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Appunti TFA sostegno Unikore didattica speciale e apprendimento disabilità sensoriali, Appunti di TFA Sostegno

Appunti completi delle lezioni del corso di sostegno TFA Unikore di Enna Didattica speciale e apprendimento per le disabilità sensoriali

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 16/03/2022

Ilariagiavatto
Ilariagiavatto 🇮🇹

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Scarica Appunti TFA sostegno Unikore didattica speciale e apprendimento disabilità sensoriali e più Appunti in PDF di TFA Sostegno solo su Docsity! Didattica speciale e apprendimento per le disabilità sensoriali 13/03/21 Ambiti della pedagogia speciale (1) • Disabilità fisica e/o sensoriale • Ritardo Mentale • Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) • Disturbi Dell’Attenzione e dell’Iperattività (DDAI) • Disturbi del comportamento Deficit percepito/ Deficit reale (6) • Come la società immagina la disabilità • Coscienza del limite e svantaggi causati dalla società Vygotski (5) Vygotski ha scritto un libro “fondamenti di difettologia” : una persona con un deficit non è necessariamente deficitaria; quando si deve educare un bambino noi dobbiamo ricordarci che noi non educhiamo la disabilità, ma il ragazzo; la disabilità è una variabile secondaria rispetto allo studente che abbiamo di fronte. Ogni soggetto può essere una persona comune o assumere un ruolo politico (l’essere protagonista). Il ruolo del buon educatore non è quello di sorvegliare sul ragazzo, ma deve saper monitorare anche a distanza, senza invadere. Questa è la funzione dell’insegnante di sostegno. Per un normodotato è difficile capire il punto di vista di un altro che non è normodotato: un eccessivo aiuto si traduce in una forma di soffocamento; molte volte non si tiene conto del vissuto di sofferenza della persona con disabilità. La vita di un ragazzo con disabilità è piena di cose che non sono normali (visite mediche, terapie etc.), il ragazzo normodotato non riesce a comprendere queste cose. Purtroppo ci sono forme di bullismo contro i ragazzi con disabilità. Non sempre chi lavora con la disabilità è consapevole di queste cose. La disabilità sensoriale è particolare e non è sovrapponibile ad altri tipi di disabilità sensoriale: la sordità è l’handicap invisibile perché non si nota che è sordo, se invece vediamo un cieco per strada ce ne accorgiamo subito. Una volta si parlava di pluri disabilità, due disabilità messe insieme non si sommano ma si moltiplicano, quindi si dovrebbe parlare di disabilità complessa. Nel caso della sordità, Il pensiero dipende dal linguaggio, quindi un sordo può sviluppare una disabilità mentale. La mancanza di un linguaggio non permette forme di generalizzazione. Luria ha scritto un manuale di psicologia generale, fece un esperimento sui contadini del caucaso e sugli operai di kiev; diede 4 parole “scure sega pala e ciocco”, i contadini del caucaso scelsero quelle che erano legate all’attività concreta scure sega pala; gli operai cittadini hanno preso la sega la scure e il ciocco di legno (avevano una visione non statica come i contadini, ma avevano una visione paradigmatica, dinamica). La differenza tra chi ha un codice ristretto è che non riesce a sintetizzare, mentre chi cel’ha rielaborato coglie i nessi di causa ed effetto. La persona sorda se non ha un linguaggio rischia di essere tagliata fuori. Invece il linguaggio del cieco rischia di essere vuoto, senza aggancio alla realtà. L’errore nel caso del cieco è quello di Scambiare l’iperverbalismo con una vera competenza, se la parola non descrive la realtà è una parola vuota. Termini della disabilità; questione terminologica (7) Minorato, handicappato, portatore di handicap, persona in situazione