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Arte terapia archetipa-La cura dell' arte e l'arte della cura di Simona Castellucci, Dispense di Psicologia Generale

Riviste-Aracne 2016 gli ambiti e le applicazioni che hanno in comune arte e psicologia

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 04/05/2020

Lucatrignani
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Scarica Arte terapia archetipa-La cura dell' arte e l'arte della cura di Simona Castellucci e più Dispense in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 1 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica La cura dell’arte e l’arte della cura #2 Arte Terapia archetipica di Simona Castelluccia πολλὰ τὰ δεινὰ κοὐδὲν ἀν- θρώπου δεινότερον πέλει· Sofocle, Antigone, vv. 332-333 Arte Terapia: una panoramica storica Dagli anni 40 del secolo scorso in Inghilterra e in America l’arte e la psicologia hanno iniziato ad intrecciare le loro strade ed a trovare diversi ambiti di applicazione in comune. In Inghilterra alcuni artisti iniziarono ad utilizzare l’arte in circostanze diverse. www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 2 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica Adrian Keith Graham Hill (1895 - 1977) durante la sua convalescenza a seguito della tubercolosi nel King Edward VII Sanatorium, sperimentò l’effetto benefico dell’arte per la sua personale ripresa e, successivamente, propose tale attività anche agli altri pazienti dell’ospedale. Era il 1939 quando Hill si occupò di insegnare arte ai soldati feriti di ritorno dalla guerra e, in seguito, ai pazienti dell’ospedale in generale. L’artista Edward Adamson (1911 - 1996) nel 1946 portò il modello di Hill al Netherne Hospital in Surrey e lo utilizzò con i pazienti con disturbi mentali per ben 35 anni. Nel frattempo alcuni psicoanalisti, occupandosi di sogni, di fantasie e di ricordi spesso traumatici, si resero conto che il linguaggio dell'inconscio è soprattutto un linguaggio di immagini, ed alcuni di loro, istintivamente, incoraggiarono i pazienti a disegnare. Tra di essi, Donald Winnicott (1896 - 1971) con bambini e adolescenti, e Marion Milner (1900 - 1998) con gli adulti. L’arte e la psicoanalisi trovarono, quindi, delle aree di sovrapposizione e i confini iniziarono a mescolarsi non senza difficoltà relative alla definizione degli specifici ambiti di competenza. Nel 1964 fu costituita l'Associazione Britannica degli Arte Terapeuti (BAAT), che all'inizio era composta in gran parte dagli artisti che da anni lavoravano negli ospedali psichiatrici. Da allora ad oggi l’evoluzione è stata radicale: la stessa BAAT definisce attualmente l’arte terapia come una forma di psicoterapia che utilizza media artistici come sue principali modalità d’espressione e di comunicazione. In America l'arte terapia iniziò a svilupparsi negli anni '40 e '50, e anche qui emerse congiuntamente dal mondo dell'arte e da quello della psicoanalisi. Le due figure pionieristiche dell'arte terapia furono infatti Edith Kramer (1916 - 2014), che proveniva dal mondo dell'arte e lavorava soprattutto con i bambini, e Margaret Naumburg (1890 - 1983), che era psichiatra e psicoanalista che lavorava con pazienti psichiatrici adulti. Nel 1969 venne costituita l'Associazione www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 5 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica nel modo più naturale, nacque in me il proposito di fare la conoscenza del “mio” mito e considerai ciò come mio compito precipuo, giacché – mi dicevo – come potevo di fronte ai miei pazienti fare il debito conto del mio fattore personale, della mia equazione personale, pur tanto necessaria per la conoscenza degli altri, se io stesso non ne ero consapevole? Dovevo pur sapere quale mito conscio e preconscio mi plasmava, in altri termini da che specie di rizoma traevo origine (1952). Così descrive quanto avvenne in questo cruciale momento della sua vita: La prima cosa