Scarica Appunti sociologia della comunicazione Vittadini e più Appunti in PDF di Sociologia Della Comunicazione solo su Docsity! Sociologia della comunicazione Obbiettivo del corso: mettere a fuoco l’aspetto sociale dei media. Ruolo dei media. Mix di media vecchi e media nuovi. Nuovi: quelli digitali. Qual è il ruolo? In che modo avviene la circolazione della cultura? Costruzione di una cultura da parte dei media. 4 step: 1.Comunicazione interpersonale: capire come le dinamiche sono diventate fondamentali nell’ambito di un sistema dei media che non è più basato sul broadcast ma sulla rete. Estremamente rilevante. La comunicazione passa attraverso dinamiche delle relazioni interpersonali. Oggi ripartire dalla comunicazione interpersonale è particolarmente utile. 2.Comunicazione mediale: teorie rapporto tra media e società. 3.Comunicazione e produzione della cultura 4.Evoluzione dei pubblici dei media contemporanei: non proprio quelli di massa ma dei pubblici attivi e performativi _______________________________________________________________________ Sociologia della comunicazione studio del sociale Comte (positivismo) 1824: “…Lo studio positivo dell’insieme delle leggi fondamentali proprie a fenomeni sociali…”. I fenomeni sociali hanno delle regole che vale la pena studiare. La scienza di Comte si occupa di studiare gli elementi comuni e le regole dei fenomeni sociali; ha come oggetto i rapporti fra gli uomini e le strutture sociali in cui questi rapporti si costruiscono (gruppi sociali). Vuole coglierne le regolarità, ed analizzarne le costanti. Filone che inaugura Comte viene portato avanti da Georg Simmel 1894: analizza la parte micro-sociale, non solo il rapporto con le istituzioni ma i gruppi, le interazioni sociali, il modo con cui le persone interagiscono nella vita quotidiana, cosa c’è di costante tra le relazioni interpersonali. Sono cresciute le città, le grandi metropoli, le grandi aree urbane. A fine ottocento nascono grandi agglomerati di persone e di conseguenza tipi di relazioni differenti, un nuovo mondo da studiare. Le cose stanno cambiando. Altro studioso: Luciano Gallino. Per comprendere le società contemporanee dobbiamo guardare ai gruppi che si costruiscono all’interno della società, l’attenzione si sposta sulla struttura della società. Max Weber 1922: filosofo che studia la sociologia. Nella società le persone agiscono, studia le azioni delle persone. Agire sociale: fatto dalle persone intenzionalmente tenendo conto dell’atteggiamento degli altri e modificandosi secondo quello che gli altri fanno. Descrizione astratta di ciò che facciamo ogni giorno. Si interessa a come le persone interagiscono tra di loro quando vogliono fare qualcosa, quando c’è un’intenzione. Si tratta di una scienza dell’azione sociale di cui Weber vuole riconoscere le regole, le ricorrenze e le leggi. La sociologia arriva presto a studiare la comunicazione (entrare in relazione con le persone, strumento attraverso cui si costruiscono relazioni sociali), ma che cosa della comunicazione? Come questo serve o aiuta le persone a stare insieme all’interno di una società, a legare le persone (Cum - munire = legare). Attraverso la comunicazione non forniamo solo informazioni ma costruiamo la nostra realtà sociale (scuola di Chicago). Quando comunichiamo incrementiamo la nostra conoscenza condivisa cioè il senso comune, la precondizione essenziale per l’esistenza di qualsiasi comunità. Senso comune : G.B.Vico: il senso comune è un giudizio senz’alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, nazione o da tutto il genere umano. Schutz: è un sistema di significati e di definizioni della realtà, rappresentazioni (gli altri, l’ambiente), schemi di conoscenza che le persone impiegano a livello implicito (sospensione del dubbio). Il senso comune si costruisce nella comunicazione ed è un prodotto del nostro vivere in società. Video: dare è la migliore forma di comunicazione. Si compiono i processi di integrazione dei sistemi sociali (colletività) attraverso: la condivisione delle rappresentazioni comuni della realtà. la costruzione di una memoria condivisa. La costruzione di un’appartenenza. Comunicazione interpersonale: avviene quando ci si relaziona con un’altra persona. Può avvenire faccia a faccia, in un contesto coesistente, o è una relazione mediata da computer. 2 possibili definizioni: 1. la comunicazione interpersonale è un processo di costruzione collettiva e condivisa del significato, dotato di diversi gradi di formalizzazione, consapevolezza e intenzionalità Esempio: ciao come stai? Se incontro una persona la mattina. Diversi gradi di intenzionalità e volontà: componente fisica della comunicazione interpersonale, a volte il nostro corpo reagisce in base alle situazioni. Ad esempio ad un colloquio di lavoro quando siamo emotivamente nervosi. Consapevolezza: gestualità di cui non siamo completamente consapevoli. Formalizzazione: contesto formale o informale. 2.emissione deliberata di un messaggio codificato secondo certe regole socialmente riconosciute e rivolto a dei riceventi, qualificati o meno. Insiste più sull’aspetto di trasmissione. Esempio: conferenza stampa o evento pubblico, in cui l’audience varia. Messaggio: informazioni non intenzionali che informano sulle caratteristiche dell’emittente e sulle circostanze. Thompson Definizione di comunicazione: è un genere particolare di attività sociale che comporta la produzione, la trasmissione e la ricezione di forme simboliche e presuppone l’utilizzo di risorse di vario tipo. 2 diverse forme di comunicazione interpersonale: 1.Comunicazione faccia a faccia: compresenza dei soggetti e tempo condiviso, contesto molto ricco, possibilità di utilizzare i gesti, la mimica, etc. Comunicazione dialogica: botta e risposta in tempo reale 2.Comunicazione mediata: strumento che consente di stabilire un ponte con l’altra persona, il primo è stato il telefono. Interfacce avanzate per comunicare. Separazione dei contesti, non si è più compresenti, ponti tra situazioni lontane. Tempo e spazio estesi: posso rispondere subito, posso rispondere successivamente asincronicità, decidere i tempi di risposta. Non riusciamo a capire i segni, intenzionalità vana. Integrare parzialmente la gestualità. Emoticon: condensati emotivi. quindi noi non siamo in grado ogni volta che comunichiamo di conoscere l’altro nella sua totalità. Abbiamo bisogno di categorie, di tipi, riconoscere gli altri come membro di qualcosa, di un gruppo, una classe sociale, una professione. Gli individui si percepiscono reciprocamente come “in qualche misura generalizzati”. La tipizzazione è una protesi della conoscenza mancante dell’altro. Questa capacità di tipizzare ci permette di avviare una comunicazione. Primo step: presupposti della tipizzazione sapere riconoscere le caratteristiche che appartengono ad una categoria, ricondurlo ad un tipo e inferire il comportamento probabile dell’altro. Secondo step: individualizzazione riconoscere quello che i singoli individui rappresentano di atipico e di inconfondibile. Una volta ricondotte le persone a dei tipi poi riconosciamo anche la varietà individuale. Sempre questa doppia dimensione di modello e di varietà. Terzo step: assunzione di una posizione sociale (Comunicazione gioco di ruoli). La immagino all’interno di un contesto sociale più ampio. Tipizzazione e individualizzazione hanno senso perché sono inserite in un sistema “ funzionalmente differenziato di posizioni sociali”. Gli individui occupano posizioni sociali, come detentori di posizioni le persone acquistano un “valore di comunità”. Tutto questo generalmente avviene in pochi secondi. A cosa serve il ruolo? Il ruolo serve per orientarci all’interno delle relazioni comunicative e sociali. So cosa aspettarmi dagli altri, so cosa fare e so cosa gli altri si aspettano da me. Imprevedibilità nella comunicazione si riduce. Il ruolo nelle nostre relazioni comunicative e sociali una funzione normativa, perché definisce le regole dell’agire tipico di ruolo (quello che fa la maggior parte delle persone che ha quel ruolo). Goffman (sociologo 900): si occupa di comunicazione interpersonale, vita quotidiana. Si occupa di studiare non tanto i grandi assetti della società ma ciò che accade nella vita quotidiana cercando di riconoscere le ricorrenze dei comportamenti. Goffman ci dice che accanto all’agire tipico di ruolo ci sono delle modalità attraverso cui ogni individuo interpreta la realtà. Ciascun individuo interpreta il ruolo in modo particolare (assorbimento o distanza dal ruolo). Due grandi modi di interpretare i ruoli. Ci sono anche dei modi di interpretarlo che prendono le distanze, ci si può anche in qualche modo distanziare dalle aspettative di cui siamo caricati. Non c’è mai una messa in discussione degli elementi fondamentali del ruolo, però ci sono dei modi di interpretare il ruolo che pur rispettando le regole fondamentali in qualche modo lo personalizzano e lo mettono in discussione. Si colloca nello spazio intermedio tra le aspettative normative che definiscono i ruoli e l’immagine complessiva che proiettiamo di noi stessi. Questo accade quando sono in atto dei processi di rinnovamento dei ruoli. Prendere le distanze porta ad un rinnovamento del ruolo sociale. Non è pura espressione individuale, è un vero e proprio processo sociale che qualcuno innesca e che se si diffonde genera un progressivo rinnovamento. Habermas: come apprendiamo i ruoli Attraverso il processo di socializzazione: processo attraverso cui impariamo a vivere all’interno di una società. Trasferimento intergenerazionale di valori culturali, sistemi simbolici e norme sociali. Attraverso il processo che ci vede inserirci in un gruppo sociale o in una comunità. In queste due direzioni vengono trasmesse le competenze necessarie per vivere all’interno di una società. Attraverso la socializzazione: Familiare e scolastica Mediata i media offrono rappresentazione dei ruoli che fanno parte del processo di apprendimento Gruppi sociali di riferimento Impariamo il nostro ruolo sociale da quando siamo bambini fino a quando diventiamo adulti e per tutta la nostra vita, impariamo le regole ed i valori. In alcune situazione storico sociali le aspettative di ruolo sono più rigide e la libera interpretazione dei ruoli o la devianza sono sanzionate: Quando il gruppo si sente minacciato da forze esterne o interne, ex. Guerra, nei regimi totalitari che costruiscono una minaccia proprio per compattare il gruppo sociale e far si che ciascuno svolga il proprio ruolo senza libertà interpretative. Quando il gruppo è orientato a uno scopo ben definito, accettato e “morale”. Per esempio Greenpeace è un attivismo al cui interno vi sono ruoli rigidi Quando il gruppo ha bisogno di pianificazione e organizzazione 2. Contesti / setting Goffman: Si occupa dei contesti della vita quotidiana. La relazione comunicativa non si svolge nel vuoto ma sempre in un contesto fisico, sociale e culturale determinato. Ogni interazione comunicativa si svolge all’interno di una situazione sociale. Elementi che compongono la situazione sociale sono almeno 2: quello che lui chiama scena e quello che chiama partecipanti, gli attori all’interno della situazione comunicativa. Per spiegare questi concetti utilizza la metafora della rappresentazione. Dentro la scena almeno due piano diversi: setting (luogo, tempo, condizioni materiali) e lo scopo (che tipo di attività stanno svolgendo all’interno della scena). Partecipanti composti dai singoli, gli individui con i loro ruoli e le relazioni che questi soggetti hanno tra loro. Elemento essenziale è che le persone si mettano d’accordo su quale sia la situazione comunicativa che stanno vivendo, sullo scopo della loro comunicazione. Altrimenti la comunicazione rischia di essere inefficace. In ogni situazione in cui individui si trovano a interagire con altri proiettano una propria definizione della situazione. Non è neutro il ruolo che ciascun soggetto ha nei confronti della situazione: differenze di status o di abilità comunicative che possono prevalere. Alle volte le differenze di status o di abilità comunicativa portano a uno dei due soggetti ad essere più efficace nella negoziazione. Questo processo investe anche le relazioni diplomatiche. Per esempio il setting in cui si incontrano i capi di stato, sono molto curati. Il setting ha sempre un valore simbolico, ci sono delle bandiere e altri simboli importanti e significativi. Incontro Trump-Conte negli USA: In un setting tipicamente americano i presidenti sono in piedi, davanti a un podio. Il setting fisico alle volte è un terreno di negoziazione, perciò ogni stato organizza i propri setting in base a come il popolo è più in confidenza. invece, in un incontro fra i capi di stato delle due Coree, il setting sarà completamente differente: i