loro elevata energia. Vengono assorbiti completamente nel processo di trasformazione dell’ossigeno in ozono: ciò consente che non giungano mai fino all’uomo. Né dal sole, né da i solarium riceviamo questa forma di radiazione elettromagnetica. Sono usati nella sterilizzazione degli strumenti chirurgici. L’ozono assorbe infatti parte delle radiazioni UVB, ed è a sua volta creato proprio per effetto delle radiazioni UVC sull’ossigeno, UVC che vengono totalmente assorbiti in questo processo. Per questo motivo il cosiddetto fenomeno del “buco dell’ozono” rilevato a livello dell’Antartide, dovuto a gas e sostanze chimiche prodotte dall’uomo, va tenuto attentamente sotto osservazione. 2) RADIAZIONI UVB (290 – 320 nm): Hanno inferiore e E superiore agli UVA. Entrano in contatto con l’uomo solo in piccolissima quantità: circa il 1% del totale di UV che raggiunge la superficie terrestre è fatto di UVB.Interagiscono con l’essere umano entrando nella pelle e arrestandosi nello strato dell’epidermide.Stimolano la melanogenesi, ovvero la produzione di nuova melanina da parte del melanocita.Poiché trasportano una grande quantità di energia, possono causare problemi alla cute, come l’eritema (ovvero la degradazione degli acidi nucleici) e il fotoinvecchiamento. 3) RADIAZIONI UVA (320 – 400 nm): Sono i raggi ultravioletti con la più ampia e quindi i meno energetici. Entrano in contatto con l’uomo e scendono più in profondità rispetto agli UVB, arrivando fino al secondo strato della pelle: il derma.Attraversando l’epidermide, i raggi UVA provocano la pigmentazione diretta (fenomeno di Meyrowsky), ovvero la maturazione della melanina già presente nelle cellule. Giungono poi al derma dove si disperdono e vengono assorbiti.Se ne deduce che gli UVB devono essere assunti concautela e in misura molto minore rispetto agli UVA. UVI: L’UVI è una misura dell’intensità della radiazione UV sulla superficie terrestre, “pesata” sulla base della sua efficacia a produrre effetti sulla pelle umana. I bollettini sull’UVI dovrebbero riportare almeno il valore massimo giornaliero. Il valore massimo giornaliero riportato o previsto deve corrispondere al valore medio in un periodo di 30 minuti. Quando sono disponibili osservazioni continue, è utile una media su un periodo di 5- 10 minuti per mostrare i cambiamenti nel breve periodo. Deve essere presentato mediante il numero intero più prossimo al valore misurato o previsto. Quando esiste una situazione di nuvolosità variabile, l’UVI dovrebbe essere riportato mediante una gamma di valori. Le previsioni sull’UVI dovrebbero tenere conto degli effetti delle nuvole sulla trasmissione della radiazione UV attraverso l’atmosfera. Le previsioni ottenute attraverso programmi che non tengono conto di tali effetti dovrebbero riferirsi all’indice UV aggiungendo la dizione UVI con “cielo sereno” o “senza nuvole”. I valori dell’UVI sono raggruppati in categorie di esposizione. I tempi di esposizione che provocano scottature solari sono utilizzati in molti paesi perché semplici. Tuttavia, le persone tendono ad interpretare detto concetto, pensando che esista un livello sicuro di esposizione solare non protetta. Associare, perciò, i valori UVI al tempo per "fotoustionarsi" o al "tempo di abbronzatura sicura" fa arrivare al pubblico un messaggio sbagliato. L' UVI non dovrebbe implicare che esposizioni prolungate 50 siano accettabili. Anche se evitare le scottature è il principale obiettivo nella prevenzione dei tumori primari della pelle, l'esposizione cumulativa ai raggi UV gioca un ruolo principale nello sviluppo dei tumori cutanei e favorisce il danno oculare e al sistema immunitario. FOTOTIPI L’esposizione alle radiazioni ultraviolette causa reazioni differenti in base al "fototipo“, che definisce in ogni individuo di qualsiasi razza umana la reattività alle radiazioni solari. Il metodo, formulato dal dott. Fitzpatrick nel 1988, si basa sul rilievo del comportamento della pelle in occasione dell’esposizione al sole e ciò permette di individuare, nell’ambito delle varie razze umane, 6 fototipi. FOTOTIPO 1: pelle molto chiara, occhi azzurri, lentiggini, capelli rossi o biondi (celtico). Si scotta sempre facilmente e in modo grave (scottatura dolorosa). Non si abbronza, si arrossa e si desquama. FOTOTIPO 2: pelle chiara, capelli rossi o biondi, occhi azzurri, castani o marroni. Generalmente si scotta facilmente in modo grave (scottatura dolorosa). Si abbronza poco e si dsequama. FOTOTIPO 3: pelle chiara (caucasici). Hanno un minimo di colore naturale, capelli bruni o