di handicap, diversabile/diversamente abile, persona con disabilità/persona con Bisogni Educativi Speciali, cieco/non vedente, sordo/nonudente/audioleso deficiente (Ritardo Mentale lieve)/imbecille (Ritardo Mentale medio)/idiota (Ritardo Mentale grave e gravissimo) Tra tanti termini quali sono i più appropriati? I termini legati alla disabilità sono termini che prendono una connotazione offensiva: come per la sindrome di Down, si parlava di mongolismo che è diventato un termine offensivo. (Sarebbe utile la terapia occupazionale: i down se non esposti a stimoli hanno un invecchiamento precoce come la demenza). Nella terminologia degli anni ’60 si parlava di bambini deficienti (disabilità lieve); bambini imbecilli (disabilità media) e bambini idioti (disabilità grave). Una persona con un deficit non è necessariamente deficitaria, questi termini poi assumono un carattere negativo. Poi si è parlato di portatore di handicap (canevaro diceva che handicap significa svantaggio, quindi la persona con handicap non porta svantaggio alla società ma al contrario, quindi si dovrebbe parlare di persona in situazione di handicap). L’insegnante di sostegno deve evitare 3 comportamenti: • elusivo (fare finta che il problema non c’è); • seduttivo (cercare di diventare amici dello studente, lo studente deve sempre dare del lei al professore); • atteggiamento aggressivo (ne nei confronti dello studente ne dei genitori). Specificità disabilità (8) • Necessità di attivare interventi rispettosi dei singoli deficit • Non considerare le disabilità un caos magmatico di mancanze e/o di incapacità • Non medicalizzare il deficit Compensazione (9) • Deficit sensoriale: importanza di lavorare sulla vicarianza • Deficit mentale: lavorare sulle potenzialità nel rispetto dello sviluppo raggiunto in particolare nell’area prasso-gnosica e nell’area ludico- relazionale Compensazione funzionale/normalizzazione strumentale (10) • Attivare processi compensativi in funzione dell’autonomia • Utilizzo di tutte le risorse per il raggiungimento dell’alfabetizzazione e dell’autonomia culturale (codice Braille, Lingua dei Segni, nuove tecnologie) Nessun sussidio, senza un corretto intervento educativo, da solo, può garantire la normalizzazione La disabilità non va protesizzata Dagli istituti speciali all’integrazione (11) • Differenza inserimento/integrazione • Differenza integrazione/inclusione • Dalle classi differenziali alla legge 517/77 • La legge quadro 104/92 • La legge 170/2010 Ricezione passiva, scoperta guidata, scoperta autogestita (12) • Uso di materiali (non strutturato, semistrutturato, strutturato) • Da Maria Montessori alle nuove tecnologie di un cieco, vado a fare un discorso compensativo delle risorse che ha tipo sulla memoria, trascuro l’aspetto motorio cinestetico. Nel caso di un sordo vado a sviluppare ciò che è legato alla vista etc ma non mi fossilizzo sul discorso della lingua • Approccio narratologico: alla base del ICF, guarda alle potenzialità alla sanità. Romagnoli parte proprio dall’attività motoria: le suore pensano che sia andato la a far giocare le bambine, invece dietro i giochi c’era un progetto educativo che parte da modelli pedagogici di modello laico (era influenzato dal pensiero di maria montessori, pioniera dell’educazione disabili mentali). E’ un approccio compensativo in senso globale, guarda al soggetto come realtà complessa. L’intervento globale permette di potenziare ancora meglio le risorse della persona. Dobbiamo guardare al disabile come un ragazzo, tenendo conto dei limiti oggettivi che la disabilità presenta; questo però va fatto prima che arrivano da noi. Le quattro grandi aree dell’apprendimento (2) • Area grafo-lessicale: non parliamo solo di scrittura, lettura, linguaggio; la capacità di disegnare, per