che venne alla superficie fu un ricordo dell’infanzia, di quando avevo dieci o undici anni. A quell’epoca avevo una gran passione per i giochi di costruzione. Ricordavo ancora chiaramente che avevo costruito casette e castelli, e portali e archi a volta poggiati su pilastri fatti di bottiglie; e qualche tempo dopo mi ero servito anche di pietre vere e proprie, usando il fango come calcina. Per molto tempo ero affascinato da queste costruzioni. […] Naturalmente riflettevo sul significato del mio gioco, e mi chiedevo: “Che cosa fai in realtà? […] Non trovavo una risposta, ma avevo l’intima convinzione di essere sul punto di scoprire il mio mito. Perché il gioco della costruzione era solo il principio, dava libero corso a una fiumana di fantasie che poi annotavo attentamente. Fatti del genere hanno avuto un seguito nella mia vita: sempre, quando, trovandomi a un vicolo cieco, mi mettevo a dipingere o a scolpire una pietra, era una specie di rite d’entrée per i pensieri e i lavori che seguivano (2010). Campbell, come possiamo leggere nel suo straordinario contributo uscito postumo “Percorsi di felicità” (2012), ricorda questo episodio inserendolo in una interessante riflessione sul “mito personale” di ogni essere umano. Jung attraverso questa riconnessione con sé stesso fanciullo, attivò la propria immaginazione. Una volta attivata l’immaginazione, trovò che in lui emergevano nuove fantasie www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 6 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica e sogni di ogni genere: iniziò ad annotare ciò che sognava, amplificandolo poi con ogni sorta di associazioni. Così facendo, “iniziò la scoperta del proprio mito” (Campbell, 2012). Jung si rese conto che i suoi sogni corrispondevano ai grandi temi mitologici e contemporaneamente arrivavano i primi mandala come supporto psicologico per la scoperta del Sé. La predilezione infantile per il gioco delle costruzioni si era trasformata, durante la maturità, nella decisione di costruirsi una vera e propria casa, un grande gioco di costruzione, oggi potremmo dire. Nel 1922, a Bollingen, sulle sponde del lago di Zurigo, Jung acquistò un terreno sul quale incominciò a costruirsi una specie di castello in pietra, la Torre, che continuò poi a modificare nel corso di diversi anni. Qui morì, dopo una breve malattia, il 6 giugno 1961. Il 14 giugno 1957, Nise De Silveira, 1 psichiatra e psicoanalista brasiliana, incontra Jung: 1 Nise da Silveira (Maceió, 15 febbraio 1905 – Rio de Janeiro, 30 ottobre 1999) è stata una psichiatra, psicoanalista e psicologa brasiliana, alunna di Carl Gustav Jung. Fu sempre contraria alle forme aggressive di trattamento psichiatrico, come l'elettroshock, l'insulinoterapia e la lobotomia. Nel 1952, fonda il Museu de Imagens do Inconsciente, a Rio de Janeiro. È un centro di studio e di ricerca per la conservazione delle opere prodotte dai pazienti ospitati nell'Istituto, considerandole come www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 7 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica Seduta davanti al Maestro nel suo studio, vicino alla larga finestra con vista sul lago, gli parlai del mio desiderio di approfondire il mio lavoro all’ospedale psichiatrico, delle mie difficoltà di autodidatta. Egli mi ascoltava molto attentamente. Mi domandò all’improvviso: “Lei studia mitologia?” No, io non studiavo mitologia. “Se non conosce la mitologia, non potrà mai capire i deliri dei suoi pazienti, né penetrerà il significato delle immagini che essi disegnano o dipingono. I miti sono strutture originali della struttura di base della psiche. Per questo il loro studio dovrà essere un aspetto fondamentale per la pratica psichiatrica”.2 La mitologia, dunque, è posta come base per la comprensione dell’uomo. Jung, afferma che, se da una parte, né lo psicologo o documenti utili ad aprire nuove possibilità per una migliore comprensione del mondo interiore della schizofrenia più radicata. 