castani. Si scotta moderatamente. Si abbronza moderatamente. FOTOTIPO 4: pelle bianca o solo leggermente marrone, capelli castano-scuri, occhi scuri (mediterranei, mongoli, orientali). Si scotta pochissimo, si abbronza facilmente e al di sopra della media. Mostra reazioni immediate di scuri mento in seguito ad ogni esposizione. FOTOTIPO 5: pelle marrone (amerindi, indiani dell’est, latino-americani), capelli scuri. Si brucia raramente, si abbronza facilmente e intensamente. Mostra reazioni immediate di scurimento in seguito ad esposizione. FOTOTIPO 6: individui dalla pelle nera (africani, afroamericani, aborigeni, australiani e dell’India del sud) capelli neri. Si abbronza intensamente senza scottarsi. Mostra reazioni immediate di scurimento in seguito ad ogni esposizione. IL COMPORTAMENTO DELLA PELLE Le radiazioni luminose poco energetiche riflettono sulla superficie della pelle, si disperdono nell’epidermide e si arrestano nel derma. Le radiazioni ionizzanti molto energetiche passano 51 attraverso l’epidermide verso gli organi profondi. UVA molto penetranti arrivano fino al derma. UVB poco penetranti arrivano fino all’epidermide. Gli UVB esercitano vantaggi e svantaggi: a) Vantaggi: l’induzione della pigmentazione. b) Svantaggi: azione eritematogena (eritema) e azione mutagena sugli acidi nucleici (DNA), dovuta all’alta energia che trasportano. REAZIONI IMMERDIATE Le principali “reazioni immediate” sono: 1) ERITEMA: è il più immediato degli effetti negativi biologici fotomediati accompagnato a volte da un lieve prurito destinato comunque a scomparire in breve tempo. L’eritema o rossore non è l’abbronzatura e costituisce un segnale di allarme che il nostro corpo mette in atto per suggerirci di sospendere l’esposizione ai raggi UV. Esso si manifesta con rossore, prurito, sensazione di calore e in certi casi anche con vescicole e bolle (come una scottatura vera e propria). Arriva nella sua fase acuta dopo poche ore, circa 6-8 ore dall’esposizione, e se è molto intenso non permette alla pelle di procedere verso un normale e graduale processo di pigmentazione. È quindi fondamentale cercare di limitare l’esposizione per non arrivare ad un eritema troppo violento che può condurre a danni anche permanenti. 2) USTIONI DI I E II GRADO: caratterizzate da un intenso rossore dolente accompagnato da prurito e piccole vescicole, che, ripetute nel tempo ed in particolare nei primi 20 anni di vita, contribuiscono in modo rilevante all’insorgenza del melanoma, un tumore maligno a sede prevalentemente cutanea. L’invecchiamento della cute è un fenomeno biologico complesso, notevolmente accelerato dai raggi del sole. Con il termine "fotoinvecchiamento" (o photoaging) si indicano infatti le modificazioni della cute causate dall’esposizione solare, che si uniscono alle modificazioni fisiologiche dovute all’età. Molti segni che in realtà sono causati dall’esposizione al sole vengono erroneamente attribuiti all’invecchiamento biologico. I danni dei raggi solari si manifestano particolarmente sulla pelle di individui che, per motivi professionali, sono continuamente esposti al sole (contadini, marinai, pescatori, muratori, velisti). Segni più frequenti del “precoce invecchiamento cutaneo”: a) ELASTOSI: ispessimento ed ingiallimento della pelle legato a modificazioni strutturali tipiche dell’età matura o anziana. b) RUGHE: solchi cutanei, sottili e/o profondi, dovuti ad una minore elasticità della pelle e ad una rarefazione delle fibre collagene. c) LENTIGO SOLARI: macchie di colorito marrone più o meno intenso che compaiono generalmente su distretti cutanei maggiormente fotoesposti come fronte, naso, guance, dorso delle mani e spalle. LESIONI PRECANCEROSE E TUMORI CUTANEI: la connessione tra raggi UV e le lesioni precancerose della cute è evidente da almeno un secolo. Infatti le aree del corpo più esposte alle radiazioni UV (volto, collo, dorso, braccia, gambe), sono le più colpite dai tumori della pelle; come pure più colpite sono le razze di pelle più chiara (fototipo 1 e 2). L’esposizione prolungata alle radiazioni UV possono provocare effetti avversi acuti e cronici sulla cute, gli occhi ed il sistema immunitario. Le lesioni cutanee più frequenti associabili all’esposizione dei raggi UV sono: 1) CHRATOSI ATTINICA: o “cheratosi solare”, più comune nei soggetti chiari, rappresenta la precancerosi cutanea più frequente che nel giro di alcuni anni può evolvere in un tumore cutaneo. 