presidenti sono seduti su delle poltrone. Il setting è informale, almeno dal nostro punto di vista. gli elementi di arredo sono ad esempio tazze da tè, vasi di fiori, che sono elementi di benvenuto. È curioso notare cosa succede quando questi due setting si incontrano. Quando il presidente della corea va negli USA, si trova a stare in piedi, davanti a un podio. Lo stesso accade quando Trump va in corea, seduto su una poltrona davanti a un tavolino. Il setting comporta fan capacità di negoziazione, chiaramente la negoziazione sarà più efficiente nel momento in cui il presidente è più a suo agio. dunque, possiamo dire che il setting è un’arma diplomatica. Spazio / tempo fisico dove le relazioni comunicative hanno luogo: in presenza e a distanza Spazio / tempo simbolico l’interazione sociale si svolge su due territori: ribalta e retroscena. Esse sono due grandi aree simboliche, ovvero degli spazi in cui noi agiamo come all’interno di uno spazio pubblico (ribalta), altre volte invece come all’interno di uno spazio non pubblico (retroscena). La relazione sociale si svolge distinguendo questi due spazi. Retroscena e ribalta sono i territori in cui si svolge la relazione sociale. Ribalta = luogo in cui noi ci percepiamo come davanti a un pubblico. Qui noi facciamo riferimento a quelle varie, norme e regole di cortesia che sono parte di uno spazio pubblico Retroscena = sono i contesti in cui noi agiamo come se non fossimo esposti a un pubblico, come se non fossimo sottoposti agli sguardi degli altri. Anche il retroscena è un terreno di negoziazione In molti casi siamo noi a decidere in che contesto ci troviamo, ovvero se siamo in una situazione di ribalta o di retroscena. Esempio: la telefonata in metro. La metropolitana è una situazione di ribalta Quando mi chiama una mia cara amica che vuole parlare di argomenti privati, ma sono in metro: devo scegliere se privilegiare lo spazio di ribalta e quindi non rispondere o di retroscena, e quindi mi costruisco la bolla della telefonata. La scelta di privilegiare lo spazio di retroscena è la scelta più frequente. Questo significa che non è sempre lo spazio fisico a determinare lo spazio di ribalta o di retroscena. Spesso siamo noi a decidere. Goffman afferma che l’uomo non si muove nel buio. L’uomo ha in mente una serie di modelli di situazioni comunicative e sociali: Frames Ruoli comprensione degli interlocutori Frames comprensione delle situazioni Frames = schemi di interpretazione delle situazioni sociali che permettono agli individui di collocare, percepire, identificare e classificare eventi e fatti, in tal modo strutturando il significato, organizzando le esperienze, guidando le azioni. Ciò ci permette di capire la situazione sociale e comunicativa, perché è stato attivato un frame. Essi sono elementi che ci permettono di fare ordine (fattori di ordine), di ridurre le imprevedibilità con gli altri per comprendere gli eventi e il comportamento adeguato. I frames rispondono a 4 domande: Cosa sta succedendo qui? Quali regole devo rispettare? Qual è il mio ruolo? Come mi devo comportare? Alle volte i frames devono anche essere ‘messi in chiave’ quando si passa a un frame diverso da quello originario. (per esempio a una gara di arti marziali; capisco che anche se due persone si stanno picchiando, non devo intervenire). Ci sono occasioni in cui dobbiamo tenere in sospeso i frames, perché si possono definire solo alla fine della situazione comunicativa (per esempio quando esco per la prima volta con un ragazzo). Frames e media Il contesto è talmente importante al punto che vi si giocano anche le relazioni diplomatiche. Sia per quanto riguarda i ruoli che i frames, noi mettiamo in gioco i mezzi di comunicazione. Noi impariamo a interpretare le relazioni comunicative anche a partire dai media. I frames riguardano sia le situazione comunicative che gli eventi che accadono attorno a noi. I media contribuiscono al processo di framing; davanti a eventi nuovi, essi ci suggeriscono dei modelli interpretativi. Ciò accade principalmente nel campo delle news. Quando succede qualcosa nel mondo noi lo inseriamo in un framing interpretativo così che noi possiamo interpretarlo. Spesso succede che quando non ci sono abbastanza indizi, ciascuna testata giornalistica indirizza l’evento verso un frame, e altre testate verso un altro frame. Quando si parla di frames e media si parla di un racconto: rispetto all’evento si selezionano degli aspetti e li si rende più salienti. I frames sono anche modi di raccontare una notizia; alle volte dai titoli emergono dei modelli. Per raccontare un fatto si possono scegliere diverse strade e modelli: Conflitto: l’evento viene raccontato come conflitto fra due individui, gruppi, istituzioni. (articolo brusca vs Maria falcone conflitto fra le due parti). Personalizzazione: l’evento si focalizza su un individuo esemplare. Il racconto è presentato dal punto di vista dell’individuo. Questo modello fa leva sull’emotività. sempre. C’è poi una dimensione di cooperazione, io mi fido che questa comunicazione venga portata avanti in modo cooperativo. Faccio un atto di fiducia sperando che l’altro non manipolerà la comunicazione, sarà cooperativo e rispetterà gli impegni e sarà sincero su di sé e sul mondo. La fiducia poi è una relazione tra: credibilità proiettata e credibilità percepita. Noi cerchiamo di essere credibili col nostro dire (credibilità proiettata). Dall’altro alto noi sappiamo percepire se una persona è credibile o meno. La credibilità viene costruita relazione comunicativa e influenzata dai contesti e dalle azioni. Esistono tre piani su cui si può costruire la credibilità: 1. Piano cognitivo: legato alla dimensione razionale (credibilità basata sulla conoscenza e la competenza). Credo all’altro perché lo riconosco come persona competente. Adesione razionale. 2. Dimensione normativa: Credibilità di chi incarna certi valori condivisi, ma anche detiene prestigio e status. Corrisponde la fiducia basata sulla stima, la deferenza ed il rispetto. Mi fido di te perché sei parte di un mondo diverso e lontano da me. Se si basa su prestigio e status è a rischio, rischia per esempio di essere fiducia nel leader carismatico. Caricato di una fiducia che si basa sulla sua capacità di attrarre fiducia. 3. Dimensione affettiva: Riconosco credibilità alle persone a cui sono legata affettivamente. Credibilità basata sull’amore/affetto, fiducia immediata, non riflessiva, fiducia che nasce dalla familiarità con una persona, fiducia che si basa su un processo di identificazione, persone che appartengono alla stessa rete sociale. È la fiducia più cieca. Più lontana dalla dimensione razionale. Questo ragionamento non è legato solo alle reti sociali in presenza ma anche a quelle del mondo digital. Spesso condividiamo contenuti sulla basa dell’affettività. Credibilità cognitiva vuol dire quindi credere in chi parla perché: 1. È competente 2. È riconosciuto credibile per la competenza in uno specifico settore – l’esperto 3. È credibile in modo generalizzato – il leader carismatico Credibilità normativa vuol dire credere in chi parla perché: 1. È desiderabile il ruolo che ricopre, incarna valori desiderabili – il modello ideale. (influencer) 2. È desiderabile il ruolo che ricopre – l’uomo di successo Credibilità affettiva credere in chi parla perché ha con noi un rapporto intimo. Trasferimento di credibilità: La credibilità di può trasferire da un individuo all’altro attraverso il meccanismo dell’accreditamento la “reccomendation”, l’investitura, il testimonial, l’accreditamento da parte di soggetti credibili. Il trasferimento di credibilità funziona anche da un contesto ad un altro. L’anticipazione di credibilità data dal successo in un contesto. (Trump, usato la sua credibilità in quanto imprenditore per convincere in politica, il successo che io ho avuto nell’attività imprenditoriale sarà replicato nella carriera politica). Fiducia e sistema mediale: Partiti da un passato in cui la fiducia delle persone con i media si basava su una fiducia sistemica. Rapporto era quello di fidarsi delle regole, delle routine, dei sistemi dell’informazione. Fiducia sui media, fiducia sistemica. Questa fiducia è andata man mano sgretolandosi. Oggi è impossibile fidarsi, siamo più restii a credere che i processi siano sempre verificati. Ci sono stati degli eventi che ci hanno portato a poggiare meno sulla fiducia sistemica. Passaggio successivo: abbiamo sostituito la fiducia sistemica a quella cognitiva, personale. Mi fido del singolo (il giornalista) in quanto esperto e coerente con il suo ruolo. Quello verso cui tendiamo è una credibilità affettiva, credibilità del mediatore ( chi condivide una notizia) perché con lui si ha una relazione affettiva. Viviamo in società iper complesse, è chiaro che non possiamo controllare tutto in questo contesto sociale, ci sono sempre informazioni di cui non siamo in possesso. Quindi questo fidarsi, soprattutto al livello sistemico, è ciò che ci consente di ovviare all’incertezza nella quale altrimenti ci ritroveremmo a vivere. In queste società iper complesse i meccanismi della fiducia molto spesso sono deboli e se manca la fiducia si acuisce il senso di incertezza. Davanti all’incertezza: Cerco regole regimi autoritari. Moltiplicarsi delle regole moltiplicarsi di controlli e verifiche. Si sostituisce la fiducia cognitiva con quella affettivo/emotiva delle forme solidaristiche e “fidelistiche”, dei simboli generali, del carisma. In un rapporto dove viene meno un reciproco rapporto di fiducia o andiamo in contro al moltiplicarsi delle regole (autoritario) oppure ci si affida alla dimensione normativa, alla dimensione carismatica, dove manca la razionalità, mi affido a qualcuno sperando nel ripristinamento della società. Nel sistema mediale: Fiducia sistemica: Il sistema dei media agisce seguendo, segue routines e automatismi affidabili. Fiducia sistemica nel sistema dell’informazione, certezza dell’essere informati. Soprattutto nei sistemi europei la fiducia sistemica è venuta meno, si è sostituita la fiducia sistemica ad una personale che però ha due facce: Fiducia nel singolo (cognitivo), riconosco la presenza di una competenza in un giornalista, mi fido di lui per quello. Mi fido nella fonte su base normativa, mi fido di un giornalista perché condivide con me un certo set di valori, incarna dei valori. Mi fido di te perché la pensi come me. Quindi l’opinione pubblica si forma come auto consenso su quello che già penso. Entra in gioco la credibilità affettiva personale: il mondo digital ha introdotto nuove dinamiche di circolazione dell’informazione meno mediate dallo stato. Chi è quindi il mediatore? Diventa molto più visibile come la notizia circola all’interno di una rete sociale. Un mio amico che mi segnala un contenuto o una notizia, o anche solamente qualcuno che seguo, io ho una relazione di fiducia che si basa molto spesso sul piano affettivo. Mi fido perché mi fido di lui come amico. I mediatori all’interno delle piattaforme social, non sono più le testate giornalistiche ma persone a me care. La credibilità si basa sul sentirsi simili e sull’affettività. Mix di affinità normativa ed affettiva, piano meno razionale. Opinione pubblica Teorie che hanno provato a studiare la formazione dell’opinione pubblica: Diverse teorie sviluppate principalmente negli anni ’70, tutt’oggi attuali, in grado di spiegare fenomeni che stiamo vivendo. Abbiamo già detto che: I frame proposti dai media ci suggeriscono secondo quali chiavi interpretare un nuovo evento. Mettono un tassello nel processo di formazione della nostra opinione. I frame proposti dai media ci suggeriscono a quale “categoria” di eventi ricondurre le notizie che leggiamo. La selezione dei temi proposti dai media come rilevanti orienta la nostra “agenda”. Agenda setting Selezione delle notizie ritenute più rilevanti messe in ordine. Si tiene conto del riscontro, della popolarità e di altri criteri su cui poi si costruisce la gerarchia. Gerarchia organizzata dai media che influenza la nostra stessa gerarchia, la rilevanza che noi diamo agli aventi. I media ci suggeriscono su cosa soffermarci. (Se tutto il giorno sento su tutti i canali che la Turchia si appresta ad occupare la Siria, alla fine della giornata so che devo farmi un opinione su questa notizia, certa adesso della sua importanza). Influenzano la nostra opinione non perché diffondono le proprie opinioni, non perché ci bombardano con il loro pensiero, ma i meccanismi utilizzati sono più complessi, come quello dell’agenda setting. Il tipo di fiducia che caratterizza il nostro rapporto con il sistema mediale orienta “a cosa crediamo”. Ma cos’è l’opinione pubblica? L’opinione pubblica è il giudizio e modo di pensare collettivo della maggioranza dei cittadini. L’opinione pubblica riguarda un