es. nei sordi non crea grossi problemi. Nelle persone cieche è un problema, non tanto a livello di geometria di base, ma nella rappresentazione della prospettiva. La lettura e la scrittura per un soggetto sordo possono essere un problema, perchè se non si conosce la lingua dei segni si ha difficoltà a rappresentare le parole. I ciechi possono disegnare usando il piano gommato Il problema del cieco è passare dalla percezione alla descrizione; per il sordo è semplice. Quando i ciechi scrivono poesie si servono di metafore visive di altri, perché loro non vedono. Se chiediamo a un cieco com’è la neve ti dirà che è bianca, non che è fredda, friabile etc. Un sordo non ha alcuna difficoltà a riconoscere un’immagine ad es. un bassotto, un alano, un san bernardo, ma avrà difficoltà ad astrarre in macrocategorie di astrazione, ovvero indicare che quei tre animali così diversi appartengono alla stessa categoria, “cani”. Codice ristretto: è il codice elle persone con lessico limitato e senza capacità logica con sequenzialità di frasi senza un nesso logico. Non è legato necessariamente alla disabilità intellettiva. Il codice rielaborato è legato ad una sequenzialità e logica del discorso, un linguaggio pienamente situato nel contesto. • Area logico-matematica: non solo dei concetti matematici, ma anche del concetto di spazio e tempo, rapporti logici tra le cose. Il non vedente spesso non capisce il nesso tra il concetto di numero e la realtà. La matematica è un codice razionale costruito dall’uomo, quindi lo può comprendere il cieco, a differenza del linguaggio che è astratto. Anche il senso di tempo è importante, anche nello studio della geografia è importante la matematica. Anche nel controllo del corpo è importante conoscere la matematica perché controlla lo spazio. Invece la geometria euclidea nasce da un’astrazione mentale quindi è difficile. Nella descrizione del tempo siamo guidati anche dalla lingua. • Area prasso-gnosica: è legato al fare e al conoscere. (la geografia, riconducibile a qualcosa di concreto). Per un cieco sul piano prassico i limiti ci sono e sono oggettivi. • Area ludico-relazionale: soprattutto all’interno di una classe, c’è solo se il ragazzo o la ragazza partecipano alla vita della classe, a livello culturale e concretamente. La relazione non è solo un fatto teorico. Gregory Bateson e i 3 tipi di apprendimento (3) • Apprendimento 0 e apprendimento 1 o protoapprendimento: è l’acquisizione di un’informazione (Giovanni verga ha scritto i malavoglia); interessa soprattutto i disabili gravi. Le vecchie nozioni sono importanti. E’ l’acquisizione di un’abilità specifica, per es. l’applicazione di una formula matematica e la sua generalizzazione, che ha a suo fondamento una conoscenza. • Apprendimento 2 o Deuteroapprendimento: è la capacità di apprendere ad apprendere, controllare la nostra capacità di apprendimento, ossia la metacognizione. La metacognizione è la capacità di monitorare i propri processi di apprendimento, ma anche di attribuire i pensieri agli altri. E’ un conoscere oltre la conoscenza. Le funzioni del pensiero superiore: 1. Attenzione selettiva: l’attenzione va monitorata e diretta verso ciò che è veramente importante. Anche nello studio dobbiamo essere in grado di discernere tra ciò che è importante e ciò che non lo è. Nel ragazzo sordo ci può essere una difficoltà nella selezione delle informazioni di un certo tipo. L’attenzione va educata. 2. Memoria strategica: la capacità di memorizzare ciò che è veramente importante rispetto a ciò che non lo è (studio universitario). La memoria non è solo legata ai contenuti. 3. Capacità di analisi e di sintesi: noi dobbiamo analizzare ma arrivare sempre ad una sintesi (codice ristretto e codice rielaborato). 