Scarica Concorso SCUOLA - Metodologie Didattiche e Stili di Apprendimento e più Schemi e mappe concettuali in PDF di TFA Sostegno solo su Docsity! METODOLOGIE E STILI DI APPRENDIMENTO PARTE 1 Insegnare vuol dire fare un segno in qualcuno: insegnare dovrebbe essere sinonimo di insegnare a pensare e a vivere, mentre apprendere vuol dire cambiamento permanente derivante dall’esperienza. Apprendere coinvolge elementi diversi, non solo cognitivi ma anche didattici, esperienziali, organizzativi. METODO DI INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO -Trasmissione del sapere: da insegnante ad alunno, l’alunno si limita a memorizzare, limitante; - Imitazione: osservando comportamenti e azioni; - Approccio costruttivista: allievo al centro del processo formativo, l’apprendimento da meccanico (comportamentismo) diventa significativo (costruttivismo), cioè la didattica si costruisce attorno all’alunno. Si definisce apprendimento significativo quel tipo di apprendimento che da un senso alle conoscenze, integra le informazioni e le usa in più contesti. Ambiente di apprendimento attivo, costruttivo e cooperativo. Metodologie didattiche adatte: mastery learning, problem solving, cooperative learning, didattica di laboratorio; - Ricerca di gruppo: ruolo attivo nello studio e interazione sociale alla pari. TIPI DI DIDATTICA - Didattica laboratoriale, dove ho un apprendimento attivo, cioè imparare facendo. - Didattica per scoperta, attivismo di Dewey, è incentrata sull’alunna e i suoi bisogni, e si realizza mediante l’esplorazione di territori fisici, comportamenti e campi disciplinari, scoperta autonoma. Il contenuto non è dato ma è scoperto dall’alunno. Stimola l’apprendimento significativo. Ha tempi di apprendimento lunghi quindi non va bene per tutto. - Didattica metacognitive, oltre la cognizione, capacità di riflettere sulle proprie capacità cognitive. IMPARARE AD IMPARARE è una delle 8 competenze chiave delle raccomandazioni UE 2006, 2018, far riflettere gli studenti. - Didattica per progetti, l’allievo viene coinvolto e chiamato a realizzare un prodotto finale, l’insegnante è una guida, i protagonisti del progetto sono gli alunni - Didattica collaborativa (cooperative learning), si rifa al socio-costruttivismo, la conoscenza è il prodotto di una costruzione attiva del soggetto ed è ancorata al contesto. Si punta alla mediazione di gruppo, il docente è tutor, gli alunni interagiscono e discutono insieme. - Computer-Supported Collaborative Learning (CSCL), stesso di sopra ma con l’utilizzo di strumenti digitali (posta, blog, flipped classroom etc) - Didattica per concetti, pone al centro il concetto (matrice costruttivo-cognitivista). E’ un modello didattico universale, favorisce l’apprendimento teorico. Sono utili mappe concettuali e favoriscono il collegamento tra le varie discipline. - Didattica per problemi (Problem Solving), possibilità di dare risposte a situazioni problematiche, sviluppa la capacità di risoluzione di problemi (F.A.R.E.= focalizzare, analizzare, risolvere, eseguire) o anche (Cinque W e due H=Who, What, Why, When, Where, How, How much) MODELLI DIDATTICI I modelli didattici sono sintesi di valori, strumenti educativi e finalità da perseguire, importanti criteri di connessione tra metodologie e tecniche con la finalità educativa. Per modello educativo si intende una struttura in grado di mettere in collegamento un elemento teleologico (finalità) e un elemento pratico (mezzo per arrivarci, tecniche). Le fondamenta poggiano su antropologia, pedagogia ecc. Le finalità sono specificata nelle norme di legge e nelle otto competenze chiave della cittadinanza europea. Il modello è solo un riferimento, impossibile pensare che un modello teorico vada bene. - modelli process-oriented, l’attenzione è rivolta sulla formazione degli studenti e sui processi di apprendimento, conta il viaggio non il prodotto. Basato sull’attivismo pedagogico di Dewey, modello puerocentrico dove il docente è una guida, scuola attiva, didattica