Scarica Tecniche e strumenti dell'incisione calcografica: xilografia, calcografia e litografia e più Appunti in PDF di Tecniche Artistiche solo su Docsity! Incisione Calcografica L’incisione calcografica nasce in Olanda e nei Paesi Bassi da degli orafi. In incisione calcografica vi sono 3 gruppi di incisione: - xilografia
- calcografia
- litografia
grafia= scrivere Xilografia
La xilografia è una tecnica di incisione calcografica nata in Cina.
Il termine è composto dalle parole xilo, che significa legno, e grafia, che significa scrivere. • la xilografia fa campo alla stampa a rilievo, con cui si possono ottenere 100/200 stampe.
• gli strumenti usati in questa tecnica sono le sgorbie, il torchio a pressione verticale xilografico ed il bulino. Calcografia
Il termine calcografia è composto dalle parole calco, che significa rame, e grafia, che significa scrivere.
La calcografia comprende:
1. tecniche dirette → 15 copie
2. tecniche indirette → 200/300 copie
3. e solo dal rame ricaviamo 20 copie
La calcografia: • fa campo alla stampa a incavo, che comprende le due tecniche dirette e indirette, in
cui in entrambe si usa il torchio calcografico.
• si utilizzano la punta d’acciaio, le rotelle, il bulino, la mezzaluna o il berceau.
• per ottenere il puntinato si utilizza il punzone. TECNICHE DIRETTE → infieriscono direttamente sulla matrice • punta secca (appiattisce il metallo)
• punzone
• bulino (asporta il metallo)
• rotelle
• mezzaluna (prepara tutta la superficie col nero= maniera nera)
TECNICHE INDIRETTE → infieriscono indirettamente tramite gli acidi • acqua forte (segno) • acqua tinta (sfondi)
Litografia
Il termine litografia è composto dalle parole lito, che significa pietra, e grafia, che significa scrivere. • la litografia fa campo alla stampa in piano, con cui si possono ricavare infinite stampe. • gli strumenti utilizzati in questa tecnica sono il torchio verticale litografico e i gessetti o colori litografici. INCISIONI DIRETTE
A BULINO E’ la tecnica originaria dell’incisione per segni lineari: il bulino incide il metallo creando le barbe che verranno esportate. • il BULINO: si utilizza tenendo il becco tagliente tra indice e pollice e il resto racchiuso tra le altre dita.
Si tratta di un utensile d’acciaio con un’estremità ben affilata in modo da essere tagliente. L’altra estremità è infissa in un manico di legno a forma di fungo con cappello dimezzato.
• la LASTRA: deve essere di rame e non inferiore agli 8/10 di mm di spessore.
Si incide direttamente sulla superficie con il bulino. Prima di divenire matrice stampante, occorre che sia bisellata (priva degli scivoli vivi dei lati e negli angoli) e posta in un piano da lavoro o su un cuscinetto rotondo.
• RICCI e BARBE: devono essere eliminati accuratamente, prima della stampa, con il raschietto triangolare e poi con il carbon dolce o abrasivi.
• il RICALCO: l’immagine che si voglia intagliare deve essere trasferita sulla matrice in maniera rovesciata, per poter essere dritta durante la stampa. Si può trasferire sulla matrice attraverso la carta trasparente (puntinando con uno stilo) o con carta da ricalco (trasferendo il disegno sul metallo e poi incidendo con la punta secca o bulino). Se, invece, si vuole avere un risultato dettagliato si ricorre all’acqua forte (verniciare la matrice, trasferire il disegno, mordere con l’acido e pulire con benzina o petrolio) e dopo intraprendere l’intaglio con il bulino.
• l’INTAGLIO: può essere effettuato ad occhio nudo o con una lente da tavolo, meglio se luminosa.
• le CORREZIONI: si può vedere che una lastra presenta degli errori che devono essere corretti utilizzando il magnesio (da strigare nella parte interessata, ripulendo le eccedenze in modo che il bianco riempia gli incavi) o l’inchiostro di stampa, pulendo con tarlatana o carta in modo che l’intaglio appaia evidente. A PUNTA SECCA
Come l’incisione a bulino, anche quella a punta secca è diretta.
Si pratica direttamente intaccando il metallo della matrice senza l’utilizzo di abrasivi chimici. La lastra di rame è l'unica che risponde più puntualmente alle esigenze pratiche e dell'elaborazione della stampa; invece quella di zinco, alluminio, antimonio e piombo, sono più tenere da incidere ma cedono troppo alla pressione del torchio da stampa. Oltre a questi, l'acciaio inossidabile, la celluloide e il plexiglass sono scarsamente duttili e ciò influisce sulla resa grafica.
Soluzione ad acido citrico: I mordenti di oggi in uso per l’incisione ad acquaforte sono: • L’ACIDO NITRICO OLANDESE: è insostituibile per lo zinco; per le morsure si diluisce
in acqua = per lo zinco al 30% e per il rame al 50%. Si può rilevare l’effetto corrosivo con bollicine di idrogeno che si formano attorno e sopra il segno (e vengono rimosse con piuma di tacchino), se non rimosse trasmettono una stampatura negativa se si vuole una grafia netta e limpida. Inoltre emette esalazioni nocive.