2 L’episodio è raccontato da Eugenio Pellizzari in “Le immagini dell’inconscio” (2010). psicoterapeuta o psichiatra dispone della conoscenza del materiale archetipico dei suoi pazienti, non avendo le conoscenze storiche e mitologiche necessarie, viceversa uno studioso di mitologia o di storia comparata delle religioni non è normalmente psicologo, psicoterapeuta o psichiatra e quindi ignora che i suoi mitologemi sono ancora freschi e vivi nei sogni, nelle visioni, nel segreto delle esperienze più personali e più intime che nessuno vorrebbe, a nessun costo, dare in preda al bisturi della scienza. Secondo Jung, quindi, Il materiale archetipico è il grande sconosciuto, e solo per poterlo cogliere sono www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 10 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica Il pensiero di Hillman porta quest’idea di Jung sino alle conclusioni più estreme, infatti, questi giunge ad affermare: Le figure del mito – che litigano, imbrogliano, hanno ossessioni sessuali, consumano vendette, sono vulnerabili, uccidono, sono dilaniate – mostrano che gli Dei non sono solo perfezione […] I mitemi in cui compaiono gli Dei sono stracolmi di comportamenti che, da un’ottica secolare, andrebbero classificati come patologia criminale, mostruosità morale o disturbi della personalità. […] Ne consegue che la nostra individuale completezza richiede le nostre patologizzazioni. La mitologia classica è, se si vuole, un vero e proprio manuale di psicopatologia; è tutto lì, basta solo leggerlo in questa luce (2008). La complessità politeistica greca allude alle nostre complicate e inesplorate situazioni psichiche. Il monoteismo non riesce a contenere tutti i pezzi in cui si è disintegrato l’uomo moderno, per questo ci rivolgiamo alla Grecia. Hillman parla di intercambiabilità tra mitologia e psicologia, e afferma: la mitologia è una psicologia dell’antichità, la psicologia è una mitologia dell’epoca moderna (2008). I greci lo sapevano molto bene, per questo non conobbero una psicologia del profondo e una psicopatologia, contrariamente a noi. Loro avevano i miti. Mentre noi non abbiamo miti veri e propri – solo una psicologia del profondo e una psicopatologia. Perciò […] la psicologia mostra i miti in vesti moderne, mentre i miti mostrano la nostra psicologia del profondo in vesti antiche. […] Ciascun dio è un modo in cui sono date a noi le nostre ombre (2014). La psicologia archetipica concepisce la terapia, e la psicopatologia, come la messa in scena della fantasia. Il vero www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 11 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica lavoro della terapia consiste nel diventare consci della storia in cui il paziente ha una parte da recitare, e nel riscrivere o nel far riscrivere, in collaborazione, la storia, rinarrandola in uno stile più profondo e più autentico. In questa versione rinarrata nella quale l'arte immaginativa diventa il modello, i fallimenti e le sofferenze personali del paziente sono essenziali per la storia come lo sono per l'arte. Le immagini dell’anima e nell’arte L'immagine è Il dato da cui la psicologia archetipica ha origine. Tutte le considerazioni finora fatte in merito all’approccio alle immagini nella psicologia archetipica acquisiscono una luce nuova, e qui particolarmente interessante, se si considera questa riflessione di David Maclagan: Anche se le immagini in questione derivano in primo luogo dal sogno, molte delle strategie implementate sono traducibili in immagini in arte e arte terapia.3 Lo stesso Hillman riprende il discorso sull’arte terapia e spiega in maniera chiara in che modo, a suo parere, devono essere utilizzate e approcciate le immagini: È possibile, quindi, domandarsi: se le emozioni appartengono agli Dei, perché ballare il vostro desiderio, dipingere la vostra paura, oppure dare il vostro dolore in prestito alla voce per trovare le sue parole? […]La mia risposta a questa domanda è piuttosto semplice. Anche se molti obiettivi sono possibili, e diversi terapeuti e scuole avranno diverse intenzioni, io non mi impegno nell’arte terapia né per l'arte, nè per il paziente, né per l'emozione. 