per scoperta, problem solving, problem posing, l’alunno deve lavorare. La modalità didattica non è di stampo autoritario, ma è propositiva e condivisa. E’ necessario un flusso informativo costante tra il docente e gli studenti. Come scelgo gli strumenti didattici? Attività di laboratorio, di gruppo, ricerca, role-playing, progetti, peer-tutoring, cooperative learning, sperimentazione della realtà, risolvere problemi della vita. La valutazione è formativa e fondamentale per monitorare coinvolgimenti, interesse, condivisione e come va il processo. - Modelli product-oriented, conta l’esito del processo, il risultato, l’insegnante ha un ruolo centrale, impostazione nozionistica dove il docente da le direttive. L’esercizio costante è la base, non è dinamico ma è un processo prevedibile controllato dal docente. La valutazione confronta prima e dopo, non ci interessa il processo, quindi uso mastery learning, modello ID (quantità meglio di qualità), modello CAI (uso il pc per vagliare una serie vasta di argomenti) - Modelli context-oriented, incentrata sugli spazi dedicati all’apprendimento, alla loro organizzazione, gli oggetti culturali (contenuti disciplinari fondamentali) sono alla base dell’insegnamento, partecipazione attiva e costruttiva. Il docente è un supporto durante le attività, tramite la trasmissione del sapere. Metodologie didattiche sono: educazioni ai media, non mi importa la suddivisione dei concetti ma il sapere. Utili sono mappe concettuali, e-learning. APPRENDIMENTO ATTIVO:nato a partire da Comenio, esso si sviluppa sull’esigenza di rendere l’allievo protagonista dell’apprendimento. Si distinguono diversi metodi: metodo operativo (learning by doing - laboratorio), metodo euristico-partecipativo (ricerca-azione, scoperta), metodo investigativo (ricerca sperimentale, autonoma), metodo individualizzato (peculiarità singolo individuo, mastery learning o flipped classroom) PARTE 3 MODELLI DIDATTICI E TIC TIC=Tecnologie dell’informazione e comunicazione Nuovo ruolo dello studente: i suoi interessi e la sua curiosità diventano centrali per l’apprendimento, è parte attiva della propria formazione, sviluppa maggiormente l’attitudine a lavori di gruppo, ricerca, competenze informatiche, disponibile a fare attività extracurricolari, miglior comunicazione interpersonale. Nuovo ruolo del docente: la programmazione è più efficace e indirizzata, contenuti vari e più ampi rispetto al tipico testo, agevola la condivisione, inoltre ha la possibilità di stimolare l’apprendimento utilizzando strumenti tecnologici, partecipazione attiva. E-learning: didattica a distanza, essa è influenzata dai costi di gestione, manutenzione e acquisto di software e piattaforme. Ci sono però free software e open source disponibili. Unesco ha attivato il Free Software Movement per ridurre il digital divide. Il nucleo fondamentale dell’azione didattica basata sull’e-learning è costituito dalla piattaforma che consente scambio di dati uno a uno, uno a molti o molti a molti. Un esempio è Moodle, piattaforma didattica interattiva basata sulla teoria costruttivista (lavoro cooperativo e monitoraggio degli allievi e dell’insegnante). Blended learning: apprendimento misto, modalità in e-learning in classe e modalità mobile a casa. MODELLI DIDATTICI E INCLUSIONE Il modello didattico non può non considerare alunni con disabilità o BES, etnie e differenze culturali e di genere. In tali modelli didattici giocano un ruolo fondamentale le risorse impiegate per indirizzare i processi di insegnamento: risorse interne (tempi, spazi, strumenti, organizzazione attività che guidano l’attività didattica), risorse esterne (famiglia, enti locali, servizi sociosanitari), risorse nella rete. Secondo i pedagogisti Andrich, Miato, l’alunno con disabilità deve permanere in classe più tempo possibile, impegnarsi nel suo operato e avere le condizioni formative di tutti gli altri studenti, l’azione inclusiva deve partire innanzitutto dai compagni e lo spazio deve essere inclusivo il più