52 protettiva, alcuni filtri subiscono trasformazioni strutturali che ne alterano le caratteristiche filtranti e la capacità protettiva e possono determinare il rilascio di diversi prodotti di degradazione, dei quali non sempre è accertata l'innocuità. Filtri scarsamente fotostabili nel campo UVB sono l'octil- metossicinnamato e il 2-etil-exil-4- dimetilaminobenzoato e, nel campo UVA, il butil-metossi-dibenzoilmetano. Una riduzione della capacità filtrante nella zona UVB comporta un maggior rischio di scottatura, mentre una riduzione della capacità filtrante UVA (emessa anche dalle lampade fotoabbronzanti) può passare inosservata - per l'assenza di scottature - esponendo però a un maggiore rischio degli effetti dannosi cronici caratteristici di questa banda: invecchiamento della pelle e fotosensibilizzazione. Filtri organici fotostabili : La molecola, dopo l’eccitazione, torna allo stato fondamentale senza perdere la propria capacità assorbente. L’energia in eccesso è dissipata attraverso l’emissione di radiazioni con lunghezze d’onda più elevate come gli infrarossi, ma anche attraverso processi fotochimici quali l’isomerizzazione. Il Mexoryl (L'Oreal) protegge contro i raggi UV nell'intervallo tra 290–400 nm, rendendolo il solo prodotto chimico conosciuto in grado di bloccare tutti i raggi UVA e parte dei raggi UVB. Il Mexoryl può proteggere da solo la pelle dalla scottaure, ma deve essere combinato con altri filtri attivi per ottenere una valutazione di SPF ufficiale. I filtri a base di Mexoryl sono commercializzati in Canada, Europa e altre parti del mondo fin dal 1993, ma è ancora in attesa l'approvazione della FDA per gli Stati Uniti. - Filtri inorganici: Sono preparazioni formulate con derivati di metalli (ossido di zinco, biossido di titanio) che hanno proprietà riflettenti ai raggi UV: i raggi UV non sono assorbiti ma riflessi sulla superficie cutanea. Lo svantaggio degli schermi fisici è che conferiscono un aspetto "sbiancato" alla cute, che è poco accettato cosmeticamente ed inoltre l’abbronzatura non è uniforme, ma chiazzata (a seconda delle zone cutanee con maggiore o minore filtro fisico). Ciò si può evitare riducendo la dimensione delle particelle del pigmento a circa 200 nanometri che consentono la loro distribuzione serrata in un film più sottile, mantenendo l'effetto riflettente e (riduce la rifrazione) facendoli sembrare trasparenti. SPF (Sun Protector Factor) Il fattore di protezione di un prodotto è indicato dalla sigla SPF. Il significato di tale numerazione è identificato come una durata di esposizione multipla del tempo di eritema: un fattore 50 porterà cioè all’eritema solare dopo un tempo di esposizione 50 volte più lungo rispetto a quello previsto in assenza di protezione. Test COLIPA: E’ condotto su almeno 10 volontari, selezionati con criteri selettivi circa il fototipo (si preferiscono pelli molto chiare); Si utilizza un’area di colore omogeneo (di solito la schiena); Si scartano soggetti con efelidi o macchie cutanee; Si applica una quantità di prodotto pari a 2 mg/cm2; Si attendono 15 minuti; Si espone la cute ad una lampada che imita lo spettro UVA e UVB solare. Si calcola la dose eritematogena, cioè è quella che conduce ad un arrossamento evidente sull’area trattata e su una non trattata con il solare; Il rapporto tra le 2 dosi è il SPF. La MED (dose minima eritematosa) è espressa come quantità di energia richiesta per provocare un rossore con confini chiaramente definiti, che si manifesta dalle 16 alle 24 ore dopo l’esposizione alla radiazione. Il rapporto tra la MED su cute protetta e quella su cute non protetta indica il valore numerico del SPF: 55 Per esempio: un prodotto con SPF 2, indica che una persona può esporsi alla radiazione solare il doppio del tempo, rispetto l’assenza di protezione, prima che si verifichi l’insorgenza dell’eritema cutaneo; di fatto è un valore rapportato alla MED caratteristica di ciascun individuo. WATER RESISTANT PROTOCOL SPF pre immersione; Immersione di 20 minuti (in Jacuzzi in condizioni controllate); 15 minuti di asciugatura all’aria; Immersione di 20 minuti; 15 minuti di asciugatura all’aria; SPF post immersione. Il prodotto è considerato resistenze all’acqua se rientra nel limite inferiore del 90%. (Simbolo in etichetta UVA può essere usato solo se l’assorbanza UVA è > 0 = 1/3 del valore SPF dichiarato in etichetta). Per scegliere il fattore di protezione solare più appropriato bisogna tenere in considerazione 3 criteri principali: 1) Il tipo di pelle: i soggetti di pelle chiara e i bambini devono utilizzare un indice elevato; 2) La sensibilità di alcune parti del corpo; 3) L’ora solare: dalle 12 alle 