3 David Maclagan è uno scrittore, artista e arte terapeuta. Ha pubblicato tre libri (Creation Myths, Thames & Hudson 1977), Psicologia Estetica (Jessica Kingsley 1999), e Outsider Art (Reaktion 2009). Ha inoltre pubblicato numerosi articoli su arte, psicoanalisi e arte terapia. Vive nel West Yorkshire. www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 12 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica Che altro c'è oltre al prodotto artistico, al paziente e all'emozione? L’immaginazione. Poiché l’ arte terapia attiva l’immaginazione e permette di materializzarsi, cioè di entrare nel mondo attraverso le emozioni del paziente, la terapia con l’arte deve avere la precedenza su tutti gli altri tipi di terapia (2002). Questa è la chiave che offre Hillman: l’arte terapia è il miglior modo per “allenarsi” all’immaginazione. Primario è il disturbo dell’immaginazione, l’incapacità dell’immaginazione a circoscrivere il passato con i suoi traumi. L’impedimento dell’immaginazione si manifesta come emozione eccessiva. Infatti, quando l’emozione non è contenuta entro la propria immagine, quando le immagini sono state ridotte di qualità, catturate dal commercialismo collettivo, utilizzate fino allo sfruttamento, svuotate dal razionalismo, allora l’emozione dilaga incontrollata e dobbiamo curarla con i farmaci, o esorcizzarla con le terapia della liberazione o dell’espressione. Io invece sostengo che la cura fondamentale per l’emozione disturbata è il recupero dell’immaginazione (2002). Gli scritti di James Hillman sono particolarmente utili all’arte terapia per il primato dell'immagine nel suo pensiero e la sua pratica della psicoterapia, che lui chiama “fare arte”. Abbiamo già visto come tutta la psicologia archetipica di Hillman può assumere una connotazione interessante per gli arte terapeuti se, le immagini di cui parla costantemente lo psicologo, si avvalgono anche di un significato concreto: oltre ad essere considerate immagini mentali si può arrivare a concepire l’immaginale come concreto, come opera d’arte. Hillman si avvicina all'immagine come l'incarnazione della psiche, l’immagine stessa ha una propria vita, o più vite, viene trattata con rispetto, dev’essere compresa fenomenologicamente e, infine, va considerata come una manifestazione degli dei stessi. Da questi collegamenti tra l’utilizzo dell’arte in terapia e il pensiero di James Hillman nasce l’arte terapia archetipica. www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 15 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica l’arte il valore delle cose ordinarie. Solo in questo regno possiamo immaginare le radici archetipiche delle nostre esperienze individuali. Solo attraverso l’umiltà e l’accettazione dell’autonomia della psiche oggettiva, l’immagine può essere formata con materiali concreti. Qua è dove l’arte inizia. Questo è il motivo per cui i disegni spontanei dei bambini, degli adulti senza una formazione e dei pazienti in arte terapia possono essere chiamati arte (2003). Oltre a queste riflessioni sulla definizione di arte, McConeghey apre le porte alla presenza dell’anima che permea e avvolge il concetto di bellezza. In questo senso non è più possibile pensare alla bellezza solo in termini di piacere e armonia. C’è grande dolore e tristezza in ogni paradigma di bellezza perché esso include l’ampiezza dell’umana esperienza. Questo tipo di percezione estetica vede la bellezza in ciò che è sgradevole e duro così come in ciò che è bello e armonioso. Se la presenza della psiche fa pensare a una bellezza più profonda, allora “bellezza” significa partecipazione nell’anima del mondo, anche nelle situazioni piene di dolore e miserabili. Il mito, ricorda McConeghey, non