Scarica Arte moderna: dal postimpressionismo all'informale e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'arte contemporanea solo su Docsity! 1 Arte moderna: dal Postimpressionismo all’Informale – F. Poli Svolta postimpressionistaà attuata da Cezanne, Van Gogh, Gauguin, Seurat. È a partire da questi grandi innovatori che l’arte figurativa incomincia ad acquisire, in chiave strettamente moderna, un nuovo statuto indipendente dalla rappresentazione della realtà fenomenica, basato sull’autonomia del linguaggio pittorico e plastico e sulla specificità individuale dei mezzi espressivi. Sarà fase cruciale che apre la strada alle esperienze espressioniste, primitiviste e cubiste delle prime avanguardie. 1886 è una data emblematica: ultima mostra impressionista ma anche pubblicazione manifesto del Simbolismo di Moréas. La prima corrente definibile d’avanguardia si afferma in Francia intorno al 1905, sotto il segno dell’arte come “espressione”, e sarà vitale fino alle soglie della prima guerra mondiale, in parallelo con le tendenze cubiste e futuriste. -‐ Caratteri di fondo dell’Espressionismo (precursori Van Gogh e Munch): accentuazione estrema della visione emozionale soggettiva della realtà attraverso l’uso di colori accesi antinaturalistici e la deformazione delle figure e delle coordinate spaziali, anche con influenze primitiviste. -‐ Protagonisti: 1. Gruppo francese dei Fauves; 2. Tedeschi Die Brucke e Blaue Reiter. È con il Cubismo, 1907/8, (a partire da Cezanne e da un’elaborazione radicale delle forme plastiche primarie della scultura primitiva) che si arriva a una definitiva rivoluzione del linguaggio artistico in chiave di totale autonomia dell’identità plastica del quadro e della scultura rispetto a obblighi di diretta referenzialità esterna. Il Futurismo è un movimento che rappresenta il maggior contributo italiano al rinnovamento della cultura artistica contemporanea non soltanto europea. Manifesto di Marinetti del 1909. Primo futurismo: Boccioni e compagni Secondo futurismo (postbellico): Balla, Depero, Prampolini Si parla di Astrattismi perché non è uni solo ma una “linea” dell’arte novecentesca che contiene esperienze non univoche ma accomunate da un’aspirazione sostanziale all’astrazione, cioè a un’arte che intende andare al di là di ogni forma di imitazione mimetica della realtà per dare vita a linguaggi radicalmente “non oggettivi”. -‐ Protagonisti: Kandinskij, Mondrian, Malevic. Il rapporto con la realtà dei linguaggi artistici delle avanguardie ha un’articolazione di prospettive ben più complessa dell’opposizione tra astrattismo e realismo. (anche il termine realismo e la sua definizione appare ambiguo e contraddittorio. Il Bauhaus fondato da W. Gropius nel 1919 ha rappresentato, con i suoi corsi coordinati in tutte le discipline (architettura, design, pittura, scultura, scenografia), il luogo centrale della formazione teorica e progettuale del modernismo razionalista, in una prospettiva di integrazione interdisciplinare delle arti. Insieme al Futurismo, la Metafisica (De Chirico, Carrà, Morandi), rappresenta il maggior contributo italiano all’arte europea degli anni 10 e 20 anche per la sua influenza nell’ambito del Surrealismo in Francia e della Nuova Oggettività in Germania. Tema dell’“Ritorno all’ordine” [o crisi delle avanguardie] che si diffonde negli anni 20/30 in Italia, Francia e altri paesi à linea di ricerca che guarda alla tradizione artistica del passato. Movimento Dada, 1916 a Zurigo e il Surrealismo fondato 1924 che ne raccoglie per molti versi l’eredità (fondamentale perché si sviluppa in tutta Europa e sarà importante anche per i protagonisti della scena americana) à movimenti d’avanguardia che hanno rotture più spettacolari e provocatorie dal punto di vista formale e dei contenuti. Negli anni ’40, segnati dalle tragiche vicende della guerra, in campo artistico entrano in crisi i modelli programmatici e le visioni progettuali di gruppo e si fa strada una diversa coscienza del reale dove ogni certezza obiettiva sembra crollare. L’individuo si trova solo con sé stesso, immerso nella dimensione immanente dell’esistenza. Questo è il clima culturale che determina le