16 le quantità di raggi UVB sono più forti. Gli oli permettono di ottenere un fattore di protezione 2-4, generalmente insufficiente. Quanto alle creme, le sostanze attive nella fotoprotezione sono lipofile e quindi aumentando il fattore di protezione, aumenta generalmente il grado di untuosità. I gel offrono un SPF limitato in quanto non raggiungono adeguate concentrazioni di filtri. I filtri resistenti all'acqua (emulsioni A/O) sono un discreto compromesso. I filtri solari danno un effetto lucido e non vanno d'accordo con i 56 cosmetici del viso. In questi casi si può ricorrere all'uso di fondotinta con adeguati filtri solari oppure ciprie in polvere adatte per ridurre l'effetto lucido. INDICE UPF Nessun filtro solare, sia fisico che chimico, riesce a catturare o riflettere tutti gli UV che arrivano sulla cute; una certa quota di UV passa sempre. L’indice UPF (UV Protection Factor) indica il grado di protezione solare offerto da un tessuto, vale dire di quanto può essere prolungato il tempo di esposizione per avere l’eritema. Uno studio eseguito dall'Unione Europea ha dimostrato che il 33% dei vestiti ha un UPF insufficiente (<15) e solo la metà presenta un UPF superiore a 30. I fattori che influenzano l'UPF sono tipo di fibra (cotone e lino UPF < 15) lavaggio e stiratura (fanno aumentare l'UPF), trattamenti chimici, colore (i vestiti scuri hanno un UPF maggiore) grado di aderenza alla cute (maggiore è l'aderenza minore è la fotoprotezione). I cappelli costituiscono un'altra fonte di protezione: cappello a larga tesa (>7,5 cm) produce un SPF 7 per il naso, 3 per le guance, 5 per il collo, 2 per il mento. Sotto i 7,5 cm i valori si riducono considerevolmente. RACCOMANDAZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA A seguito di una consultazione pubblica, la Commissione europea ha emesso una raccomandazione per assicurare che l’industria utilizzi un sistema di etichettatura dei prodotti di protezione solare semplice, standardizzata e comprensibile. I consumatori devono essere messi al corrente del fatto che non esiste un prodotto per la protezione solare che fornisca il 100% di protezione nei confronti dei raggi UV pericolosi. Secondo la CE, per permettere ai consumatori di poter comparare i prodotti, il livello di protezione dovrebbe essere indicato in modo uniforme e basato su metodi di prova standardizzati. Per questo le affermazioni che possono dare l’impressione di una protezione totale, come ad esempio "schermo totale", devono essere eliminate. Le etichette devono quindi indicare chiaramente e in modo comprensibile le istruzioni d'uso affinché il consumatore possa usare il prodotto per la protezione solare in modo corretto. Il "fattore di protezione" si riferisce principalmente ai raggi UVB (causa di "scottature solari"), ma non ai raggi UVA (fattore di rischio per il cancro della pelle e l’invecchiamento della pelle). Non esistono attualmente metodi di prova uniformi per comparare i fattori di protezione ai raggi UVA. Ogni produttore ha il suo metodo per misurare e indicare il fattore di protezione. Malgrado la frequente indicazione relativa a "schermo totale" e "protezione totale", non esiste un prodotto che possa fornire una protezione totale nei confronti dei raggi UV. La Commissione consiglia di scegliere prodotti che forniscano una protezione nei confronti dei raggi UVA e UVB. È importante che il consumatore sappia che i prodotti per la protezione solare dovrebbero costituire solo uno degli elementi utilizzati per proteggersi dalle radiazioni solari, come ad esempio: evitare una esposizione al sole durante le ore più calde, quando il sole è più forte; indossare indumenti protettivi, cappelli e occhiali da sole; i neonati e i bambini non dovrebbero essere direttamente esposti alla luce del sole. EFFETTI AVVERSI DEI FILTRI SOLARI Mentre i filtri fisici sono considerati biochimicamente inerti,i filtri chimici possono essere responsabili di reazioni di irritazione, sensibilizzazione, fototossicità e fotoallergia. I filtri solari raggiungono concentrazioni fino al 10% e sono generalmente applicati sull'intera superficie corporea; poiché la maggior parte dei filtri chimici sono costituiti da molecole lipofile, vengono 57 dell’equilibrio psicoemotivo. Le cause della disbiosi possono essere: Antibiotici Ormoni Metalli pesanti Radiazioni ionizzanti Il PIEDE assolve a 3 funzioni principali: 1) Sostiene il corpo per la posizione eretta; 2) Favorisce l’adattamento al terreno e permette la spinta per la deambulazione; 3) Favorisce l’azione di spremitura dei vasi linfatici e venosi, per facilitare il ritorno dei liquidi verso il cuore. DEFINIZIONE DI CELLULITE è un’alterazione degenerativa e tossica dei tessuti interstiziali. E’ uno degli inestetismi più frequenti. Si identifica con il termine di “pannicolopatia- edemo-fibroso-sclerotica” (P.E.F.S.). La cellulite viene riferita alla irregolarità della pelle (buccia d’arancia) e può avere 5 principali CAUSE: 1) Aumento del tessuto adiposo sottocutaneo e di acqua libera (lipoedema). 