determinato agglomerato di persone (città, nazione, gruppo di nazioni), riguarda un determinato gruppo e riguarda anche un determinato momento, non resta uguale nei secoli. Opinione pubblica si colloca un determinato spazio ed in un determinato tempo. Opinione pubblica non è un insieme di verità, è l’insieme di ciò che le persone credono, di giudizi, credenze, non ha un rapporto diretto con la verità. Ciò che le persone pensano, non ciò che realmente succede, è. Soprattutto nelle società complesse, l’opinione pubblica non è più qualcosa di unitario ma è caratterizzata da diverse correnti di opinioni anche opposte dominanti in una società. L’opinione pubblica è sempre un pensiero collettivo, ci dice cose in cui crediamo, non è unitaria ed è determinata nello spazio e nel tempo. L’opinione pubblica non è sempre esistita nella storia, o meglio, non ha sempre potuto formarsi nella storia. Ci sono stati momenti in cui la popolazione non aveva informazione e strumenti per potersi fare un opinione pubblica. Nasce quando nascono le società moderne. È legata allo sviluppo delle forme di libera espressione, da parte degli individui, di giudizi sulla cosa pubblica. Nascono delle forme di alfabetizzazione, sempre più persone possono accedere alle fonti, cominciano a nascere dei luoghi dove le persone si trovano a discutere, formazione di circoli culturali e politici, diffusione dei media (inizialmente giornali poi tv). Ci sono anche paesi dove manca l’alfabetizzazione e diventa impossibile per la popolazione crearsi un’opinione, o paesi dove non è possibile avere un’opinione per via dei regimi totalitari presenti. Due modelli di opinione pubblica: A cascata: L’opinione pubblica dei cittadini di uno stato si forma sulla base di materiali che gli arrivano a cascata da altri livelli: i leader di opinione ci suggeriscono dei possibili giudizi molto spesso attraverso i mezzi di comunicazione. Nel primo livello troviamo le élite politiche e di governo e le élite economiche e sociali che mettono in agenda. L’opinione si forma a cascata, ai cittadini arrivano dei temi su cui costruire un’ opinione e delle possibili opinioni, cittadini si posizionano liberamente sui giudizi e sui tempi ma le posizioni possibili e i temi possibili arrivano da questa cascata. Effetti individuali: se gli individui pensano di appartenere ad una minoranza tendono a dissimulare le proprie opinioni, viceversa, se si ritiene di appartenere ad una maggioranza si tende a manifestarle maggiormente. Effetti sociali: le idee percepite come dominanti si diffondono con un effetto “a spirale” mentre le opinioni considerate minoritarie rischiano il silenzio e l’oblio. “I media, quindi, possono definire e proporre un’opinione come dominante anche se non lo è anche a partire dall’autoreferenzialità dei media.” Katz: sociologo di origine ebraica lavora nella Columbia University negli Stati Uniti. Cerca di mettere a fuoco come è possibile che alcune opinioni non considerate dominanti riescano ad emergere e farsi sentire. Chiama questi gruppi “minoranze rumorose”. Punto di partenza è che esistono gruppi minoritari che riescono a generare un effetto spirale al contrario e configurare nuovi movimenti d’opinione. Ma non tutte le minoranze riescono in ciò, ci riescono solo i gruppi che: Hanno accesso ai media Se hanno alcune caratteristiche: estrema coerenza; difesa ad oltranza di alcune posizioni. Focalizzati su alcuni punti su cui insistono continuamente. Non possono essere dei gruppi troppo complessi Ex: Greta Thunberg, posizione chiara, semplice, estrema coerenza, difesa ad oltranza di questa posizione. Ex: Green peace; nasce da Jim Bohlen nel 1971. Hanno preso una barca, sono partiti per l’Alaska, non avevano un mente le balene ma gli esperimenti nucleari USA. Fanno un’azione potenzialmente inutile ma simbolica. Prendono la barca, ci mettono su degli attivisti, dei giornalisti con l’intenzione di fermarsi in un punto dove sarebbero stati investiti dalle radiazioni. Sfidano l’intero sistema degli stati uniti con un’azione fortemente simbolica, come lo sciopero del Venerdì di Greta, potenzialmente inutile. Ma conduce all’attenzione dei media. La notiziabilità di Green Peace costruiscono intorno all’azione una racconto eroico. Piccoli soggetti che sfidano una potenza mondiale, il sistema. L’idea della piccola Greta che sfida il sistema, la potenza è un racconto che ai media piace e che funziona molto bene. Dopo un po’ di anni, verso la fine degli anni ’70, l’attenzione di Green Peace si sposta mantenendo le stesse caratteristiche di prima, insiste su un punto cardine, difesa ad oltranza di un singolo obbiettivo: la caccia alle balene deve finire. La questione si amplia e Green Peace devono trovare metodi più sviluppati per farsi sentire. Esposti banner su monumenti di notorietà mondiale e chiamati i media per documentare l’azione. Un processo più costruito in accordo con i media. Torna ad occuparsi del nucleare. Sfrutta la rete diffondendo dei video virali (falso controllo delle emissioni motori Volkswagen). La notiziabilità è interna alla rete e si basa sulla condivisione da parte degli stessi utenti, non c’è gesto eroico degli attivisti, ma si conquistano i nuovi attivisti. Nel video sono dei bambini che sfidano il sistema. Opinione pubblica in rete: Da voce alle minoranze rumorose Si genera in modo frammentato attraverso forme di esposizione selettiva È parte della creazione di politiche identitarie di gruppo Elezioni presidenziali 2016: Donald Trump VS Hillary Clinton L’elezione di Trump è stata una sorpresa per i media e per gran parte dell’opinione pubblica americana. Fino al luglio 2016 i sondaggi statunitensi le percentuali erano Clinton 77% e Trump 22%. Allora gli studiosi dei media si sono chiesti come non sia stat possibile leggere bene l’opinione pubblica sino alla notte della votazioni. Qui vi è stato un problema di lettura; molti dei sondaggi non ufficiali pubblicati su alcuni giornali statunitensi raccontavano un’altra storia, ovvero vedevano Trump volare verso la vittoria. Gli analisti dell’opinione pubblica non li hanno presi in considerazione perché non ufficiali. Questo comunque costituiva un indizio importante, anche se vi era una serie di elementi che facevano propendere per la versione ufficiale: i principali media, quotidiani e canali tv tendevano a sostenere la candidatura della Clinton. Vi era quindi un endorsement (sostegno pubblico) dei media e degli opinion leader mediali. Anche la maggior parte dello Star System favoriva la Clinton. La Clinton era favorita anche sulla base dei casi precedenti: nessuno che non era un politico aveva mai vinto. L’opinione dominante che si viene a creare è che verrà votata la Clinton. L’americano medio degli stati centrali che simpatizza per Trump si trova a disagio a dire che voterà lui, questo perché in America l’appoggio dello Star System è molto importante (ad esempio Madonna e Maryl Streep tifavano per la Clinton); gli americani che simpatizzavano per Trump hanno taciuto e il meccanismo della Spirale del Silenzio ha funzionato perfettamente. Qui ci accorgiamo che la Spirale del Silenzio è sempre presente in qualsiasi società. Inoltre i sondaggisti non hanno tenuto conto della gente che si stava. Muovendo sui social, in particolare su Twitter che negli USA è una piattaforma utilizzata da tante fasce d’età, ed è una fonte affidabile. Erano state postate molte più foto di Trump rispetto a quelle della Clinton. Il simpatizzante di Trump preferisce muoversi ed esprimersi su Twitter perché qui la sua opinione è quella dominante. Inoltre i sondaggisti hanno sottovalutato il trasferimento di credibilità. La credibilità che Trump aveva costruito sul mondo dell’imprenditoria, la stava trasferendo sul mondo della politica, che in quel preciso momento storico stava perdendo di credibilità. OPINION LEADER Chi è un Opinion Leader? Dizionario Sabatini Colletti “L’Opinion Leader è chi gode del prestigio o detiene mezzi per influenzare in modo determinante l’opinione pubblica’’ L’opinion leader ha un impatto sull’opinione pubblica: non solo a livello politico, ma anche sul mondo dei consumi Business Dictionary “Influential members of a community, group, or society to whom others turn for advice, opinions and views » Il dizionario italiano ci parla di qualcuno che accede al sistema dei media, mentre il dizionario inglese ci dice che gli opinion leader esistono anche all’interno delle reti locali e sociali a cui noi apparteniamo. La prima volta che è stata usata l’espressione ‘opinion leader’ è fra gli anni ’40-’50 ancor prima della teoria della Agenda Setting e della Spirale del Silenzio. Sono Paul Lazarsfeld e Elihu Katz ad usare per la prima volta questo termine. Essi hanno fatto delle ricerche su fenomeni che riguardavano la comunicazione che hanno portato alla luce la figura dell’opinion leader. Il testo di Paul Lazarsfeld ‘The People’s Choice’ mette in luce l’influenza dei mass media sulle scelte di voto dei cittadini americani di Eire County in Ohio. Questo testo viene scritto da Lazarsfeld insieme ad altri sociologi meno importanti; essi erano interessati a capire come i mass media influenzassero le scelte di voto dei cittadini della contea. I sociologi erano convinti che i mass media influenzassero i votanti, ma si accorsero che c’era altro rispetto a un rapporto diretto mass media - votanti. Anni dopo Lazarsfeld e Katz si cercano reciprocamente. Si recano in una cittadina statunitense Decatur. In questa cittadina i due sociologi volevano capire come i mezzi di comunicazione di massa fossero influenti sulle scelte di consumo delle donne. Erano interessati alle scelte di mass-market, alle scelte legate alla moda e al cinema. I due sociologi avevano capito che non ci fosse un rapporto diretto fra i mass media e le scelte del consumatore, perché in questo rapporto vi sono al centro dei soggetti a fare da mediatori. Rispetto alle scelte di voto: Molto più della radio o della stampa (siamo alla fine degli anni ’40) erano le discussioni politiche quotidiane a esercitare una grande influenza. Le discussioni politiche all’interno delle reti familiari o di pari erano molto importanti. Il rapporto di influenza che la radio e la stampa hanno sulla decisione di voto viene poi ripreso in famiglia e con gli amici. Il mondo della sociologia non si immaginava tutto ciò: erano convinti che ci fosse un rapporto diretto uomo-medium in cui il medium influenzava l’uomo. Emerge una grande omogeneità di opinioni all’interno dei gruppi primari (famiglia, rete di amici stretti). “Those who changed their vote intentions were largely people who, early in the campaign, had reported that they intended to vote differently from their family or friends” quando c’è un atteggiamento inizialmente distonico rispetto alla famiglia o agli amici, al momento del voto, il votante si conforma alle idee della famiglia e degli amici. Alcuni individui più esposti ai media avevano la capacità di condizionare le scelte degli altri: questi individui vengono definiti OPINION LEADER. Secondo Lazarsfeld e Katz gli opinion leader fanno da filtro (gatekeeping): essi accendo di più ai media e per questo riportano i contenuti proposti dai media. È un soggetto molto importante fra i media e le persone comuni. Gli opinion leader raccontano i contenuti mediali, incorniciandoli dentro un frame. Agiscono da gatekeeper perché scelgono cosa raccontare. Lazarsfeld e Katz - da ‘Personal influence’ :“Ideas often flow from media messages, radio and opinion leaders and then the leaders leads the message to lesser active users in the population’’ Essi hanno messi a fuoco la teoria del Two Step Flow of Communication. Si sviluppa lo studio degli opinion leader. Si evolve l’idea del pubblico da massa indistinta a “rete di individui interconnessi fra loro attraverso la quale la comunicazione di massa viene veicolata” Dire che coloro che hanno una maggior influenza all interno delle reti sociali sono coloro che accedono di più ai media. Per questo i due sociologi, Lazarsfeld e Katz, cercano di mettere a fuoco le caratteristiche degli opinion leader: LITERACY: è necessario avere un ampio accesso ai media e una certa competenza coi media. Si tratta di un’elevata esposizione ai media (tendenza alla ricezione di maggiori informazioni). COMMITMENT: si tratta della capacità dell’opinione leader di essere particolarmente coinvolto, interessato o appassionato a determinati argomenti. È un elevato coinvolgimento ed interesse per determinati argomenti. SOCIEVOLEZZA: è la capacità di trasferimento di informazioni a gruppi di individui (gregari= che seguono gli opinion leader) che appartengono allo stesso gruppo sociale. Questo coincide anche con la capacità di saper usare le diverse piattaforme digitali, come quelle social. LEADERSHIP: consiste