condizioni di emergenza delle ricerche pittoriche e plastiche che rientrano sotto la generica definizione di Informale. Quest’area di ricerca, da non considerare come movimento o tendenza, ma come punto di convergenza di esperienza individuali autonome, si sviluppa principalmente negli anni ‘50. Bisogna fare distinzione abbastanza netta tra la 2 situazione europea e quella americana, che inizia con lo spostamento della leadership artistica da Parigi a New York. Negli USA le esperienze artistiche incentrate sull’enfatizzazione estrema dell’espressività soggettiva vengono ricomprese sotto l’etichetta di Espressionismo astratto o Action painting (Pollock, De Kooning, Kline). 1. RICERCHE POSTIMPRESSIONISTE Termine “postimpressionisti” deriva da Roger Fry per definire artisti delle esposizioni del 1910 e 1912 (Van Gogh, Gauguin, Cezanne…) à coloro che vengono dopo l’Impressionismo; anti-‐impressionisti perché riannodano un legame con l’arte del passato che, presente ancora in Manet, gli impressionisti avevano perso, a favore della registrazione del flusso delle apparenze ottiche. Alla nozione introdotta da Zola dell’arte come “un angolo del creato volto attraverso un temperamento”, utile a definire una pittura basata sul rapporto tra dato ottico del mondo esterno e la sua restituzione sulla tela del mondo più spontaneo e innocente, Fry oppone l’dea che l’arte abbia un suo statuto indipendente dalla rappresentazione della realtà fenomenica. Un sistema così è regolato dalla sensibilità individuale dell’artista e fa si che l’emozione dell’artefice possa trasmettersi intatta al riguardante. La definizione di postimpressionismo è successiva agli eventi che descrive, quindi tende a dare un’immagine compatta di una realtà composita, sgranata nel tempo, spesso animata da divergenze d’opinione tra artisti, da marcate differenze di personalità, di stile e di temi. Oggi il temine è utilizzato per indicare una fascia temporale più ristretta di quella indicata da Fry ma riguarda sempre un fenomeno che ha il suo epicentro in Francia a partire dal 1886 e che poi si espande in Europa e negli USA. Parigi 1886: l’ottava mostra impressionista Degas e Pisarro, principali organizzatori della mostra, erano determinati ad affermare la loro autonomia non solo dal Salon ufficiale ma anche dai mercanti (in particolare Durand-‐Ruel fondamentale per la settima mostra del 1882). Alla mostra partecipano anche Seurat e Signac, grazie all’accordo fatto con la Società degli Indipendenti. La loro presenza costituisce la novità dirompente dell’esposizione. Alla prima mostra degli indipendenti del 1884 Seurat con Bagno ad Asniers aveva mantenuto il soggetto di vita moderna e la tavolozza prismatica dall’impressionismo ma concependo l’opera secondo una logica compositiva mediata e coerente: il senso geometrico che regola il ritmo della disposizione e la pennellata stesa con un ritmo regolare. Tra il 1884/5 regolarizza ulteriormente la stesura pittorica e arriva a un tocco diviso a puntini. Fénéon (letterato e critico) considera la Domenica pomeriggio all’isola della Grande Jatte il paradigma di un nuovo metodo di dipingere e si concentra sulla pennellata basata sulla precisione e sul calcolo, è una disposizione scientifica: i tanti puntini di colore puro a una certa distanza sono destinati a ricomporsi nella retina dell’osservatore, imitando con più esattezza l’effetto della luce naturale, Pointillisme. Il “petit boulevard” e il “cloisonnisme” Sotto la denominazione di petit boulevard ricadono molte esperienze postimpressioniste che fra 1886 e 88 hanno in comune il permanere dei temi di vita moderna, interpreti però secondo logiche pittoriche antinomiche a quelle dell’impressionismo. Accanto al Pointillisme c’è il cloisonnisme che indica una pittura basata su una robusta incastellatura lineare, simile a quella delle vetrate medievali, che crea aree circoscritte riempite da campiture di colore non modulate: questo tipo di pittura esalta la bidimensionalità del dipinto e il suo carattere decorativo. Al di là delle differenze di stesura, il puntino da un lato e l’à plat dall’altro, cloisonnisti e neoimpressionisti erano uniti da molti aspetti comuni, sia