2) Aumento del tessuto adiposo sottocutaneo e della quantità di liquido linfatico (lipolinfedema). 3) Fibrosclerosi delle fibre connettivali (cellulite fibrosa). 4) Alterazione interstiziale e distrofia adiposa (lipodistrofia). 5) Aumento del tessuto adiposo localizzato (adiposità localizzata). La cellulite inizia nella pubertà soprattutto negli arti inferiori. Altri momenti importanti sono: Gravidanza; Periodi di stress; Errori alimentari; Deficit di depurazione intestinale; Uso di pillola anticoncezionale; Sedentarietà; Eccesso di zuccheri. FATTORI CHE PREDISPONGONO ALLA CELLULITE: Razza bianca; Familiarità; Struttura (alterazioni della colonna e postura); Squilibri ormonali; Disordini alimentari; Alterazioni digestive; Disbiosi intestinale; Infezioni (carie, scarsa igiene dei piedi); Alterazioni psicosomatiche (ansia, stress); Tabagismo; Assunzione di estroprogestinici. SINTOMI: Aspetto a buccia d’arancia; Alterazioni della sensibilità; Dolore; Crampi; Pesantezza; Smania notturna; Alterazioni della colorazione cutanea; 60 Edemi; Stanchezza. CLASSIFICAZIONE DELLA CELLULITE 1) CELLULITE CON TESSUTO MOLLE: E’ tipica dei soggetti sedentari o in coloro con precedenti sportivi. Si trova anche in soggetti che hanno effettuato lunghi trattamenti con mesoterapia o gas, massoterapia intensa, liposuzione con cannule grandi, forti dimagrimenti. La buccia d’arancia è evidente senza necessità di pizzicamento. Si possono avere varicosità. Trattamenti consigliati: anidride carbonica, trattamento endermologico ristrutturante e elettrostimolazione. 2) CELLULITE EDEMATOSA: Si incontra in pazienti giovani che assumono estroprogestinici. Il segno della buccia d’arancia è precoce. Porta nel tempo a sequele di tipo artrosico, metabolico ed ormonale. L’estetica è compromessa e spesso di difficile soluzione. Trattamenti consigliati: mesoterapia associata alla terapia fisica con endermologia. 3) CELLULITE CON TESSUTO TONICO: Si trova nei soggetti giovani con tessuti tonici. La buccia d’arancia compare dopo il pizzicamento. Si manifestano facilmente smagliatura particolarmente in soggetti con sovrappeso. Trattamenti consigliati: anidride carbonica associata con fisioterapia eseguita con endermologia. Spesso utile la liposcultura o il lipowash. 4) CELLULITE CON TESSUTO MISTO: In genere tutte le forme di cellulite non si trovano in forma pura, ma spesso in forma mista per cui è necessario integrare le terapie nelle diverse fasi. ESAMI MEDICI: Videocapillaroscopia: nello studio delle patologie estetiche costituisce l’esame di base per lo studio della cute; Ecografia: permette di valutare lo stato del tessuto sottocutaneo e del tessuto adiposo; Termografia: è un esame di base nella cellulite. Permette di vedere, per mezzo di lastre termiche applicate alla cute, le zone di variazione della temperatura corporea dovute ad alterazioni del microcircolo e a zone di alterata funzionalità tessutale; Esame dinamico del piede e della postura: l’esame può dare l’indicazione delle cause di alcune patologie cellulitiche localizzate; Ecodoppler: insieme all’ecocolordoppler, rappresenta l’esame specialistico più importante che lo specialista in malattie cardiovascolari ha per lo studio delle malattie del sistema circolatorio. TERAPIA FARMACOLOGICA: La scelta va fatta in relazione al tipo di cellulite ad alla sua origine: - Con problemi di varici o insufficienza venosa si usano flebotonici (diossina micronizzata con esperidina), associati ad antiossidanti ed integratori a base di Vi. C, mirtillo e rutina. - In presenza di disbiosi intestinale occorre depurare l’organismo con prodotti specifici. - Con celluliti con componente edematosa prevalente si usano fitoterapici e flebotonici con presenza di bioflavonoidi, rutina, meliloto, vitis vinifera, antiossidanti o depurativi della matrice interstiziale. - Con celluliti con prevalente componente adiposa si usano fitoterapici quali fucus, rusco e vitis vinifera. - Con celluliti con prevalente componente distrofica tessutale si usano gynkgo biloba, centella asiatica, meliloto e antiossidanti. 