nel riconoscimento dal basso. Egli fa parte di un gruppo, ma è colui che è in possesso di maggiori conoscenze. È solo nel momento in cui queste 4 caratteristiche sono insieme che si forma la figura dell’opinion leader. Lazarsfeld e Katz si accorgono che non esiste l’opinion leader mondiale ovvero un opinion leader per tutti gli argomenti. Gli opinion leader sono sempre leader di Innis: economista canadese, si accorge che il sistema dei media che caratterizza un paese ha un’influenza significativa anche sulla sua economia. Paesi con sistemi dei media diversi hanno anche strutture economiche diverse. Studia come i media hanno a che fare con queste strutture. Primo libro (the Bias of communication) in cui Innis comincia a ragionare sul fatto che le tendenze della comunicazione mediale svolgono un ruolo almeno pari a quello dell’attività economica nella formazione e direzione della società umana. Due idee centrali: Nei processi comunicativi la parte rilevante non è tanto il contenuto trasmesso, quanto il mezzo tecnico che fa da supporto. The medium is the message. Influenza dei media sull’organizzazione sociale riguarda soprattutto l’organizzazione di spazio e tempo. Ci sono alcuni mezzi di comunicazione centrati sul tempo, sono “time binding”, influenzano i modelli culturali a lungo termine, estendono la capacità di influenza dei significati che diffondono, a livello spaziale. Media time binding: Sono in grado di trasmettere le tradizioni per generazioni, ma per piccole comunità che hanno una limitata estensione nello spazio. Favoriscono culture stabili, la costruzione della comunità, il tramandarsi delle tradizioni religiose. Media space binding: Veicolano informazioni che possono raggiungere più destinatari possibili dello spazio, ma non permangono nel tempo (non attraverso narrazioni stabili). Favoriscono l’innovazione ed il cambiamento, sviluppano coesione a distanza, favoriscono la nascita degli “imperi”. Scrive anche “Empire and communications”, sul controllo della circolazione del sapere. L’evoluzione delle tecnologie di comunicazione sposta il “controllo” sulla diffusione della conoscenza tra diversi tipi di élite e strati più vasti della popolazione. Innis dice quindi che “Ogni società privilegia il tipo di mezzo di comunicazione che è più sintonico con le direzioni di sviluppo o di consolidamento che sta sperimentando.” Meyrowitz: anni 80’, Scuola di Toronto, scrive “Oltre il senso del luogo. Evoluzione delle tecnologie di comunicazione influenza le relazioni sociali e la vita quotidiana. Approccio culturale, vuole vedere come i media per come sono strutturati influenzano la cultura di un’epoca. Uno sguardo culturale moderno perché guarda anche alle relazioni sociale ed alla vita quotidiana. Infatti nel libro non riprende solo Mcluhan ma anche Goffman. Punto di partenza del suo ragionamento sono le caratteristiche tecnologiche dei media perché influenzano il modo in cui , in uno specifico contesto sociale, si percepisce e si rappresenta l’asse spazio- temporale. Le relazioni comunicative avvengono all’interno di situazioni che contribuiscono a definire ruoli, regole e finalità dell’interazione anche attraverso la distinzione tra ribalta e retroscena. Si concentra su come il sistema dei media degli anni 80’ influenza la struttura delle situazioni sociali. Ed in particolare come i media spostano il sistema di ciò che è visibile e invisibile, ciò che è pubblico e ciò che è privato. Mezzo principale su cui ragiona è la tv. Come la tv stia spostando i confini. Non ne fa un problema di cosa viene mostrato in tv ma un problema di qual è il ruolo sociale che ha la tv. La tv di per se è una macchina che permette di guardare individui, gruppi e contesti sociali in modo innovativo, che permette di vedere i retroscena, la tv è una secret exposing machine, permette agli individui e ai gruppi di guardarsi gli uni gli altri in modo innovativo. Trasformazione portata dai media tecnologici sui ruoli; i primi che prende in considerazioni sono: I ruoli dell’essere (Ex: il gender femminile o maschile). I media elettronici ci permettono di accedere a delle informazioni e a dei discorsi di backstage relativi all’identità di genere, cambia la possibilità di vedere il backstage di vedere l’universo maschile o femminile e ci consente di accedere a delle informazioni che non sarebbero state visibili altrimenti. EX: damigelle con la sposa prima delle nozze, momento tutto al femminile, momento che sarebbe limitato solo ad un genere o ad un altro. I reality rendono visibili questi momenti di backstage, maggiore visibilità reciproca di quelli che sono dei momenti di retroscena. Cambiano le dinamiche di relazione tra i generi, maggiore conoscenza reciproca. I ruoli del divenire ( non qualcosa che ci appartiene in partenza, qualcosa che apprendiamo e sviluppiamo nel corso della nostra vita. Ex: Il passaggio all’età adulta, ruoli che si imparano nel divenire.) I media elettronici estendono l’accessibilità delle informazioni (discorsi, backstage) relative all’età adulta ai più piccoli. Ci sono degli aspetti della vita degli adulti che normalmente non vengono esibiti davanti ai bambini, aspetti che vengono tenuti nel backstage. Il sistema dei media genera una socializzazione anticipata tra bambini e vita adulta, apprendono alcuni aspetti della vita adulta in anticipo. Non è sempre un vantaggio sapere tutto della vita adulta perché gli mancano gli strumenti per poterla gestire, per poterla comprendere. I ruoli dell’autorità (ruoli legati a posizioni istituzionali e di grandi competenze). Da un lato la pervasività dei media ci consente di accedere a tante informazioni che prima erano riservate ad alcuni tipi di soggetti. Oggi con lo sviluppo della rete questo fenomeno è cresciuto in maniera esponenziale, possiamo acquisire infinite informazioni di ogni genere. Rispetto ai ruoli dell’autorità, ci vengono mostrati i backstage della vita di persone autorevoli, ciò mette molto spesso in discussione l’autorità di alcuni ruoli. Visibilità della persona a 360 gradi porta ad una credibilità inferiore, autorità inferiore. L’autoritas si regge anche sul fatto che la rappresentazione di questa persona sia attenta. C’è un percorso di costruzione del backstage dato che i media portano alla luce situazioni di backstage, si è arrivati ad una forte attenzione alla costruzione di questo. Obama il primo a preoccuparsene. L’autorità si costruisce anche attraverso l’accesso esclusivo a conoscenze specifiche. Quando l’accesso è generalizzato l’autorità si indebolisce. Con lo sviluppo del sistema dei media il rapporto tra primo piano e retroscena è cambiato. Assistiamo ad una fusione tra la scena ed il backstage. Spesso noi ci troviamo come osservatori in una posizione dove riusciamo a vedere sia primo piano che retroscena, in uno spazio intermedio, scena laterale. Ci siamo abituati a vedere sia la scena che ciò che c’è nel backstage, questa posizione la possiamo osservare anche nella costruzione stessa di alcuni programmi (talent show, tale e quale show). Mostra la performance ed il backstage allo stesso tempo. Si sono creati altri due spazi, quello riservato esclusivamente alla ribalta, qualcosa di più piccolo e circoscritto, e profondo backstage non visibile neppure allo sguardo laterale. Secondo Meyrowitz c’è una situazione sociale tipica della quotidianità, una situazione sociale de-spazializzata: moltiplicazione di ribalta e retroscena. Con un approccio simile James Lull studia gli usi sociali dei media, i media come componente dell’esperienza della vita quotidiana. Come diceva Meyrowitz i media sono qualcosa che entra nella vita di tutti i giorni. Anche Lull non considera i media solo per i contenuti che veicolano ma anche per la loro dimensione tecnologica. Lull va all’interno di famiglie che hanno la tv e osserva quello che succede nel momento in cui le famiglie guardano la tv. “Inside family viewing”. Quello che interessa Lull è vedere come la tv entra all’interno della routine delle persone, vuole vedere se queste cambiano, non cambiano, se cambiano le abitudini. Due tipi di usi che le famiglie fanno della tv: Usi strutturali La televisione è considerata parte della struttura dell’ambiente domestico, la tv in quanto oggetto. Le persone sottopongono la tv anche a degli usi ambientali: non si mettono a guardarla ma la lasciano accesa mentre fanno altre cose, come forma di compagnia quando si è soli. Uso di questo oggetto proprio come oggetto, posso farmi far compagnia da questo strumento che ho in casa. Uso regolativo: la televisione serve a volte a scandire il tempo e l’attività familiare secondo le proprie modalità. La tv serve ad organizzare le attività della giornata. Usi relazionali Tutte quelle volte in cui i media e i loro contenuti vengono utilizzati dalla persone all’interno delle loro relazioni comunicative. Strumento che offre degli argomenti di conversazione, modo di utilizzare i contenuti che sto fruendo all’interno dei media. Un modo per avviare delle conversazioni oppure sono utilizzati in una discussione per chiarire o spiegare una propria posizione. Sono usi relazionali anche quando uso la tv in sostituzione della relazione con gli altri, rispondere ad un bisogno di relax e di isolamento. Il medium è anche un’utile risorsa di apprendimento sociale. L’uso della tv rafforza i ruoli all’interno dell’ambiente domestico: i genitori gestiscono il flusso di informazione televisivo, un modo per affermare il proprio ruolo. La tv offre la possibilità di mostrare agli altri spettatori la propria competenza in merito ai temi televisivi. Approccio degli usi e gratificazioni nasce negli anni 70’. Katz insieme ad altri autori scrive un libro per spiegare gli usi che le persone fanno dei media. Sociologo che ha portato l’attenzione su cosa fa il pubblico dei media. ”The Use of mass communication”, da cosa i media fanno alle persone a cosa le persone fanno con i media approccio opposto. Ciò su cui ci si vuole interrogare è perché le persone decidono di utilizzare un mezzo piuttosto che un altro. Perché ci si rende conto che il pubblico non è un pubblico passivo. È un pubblico attivo e la prima attività che compie è quella di scegliere cosa consumare. Scegliendo, agisce nei confronti dei media. Per spiegare queste azioni del pubblico non casuali, si orientano verso un approccio teorico chiamato “comportamentismo”, cioè partono dal presupposto che il comportamento dell’uomo sia razionale e riconducibile ad una spiegazione logica. E che le scelte del pubblico possano essere ricondotte ad un bisogno di carattere psicologico o sociale. “Le audiences usano i media allo scopo di soddisfare i propri bisogni ed ottenere delle “gratificazioni”, diventando parte integrante del processo comunicativo.” – Katz, Guerevitch, Haas, 1973. Un mondo in cui da un lato ci sono le audiences che hanno dei bisogni e dall’altro ci sono i media che con la loro offerta tecnologica cercano di offrire delle risorse utili a soddisfare i bisogni. Per capire a quali bisogni le persone cercano risposta si fa riferimento alla scala di Maslow, un modello di descrizione dei bisogni degli individui. Autore della scala è uno psicologo sociale che a metà degli anni 50’ costruisce questa scala. A partire dai: Bisogni primari mangiare, salute, sonno, quelli che altrimenti compromettono la nostra esistenza; Bisogni legati alla sicurezza protezione, certezze (carattere psicologico); bisogni sociali (appartenere ad una rete sociale, essere accettati ed amati, sempre piano psicologico); Bisogni di stima prestigio, rispetto, riconoscimento Bisogno di autorealizzazione Gli studiosi degli usi e gratificazioni partendo da questa scala categorizzano i bisogni: Bisogni cognitivi (comprendere) Bisogni affettivo estetici (compiere esperienze esteticamente gratificanti) Bisogni integrativi di personalità ( stabilità emotiva e credibilità) Bisogni integrativi a livello sociale (relazioni interpersonali) Bisogni di evasione ( allontanamento dal conflitto). 