sotto il profilo stilistico che sotto quello delle convinzioni: il distacco dall’Impressionismo verso un’arte basata su armonie interne, capace di recuperare il potere della pittura di farsi veicolo di emozioni e di idee. Seurat: tra scienza ed emozione L’ala neoimpressionista nei petit boulevard era quella dotata di maggiore forza di gruppo, in virtù di una tecnica pittorica condivisa e riconoscibile. Gauguin: La visione del sermone 5 5. FUTURISMO Tra movimenti d’avanguardia italiani del primo novecento il Futurismo risulta certamente il più complesso, ambizioso, articolato e innovativamente longevo. Costituisce il maggiore e il più stimolante apporto italiano al rinnovamento della cultura artistica contemporanea, non solo europea. 1909 pubblicazione su Le Figaro del manifesto di Filippo Marinetti. Rispetto alla situazione della cultura artistica italiana il futurismo ha subito caratterizzato il proprio operare nell’intenzione dichiarata di contribuire a reimmettere l’arte italiana sulla scena delle avanguardie europee. Per i futuristi si trattava di affermare esplicitamente una capacità italiana di formulazioni d’avanguardia. Il “dinamismo plastico” Le prime formulazioni delle ricerche plastiche e pittoriche futuriste negli anni 10 si sono sviluppate in due fasi distinguibili analogamente alle concomitanti ricerche cubiste in Francia: una prima fase analitica che segna l’affermazione del futurismo sulla scena artistica in un profondo e influente dialogo con le avanguardie artistiche europee; e una seconda fase sintetica, configuratasi nel 1914/15, che stabilisce un dialogo con le ulteriori formulazioni delle avanguardie europee. Alla quale subentra il momento di un’arte “meccanica futurista” negli anni 20, seguito dal momento di immaginazione “aerea” lungo gli anni 30 e primi 40. In termini di linguaggio pittorico i precedenti di Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini sono in ambito divisionista. Se il divisionismo costituisce il passaggio quasi obbligato per i giovani impegnati in Italia nelle nuove esperienze differenti ne appaiono orientamenti e modi. “Ricostruzione futurista dell’universo” Fn dai primi anni ’10, nell’operare dei futuristi si registra una tensione immaginativa mirata all’inclusione di sollecitazioni multisensoriali nella singola opera, che tende a una suggestione di rapporto totale con la realtà materiale. Nel 1915 il manifesto di Balla e Depero Ricostruzione futurista dell’universo sancisce la consapevolezza di tali intenzioni onnicomprensive. 6. ASTRATTISMI Vi è un alinea (piuttosto che tendenza) dell’arte novecentesca che nella sua evoluzione storica configura un territorio entro i quale si collocano esperienza anche non strettamente univoche ma tutte accomunate da un’aspirazione sostanziale all’astrazione, alla rinuncia, alla pratica di un’arte intesa come mimesi, come imitazione delle cose sensibili, vale a dire della realtà. La vicenda della cosiddetta arte astratta ma soprattutto le ragioni della sua genesi sono state ampiamente e variamente spiegate e commentate dalla storiografia e dalla saggistica critica. Poco vi è di analitico circa gli statuti e le procedure della pittura mentre molto vi è di simbolico nella pittura. La rinuncia a qualsivoglia tipo e modo della rappresentazione tradizionale entro una spazialità sempre e comunque condizionata da statuti e convenzioni dell’istituzione prospettica ha finito con il concentrare sulla superficie pur sempre bidimensionale della tela tutti i valori della forma, per lo più enunciata more geometrico, nei casi più alti a definire un vero e proprio “pensiero visivo”. Sulle origini L’esperienza dell’arte astratta presuppone quella della figurazione? L’opera di Mondrian è pragmatica: il procedere dalla figurazione all’astrazione per vie cubistiche, cioè derivate da un’adesione bastantemente personale alla grammatica del cubismo, non solo manifesta i tratti di una ricerca individuale autonoma, ma anche conferma la fondatezza parziale di un topos interpretativo che intende il cubismo non esclusivamente quale passaggio obbligato nel procedere fatale e quasi teleologico della pittura o dell’arte novecentesche verso