61 Un buon regime alimentare non influenza direttamente la cellulite, ma è efficace nel migliorare lo stato del tessuto di base e favorire l’effetto delle terapie. Non esiste una dieta anticellulite, tuttavia bisogna considerare che troppi ormoni vengono assunti sia con la pillola che con gli alimenti. TRATTAMENTI FISICI: Anidride carbonica: sebbene sia tossica per inalazione, somministrata nel tessuto sottocutaneo non è tossica. La somministrazione avviene mediante piccolissimi aghi. Le sedute variano da 12 a 18, con frequenza settimanale o bisettimanale. Mesoterapia: Consiste nell’iniettare farmaci direttamente nelle zone da trattare mediante dei multiiniettori, costituiti da 1 o più aghi, che penetrano nello spessore del derma. Con la mesoterapia non si scioglie direttamente il grasso in eccesso, ma si provoca un miglioramento della componente vascolare e metabolica. E’ una tecnica delicata che se effettuata non correttamente può portare a danni. Endermologia: E’ una rivoluzione in campo estetico. Si tratta di una apparecchiatura che consente di stirare i tessuti ed eseguire varie manovre. La metodica dà effetti simili alla lipoplastica, in quanto permette di riposizionare il tessuto grasso ristrutturando i tessuti, diminuendo le complicazioni tipiche di un intervento chirurgico. Pressoterapia: Consiste nell’applicare agli arti inferiori delle pressioni esterne che controbilanciano la alterazioni pressorie e favoriscono il recupero di liquido interstiziale in eccesso negli spazi vascolari. La ritmicità del trattamento favorisce la migliore vascolarizzazione. Va sempre eseguita dopo un drenaggio linfatico manuale o dopo l’endermologia. Si consigliano pressioni di 40-60 mm/hg per circa 20-30 min. Pericolose possono essere pressoterapie non eseguite correttamente. Ultrasonoterapia: anche se in tempi troppo lunghi, consente di ridurre il tessuto grasso localizzato. Può essere utile l’applicazione di una crema a base di centella asiatica e fucus. Liposcultura: E’ un intervento chirurgico. La finalità non è tanto l’asportazione del grasso (lipoaspirazione) quanto il rimodellamento della silhouette ed il trattamento della patologia. Dopo l’operazione, occorre associare fisioterapia, dieta ipocalorica. TRATTAMENTI COSMETICI: Massaggio: Un massaggio ben eseguito non deve essere violento e traumatizzante. Deve rilassare corpo e mente, aumentare la temperatura locale per attivazione del microcircolo, depurare i tessuti, ed eventualmente tonificare i muscoli. Deve essere eseguito un massaggio globale del corpo in modo da avere un effetto sul SNC. Linfodrenaggio manuale: Deve essere eseguito in modo dolce, non traumatico, portando ad un vero miglioramento dell’omeostasi metabolica tessutale. Si tratta di una serie di sfioramenti e compressioni su punti mirati del sistema linfatico finalizzati allo svuotamento dei gangli congestionati ed al miglioramento dello scorrimento linfatico. Può essere un trattamento molto efficace. Con l’endermologia questo tipo di massaggio è effettuato mediante la macchina. Frigoterapia: Offre buoni risultati su pesantezza e gambe gonfia. Permette di diminuire la dilatazione e l’insufficienza funzionale dei piccoli vasi venolinfatici diminuendo la temperatura cutanea mediante apposite fasce imbevute di particolari sostanze naturali, quali Ginkgo Biloba e mentolo. La frigoterapia ha un’azione rinfrescante e tonificante con miglioramenti del tono cutaneo e della vascolarizzazione della pelle, soprattutto in estate. E’ utile nelle celluliti edematose. Terapia cosmetica: Dalla definizione di cosmetico si può dedurre che il cosmetico non potrà mai correggere o migliorare uno stato cellulitico costituito da varie espressioni patologiche del tessuto di sostegno, di quello adiposo, di quello vascolare e della struttura interstiziale. Può risultare tuttavia utile nei casi iniziali della cellulite 62 FAMIGLIE OLFATTIVE I profumi sono catalogati, in base alla loro appartenenza, a gruppi convenzionali. Non esiste un codice universale, dal momento che la sensazione olfattiva risente della sensibilità individuale nella percezione, oltre che del linguaggio con cui si nominano tali sensazioni: per alcuni certi profumi possono essere “dolci”, o “secchi” o “amari”, secondo la propria esperienza. E’ possibile però citare alcune famiglie olfattive ampiamente riconosciute, che identificano sia le note dei singoli componenti, sia più in generale i profumi in cui tali note sono presenti e predominano. AGRUMATI (esperi dati): possiedono note fresche e classiche, leggere, di