possibile. Azioni per la didattica inclusiva: differenziazione dei percorsi formativi, valorizzazione diversità, ruolo centrale del gruppo, combinazione strategica di competenze e risorse. I modelli didattici sono didattica metacognitiva e cooperativa, fondati su riflessione, cooperazione e condivisione. Tale approccio esalta la componente metacognitiva, allievi in piccoli gruppi che si scambiano valutazioni, obiettivi e correzioni. Tale interscambio è fondamentale per lo sviluppo cognitivo, relazionale ed emozionale. L’ambiente è rilevante: buon clima di classe, sano ambiente scolastico che rispetta le diversità. Deve essere curato anche il contesto generale e in particolare modo le relazioni familiari (ascolto, buona accoglienza). Il docente deve essere collaborativo, propositivo e comunicativo. E’ importante la didattica per problemi per sviluppare le capacità metacognitive; è necessaria una modulazione degli obiettivi formativi. Intervento a piccoli gruppi in cui il disabile è affiancato ad alcuni compagni di classe ( peer teaching, cooperative learning, tutoring). Adeguamento dell’offerta formativa alla presenza di BES o disabili: ripasso frequente, lezione interattiva, semplificazione materiale didattico, utilizzo software specifici, lavori di gruppo o coppia, suddivisione del tempo in tempi, adozione testi specializzati, stimolo canale visivo con LIM e schede, stimolo canale uditivo, tecniche di insegnamento innovative. Ci sono tre livelli di semplificazione del materiale didattico: livello primo (nessuna modifica importante ma aiuto all’apprendimento con grafici e parole chiave), livello secondo (deficit medio-gravi, eliminate componenti non essenziali), livello terzo (spazio alla rappresentazione visiva e grafica più che testuale, deficit grave) Ricorso a mediatori didattici necessario. - Modello tecno-didattico inclusivo individuale: inclusione individuale del singolo studente - Modello tecno-didattico inclusivo cooperativo: condivisione dei progetti formativi con altri docenti, cooperazione interdisciplinare anche con uso di e-learning e social network - Modello tecno-didattico inclusivo trans-cooperativo: interazione tra docenti e scuole tramite anche il web - Modello tecno-didattico inclusivo esteso: scuola affiancata da istituzioni esterne, biblioteche, teatri ecc. PARTE 6 AMBIENTI DI APPRENDIMENTO Concetto molto ampio, include arredi e infrastrutture, strumentazioni ma anche qualità delle relazioni, spazio mentale e culturale, emotivo affettivo. Nella didattica costruttivista l’ambiente di apprendimento ha un ruolo centrale. Si deve incoraggiare un mix fisico e virtuale visto l’ampio utilizzo delle nuove tecnologie. L’insegnante interagisce meglio quando si muove tra gli alunni, per cui la configurazione della stanza deve consentire spostamenti, gruppi ecc. per avere un apprendimento attivo. L’aula tradizionale perde di senso. Con la scuola 2.0 si passa ad un ambiente formativo tecnologico centrato sull’autonomia dell’alunna e la cooperazione tra gli studenti e gli insegnanti (PNSD e legge 107/2015 integrano la tecnologia nelle classi). Accesso ad internet nelle classi anche. UN PO’ DI STORIA Dal positivismo la concezione di insegnante al centro inizia a crollare. Fine XIX secolo: primi lavori di gruppo e cooperazione. Attivismo pedagogico, fine XIX secolo: ruolo fondamentale dell’ambiente sull’apprendimento, movimento delle scuole nuove, scuole attive di Dewey, centralità del bambino. Scuola Montessori: ambiente totalmente innovativo, mondo a misura di bambino. Cognitivismo: si oppone all’idea di apprendimento come memorizzazione di stimoli; l’apprendimento è una elaborazione dell’informazione basata su attività cognitive complesse: comprendere, ricordare, ragionare, risolvere problemi. Parola chiave= metacognizione. Insegnante è una guida, lavoro di gruppo è attività privilegiata. In Italia qst metodologia compare nella L. 517/1977 AMBIENTI DI APPRENDIMENTO Legge 107/2015 : si ridisegnano gli ambienti di apprendimento