3. Hall parta di una terza decodifica possibile. Si tratta della decodifica negoziale, che non pone totalmente in discussione il codice dominante, ma si oppone a tale codice elaborando delle definizioni particolari. Non rifiuto totalmente il messaggio, ne accetto alcuni aspetti. (Es: mangio l’insalata di Mc Donald’s) Quello che interessa ai Cultural Studies è lo struggle for meaning: la diversa decodifica dei prodotti culturali. All’interno del contesto sociale quindi si svolge una continua negoziazione culturale dei significati e in queste negoziazioni si continuano a bilanciare due posizioni: quella che accetta la cultura dominante (incorporation) e quella che non accetta la codifica dominante e ne dà un’interpretazione diversa da quella inizialmente pensata dall’emittente (resistance). All’interno dei Cultural Studies si fanno una serie di studi per capire come funzionano queste dinamiche. Una prima ricerca riguarda il programma televisivo “Nationwide”: ci si chiede se ci siano delle variabili sulle quali dipendono i modelli di decodifica. Per fare questo studio si concentrano su un programma giornalistico di approfondimento su alcuni temi caldi di quella settimana: “News and current affairs”. Esso è un prodotto mediale che racconta secondo un codice dominante quali argomenti sono importanti e quale decodifica dobbiamo darne. David Morley negli anni ’80 si chiede da quali variabili dipendano i modelli di decodifica proposti da Hall. Intervista delle persone in base alla professione, al gender e alla generazione. La sua ipotesi di partenza è che gli stessi programmi sottoposti a pubblici differenziati per caratteristiche socio-demografiche producono diverse letture. La parte delle persone che decodificheranno i messaggi secondo decodifica dominante, ovvero coloro che si muovono nella dimensione dell’incorporation sono coloro secondo i quali i termini, le argomentazioni, le priorità e i temi indicati dai produttori sono adeguati a descrivere la realtà. L’opposto vale per coloro che si muovono nella dimensione della resistance. Esistono delle variabili socio-demografiche che orientano le letture, e sono variabili legate alla posizione sociale delle persone. Il risultato è che emergono tre tipi di letture: • Lettura dominante: I manager generalmente appartengono alla stessa dimensione socio- culturale dei producer e questo li porta a pensare che quello che viene raccontato sia conforme al senso comune e non vedono nessuna criticità nel prodotto televisivo. • Lettura resistente: riguarda le classi sociali più lontane dal mondo della produzione: sono per esempio gli immigrati di colore, gli studenti, chi svolge delle professioni come commesso ecc.. Questi percepiscono quello stesso racconto come la visione di una parte della popolazione dell’Inghilterra in quel periodo, pensano che il racconto non dia conto di quello che è il contesto sociale-culturale. • Lettura negoziale: riguarda coloro che hanno uno sguardo particolare sul mondo: sono solitamente coloro che sono impegnati in politica, che ritengono credibile e conforme al senso comune la rappresentazione data da Nationwide ma su alcune specifiche tematiche hanno delle visioni diverse. Morley conclude che i fruitori dei prodotti mediali non sono opachi: è una struttura complessa di individui organizzati in gruppi e sottogruppi e ciascuno di questo ha una sua storia, delle sue tradizioni culturali e un suo modello di competenza dei suoi modelli culturali che lo portano ad adottare una lettura diversa. I reception studies continuano negli anni ’80 e riprendono la dimensione della differenza culturale. Negli anni ’80 iniziano a circolare i prodotti a livello mondiale, si cominciano a fruire di prodotti a livello transculturale. Un prodotto caratterizzato da ciò sono le soap operas: vengono quindi fatti degli studi su di esse. Questo studio viene fatto da due studiosi, Tamar Liebes e Elihu Katz. Essi cominciano a chiedersi cosa succede quando i prodotti circolano a livello mondiale: si mettono a studiare “Dallas” e parlano di export of meaning. Quando si parla di circolazione dei prodotti mondiali a livello mondiale si inizia a parlare di imperialismo culturale. I prodotti televisivi americani iniziano ad essere esportati in modo massivo: inizia il dibattito sulla globalizzazione e comincia a nascere il timore che l’esportazione massiva di prodotti americani sia una forma di diffusione di una cultura dominante (imperialismo culturale). Si inizia a pensare che importare modelli produttivi e contenuti da altri paesi sia dannoso per le culture nazionali, che schiacci le culture nazionali e che potenzi il modello culturale proposto dai paesi dominanti. La minaccia dell’imperialismo culturale: Si avverte che la circolazione a livello mondiale di prodotti televisivi americani possa generare uno schiacciamento delle culture locali, in favore della cultura di questa grande potenza economica. Le importazioni relative ai media esaltano l’immagine e il potere dei paesi che esportano questa cultura, i quali generalmente sono grandi potenze economiche, come in questo caso gli USA. “Dallas’’ è una serie tv americana, in particolare è una soap opera, prodotta dalla CBS. è andata in onda dal 1978 al 1991, ed è stata trasmessa in tutto il mondo. Il Texas è uno degli stati americani che al meglio rappresenta la la cultura del paese. Questa serie viene appunto girata in Texas e racconta di una famiglia di petrolieri americani. Nella serie si raccontano gli scontri e i conflitti che avvengono all’interno della tipica famiglia statunitense protagonista della serie, costituita dai due genitori e dai loro tre figli. Liebes e Katz, tornati a vivere in Israele, si trovano in un contesto multi culturale, ideale per osservare quanto le appartenenze culturali (etniche) influenzino la codifica e la decodifica. Ipotesi: le persone coinvolgono la loro esperienza culturale nei processi di attribuzione di senso e nel fare ciò cercano sostegno e conferma negli altri, nei rapporti interpersonali e nei gruppi sociali di appartenenza. Dunque, la formazione culturale ha un peso, e la decodifica che appartiene a una certa cultura rispetto che a un’altra è frutto di un lavoro di condivisione e di rafforzamento reciproco. Metodo: compiono una ricerca qualitativa condotta con la tecnica del focus group. Intervistano circa una decina di persone che appartengono alla stessa etnia, e cercano di capire il senso culturale che i vari gruppi culturali colgono a partire dalla serie americana “Dallas’’. Scelgono alcune coppie di amici che appartengono alla stessa etnia per compiere quest’indagine. Soggetti coinvolti: tutti sono israeliani e condividono uno stesso status socio-economico, l’unica differenza è che provengono da paesi differenti. In particolare si tratta di Israeliani che sono arrivati di recente dal Marocco, dalla Russia (al tempo ancora URSS) o da Israele. Emergono 3 letture differenti: • Gli ebrei di origine marocchina, trovandosi di fronte a una soap opera come Dallas, la interpretano come un racconto, un’opera sui legami familiari, e sulla difficoltà della vita familiare. • Gli ebrei di origine russa invece, trovandosi di fronte a Dallas, la interpretano come una dura e puntale critica al capitalismo e al modello di vita conseguente. • Gli ebrei nati in Israele, davanti a Dallas vedono una pura opera di intrattenimento che non rifletteva una realtà sociale realistica. La vedono come una realtà lontana da quella che può essere la vera realtà, anche in Texas Conclusione: i due sociologi arrivano ad affermare che vi siano delle differenze fra i gruppi etnici nei processi di attribuzione di un senso e questi processi hanno una valenza sociale. Ciascuna cultura elabora una sua interpretazione del prodotto culturale in maniera collettiva. I temi centrali della storia sono letti con un chiaro riferimento alla cultura di appartenenza. I soggetti coinvolti nella ricerca sono assolutamente consapevoli del processo di interpretazione che stanno compiendo e lo fanno con cognizione. Questa ricerca condotta in Israele mettono un po’ in discussione la teoria dell’imperialismo culturale. A partire da questa indagine viene introdotto il concetto della glocalizzazione, una parola coniata per la prima volta in Giappone. Per il fenomeno della glocalizzazione possiamo affermare che ogni cultura si relaziona ai prodotti culturali in maniera differente. Perciò le culture locali non scompaiono di fronte al prodotto culturale della potenza economica statunitense. Anzi, le culture locali interagiscono con un prodotto straniero e se ne appropriano. LE IENE Le Iene è un programma televisivo che presenta diversi servizi principalmente incentrati su ingiustizie. Encoding and Decoding è un processo tutt’ora attivo nella nostra contemporaneità. Nella puntata del 27 ottobre 2019 è stato proposto un filmato sul “Rambo Iracheno’’, un uomo, definito anche come “l’angelo della morte’’. Egli è disposto a tutto pur di contrastare l’Isis. In questo caso un evento di cronaca viene incorniciato all’interno del servizio. In un altro filmato troviamo una persona che sta facendo un’indagine sull’uso improprio dei cassonetti Caritas in cui la gente porta i propri abiti usati. In questo caso il filo dell’argomentazione è che in primis esistono cassonetti marcati col logo Caritas in cui si possono portare i propri abiti usati. Noi, che portiamo lì i nostri abiti, siamo dei soggetti che vengono imbrogliati da soggetti potenzialmente insospettabili (Caritas). I vestiti che vengono dati in beneficenza vengono rivenduti e finiscono nei giri dei camorristi. Quest’imbroglio è parzialmente legale, ma dietro vi è la camorra. Questa è la lettura che viene proposta; di fronte a questa lettura noi possiamo reagire in maniera differente possiamo accettarla, rifiutarla, o mantenere una posizione neutrale. Il meccanismo che si immaginava Hall è che proponendo principalmente una struttura dominante, si finisse per confermare una struttura del mondo che la Noelle Neumann definirebbe una ‘opinione dominante’ mentre Hall definirebbe come un ‘encoding di una cultura egemonica’. Programmi come Le Iene promuovono una visone dominante secondi cui viviamo in un mondo di ingiustizie. Rispetto a questo encoding noi siamo chiamati a fare una lettura di incorporation, negoziale o oppositiva. Stili di vita: insieme tendenzialmente unitari di preferenze espressi da un singolo attore sociale o da un gruppo degli ambiti della vita privata e sociale, relativo alle risorse di cui si dispone e referibile ad un sistema valoriale. Il modo in cui i soggetti singoli o i gruppi sociali, all’interno di una serie di condizionamenti, scelgono la loro immagine e i loro comportamenti a seconda delle loro caratteristiche culturali e personali, i modelli di riferimento e le loro disponibilità finanziarie. Ciò assume più importanza dello status sociale in sé, perché questo può essere condiviso da un segmento molto ampio della popolazione, entro cui possono darsi tuttavia molti diversi insiemi di scelte culturali e simboliche. I beni di consumo che noi scegliamo funzionano come strumenti di inclusione ed esclusione sociale. I prodotti culturali che consumo mi raccontano, raccontano il mio stile di vita ed i valori in cui mi riconosco raccontano anche che io appartengo o non Modello che ci permette di comprendere, analizzare e raccontare l’ingresso dei nuovi media nella vita della persone. Ha confermato su piano pratico alcune teorie, il rapporto che abbiamo con i media è anche un rapporto che abbiamo con gli oggetti, i media sono caricati di un valore simbolico. La cultura come pratica Si cerca di capire un altro motivo che spinge le persone a fruire di un certo prodotto mediale, ovvero il gusto. Per questo motivo si parla di Culture di Gusto. Avere un gusto, apprezzare una cosa piuttosto che un’altra non è una dimensione prettamente individuale, ma è un modo per cui le persone interagiscono all’interno di una determinata cultura. La cultura viene intesa come quella dimensione simbolica rappresentata dai valori di una certa comunità. A partire da questa idea di cultura ci si interroga su come le persone interagiscono al suo interno. Le persone che fanno parte di una società incorporano la cultura di una certa comunità. All’interno di una comunità esistono anche dei fruitori di cultura. I soggetti a loro volta usano anche dei prodotti culturali (prodotti artistici o di consumo) per sentirsi parte di una cultura. Il punto di partenza sul ragionamento sul gusto è che la cultura sia pratica. Il primo a lavorare sul concetto di gusto è Pierre Bourdieu nel 1980. Egli cerca di darne una definizione: “Il gusto è una facoltà che distingue e che apprezza, che stabilisce e sottolinea le differenze con un’operazione di distinzione’’ → Il gusto ci distingue da coloro a cui non piace ciò che piace a no. Il gusto è una “bussola sociale’’, che l’uomo usa per orientarsi verso prodotti culturali che mi fanno somigliare a un tipo di persone piuttosto che a un altro. “Il gusto funziona come una bussola sociale orientando le persone verso le pratiche e i beni culturali che si addicono loro’’ Sulla base di questo Bourdieu conclude che i gusti sono delle attività culturali: sono dei comportamenti che incorporano la cultura e la società. Attraverso questi processi di scelta ciascuno è come se comunicasse i propri giudizi estetici, valori ecc.. Nella scelta di cosa consumare noi ribadiamo il fatto di essere distinti da altri gruppi sociali → Questa distinzione ha una dimensione sociale. All’inizio degli anni ‘80 Bourdieu scrive un libro “Critica sociale