l’astrazione, ma come episodio fondativo di tutta una linea dell’arte ancora legata alla questione dell’oggetto. Se Kandinskij, Malevic e Mondrian costituiscono per antico e peraltro fondato stereotipo storiografico e critico i padri fondatori effettivi delle principali forme di astrattismo, si dovrà immediatamente riconoscere 6 che tali famiglie hanno generato discendenze necessariamente diverse, capaci di spingersi fino agli anni ’50 del ‘900 e talvolta anche oltre. Per via di composizione si sono manifestate le forme di un’astrazione organica e lirica (Kandinskij), quella più concentrata e radicale, concettuale, nichilista persino (Malevic) e infine quella metafisica e antitragica (Mondrian). “La necessità interiore” di Kandinskij Kandinskij: musica come modello per la pittura e la qualità empatica dell’opera d’arte. Obiettivo di K. Non è quello di giustificare l’esistenza di un’arte astratta tout court, ma quello di dare espressione, fare materializzare la propria “necessità interiore”. Per K. Il fatto che l’astratto si imponga sul figurativo è un processo naturale. Dallo zero all’assoluto di Malevic Malevic raggiunge il grado zero della pittura. Sostiene la tesi per cui l’opera d’arte deve essere considerata secondo le leggi che governano la sua creazione (anche nel manifesto del Raggismo del 1913). La cultura dei materiali di Tatlin Tatlin: la pittura diventa rilievo per farsi anti pittura, Tatlin afferma una visione tattile della pittura che dalla superficie piana si protende verso l’occhio del fruitore attraverso estroflessioni materiche che danno forma allo spazio senza rinnegare il loro piedistallo bidimensionale. 7. BAUHAUS Il Bauhaus è stato uno degli ultimi grandi paradigmi di una filosofia della formazione dell’uomo, non che uno dei monumenti conclusivi della grande provincia pedagogica centroeuropea, soffocata dalla becera incultura nazista. La denominazione stessa del mito – Bauhaus – si è identificata con una parola la cui sola pronuncia è in grado di evocare una stagione irripetibile sia delle arti che della cultura del progetto. Fondato a Weimar nel 1919 da W. Gropius, spostato a Dessau nel 1925 e a Berlino nel 1932, chiuso nel 1933. 8. METAFISICA Insieme al Futurismo, la Metafisica è il maggior contributo italiano all’arte europea degli anni ‘10/’20 anche, per l’influenza che questa tendenza ha avuto nell’ambito dell’surrealismo in Francia e della Nuova oggettività in Germania. L’incontro a Ferrara nel 1917 di De Chirico, Savinio e Carrà (G. Morandi l’anno dopo) da l’avvio alla formazione di un gruppo che, grazie alla diffusione della rivista ”Valori Plastici” (1918-‐22) e alle mostre organizzate dal suo direttore Mario Broglio, si afferma anche a livello internazionale. Gli anni della rivista segnano un passaggio dalla metafisica auna fase classica e arcaista in De Chirico e Carrà e l’inizio per Morandi della sua ricerca più originale. De Chirico e la “scoperta” della metafisica De Chirico: ricerca pittorica e di una riflessione teorica caratterizzate da influenze artistiche e riferimenti estetico-‐filosofici che è possibile individuare con sufficiente precisione. Primi studi compiuti in Grecia poi scuola a Monaco. Interesse particolare per le opere di Klinger e Bocklin e per le teorie di Nietzsche e Schopenhauer. E. Gordon Craig L’attore e la supermarionetta (1908) sono una volta nominato da De Chirico. Spazio figurativo caratterizzato da una singolare e intenzionale scenograficità, l’uso fortemente suggestivo delle luci e delle ombre, la semplificazione antinaturalistica dello spazio scenico, la critica radicale all’espressività soggettiva (Appia, Gordon Craig à De Chirico). “Valori Plastici” 7 Insieme a La Ronda di Cardarelli, per quello che riguarda la letteratura, Valori Plastici, diretta da Broglio, è la più significativa rivista della prima fase del “ritorno all’ordine” nella cultura italiana del dopoguerra. La tendenza di fondo è caratterizzata dall’opposizione agli sperimentalismi delle avanguardie e dalla volontà di recuperare i valori della tradizione in una dimensione di rinnovata classicità. Nei suoi circa tre anni di vita la rivista si avvale della collaborazione di molti fra i migliori esponenti, artisti e critici, del dibattito di punta italiano ed europeo. La posizione della rivista nei riguardi dell’Europa e in particolare della Francia è di diretto confronto: l’obiettivo è di proporre come modello la rinnovata arte italiana, rinnovata nel senso della “originarietà” piuttosto che di quello dell’originalità modernista. 