con strumenti digitali e attività di laboratorio, biblioteca scolastica, no aula tradizionale. Didattica laboratoriale (motivazione alla ricerca, fantasia, creatività, apprendimento per scoperta, tempi più lunghi di lezione, esperienze dirette, creazione). PNSD: ambienti per didattica digitale integrata PARTE 7 LA RELAZIONE EDUCATIVA Fino al XV secolo la relazione educativa è stata incentrata sull’adulto, rapporto adultocentrico. Il puerocentrismo nasce nel XVI secolo con Comenio, Rousseau e Locke. I modelli di educazione sono condizionati dalla società e anche condizionanti visto che creano la società. Con l’esplosione industriale la scuola mira a creare persone che sappiano fare determinate cose. Ai tempi di oggi invece vogliamo formare persone pensanti, che sappiano fare critica e ricerca. Il rapporto docente-studente è un rapporto dialogico di reciprocità educativa. Ci si rifà alla teoria sistemica, secondo cui l’individuo interagisce in un sistema dinamico fatto di molti fattori (sociali e psicologici). Il punto nevralgico è la comunicazione che deve essere bidirezionale. L’autorevolezza si realizza solo se riconosciuta dagli allievi. La relazione educativa è chiaramente asimmetrica vista la differenza di ruoli tra il docente e il discente. L’asimmetria è esclusivamente legata al bagaglio di conoscenze e non a disuguaglianze. La professionalità educativa del docente è basata sulla capacità di utilizzare diverse procedure didattiche in base alle situazioni che ci si ritrova davanti. GLI OBIETTIVI EDUCATIVI DI BLOOM La tassonomia è la scienza che si occupa di classificare gli obiettivi educativi. La più famosa è la tassonomia di Bloom, secondo cui gli apprendimento cognitivi sono articolati in sei categorie: - conoscenza: apprendimento competenze semplici come ricordare informazioni; - Comprensione: capacità di rielaborare informazioni ricevute; - Applicazione: applica nozioni teoriche a casi pratici; - Analisi: capacità di individuare i rapporti e le gerarchie tra gli elementi; - Sintesi: capacità di estrapolare ciò che serve e ristrutturarlo in una nuova configurazione; - Valutazione: capacità di esprimere giudizi e formare opinioni. Dal lato del dominio affettivo distinguiamo tre macroaree: interesse, impegno e partecipazione. PROSPETTIVA UMANISTA Secondo lo psicologo Rogers, l’apprendimento dipende molto dal comportamento dell’insegnante. L’insegnante deve raggiungere una serie di mete educative: atteggiamento flessibile per meglio sostenere i conflitti, accettazione di sé e delle proprie azioni, promuovere un comportamento collaborante e creativo. L’insegnante deve rendere gli allievi protagonisti delle proprie esistenze, deve essere consulente, sostenitore, incoraggiare lo studente. Secondo Rogers, l’apprendimento è significativo quando il contenuto è vissuto dallo studente come rilevante per la sua vita (apprendimento significativo). Si deve stimolare globalmente la personalità degli allievi, stimolare autovalutazione e autoconsapevolezza, capacità di iniziativa. L’insegnante deve essere sincero, leale, stimare e rispettare gli studenti. PROFESSIONALITA’ DEL DOCENTE Il docente deve essere competente culturalmente, abile (saper fare) e riflessivo (pedagogia critica). Il docente fa un lavoro di metacognizione. Ascolto attivo, empatia, evitare atteggiamenti moralistici, mettersi in discussione. Emotività ha un ruolo nell’apprendimento, insegnamento affettivo, cioè deve esserci sintonizzazione affettiva. CONTINUITA’ ORIZZONTALE Collaborazione tra scuola e istituzioni coinvolte quali la famiglia e varie associazioni. Il rapporto per ora è ancora limitato a vedere la scuola come un centro in cui si valuta e si giudica, non si educa. E’ necessario che la scuola rafforzi i canali di comunicazione con la famiglia e per far ciò si possono organizzare varie cose: - far partecipare i rappresentati dei genitori alla creazione del PTOF; - Incontrare periodicamente alunni, docenti e famiglie; - Attività culturali e ricreative per i