agrumi. Sono detti anche esperi dati dal termine esperidee, altro nome della famiglia degli agrumi. Eau de Cologne, caratterizzato da un classico accordo di agrumi. Eau Sauvage primo “astratto” maschile. CK One contenente olio di bergamotto. FIORITI: è fondamentale nella profumeria femminile. Può presentare da accordi freschi e delicati fino a quelli più ricchi e sofisticati. Diorissimo con presenza del gelsomino. Gray Flannel raro esempio di fiorito maschile con note di violetta immerse in una base verde. ALDEIDATI: presentano accordi ricchi ed eleganti, molto femminili. Chanel N° 5 con presenza dell’aldeide C11. VERDI: profumi tipici dalle note fresche e pungenti. Chanel N° 19 contenente olio di galbanum (resina gommosa) e una sostanza sintetica detta tricycal. SPEZIATI: devono il loro nome alla presenza di profumazioni di spezie. Kenzo Jungle a base di cardamomo, noce moscata, liquirizia. LEGNOSI: sono contraddistinti dalle note calde ed avvolgenti di legni, sandalo e vètiver. Samsara femminile a base di sandalo. MUSCHIATI: denominazione generica per indicare alcune sostanze naturali dotati di odore inteso, utilizzate come fissatori di note più leggere. Il muschio del Tonchino veniva estratto da una ghiandola di un cervide, mentre tra i sintetici i nitro muschi sono stati poi sostituiti dai muschi policiclici. Si tratta di note calde, sensuali, animalizzate, di recente interesse per la creazione degli unisex. CK Be. OZONICO-MARINI: ricostruiscono impressioni di naturalità legate all’ambiente marino (iodio, alghe, ozono). Nascono con l’apparizione di alcune materie prime, come il calone negli anni ’80. Eau d’Issey. GUSTATIVI O GOURMAND: presentano note che ricordano alcuni cibi, specie dell’infanzia. Angel con isobutavan, maltolo. FRUTTATI: si tratta della frontiera tra l’alimentare e l’idea di spazio aperto presente negli ozonici. Acqua di Giò, melonyl. PIRAMIDE OLFATTIVA 65 La struttura di un profumo prevede tre note diverse che rendono un accordo armonioso. Le diverse note, di testa, intermedie e di fondo, appaiono progressivamente e sono accuratamente scelte conoscendo il processo di evaporazione delle diverse essenze. - Note di testa: sono percepite immediatamente all’applicazione del profumo. Esse consistono di piccole molecole leggere che evaporano rapidamente, cioè si tratta di quelle più volatili e mneo persistenti. Esse donano la prima impressione personale del profumo e sono molto importanti nella vendita di un profumo. - Note intermedie di cuore: sono quelle che compaiono prima che le note di testa scompaiano. Esse formano il “cuore” del profumo e spesso mascherano un iniziale spiacevole impressione delle note di base. Esse sono costituite da molecole più lente ad evaporare ed hanno un peso molecolare maggiore. - Note di fondo o fissatori: sono quelle che compaiono prima della scomparsa delle note intermedie. Le note intermedie e quelle di fondo costituiscono il tema principale del profumo. I composti di questa classe hanno la proprietà di dare persistenza alla composizione. Sono tipicamente “ricchi” e in genere non sono percepiti prima di 30 minuti dopo l’applicazione. In base a questa struttura possiamo riconoscere 3 tipi di accordi complessi: 1) Fougère o aromatico: è un accordo convenzionale, caldo, amaro e secco. Prende il nome dal primo profumo di questo tipo, Fougère Royale di Houbigant che utilizzava una cumarina sintetica. Azzaro pour Homme, lavanda, vètiver; 2) Orientale: si tratta di un accordo ricco, dolce e conturbante che prende il nome della provenienza di alcune sue materie prime. Opium, mirra, castoreum. 3) Chypre: accordo inizialmente fresco e agrumato, poi complesso, caldo e avvolgente, spesso con sentore di sottobosco. Nasce con il profumo di Chypre de Coty. Mitosouko, muschio di quercia, frutti di bosco RUOTA DELLE FRAGRANZE La ruota delle fragranze è una classificazione dovuta nel 1983 a Michael Edwards. La ruota è un metodo che tenta di mostrare la relazione tra famiglie di fragranze e di sviluppare un sistema di numenclatura non tecnica utilizzabile dal commerciante in fase di vendita. E’ un sistema ampiamente impiegato da gruppi quali Sephora e Nordstrom. Questo sistema di classificazione è stato modificato più volte adattandosi ai sempre più recenti studi sulla percezione nasale. REALIZZAZIONE: la composizione di un profumo rappresenta un settore importante per i marchi di lusso L’obiettivo è quello di influenzare il consumatore attraverso il senso dell’olfatto ed attirarlo nell’acquisto del prodotto. Di conseguenza, è