Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Arte Moderna a cura di F. Poli, Sintesi del corso di Storia dell'arte contemporanea

sintesi dell'argomento di arte del Futurismo

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 09/02/2022

Giulia240717
Giulia240717 🇮🇹

4 documenti

1 / 4

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Arte Moderna a cura di F. Poli e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'arte contemporanea solo su Docsity! Fra i movimenti che hanno caratterizzato le vicende dell’avanguardia italiana nella prima metà del XX secolo, il Futurismo risulta il più complesso e articolato. Movimento “organizzato” attorno a un “leader”, ha di fatto sviluppato la propria attività lungo oltre tre decenni dalla pubblicazione del famoso manifesto di “fondazione” di Filippo Tommaso Marinetti all’inizio del 1909 sino alla fine del 1944. Un’attività che si è manifestata innovativamente attraverso fasi di ricerca diversamente caratterizzate nel tempo. Operando in un’intenzione di reinvenzione immaginativa di ogni aspetto della realtà del vissuto quotidiano secondo quella che nella primavera del 1915 Balla e Depero in uno specifico manifesto hanno definito “ricostruzione futurista dell’universo”. Rispetto alla situazione della cultura artistica italiana entro la quale si è inizialmente configurato, il futurismo ha subito caratterizzato il proprio operare nell’intenzione dichiarata di contribuire a rimette l’arte italiana sulla scena delle avanguardie europee. Per i futuristi si trattava di affermare esplicitamente una capacità italiana di formulazioni d’avanguardia della ricerca artistica, non soltanto in termini di identità nazionale paritetica nel contesto europeo ma addirittura nell’interpretazione di una nuova sensibilità rispondente al dinamismo intrinseco alla vita moderna. Lo afferma chiaramente Boccioni all’inizio del suo fondamentale libro di “poetica” Pittura e scultura futuriste (Dinamismo plastico) pubblicato a Milano nel 1914. Il “dinamismo plastico” Le prime formulazioni delle ricerche pittoriche e plastiche futuriste si sono sviluppate in due fasi distinguibili analogamente alle concomitanti ricerche cubiste in Francia. Una prima fase “analitica” , dal 1910 al 1914, che segna l’affermazione del futurismo sulla scena artistica in un profondo e influente dialogo con le avanguardie artistiche europee. E una seconda fase “sintetica”, nel 1914-1915, che stabilisce un dialogo con le ulteriori formulazioni delle avanguardie europee. Alla quale subentra il momento di un’”arte meccanica futurista”. Per la portata ideologico-tematica implicativi, queste fasi di ricerca non riguardano soltanto l’ambito plastico-visivo, risultando significative per tutti i settori dell’attività creativa e gli aspetti della comunicazione espressiva. In termini di linguaggio pittorico i precedenti delle esperienze futuriste di Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini sono in ambito “divisionista”. Tuttavia, se il divisionismo costituisce un passaggio quasi obbligato per i giovani impegnati in Italia in esperienze nuove all’inizio del XX secolo, differenti ne appaiono orientamenti e modi. Nell’ultimo decennio del XIX secolo, il divisionismo italiano si è formulato sulla base non della scomposizione luminosa solare impressionista, ma di una tavolozza fondata su un’estremizzazione d’uso di colori sostanzialmente tradizionali. Ed è stato Balla a tentare di recuperare il senso di una liberazione solare del colore come operata dagli impressionisti. Severini ha potuto rifarsi liberamente a modelli pointillistes; per Boccioni è stata fondamentale l’influenza delle volumetriche configurazioni plastiche simboliste e divisioniste di Previati. Parallelamente ha operato Carrà, rispetto a iniziali proprie simpatie per conseguenze “divisioniste” d'ambito lombardo. Mentre attraverso l'esperienza divisionista Russolo ha superato un iniziale acuto simbolismo. Nel febbraio 1909 il futurismo italiano nasce per iniziativa di Filippo Tommaso Marinetti con prospettive di ambito letterario, ma già un anno dopo si apre a quello pittorico, in particolare attraverso le importanti mostre di tendenza fra il 1912 e il 1913 in numerose capitali e città europee, a cominciare da Parigi, Bruxelles e Londra. Attraverso sia dapprima le formulazioni contenute nei manifesti del 1910, sia soprattutto in breve la circolazione delle opere, le formulazioni del “dinamismo plastico” influenzano notevolmente mozioni dell’avanguardia artistica europea. Ma lungo gli anni 10 i termini della ricerca pittorico-plastica futurista evolvono in due fasi ben distinguibili. Una prima, decisamente analitica, che corre dal 1910-1911 al 1913-1914, dominata