del gusto’’. Egli recupera un’inchiesta condotta in Francia fra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 sui gusti culturali dei francesi (dall’arte alla casa) e il suo scopo è capire le radici che determinano le differenze dell’habitus. Da qui arriva a capire che i gusti dei francesi si distinguono in base alla classe sociale a cui appartengono. Per questo arriva ad affermare che il gusto è anche uno strumento di distinzione sociale. Questo concetto è molto importante in un periodo come quello degli anni ’80, rispetto ad oggi. Bourdieu afferma che non bisogna distinguere le varie classi sociali soltanto in base al reddito. Le diverse classi sociali si distinguono sulla base di 3 tipi di capitali che portano le persone a fare scelte di consumo diverse: 1. Capitale economico → si basa sulla disponibilità di risorse materiali e finanziarie 2. Capitale sociale → si basa sulle reti di relazioni in cui si è inseriti 3. Capitale culturale → si basa sulle competenze di tipo scolastico e su quelle ereditate dalla socializzazione extra-scolastica (socializzazione = processo che ci insegna a vivere in società) Il gusto esprime che tipo di capitali abbiamo a disposizione e a che tipo di gruppo sociale apparteniamo. Bourdieu sostiene che si debba studiare questi tre capitali in modo tale da scoprire come si articola il gusto. Poco prima di Bourdieu, Herbert Gans aveva iniziato a ragionare sulle Culture di Gusto. Gans sostiene che è possibile riconoscere chi fruisce dello stesso tipo di prodotti culturali, come appartenenti a una certa classe sociale. Questo ragionamento completa il pensiero di Bourdieu per cui il gusto è un operazione di distinzione sociale, che parte da tre capitali. Gans sostiene che non si debba guardare solo i 3 capitali, ma anche alle culture di gusto, che sono un insieme di prodotti culturali. Guardando al pubblico di alcuni prodotti culturali noi riusciamo a intravedere le varie culture di gusto. In questo ragionamento sulle culture di gusto Gans afferma che queste culture sono coerenti. Le culture di gusto finiscono per creare dei gruppi sociali. • Le culture di gusto sono coerenti al loro interno • Le culture di gusto formano dei gruppi sociali Questo ragionamento porta molto avanti la riflessione sui consumi culturali. Gans era ancora legato a un idea rigida su queste differenze sulle culture di gusto. Infatti egli scrive: “Popular culture & high culture’’ → lui ha in mente una grande spaccatura fra una cultura alta e una cultura bassa. Gans identifica 5 Culture di Gusto: • Cultura alta • Cultura medio-alta • Cultura medio-bassa • Cultura bassa • Cultura quasi folk Gans afferma che queste culture di gusto, attraverso le loro scelte di consumo, esprimono dei valori che vengono raccontati dalle forme mediali che privilegiano (es. scelgo se andare al cinema o se comprare una bella tv). Privilegiano delle forme culturali, scelgono dei media che privilegino le loro scelte di consumo. I gusti culturali rappresentano degli insiemi di valori e aggregano delle persone all’interno di gruppi sociali. Esistono anche occasioni in cui ci sono delle reciproche incursioni, le distinzioni non sono rigide, ma hanno un margine di flessibilità (es. è possibile trovare persone di cultura bassa in un museo). Questi ragionamenti si possono intravedere nella profilazione socio demografica, la quale presuppone che persone appartenenti allo stesso gruppo socio demografico abbiano anche gli stessi gusti culturali per quanto riguarda i prodotti materiali. I demografi ormai si concentrano principalmente sulle differenze fra le fasce di età nelle loro analisi. Classi Culturali Lewis afferma che ciò che dice Bourdieu è giusto, ovvero che i gusti culturali sono associati alle classi sociali nei periodi in cui la mobilità sociale è molto bassa, ovvero quando le persone rimangono in una certa posizione sociale tutta la vita. Al contempo però, non siamo più nel periodo in cui scrive Bourdieu (anni ’80), oggi siamo in una fase di alta mobilità sociale e quindi i gusti sociali non saranno più ancorati alla classe sociale di appartenenza, ma essi cambiano nel corso della vita delle persone. I gusti culturali non sono più legati alla classe sociale. Non sono più i caratteri socio demografici a orientare i gusti, anzi, sono i gusti che costruiscono i vari gruppi sociali → per questo motivo si parla di classi culturali. Le persone tendono a riconoscersi come simili se hanno dei gusti culturali comuni piuttosto che persone che appartengono alla stessa classe socio demografica. Le classi culturali sono classi di persone con stili di consumo comune e che tendono a orientarsi nei consumi culturali in maniera simile. Sono le scelte di consumo quindi a generare delle classi. Arnold Mitchell afferma che il concetto di classe non funziona più. Tramite le scelte di consumo le persone raccontano un certo stile di vita. Non c’è una classe alta e una bassa, ma ci sono diversi stili di vita che si esprimono attraverso le scelte di consumo. Le persone raccontano chi sono tramite le scelte di consumo, in particolare il loro stile di vita e quindi le loro bussole valorizzi che li guidano. Abercrombie e Longhurst: Audiences Il paradigma Incorporation/resistance ha alcuni limiti: Pone al centro del rapporto tra pubblico e media un’idea di cultura “ideologica” Costringe il pubblico in un rapporto con i media distinto solo in accettazione o rifiuto, non racconta di altre dinamiche che pure sono presenti all’interno della relazione con i media Gli studi culturali, il modello della domestication, le ultime evoluzioni degli studi Incorporation/resistance hanno fatto emergere un nuovo concetto: IDENTITA’ Punto di partenza media sono una risorsa nel processo di costruzione delle identità delle audiences come singoli o come gruppi L’identità delle audiences si costruisce nel rapporto con il “mediascape”, il sistema globale dei media. Ci si sposta sull’identità e sulla globalità, il sistema di mezzi Nuovo modo di immaginare l’audience: “audience diffusa”. Audience diffusa perché ha una serie di caratteristiche: 1. Si muovono in un paesaggio mediale (mediascape) in cui il consumo mediale è pervasivo, in cui materialmente le occasioni di consumo mediale sono diffuse all’interno dello spazio, diffuse all’interno del tempo di vita delle persone 2. Abercrombie e Longhurst intendono per audience diffusa la situazione in cui il soggetto è sempre parte di un pubblico a prescindere dal singolo atto di fruizione e da singoli eventi. Non c’è più la percezione di questa differenza, “essere membro di un audience non è più soltanto un evento eccezionale e neanche un evento quotidiano, piuttosto è parte della vita quotidiana.” Non è un momento rituale, ma qualcosa che si sbriciola all’interno della nostra vita quotidiana 3. Il tempo che dedicano al consumo mediale, molto maggiore rispetto al tempo dedicato al consumo delle prime audiences 4. Al centro del rapporto tra pubblici e i media non c’è più solo il rapporto incorporation/resistance ma il rapporto della fruizione e della messa in scena. Diventa importante essere fruitori di un prodotto mediale, parte di una continuo spettacolo/performance. Rilevante l’essere costantemente coinvolti in messe in scena destinate ad un pubblico. Le audience vivono nelle “performative society” (Kershaw). Uno degli effetti dell’intrusione dei media nella vita quotidiana è che in questo modo qualsiasi evento può essere trasformato in Posto per eccellenza delle audience performative Lucca comics: esiste perché esistono le audiences performative. – Cosplay come performatività individuale – espressione dell’identificazione con una comunità immaginata. AUDIENCE PARTECIPATIVE E CONNESSE, una premessa Medializzazione → approccio che nasce Es. Docente universitario di Siena elogia Hitler su Twitter. Questo tweet è stato pubblicato in maniera non etica in quanto non solo manca la precisione e non è sincera e soprattutto non ha nessun atteggiamento di cura nei confronti delle conseguenze sullo spazio di comunicazione di alcuni passaggi. Nel corso degli anni 2000 si passa dal mediascape e dall'ambiente performativo al personalscape e all’ambiente virtuale come spazio della performance quotidiana. Poi dal punto dell'organizzazione si passa dal sistema mediale domestico (ogni ambiente domestico ha un personale mix di media come devices e pratiche) al sistema mediale individualizzato (in cui ognuno di noi crea un proprio mix di devices ma soprattutto fonti di approvvigionamento di contenuti mediali). Di conseguenza cambia l'approccio allo studio dei media e dei loro effetti sulla società, non più studio sugli effetti dei media sull’opinione pubblica,sulla cultura, sulla vita quotidiana e la pervasione sulle attività pubbliche e private. Si distingue la mediazione (uso dei media nella comunicazione e interazione nella vita quotidiana) e la medializzazione ( cambiamento strutturale in cui tutti gli altri soggetti che sono presenti nella società finissero per dipendere dai media). LA MEDIALIZZAZIONE La medializzazione : e un concetto che indica l'estensione dell'effetto dei media (considerati sia come tecnologia che forma culturale) all'interno di tutte le sfere della vita quotidiana → “Meta- process by which everyday practices and social relations are historically shaped by mediating technologies and media organizations” (Livingstone, Krotz). LA MEDIALIZZAZIONE COME PROCESSO Quattro fasi: i media diventano le principali fonti di info, poi i media diventano indipendenti dagli altri sistemi (bisogna che comunichiamo quello che facciamo affinché i media ne parlino), poi gli attori sociali e politici cominciano ad adattarsi alla “media logic”(dobbiamo decidere il momento giusto per far parlare i media), ed infine gli attori sociali e politici introiettano la “media logic” (e già come se io fossi all'interno del sistema dei media). 4 spinte verso la medializzazione : - I media estendono i limiti della comunicazione umana nel tempo e nello spazio - I media tendono a sostituire attività sociali o esperienze dirette con quelle mediate - Comunicazione interpersonale e comunicazione di massa si fondono - Attività sociali e istituzioni introiettano la “media logic” Quello che avviene all'interno del mondo reale e costruito in modo mediale (??) MEDIA LOGIC Snow e Altheide alla fine degli anni ‘70 dicono che se si parla di media logic non si parla di un potere dei media sulla società ma stiamo parlando di una interazione tra come si muove la società e i media, ovvero l'influenza dei media in base a come si muove la società. Le logiche dei media sono la chiave interpretativa attraverso cui i problemi sociali/ realtà sono risolti. I media e i format della comunicazione danno forma all'azione sociale. Dicono ancora che la logica dei media è il modo in cui i media nel raccontarci ciò che avviene organizzano il materiale, lo stile in cui lo presentano, e i focus che individuano. Inoltre fanno parte della media logic anche gli aspetti tecnologici, organizzativi (media organizzati in aziende commerciali, logica degli influencers frutto della medializzazione) e culturali. Le caratteristiche della media logic pre social media: ● Nelle società contemporanea qualsiasi istituzione e diventata parte della cultura mediale, queste istituzioni adottano una logica mediale nel presentare attività interne. ● La media logic presenta il modo come un flusso continuo di eventi, un flusso continuo di persone e cose “out there” ● La media logic propone un mondo in cui l'attenzione per gli eventi sale, si satura velocemente e poi passa ad altro ● La media logic comprende un’apparente neutralità dei media che rappresentano diverse voci e opinioni. Neutralità sostenuta appoggiandosi agli esperti. I media forniscono i modelli e le logiche di comportamento nel contesto sociale (attraverso la media logic). SOCIAL MEDIA LOGIC peso e impatto che i media digitali hanno sul contesto sociale in un’ottica di medializzazione. Van dijck 2013: i social media come “spazi culturali”: noi dobbiamo guardare alle piattaforme social come a delle piattaforme non solo comunicative ma che hanno una dimensione tecnologica, economica, culturale ecc. obiettivi: - studiare i social media come forme di comunicazione tipiche di una vera cultura - Studiare logiche proprie della comunicazione attraverso i social media, costruiscono una cultura connessa Ogni social media è pensato come parte di un sistema di media connettivi caratterizzati da alcune logiche che caratterizzano la contemporanea cultura della connettività e influenzano la forma che assumono le relazioni tra persone e gruppi. Gli elementi in gioco sono: ● Le caratteristiche tecnologiche ● Le interfacce ● Gli usi degli utenti ● I discorsi sociali prodotti dai media e dagli stessi utenti ● I