4. Linguaggio: il nostro pensiero è il nostro linguaggio. Il nostro linguaggio rende il pensiero complesso. 5. Problem solving: risolvere un problema difficile ma anche banale, pratico.La nostra intelligenza è trovare soluzioni rispetto ai problemi. 6. Intelligenza procedurale: bisogna favorirla perché permette di fare i collegamenti, invece l’intelligenza esecutiva consiste nella semplice acquisizione di informazioni. • Apprendimento 3: metameta apprendimento, andare oltre la metacognizione. E’ un controllo sulle procedure (teoria dei controlli di Husserl ?!). Estasi mistica di plotino, il ritorno all’uno. L’apprendimento 3 è il genio (tipo einstein). E’ solo per pochi individui perché è un fattore prettamente individuale, la scuola non può chiederla. La prospettiva longitudinale in educazione • La società della conoscenza • I quattro vissuti per Demetrio: amoroso, operativo, ludico, luttuoso • La formazione permanente LOUISE BRAILLE 22/03/2021 Nasce nel 1809, muore nel 1852 di tubercolosi. In questi centri per ciechi e per sordi vivevano di donazioni. Scarseggiava anche il mangiare, le condizioni non erano ottimali. Ha lasciato un codice che ha permesso ai ciechi di diventare cittadini con pari dignità. Non è nato cieco ma ha perduto la vista a 3 anni con un incidente, con un punteruolo si è accecato. Nascere ciechi o diventarlo è diverso: elen keller che è diventata sordo-cieca a 2 anni però aveva dei ricordi e quindi è stato possibile educarla. Il braille è l’unico fattore che permette ai sordo-ciechi di comunicare con la realtà. Braille venne a contatto con ex ufficiale napoleonico che aveva inventato una scrittura notturna (scrittura punteggiata convenzionale, erano almeno 12 mentre nel braille sono 6); di notte per inviare un dispaccio non si poteva accendere una candela. In braille non ci sono lettere maiuscole o minuscole; c’è un segno davanti alla lettera che fa capire se è minuscola o maiuscola. Ci sono stati poi perfezionamenti; si discute di creare un braille in tutta europa. Il braille si allarga (sono stati introdotti tutti i segni legati all’informatica). Questo codice non fu accolto bene, anche perché con l’integrazione scolastica il fatto che i non vedenti hanno iniziato a fare scuole un po piu lontane (come la ragioneria) quindi hanno dovuto inventare i segni per la matematica finanziaria per esempio. Anche fare lo scientifico era difficile. Fu considerato come un sistema segregante. Muore nel 1852 pensando che il suo metodo non avrebbe avuto seguito: 13 anni dopo la sua morte il suo metodo era stato accolto a livello internazionale, e oggi lo usano tutti. AUGUSTO ROMAGNOLI Rappresenta una personalità di spicco all’interno del discorso sulla cecità: la moglie è rimasta a dirigere l’istituto romagnoli (prima ospizio regina margherita per i poveri ciechi). Biografia: Romagnoli ha perso la vista a 1 anno, fino ai 30 anni vedeva luci e ombre poi ha perso tutto. A 4 anni perde la madre, aveva un padre di grande spessore, lo faceva giocare muovere, lo teneva attivo (gli ipovedenti tendono a essere molto iperattivi come meccanismo compensativo della mancanza della vista, atteggiamento mimetico dei normodotati, il danno può essere a livello periferico o centrale. L’insegnante vedendo il ragazzino muoversi camminare tranquillamente). A 5 anni va all’istituto di bologna e in 10 mesi impara il braille, però i ciechi venivano trattenuti fino a 18 in istituto e ogni anno di scuola viene ripetuto per 3-4 anni quindi finisce l’elementare a 16 anni. Però riesce a recuperare e a laurearsi in lettere classiche e filosofia e andò a insegnare filosofia nei licei. E’ stato romagnoli che è riuscito ad ottenere una scuola di metodo per formare gli insegnanti che dovevano andare ad educare i ragazzi ciechi. Nel 1924 all’interno