trascura questo: Le ancelle di Afrodite erano Inquietudine e Tormento. Partecipare all’esperienza del mondo significa rispondere esteticamente. Per gli arte terapeuti e gli insegnanti d’arte significa percepire la qualità estetica nelle opere d’arte dei loro pazienti e studenti. […] Un’esperienza artistica può essere il primo passo nel realizzare la bellezza nella vita quotidiana. Non è abbastanza scrivere i sogni di qualcuno o dipingere immagini interiori, la persona deve anche connettere tali immagini con la vita di tutti i giorni. Connettere le immagini psichiche alla vita di tutti i giorni è l’essenza della creatività (2003). Queste riflessioni portano McConeghey a fare delle interessanti considerazioni sul concetto di immaginazione. www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 16 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica Le sue parole, così vicine al mondo degli dei, chiariscono questo concetto: Come arte terapeuti, noi siamo terapeuti al servizio di Afrodite. […] Quando il significato delle opere dei pazienti ci sembra perfettamente chiaro, e non c’è mistero, possiamo essere sicuri che entrambi non abbiamo riconosciuto la divinità dell’immagine, o il paziente sta resistendo alla fantasia e sta dissimulando con banali e tradizionali figure e modelli. L’uso di modelli banali o stereotipati è un tentativo di eludere le richieste di Afrodite, l’imperativo artistico della psiche (2003). McConeghey propone diverse modalità di approccio all’immagine: descriverla in prima persona, porre attenzione ai colori, rendere eterna l’immagine, raccontare una storia della vicenda o delle emozioni dei personaggi o, interpretarla attraverso il simbolismo. Il motivo per cui McConeghey sottolinea tutte queste possibilità di approccio all’immagine sta nell’importanza che egli dà al dialogo che si realizza tra il paziente e le sue immagini, egli definisce tale dialogo la più intima essenza dell’arte terapia. È più importante che il paziente stabilisca questo dialogo con la sua opera d’arte piuttosto che col suo terapeuta. Il terapeuta diventa un facilitatore partecipante, la terza persona che mantiene in comunione il paziente e l’opera d’arte. È attraverso l’opera d’arte in sé che avviene la guarigione. Può risultare d’aiuto al paziente parlare col terapeuta, ma un cambiamento nella struttura pittorica risulta essere un’indicazione più affidabile del fatto che si sta verificando un movimento psicologico (2003). I miti sono costantemente presenti nelle sedute di arte terapia archetipica. www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 17 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica Lo stesso McConeghey nomina continuamente gli dei nel suo testo “Art and Soul”; come Hillman, a un certo punto della sua riflessione, si rivolge alla mitologia greca: È utile qui tornare alla mitologia dell’origine della cultura occidentale. Gli dei e le dee rappresentano paradigmi archetipici del modo in cui gli esseri umani e le cose materiali si presentano negli incontri giornalieri (2003). È evidente sentire l’eco del pensiero di Hillman nelle parole dell’arte terapeuta. Le modalità di utilizzo dei miti nei percorsi terapeutici sono molteplici. Ricordiamo il contributo di David Nez, arte terapeuta e artista, che nel 1991 ha pubblicato un articolo sull’arte terapia archetipica e i sopravvissuti ad abusi (1991). Egli afferma che nelle sedute di arte terapia con i pazienti, le immagini che emergevano dalle opere d’arte di una paziente che aveva subito abusi nella sua infanzia, assomigliavano all’iconografia del mito greco del rapimento di Persefone, un mitologema complesso che comprende i temi di morte e rinascita, sofferenza e trasformazione (si veda anche il contributo di Kerènyi e Jung sul mito di Kore, 2012). www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 20 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica IMMAGINI Pag. 1 - Il Ratto di Proserpina, Gian Lorenzo