dalle differenti personalità, fortemente drammatica l’una, di Boccioni, operante a Milano, e accentuatamente inventiva e ludica l'altra, di Balla, operante a Roma. E una seconda fase, decisamente invece sintetica, che corre dal 1914-1915 a tutta la seconda metà degli anni 10, dominata dalle personalità di Balla e dei più giovani Depero e Prampolini. All'esordio degli anni 10 la ricerca pittorico-plastica futurista si afferma in modi prettamente analitici di conflittualità di rapporti dinamici tra figura umana e ambiente, nelle quali tuttavia si compenetra la percezione simultanea di avvenimenti contigui e interferenti. Dapprima l'analisi della congiuntura dinamica si realizza utilizzando possibili equivalenze psicologiche dell'adattamento di elementi formali; con il risultato di una sorta di onomatopea visiva, realizzata attraverso l'impiego fluente di profili serpentinati, curveggianti, arcuati, contrapposti a cadenze perpendicolari. Ma conoscenza e assimilazione, tra fine 1911 inizio 1912, della sintassi di scomposizione strutturale praticata dalle proposizioni “analitiche” dei cubisti francesi suggeriscono in breve ai futuristi la possibilità di elaborare chiavi e impalcature strutturali scompositive. Le due versioni del trittico di Boccioni Stati d’animo, del 1911, documentano bene il passaggio da un momento all'altro della fase “analitica” della ricerca pittorico-plastica futurista. E intanto la teorizzazione futurista s’affina nella formulazione del “dinamismo plastico”: “azione simultanea del modo caratteristico particolare dell’oggetto, con le trasformazioni che l’oggetto subisce nei suoi spostamenti in relazione all’ambiente mobile o immobile”; cioè “la vita stessa afferrata nella forma che la vita crea nel suo infinito succedersi” esattamente colta “attraverso la ricerca intuitiva della forma unica che dia la continuità nello spazio”. Ma al culmine del secondo momento della fase “analitica”, si è profilata in termini di ricerca una prospettiva di crisi evolutiva. Il rovello di Boccioni era di giungere a un'accentuata elaborazione plastica sempre connessa al rapporto emotivo con l'evento reale e tuttavia il meno possibile determinata da una riconoscibilità di elementi figurativi. Nel ciclo di dipinti elaborati nel 1915, Balla ha scavalcato un simile vicolo cieco, preoccupandosi non più di figurare situazioni di simultaneità conflittuali quanto di immaginare sintetiche analogie formali e cromatiche liberamente corrispondenti all’evento emotivo. Formulata nel medesimo manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo" del 1915 è l'impostazione che guida Roma fra il 1914 e il 1915 anche la ricerca dello stesso Depero e di Prampolini e costituisce la base linguistico-ideologica degli svolgimenti della ricerca pittorico-plastica futurista lungo la seconda metà degli anni 10. Nel percorso dei quali svolgimenti è possibile individuare ugualmente due momenti sufficientemente distinti, cronologicamente sfalsati. Il primo momento è distinto da una radicalità di formulazioni in termini di “forme sintetiche astratte soggettive dinamiche”. Mentre il secondo momento è caratterizzato dall'insinuarsi di una via diversa duttilità narrativa dell'impianto formale. Il cosiddetto “secondo futurismo” non ha anacronistiche pretese di fedeltà stilistiche rispetto al “primo”, non aspira a ripeterne i modelli, giacché corrisponde a nuove prospettive di ricerca nel contesto delle avanguardie artistiche europee, attraverso ulteriori autonome elaborazioni linguistiche. Per i futuristi la macchina non conta più, quale strumento di velocità, di azione, ma per la razionalità della sua logica strutturale costruttiva. Sul cui modello intendono stabilire la possibilità di nuovi lavori plastici, in un ulteriore confronto con la civiltà meccanica e industriale che intanto era avanzata attestandosi a un altro livello evolutivo. Il documento di “poetica” di questa nuova fase è il manifesto L’arte meccanica. Particolarmente importante è il rapporto con la nuova architettura e con la prima progettazione per l’industria. Dalla fine degli anni venti e lungo i trenta e prima quaranta, nelle ricerche futuriste si registra l’affermarsi di altre prospettive d’interesse, sollecitate dalla diversa realtà dello sviluppo della vita aerea, che implica nuove condizioni di visione. Nasce cosi l’”aeropittura”, l’”aeroscultura”, l’”archittetura aurea” e l’”aeropoesia”. nell’ambito pittorico-plastico ne vengono sostanzialmente due opposte interpretazioni: l’una fortemente immaginativa, surreale definita d’”idealismo cosmico”; l’altra fortemente rappresentativa, sostanzialmente illustrativa di prospettive aeree e macchine volanti. L’”aeropittura” futurista si dà compiti