della riforma gentile è prevista l’educazione dei sordi e dei ciechi educabili (che non avevano altre disabilità), tuttavia nasce come riforma per privilegiare la futura classe dirigente e gli uomini (per le donne immaginò un liceo classico di serie B). Negli istituti venivano fatte attività integrative manuali per imparare a usare le mani con consapevolezza. Nel 1928 fu creata la prima biblioteca circolante a monza in prestito, e romagnoli ottiene la legge che prevede dopo la 4 elementare i bambini ciechi possono andare nella scuola comune(anche se non è mai stata applicata). Romagnoli è molto interessato all’aspetto spirituale e da Radice prende il rapporto tra maestro allievo, rapporto asimmetrico ma basato su uno scambio positivo; dalla Montessori prende il concetto dell’educazione sensoriale, lavorare sui sensi residui, anche sul senso cinestetico, e lui parte dall’attività motoria (dai giochi). Dalla Montessori recepisce l’importanza del lavorare in modo “pratico”, allenare le capacità motorie, cinestetiche; utilizzò, per esempio, il metodo degli incastri, utili per fare rielaborare mentalmente ai ciechi lo spazio. Un bambino deprivato delle abilità sensoriali avrà uno sviluppo ritardato. Senza un adeguato aspetto motorio, il disabile visivo è sicuramente condannato ad avere un ritardo nella conoscenza o una disabilità mentale. L’educazione estetica Quando arriva nell’istituto ci sono 5 bambini e all’ingresso c’è una statua di una giovane cieca che legge in braille una poesia su una cieca scritta da zanella. Descrive la condizione di queste bambine: suonano fermandosi sempre agli esercizi iniziali, cantavano canzoncine infantili, passavano il tempo a ricamare e cucire piegate assumendo posture sbagliate. Anche romagnoli partecipa ai giochi, le bambine hanno una resistenza fisica eccezionale, si oppongono. Questa attività motorie sono importanti ma non bastano, noi siamo sia soma che psiche. Quella più impacciata, anita, era anche la piu loquace. Andò a fare questo intervento su incarico governativo. Alle bambine le faceva anche studiare e le faceva presentare da private agli esami. In questi istituti non si tornava a casa se non per le vacanze di natale, quando tornavi si creavano delle distanze (mancanza di rapporto dinamico affettivo con la famiglia). Se appartenevi ad una famiglia ai margini in istituto avevi le stesse possibilità della gente facoltosa perchè potevi studiare. Gli istituti per ciechi frequentati da Romagnoli erano gestiti di solito da suore, che non avevano adeguata professionalità. A quel tempo gli istituti non preparavano in modo scientifico; i ciechi ivi educati presentavano sempre stereotipie: camminare trascinando i piedi con le mani avanti, dondolare, stropicciarsi gli occhi, ecc. Romagnoli vede che le bambine si esercitano al pianoforte, ma rimangono ad Perde l’udito a 7 anni, non si accorge di essere sordo, lo capisce quando il cugino si mette le mani davanti alla bocca. Non è così se invece l’udito è assente dalla nascita o è stato perso durante la primissima infanzia, PRIMA DELL’ACQUISIZIONE DEL LINGUAGGIO = SORDI PRELINGUISTICI. Non hanno mai udito in vita loro e quindi non ci può essere nemmeno l’illusione del suono, vivono in un mondo di silenzio àil sordo prelinguistico rischia di restare GRAVEMENTE RITARDATO NELL’ACQUISIZIONE DEL LINGUAGGIO, non potendo udire i suoi genitori ed essendo menomato nel linguaggio. àper questo la sordità è considerata una delle calamità più disperate, perché solo attraverso il linguaggio entriamo in pieno possesso della nostra umanità, comunichiamo liberamente con i nostri simili, acquisiamo e scambiamo informazioni. Nascere sordo è molto peggio che nascere cieco, l’essere privi di linguaggio è una condizione paragonabile a un’afasia: la