modelli economici delle diverse piattaforme → 4 logiche che abbiamo introiettato con la medializzazione: 4 logiche alla base dei social media: (Van Dijck) Programmabilità Piattaforme che sono in grado di indirizzare le nostre produzioni comunicative abitudine a muoversi dentro flussi di creatività limitata, che molte volte si ripete e non è programmabile. Popolarità Logica importante e pressante all’interno dei social, indice di popolarità espresso dai contenuti, indice premiato perché siamo gratificati noi in prima persona ma soprattutto è implicitamente premiato dalle piattaforme social stesse. La popolarità, quantità di persone che sostengono, acclamano, si ritengono d’accordo, viene spesso associata ad affidabilità, verità, credibilità, anche se quello che viene acclamato non necessariamente è vero e credibile. Principio di acclamazione riteniamo credibile quanto viene apprezzato da una grande maggioranza. Connettività tutte piattaforme social si basano sul concetto di connettività, connettere le persone tra di loro. Ma come si formano questi legami? Si formano sulla base di iniziative prese dagli utenti, che portano sulle reti social. Ma c’è anche un meccanismo guidato dalle piattaforme che promuove le costruzioni di reti. È più vistoso su Facebook questo processo ma è presente anche sulle altre piattaforme: ci suggeriscono con chi entrare in comunicazione (potresti conoscere questo…) tattica di formazione automatica di gruppi per affinità di interessi e di pratiche di consumo. Logica che va nella direzione di tutto il ragionamento già fatto su stile di vita, ci suggeriscono di aggregarci ad individui che condividono il nostro stile di vita e le nostre pratiche di consumo. Datificazione Il fatto che le piattaforme social si basano sulla trasformazione di tutti gli aspetti del mondo in informazioni, in dati. Le tracce che lasciamo in rete. Due facce. Possibilità di trasformare in dati tutto ciò che noi facciamo è qualcosa che diamo per acquisito anche nella nostra vita sociale. Questo pone però un problema per la gestione della privacy perché questo accettare ci porta a controllare meno la privacy online. Cos’è l’audience: Innovazione tecnologica (Sonia Livingstone) comincia a pensare che quando noi immaginiamo un pubblico dei media immaginiamo un pubblico che ascolta e guarda, noi dobbiamo pensare che sono degli utenti, in primo luogo perché sono coinvolti nel rapporto con i mezzi di comunicazione attraverso una gamma più ampia di attività materiali, non c’è neppure più il senso di collettività che vi era precedentemente (parte di un gruppo di persone che fruisce uno stesso prodotto mediale) viene sostituita dalla micro-comunità ( milanese imbruttito…). L’audience non è qualcosa che esiste “out there” ma “a discursive construct produced by a particular analytic gaze”. L’obbiettivo dell’analisi contemporanea è capire come le persone stanno incorporando i media nella loro vita quotidiana, studiare l’intera cultura mediale in cui si svolge l’attività dell’audience. Ovvero: I frame che utilizziamo per concepire i media e i loro contenuti (in termini di rappresentazione o distorsione della realtà ad esempio) Il modo in cui le audiences si concepiscono come tali (riflessività) L’analisi delle audience deve includere i discorsi che costruiscono l’audience come tale (pubblici di emrcato), includendo “the audience’s notions of themselves as the audience”. Henry Jenkins: diversi libri, uno sui fan, uno sulla cultura partecipativa. A differenza degli altri autori, lui cerca di dare un nome a quello che sta succedendo. Il termine che usa per definire ciò che sta succedendo nei media è “partecipazione”. Quello che osserva Jenkins è il passo successivo, le audience performative avevano in mente di poter essere influenti, le audience partecipative producono contenuti che hanno una circolazione quasi analoga a quella dei contenuti professionali. Mette in luce che quello che sta cambiando il sistema dei media, la nuova tecnologia mediale, che rende possibile per i consumatori modi di archiviare, prendere nota, appropriarsi, e far circolare di nuovo i contenuti media in nuove modalità ancora più potenti. Radioter 2019 è costituita da due indagini, entrambe condotte mediante interviste telefoniche su fisso e mobile con metodo CATI e basate su campioni nazionali rappresentativi dell'universo di riferimento. L'indagine si basa su 120 mila interviste all’anno su campioni equamente suddivisi e si sa per quanto tempo in media si sente la radio o per esempio quanto tempo a settimana si ascolta, la media viene fatta per ogni trimestre. L'indagine parallela basata su 20 mila interviste annuali è realizzata dall'istituto DOXA spa che permette di alimentare le modellistiche di creazione della copertura dinamica a 4 settimane, essa fornisce elementi socio demografici. Gli elementi delle due indagini sono inseriti in un data base (denominato “nastro di pianificazione” e serve principalmente a chi compra gli spazi pubblicitari). AUDIPRESS Misura l'audience delle testate a stampa, danno anche le caratteristiche socio demografiche. Fanno interviste di persona e dal 2017 interessano sia i quotidiani che i periodici che vengono fusi. L'intervista avviene di persona, si va a casa dei soggetti del campione rappresentativo e si fa vedere le testate che si hanno a casa e i siti internet delle testate, non vengono calcolati i dati di vendita. AUDITEL Rileva gli ascolti con un panel meterizzato, il campione intervistato è sempre lo stesso perché è dotato di un sistema semi automatico che procede al rilevamento degli ascolti. Le persone scelte vengono dotate di un meter : che indica ogni volta che accendono la TV cosa stanno guardando e quando lo guardano. Ecco perché i dati di ascolto si riescono ad avere subito. Il margine di imprecisione è che le persone possono non essere precise nel segnalare quando guardano. Gli ascolti sono rilevati entro un minuto di tempo. Lo share è la percentuale che vede un programma. AUDIWEB E un organismo “super partes” (non è di nessuno) che distribuisce i dati di audience e internet in Italia offrendo al mercato obiettivi di carattere quantitativo e qualitativo sulla funzione del mezzo. Fenowell: editori online, chiunque pubblichi contenuti online e UPA: pubblicitari online e poi ci sono le agenzie e i centri media. Sociologia della rete, politica in rete Come l’avvento dei media digitali permettono delle modalità di partecipazione diverse. Nascono tante aspettative con Internet. Quali sono? “La nuova infrastruttura elettronica del mondo trasforma l’intero pianeta in un mercato per le idee […] assistiamo quindi a una vera e propria rivoluzione; il potere sta realmente passando al popolo”. – Wriston 1992 Questa visione utopica di internet è stata definita “il sublime digitale”. Dietro a questa citazione un’idea deterministica, guarda le caratteristiche di una tecnologia e immagina che queste si trasferiranno senza differenza nello stato sociale. L’idea che soggiace a questa affermazione è che le forme e le infrastrutture dei media digitali siano mezzi per costruire un diverso tipo di organizzazione sociale. Quali sono le caratteristiche a cui pensano i sociologhi di questi tempi? Sara Bentivegna studiosa comunicazione politica in rete. Elementi che mette a fuoco sono: La reticolarità : caratteristiche strutturali di internet, essere una rete, permette di non avere solo una comunicazione broadcast ma consente alle persone di fare rete Interattività: perché consente di andare oltre la comunicazione monodirezionale di broadcasting e di rispondere, comunicare con le istituzioni e i soggetti politici Co-presenza: legata all’idea della reticolarità, persone anche se non nello stesso posto possono essere insieme su una piattaforma, su un gruppo social, per fare qualcosa Disintermediazione: la comunicazione in rete consente alle istituzioni di parlare direttamente con i cittadini saltando i sistemi dei media Velocità: tutto questo processo di disintermediazione porta a una grade velocità della comunicazione della politica. Senza i tempi che caratterizzavano la comunicazione attraverso i media prima Assenza di confini: fa riferimento al fatto che la comunicazione in rete con è confinata esclusivamente entro una nazione, località, confine fisico preciso, quindi il tweet che fa Trump dopo aver incontrato il primo ministro italiano arriva immediatamente anche a noi. Capacità di influenzarsi reciprocamente delle politiche internazionali diventata più alta Costi ridotti : per aprire uno spazio di comunicazione in rete non è necessario più quell’investimento per aprire un testata giornalistica, un emittente tv… democratizzazione del mezzo, accessibile a tutti. Queste trasformazioni per come vengono messe in luce sono principalmente il fatto che sono nate grazie alla rete nuove forme di associazione grazie alla rete che si mobilitano per una causa, perché credono in qualche cosa, si smuovono per qualche cosa nuove possibilità di associazioni, mobilitazione e azione politica: Avvengono tra persone che non si conoscono e non si incontrano (necessariamente) Velocemente Valicando i confini localo e nazionali Jenkins la cultura convergente 2006 riferimento alle trasformazioni della mobilitazione politica legate alla rete. La partecipazione come “fandom”, le persone che vengono coinvolte in queste cause si comportano alla fine come dei fan, non di vip ma di cause. Le competenze che queste persone hanno acquisito come audience vengono applicate anche in altri campi e ricadono sulle forme di partecipazione politica Le nuove possibilità di collaborazione sociale online sono disponibili per essere adottate anche in altri campi Votare, far circolare, commentare, raggrupparsi Es: gruppi di quartiere, social street (movimento che aggrega tante vie di città italiane che si sono date un’identità online e a partire da questi gruppi stanno cercando di ripristinare relazioni sociali tra le persone che abitano nella via, attraverso attività culturali…) La partecipazione come “fandom” Tipica del “nuovo spazio del sapere”, quello della rete, che sostituisce altri legami sociali che si sono indeboliti Tipica di una “modalità più democratica” di produzione delle conoscenza che ricade anche su una forma più partecipativa di gestione del potere Limiti: non è applicabile in tutti i paesi e in tutte le culture politiche, descrizione di Jenkins va contestualizzata, soprattutto nel mondo Occidentale. Yochai Benkler La ricchezza della rete 2006, giurista. SI occupa di questioni legali legate alla rete con una riflessione piuttosto ampia. “ Gli elevati costi di capitale che erano un prerequisito per poter raccogliere, elaborare e comunicare informazione, cultura e conoscenza sono ora capillarmente distribuiti all’interno della società. “ La “topologia della rete” favorisce nuove forme di partecipazione politica, nuove “pratiche di produzione sociale” Diffusa distribuzione di competenze informatiche, strumenti per diventare comunicatori a disposizione di tutti Rapido emergere e coordinamento online di “piccoli gruppi di punti di vista omogenei”, veloci aggregazioni di persone che la pensano in maniera molto simile Mobilitazione del sostegno a partire da questi due processi A fianco delle strutture mediali sono presenti forme di produzione basati sulla collaborazione e condivisione (wiki) La domanda di informazione si sta spostando verso altre fonti mediali diverse dai media tradizionali Limiti: i costi di reperimento delle informazioni non sono calati (es reperire notizie originali dall’estero). Costa tanto se devo andare realmente a vedere cosa sta succedendo da un’altra parte, non se attingo da parole di altri. Manuel Castells Comunicazione e potere 2009 Il concetto da cui parte Castells è quello della società in rete. Il termine che usa è “società in rete” Sono emerse reti che determinano la distribuzione di risorse e forniscono il tessuto che collega le persone attraverso i confini degli stati All’interno di queste reti che si appoggiano ad internet, alla comunicazione digitale, sono reti dove si scambia conoscenza e dove si costruiscono significati e si interpreta quello che succede, reti attraverso cui si riconosce o non si riconosce un potere, si legittima il potere e lo si traduce culturalmente Nella “società in rete” la struttura sociale “ruota attorno alle reti attivate da tecnologie dell’informazione e della comunicazione elaborate digitalmente” All’interno di queste reti le persone tendono a prestare attenzione a temi relativi alla loro vita personale, alle loro esperienze. “coloro che detengono il potere decidono cosa è di valore” ma “le persone prestano attenzione solo alle notizie su temi significativi che sono in relazione con la loro vita e le loro esperienze” Parallelamente si sviluppa la “auto-comunicazione di massa”: il fatto che noi siamo in grado come singoli soggetti di aprire canali di comunicazione e diventare comunicatori. Siamo in grado di diventare noi stessi dei piccolo comunicatori mediali Nella “società in rete” tutta la comunicazione è individualizzata (dal tracciamento dell’utente fino all’indirizzamento individuale della comunicazione politica) La mobilitazione dal basso appoggiata alle reti si attiva rapidamente ed è in grado dia vere un grande effetto sulla politica e sulle istituzioni Limiti: non è dimostrato pienamente come questo fenomeno sia destinato a svilupparsi a lungo termine visto che gli studi sulle reti sociali hanno dimostrato che queste tendono anche a rafforzare reti sociali esistenti oltre che crearne di nuove. Nick Couldry Aggiunge un quadro d’interpretazione d’insieme. La cosa attorno a cui bisogno prima di tutto ragionare se è cambiato qualche cosa nel modo in cui le persone riconoscono l’autorità. La definizione (riconoscimento) dell’autorità è cruciale nella politica. L’autorità è legata alla valutazione e il modo in cui le valutazioni si trasformano trasforma l’autorità. Le valutazioni si trasformano anche sulla base dei processi di framing del mondo. Come influiscono i media digitali in questi processi? Il chi della politica L’epoca digitale abilita nuove voci riconosciute come agenti del discorso politico: Gli attori della rete: agenti in grado di aggregare persone, gruppi e posizioni senza una sede definita o un’appartenenza sociale vincolata. Es: NO GLOBAL Seattle 1999. Attori politici non formali “Comunità di pratiche online” ● Generano comportamenti che confermano questa “specialità” (questi luoghi fisici toccati dal mondo dei media hanno acquisito un valore speciale, luoghi portatori di una differenza → luoghi di Montalbano in Sicilia da punta secca al castello di donna fugata) Couldry rimarca i concetti di: ● “Evento mediale” : è un rituale dei media ampiamente studiato da Dayan e Katz, una forma regolare basata sullo sconvolgimento pianificato dalla programmazione per raggiungere una grande audience con la copertura di eventi al centro della società (si interrompono tutti i programmi quotidiani per un evento che si pone come momento forte della comunicazione mediale che genera una solidarietà sociale e di comunità, momenti principalmente legati alla televisione → esempio allunaggio Apollo 11, qualcosa che rompe la routine e aggrega intorno a sé un grande numero di persone perché ha un'importanza culturale, evento cruciale che ha trasformato le visioni future dell'uomo/ funerali di lady diana, celebrazione di un'icona della cultura popolare). ● “Eventi mediali indeboliti” : l'evento mediale è diventato pervasivo dopo il 1969, non è più una singolarità. Le interruzioni della programmazione sono estese. La Liebes dice che tutte queste maratone dei disastri ambientali, attentati, rivolete etc. sono ormai ricorrenti e tolgono un po' di significabilità a quello che è l'evento mediale. E poi vi è una sempre più crescente frammentazione delle audience. L'attentato alle torri gemelle è stato costruito per diventare un evento mediale, è indebolito nella sua forza di costruire adesione sociale perché il concetto di evento mediale è qualcosa di cui si sono appropriati gli attentatori (appropriazione dell'evento mediale da parte di terzi). ● “Evento mediale digitale” : essi sono degli eventi co-costruiti da media e persone che comunicano attraverso la rete, proponendosi come “interpreti privilegiati”, testimoni che si scambiano informazioni e immagini (moltiplicazione delle “giornate dedicate a…”) la memoria è il modo in cui i media costruiscono l'evento mediale digitale. ● “Costruzione della cultura delle celebrities” : (fa riferimento allo stabilire che ciò che appartiene al mondo dei media abbia una sua specialità), tutto questo nasce come forma di marketing cinematografico finalizzato a rendere identificabili le grandi casa di produzione (tipicamente hollywoodiane). Nasce all'interno del cinema ma poi prosegue fino si nostri giorni. ● La costruzione delle celebrities si basa su uno degli aspetti tipici dei rituali dei media: la distinzione tra persone che appartengono al mondo dei media e persone che non vi appartengono. La celebrità viene costruita come qualcosa di comune e condiviso che “noi” tutti dobbiamo seguire (elemento di identificazione). “Noi” corrisponde ad un gruppo sociale che si riconosce reciprocamente. Nel mondo digitale servono le celebrities perché vi è molta scarsità di attenzione e quindi la celebrities serve ad agganciare e attrarre una porzione di attenzione. La presenza dei media digitali moltiplica le possibilità di seguire le celebrity, moltiplicano lo stupore e l'accesso al “centro mediale” che passa attraverso le celebrity (stupore quando si incontra una celebrity), e poi crea una cultura ipertrofica (gigantesca) che comprende anche i racconti di backstage. E quindi quanto più si moltiplicano le occasioni di incontro con le celebrities si depotenzia l'attenzione. Inoltre la presenza dei media digitali consente la nascita delle “self made celebrities” chiara Ferragni. Inoltre la presenza dei media digitali consente l'estensione transnazionale della notorietà delle celebrity → Susan Boyle. La presenza dei media digitali apre un nuovo “mercato delle opzioni” per il sistema delle celebrity e ne incrementa la portata e l'estensione. APPROCCIO ETICO DEI MEDIA L'approccio etico implica la considerazione di quali problemi i media (in quanto tali) sollevano per la vita umana. L'approccio etico risponde al bisogno di ridurre il conflitto e rispondere ai bisogni di libertà fiducia cooperazione e riconoscimento reciproco ---> i media devono agire in modo tale da avere un impatto positivo all'interno dello snodo sociale, e contribuiscono ad una buona convivenza civile. Non sempre i media sono etici. L'approccio etico implica la considerazione di quali problemi i media sollevano le la vita umana, l'approccio etico scelto e quello aristotelico che mira ad individualizzare “cosa sia una vita buona” e una direzione verso obiettivi e valori da raggiungere. Punti di partenza: - Non esiste un’etica di un singolo medium perché le narrazioni sono transmediali - L'etica non riguarda solo il mondo dell'informazione e del giornalismo - L'etica dei media è distinta da una generale etica della comunicazione perché considera anche gli assetti strutturali ed economici dei media e le aspettative che gli individui hanno su di essi Altri punti di partenza: 1. Le organizzazioni mediali, le strutture mediali e quello che i singoli e i gruppi fanno in rapporto ai media sono oggi parte del modello fondamentale della vita quotidiana. Sono una delle pratiche eticamente significative in cui siamo coinvolti che riguarda al bisogno di informazione. 2. Partecipare alle decisioni sulle trasformazioni delle nostre condizioni di vita e avere una voce cioè produrre un resoconto di noi stessi, e partecipare alle trasformazioni del nostro contesto sociale. LA QUESTIONE DELL’ETICA SU SCALA GLOBALE Agire su scala globale vuol dire che dal punto di vista dei singoli comportamenti e giudizi l’agire dei media intercetta molti modelli diversi. Lo spazio globale che i media rendono possibile, presenta per l'etica una nuova sfida, trasformando la scala rispetto alla quale deve muoversi il pensiero etico, per questo Couldry riprende le parole del sociologo Zygmunt Bauman “sembra che abbiamo bisogno di un tipo del tutto nuovo di etica. Un’etica fatta su misura dell’enorme distanza spazio temporale in cui possiamo agire e su cui agiamo, anche se non lo sappiamo ne lo vogliamo”. Emergono spazi di disaccordo e di varietà morale quasi irriducibili che i media portano in primo piano. Come possiamo vivere in modo sostenibile gli uni con gli altri attraverso i media anche se i media ci espongono alle nostre differenze? Non è possibile ricondurre tutti i popoli del mondo a un consenso attorno ad un unico quadro normativo possibile ma deve tenere conto dell'atto che l'azione avviene su scala globale. I media non sono in grado di ridurre la varietà piuttosto possono riconoscere la compresenza di diversità morali partendo dalla premessa che siano minime dal punto di vista normativo. ● esempio → foto della guerra in Vietnam, diventata documento storico, questa foto pone un problema che ci permette di capire la dialettica dell’etica morale, questa immagine testimonia alcuni aspetti della guerra in Vietnam, infatti ha anche un nome che la rende facilmente ricercabile “the napalm girl” , questa foto però una volta pubblicata su Facebook si è posta una questione; non per tutti i paesi del mondo è immediatamente riconoscibile come una foto documento della guerra in Vietnam, e si pone un problema etico perché c'è comunque una bambina nuda e Facebook si è comunque dovuto porre il problema se mettere al primo posto la questione etica della privacy della minoranza oppure la questione etica di dover essere informati sulle circostanze del mondo. Facebook ha deciso di toglierla, perché su scala globale vale il principio etico che non andava a confliggere con i diversi ordinamenti morali dei vari popoli. Dopodiché è stata rimessa con un appoggio descrittivo che spiegava di cosa si trattava. TRE VIRTÙ Couldry identifica tre virtù che caratterizzano un comportamento positivo: 1. Precisione 2. Sincerità 3. Cura Le prime due fanno riferimento al diritto di essere informati e la cura fa riferimento alla necessità di dare voci o rappresentare tutti i gruppi/popoli del mondo. PRECISIONE E SINCERITÀ Egli cita Williams dicendo “dire il vero è un pre-requisito di una buona vita collettiva”, e quindi che l'obiettivo dei media sia di dire il vero è il prerequisito di un atteggiamento etico. Precisione e sincerità sono requisiti soprattutto dell'informazione giornalistica, quello che vuole dire couldry è che quello che conta è che non è che casualmente i media ci dicono la verità o che ci sia una cert a percentuale di casi in cui ci dicono la verità, ma che l'informazione che passa attraverso i media sia caratterizzata da una tensione chiamata da lui “investimento investigativo”--> è un atteggiamento verso il dare valore alla fatica che comporta accettare che quello che si comunica sia preciso. Conta che tutto il tuo agire come medium sia caratterizzato da questa tensione. Perché se viene meno la fiducia nel fatto che i media agiscono su questo principio dell'investimento investigativo e nella precisione dell'informazione viene a mancare una base comune per l'interazione e la società umana si trova in maggiore difficoltà. E quindi l'energia e la riflessione necessarie per raggiungere la precisione non vengono più considerate un valore. La sincerità è una tensione, una disposizione verso il dire quello che si crede effettivamente, e cioè che la precisione di quello che si comunica si affianchi alla adesione a quello che si dice ( garantire che quello che si dice sia preciso e abbia una coerenza con quello che si crede vero rispetto al resto del mondo). La sincerità si basa su degli impliciti, ovvero gli oggetti mediali sono frutto di un prodotto che mira alla verità e le affermazioni dei media non contraddicono altre cose che sono credute vere da quanti fanno quell’affermazione. Noi siamo abituati a comportamenti non etici nei media quindi fatichiamo a riconoscere che possa esserci anche un comportamento etico dei media che tenda verso la sincerità e precisione. Le ragioni/criticità per cui non vediamo la tendenza etica dei media sono: ● L'utilizzo del web come fonte del lavoro giornalistico che crea un collasso globale della raccolta di informazioni e della velocità ● Necessità di massimizzare l'attenzione in un periodo molto breve e con ritmi veloci legata all'allargarsi della competizione per l'attenzione del pubblico CURA Curarsi di ciò che le persone credono in conseguenza di quello che diciamo. Preoccuparsi di quello che le persone penseranno di quello che si dice. Una delle forme di cura è quella dell’ospitalità, i media devono dare ospitalità agli altri, da voce a diverse tipologie di persone, così che tutti abbiano la percezione di avere il diritto di parlare e di essere ascoltati. Se io do voce a tutti diventa poi effettivamente diventa una rappresentazione del mondo dove si perdono delle linee guida. Una seconda forma di cura è “l'ospitalità linguistica” di Ricoeur, garantire che quando parliamo e scriviamo, manteniamo una giusta distanza, riconoscimento e non offendiamo la diversità. Una terza forma è tenere conto delle conseguenze delle proprie comunicazioni su quelli che ne vengono raggiunti e sullo spazio comune di comunicazione. La cura è essenziale nelle forme di comunicazione digitale in cui ciascuno di noi “si fa medium”e genera o pubblica contenuti.