Bernini, 1622 Pag. 6 - Casa di Carl Gustav Jung Pag. 7 - Incontro tra Nise De Silveira e Carl Gustav Jung Pag. 9 - Medea infanticida. Pittore d’Issione, anfora campana a collo distinto, da Cuma, ca 330 a.C. – Paris, Musée du Louvre K 300 Pag. 13 - Howard Mcconeghey e James Hillman. Fotografia tratta e adattata da: McNiff S. A dialogue with James Hillman. Art therapy, 1986 Pag. 17 - Persefone di Antonella Bitonte da un workshop di arte terapia BIBLIOGRAFIA Abbenante J, Wix L., Archetypal art therapy in The Wiley Handbook of Art Therapy a cura di Gussak D.E., Rosal M.L., Ed. Wiley-Blackwell, 2016 Aversa L. Alcune riflessioni sul pensiero di James Hillman. Il senso della teoria psicoanalitica. “Giornale Critico di Psicologia Dinamica”, n 21, 1987, p. 101 in Recalcati M. Introduzione alla psicoanalisi contemporanea. Mondadori Bruno, 2003, p. 163 Campbell J. Percorsi di felicità, Mitologia e trasformazione personale. Raffaello Cortina Editore, 2012, p. 108 Hillman J. Re-visione della psicologia. Ed. Adelphi, 1992 Hillman J. Poetica della bellezza. Moretti&Vitali, Bergamo, 2002, pp. 129-130 Hillman J. La vana fuga dagli dei. Ed Adelphi, settima edizione 2008, pp. 95-96, 204-210 www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 21 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica Hillman J. Figure del mito. Ed. Adelphi, 2014, p. 129, 130, 142, 329 Jung C.G. Aspetto psicologico della figura di Core in Opere IX. Tomo I. Torino, Bollati Boringhieri, 1941, pp. 183-184 Jung C.G. Opere. Vol. 5. Torino, Bollati Boringhieri 1952, pp. 12-13 Jung, C.G. Opere XIII, Torino, Bollati Boringhieri, 1989, p. 47 Jung C.G. Opere. Vol. XVI, Torino, Bollati Boringhieri, 1981, p. 56 citato in Jacobi J. Nel regno delle immagini dell’anima. Ed.Magi, 2003, p.39 Jung C.G. Ricordi, sogni, riflessioni. Edizione BUR saggi, 2010, pp. 215-217 Jung C.G., Kerènyi K. Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia. Torino, Bollati Boringhieri, 2012 Junge M.B. The Modern History of Art Therapy in the United States, Ed Charles C Thomas-Publisher Ldt, 2010 McConeghey H. Art and soul. Spring Pubblication, 2003, p.7, 9, 19, 23-26, 37 McNiff S. A dialogue with James Hillman. Art therapy, 1986 Nez D. Persephone return: archetypal art therapy and the treatment of a servivor of abuse. The Arts in Psychotherapy, Vol 18, 1991, pp. 123-130 Pellizzari E. Le immagini dell’inconscio. Ed Moretti&Vitali, 2010, p.74 Recalcati M. Introduzione alla psicoanalisi contemporanea. Mondadori Bruno, 2003, pp. 162-163 Shaun McNiff, Apologist of the Imagination: Howard McConeghey’s Art and Soul in POIESIS: A Journal of the Arts and Communication Volume 8, 2006 EGS Press, Printed in Canada p. 188, 190 www.aracne-rivista.it Rubriche 2016 – La cura dell'arte e l'arte della cura 22 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Simona Castelluccia Arte Terapia Archetipica SITOGRAFIA www.baat.org/About-Art-Therapy www.arttherapy.org/aata-about.html Pubblicato nel mese di luglio 2016 Simona Castelluccia nasce a Brescia nel 1983. Nel 2003 consegue la maturità classica. Nel 2007 si laurea in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica a Milano. Nel 2013 consegue il Diploma di Arte Terapeuta presso Art Therapy Italiana con la tesi “Mito, sogno e arte terapia”. Nel 2015 si laurea in Psicologia Clinica e di Comunità con la tesi “L’arte terapia: dall’approccio junghiano all’approccio archetipico”. Per anni ha lavorato presso i servizi di Salute Mentale del Dipartimento di Salute Mentale degli Spedali Civili di Brescia. Attualmente lavora come consulente arte terapeuta in Dipartimenti di Salute Mentale e come Libero Professionista a Brescia. Ha condotto gruppi di arte terapia sul territorio bresciano e presso la Casa Circondariale di Mantova. È stata docente di “Arti Terapie” dall’a.a.2010-2011 all’a.a 2014-2015, Corso di Laurea di Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica, Università degli Studi di Brescia.