persona non solo non può comunicare con gli altri ma non può comunicare nemmeno “con sé stessa”: noi spesso infatti parliamo anche per comunicare a noi stessi, parlare come sorta di pensare. Sempre nel libro di Wright ci sono alcuni esempi di bambini, conosciuti quando a 8 anni va alla Scuola speciale per sordi in Inghilterra, come l’esempio di Vanessa: bambina intelligente, nata sorda, vocabolario acquisito lentamente e faticosamente, non le permetteva di leggere molto. Era in questa scuola che era progressista e lì veniva PROIBITO il linguaggio dei segni, lo usavano solo di nascosto quando non c’erano gli insegnanti; si toglievano la maschera senza più inibizioni àper un bambino sordo POSTLINGUISTICO questa scuola era eccellente ma per i sordi PRELINGUISTICI, come Vanessa, era una catastrofe, era meglio se poteva usare la lingua dei segni. Con la disabilità non bisogna mai dare niente per scontato. Un disabile non può essere normalizzato. La lingua dei segni non è la lingua perfetta, ci sono tante lingue ma anche dialetti. I sordi possono arrivare ai concetti astratti. I sordi memorizzano in maniera diversa, se usa coerentemente la lingua dei segni può studiare qualsiasi disciplina La prima scuola per alunni sordi 2 figure importanti negli USA: Laurent Clerc (1785-1869) e Thomas-Hopkins Gallaudet (1787-1851): fondano nel 1816 la prima scuola per alunni sordi negli USA, a Washington. Clerc primo professore sordo, Gallaudet direttore della scuola. Nel 1864 nacque il PRIMO ISTITUTO DI STUDI SUPERIORI DEDICATO AI SORDI, il primo direttore fu Edward Gallaudet (1837-1917), figlio di Thomas-Hopkins Gallaudet. Si chiamava GALLAUDET COLLEGE e oggi si chiama Gallaudet University; oggi è l’unica università per sordi in tutto il mondo. Unica scuola oggi che permette di imparare la lingua dei segni americana-ASL. Unica uni al mondo per sordi dedicata alle discipline umanistiche, mentre sono numerosi i programmi e gli istituti per sordi affiliati a università con indirizzo scientifico. Gli inglesi erano oralisti, negli istituti inglesi per sordi viene detto che loro hanno tecniche ma non le divulgano, ogni istituto era geloso. il movimento di istruzione e di liberazione dei sordi che aveva percorso la Francia tra il 1770 e il 1820 proseguì anche negli Stati Uniti fino al 1870. Clerc era un sordomuto molto intelligente e dotato di cultura, esercitò una grande influenza negli USA quando vi si recò nel 1816 e crea nel 1817, insieme a Gallaudet, l’AMERICAN ASYLUM FOR THE DEAF, prima scuola per sordi in America. Gli insegnanti di questa scuola erano soprattutto ex allievi che sapevano usare perfettamente la lingua dei segni. Questo sistema di segni che veniva usato si amalgamò con le lingue dei segni vocali, dando origine a una nuova capacità espressiva: l’ASL-AMERICAN SIGN LANGUAGE. àalfabetizzazione e cultura si diffondono fra i sordi degli USA con la stessa rapidità che si era avuta in Francia e anche in altre parti del mondo, a partire dal 1800). Cosa succede dopo poco però? L’uso dei segni cade in disgrazia e il lavoro di un secolo viene distrutto! à questa decadenza era dovuta a un movimento generale politico, la tendenza verso il conformismo e l’intolleranza: una corrente di pensiero contraria alla lingua dei segni era sostenuta da insegnanti e genitori, che si ponevano come obiettivo l’educazione all’uso della parola. Il dubbio e la paura erano che, con l’uso esclusivo del linguaggio dei segni, si condannavano i sordi a comunicare SOLO con altri sordi, EMARGINANDOLI DALLA SOCIETÀ. In realtà, secondo E. Gallaudet, la maggior parte delle scuole per sordi usava sia la lingua dei segni che quella vocale. E un’altra cosa impostante: i risultati ottenuti dove si usava SOLO la lingua dei segni erano equiparabili a