9. RITORNO ALL’ORDINE Il ritorno all’ordine è un movimento artistico che si diffonde in tutta Europa tra il 1919 e il 1925, anche se le sue prime manifestazioni risalgono al decennio precedente e le sue propaggini si dilatano in quello successivo. Il suo epicentro è in Francia e in Italia ma si estende anche in altri paesi. Un’istanza comune lega queste diverse esperienze: il richiamo alla grandezza dei maestri, alla tradizione artistica, a una “classicità moderna” che non sia un’imitazione degli antichi, ma tenga conto delle innovazioni delle avanguardie, pur oltrepassandone gli sperimentalismi. La modernità non è più contrapposta al passato perché l’arte non è antica o moderna ma è eterna. L’aspirazione a una nuova classicità si esprime in tre principali orientamenti: -‐ Si torna a rappresentare compiutamente la figura umana. Il corpo non è più scisso in frammenti, deformato, ridotto a manichino e simulacro o rimosso. -‐ Si riaccende l’interesse per il mestiere, la tecnica espressiva, le regole del linguaggio artistico. Si da importanza al disegno e alla ricostruzione del volume, si rivaluta il soggetto dell’opera, si torna a una nozione classica dello spazio che tende a ripristinare la prospettiva. -‐ Muta la concezione del tempo. Il classicismo moderno, influenzato dalla filosofia, non vuole esprimere l’attimo fuggente ma cerca di fermare il tempo. Il ritorno all’ordine non è un movimento reazionario, un “arretramento” rispetto alle spinte rivoluzionarie delle avanguardie. I suoi protagonisti sono alcuni dei padri fondatori delle stesse avanguardie e manifestano esigenze espressive diverse, come riannodare il dialogo con i grandi maestri e riportare l’uomo al centro dell’opera. Il sogno di un nuovo Rinascimento non nasce sa ideologie totalitarie ma in luoghi e tempi non toccate da dittature. La complessità storica del ritorno all’ordine coinvolge situazioni molto diverse e non può essere ricondotta semplicisticamente a una parte o a un partito, né tantomeno ai totalitarismi, che semmai utilizzeranno a fini propagandistici il linguaggio classicista, nato in altri contesti e con altre motivazioni. È un classicismo irregolare perché la tradizione a cui si richiama no è più il patrimonio comune ma una pluralità di percorsi, liberamente seguiti dagli artisti. È un classicismo enigmatico perché spesso è segnato da cupi presentimenti e da una segreta malinconia. L’origine del nome L’origine del nome viene fatto risalire a Cocteau che nel 1926 riunisce sotto il titolo “Il richiamo all’ordine” alcuni dei suoi teti scritti tra il 17 e il 23, l’espressione si era già diffusa prima però in ambito del tardo cubismo. Definizione che non è mai stata utilizzata dei suoi maggiori protagonisti. Picasso, Matisse, Derain, gruppo Novecento (Sironi, Funi…). 10. L’ARTE DADA La vicenda dada è caratterizzata dalla presenza di un modo di concepire il livello teorico-‐filosofico dell’esperienza dadaista, che esprime una visione eminentemente nichilista, con forti contenuti critici nei confronti dei principi formali esposti dagli altri movimenti d’avanguardia. Dada ha origine nel 1916 in Svizzera e dura fino al 1921-‐22 per confluire, per certi versi, nel Surrealismo. 