genitori; - Spettacoli; - Formazioni genitoriale riguardo psicologia, pedagogia ecc. PATTO EDUCATIVO DI CORRESPONSABILITA’ Nasce in un provvedimento (DPR 235/2007) di modifica allo Statuto degli studenti e delle studentesse della scuola secondaria che era destinato ad inasprire le sanzioni per atteggiamenti illici e a richiamare le famiglie all’assunzione delle proprie responsabilità per l’atteggiamento dei figli e la loro educazione. Il patto è elaborato dal Consiglio D’Istituto ed è una sorta di contratto tra la scuola e le famiglie, da firmare all’atto dell’iscrizione. Il patto contiene una serie di doveri da rispettare, sia per gli insegnanti che per le famiglie che per gli studenti (Nota Ministeriale 3602/P0/2008). ORIENTAMENTO NELLA SCUOLA SECONDARIA Per orientamento si intende una qualsiasi attività tesa a consentire ad un individuo di pianificare il proprio apprendimento e le proprio esperienze di lavoro. E’ centrale nella fase formativa a qualunque età ed è un diritto di tutti. Nella scuola primaria non viene fatto in quanto si passa automaticamente alla scuola di primo grado, mentre dopo risulta importante per aiutare i ragazzi nella scelta del proprio futuro. E’ fondamentale aiutare l’alunno a prendere una decisione senza influenze esterne, fornendo ad esso tutte le informazioni necessarie. Orientamento in entrata, intermedio e in uscita. Nella Direttiva Ministeriale 487/1997 le attività di orientamento sono definite come parte integrante del processo educativo e formativo sin dall’infanzia; Nella Circolare ministeriale 43/2009 si emanano le Linee Guida nazioni per l’orientamento permanente, anche Nota 4232 del 19/02/2014. In questo ultimo documento si distingue tra didattica orientativa (acquisizione dei saperi di base, capacità logiche e cognitive che permettono al giovane di comprendersi e sapere come scegliere) e attività di accompagnamento e consulenza (sostegno alla progettualità individuale. L'orientamento trova ampio spazio nel PTOF, essendo uno dei punti cardine dell'intero percorso formativo. STRUMENTI PER LA DIDATTICA ORIENTATIVA La didattica orientativa è una azione didattica che ha fra i suoi obiettivi finali anche quello di orientare gli alunni verso scelte autonome, può coinvolgere tutti i docenti. La metodologia utilizzata è la didattica attiva di tipo laboratoriste nel quale le informazioni sono discusse e analizzate, al fine di imparare ad imparare. Si deve spingere i ragazzi a progettare attività e strutturare dei progetti in tutti i loro aspetti, favorire la trasversalità dei saperi, incoraggiare l’alunno a mettersi in gioco, considerare l’errore come un momento di riflessione e miglioramento. Rispettare le diversità e tenere conto delle inclinazioni di ognuno, sviluppare la capacità di cercare autonomamente risorse ed informazioni, creare una testa pensante e quindi un cittadino libero. La didattica orientativa prevede che il CdC lavori in sintonia senza squilibri di metodo. Importante anche l’alternanza scuola-lavoro, portare lavoratori in aula per far capire come funziona. ORIENTAMENTO PERMANENTE Si intende l’insieme degli interventi strategici attuati sulla formazione dei cittadini atti a favorire non solo la transizione tra scuola, formazione e lavoro ma anche ad assumere un valore permanente nella vita garantendone lo sviluppo e il sostegno in tutti i processi di scelta. Esso ha lo scopo di ridurre la dispersione scolastica e l’insuccesso formativo, favorire l’occupazione attiva. Nota MIUR 4232 del 19/02/2014 detta le Linee guida nazionali per l’orientamento permanente. L’orientamento permanente comincia dalla scuola che è career guidance e lifelong guidance. L’orientamento permanente è parte integrante del curricolo di ogni docente, il quale deve svolgere attività di formazione. C’è anche una sezione per la sensibilizzazione e formazione dei genitori. Si propongono inoltre strumenti per l’integrazione. C’è anche una sezione per l’importanza delle TIC nella formazione e l’orientamento degli studenti.