quelli delle scuole con metodo orale per quanto riguarda l’articolazione ed erano migliori per quanto riguarda l’istruzione in generale!! Debora figlia di sordi, lei udente: lei prima di imparare la lingua parlata ha imparato la lingua dei segni. La lingua dei segni è simile a quella naturale, non è una lingua depotenziata. Ha una sintassi, una semantica e una pragmatica Esempi di bambini conosciuti da Sacks: - Joseph: ragazzo di 11 anni assolutamente privo di linguaggio, nato sordo ma se ne accorsero solo quando aveva ormai 4 anni. Diagnosi difficile, prima si pensava a ritardo o autismo. Quando la sua sordità fu evidente, venne considerato un sordomuto poco intelligente e nessuno gli insegnò a parlare. Joseph però mostrava un’evidente volontà di comunicare, sapeva esprimersi solo attraverso la pantomima, alcuni gesti e il disegno. Iniziò a frequentare la scuola e cominciava ad impadronirsi dei primi segni: questo gli procurava gioia, sarebbe voluto rimanere a scuola tutto il giorno à tornare a casa significava tornare al silenzio, al vuoto comunicativo straziante, ad essere ignorato, a essere una non persona. Joseph provava infatti la pena angosciosa di un vuoto, si sentiva manchevole di qualcosa. Es. cani no, era piuttosto come un “bambino selvaggio”: non gli mancava solo il linguaggio ma anche un senso chiaro del passato. Aveva una buona intelligenza visiva e non aveva problemi della categorizzazione o nella generalizzazione percettiva, ne aveva invece nel formulare idee astratte, nel riflettere e progettare. à pensiero e linguaggio hanno origini biologiche distinte, tuttavia un essere umano privo di linguaggio non è privo della mente, ma le sue capacità di pensiero sono gravemente limitate. Joseph aveva ancora bisogno di fare giochi linguistici come fa il bambino piccolo quando impara a parlare. Gli era negato il potere, il mondo, a cui il linguaggio da accesso. Non aveva gli orizzonti di possibilità che il linguaggio ti consente di avere; non poteva raggiungere un piano simbolico ed era confinato del presente. Gianni è un bambino italiano che va a scuola ma vive in una famiglia accogliente Un sordo non educato ha difficoltà a passare dal concetto di quercia al concetto di quercità: il sordo ha difficoltà nel fare il salto dialettico. - Jean Massieu: nato sordo, privo del linguaggio fino a 14 anni, fu uno dei più grandi successi educativi della scuola di Sicard! Imparò a esprimersi sia nella lingua dei segni che nel francese scritto. Scrive anche una sua autobiografia, erano 8 fratelli di cui 5 sordi come lui. J. M. era completamente analfabeta, si esprimeva con dei segni completamente diversi dalla lingua dei segni. Sapeva contare ma non conosceva i nomi per indicare i numeri. Sicard per iniziarlo al linguaggio gli mostrò dei disegni e sotto ciascuno scrisse il nome corrispondente: apprese così il concetto di RAPPRESENTAZIONE SIMBOLICA E ASTRATTA. Abbandonò i disegni sostituendoli con la scrittura: da quando capì che si poteva rappresentare un oggetto o un’immagine con un nome, J. M sviluppo una “fame” insaziabile di nomi e avvenne un cambiamento radicale nel rapporto tra lui e il mondo grazie all’acquisizione dei nomi per ogni cosa àdare un nome voleva dire conquistare per la prima volta un potere di generalizzazione, capace di trasformare il mondo intero, che ora poteva essere finalmente anche la sua dimora. All’inizio J.M. usava altri aggettivi per attribuire a un oggetto una particolare qualità, come leone = forte. Alla fine imparò tutto, pure le astrazioni geometriche, ebbe una sorta di esplosione di linguaggio e intelligenza! Un altro esempio, Charlotte: bambina di 6 anni sorda dalla nascita, vivace, allegra, affronta il mondo con entusiasmo, distinguerla dagli udenti è quasi impossibile, situazione