10 De Chirico e surrealisti L’attrazione esercitata dall’opera di De Chirico sul surrealismo va ben oltre un interesse di natura letteraria e la sua pittura del periodo metafisico costituisce un modello estetico e stilistico rintracciabile in molta produzione artistica del nuovo raggruppamento. Già i dadaisti avevano sviluppato interesse per la sua pittura, ma è tramite Breton che essa assume un valore esemplare per la nuova ricerca nell’irrazionale. Ciò che affascina scrittori e artisti del surrealismo è il modo in cui la pittura di De Chirico incarna la capacità di rappresentare per immagini qualcosa che va oltre la dimensione narrativa, come tracce di un racconto sospeso, frammenti di una mitologia moderna. Oggetti, figure e luoghi funzionano come segni aperti verso molteplici direzioni e il loro valore simbolico non viene letto nella chiave di un recupero di una concezione tradizionale del soggetto pittorico, ma in linea con la percezione dell’ambiguità dell’epoca moderna. L’arte surrealista degli anni venti, tra sperimentazione e rappresentazione 1925 mostra incentrata sul tentativo di tracciare una linea estetica del movimento in ambito visivo, sono esposte opere di De Chirico, Arp, Ernst, Klee, Man Ray, Mirò, Picasso, Masson. Mirò: rimane arista indipendente, non aderisce a teorie di Breton e non amando l’appartenenza a un gruppo. La sua collocazione nel surrealismo risulta naturale sia per il carattere della sua pittura a metà degli anni ’20, sia per la sua evoluzione successiva. Già nella sua pittura del primo momento di affiancamento al surrealismo si nota la polarità del suo modo espressivo, che procede da un lato secondo un accostamento microscopico al reale, all’oggetto, alla presenza biomorfica, agli insetti, con una visione analitica che fa emergere l’estremamente piccolo; dall’altro con l’aspirazione a uno spazio vuoto, aperto, che genera distacco dall’elemento inferiore, terrestre, e introduce nel mondo astrale, cosmico. Usa dei colori intensi. Il carattere onirico, spesso con la possibilità di incidere sui sensi e sulla percezione erotica delle forme. Le opere di Tanguy vanno sondando un senso del mistero che si esprime in un genere di forme sempre sul punto di assumere connotati definiti e riconoscibili ma mai sicuramente interpretabili, che si dispongono nel suo tipico spazio ambiguo, aperto, dove la separazione tra cielo e terra risulta incerta, seppur presente. Dalì la sua pittura appare tecnicamente attenta e dotata di un alto grado di descrizione, ma i singoli soggetti non possono essere facilmente messi in relazione. Dalla logica egli tende al paradosso, al gusto della provocazione, con il suo ricorso a temi che suggeriscono un metodo interpretativo analitico o psicanalitico. Caso e parola. Dai Cadavres exquis ai poemes-‐objets Anche il ricorso al caso come fattore creativo, che a prima vista appare un segno di continuità con la produzione dadaista, conosce una particolare declinazione in ambito surrealista (vedi il gioco Cadavres exquis), anche se dettate da un impulso di libertà, sono realizzazioni legate a una forma di costruzione che è quella di lasciare che sia l’inconscio a guidare la mano. Anche tra realizzazioni pittoriche e letterarie va creandosi un rapporto sempre più stretto: Magritte mette in crisi la centralità della parola e dell’immagine nella cultura contemporanea: Magritte parte da un’evidenza di base, quella del linguaggio realistico della sua pittura, per dimostrare che ciò che viene detto, decritto, non ha mai la consistenza di una realtà concretamente percepibile. Il linguaggio realistico della sua pittura genera un segno negativo, di impossibilità. La pittura di Magritte dimostra la fine del realismo, la fine delle possibilità descrittive realiste attraverso il particolare gioco linguistico. Le relazioni tra parola e immagini diventano forme magiche per suscitare il valore del feticcio (anche i poemi-‐oggetto di Breton). Diffusione del surrealismo negli anni trenta. Il surrealismo negli Stati Uniti Negli anni ‘30 il surrealismo conosce una diffusione internazionale, con il coinvolgimento di autori di varia provenienza, e progressivamente porta all’organizzazione di manifestazioni surrealiste in altri luoghi. Le linee espressive predominanti si possono indicare in un’accentuazione dell’elemento metamorfico, che porta con sé componenti anche drammatiche. Ragioni culturali ed esistenziali, oltre che le condizioni politiche del movimento, favoriscono non solo il trasferimento di artisti europei negli Usa (in particolare tra ’41 e ’42), ma anche il crescere di un interesse per il surrealismo, che sarà alle origini di nuove forme espressive, di cui 11 saranno protagonisti i nuovi artisti americani che nel corso della guerra andranno a costituire quella che possiamo definire come “Scuola di New York”. 