molto importante creare un profumo che la gente possa considerare piacevole. ORIGINE DELLE FRAGRANZE Le fragranze sintetiche sono ottenute mediante un processo di sintesi chimica e purificazione. Invece le fragranze di origine naturale richiedono diversi metodi per l’estrazione degli elementi aromatici dal materiale grezzo. Per estrazione, si ottengono oli o burri, in funzione della composizione chimica del prodotto. Queste tecniche possono modificare l’odore delle sostanze aromatiche di origine. Questo dipende dall’uso del calore, di solventi, dall’esposizione all’ossigeno nei processi di estrazione che denaturano le sostanze aromatiche con una modifica od una scomparsa dell’odore. Macerazione / Estrazione con solvente Si tratta della tecnica più usata e più economica per estrarre gli aromatici nell’industria profumiera moderna. Le materie prime sono immerse in un solvente (esano, dimetil etere, 66 etanolo, anidride carbonica supercritica) e che discioglie i componenti aromatici. Una macerazione può durare da poche ore a mesi. L’etanolo non viene usato per estrarre aromatici da piante fresche perché queste contengono grandi quantità di acqua che sarebbe estratta dall’etanolo. Enfleurage Si tratta di una forma di estrazione impiegata in profumeria e si basa sul potere di adsorbimento di un olio essenziale da parte di un copro grasso. Esistono due tipi di enfleurage, a freddo e a caldo. Enfleurage a freddo Questa tecnica, più costosa della distillazione, permette di trattare fiori fragili (gelsomino), che non sopportano il calore. Un grasso inodore viene spalmato sulle due facce di un vetro di un telaio in legno. Dopo essere stati accuratamente selezionati, i fiori sono infilati delicatamente nel grasso. Ogni giorno, si rigira il telaio per far cadere i fiori che hanno ceduto la loro essenza ai lipidi e che vengono rimpiazzati. Il grasso assorbe l’odore dei fiori per tre mesi fino a saturazione. 1 Kg di grasso può assorbire il profumo di 3 Kg di fiori. Alla fine, il grasso viene raccolto con una spatola, e viene dibattuto con alcool per estrarre le molecole odorose. La miscela viene raffreddata per separare il grasso dall’alcool, quindi l’alcool viene distillato a freddo. Questa tecnica è scomparsa negli anni ‘30. Enfleurage a caldo Conosciuto fin nell’antichità dagli Egizi, è stato praticato a Grasse. Si faceva fondere del grasso nel quale venivano gettati i fiori miscelando. Si lasciava 1 giorno e si ripeteva l’operazione per 10 volte fino a che il grasso non assorbiva più il profumo. Si otteneva una pasta profumata chiamata pomata, che veniva trattata mediante la stessa tecnica dell’enfleurage a freddo. La violetta e i fiori d’arancio erano trattati in questo modo. Distillazione Si tratta di una tecnica molto comune per ottenere aromatici da piante, come le rose. Il materiale grezzo è scaldato e il composto aromatico è raccolto per condensazione del distillato. La distillazione in correnti di vapore consiste nel far bollire acqua che viene fatta passare attraverso il materiale grezzo estraendo le fragranze volatili. Il condensato viene sedimentato per separare l’olio contenente la fragranza e l’acqua. Questa tecnica è usata per piante fresche come fiori, petali, e gambi. Nella distillazione a secco, il materiale grezzo è scaldato direttamente in un alambicco senza solvente. Le fragranze prodotte vanno incontro a pirolisi, con formazione di fragranze diverse. E’ usato per ambre e legni odorosi in cui un profumo di “tostatura” è richiesto. Nella distillazione frazionata, differenti frazioni distillate possono essere selettivamente escluse per modificare la fragranze del prodotto finale. E’ impiegato per rimuovere fragranze indesiderate dal materiale di partenza e consentire al produttore un maggior controllo sulla composizione del prodotto. Spremitura Il materiale grezzo è compresso e gli olii essenziali vengono raccolti. Tra tutti i materiali, solo quelli dalla buccia dei frutti della famiglia dei limoni sono estratti in questo modo in quanto gli oli sono presenti in così grandi quantità da rendere questo processo economico. PROFUMIERE I profumieri, coloro che creano profumi, chiamati anche “nasi” hanno spiccate capacità nella composizione dei profumi ed un fine senso degli odori. La composizione del profumo inizia con le istruzioni da parte dell’azienda che intende produrre il profumo. Il profumiere realizza diverse miscele e vende la formulazione. La composizione del profumo può anche entrare in altri prodotti (crème, detergenti, ecc.) come fragranza funzionale. 67