del tutto diversa da quella di Joseph. Dipende anche dai genitori: una volta diagnostica la sordità alla figlia, a 10 mesi, I GENITORI HANNO DECISO DI IMPARARE LA LINGUA DEI SEGNI, e anche i loro AMICI e PARENTI. Inizialmente utilizzano la lingua SEE (Signed Exact English)americano segnato che è una replica esatta dell’inglese parlato, ma era troppo rigido e passarono al PSE (Pidgin Signed English), che è visualmente più descrittivo. Per cui cambiarono radicalmente il loro modo di pensare iniziando a pensare frasi visive e infine cambiarono ancora e passarono all’ASL. Tutti questi cambiamenti avvennero quando i genitori si resero conto che Charlotte non era simile a loro, nel senso che usava SCHEMI DI PENSIERO VISIVI e quindi aveva bisogno di un LINGUAGGIO VISIVO. à l’integrazione dei genitori nel mondo della figlia fece sì che lei NON avesse problemi di ISOLAMENTO, sia a scuola che a casa. Schlesinger notò come fossero una vera e propria famiglia, scherzavano e si scambiavano domande e non c’era appunto nessuna traccia di isolamento che si vede spesso dove c’è una persona sorda. Charlotte era curiosa e piena di vita, non le interessavano i fatti isolati ma i nessi, voleva una vera comprensione delle cose, la comprensione di un mondo dotato di un SENSO e SIGNIFICATO. Per Charlotte ogni cosa di cui parla è collocata nello spazio; le persone sorde hanno una particolare dote di scenografe rare negli udenti. Come detto àè il dialogo, prima con i genitori e poi con sé stessi, ad avviare il linguaggio, che mette in moto la mente. Solo in seguito si sviluppa il DISCORSO INTERIORE, che è indispensabile per pensare e per conoscere sé stessi. Il punto di partenza è quindi il DIALOGO = il LINGUAGGIO SOCIALE, il discorso esterno. Poi, per diventare noi stessi, passiamo al MONOLOGO = DISCORSO INTERIORE. Il vero linguaggio e la nostra vera IDENTITÀ stanno proprio del discorso interiore. Attraverso cui il bambino sviluppa CONCETTI E SIGNIFICATI PROPRI, conquista la propria identità e costruire un proprio mondo! Il linguaggio e il pensiero sono per noi sempre personali, ciò che diciamo è peculiare di ciascuno, quindi il linguaggio appare spesso come una TRASMISSIONE SPONTANEA DI Sé, anche se in realtà il linguaggio ha una struttura formale, una grammatica che ci permette di articolare i pensieri, il nostro io. Si capì che anche la lingua dei segni possedeva una grammatica propria, ma non si riuscì a dimostrarlo. Infatti non si fece mai uno studio linguistico o grammaticale dei segni. Anche perché i vari tentativi furono fermati in quel Congresso di Milano del 1880. I segni vennero dunque ignorati o completamente fraintesi. Le afasie possono colpire sia la zona sinistra che la zona destra del cervello: se colpiscono la sinistra (broca) viene danneggiato l aspetto sintattico logico, nella zona destra la rappresentazione percettiva della parola, però nello stesso tempo anche per i sordi gli esiti di un eventuale afasia sono del tutto simili, viene danneggiata la stessa sfera, se c’è un danno a destra c’è un danno percettivo e fonetico della lingua dei segni. La mente del sordo funziona come quella del normo dotato. Stokoe arriva alla fine degli anni 50 per insegnare ai sordi, e si accorge che la loro lingua ha delle caratteristiche ben precise, cosi scrive la grammatica della lingua dei segni. Fu il giovane linguista William Stokoe a dimostrare che la lingua dei segni soddisfaceva tutti i criteri di un autentico linguaggio: un suo lessico, una sua sintassi, la capacità di generare infinite proposizioni. Nel 1960 Stokoe mise per iscritto l’ASL e nel 1965 pubblica il dizionario dell’ALS, dove suddivide i segni in base alle loro parti, organizzazione e principi linguistici: era convinto che i segni non fossero immagini