12. REALISMI Difficile definizione della categoria estetica di realismo e ambigua utilizzazione del termine nel linguaggio della critica d’arte. Tra la fine del secolo e gli inizi del Novecento la storia del realismo (e del naturalismo) si connetterà dialetticamente con quella delle avanguardie. In Francia la cultura simbolista coincide col momento di massima fioritura del naturalismo. Il termine realismo venne ripreso e usato dall’arte moderna e contemporanea sia per il suo valore programmatico, sia per affermare le implicazioni polemiche nei confronti delle precedenti avanguardie. Questo può spiegare l’eccezionale prosperare di realismi che emersero, in Europa e in America, nel corso degli anni Venti e Trenta. Non sempre quello che rappresentò un generale ritorno alla figurazione assunse il nome di realismo. Talora una prudente etichetta qualificativa si aggiunge alla generica classificazione: il ”nuovo realismo” proposto da Léger nel corso degli anni ’30 o il fascinoso ma sfuggente “realismo magico”, o ancora i diversi realismi che auspicarono a dare un senso politico-‐ideologico alle proprie scelte estetiche come il “realismo socialista”, o ancora il “nouveau realisme” degli anni ’60. Non sempre questo ritorno al vero rappresentò per l’artista il frutto di scelte stilistiche guidate dalla logica formale dell’opera. Anni venti. Il realismo magico in Italia Termine indica una tendenza generale della pittura attorno agli anni ’20 e non un vero e proprio movimento: i confini fluidi e sfuggenti che delimitano la presenza del realismo magico coincidono con aree culturali particolarmente toccate da quel “ritorno all’immagine” che seguì la tabula rasa delle avanguardie. Se ne parlerà in particolare in Italia e Germania. 1947 nasce il Fronte Nuovo delle Arti (Guttuso), legato al Fronte Popolare social-‐comunista. Negli anni del dopoguerra emerge quella componente che, più o meno esplicitamente, accompagnò l’emergenza di una cultura realista delle arti figurative: la sua sinergia con un’arte a forte vocazione sociale e/o politica. Il realismo americano Le caratteristiche della situazione americana per molti versi sono autonome rispetto a quella europea. Dopo la prima guerra mondiale si apre negli Usa un periodo di prosperità e di espansione economica, che però è caratterizzato anche da spinte isolazioniste. Questo clima nazionalista si fa sentire anche sul piano culturale. Il dopoguerra sarà caratterizzato da una svolta verso una sorta di nazionalismo artistico e da una progressiva assimilazione delle influenze europee. Gli artisti americani abbandonano il radicalismo sperimentale di matrice europea e tendono a sviluppare forme di espressione più realistiche, più legate alla loro tradizione. Negli anni ’20 si sviluppa la forte corrente realista che era nata agli inizi del secolo con la Ash Can School o Gruppo degli Otto. Attivo tra le due guerre, Edward Hopper arriva ad elaborare un linguaggio essenziale di grande tensione estetica dove la realtà di campagna e urbana e i personaggi della “scena americana” sono rappresentati in una dimensione di straniante solitudine, quasi metafisica. Nel periodo della grande depressione che segue il crollo di Wall Street del 1929, fino alla seconda guerra mondiale, l’arte americana accentua il nazionalismo anche grazie a interventi che Roosevelt mette in atto nel quadro dei programmi contro la disoccupazione e il rilancio economico (vedi per esempio la Farm Security Administration). 13. INFORMALE ED ESPRESSIONISMO ASTRATTO 12 Nel campo delle art figurative le tragiche vicende di guerra degli anni 30-‐40 sono state alla radice di profondi cambiamenti, non solo in termini di una diretta influenza sul piano tematico ma anche soprattutto nel senso più complesso e problematico di una radicale crisi di sfiducia nei presupposti teorici e metodologici su cui si fondavano le ricerche caratterizzate da una volontà di radicale trasformazione della visione del mondo, da quelle più razionali e progettuali con matrici astratto-‐geometriche e costruttiviste a quella surrealista. Emerge una nuova coscienza del reale, dove ogni certezza obiettiva è