• IL PERICLORURO DI SODIO: è un buon mordente per il rame e l’ottone, esso tende ad allargare gli incavi che produce (sconsigliabile con segni sottili e fitti). Non emette esalazioni nocive ma ha un colore ruggine che non permette il controllo dell’azione corrosiva. L’effetto corrosivo è rilevabile con la produzione di certi sali scuri che rallentano l’azione, infatti si ricorre a frequenti lavaggi in acqua corrente o in acido citrico con il fondo della lastra al contrario.
• L’ACIDO: non è reperibile in commercio, è insostituibile per il rame. Le morsure sono lentissime e le esalazioni non sono nocive anche se emette un cattivo odore. Il suo colore è una composizione di acido cloridrico, colorati di cloruro di sodio e acqua (e risulta troppo lento anche di acido nitrico). ALL’ACQUATINTA Con il termine acquatinta si indicano tutti quei procedimenti tecnici dell'incisione calcografica mediante i quali è possibile realizzare, ad incavo sulla lastra e dunque in positivo sulla carta, un'immagine parzialmente o totalmente espressa con prevalente sintesi chiaroscurale.
E’ un genere di incisione basato su una texture, più o meno sottile e uniforme che si ricava dalla messa in opera ed allo sfruttamento di una granitura resinosa antiacida, predisposta e fissata e, dopo le morsure, rimossa dalla lastra. Esistono 4 differenti modi di granire una lastra: 1. GRANITURA A SACCHETTO: si pratica scuotendo un sacchetto o fagottino di stoffa chiuso in alto e contenente una polvere retinosa (in grado di essere filtrata attraverso la stoffa). Il pulviscolo si deposita sulla lastra fino a quando questa non ne sarà ricoperta al 50-60%. La lastra deve essere, prima della granitura, sgrassata con bianco di spagna e gli antiacidi devono essere purissimi. 2. GRANITURE A CASSETTA: La polvere di colofonia è contenuta all'interno di una cassa con più pulizia, meno dispersione è più regolarità di distribuzione, costruita artigianalmente in proprio. Bisogna avvalersi di un contenitore a forma di parallelepipedo di legno, o di altro materiale, con la dimensione che va in relazione le lastre, chiuso su 5 lati è provvisto di un’apertura di 15 cm è di 1 sportelletto dove all'interno viene fissata una grata per appoggiare la lastra. Se si tratta di una cassa piccola bisogna aggiungere un asse di acciaio che attraversi per creare una sorta di cavalletto-supporto, in modo che la cassa viene con un movimento rotatorio stabile controllato, l'arresto avviene manualmente. 3. GRANITURE A SPRUZZO: viene effettuata mediante un pennello a spatola di pelo corto e duro intinto nella vernice coprente e sollecitato a scatto dalle dita, da uno spazzolino, ugualmente di pelo corto e duro relativamente carico di vernice e frizionato in modi e quantità da sperimentare prima e a parte contro una retina tenuta poco alta sulla lastra; di uno spruzzo a bocca o di un aerografo che possa attingere da un recipiente vernice liquida al punto giusto e , infine, di una bomboletta spray di lacca per capelli. Ovviamente per ottenere graniture omogenee e resistenti è necessario sperimentare le distanze più giuste della fonte spruzzante dalla lastra, la posizione di questa nonché la liquidità o meno della vernice perché sono da evitare e in ogni caso prevenire e controllare le irregolarità di addensamento o scolature. Fanno parte di queste graniture: GRANITURE ALLO ZOLFO: è possibile solo sul rame e richiede tempi molto lunghi, si disegna sul metallo a penna o a pennello intinto di olio di oliva e con un sacchetto si spolvera lo zolfo, rimuovendo dopo le eccedenze finchè il rame entri da solo nelle parti da incidere. GRANITURE CON SALE DA CUCINA: il sale da cucina si adagia sulle lastre ricoperte di vernice liquida per acquaforte o su vernice solida bianca o nera. GRANITURA CON LA CARTA VETRATA: si prepara la lastra per doverla incidere all’acquaforte e si adagia sul torchio da stampa sovrapponendoli un foglio di carta abrasiva e con la pressione il torchio puntinerà la vernice. 4. GRANITURE A SETACCIO: è un tipo di granitura più grossa, quando si richiede nel disegno una grafia più espressiva e più vistosa. Si procede staccando i pezzi di resina e setacciando l’occorrente distribuendolo sulla lastra con sacchetto di stoffa o trama larga oppure con un setaccino da battere con delicatezza. Fasi dell’acquatinta: - la prima aperta è uguale all’acquaforte - Successivamente si sparge sulla matrice della colofonia (grani finissimi) - Verrà poi scaldata su una fiamma - Fase della pennellatura: si copre con un pennello con una vernice isolante tutte le parti della lastra che dovranno essere bianche in fase di stampa - Successivamente la matrice sarà immersa nell’acido nitrico per la prima morsura - Si procede poi nello stesso modo e per ogni tonalità diversa si fa la morsura