crollata e dove risulta interrotto il senso della continuità storica. L’individuo si trova solo con sé stesso, immerso nella dimensione immanente dell’esistenza, nell’impossibilità di tracciare una chiara linea di demarcazione fra soggetto e oggetto, secondo i criteri sperimentati dell’esistenza. È il presente a imporsi alla coscienza dell’artista, a premere con urgenza. Tutto ciò tende a svuotare di significato i tentativi di imporre modelli programmatici e visioni progettuali di gruppo. Questo è il clima che determina le condizioni di emergenza e di affermazione dell’arte che rientra nella generica definizione di “informale”, da considerare un punto di convergenza (non un movimento o una tendenza), un atteggiamento critico e creativo comune, a livello internazionale, di un particolare momento storico insieme di crisi e di rinnovamento. Nell’ambito dell’ampia area di ricerche informali una divisione abbastanza netta può essere fatta tra la situazione europea, piuttosto differenziata, e quella americana. Negli Stati Uniti queste esperienze artistiche incentrate sull’enfatizzazione estrema dell’espressività individuale vengono ricomprese sotto l’etichetta, anch’essa generica, di espressionismo astratto (o solo in parte Action Painting), e rappresentano la prima tendenza autonoma rispetto alle influenze europee, preludio di un’egemonia che segnerà il passaggio della leadership artistica internazionale da Parigi a New York. Il termine informale è usato per la prima volta nel 1951 da Michel Tapié, e non significa informe o senza forma ma “non formale”. In Europa l’affermazione dell’informale (chiamato anche arte bruta, spazialismo, ultimo naturalismo, arte nucleare) avviene in antitesi con altre tendenze allora in atto: l’astrazione geometrica di matrice concretista (Es. Gruppo MAC), il realismo sociale (Guttuso). Più complesso è il rapporto con il surrealismo, da cui derivano forme di espressività irrazionale come l’automatismo. Francia: Fautrier e Dubuffet à precursori(?) dell’informale materico. Germania: Wols, Hartung à precursore informale segnico. Spagna: Tàpies Di grande interesse è la situazione artistica in Italia. Insieme a Burri, Lucio Fontana è senza dubbio il maggior protagonista dell’informale italiano, ma la sua articolata ricerca, contraddistinta da una straordinaria originalità di metodo e di invenzione, rientra a fatica in classificazioni troppo definite. Nel 1947 a Milano firma il primo manifesto dell’arte spaziale e la prima mostra del gruppo degli spazialisti è nel 1952. L’espressionismo astratto gestuale di Emilio Vedova, anche se influenzato da artisti americani come De Kooning e Kline, si sviluppa in modo notevolmente originale a partire da una concezione dello spazio compositivo di ascendenza cubofuturista e con singolari riferimenti al barocco veneziano. Vedova pensa allo spazio, quello virtuale della tela e quello reale circostante, come una dimensione da conquistare, da coinvolgere e trasformare radicalmente all’interno del proprio ordine soggettivo di visione. A Roma dal 1949 al 1956 si svolge l’attività del gruppo Origine (Colla, Burrià materico, Capogrossi àsegnico, Ballocco), la loro intenzione è di esprimere all’origine l’emozione della vita nel mistero del suo svolgersi. Alberto Giacometti e Francis Bacon sono stati interpreti eccezionali del disagio e dell’angoscia esistenziale. Giacometti, dopo una prima fase surrealista, si concentra quasi esclusivamente sulla condizione dell’uomo in rapporto al suo spazio di esistenza, al suo esserci nel mondo. Le sue figure si assottigliano fino a diventare filiformi proponendosi come delle presenze quasi fantasmagoriche nello spazio vuoto e opprimente. Quello che colpisce nella straordinaria e impressionante opera figurativa di Bacon non solo i temi di esasperata e spesso truculenta drammaticità umana, ma anche il freddo distacco con cui questi vengono messi in scena nella rappresentazione dipinta. L’espressionismo astratto americano È negli anni ’40-‐’50 che, nell’ambito della cosiddetta “Scuola di New York”, emerge e si afferma quella che è considerata la prima vera tendenza innovativa con una specifica identità americana. Si tratta